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I raggi alfa, a causa della loro carica elettrica, interagiscono fortemente con la materia e quindi vengono facilmente assorbiti dai
materiali e possono viaggiare solo per pochi centimetri nell'aria. Possono essere assorbiti dagli strati più esterni della pelle umana e
così generalmente non sono pericolosi per la vita a meno che la sorgente non venga inalata o ingerita. In questo caso i danni
sarebbero invece maggiori di quelli causati da qualsiasi altra radiazione ionizzante. Se il dosaggio fosse abbastanza elevato
comparirebbero tutti i sintomi tipici dell'avvelenamento da radiazione.
Nel 1909 Ernest Rutherford con i suoi assistenti Hans Wilhelm Geiger e Ernest Marsden, sfruttò le proprietà delle particelle alfa per
confermare i suoi studi sugli atomi[1]. Egli misurò l'angolo con cui veniva riflesso un fascio di queste particelle da parte di una lamina
d'oro sottile (spessa 0,00004 cm, contenente circa 1400 atomi) e trovò che solamente una piccola percentuale di queste particelle (1
su 20.000) veniva riflessa con un angolo maggiore di 90°. Erano queste le particelle che colpivano i nuclei, mentre le altre
continuavano linearmente il loro spostamento: questo mostra come il raggio di un atomo (distanza nucleo-elettrone) sia circa 10 000
volte superiore del raggio del singolo nucleo (protoni e neutroni).
Questo esperimento cambiò la visione dell'atomo che si aveva all'epoca (il modello atomico di Thomson detto anche modello a
panettone) nel nuovo modello detto, appunto, modello atomico di Rutherfordche, a sua volta, costituì la base per il modello proposto
da Niels Bohr nel 1913 (modello atomico di Bohr)[2].
Note
1. ^ Multimedia Service, Al cuore della materia, su asimmetrie.it. URL consultato il 23 settembre 2017.
2. ^ G.Valitutti, M.Falasca, A.Tifi, A.Gentile, Chimica: concetti e modelli, su ebook.scuola.zanichelli.it. URL consultato il 3
aprile 2018.
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