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RIFIUTI .

LE NOSTRE PROPOSTE

In ingegneria ambientale per gestione dei rifiuti si intende


l'insieme delle politiche, procedure o metodologie volte a
gestire l'intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino
alla loro destinazione finale coinvolgendo quindi la fase
di raccolta, trasporto, trattamento (smaltimento o riciclaggio)
fino al riutilizzo dei materiali di scarto, solitamente prodotti
dall'attività umana, nel tentativo di ridurre i loro effetti
sulla salute umana e l'impatto sull'ambiente naturale.
Un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la
riduzione degli effetti dei rifiuti sulla natura e sull'ambiente
grazie alla possibilità di risparmiare e recuperare risorse
naturali da essi e ridurre la produzione di rifiuti stessi
attraverso l'ottimizzazione del loro ciclo di gestione.

Principi del sistema integrato italiano
In Italia si parla per la prima volta di "gestione integrata dei
rifiuti" nel d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ("Norme in materia
ambientale"), conosciuto anche come Testo Unico
Ambientale[1].
Precedentemente, il decreto Ronchi[2][3], emanato in
attuazione delle direttive dell'Unione Europea in materia di
rifiuti, aveva introdotto l'espressione similare “gestione
unitaria dei rifiuti urbani”, con cui si riferiva, però, al
superamento della frammentazione delle gestioni e al
principio di autosufficienza territoriale e di prossimità.
La “gestione integrata” sta a indicare, invece, un sistema
volto a gestire l'intero processo dei rifiuti (comprendente
produzione, raccolta, trasporto, trattamento, destinazione
finale) con le finalità di recupero energetico e delle materie
prime, e, dunque, di minimizzare la frazione destinata alla
discarica, e le cui attività, finanche la realizzazione e
gestione degli impianti (art. 201, comma 4, lett. a; art. 202,
comma 5 del Testo Unico Ambientale), sono affidate a un
unico soggetto[4].
La materia è oggi raccolta nel già citato Testo Unico
Ambientale e nelle sue successive modificazioni ed
integrazioni in materia[5].
Esso affronta la questione dei rifiuti delineando una serie di
priorità e azioni all'interno della logica di gestione integrata
del problema (come descritto nella predetta parte IV negli
articoli 180 e 181 nell'ordine di priorità definito dall'articolo
179). Nello specifico, si parla di:
 Criteri di priorità (Art 179)
 Sviluppo di tecnologie pulite

 Ideazione e messa in commercio di prodotti che non

contribuiscano o diano un contributo minimo alla


produzione di rifiuti ed all'inquinamento
 Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di

sostanze pericolose nei rifiuti


 Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel

riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia


 Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
 Corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni

prodotto durante il suo intero ciclo vitale


 Capitolati di appalto che considerino l'abilità nella

prevenzione della produzione


 Promuovere accordi e programmi sperimentali per

prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti


 Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. 59 e la direttiva

96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione


integrate dell'inquinamento
 Recupero dei rifiuti (Art 181)
 il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio
 Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti

stessi
 Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle

gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati


 Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico

(ossidazione biologica a freddo,


gassificazione, incenerimento)
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla
necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la
pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di
riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e,
se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio
della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che
non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad
esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la
frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili
di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono
le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a
freddo o a caldo, come la bio-ossidazione
(aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e
l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica.
Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e
recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire
in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare
l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso
all'incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe
essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di
efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno
dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione
applicata in Italia ed in altri paesi europei[6]. Per quanto
riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si
occupano dello scambio di beni e prodotti usati (per
esempio Freecycle).
Prevenzione dei rifiuti
La prevenzione dei rifiuti consiste in un insieme di politiche
volte a disincentivare, penalizzare economicamente o
addirittura vietare la produzione di materiali e manufatti a
ciclo di vita molto breve e destinati a diventare rifiuti senza
possibilità di riuso. Soggetti interessati possono quindi
essere tanto le imprese quanto i comuni cittadini, incentivati
a ridurre a monte la produzione dei rifiuti, ad effettuare
la raccolta differenziata. Oltre ad uno stimolo "etico", tali
soggetti possono anche essere incentivati da una riduzione
della TARSU, ad esempio quando ricorrono al compostaggio
domestico (si consideri che la frazione organica è comunque
una parte molto significativa dei rifiuti delle famiglie).
Trattamento dei rifiuti
Il trattamento dei rifiuti consiste nell'insieme di tecniche volte
ad assicurare che i rifiuti, qualunque sia la loro sorte,
abbiano il minimo impatto sull'ambiente. Può riguardare
sostanze solide, liquide o gassose, con metodi e campi di
ricerca diversi per ciascuno.
Le pratiche di trattamento dei rifiuti sono diverse tra paesi
sviluppati e paesi in via di sviluppo, tra città e campagna e a
seconda che i produttori siano residenziali, industriali o
commerciali. Il trattamento dei rifiuti per gli utenti residenti e
istituzionali nelle aree metropolitane è solitamente
responsabilità delle autorità di governo locale, mentre il suo
trattamento per utenti commerciali e industriali è solitamente
responsabilità di colui che ha prodotto i rifiuti.
Lo schema seguente riassume le modalità e le filiere per il
trattamento dei rifiuti solidi urbani secondo le attuali politiche
di gestione in Italia.
Naturalmente, si tratta di uno schema teorico che non
sempre, non completamente e non dappertutto, è attuato
allo stesso modo e soprattutto è solo una delle possibili
modalità di gestione dei rifiuti. Evoluzioni tecniche e/o
differenti indirizzi e priorità di gestione dei rifiuti possono
comportare modifiche sostanziali allo schema, ma esso
fornisce comunque uno schema di massima e le corrette
terminologie riguardanti l'argomento.[7]
Metodologie
In generale i rifiuti prodotti possono avere diverse
destinazioni.
 finire nelle discariche
 essere raccolti in maniera differenziata
 essere utilizzati per produrre energia.
Il ciclo della raccolta differenziata
Il simbolo internazionale per i materiali riciclabili
I rifiuti raccolti in maniera differenziata possono
sostanzialmente essere trattati, a seconda del tipo, mediante
due procedure:
1. riciclaggio, per le frazioni secche;
2. compostaggio, per la frazione umida.
Riciclaggio dei rifiuti
Il riciclaggio comprende tutte le strategie organizzative e
tecnologiche per riutilizzare come materie prime materiali di
scarto altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o
distruttivo.
In Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente
crescendo (è oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto,
delle regioni del Nord, dove supera il 35%), ma è ancora
inferiore alle potenzialità. Soluzioni particolarmente efficienti
come la raccolta differenziata porta a porta, ove adottate,
permettono di incrementare notevolmente la percentuale di
rifiuti riciclati.
A titolo di confronto, si consideri che in Germania il tasso di
raccolta differenziata raggiungeva nel 2004 ben il 56% a
livello nazionale.
Numerosi sono i materiali che possono essere riciclati:
metalli, carta, vetro e plastiche sono alcuni esempi; vi sono
tuttavia complessità associate ai materiali cosiddetti
"poliaccoppiati" (cioè costituiti da più materiali differenti)
come ad esempio flaconi di succhi di frutta o latte, nonché
per oggetti complessi (per esempio automobili,
elettrodomestici ecc): non sono tuttavia problemi
insormontabili e possono essere risolti con tecnologie
particolari, in parte già adottate anche in Italia.
Particolare è il caso della plastica, che come noto esiste in
molte tipologie differenti e può essere costituita da molti
materiali differenti (PET, PVC, polietilene ecc.). Tali diversi
materiali vanno gestiti separatamente e quindi separati fra
loro: questa maggior complicazione in passato ha reso
l'incenerimento economicamente più vantaggioso del riciclo.
Oggi tuttavia appositi macchinari possono automaticamente
e velocemente separare i diversi tipi di plastica anche se
raccolti con un unico cassonetto, pertanto l'adozione di
queste tecnologie avanzate permette un vantaggioso riciclo.
Purtroppo in alcuni casi la plastica (in genere quella di
qualità inferiore) viene comunque avviata all'incenerimento
anche se dal punto di vista energetico e ambientale non è
certo la scelta ottimale.
Compostaggio della frazione umida
Il compostaggio è una tecnologia biologica usata per trattare
la frazione organica dei rifiuti raccolta differenziatamente
(anche detta umido) sfruttando un processo di bio-
ossidazione, trasformandola in ammendante agricolo di
qualità da utilizzare quale concime naturale: da 100 kg di
frazione organica si ricava una resa in compost compresa
nell'intervallo di 30–40 kg.[8] Tramite digestione
anaerobica viene ottenuto anche del biogas che può essere
bruciato per produrre energia elettrica e calore; in tal modo è
possibile diminuire il livello di emissioni inquinanti della
discarica e migliorarne la gestione approfittando anche della
conseguente diminuzione dei volumi legata al riciclo
dell'umido.
Il compostaggio, come si vede dal grafico, si differenzia dal
TMB per il fatto di trattare esclusivamente l'umido e non il
rifiuto indifferenziato, anche se il TMB può comprendere un
processo simile al compostaggio (si veda sotto).
Il ciclo della raccolta indifferenziata
I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto
più difficili da trattare di quelli raccolti in modo differenziato.
Possono essere seguite tre strade principali:
1. trattamenti a freddo, ovvero separazione e parziale
recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento
in discarica;
2. Trattamenti a caldo ovvero incenerimento tal quale o a
valle di separazione e produzione di CDR e
conferimento in discarica;
3. conferimento diretto in discarica (oggi molto usato, ma
certamente da evitarsi).
In ogni caso è evidente che gli inevitabili scarti di questi
processi finiranno per forza di cose in discarica.
Trattamento a freddo dei rifiuti
Un impianto di separazione a freddo della componente
secca per l'ulteriore recupero di materiali da riciclare.
Scopo dei processi di trattamento a freddo dei rifiuti
indifferenziati o residui (ossia i rifiuti che rimangono dopo
la raccolta differenziata) è di recuperare una ulteriore parte
di materiali riciclabili, ridurre il volume del materiale in vista
dello smaltimento finale e di stabilizzare i rifiuti in modo tale
che venga minimizzata la formazione dei gas di
decomposizione ed il percolato. Da questi processi (fra cui il
compostaggio), si ricava in genere sia materiali riciclabili, sia
il biogas, cioè, in pratica, metano.
Il principale tipo di trattamento a freddo è il Trattamento
meccanico-biologico (TMB). Esso separa la frazione
organica ed i materiali riciclabili: permette quindi una
ulteriore riduzione dell'uso delle discariche e degli
inceneritori, il tutto con emissioni inquinanti nettamente
inferiori rispetto a tali impianti. Infatti tratta i rifiuti
indifferenziati a valle della raccolta differenziata,
incrementando il recupero di materiali. In Germania, ad
esempio, impianti TMB sono diffusi da circa una decina
d'anni.
Il TMB può essere utilizzato anche per produrre CDR
(combustibile derivato dai rifiuti): è questa l'applicazione
principale che ufficialmente ne viene fatta in Italia,
soprattutto al sud. In questo caso dovrebbe essere rimosso
solamente l'umido ed i materiali non combustibili (vetro,
metalli) mentre carta e plastica sarebbero confezionati in
"ecoballe" da incenerire: in questo modo il trattamento a
freddo si può intrecciare con quello termico.
Dati relativi al quantitativo di rifiuti trattati in Italia tramite
TMB e riferiti al 2004 indicano un totale di 7.427.237 t di
rifiuti, con un picco nelle regioni del sud 3.093.965 t.
L'incidenza percentuale del dato relativo al 2004 indica un
valore pari al 20,5% del totale di rifiuti smaltiti tramite
biostabilizzazione e produzione di CDR.[9] Le inchieste
giudiziarie per la crisi dei rifiuti in Campania stanno tuttavia
evidenziando che le "ecoballe" prodotte non sono
classificabili come CDR, per cui i quantitativi ufficiali sopra
citati dovranno essere rivisti sulla base degli esiti di più
approfondite verifiche.
Trattamento termico dei rifiuti
Fra i processi di trattamento a caldo (o termico) dei rifiuti, si
distinguono tre processi di base:
1. Combustione (incenerimento)
2. Pirolisi
3. Gassificazione
Tutte queste tecnologie producono residui, a volte speciali,
che richiedono smaltimento, generalmente in discarica. Sia
in Italia che in Europa, gli impianti di trattamento termico di
gran lunga più diffusi per i rifiuti urbani sono gli inceneritori.
Incenerimento e termovalorizzazione
L'incenerimento è una tecnologia consolidata che permette
di ottenere energia elettrica e fare
del teleriscaldamento sfruttando i rifiuti indifferenziati o
il CDR. Questi vengono bruciati in forni inceneritori e
l'energia termica dei fumi viene usata per
produrre vapore acqueo che, tramite una turbina,
genera energia elettrica. La quantità di energia elettrica
recuperata è piuttosto bassa (19-25%), mentre quella
termica è molto maggiore. Tale energia recuperata è da
confrontarsi con quella necessaria al riciclaggio, che a sua
volta si compone di vari fattori: la separazione, il trasporto
alle rispettive fonderie o industrie di base, la fusione o
trattamento fino alla produzione del materiale base, uguale a
quello vergine.
Gli inceneritori con recupero di energia sono
chiamati termovalorizzatori. I rifiuti, prima di essere inviati
all'inceneritore, devono subire alcuni trattamenti per
eliminare i materiali non combustibili e la parte umida. Il
Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR) è un combustibile
solido triturato secco ottenuto dal trattamento dei rifiuti solidi
urbani (RSU) raccolto generalmente in blocchi cilindrici
denominati ecoballe.
Il funzionamento di un termovalorizzatore può essere
schematizzato:
 le ecoballe che arrivano dagli impianti di selezione sono
conservate in un'area esterna dell'impianto.
Per mezzo di un carroponte, i materiali sono inseriti nel forno
attraverso la tramoggia.
 I forni più diffusi sono dotati di griglie mobili che
consentono di muovere i rifiuti durante la combustione
 il calore prodotto dalla combustione serve a far
vaporizzare l'acqua di una caldaia per produrre vapore
riscaldato.
 Il vapore mette in rotazione una turbina accoppiata ad
un alternatore: si trasforma così l'energia termica in
energia elettrica.
 L'acqua calda può anche essere utilizzata per
il teleriscaldamento.
 Le ceneri vengono raccolte e smarrite in speciali
discariche.
 I fumi sono filtrati allo scopo di eliminare gli agenti
inquinanti, quindi vengono rilasciati nell'atmosfera
attraverso il camino.[10]
Pirolisi e gassificazione
La pirolisi e la gassificazione sono dei trattamenti termici dei
rifiuti che implicano la trasformazione della materia organica
tramite riscaldamento a temperature variabili (a seconda del
processo da 400 a 1200 °C), rispettivamente in condizioni di
assenza di ossigeno o in presenza di una limitata quantità di
questo elemento. Gli impianti che sfruttano tali tecnologie in
pratica, piuttosto che fondarsi sulla combustione, attuano
la dissociazione molecolare ottenendo in tal modo molecole
in forma gassosa più piccole rispetto alla originarie (syngas)
e scorie solide o liquide. In confronto agli odierni inceneritori
i rendimenti energetici possono essere maggiori se
il syngas ottenuto viene bruciato in impianti ad alto
rendimento e/o ciclo combinato (dopo opportuni trattamenti
per eliminare eventuali vari residui, fra cui polveri, catrami e
metalli pesanti a seconda del rifiuto trattato), mentre
l'impatto delle emissioni gassose risulta sensibilmente
ridotto.[11] In particolare il rendimento in produzione elettrica
può arrivare, a detta di alcuni produttori, a oltre il doppio del
più moderno inceneritore (si veda gassificatore).
Nonostante la tipologia di rifiuti trattabili sia (per alcuni tipi di
impianto) la stessa degli inceneritori, tuttavia sono pochi gli
impianti di questo genere che trattano rifiuti urbani tal quali:
molto spesso infatti riguardano frazioni merceologiche ben
definite quali plastiche, pneumatici, scarti di cartiera, scarti
legnosi o agricoli oppure biomasse in genere. Questi
impianti più specifici sono maggiormente diffusi. Ciò
nonostante vi è chi ritiene che gli impianti di pirolisi e di
gassificazione siano destinati a sostituire in futuro gli attuali
inceneritori anche per i rifiuti urbani, diffondendosi
ulteriormente e divenendo i principali trattamenti termici di
riferimento.
Va anche osservato che in genere gli impianti di pirolisi e/o
gassificazione sono più piccoli degli inceneritori, cioè
ciascun impianto tratta un minor quantitativo di rifiuti. Questo
comporta alcuni vantaggi: anzitutto si evita il trasporto dei
rifiuti per lunghe tratte, responsabilizzando ciascuna
comunità locale in merito ai propri rifiuti (smaltiti in loco e
non "scaricati" a qualcun altro). In secondo luogo la
flessibilità e le minor taglia degli impianti permette facilmente
di aumentare la raccolta differenziata e ridurre il quantitativo
di rifiuti totali, politiche difficilmente attuabili con inceneritori
da centinaia di migliaia di tonnellate annue che necessitano
di alimentazione continua. Infine anche i costi di
realizzazione ed i tempi di ammortamento dovrebbero
essere inferiori.
Discarica
Il principale problema delle discariche è la produzione di
percolato e l'emissione di gas spesso maleodoranti, dovuti
alla decomposizione della frazione organica. Entrambi i
problemi possono essere risolti rimuovendo la frazione
organica mediante raccolta differenziata o pretrattando i
rifiuti con il trattamento meccanico-biologico a freddo
esposto in precedenza, riducendo fra l'altro anche i volumi
da smaltire. La discarica può essere così usata per smaltire
tutti i residui del sistema integrato di gestione dei rifiuti con
un impatto ambientale minimo.
Costi e ruoli nel sistema integrato

