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Data 03/03/2014
LA FRAGILITA' OSSEA
FRATTURA
Corrisponde ad un'interruzione della struttura ossea che avviene quando il carico supera la
resistenza dell’osso.
L'osteoporosi è una malattia tipica dell’età avanzata. Poiché l'età media della popolazione si è
innalzata notevolmente negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento del numero dei
pazienti con questa malattia e quindi con fratture da fragilità, nonostante si siano sviluppate terapie
determinanti un calo percentuale dei casi di osteoporosi.
Nel grafico in ordinata sono riportate le forze cui viene sottoposto l’osso e in ascissa la
deformazione ossea conseguente. All’inizio la curva sale abbastanza rapidamente e la
deformazione è elastica, cioè, tolta la forza, l’osso ritorna nella sua condizione iniziale e restituisce
la forza applicata. Dopo una certa entità di carico, che dipende dalle caratteristiche dell’osso in
questione, vi è il punto di cedimento: la deformazione da questo punto in poi diviene plastica,
cioè nel momento in cui si sospende l’applicazione della forza essa non viene restituita e la
deformazione ossea permane. Nella porzione terminale della curva la deformazione diventa
considerevole anche per piccole variazioni di forza, fino a che non avviene la rottura.
RESISTENZA OSSEA
L’osso è un tessuto vivo
complesso, non sempre uguale a
sé stesso e organizzato in livelli
strutturati:
1. componente
cellulare/acquosa
2. componente
extracellulare (costituita
perlopiù da collagene di
tipo I che si organizza in
lamelle). Le lamelle a loro
volta possono organizzarsi
a formare tessuto osseo
compatto o spongioso. Ad
ogni livello vi sono fattori
che influiscono sulla
resistenza ossea.
L’osso è una struttura viscoelastica rappresentabile come una molla (componente elastica) in
parallelo con un condensatore (viscosa).
Le sue proprietà meccaniche dipendono da:
- mantenimento dell'idratazione fisiologica
- storia dei carichi effettuati la probabilità di frattura aumenta all’aumentare del numero di
sollecitazioni meccaniche
- velocità di applicazione dei carichi un'alta velocità determina maggiore resistenza.
Geometria:
A parità di quantità di materiale, la resistenza può essere molto diversa a seconda
dell’orientamento delle lamelle, o del diametro della diafisi/altre strutture tubulari (resistenza alla
flessione è direttamente proporzionale al r4).
Durante l’invecchiamento, il sistema cerca di compensare alla perdita di massa ossea con
l’aumento del diametro periostale esterno, per mantenere costante la resistenza ossea. Il problema
è che avviene anche un riassorbimento interno ed aumenta così il diametro midollare. Per questo
motivo la struttura tende a collassare, in particolar modo quando lo spessore osseo<1/10 del
raggio.
Per quanto riguarda la forma dell'osso, i carichi applicati sugli archi (ad esempio nel femore
prossimale1) sono maggiormente distribuiti e la struttura è più elastica rispetto alle strutture
rettilinee (ad esempio la colonna).
1
La lunghezza del collo femorale correla negativamente con la resistenza sell'osso, mentre vi è una correlazione diretta
tra resistenza e diametro del collo (l’angolo cervico-diafisario non influisce).
Organizzazione microarchitetturale:
o La resistenza dell'osso trabecolare dipende dal numero di trabecole, dal loro
spessore, dalla connessione tra di esse e dallo spazio intertrabecolare.
Osteoporosi trabecole ridotte di numero, assottigliate e non più continue minor
resistenza del tessuto osseo spongioso.
o Per quanto riguarda la componente corticale dell'osso, la resistenza è determinata
da spessore e porosità.
Età avanzata assottigliamento ed aumento della porosità aumento del rischio di
fratture da fragilità.
OSTEOPETROSI: patologia in cui gli osteoclasti non funzionano e quindi non riassorbono osso.
L'osso che non si rimodella diventa più fragile, con possibili importanti fratture spontanee.
OSTEOMALACIA: carenza di mineralizzazione da grave deficit di vitamina D (da malassorbimento
intestinale ad esempio). L'osso si deforma e si frattura.
OSTEOGENESI IMPERFETTA: alterazione genetica a carico del collagene; vi sono molte varianti,
accumunate dal fatto che la struttura del collagene è inadatta all'accoglimento dei cristalli di
idrossiapatite. L'osso risulta quindi più deformabile e meno resistente.
Alcune forme sono incompatibili con la vita, altre comportano un numero cospicuo di fratture già in
età infantile.
Ogni minuto vi sono nel nostro organismo tantissime unità metaboliche ossee, cioè punti in cui
avviene il processo di rimodellamento. In 10 anni viene in media sostituito l'intero scheletro.
Osteociti mandano segnali biochimici ai vasi vengono attratti i precursori degli osteoclasti
distruzione dell'osso danneggiato deposizione di tessuto osteoide non mineralizzato da parte
degli osteoblasti (anche diverso dal precedente se cambia il carico 3 cui l'osso è sottoposto)
calcificazione.
Nei bambini la capacità di riorganizzare l'osso in maniera del tutto sovrapponibile alla precedente è
estremamente spiccata: ad esempio il neonato con frattura di clavicola occorsa durante il parto,
2
Attenzione: anche l'osso troppo mineralizzato diventa fragile!
3
Secondo le leggi di Wolff, l'osso sottoposto ad un carico si ipertrofizza e viceversa.
dopo qualche tempo non ha più nulla di visibile alla lastra, anche se in precedenza si era formato
un callo osseo notevole. L'osso è infatti uno dei tessuti che guarisce più facilmente nell'organismo.
Non è ancora ben chiaro come osteoclasti ed osteoblasti comunichino tra loro per invertire il
processo e come gli osteociti coordinino l'intero processo.
Fisiologicamente la quantità di tessuto osseo distrutto e quella di osso depositato si equivalgono.