Gestione dei rifiuti solidi urbani in Europa – 2015[7]

Compostaggi
Ricicl Inceneriment Discaric
Nazione oe
o o a
digestione
Austria 26% 39% 3% 32%

Belgio 35% 44% 1% 20%

Francia 22% 35% 26% 17%

Germani
49% 32% 0% 19%
a

Italia 29% 21% 30% 20%

Paesi
25% 47% 1% 27%
Bassi

Regno
28% 32% 23% 17%
Unito

La combustione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o


alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata
al riciclo, ma dovrebbe essere solo un eventuale anello
finale della catena di smaltimento. Inoltre è ovvio che, se un
inceneritore viene dimensionato per bruciare un certo
quantitativo di rifiuti, dovrà essere alimentato per forza con
quel quantitativo, richiedendo di fatto l'ulteriore apporto di
massa di rifiuti in caso di un quantitativo inadeguato.
Per ragioni tecnico-economiche la tendenza è oggi quella di
realizzare inceneritori sempre più grandi, con la
conseguenza di alimentare il "turismo dei rifiuti" (cioè il
trasporto di rifiuti anche da altre province se non da altre
nazioni). In Italia questo fenomeno è stato accentuato dai
forti incentivi statali che hanno favorito l'incenerimento a
scapito di altre modalità di smaltimento più rispettose
dell'ambiente.
Nei fatti, tuttavia, l'incenerimento può generare logiche
speculative alternative alla raccolta differenziata: lo
dimostrano pressioni politiche e tangenti scoperte a
settembre 2010 in Abruzzo mediante intercettazioni
telefoniche. Qui si è deciso di abbassare gli obblighi di
raccolta differenziata per favorire l'incenerimento, come
"richiesto" da imprenditori interessati alla costruzione di
impianti di incenerimento e che non "gradivano" che la
raccolta differenziata raggiungesse anche solo il 40%.[12]
In Italia si sono inceneriti nel 2004 circa 3,5 milioni di t/anno
su un totale di circa 32 milioni di tonnellate di RSU totale
prodotto, cioè circa il 12% (per un confronto con altri paesi
europei si veda Inceneritore); tale pratica specie al Nord è in
aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il
34%.[9] Ciò che balza all'occhio è il grande ricorso allo
smaltimento in discarica, che è in diminuzione (dal 2001 al
2004, al Nord -21%, al Sud -4% e al Centro -3%)[9] ma che
interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani
prodotti (45% al Nord, 69,5% al Centro, 73,2% al Sud; si
stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta
indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di
trattamento: biostabilizzazione, CDR, incenerimento, residui
da selezione delle R.D.), con conseguenze ambientali che si
vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove i pochi impianti
di trattamento finale sono ormai saturi e la raccolta
differenziata stenta a decollare: gli inceneritori sarebbero
perciò, secondo alcuni, da aumentare (soprattutto al Sud).
Tuttavia, se si considera che nei comuni più virtuosi la
raccolta differenziata supera già adesso l'80%, si deduce
che persino al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di
quanto potrebbe e che in alcune aree del Nord gli impianti di
incenerimento sarebbero perfino sovradimensionati.
Pertanto, il timore di alcuni è che non si potrà sviluppare
appieno la raccolta differenziata e il riciclo per consentire
agli inceneritori di funzionare senza lavorare in perdita,
oppure si dovranno importare rifiuti da altre regioni.
Una considerazione importante è infatti che gli investimenti
necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto
elevati (il costo di un impianto in grado di trattare 421.000
t/anno di rifiuti è valutabile in circa 375 milioni di euro, cioè
circa 850-900 € per tonnellata di capacità trattatabile[13]), e il
loro ammortamento richiede, tenendo anche conto del
significativo recupero energetico, circa 20 anni; perciò
costruire un impianto significa avere l'«obbligo» (sancito da
veri e propri contratti) di incenerire una certa quantità
minima di rifiuti per un tempo piuttosto lungo.
È emblematico a questo proposito il caso dell'inceneritore
costruito recentemente dall'Amsa a Milano, Silla 2:
inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900
t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g.
Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge
che la raccolta differenziata raggiunge il 30% circa[14] (dato
sostanzialmente invariato da anni), e gran parte del
rimanente viene incenerito da Silla 2. Si consideri che la
media di riciclo della provincia di Milano è, escludendo il
capoluogo, del 51,26% in costante miglioramento, e in
particolare del 59,24% per i comuni con meno di 5 000
abitanti e del 55% per quelli fra i 5 e i 30 000,[14] e che a
Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la
sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più
che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la
notevole sensibilizzazione della popolazione, che
permetterebbero sicuramente di fare molto di più.
È interessante confrontare i costi dello smaltimento dei rifiuti
di una città come Milano che fa ampio ricorso
all'incenerimento con quelli di città che puntano sulla
differenziata: a Milano nel 2005 si sono spesi 135,42
€/abitante contro una media provinciale di 110,16 e contro
gli 83,67 di Aicurzio, paese più virtuoso di Lombardia nel
2005 col 70,52% di raccolta differenziata.[14] Il sindaco di
Novara inoltre nel 2007 ha dichiarato che portando in due
anni la raccolta differenziata nella città dal 35 al 68% si sono
risparmiati due milioni di euro, mentre l'allora sindaco di
Torino Chiamparino, per sostenere la necessità
dell'inceneritore del Gerbido ha dichiarato che «in qualsiasi
centro urbano superare il 50% è un miracolo, perché la
gestione di questo tipo di raccolta ha dei costi non sostenibili
per i cittadini»; eppure a San Francisco è oltre il 50% già dal
2001.[15]
Note
^ parlamento.it: Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
"Norme in materia ambientale"
1. ^ parlamento.it: Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n.
22 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti,
91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli
imballaggi e sui rifiuti di imballaggio"
2. ^ Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("Attuazione
delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE
sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui
rifiuti di imballaggio")
3. ^ La gestione integrata dei rifiuti urbani,
su ambientediritto.it.
4. ^ Vedasi ad esempio il d.lgs 18 novembre 2010 n. 250,
che recepisce la direttiva UE 2008/98/CE in materia di
rifiuti.
5. ^ Relazione di De Stefanis sul recupero energetico nel
ciclo integrato di gestione dei rifiuti
6. ^ a b http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?d
ataset=env_waselvt&lang=en
7. ^ Dati che si possono evincere dai numeri indice di
questo documento, a pag. 8.
8. ^ a b c Rapporto Rifiuti 2005 dell'Osservatorio Nazionale
dei RifiutiArchiviato l'8 agosto 2007 in Internet
Archive.,capitolo 2, vol. 1.Archiviato il 28 settembre
2007 in Internet Archive.
9. ^ riferimento bibliografico: G. Paci e R. Paci, Progettare
e fare Tecnologia, Zanichelli
10. ^ Si veda il Rapporto conclusivo della commissione
per le migliori tecnologie di gestione e smaltimento dei
rifiuti (archiviato il 27 settembre 2007) e questo
articolo (archiviato il 17 giugno 2009), entrambi del
Ministero dell'Ambiente italiano
11. ^ La Repubblica - Abruzzo, le trame in Regione -
Fermiamo la differenziata 26 settembre 2010 - pagina
15
12. ^ Copia archiviata (PDF), su trm.to.it. URL
consultato il 19 giugno 2007 (archiviato dall'url
originale il 29 settembre 2007).
13. ^ a b c Dati riferiti al 2005 tratti da Produzione e
raccolta differenziata dei rifiuti urbani – Anno 2005,
Provincia di Milano – Direzione centrale risorse
ambientali – Servizio rifiuti urbani e osservatorio.
14. ^ Si veda Enrico Miceli, Raccolta differenziata:
Torino vs Novara – 33 a 68, 23 aprile 2007.
Bibliografia
 Marcello Franco e Paolo Pipere, Codice dei Rifiuti, Hyper
Edizioni, 592 pagine, settembre 2011 – ISBN 978-88-
7577-127-0
 Paolo Pipere, "Ecocentri", Hyper Edizioni, luglio 2011 –
ISBN 978-88-7577-124-9
 (EN) Robert Perry, Dow. W. Green, Perry's Chemical
Engineers' Handbook, 8ª ed., McGraw-Hill, 2007, ISBN 0-
07-142294-3.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
 Biogas
 Centrale a biomasse
 Combustibile derivato dai rifiuti
 Compost
 Compostaggio
 Converter
 Diritto dell'ambiente
 Discarica di rifiuti
 Freecycle
 Gassificatore
 Gas di sintesi
 Inceneritore
 Inquinamento
 Multiutility
 Pirolisi
 Raccolta differenziata
 Riciclaggio dei rifiuti
 Rifiuti
 Rifiuti di imballaggio
 Rifiuti Zero
 Smaltimento dei rifiuti nell'antica Roma
 Thor (impianto)

Rifiuti Zero
Il simbolo internazionale per i materiali riciclabili
(Unicode U+267B)
Lo Zero rifiuti o Rifiuti Zero (in inglese Zero Waste) è una
strategia di gestione dei rifiuti che si propone di riprogettare
la vita ciclica dei rifiuti considerati non come scarti ma
risorse da riutilizzare come materie prime seconde,
contrapponendosi alle pratiche che prevedono
necessariamente processi di incenerimento o discarica, e
tendendo ad annullare o diminuire sensibilmente la quantità
di rifiuti da smaltire. Il processo si basa sul modello di
riutilizzo delle risorse presente in natura.[1]
Tra i suoi maggior teorizzatori vi è il prof. Paul Connett,
professore emerito della St. Lawrence University.[2]
Metodologia
Nell'industria questo processo coinvolge la creazione di
attrezzature differenti da quelle utilizzate nella normale
produzione capaci di rigenerare prodotti già utilizzati. Un
esempio può essere il ciclo di una bottiglia di vetro per il
latte. La risorsa iniziale è la sabbia silicica, la quale viene
trasformata in vetro e successivamente in una bottiglia. La
bottiglia viene riempita di latte e distribuita al consumatore.
Al momento, i normali metodi di gestione dei rifiuti
dispongono che la bottiglia venga gettata in discarica. Ma
con il metodo Rifiuti Zero la bottiglia può essere affittata al
momento dell'acquisto tramite un deposito, e viene riportata
indietro dopo l'utilizzo. La bottiglia viene quindi lavata,
riempita e rivenduta. Gli unici materiali sprecati sono l'acqua
di risciacquo e le risorse di energia e di materiali necessari
alla logistica del trasporto dei vuoti.
Rifiuti Zero può rappresentare un'alternativa economica al
sistema dei rifiuti tradizionale, dove nuove risorse vengono
continuamente utilizzate per rimpiazzare le risorse finite in
discarica. Può anche rappresentare un'importante
alternativa per l'inquinamento visto che la discarica produce
una quantità significativa di inquinamento ambientale.
Schematicamente è possibile riassumere la strategia Rifiuti
Zero in tre punti:
1. eliminare incenerimento dei rifiuti e strutturare un
sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale
differenziabile e ottimizzi la qualità del materiale da
riciclare, diminuendo contestualmente la quantità di
rifiuti prodotti;
2. incentivare il riuso del materiale riciclato, la riparazione
di oggetti e operare scelte di vita che diminuiscano la
percentuale di scarti (es. uso di prodotti alla spina);
3. sostenere la progettazione e la produzione di prodotti
totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili (o strategie
di riutilizzo come il cosiddetto vuoto a rendere).
Rifiuti zero in Italia
Il primo comune italiano a aderire alla strategia Rifiuti Zero è
stato Capannori, (LU, in Toscana) il 14 giugno 2007[3][4] su
impulso di Rossano Ercolini, che ha infatti ricevuto nel 2013
il Goldman Prize, il cosiddetto premio nobel per
l'ambiente[5][6].
Al 14 febbraio 2018 sono 232 i comuni italiani aderenti alla
strategia Rifiuti Zero, per un bacino complessivo di
5.904.503 di abitanti.[7]
Area Comune Provincia ab.

Nord Aviano (PN) 9250

Nord Colorno (PR) 8775

Nord La Spezia (SP) 95378

Nord Levanto (SP) 5560

Nord Portovenere (SP) 3890

Mirabello
Nord (AL) 1368
Monferrato

Monte San
Nord (BO) 10976
Pietro

Sasso
Nord (BO) 14517
Marconi

Nord Vinchio (AT) 677

Anguillara
Centro (Roma) 18256
Sabazia

Borgo a
Centro (LU) 8500
Mozzano
Centro Calcinaia (PI) 11039

Centro Capannori (LU) 46503

Centro Carrara (MS) 65441

Centro Cerveteri (Roma) 36165

Centro Corchiano (VT) 3826

Forte dei
Centro (LU) 7760
Marmi

Centro Massarosa (LU) 22334

Centro Monsano (AN) 3211

Centro Ladispoli (Roma) 41035

Centro Manziana (Roma) 6520

Centro Montignoso (MS) 10439

Oriolo
Centro (VT) 4000
Romano

Centro Pietrasanta (LU) 24833

Centro Porcari (LU) 8753


Centro Seravezza (LU) 13440

Trevignano
Centro (Roma) 5819
Romano

Centro Umbertide (PG) 16879

Centro Vicopisano (PI) 8253

Centro Villa Basilica (LU) 1768

Centro Senigallia (AN) 45027

Sud Agerola (NA) 7456

Sud Alessano (LE) 6552

Sud Benevento (BN) 62035

Sud Boscoreale (NA) 26939

Sud Boscotrecase (NA) 10666

Sud Casal Velino (SA) 4995

Castelnuovo
Sud (SA) 2575
Cilento

Sud Cerignola (FG) 59103


Sud Cerzeto[8] (CS) 1249

Sud Corsano (LE) 5693

Sud Frigento (AV) 4017

Gagliano del
Sud (LE) 5485
Capo

Giffoni Sei
Sud (SA) 5272
Casali

Sud Maiori (SA) 5649

Morciano di
Sud (LE) 3460
Leuca

Sud Napoli (NA) 959279

Sud Patù (LE) 1740

Piano di
Sud (NA) 13136
Sorrento

Sud Portici (NA) 53888

Sud Salve (LE) 4708

Sud San (NA) 9549


Sebastiano
al Vesuvio

Somma
Sud (NA) 35238
Vesuviana

Sud Tiggiano (LE) 2931

Torre del
Sud (NA) 87388
Greco

Sud Trecase (NA) 9314

Sud Venafro (IS) 11561

Isole Alcamo (TP) 45985

Isole Biancavilla (CT) 23737

Buseto
Isole (TP) 3141
Palizzolo

Calatafimi
Isole (TP) 7258
Segesta

Isole Carbonia (CI) 29796

Isole Collesano (PA) 4254


Isole Marineo (PA) 6791

Isole Villa Verde (OR) 354

Isole Oristano (OR) 31614

Isole Olbia (SS) 59333

Isole Carbonia (CI) 28847

Legge di iniziativa popolare


In Italia è partita un'iniziativa di raccolta firme per una legge
di iniziativa popolare. Al 28 agosto 2014, l'iniziativa ha
raccolto 86.794 firme.
Rifiuti zero nel mondo
Non mancano nel mondo esempi di attuazione di tale
strategia, uno fra tutti quello della città di San
Francisco (San Francisco Mandatory Recycling and
Composting Ordinance).
Note
1. ^ William Domenichini, Dobbiamo invidiare le ciminiere
perché hanno sempre da fumare?,
in Informazionesostenibile.info, 26 ottobre 2010. URL
consultato il 28 agosto 2014.
2. ^ Paul Connett, PhD: Curriculum Vitae,
americanhealthstudies.org, agosto 2013. URL
consultato il 24 agosto 2014.
3. ^ Delib. C.C. n. 44 del 14/06/07 (PDF),
su comune.capannori.lu.it. URL consultato il 28 agosto
2014.
4. ^ William Domenichini, Verso Rifiuti Zero: intervista ad
Alessio Ciacci, in Informazionesostenibile.info, 6
febbraio 2013. URL consultato il 28 agosto 2014.
5. ^ Il Corriere: A un italiano il «Nobel per l'ambiente»,
su corriere.it.
6. ^ La Stampa: Rossano Ercolini, Rifiuti Zero non è
utopia, su lastampa.it.
7. ^ Comuni Aderenti, zerowasteitaly.org. URL consultato
il 12/03/2018.
Voci correlate
 Riciclaggio dei rifiuti
 Gestione dei rifiuti
 Codici universali internazionali di riciclaggio
 Raccolta differenziata
 Cradle to Cradle
 Centri di riparazione e riuso
Collegamenti esterni
 Zero Waste Europe, su zerowasteeurope.eu.
 Zero Waste Institute, su zerowasteinstitute.org.
 Zero Waste Network, su zerowastenetwork.org.
 Zero Waste International Alliance (ZWIA)
 Zero Waste Alliance, su zerowaste.org.
 Sustainable concepts towards a Zero Outflow
Municipality (Zer0-M)
 Zero Waste Alliance UK, su zwallianceuk.org.
 Zero Waste Scotland, su zerowastescotland.org.uk.
 Zero Waste Australia, su zerowasteaustralia.org.
 Zero Waste California, su zerowaste.ca.gov.
 Zero Waste New Zealand, su zerowaste.co.nz.
 Zero Waste France, su zerowastefrance.org.

Aral: impianto "stracolmo". La soluzione: "ricavare subito un


piccolo spazio nella nuova vasca di Solero"
Il quadro che è emerso dall'incontro in Provincia è
"drammatico": impianto di Castelceriolo stracolmo. Oltre a
quello che era già stoccato, sembra che i rifiuti continuino a
crescere. Tra le prime proposte per ovviare ad una nuova
"emergenza rifiuti" c'è quella di realizzare una "vasca nella
vasca", ovvero un piccolo spazio da poter utilizzare subito
(entro un mese) nella settima vasca in costruzione alla
discarica di Solero
ALESSANDRIA - L'incontro ai piani
alti di Palazzo Ghilini tra il neo
presidente di Aral, Angelo Marengo, la
Provincia e il Comune ha confermato
il “quadro drammatico”
dell'impianto di Aral a
Castelceriolo e in generale della filiera
dei rifiuti e del loro smaltimento, come
era stato rilevato solo una settimana fa
da una relazione di Arpa. Oggi la grande preoccupazione,
anche alla luce dell'ordinanza della Provincia che consentiva
di proseguire l'attività ma con una forte riduzione del volume
di rifiuti stoccati, è nell'impianto di Aral, “stracolmo” di
rifiuti, con cumuli di “fos” (frazione organica) dei comuni
soci del nostro territorio “fin sopra i capelli”. Oltre cioè la
presenza di alcuni cumuli di rifiuti che non si potevano non
prendere e stoccare lì, come quelli di Amiu Genova, la
domanda vista la continua crescita sembra essere:
“come mai si stanno continuando ad accumulare i
rifiuti? Qualcuno continua a portarli? (anche se non
dovrebbe?)”.

Così prima di arrivare ad una nuova “emergenza rifiuti”


il vertice in Provincia di ieri ha cercato di studiare
alcune possibili soluzioni. Tra le proposte più favorevoli
c'è quella che guarda a Solero, alla nuova vasca che si sta
realizzando. “All'interno di quella creare subito, cioè
entro un mese al massimo, una vasca nella vasca, cioè
un piccolo spazio che possa essere subito utilizzato e
riempito con il sovraccarico dell'impianto di Aral” ha spiegato
l'assessore Paolo Borasio. Visto che per l'intera settima
vasca bisognerà attendere almeno fino a fine anno o poco
prima.

Ma non è tutto. Perché non


basterebbe. Per la frazione
organica presente in abbondanza, in
questo mese, potrebbe essere
utilizzata insieme all'argilla per fare
un nuovo strato sopra ai rifiuti già
presenti nella discarica di
Mugarone. E infine si dovrà tornare
a bussare alla porta di Srt, che
sembra essersi detta disponibile per prenderne ancora un
po' (di frazione secca come ha fatto per tutto questo tempo),
ma che nel concreto dovrà trovare l'accordo sulle quantità e
sulle “modalità” di conferimento (pagate?) in una riunione
che si terrà la prossima settimana.

In attesa di soluzioni repentine per scongiurare


l'emergenza, il primo passo sembra essere “un atto di
forza importante del nuovo CdA di Aral
nell'organizzazione e gestione dell'azienda e della
filiera”.Per iniziare a sistemare qualche tassello....
6/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Riprende il ritiro del verde nei sobborghi dopo il rogo alla discarica
E' ripreso regolarmente il servizio domiciliare di ritiro dei
rifiuti biodegradabili, il cosiddetto 'verde'. Dopo l'incendio alla
discarica Aral era stato sospeso nei sobborghi. Il porta a
porta è stato ripristinato, fino al 17
novembre
CASTELCERIOLO - Dopo l'incendio
alla discarica Aral del 22 agosto, l’area
ecologica dell’impianto di trattamento
rifiuti ARAL non era stata più utilizzata,
costringendo AMAG Ambiente a
sospendere il servizio di ritiro
domiciliare del “verde” presso i
sobborghi del comune di Alessandria.

In questi mesi il conferimento di sfalci, foglie e rami è stato


gestito direttamente dai cittadini, che hanno potuto usufruire
dei due centri raccolta di Alessandria, in zona Cimitero e al
quartiere Cristo.

Dopo queste settimane di blocco, dallo scorso 15 ottobre, la


raccolta porta a porta nei sobborghi è stata ripristinata,
con conferimenti presso l’impianto Aral di Castelceriolo,
e proseguirà sino a sabato 17 novembre, quando poi il
servizio viene interrotto per stagionalità.
19/10/2018
Redazione - redazione@alessandrianews.it

Aral: il Consiglio approva le modifiche statutarie. “Maggiore


controllo pubblico...ma servono risorse (privati) per far funzionare il
servizio”
Il Consiglio comunale ha approvato le modifiche allo statuto
Aral che vertevano sul passaggio “in house” dell'azienda e
sulla istituzione di una commissione di controllo analogo.
Astensione del Movimento 5 Stelle che non “trova garanzie
e teme che si i passi siano verso una privatizzazione”.
Bocciato l'emendamento presentato da Mazzoni (Pd) sulla
presenza di un membro di minoranza nel comitato di
controllo analogo
ALESSANDRIA - Una astensione
nella votazione delle modifiche allo
statuto di Aral da parte di Partito
Democratico e Movimento 5
Stelle già motivata in
commissione, dove il provvedimento
era stato presentato in tutti i suoi
dettagli dall'assessore Paolo
Borasio. Si tratta del ritorno “in
house” di Aral (così da poter poi con l'altra società
partecipata, Amag Ambiente, anch'essa in house guardare
alla fusione) e della istituzione di una commissione di
controllo analogo.”In questo modo il potere al pubblico
è più stringente: intanto c'è un controllo della Corte dei
Conti e in più anche una commissione interna di 5 membri a
verifica di tutte le azioni dell'azienda e della assemblea dei
soci”.
Garanzie che non sembrano sufficienti ai
pentastellati: “parliamo di un'azienda con 23 milioni di
debiti, che si dovrebbe fondere con Amag Ambiente che non
si è ancora espressa però su questa operazione (il 20
ottobre si dovrebbe avere il giudizio sulla fattibilità) per poi
mettere in vendita il 49% delle quote. Insomma una
operazione funambolica che detta i primi passi verso
una privatizzazione?!?”. Una visione di tutta la partita
“Aral” che va al di là delle modifiche statutarie. E che deve
come sempre fare i conti con la necessità di “investimenti”
per la gestione di un servizio, importante poi come quello
della filiera rifiuti. “A parte che questo è il modo in cui il
pubblico ha più controllo – risponde l'assessore
Borasio – Ma comunque anche a me piace il pubblico,
ma mi sembra che ad Alessandria fino ad oggi non
abbia fatto granché né troppo bene”. Quello che conta è
avere un servizio che funziona: “e sapete quanto costa
fare il porta a porta su tutto il territorio comunale? 10
milioni e mezzo. Chi li trova? Chi li ha? Non di certo il
pubblico. E per rimettere a posto questa società servono
soldi, serve una iniezione di risorse....che oggi il
pubblico non è in grado di garantire”. E che forse invece
può arrivare dal privato.

Diversa la posizione del Pd. La giunta


prima e il Consiglio comunale poi
bocciano l'emendamento presentato
dal vicepresidente Enrico Mazzoni
che chiedeva la presenza di un
rappresentante della minoranza del
Comune di Alessandria tra i membri
della commissione di controllo
analogo. Un emendamento che
avrebbe stravolto le modifiche statutarie che sono state
votate così anche dagli altri comuni soci di Aral. Ma
soprattutto – visto che ancora non si conosce la divisione dei
membri tra il Comune alessandrino che ha il 94% delle
quote, i piccoli Comuni che hanno il restante 6% e forse
anche la rappresentanza di Atogra – una decisione del
genere “spetta alla assemblea dei soci Aral e non al
Consiglio comunale di Alessandria. Anche perché il
rischio è che nel comitato di controllo la maggioranza
finisca 'in minoranza'”. Solo un caso permetterebbe di
accogliere questa richiesta: che Alessandria ottenesse 4
membri su 5. Poco probabile. Si accosta invece alla linea
dell'assessore Borasio il capogruppo Paolo Berta, d'accordo
sulla necessità di “non sprecare più risorse pubbliche ma di
individuare privati che facciano gli interessi generali”.

Una strada ancora lunga e tutta in salita quella di Aral che la


giunta di Cuttica di Revigliasco dovrà affrontare, che però
vede una “iniezione di fiducia” da parte delle forze di
maggioranza nel lavoro portato avanti dall'assessore
Paolo Borasio. “Fiducia” insomma. Che dimostra anche
Emanuele Locci, capogruppo di Alessandria Migliore
nel votare favorevolmente le modifiche allo Statuto, pur
non condividendo invece la strada intrapresa in
generale su tutto il percorso per “salvare” Aral. Una
linea più dura quella che avrebbe preferito Locci “verso i
comuni sedi di discarica ai quali forse se non si fosse
concesso il contributo di solidarietà, si fosse puntato ad
ottenere un innalzamento della discarica e non si fossero
considerati come creditori privilegiati....forse Aral si poteva
salvare con le sue gambe”. Per ora resta su delle
“stampelle” in attesa di essere rimessa in piedi.
9/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it
Aral: ritorno “in house” e controllo analogo le modifiche allo
Statuto, in attesa del parere di Amag sulla fusione
E' l'assessore Paolo Borasio ad aver presentato le modiche
statutarie per Aral in commissione. Ritorno “ufficiale”
all'attività “in house” che non esercitava più da tempo,
operando verso terzi ben oltre le percentuali concesse per
legge. E la creazione di una commissione di 5 membri per il
“controllo analogo”. Modifiche che non convincono del tutto
M5S e Pd....
ALESSANDRIA - Resta “bollente” il
clima intorno ad Aral,tanto che anche
le modifiche allo statuto della
societàfanno discutere in
commissione Ambiente congiunta con
la Bilancio, dove l'assessore Paolo
Borasio le presentate. Un passaggio
che ha due ordini di ragioni: la prima
riguarda il riportare “sulla retta via”
l'attività di Aral, “che da anni non opera più 'in house
providing', ma che ha svolto il servizio verso terzi per
percentuale di gran lunga superiori rispetto a quelle
concesse per legge (20% verso terzi e 80% verso comuni
soci, ndr)”. Oggi l'azienda di smaltimento rifiuti è tornata ad
una gestione 'in house' dei rifiuti, ma non “ufficialmente”,
ovvero senza avere un contratto di servizio e quindi un
affidamento formale da Atogra.

Una modifica che guarda già oltre: alla fusione per


incorporazione in Amag Ambiente che è presente nel
piano di concordato. E su questo si sta attendendo
il giudizio contabile proprio di Amag Ambiente (che
dovrebbe arrivare il 20 ottobre), per ragionare sulla fusione
“di due società in house, che darebbero vita ad un nuovo
soggetto (anch'esso in house) sotto Atogra con
un fatturato stimato sui 25 milioni che quindi fa
prospettare un introito da terzi (per una percentuale del
20%) di 5 milioni”. Che non sono bruscolini. Tutto
“garantito” da una commissione di “controllo
analogo” che rappresenta l'altra importante modifica allo
statuto, oltre al capitale sociale “interno” che deve restare
agli enti soci.

“Sarebbero anche buone modifiche....se non si parlasse


di Aral, oggi in concordato e con 23 milioni di debiti. Il
timore è che siano i primi passi verso una
privatizzazione....forse sarebbe meglio attendere il parere
di Amag Ambiente prima di procedere a questi cambiamenti”
sono le parole di dubbio del capogruppo del Movimento 5
Stelle Michelangelo Serra. A cui si affiancano le
“presunte contraddizioni” secondo Enrico Mazzoni del
Partito Democratico rispetto a quanto prospettato in
passato dall'amministrazione per il futuro di Aral con
“possibile vendita del 49% delle quote a privati....”: allora
perché mettere che il capitale deve restare “interno”?

In realtà “il controllo analogo è solo


a vantaggio del pubblico!” sono
state le parole di risposta
dell'assessore. Anche il ragioniere
capo Antonello Paolo Zaccone ha
parlato di “controllo stringente sulla
gestione da parte dei comuni
soci” che in questa fase porta una
serie di garanzie, “soprattutto
considerando che oggi si è in concordato e che Aral non ha
un bilancio 2017”.
Convinto, Mazzoni chiede allora “come saranno ripartiti i
5 membri di questa commissione di controllo, tra
comune, piccoli comuni....e se l'ente fosse disponibile a
far entrare anche un membro di minoranza”. Ma la
ripartizione è ancora tutta da decidere, dallo stesso Atogra
che potrebbe volerne far parte....”comunque da parte mia
nessun problema a questa ipotesi” ha risposto Borasio. Un
“impegno” che una volta passate le modifiche statutarie
non è comunque “nero su bianco” sulla carta....da qui in
commissione l'astensione dei commissari di minoranza. Ora
si vedrà cosa deciderà il Consiglio comunale, chiamato ad
esprimersi.
5/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Ancora guai giudiziari per la “vecchia” Aral


L'ex direttore di Aral, Bocchio, e l'imprenditore alessandrino
Bonanno andranno a processo per smaltimento abusivo di
rifiuti conferiti negli impianti
dell’azienda tra il 2011 e il 2012
CRONACA – Ancora guai giudiziari
per Aral, “vecchia” gestione: da un
troncone dell'inchiesta Triangolo,
che vede imputati diciannove
persone (qui la cronaca dell'ultima
udienza) la procura distrettuale di
Torino ha avviato un procedimento a
carico di Piercarlo Bocchio, ex direttore
Aral, gli imprenditori Valerio Bonanno, della Sap di
Alessandria, Giambattista Sava, bergamasco, e Bruno Bella,
monzese.
Dall'inchiesta, condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza,
negli impianti Aral sarebbero stati conferiti rifiuti,
provenienti dalle ditte degli imprenditori, ai quali
vennero cambiati i codici Cer, quelli che identificano la
tipologia del rifiuto. Questa operazione avrebbe consentito
un risparmio notevole per le aziende, di oltre 700 mila euro.
L'udienza preliminare, che ha disposto il rinvio a giudizio, si
è tenuto a Torino. Il processo verrà tuttavia celebrato ad
Alessandria, a partire dal 13 gennaio 2020.
4/10/2018
Redazione - redazione@alessandrianews.it

Aral: discarica di Solero "sorvegliata". Intanto "richiesta d'urgenza"


per la ripresa della raccolta del verde
Dopo il raid alla discarica di Solero si è deciso per un
monitoraggio continuo del sito 24 ore su 24 da parte di un
istituto di vigilanza privata. In commissione consiliare
l'assessore Paolo Borasio ha dato aggiornamenti anche
sulla raccolta del verde che è ancora sospesa. Dalla
Provincia richiesta provvisoria ma di urgenza per utilizzare
altre due aree della discarica di
Castelceriolo
ALESSANDRIA - Ormai Aral è
davvero “sorvegliato
speciale”: dopo gli incedi dei mesi
estivi alla discarica di
Castelceriolo (dove si sospetta
l'origine dolosa) e il raid alla discarica
di Solero nella notte di pochi giorni fa
si è dovuto procedere ad un servizio
con vigilanza 24 ore su 24 per monitorare i due siti. La
decisione di una sorveglianza privata continua a Solero è
stata determinata dalla messa “sotto attacco” del sito dove
sono stati distrutti e saccheggiati uffici, capannoni,
attrezzature. E anche “dati sensibili” dei computer e le
registrazioni delle 8 telecamere di sorveglianza oltre ai
sensori posti a perimetro della discarica che segnalano gli
ingressi. “Dati sensibili che erano solo su quei server? O
che magari potrebbero non essere andati totalmente
distrutti se ce ne fossero delle copie nella sede centrale
di Aral, quella di Castelceriolo”, come ha chiesto il
vicepresidente del consiglio comunale Enrico Mazzoni.

Il dubbio, venuto per primo all'assessore comunale Paolo


Borasio che ha dato comunicazione di quanto accaduto in
commissione Ambiente, è che “non si tratti di un furto.
Sebbene come forma di depistaggio siano state
saccheggiate le macchinette di alimenti e bevande
all'interno degli uffici, per un totale di 3 euro in
monetine”. 30 mila euro di danni, di cui oltre 10 mila per
la Koster, che in quella discarica aveva diversi
mezzi. Ora le vere domande sono: chi e perché? Ma a dare
queste risposte ci sono le indagini in corso da parte dei
Carabinieri.

Perché per Aral questi sono giorni “caldi” anche sul fronte
amministrativo: si deve procedere al rinnovo del
Consiglio di Amministrazione (l'assemblea potrebbe
essere fissata i primi di ottobre) e alla nomina del nuovo
direttore, individuato dai maggiori creditori all'interno del
piano di Concordato. Intanto i due rappresentanti del
Comune di Alessandria nel CdA (il terzo spetta agli altri
Comuni soci in Aral) ci sono: il primo cittadino ha
firmato nella giornata di lunedì 17 settembre i due decreti. I
nomi sono quelli di Angelo Marengo e Fabio Quirico.
Problemi su problemi che si
concatenano creando disagi anche
ai servizi offerti da Amag Ambiente.
Uno su tutti è quello della raccolta
del verde nei sobborghi che è
ancora sospesa. “Quando
riprenderà? - ha chiesto Mazzoni
(Pd) all'assessore Borasio – Quale è
ancora il nesso con l'incendio
divampato a Castelceriolo ad agosto?”. A dare qualche
risposta è stata una riunione in Aral proprio nella giornata di
lunedì, come è stato riportato da Paolo Borasio. “La zona di
stoccaggio del verde è vicino a dove si sono sviluppati i
focolai degli incendi. Quindi si è deciso di non lasciare il
verde, che è infiammabile, in quella posizione”. E' stato
pertanto smaltito il cumulo che c'era, ma per ora non è
possibile conferire nuovamente lì. La raccolta dovrebbe
comunque riprendere in breve tempo grazie ad una
“richiesta di urgenza”, ovviamente provvisoria, da parte
della Provincia per poter utilizzare come zona di
stoccaggio, gestione e lavorazione del verde “le due
aree 19 e 20”.
19/09/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Aral: discarica di Solero "sorvegliata". Intanto "richiesta d'urgenza"


per la ripresa della raccolta del verde
Dopo il raid alla discarica di Solero si è deciso per un
monitoraggio continuo del sito 24 ore su 24 da parte di un
istituto di vigilanza privata. In commissione consiliare
l'assessore Paolo Borasio ha dato aggiornamenti anche
sulla raccolta del verde che è ancora sospesa. Dalla
Provincia richiesta provvisoria ma di urgenza per utilizzare
altre due aree della discarica di
Castelceriolo
ALESSANDRIA - Ormai Aral è
davvero “sorvegliato
speciale”: dopo gli incedi dei mesi
estivi alla discarica di
Castelceriolo (dove si sospetta
l'origine dolosa) e il raid alla discarica
di Solero nella notte di pochi giorni fa
si è dovuto procedere ad un servizio
con vigilanza 24 ore su 24 per monitorare i due siti. La
decisione di una sorveglianza privata continua a Solero è
stata determinata dalla messa “sotto attacco” del sito dove
sono stati distrutti e saccheggiati uffici, capannoni,
attrezzature. E anche “dati sensibili” dei computer e le
registrazioni delle 8 telecamere di sorveglianza oltre ai
sensori posti a perimetro della discarica che segnalano gli
ingressi. “Dati sensibili che erano solo su quei server? O
che magari potrebbero non essere andati totalmente
distrutti se ce ne fossero delle copie nella sede centrale
di Aral, quella di Castelceriolo”, come ha chiesto il
vicepresidente del consiglio comunale Enrico Mazzoni.

Il dubbio, venuto per primo all'assessore comunale Paolo


Borasio che ha dato comunicazione di quanto accaduto in
commissione Ambiente, è che “non si tratti di un furto.
Sebbene come forma di depistaggio siano state
saccheggiate le macchinette di alimenti e bevande
all'interno degli uffici, per un totale di 3 euro in
monetine”. 30 mila euro di danni, di cui oltre 10 mila per
la Koster, che in quella discarica aveva diversi
mezzi. Ora le vere domande sono: chi e perché? Ma a dare
queste risposte ci sono le indagini in corso da parte dei
Carabinieri.
Perché per Aral questi sono giorni “caldi” anche sul fronte
amministrativo: si deve procedere al rinnovo del
Consiglio di Amministrazione (l'assemblea potrebbe
essere fissata i primi di ottobre) e alla nomina del nuovo
direttore, individuato dai maggiori creditori all'interno del
piano di Concordato. Intanto i due rappresentanti del
Comune di Alessandria nel CdA (il terzo spetta agli altri
Comuni soci in Aral) ci sono: il primo cittadino ha
firmato nella giornata di lunedì 17 settembre i due decreti. I
nomi sono quelli di Angelo Marengo e Fabio Quirico.

Problemi su problemi che si


concatenano creando disagi anche
ai servizi offerti da Amag Ambiente.
Uno su tutti è quello della raccolta
del verde nei sobborghi che è
ancora sospesa. “Quando
riprenderà? - ha chiesto Mazzoni
(Pd) all'assessore Borasio – Quale è
ancora il nesso con l'incendio
divampato a Castelceriolo ad agosto?”. A dare qualche
risposta è stata una riunione in Aral proprio nella giornata di
lunedì, come è stato riportato da Paolo Borasio. “La zona di
stoccaggio del verde è vicino a dove si sono sviluppati i
focolai degli incendi. Quindi si è deciso di non lasciare il
verde, che è infiammabile, in quella posizione”. E' stato
pertanto smaltito il cumulo che c'era, ma per ora non è
possibile conferire nuovamente lì. La raccolta dovrebbe
comunque riprendere in breve tempo grazie ad una
“richiesta di urgenza”, ovviamente provvisoria, da parte
della Provincia per poter utilizzare come zona di
stoccaggio, gestione e lavorazione del verde “le due
aree 19 e 20”.
19/09/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Alessandria
C'è davvero la "mafia" dietro i roghi alla discarica?
In Commissione consiliare si è tornati a parlare degli incendi
alla discarica di Castelceriolo, ben 3 nell'arco di un solo
mese, con la minoranza che si concentra sulle parole del
sindaco, che aveva mandato un messaggio deciso "non ci
faremo intimidire e non faremo fallire l'azienda". Aral fa gola
a molti, come l'inchiesta di Brescia
testimonia
ALESSANDRIA - In principio ci
fu l'inchiesta del tribunale di
Brescia, non ancora giunta a
conclusione, sul traffico di rifiuti che
dal sud arrivò sotto traccia alla
discarica di Castelceriolo, senza che
nessuno ancora oggi sia in grado
di spiegare con precisione alla cittadinanza cosa sia
stato conferito in quel periodo in discarica.

Poi, questo agosto, sono arrivati danneggiamenti e


tentativi di furto sospetti a ben 3 pale
meccanicheutilizzate all'interno dello stabilimento,
rese inutilizzabili,tanto che non si sono potute impiegare
neanche per tentare un salvataggio straordinario dei rifiuti
che hanno preso fuoco, a più riprese, nell'arco di un
solo mese.

A indagare su questi furti e incendi sospetti dovrà essere la


magistratura, ma per ora gli elementi che lasciano
perplessi sono diversi, come emerso durante
la Commissione Consiliare tenutasi a Palazzo Rosso,
alla presenza dei vertici dell'azienda Aral (l'ex prefetto e oggi
presidente Giacchetti e l'ingegner Biolatti), l'assessore
all'ambiente Borasio e Maffiotti, direttore di Arpa.

Il sindaco nelle ore


immediatamente successive al
secondo incendio, quello più
esteso, che ha reso inutilizzabile
l'impianto di triturazione
dell'azienda, aveva parlato
di "intimidazione mafiosa",
sottolineando la volontà di tenere
duro e non cedere all'idea di far
fallire l'azienda. Gli elementi per
ora noti sono il fatto che è
molto difficile che gli incendi si
siano sviluppati per
autocombustione, specialmente
in un luogo aperto, come ha
sottolineato Maffiotti, e che i cumuli di rifiuti (lì presenti in
qualità superiore a quella consentita, per l'accumulo di
conferimenti da Genova che, in attesa della nuova vasca per
il conferimento, non si sapeva come smaltire) hanno
bruciato tutti insieme, facendo supporre un vero e
proprio innesco in più punti, quindi un'origine dolosa.

Peraltro, come sottolineato dal direttore di Arpa,


esistono metodi d'innesco che possono attivarsi anche
dopo ore o giorni, rendendo così difficilissimo risalire alle
cause, specie se poi l'incendio si diffonde finendo per
distruggere eventuali prove (e il fatto che gli stessi rifiuti si
siano riaccesi più volte può far propendere per questa
ipotesi).

Al centro dell'inchiesta ci potrebbero essere anche i


collegamenti fra il conferimento illegale di rifiuti su cui indaga
il tribunale di Brescia e quanto sta accadendo oggi. Come
sottolineato da più parti durante la Commissione sono
evidenti gli interessi intorno all'eventuale fallimento di
Aral, ancor più probabile dopo i danni economici che gli
incendi hanno prodotto (per i macchinari distrutti, ma
soprattutto per i costi di smaltimento più che raddoppiati
visto che ciò che è bruciato andrà trattato come rifiuto
speciale e i soldi che saranno necessari per bonificare
l'area). Se l'azienda dovesse fallire (per ora si trova in
regime di concordato), la possibilità per qualche privato
di acquistarla a buon mercato sarebbe alta, e una
discarica può far gola a molti, visto il business che il
traffico di rifiuti porta con sé.
5/09/2018
Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it

Comune: "Nessun 'inside job', per Aral l'incendio è un grave


danno". E Arpa spiega le procedure di soccorso
L'assessore Borasio si reca in visita all'ospedale dove si
trova ricoverato un volontario della protezione civile,
intossicato mentre si prodigava per limitare i danni:
"denunceremo chi sui social ha accusato si sia trattata di
una messinscena". I resti dell'incendio dovranno essere
bonificati e smaltiti come rifiuti speciali, con costi più alti
ALESSANDRIA: "Un grazie sentito a
questo volontario della protezione
civile che per prestare aiuto ad
Araldurante l'incendio è rimasto
intossicato. Oggi sono andato a
trovarlo per portargli i saluti
e ringraziarlo a nome
dell'amministrazione comunale.
Grazie Giuseppe Aldo Coscia!"

Con un post su Facebook l'assessore all'ambiente Paolo


Borasio ha voluto ringraziare chi, durante l'incendio
avvenuto alla discarica di Castelceriolo, ha rischiato la
propria salute per salvare l'azienda. Nella giornata di ieri ha
però speso parole di stima anche rivolte ai
dipendenti: "bisogna riconoscere l'impegno straordinario
di tanti dipendenti, che nell'immediatezza dell'incendio,
pur senza gli adeguati presidi di sicurezza, hanno dato
tutto per aiutare a limitare i danni".

Venerdì 24 agosto presso la sede dell'Arpa (l'Agenzia


Regionale per la Protezione Ambientale), il direttore Alberto
Maffiotti e l'assessore Borasio hanno tenuto un lungo
incontro per ritorare sulla vicenda dell'incendio, chiarire
i dubbi di tanti cittadini sul funzionamento dei
soccorsi,tranquillizzare la cittadinanza in merito alle
procedure adottare, spiegare come avvengono i rilievi alla
ricerca di agenti inquinanti, e fare anche chiarezza sui
prossimi passaggi di questa intricata vicenda: "intanto
possiamo confermare che è stato aperto un fascicolo in
Procura in merito all'incendio - sottolinea l'assessore
Borasio - e faremo tutto il possibile per trovare i
responsabili. Ci sono persone che sui social networks
hanno accusato il Comune e l'Aral di aver provocato
l'incendio, così da 'far posto in discarica' o non doversi più
preoccupare per lo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di
sciocchezze immense, e siamo pronti a denunciare chi ci
ha calunniati così. Per l'azienda l'incendio è stato un grave
danno. I rifiuti lì contenuti e bruciati sono diventati rifiuti
speciali, che andranno stoccati, contestualmente a
un intervento di bonifica da parte di Arpa, al costo di 200
euro a tonnellata, rispetto alle cifre 'standard' che vengono
pagare per lo smaltimento, che nel caso di rifiuti
indifferenziati si aggirano intorno ai 140 euro".

Il danno per l'azienda potrebbe


pertanto essere ben superiore al
milione di euro, un altro duro colpo
per una realtà già in evidente difficoltà.

Intanto l'occasione dell'incontro con i


giornalisti è servita anche per
ripercorrere i passaggi legati
all'avvio della macchina dei
soccorsi durante la notte, e tornare a
sottolineare come non si siano corsi
reali pericoli per i cittadini, e il giro
fatto per allertare di tenere le finestre chiuse e i
condizionatori spenti sia stata una precauzione, adottata in
alcune zone, più esposte, e in altre no, non per mancanza
di attenzione ma perché non esisteva la necessità di
farlo.

Alberto Maffiotti, direttore di Arpa, spiega come siano andate


le cose: "le squadre per allertare la popolazione sono
partire alle 22.30 circa, vale a dire un'ora e 45 minuti
dopo l'avvio dell'incendio. Si tratta di tempi 'tecnici' legati
alle procedure che vengono seguite. Dopo l'allarme i Vigili
del Fuoco si sono recati sul posto in 15-20 minuti, e
immediatamente dopo arriviamo noi, non appena
veniamo allertati. Il nostro personale si reca sul posto e
inizia i rilievi sulla qualità dell'aria. I tempi per essere
operativi, considerando che il nostro personale è in
reperibilità, sono di circa un'ora dalla chiamata, spesso
riusciamo ad arrivare anche prima".

"I primi rilievi servono a misurare la concentrazione di


sostenze organiche nell'aria, senza poterne ancora
valutare il contenuto. Vengono presi campioni d'aria e poi si
fanno analizzare, in modo da individuare i diversi
componenti, che quando si sviluppa un incendio possono
essere molteplici e anche molto pericolosi. In questo
caso, essendo bruciati rifiuti indifferenziati, stabilire cosa
si sarebbe sviluppato a priori era impossibile, proprio per la
varietà delle reazioni chimiche in corso" hanno spiegato i
tecnici di Arpa.

Il secondo aspetto da stimare in


tempi brevi è poi quello legato
alle previsioni meteo, per capire
dove il fumo potrà andare e
allertare i cittadini per tempo. "Noi
utilizziamo Twitter" - spiegano
dall'Arpa - ma servono anche altri
canali per raggiungere la
popolazione. Tutte le info venivano messe anche sul
nostro sito. Se ci fosse stato un pericolo maggiore i
passaggi con le auto e i megafoni sarebbero stati ancor
più intensi, fino ad arrivare al passaggio casa per casa".

"L'indicazione di tenere le finistre chiuse è


precauzionale, per evitare il più possibile l'esposizione a
sostanze che ancora non si conoscono. I pericoli sono
sempre dati da un mix di pericolosità dei gas e da tempo
dell'esposizione. L'odore da solo non basta a dare
indicazioni: ci possono essere sostanze pericolossissime
inodore e altre che si percepiscono molto, ma magari sono
meno dannose. I filtri dei condizionatori, se questi sono
accesi, si possono impregnare delle sostanze, finendo
per rilasciarle nelle case anche nei giorni successivi e
questo può essere pericoloso, perché allunga i tempi di
esposizione".

"Nessun problema invece per i prodotti degli


orti, che possono essere consumati tranquillamente, a
patto di lavarli con cura, magari con un po' di bicarbonato".
Questo però - sottolineano da Arpa - le verdure non si
impregnano dei gas, al massimo si possono formare piccoli
strati di polveri, e quelle vanno lavate via. Ma sono più
pericolose spesso le sostanze chimiche utilizzare per
accendere i fuochi per le grigliate, e che poi si depositano
sulla carne".
25/08/2018
Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it

Opinioni
Crisi Aral: causata da scelte sbagliate nella gestione dei rifiuti
Le difficoltà e le criticità dell'azienda partecipata dai 32
comuni dell'alessandrino, tra cui Alessandria e Valenza,
erano note da tempo e dipendono, in larga misura, dalle
scelte di indirizzo politico-amministrative prese, o non
adottate, almeno, negli ultimi dieci anni
OPINIONI - Ogni valutazione sulla
situazione della società Aral non può
prescindere, è doveroso premetterlo, dalle decisioni e dagli
elementi di chiarezza che la Magistratura dovrà prendere ed
esplicitare - auspichiamo il prima possibile - sui fatti
denunciati e le eventuali responsabilità che sono oggetto
dell’indagine in corso. Ciò detto è opportuno rilevare che le
difficoltà e le criticità dell’azienda partecipata dai 32 comuni
dell’alessandrino, tra cui Alessandria e Valenza, erano note
da tempo e dipendono, in larga misura, dalle scelte di
indirizzo politico-amministrative prese, o non adottate,
almeno, negli ultimi dieci anni.

E’ già stato evidenziato come, un po’ paradossalmente, i


risultati del periodo sottoposto a indagine e che fa
riferimento alla gestione del nuovo CdA - iniziata
nell’autunno del 2014 e pienamente operativa negli anni
2015 e 2016 - siano, per diversi aspetti, significativamente
migliori se messi a confronto con il periodo precedente; in
particolare con gli anni 2013 e 2014. Infatti, se il totale dei
rifiuti trattati nei due bienni sostanzialmente si equivale (1),
le tonnellate conferite nella discarica di Solero, che nella
prima fase hanno, con scarsa lungimiranza, fortemente
ridotto e compromesso le previsioni della sua durata, nei
due anni seguenti vengono più che dimezzate (2). Mentre a
bilancio le entrate, per effetto di un significativo aumento
delle tariffe a carico dei conferitori esterni - pubblici e privati
che hanno rappresentato oltre i due terzi del totale -
crescono negli ultimi due esercizi di quasi 13 milioni di euro
(3), permettendo di ridurre di circa 8 milioni l’indebitamento
della società che, a fine 2014, risultava superiore ai 20
milioni. Qui l’indagine della Procura dovrà chiarire se è come
questi risultati, ufficialmente presentati e validati come
positivi, siano stati inficiati da comportamenti in contrasto
con le normative, i regolamenti e le leggi ambientali e, nel
caso, sanzionare i responsabili.
Aral perde la caratteristica di società in ‘house’
Per quanto riguarda la gestione della filiera dei rifiuti urbani
va ricordato che la precedente giunta di centrodestra del
Comune di Alessandria (2007-2012) non ha solo modificato
il sistema della raccolta, riportando i cassonetti sulle strade e
vanificando i positivi risultati raggiunti dalla raccolta ‘porta a
porta’, ma è anche strutturalmente intervenuta nella fase di
smaltimento, potenziando gli impianti di Aral per il
trattamento, in particolare, dei rifiuti indifferenziati.
Operazione realizzata con il supporto degli istituti di credito
che ha indebitato pesantemente l’azienda e condizionato per
anni la sua attività, mentre alcune scelte, come il raddoppio
della linea per il CDR (4), mai entrata in funzione, sono
risultate sbagliate. Così la società che sino al 2007 trattava e
smaltiva in ‘house’ i rifiuti dei soli comuni soci e, per effetto
del crescere, qualitativo e quantitativo, della raccolta
differenziata, progressivamente riduceva i conferimenti nella
discarica di Mugarone-Pecetto, si è aperta al trattamento dei
rifiuti indifferenziati provenienti al di fuori della provincia. Per
saturare i nuovi impianti i conferimenti esterni sono
rapidamente cresciuti sino a raggiungere il 70% del totale,
vanificando il carattere in ‘house’ dell’azienda. Una
situazione molto spinta, complessa e impegnativa da
governare per mantenere i costi in equilibrio e iniziare a
ridurre l’indebitamento. Diventata critica dopo il 2010 per i
mancati trasferimenti del Comune capoluogo e azzardate
operazione di factoring non suffragate da delibere, dello
stesso Ente, con Barclays Bank che ne hanno ulteriormente
accresciuto i debiti (5). Quando, nell’ottobre del 2014, viene
eletto il nuovo CdA l’Aral è sull’orlo del fallimento, con un
deficit di esercizio di oltre due milioni e debiti, a lungo e a
breve termine, di decine di milioni. Per evitare di portare i
libri in tribunale, come era successo l’anno prima con Amiu,
ai comuni soci non è restato che mettere a disposizione un
milione per ripristinare il capitale della
società.
La immotivata chiusura del nuovo
impianto per il compostaggio
La decisione di abbandonare la raccolta domiciliare, adottata
dalla giunta comunale di centro destra dopo il 2007, non ha,
però, solo abbattuto la percentuale della raccolta
differenziata, ma peggiorato la qualità dei materiali raccolti e,
in particolare, quella dell’organico, che rappresenta oltre un
terzo dei rifiuti urbani. Quest’ultimo elemento costituisce,
probabilmente, una delle ragioni che ha indotto la società
Aral a chiudere e non più utilizzare l’impianto per la
produzione di ‘compost’, inaugurato nel marzo 2007 a
Castelceriolo, costato oltre 5,5 milioni di euro, finanziato per
1,4 milioni dalla Regione e il resto dal Consorzio
alessandrino, cioè dalle tariffe dei cittadini. Un fatto, sin qui,
poco rilevato, mai ufficialmente comunicato, forse perché la
decisione di rinnovare il vecchio impianto di compostaggio fu
anche il frutto della mobilitazione dei ‘Comitati della
Fraschetta’ che ne contestavano i miasmi legati al cattivo
funzionamento. Ricordo che, nel giorno della presentazione
al pubblico del nuovo e moderno impianto, la Provincia
promosse un convegno sulla valorizzazione del ‘compost di
qualità’ con i principali esperti del settore e il pieno sostegno
della Regione. D’altronde, nell’utilizzo del ‘compost’, la
provincia di Alessandria era stata in Piemonte la realtà nella
quale più si era praticata la collaborazione con le
associazioni degli agricoltori e l’impianto era considerato
strategico dal Piano regionale dei rifiuti urbani. Una pratica
positiva con un naturale e potenziale sviluppo la cui
interruzione avrebbe dovuto essere meglio e più
chiaramente motivata.
Mancata la chiusura del ciclo tra raccolta e smaltimento
Quando, nei primi mesi del 2007, il Comune di Alessandria
fu tra le prime città capoluogo di provincia a superare in
Italia il 50% nella raccolta differenziata - e il ‘porta a porta’
non aveva ancora interessato tutti i sobborghi - sarebbe
bastato, per chiudere il ciclo della gestione dei rifiuti,
trasferire una parte dei lavoratori di Aral, diventati in eccesso
per la minore quantità dei rifiuti indifferenziati da trattare, in
Amiu, adibendoli alle attività legate al riciclo dei materiali e
all’estensione della raccolta domiciliare. Una situazione
ampiamente prevedibile che avrebbe dovuto essere
governata dalla politica attraverso un processo di graduale
osmosi per tendere, poi, all’unificazione delle due aziende.
Entrambe pubbliche e in ‘house’, a servizio dei soli 32
comuni del Consorzio. Oggi, molto probabilmente,
proseguendo la gestione lungo questo indirizzo, i cittadini di
Alessandria pagherebbero il servizio dei rifiuti attraverso una
più giusta ed equa ‘tariffa puntuale’. E la discarica di Solero-
Quargnento avrebbe ancora davanti numerosi anni di attività
prima di esaurire il suo compito, risultando l’ultima discarica
del Consorzio. Al contrario e al di là delle risultanze della
Magistratura, dovranno fare i conti con una realtà, quella di
Aral, sovradimensionata negli impianti, per anni indebitata,
di difficile gestione e, soprattutto, bisognosa per la sua
attività di nuove aree da adibire a discarica per rifiuti
indifferenziati provenienti, in massima parte, da fuori
provincia.

Resistenze trasversali alla raccolta


‘porta a porta’
Non sarebbe però corretto addebitare la responsabilità di
questa situazione unicamente alle scelte politico-
amministrative del centrodestra. E’ stata presente in
provincia e tuttora, almeno in parte, permane, una
resistenza ai moderni indirizzi di gestione dei rifiuti
rappresentati dalla raccolta domiciliare, dal riciclo dei
materiali e dalla conseguente tariffa puntuale, in favore
dell’impianto di incenerimento e della centralità della
discarica. Una posizione assolutamente trasversale alle
forze politiche che, in particolare, nel Consorzio più grande,
quello novese, tortonese, ovadese e acquese, ha, sin qui,
reso impossibile il raggiungimento di efficaci risultati sia nella
percentuale della differenziate che nella riduzione della
quantità di rifiuti. Si può affermare che in provincia
di Alessandria solo il Consorzio casalese si sia affrancato da
questa propensione inattuale e sia con i risultati in linea con i
migliori consorzi della regione. Ho letto che il nuovo sindaco
di Alessandria ha come obiettivo quello della ‘tariffa
puntuale’, bene, ma ciò presuppone il preventivo ritorno in
tutto il Comune della raccolta domiciliare. Non mi
meraviglierei, però, se, di fronte alle difficoltà che la vicenda
Aral presenta e alla necessità di individuare presto le aree di
una nuova discarica, nell’amministrazione alessandrina
qualcuno tornasse a proporre, come soluzione che tutto
risolve e semplifica, quella dell’inceneritore. Un’operazione
che il Piano provinciale dei rifiuti, già nel 2008, dimostrò non
adeguata per le quantità provinciali dell’indifferenziato e che
oggi è ancor più improponibile dopo la messa in funzione
dell’impianto del Gerbito nel Comune di Torino che, per
potenza e dimensione, basta e avanza per le necessità
dell’intero Piemonte.
(1) I rifiuti trattati nel periodo 2013/2014 ammontano a
626.228 tonnellate; quelli trattati negli anni 2015/2016
risultano essere pari a 614.166 tonnellate.
(2) Le tonnellate conferite nella discarica di Solero negli anni
2013/2014 sono 285.620; quelle conferite negli anni
2015/2016 sono pari a 130.256 tonnellate.
(3) Le entrate degli anni 2013/2014 sono state in totale pari
a 42.594.879 mln, mentre quelle degli anni 2015/2016 pari a
55.362.426 mln.
(4) CDR: Combustibile da rifiuti; costo della linea stimato in
almeno un milione di euro.
(5) Debito accertato dai commissari dell’Osl in 745 mila
euro.
29/09/2017
Renzo Penna - redazione@alessandrianews.it
Aral: impianto "stracolmo". La soluzione: "ricavare subito un piccolo spazio nella nuova vasca di Solero"
Il quadro che è emerso dall'incontro in Provincia è "drammatico": impianto di Castelceriolo
stracolmo. Oltre a quello che era già stoccato, sembra che i rifiuti continuino a crescere. Tra le prime
proposte per ovviare ad una nuova "emergenza rifiuti" c'è quella di realizzare una "vasca nella
vasca", ovvero un piccolo spazio da poter utilizzare subito (entro un mese) nella settima vasca in
costruzione alla discarica di Solero
ALESSANDRIA - L'incontro ai piani alti di Palazzo Ghilini tra il
neo presidente di Aral, Angelo Marengo, la Provincia e il
Comune ha confermato il “quadro drammatico” dell'impianto
di Aral a Castelceriolo e in generale della filiera dei rifiuti e del
loro smaltimento, come era stato rilevato solo una settimana fa
da una relazione di Arpa. Oggi la grande preoccupazione, anche
alla luce dell'ordinanza della Provincia che consentiva di
proseguire l'attività ma con una forte riduzione del volume di
rifiuti stoccati, è nell'impianto di Aral, “stracolmo” di rifiuti,
con cumuli di “fos” (frazione organica) dei comuni soci del
nostro territorio “fin sopra i capelli”. Oltre cioè la presenza di
alcuni cumuli di rifiuti che non si potevano non prendere e
stoccare lì, come quelli di Amiu Genova, la domanda vista la
continua crescita sembra essere: “come mai si stanno continuando ad accumulare i rifiuti?
Qualcuno continua a portarli? (anche se non dovrebbe?)”.

Così prima di arrivare ad una nuova “emergenza rifiuti” il vertice in Provincia di ieri ha
cercato di studiare alcune possibili soluzioni. Tra le proposte più favorevoli c'è quella che guarda
a Solero, alla nuova vasca che si sta realizzando. “All'interno di quella creare subito, cioè entro
un mese al massimo, una vasca nella vasca, cioè un piccolo
spazio che possa essere subito utilizzato e riempito con il
sovraccarico dell'impianto di Aral” ha spiegato l'assessore
Paolo Borasio. Visto che per l'intera settima vasca bisognerà
attendere almeno fino a fine anno o poco prima.

Ma non è tutto. Perché non basterebbe. Per la frazione


organica presente in abbondanza, in questo mese, potrebbe
essere utilizzata insieme all'argilla per fare un nuovo
strato sopra ai rifiuti già presenti nella discarica di
Mugarone. E infine si dovrà tornare a bussare alla porta di
Srt, che sembra essersi detta disponibile per prenderne ancora
un po' (di frazione secca come ha fatto per tutto questo tempo),
ma che nel concreto dovrà trovare l'accordo sulle quantità e
sulle “modalità” di conferimento (pagate?) in una riunione che si terrà la prossima settimana.

In attesa di soluzioni repentine per scongiurare l'emergenza, il primo passo sembra essere
“un atto di forza importante del nuovo CdA di Aral nell'organizzazione e gestione dell'azienda
e della filiera”.Per iniziare a sistemare qualche tassello....
6/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it
Riprende il ritiro del verde nei sobborghi dopo il rogo alla discarica
E' ripreso regolarmente il servizio domiciliare di ritiro dei rifiuti biodegradabili, il cosiddetto 'verde'.
Dopo l'incendio alla discarica Aral era stato sospeso nei sobborghi. Il porta a porta è stato
ripristinato, fino al 17 novembre
CASTELCERIOLO - Dopo l'incendio alla discarica Aral del 22
agosto, l’area ecologica dell’impianto di trattamento rifiuti ARAL
non era stata più utilizzata, costringendo AMAG Ambiente a
sospendere il servizio di ritiro domiciliare del “verde” presso i
sobborghi del comune di Alessandria.

In questi mesi il conferimento di sfalci, foglie e rami è stato


gestito direttamente dai cittadini, che hanno potuto usufruire dei
due centri raccolta di Alessandria, in zona Cimitero e al quartiere
Cristo.

Dopo queste settimane di blocco, dallo scorso 15 ottobre, la


raccolta porta a porta nei sobborghi è stata ripristinata, con
conferimenti presso l’impianto Aral di Castelceriolo, e proseguirà sino a sabato 17
novembre, quando poi il servizio viene interrotto per stagionalità.
19/10/2018
Redazione - redazione@alessandrianews.it

Aral: il Consiglio approva le modifiche statutarie. “Maggiore controllo pubblico...ma servono risorse (privati) per far
funzionare il servizio”
Il Consiglio comunale ha approvato le modifiche allo statuto Aral che vertevano sul passaggio “in
house” dell'azienda e sulla istituzione di una commissione di controllo analogo. Astensione del
Movimento 5 Stelle che non “trova garanzie e teme che si i passi siano verso una privatizzazione”.
Bocciato l'emendamento presentato da Mazzoni (Pd) sulla presenza di un membro di minoranza nel
comitato di controllo analogo
ALESSANDRIA - Una astensione nella votazione delle
modifiche allo statuto di Aral da parte di Partito
Democratico e Movimento 5 Stelle già motivata in
commissione, dove il provvedimento era stato presentato in
tutti i suoi dettagli dall'assessore Paolo Borasio. Si tratta
del ritorno “in house” di Aral (così da poter poi con l'altra
società partecipata, Amag Ambiente, anch'essa in house
guardare alla fusione) e della istituzione di una commissione di
controllo analogo.”In questo modo il potere al pubblico è
più stringente: intanto c'è un controllo della Corte dei Conti e in
più anche una commissione interna di 5 membri a verifica di
tutte le azioni dell'azienda e della assemblea dei soci”.

Garanzie che non sembrano sufficienti ai pentastellati: “parliamo di un'azienda con 23 milioni di
debiti, che si dovrebbe fondere con Amag Ambiente che non si è ancora espressa però su questa
operazione (il 20 ottobre si dovrebbe avere il giudizio sulla fattibilità) per poi mettere in vendita il
49% delle quote. Insomma una operazione funambolica che detta i primi passi verso una
privatizzazione?!?”. Una visione di tutta la partita “Aral” che va al di là delle modifiche statutarie. E
che deve come sempre fare i conti con la necessità di “investimenti” per la gestione di un servizio,
importante poi come quello della filiera rifiuti. “A parte che questo è il modo in cui il pubblico ha
più controllo – risponde l'assessore Borasio – Ma comunque anche a me piace il pubblico,
ma mi sembra che ad Alessandria fino ad oggi non abbia fatto granché né troppo bene”.
Quello che conta è avere un servizio che funziona: “e sapete quanto costa fare il porta a
porta su tutto il territorio comunale? 10 milioni e mezzo. Chi li trova? Chi li ha? Non di certo il
pubblico. E per rimettere a posto questa società servono soldi, serve una iniezione di
risorse....che oggi il pubblico non è in grado di garantire”. E che forse invece può arrivare dal
privato.

Diversa la posizione del Pd. La giunta prima e il Consiglio


comunale poi bocciano l'emendamento presentato dal
vicepresidente Enrico Mazzoni che chiedeva la presenza di
un rappresentante della minoranza del Comune di
Alessandria tra i membri della commissione di controllo
analogo. Un emendamento che avrebbe stravolto le modifiche
statutarie che sono state votate così anche dagli altri comuni
soci di Aral. Ma soprattutto – visto che ancora non si conosce la
divisione dei membri tra il Comune alessandrino che ha il 94%
delle quote, i piccoli Comuni che hanno il restante 6% e forse
anche la rappresentanza di Atogra – una decisione del
genere “spetta alla assemblea dei soci Aral e non al
Consiglio comunale di Alessandria. Anche perché il rischio
è che nel comitato di controllo la maggioranza finisca 'in minoranza'”. Solo un caso
permetterebbe di accogliere questa richiesta: che Alessandria ottenesse 4 membri su 5. Poco
probabile. Si accosta invece alla linea dell'assessore Borasio il capogruppo Paolo Berta, d'accordo
sulla necessità di “non sprecare più risorse pubbliche ma di individuare privati che facciano gli
interessi generali”.

Una strada ancora lunga e tutta in salita quella di Aral che la giunta di Cuttica di Revigliasco dovrà
affrontare, che però vede una “iniezione di fiducia” da parte delle forze di maggioranza nel
lavoro portato avanti dall'assessore Paolo Borasio. “Fiducia” insomma. Che dimostra anche
Emanuele Locci, capogruppo di Alessandria Migliore nel votare favorevolmente le modifiche allo
Statuto, pur non condividendo invece la strada intrapresa in generale su tutto il percorso per
“salvare” Aral. Una linea più dura quella che avrebbe preferito Locci “verso i comuni sedi di
discarica ai quali forse se non si fosse concesso il contributo di solidarietà, si fosse puntato ad
ottenere un innalzamento della discarica e non si fossero considerati come creditori
privilegiati....forse Aral si poteva salvare con le sue gambe”. Per ora resta su delle “stampelle” in
attesa di essere rimessa in piedi.
9/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it
Aral: ritorno “in house” e controllo analogo le modifiche allo Statuto, in attesa del parere di Amag sulla fusione
E' l'assessore Paolo Borasio ad aver presentato le modiche statutarie per Aral in commissione.
Ritorno “ufficiale” all'attività “in house” che non esercitava più da tempo, operando verso terzi ben
oltre le percentuali concesse per legge. E la creazione di una commissione di 5 membri per il
“controllo analogo”. Modifiche che non convincono del tutto M5S
e Pd....
ALESSANDRIA - Resta “bollente” il clima intorno ad Aral,tanto
che anche le modifiche allo statuto della societàfanno
discutere in commissione Ambiente congiunta con la Bilancio,
dove l'assessore Paolo Borasio le presentate. Un passaggio che
ha due ordini di ragioni: la prima riguarda il riportare “sulla
retta via” l'attività di Aral, “che da anni non opera più 'in
house providing', ma che ha svolto il servizio verso terzi per
percentuale di gran lunga superiori rispetto a quelle
concesse per legge (20% verso terzi e 80% verso comuni soci,
ndr)”. Oggi l'azienda di smaltimento rifiuti è tornata ad una
gestione 'in house' dei rifiuti, ma non “ufficialmente”, ovvero
senza avere un contratto di servizio e quindi un affidamento
formale da Atogra.

Una modifica che guarda già oltre: alla fusione per incorporazione in Amag Ambiente che è
presente nel piano di concordato. E su questo si sta attendendo il giudizio contabile proprio di
Amag Ambiente (che dovrebbe arrivare il 20 ottobre), per ragionare sulla fusione “di due società in
house, che darebbero vita ad un nuovo soggetto (anch'esso in house) sotto Atogra con
un fatturato stimato sui 25 milioni che quindi fa prospettare un introito da terzi (per una
percentuale del 20%) di 5 milioni”. Che non sono bruscolini. Tutto “garantito” da una
commissione di “controllo analogo” che rappresenta l'altra importante modifica allo statuto, oltre
al capitale sociale “interno” che deve restare agli enti soci.

“Sarebbero anche buone modifiche....se non si parlasse di Aral, oggi in concordato e con 23
milioni di debiti. Il timore è che siano i primi passi verso una
privatizzazione....forse sarebbe meglio attendere il parere di
Amag Ambiente prima di procedere a questi cambiamenti” sono
le parole di dubbio del capogruppo del Movimento 5 Stelle
Michelangelo Serra. A cui si affiancano le “presunte
contraddizioni” secondo Enrico Mazzoni del Partito
Democratico rispetto a quanto prospettato in passato
dall'amministrazione per il futuro di Aral con “possibile vendita
del 49% delle quote a privati....”: allora perché mettere che il
capitale deve restare “interno”?

In realtà “il controllo analogo è solo a vantaggio del


pubblico!” sono state le parole di risposta dell'assessore.
Anche il ragioniere capo Antonello Paolo Zaccone ha
parlato di “controllo stringente sulla gestione da parte dei comuni soci” che in questa fase
porta una serie di garanzie, “soprattutto considerando che oggi si è in concordato e che Aral non ha
un bilancio 2017”.

Convinto, Mazzoni chiede allora “come saranno ripartiti i 5 membri di questa commissione di
controllo, tra comune, piccoli comuni....e se l'ente fosse disponibile a far entrare anche un
membro di minoranza”. Ma la ripartizione è ancora tutta da decidere, dallo stesso Atogra che
potrebbe volerne far parte....”comunque da parte mia nessun problema a questa ipotesi” ha risposto
Borasio. Un “impegno” che una volta passate le modifiche statutarie non è comunque “nero
su bianco” sulla carta....da qui in commissione l'astensione dei commissari di minoranza. Ora si
vedrà cosa deciderà il Consiglio comunale, chiamato ad esprimersi.
5/10/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Ancora guai giudiziari per la “vecchia” Aral


L'ex direttore di Aral, Bocchio, e l'imprenditore alessandrino Bonanno andranno a processo per
smaltimento abusivo di rifiuti conferiti negli impianti dell’azienda
tra il 2011 e il 2012
CRONACA – Ancora guai giudiziari per Aral, “vecchia”
gestione: da un troncone dell'inchiesta Triangolo, che vede
imputati diciannove persone (qui la cronaca dell'ultima udienza)
la procura distrettuale di Torino ha avviato un procedimento a
carico di Piercarlo Bocchio, ex direttore Aral, gli imprenditori
Valerio Bonanno, della Sap di Alessandria, Giambattista Sava,
bergamasco, e Bruno Bella, monzese.
Dall'inchiesta, condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza,
negli impianti Aral sarebbero stati conferiti rifiuti, provenienti
dalle ditte degli imprenditori, ai quali vennero cambiati i
codici Cer, quelli che identificano la tipologia del rifiuto. Questa
operazione avrebbe consentito un risparmio notevole per le
aziende, di oltre 700 mila euro.
L'udienza preliminare, che ha disposto il rinvio a giudizio, si è tenuto a Torino. Il processo verrà
tuttavia celebrato ad Alessandria, a partire dal 13 gennaio 2020.
4/10/2018
Redazione - redazione@alessandrianews.it

Aral: discarica di Solero "sorvegliata". Intanto "richiesta d'urgenza" per la ripresa della raccolta del verde
Dopo il raid alla discarica di Solero si è deciso per un monitoraggio continuo del sito 24 ore su 24 da
parte di un istituto di vigilanza privata. In commissione consiliare l'assessore Paolo Borasio ha dato
aggiornamenti anche sulla raccolta del verde che è ancora sospesa. Dalla Provincia richiesta
provvisoria ma di urgenza per utilizzare altre due aree della
discarica di Castelceriolo
ALESSANDRIA - Ormai Aral è davvero “sorvegliato
speciale”: dopo gli incedi dei mesi estivi alla discarica di
Castelceriolo (dove si sospetta l'origine dolosa) e il raid alla
discarica di Solero nella notte di pochi giorni fa si è dovuto
procedere ad un servizio con vigilanza 24 ore su 24 per
monitorare i due siti. La decisione di una sorveglianza privata
continua a Solero è stata determinata dalla messa “sotto
attacco” del sito dove sono stati distrutti e saccheggiati uffici,
capannoni, attrezzature. E anche “dati sensibili” dei computer e
le registrazioni delle 8 telecamere di sorveglianza oltre ai sensori
posti a perimetro della discarica che segnalano gli
ingressi. “Dati sensibili che erano solo su quei server? O
che magari potrebbero non essere andati totalmente distrutti se ce ne fossero delle copie
nella sede centrale di Aral, quella di Castelceriolo”, come ha chiesto il vicepresidente del
consiglio comunale Enrico Mazzoni.

Il dubbio, venuto per primo all'assessore comunale Paolo Borasio che ha dato comunicazione di
quanto accaduto in commissione Ambiente, è che “non si tratti di un furto. Sebbene come forma
di depistaggio siano state saccheggiate le macchinette di alimenti e bevande all'interno degli
uffici, per un totale di 3 euro in monetine”. 30 mila euro di danni, di cui oltre 10 mila per la
Koster, che in quella discarica aveva diversi mezzi. Ora le vere domande sono: chi e perché?
Ma a dare queste risposte ci sono le indagini in corso da parte dei Carabinieri.

Perché per Aral questi sono giorni “caldi” anche sul fronte amministrativo: si deve procedere al
rinnovo del Consiglio di Amministrazione (l'assemblea potrebbe essere fissata i primi di
ottobre) e alla nomina del nuovo direttore, individuato dai maggiori creditori all'interno del piano di
Concordato. Intanto i due rappresentanti del Comune di Alessandria nel CdA (il terzo spetta agli
altri Comuni soci in Aral) ci sono: il primo cittadino ha firmato nella giornata di lunedì 17
settembre i due decreti. I nomi sono quelli di Angelo Marengo e Fabio Quirico.

Problemi su problemi che si concatenano creando disagi


anche ai servizi offerti da Amag Ambiente. Uno su tutti è
quello della raccolta del verde nei sobborghi che è ancora
sospesa. “Quando riprenderà? - ha chiesto Mazzoni
(Pd) all'assessore Borasio – Quale è ancora il nesso con
l'incendio divampato a Castelceriolo ad agosto?”. A dare
qualche risposta è stata una riunione in Aral proprio nella
giornata di lunedì, come è stato riportato da Paolo Borasio. “La
zona di stoccaggio del verde è vicino a dove si sono
sviluppati i focolai degli incendi. Quindi si è deciso di non
lasciare il verde, che è infiammabile, in quella posizione”. E'
stato pertanto smaltito il cumulo che c'era, ma per ora non è
possibile conferire nuovamente lì. La raccolta dovrebbe
comunque riprendere in breve tempo grazie ad una “richiesta di urgenza”, ovviamente
provvisoria, da parte della Provincia per poter utilizzare come zona di stoccaggio, gestione e
lavorazione del verde “le due aree 19 e 20”.
19/09/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Aral: discarica di Solero "sorvegliata". Intanto "richiesta d'urgenza" per la ripresa della raccolta del verde
Dopo il raid alla discarica di Solero si è deciso per un monitoraggio continuo del sito 24 ore su 24 da
parte di un istituto di vigilanza privata. In commissione consiliare l'assessore Paolo Borasio ha dato
aggiornamenti anche sulla raccolta del verde che è ancora
sospesa. Dalla Provincia richiesta provvisoria ma di urgenza per
utilizzare altre due aree della discarica di Castelceriolo
ALESSANDRIA - Ormai Aral è davvero “sorvegliato
speciale”: dopo gli incedi dei mesi estivi alla discarica di
Castelceriolo (dove si sospetta l'origine dolosa) e il raid alla
discarica di Solero nella notte di pochi giorni fa si è dovuto
procedere ad un servizio con vigilanza 24 ore su 24 per
monitorare i due siti. La decisione di una sorveglianza privata
continua a Solero è stata determinata dalla messa “sotto
attacco” del sito dove sono stati distrutti e saccheggiati uffici,
capannoni, attrezzature. E anche “dati sensibili” dei computer e
le registrazioni delle 8 telecamere di sorveglianza oltre ai sensori
posti a perimetro della discarica che segnalano gli ingressi. “Dati sensibili che erano solo su quei
server? O che magari potrebbero non essere andati totalmente distrutti se ce ne fossero
delle copie nella sede centrale di Aral, quella di Castelceriolo”, come ha chiesto il
vicepresidente del consiglio comunale Enrico Mazzoni.

Il dubbio, venuto per primo all'assessore comunale Paolo Borasio che ha dato comunicazione di
quanto accaduto in commissione Ambiente, è che “non si tratti di un furto. Sebbene come forma
di depistaggio siano state saccheggiate le macchinette di alimenti e bevande all'interno degli
uffici, per un totale di 3 euro in monetine”. 30 mila euro di danni, di cui oltre 10 mila per la
Koster, che in quella discarica aveva diversi mezzi. Ora le vere domande sono: chi e perché?
Ma a dare queste risposte ci sono le indagini in corso da parte dei Carabinieri.

Perché per Aral questi sono giorni “caldi” anche sul fronte amministrativo: si deve procedere al
rinnovo del Consiglio di Amministrazione (l'assemblea potrebbe essere fissata i primi di
ottobre) e alla nomina del nuovo direttore, individuato dai maggiori creditori all'interno del piano di
Concordato. Intanto i due rappresentanti del Comune di Alessandria nel CdA (il terzo spetta agli
altri Comuni soci in Aral) ci sono: il primo cittadino ha firmato nella giornata di lunedì 17
settembre i due decreti. I nomi sono quelli di Angelo Marengo e Fabio Quirico.

Problemi su problemi che si concatenano creando disagi


anche ai servizi offerti da Amag Ambiente. Uno su tutti è
quello della raccolta del verde nei sobborghi che è ancora
sospesa. “Quando riprenderà? - ha chiesto Mazzoni
(Pd) all'assessore Borasio – Quale è ancora il nesso con
l'incendio divampato a Castelceriolo ad agosto?”. A dare
qualche risposta è stata una riunione in Aral proprio nella
giornata di lunedì, come è stato riportato da Paolo Borasio. “La
zona di stoccaggio del verde è vicino a dove si sono
sviluppati i focolai degli incendi. Quindi si è deciso di non
lasciare il verde, che è infiammabile, in quella posizione”. E'
stato pertanto smaltito il cumulo che c'era, ma per ora non è
possibile conferire nuovamente lì. La raccolta dovrebbe
comunque riprendere in breve tempo grazie ad una “richiesta di urgenza”, ovviamente
provvisoria, da parte della Provincia per poter utilizzare come zona di stoccaggio, gestione e
lavorazione del verde “le due aree 19 e 20”.
19/09/2018
Giulia Boggian - giulia.boggian@alessandrianews.it

Alessandria
C'è davvero la "mafia" dietro i roghi alla discarica?
In Commissione consiliare si è tornati a parlare degli incendi alla
discarica di Castelceriolo, ben 3 nell'arco di un solo mese, con la
minoranza che si concentra sulle parole del sindaco, che aveva
mandato un messaggio deciso "non ci faremo intimidire e non
faremo fallire l'azienda". Aral fa gola a molti, come l'inchiesta di
Brescia testimonia
ALESSANDRIA - In principio ci fu l'inchiesta del tribunale di
Brescia, non ancora giunta a conclusione, sul traffico di rifiuti
che dal sud arrivò sotto traccia alla discarica di
Castelceriolo, senza che nessuno ancora oggi sia in grado
di spiegare con precisione alla cittadinanza cosa sia stato conferito in quel periodo in
discarica.

Poi, questo agosto, sono arrivati danneggiamenti e tentativi di furto sospetti a ben 3 pale
meccanicheutilizzate all'interno dello stabilimento, rese inutilizzabili,tanto che non si sono potute
impiegare neanche per tentare un salvataggio straordinario dei rifiuti che hanno preso fuoco, a
più riprese, nell'arco di un solo mese.

A indagare su questi furti e incendi sospetti dovrà essere la magistratura, ma per ora gli elementi
che lasciano perplessi sono diversi, come emerso durante la Commissione Consiliare tenutasi
a Palazzo Rosso, alla presenza dei vertici dell'azienda Aral (l'ex prefetto e oggi
presidente Giacchetti e l'ingegner Biolatti), l'assessore all'ambiente Borasio e Maffiotti, direttore
di Arpa.

Il sindaco nelle ore immediatamente successive al


secondo incendio, quello più esteso, che ha reso
inutilizzabile l'impianto di triturazione dell'azienda,
aveva parlato di "intimidazione mafiosa", sottolineando
la volontà di tenere duro e non cedere all'idea di far fallire
l'azienda. Gli elementi per ora noti sono il fatto che è
molto difficile che gli incendi si siano sviluppati per
autocombustione, specialmente in un luogo
aperto, come ha sottolineato Maffiotti, e che i cumuli di
rifiuti (lì presenti in qualità superiore a quella
consentita, per l'accumulo di conferimenti da Genova
che, in attesa della nuova vasca per il conferimento, non
si sapeva come smaltire) hanno bruciato tutti insieme,
facendo supporre un vero e proprio innesco in più
punti, quindi un'origine dolosa.

Peraltro, come sottolineato dal direttore di Arpa,


esistono metodi d'innesco che possono attivarsi
anche dopo ore o giorni, rendendo così difficilissimo
risalire alle cause, specie se poi l'incendio si
diffonde finendo per distruggere eventuali prove (e il
fatto che gli stessi rifiuti si siano riaccesi più volte può far
propendere per questa ipotesi).

Al centro dell'inchiesta ci potrebbero essere anche i collegamenti fra il conferimento illegale di rifiuti
su cui indaga il tribunale di Brescia e quanto sta accadendo oggi. Come sottolineato da più parti
durante la Commissione sono evidenti gli interessi intorno all'eventuale fallimento di Aral,
ancor più probabile dopo i danni economici che gli incendi hanno prodotto (per i macchinari
distrutti, ma soprattutto per i costi di smaltimento più che raddoppiati visto che ciò che è bruciato
andrà trattato come rifiuto speciale e i soldi che saranno necessari per bonificare l'area). Se
l'azienda dovesse fallire (per ora si trova in regime di concordato), la possibilità per qualche
privato di acquistarla a buon mercato sarebbe alta, e una discarica può far gola a molti, visto il
business che il traffico di rifiuti porta con sé.
5/09/2018
Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it
Comune: "Nessun 'inside job', per Aral l'incendio è un grave danno". E Arpa spiega le procedure di soccorso
L'assessore Borasio si reca in visita all'ospedale dove si trova ricoverato un volontario della
protezione civile, intossicato mentre si prodigava per limitare i danni: "denunceremo chi sui social ha
accusato si sia trattata di una messinscena". I resti dell'incendio dovranno essere bonificati e smaltiti
come rifiuti speciali, con costi più alti
ALESSANDRIA: "Un grazie sentito a questo volontario della
protezione civile che per prestare aiuto ad Araldurante
l'incendio è rimasto intossicato. Oggi sono andato a
trovarlo per portargli i saluti e ringraziarlo a nome
dell'amministrazione comunale. Grazie Giuseppe Aldo
Coscia!"

Con un post su Facebook l'assessore all'ambiente Paolo


Borasio ha voluto ringraziare chi, durante l'incendio avvenuto
alla discarica di Castelceriolo, ha rischiato la propria salute
per salvare l'azienda. Nella giornata di ieri ha però speso parole
di stima anche rivolte ai dipendenti: "bisogna riconoscere
l'impegno straordinario di tanti dipendenti, che
nell'immediatezza dell'incendio, pur senza gli adeguati presidi di sicurezza, hanno dato tutto
per aiutare a limitare i danni".

Venerdì 24 agosto presso la sede dell'Arpa (l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), il
direttore Alberto Maffiotti e l'assessore Borasio hanno tenuto un lungo incontro per ritorare
sulla vicenda dell'incendio, chiarire i dubbi di tanti cittadini sul funzionamento dei
soccorsi,tranquillizzare la cittadinanza in merito alle procedure adottare, spiegare come
avvengono i rilievi alla ricerca di agenti inquinanti, e fare anche chiarezza sui prossimi passaggi
di questa intricata vicenda: "intanto possiamo confermare che è stato aperto un fascicolo in
Procura in merito all'incendio - sottolinea l'assessore Borasio - e faremo tutto il possibile per
trovare i responsabili. Ci sono persone che sui social networks hanno accusato il Comune e
l'Aral di aver provocato l'incendio, così da 'far posto in discarica' o non doversi più preoccupare
per lo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di sciocchezze immense, e siamo pronti a denunciare chi ci
ha calunniati così. Per l'azienda l'incendio è stato un grave
danno. I rifiuti lì contenuti e bruciati sono diventati rifiuti
speciali, che andranno stoccati, contestualmente a
un intervento di bonifica da parte di Arpa, al costo di 200
euro a tonnellata, rispetto alle cifre 'standard' che vengono
pagare per lo smaltimento, che nel caso di rifiuti indifferenziati si
aggirano intorno ai 140 euro".

Il danno per l'azienda potrebbe pertanto essere ben superiore


al milione di euro, un altro duro colpo per una realtà già in
evidente difficoltà.

Intanto l'occasione dell'incontro con i giornalisti è servita anche


per ripercorrere i passaggi legati all'avvio della macchina
dei soccorsi durante la notte, e tornare a sottolineare
come non si siano corsi reali pericoli per i cittadini, e il giro
fatto per allertare di tenere le finestre chiuse e i condizionatori
spenti sia stata una precauzione, adottata in alcune zone, più
esposte, e in altre no, non per mancanza di attenzione ma perché non esisteva la necessità di
farlo.

Alberto Maffiotti, direttore di Arpa, spiega come siano andate le cose: "le squadre per allertare la
popolazione sono partire alle 22.30 circa, vale a dire un'ora e 45 minuti dopo l'avvio
dell'incendio. Si tratta di tempi 'tecnici' legati alle procedure che vengono seguite. Dopo l'allarme
i Vigili del Fuoco si sono recati sul posto in 15-20 minuti, e immediatamente dopo arriviamo
noi, non appena veniamo allertati. Il nostro personale si reca sul posto e inizia i rilievi sulla qualità
dell'aria. I tempi per essere operativi, considerando che il nostro personale è in reperibilità, sono di
circa un'ora dalla chiamata, spesso riusciamo ad arrivare anche prima".

"I primi rilievi servono a misurare la concentrazione di sostenze organiche nell'aria, senza
poterne ancora valutare il contenuto. Vengono presi campioni d'aria e poi si fanno analizzare, in
modo da individuare i diversi componenti, che quando si sviluppa un incendio possono essere
molteplici e anche molto pericolosi. In questo caso, essendo bruciati rifiuti indifferenziati, stabilire
cosa si sarebbe sviluppato a priori era impossibile, proprio per la varietà delle reazioni chimiche
in corso" hanno spiegato i tecnici di Arpa.

Il secondo aspetto da stimare in tempi brevi è poi quello


legato alle previsioni meteo, per capire dove il fumo
potrà andare e allertare i cittadini per tempo. "Noi
utilizziamo Twitter" - spiegano dall'Arpa - ma servono
anche altri canali per raggiungere la
popolazione. Tutte le info venivano messe anche sul
nostro sito. Se ci fosse stato un pericolo maggiore i
passaggi con le auto e i megafoni sarebbero stati
ancor più intensi, fino ad arrivare al passaggio casa per
casa".

"L'indicazione di tenere le finistre chiuse è


precauzionale, per evitare il più possibile l'esposizione a sostanze che ancora non si conoscono. I
pericoli sono sempre dati da un mix di pericolosità dei gas e da tempo
dell'esposizione. L'odore da solo non basta a dare indicazioni: ci possono essere sostanze
pericolossissime inodore e altre che si percepiscono molto, ma magari sono meno dannose. I filtri
dei condizionatori, se questi sono accesi, si possono impregnare delle sostanze, finendo per
rilasciarle nelle case anche nei giorni successivi e questo può essere pericoloso, perché allunga i
tempi di esposizione".

"Nessun problema invece per i prodotti degli orti, che possono essere consumati
tranquillamente, a patto di lavarli con cura, magari con un po' di bicarbonato". Questo però -
sottolineano da Arpa - le verdure non si impregnano dei gas, al massimo si possono formare piccoli
strati di polveri, e quelle vanno lavate via. Ma sono più pericolose spesso le sostanze chimiche
utilizzare per accendere i fuochi per le grigliate, e che poi si depositano sulla carne".
25/08/2018
Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it

Opinioni
Crisi Aral: causata da scelte sbagliate nella gestione dei rifiuti
Le difficoltà e le criticità dell'azienda partecipata dai 32 comuni dell'alessandrino, tra cui Alessandria
e Valenza, erano note da tempo e dipendono, in larga misura, dalle scelte di indirizzo politico-
amministrative prese, o non adottate, almeno, negli ultimi dieci anni
OPINIONI - Ogni valutazione sulla situazione della società Aral
non può prescindere, è doveroso premetterlo, dalle decisioni e
dagli elementi di chiarezza che la Magistratura dovrà prendere ed esplicitare - auspichiamo il prima
possibile - sui fatti denunciati e le eventuali responsabilità che sono oggetto dell’indagine in corso.
Ciò detto è opportuno rilevare che le difficoltà e le criticità dell’azienda partecipata dai 32 comuni
dell’alessandrino, tra cui Alessandria e Valenza, erano note da tempo e dipendono, in larga misura,
dalle scelte di indirizzo politico-amministrative prese, o non adottate, almeno, negli ultimi dieci anni.

E’ già stato evidenziato come, un po’ paradossalmente, i risultati del periodo sottoposto a indagine e
che fa riferimento alla gestione del nuovo CdA - iniziata nell’autunno del 2014 e pienamente
operativa negli anni 2015 e 2016 - siano, per diversi aspetti, significativamente migliori se messi a
confronto con il periodo precedente; in particolare con gli anni 2013 e 2014. Infatti, se il totale dei
rifiuti trattati nei due bienni sostanzialmente si equivale (1), le tonnellate conferite nella discarica di
Solero, che nella prima fase hanno, con scarsa lungimiranza, fortemente ridotto e compromesso le
previsioni della sua durata, nei due anni seguenti vengono più che dimezzate (2). Mentre a bilancio
le entrate, per effetto di un significativo aumento delle tariffe a carico dei conferitori esterni - pubblici
e privati che hanno rappresentato oltre i due terzi del totale - crescono negli ultimi due esercizi di
quasi 13 milioni di euro (3), permettendo di ridurre di circa 8 milioni l’indebitamento della società che,
a fine 2014, risultava superiore ai 20 milioni. Qui l’indagine della Procura dovrà chiarire se è come
questi risultati, ufficialmente presentati e validati come positivi, siano stati inficiati da comportamenti
in contrasto con le normative, i regolamenti e le leggi ambientali e, nel caso, sanzionare i
responsabili.

Aral perde la caratteristica di società in ‘house’


Per quanto riguarda la gestione della filiera dei rifiuti urbani va ricordato che la precedente giunta di
centrodestra del Comune di Alessandria (2007-2012) non ha solo modificato il sistema della
raccolta, riportando i cassonetti sulle strade e vanificando i positivi risultati raggiunti dalla raccolta
‘porta a porta’, ma è anche strutturalmente intervenuta nella fase di smaltimento, potenziando gli
impianti di Aral per il trattamento, in particolare, dei rifiuti indifferenziati. Operazione realizzata con il
supporto degli istituti di credito che ha indebitato pesantemente l’azienda e condizionato per anni la
sua attività, mentre alcune scelte, come il raddoppio della linea per il CDR (4), mai entrata in
funzione, sono risultate sbagliate. Così la società che sino al 2007 trattava e smaltiva in ‘house’ i
rifiuti dei soli comuni soci e, per effetto del crescere, qualitativo e quantitativo, della raccolta
differenziata, progressivamente riduceva i conferimenti nella discarica di Mugarone-Pecetto, si è
aperta al trattamento dei rifiuti indifferenziati provenienti al di fuori della provincia. Per saturare i
nuovi impianti i conferimenti esterni sono rapidamente cresciuti sino a raggiungere il 70% del totale,
vanificando il carattere in ‘house’ dell’azienda. Una situazione molto spinta, complessa e
impegnativa da governare per mantenere i costi in equilibrio e iniziare a ridurre l’indebitamento.
Diventata critica dopo il 2010 per i mancati trasferimenti del Comune capoluogo e azzardate
operazione di factoring non suffragate da delibere, dello stesso Ente, con Barclays Bank che ne
hanno ulteriormente accresciuto i debiti (5). Quando, nell’ottobre del 2014, viene eletto il nuovo CdA
l’Aral è sull’orlo del fallimento, con un deficit di esercizio di oltre due milioni e debiti, a lungo e a
breve termine, di decine di milioni. Per evitare di portare i libri in tribunale, come era successo l’anno
prima con Amiu, ai comuni soci non è restato che mettere a disposizione un milione per ripristinare il
capitale della società.
La immotivata chiusura del nuovo impianto per il
compostaggio
La decisione di abbandonare la raccolta domiciliare, adottata dalla giunta comunale di centro destra
dopo il 2007, non ha, però, solo abbattuto la percentuale della raccolta differenziata, ma peggiorato
la qualità dei materiali raccolti e, in particolare, quella dell’organico, che rappresenta oltre un terzo
dei rifiuti urbani. Quest’ultimo elemento costituisce, probabilmente, una delle ragioni che ha indotto
la società Aral a chiudere e non più utilizzare l’impianto per la produzione di ‘compost’, inaugurato
nel marzo 2007 a Castelceriolo, costato oltre 5,5 milioni di euro, finanziato per 1,4 milioni dalla
Regione e il resto dal Consorzio alessandrino, cioè dalle tariffe dei cittadini. Un fatto, sin qui, poco
rilevato, mai ufficialmente comunicato, forse perché la decisione di rinnovare il vecchio impianto di
compostaggio fu anche il frutto della mobilitazione dei ‘Comitati della Fraschetta’ che ne
contestavano i miasmi legati al cattivo funzionamento. Ricordo che, nel giorno della presentazione al
pubblico del nuovo e moderno impianto, la Provincia promosse un convegno sulla valorizzazione del
‘compost di qualità’ con i principali esperti del settore e il pieno sostegno della Regione. D’altronde,
nell’utilizzo del ‘compost’, la provincia di Alessandria era stata in Piemonte la realtà nella quale più si
era praticata la collaborazione con le associazioni degli agricoltori e l’impianto era considerato
strategico dal Piano regionale dei rifiuti urbani. Una pratica positiva con un naturale e potenziale
sviluppo la cui interruzione avrebbe dovuto essere meglio e più chiaramente motivata.

Mancata la chiusura del ciclo tra raccolta e smaltimento


Quando, nei primi mesi del 2007, il Comune di Alessandria fu tra le prime città capoluogo di
provincia a superare in Italia il 50% nella raccolta differenziata - e il ‘porta a porta’ non aveva ancora
interessato tutti i sobborghi - sarebbe bastato, per chiudere il ciclo della gestione dei rifiuti, trasferire
una parte dei lavoratori di Aral, diventati in eccesso per la minore quantità dei rifiuti indifferenziati da
trattare, in Amiu, adibendoli alle attività legate al riciclo dei materiali e all’estensione della raccolta
domiciliare. Una situazione ampiamente prevedibile che avrebbe dovuto essere governata dalla
politica attraverso un processo di graduale osmosi per tendere, poi, all’unificazione delle due
aziende. Entrambe pubbliche e in ‘house’, a servizio dei soli 32 comuni del Consorzio. Oggi, molto
probabilmente, proseguendo la gestione lungo questo indirizzo, i cittadini di Alessandria
pagherebbero il servizio dei rifiuti attraverso una più giusta ed equa ‘tariffa puntuale’. E la discarica
di Solero-Quargnento avrebbe ancora davanti numerosi anni di attività prima di esaurire il suo
compito, risultando l’ultima discarica del Consorzio. Al contrario e al di là delle risultanze della
Magistratura, dovranno fare i conti con una realtà, quella di Aral, sovradimensionata negli impianti,
per anni indebitata, di difficile gestione e, soprattutto, bisognosa per la sua attività di nuove aree da
adibire a discarica per rifiuti indifferenziati provenienti, in massima parte, da fuori provincia.

Resistenze trasversali alla raccolta ‘porta a porta’


Non sarebbe però corretto addebitare la responsabilità di questa
situazione unicamente alle scelte politico-amministrative del centrodestra. E’ stata presente in
provincia e tuttora, almeno in parte, permane, una resistenza ai moderni indirizzi di gestione dei
rifiuti rappresentati dalla raccolta domiciliare, dal riciclo dei materiali e dalla conseguente tariffa
puntuale, in favore dell’impianto di incenerimento e della centralità della discarica. Una posizione
assolutamente trasversale alle forze politiche che, in particolare, nel Consorzio più grande, quello
novese, tortonese, ovadese e acquese, ha, sin qui, reso impossibile il raggiungimento di efficaci
risultati sia nella percentuale della differenziate che nella riduzione della quantità di rifiuti. Si può
affermare che in provincia di Alessandria solo il Consorzio casalese si sia affrancato da questa
propensione inattuale e sia con i risultati in linea con i migliori consorzi della regione. Ho letto che il
nuovo sindaco di Alessandria ha come obiettivo quello della ‘tariffa puntuale’, bene, ma ciò
presuppone il preventivo ritorno in tutto il Comune della raccolta domiciliare. Non mi meraviglierei,
però, se, di fronte alle difficoltà che la vicenda Aral presenta e alla necessità di individuare presto le
aree di una nuova discarica, nell’amministrazione alessandrina qualcuno tornasse a proporre, come
soluzione che tutto risolve e semplifica, quella dell’inceneritore. Un’operazione che il Piano
provinciale dei rifiuti, già nel 2008, dimostrò non adeguata per le quantità provinciali
dell’indifferenziato e che oggi è ancor più improponibile dopo la messa in funzione dell’impianto del
Gerbito nel Comune di Torino che, per potenza e dimensione, basta e avanza per le necessità
dell’intero Piemonte.
(1) I rifiuti trattati nel periodo 2013/2014 ammontano a 626.228 tonnellate; quelli trattati negli anni
2015/2016 risultano essere pari a 614.166 tonnellate.
(2) Le tonnellate conferite nella discarica di Solero negli anni 2013/2014 sono 285.620; quelle
conferite negli anni 2015/2016 sono pari a 130.256 tonnellate.
(3) Le entrate degli anni 2013/2014 sono state in totale pari a 42.594.879 mln, mentre quelle degli
anni 2015/2016 pari a 55.362.426 mln.
(4) CDR: Combustibile da rifiuti; costo della linea stimato in almeno un milione di euro.
(5) Debito accertato dai commissari dell’Osl in 745 mila euro.
29/09/2017
Renzo Penna - redazione@alessandrianews.it

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