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Servizio

Definizione
È una prestazione lavorativa o professionale che compie un soggetto a favore di chi la richiede. Tale
prestazione dà luogo ad un’esperienza che, come tale, viene valutata soggettivamente.

Caratteristiche del servizio: Intangibilità, inseparabilità, eterogeneità e deperibilità.

1. Intangibilità
Caratteristica distintiva dei servizi per cui essi non possono essere toccati o provati allo stesso modo
dei beni materiali.
Problemi di marketing
 Mancanza di scorte: impossibile immagazzinare le scorte in previsione di picchi di domanda.
La soluzione può la multilocation
 Mancanza di brevetti: alcuna tutela legale tramite brevetti. La soluzione può essere la
creazione di una forte immagine di marca.
 Difficoltà comunicative: nel comunicare i benefici senza che i clienti li possano vedere in
anticipo. La soluzione può essere il ricorse a fonti di informazione personale (amici e parenti)
e la “tangibilizzare” il servizio attraverso elementi concreti (arredamento hall di un hotel).

2. Inseparabilità
Si riferisce al fatto che i beni vengono prima prodotti, poi immagazzinati, venduti e infine consumati;
nel caso dei servizi, tutte queste fasi avvengono contemporaneamente.
Problemi di marketing
 Coinvolgimento fisico del fornitore del servizio: può influenzare il giudizio complessivo del
cliente. La soluzione è la selezione e una migliore preparazione del personale di contatto.
 Partecipazione del cliente al processo di produzione: con il rischio che esso posso
compromettere l’efficienza del servizio stesso (congestionamento dei servizi pubblici). La
soluzione è lo sviluppo di strategie di gestione del cliente, ad es. i sistemi di prenotazione.
 Difficoltà della produzione in serie: non è possibile produrre servizi in massa, ma un fornitore
è spesso costretto a produrne una quantità limitata. La soluzione è l’impiego delle strategie
di multi-localizzazione (es. sedi distaccate, replicazione del servizio presso altre sedi.
Tuttavia, pericola di non uniformità della prestazione.

3. Eterogeneità
Si riferisce alla potenziale variabilità della prestazione del servizio, trattandosi di servizi prodotti da
persone.
Problemi di marketing
Il problema consiste nella difficoltà di raggiungere un livello standard e controllarne in seguito la
qualità. Le possibili soluzioni sono: la personalizzazione e la standardizzazione.
 Personalizzazione: sviluppo di un servizio su misura a seconda dei bisogni di ciascun cliente.
I rischi sono: il tempo di erogazione più lungo e il cliente potrebbe non essere disposto ad
attendere la completa erogazione; costi maggiori, il cliente può non accettare il prezzo più
alto; prestazione incerta in quanto ogni servizio sarà unico, il cliente può non accettare
questa incertezza.
 Standardizzazione: si può ottenere con una formazione intensiva e attraverso l’uso di
macchinari al posto delle persone. Tuttavia, può dimostrare un disinteresse nei confronti
del cliente e delle singole esigente. In realtà le due soluzioni non si escludono a vicenda.
4. Deperibilità
I servizi non posso essere accumulati e immagazzinati. Non è possibile costruire il servizio in un
posto diverso da dove viene erogato. Inoltre, è impossibile effettuare un controllo qualità.
Problemi di marketing
 Domanda superiore al massimo disponibile dell’offerta: ciò comporta lunghi tempi di attesa
e alto rischio di insoddisfazione del cliente. La soluzione è l’adozione di sistemi di
prenotazione per diluire il flusso di domanda e per permette all’impresa di conoscere in
anticipo la quantità di domanda. Se il cliente partecipa male all’erogazione della prestazione
creando ritardi, vanifica l’intento di tale strumento.
 Domanda superiore al livello ottimale dell’offerta: succede quando le imprese non sono
all’altezza di erogare un servizio per livelli superiori a quelli ottimali di offerta. La soluzione
è lo sviluppo di servizi complementari.
 Domanda inferiore al livello ottimale dell’offerta: ciò causa una sottovalutazione delle
risorse e un aumento dei costi operativi (es. momenti di bassa stagione). La soluzione può
essere lo sviluppo di domanda per periodi di scarso consumo e il pricing flessibile.
Quest’ultimo serve a ridurre la fluttuazione della domanda, proponendo ad esempio offerte
speciali, sconti gruppo o sconti per periodi di bassa stagione.

Diagnosi dei componenti del gap nella qualità del servizio

Gap 1: il gap della conoscenza


Differenza tra ciò che i clienti vogliono e ciò che i manager pensano che essi vogliano. Può essere
risolto con l’orientamento alla ricerca e la comunicazione verso l’alto (buttom-up) tra le alte sfere.
Invece, il gap si amplia in presenza di più livelli gerarchici con più livelli decisionali, lontani dal cliente.

Gap 2: il gap degli standard qualitativi


Anche se le aspettative del cliente sono state determinate, vi può essere un gap tra tali aspettative
e le reali specifiche di qualità del servizio. Infatti, non sempre la qualità è la priorità del management,
spesso orientato alla riduzione dei costi per massimizzare i profitti nel breve periodo.

Gap 3: il gap dell’erogazione


Dipende dalla capacità dei dipendenti di fornire il servizio nel modo in cui esso è stato concepito. Il
gap si ampia o si riduce in base: alla disponibilità o meno del dipendente di eseguire la prestazione,
all’inadeguatezza del dipendente nella posizione ricoperta, ai conflitti di ruolo (se si pensa
costantemente che vi siano incongruenze tra il servizio fornito e ciò che il cliente desidera),
all’ambiguità del ruolo (il dipendente non comprende l’obiettivo del suo lavoro), alla perdita di
controllo e al supporto inadeguato (dipendenti che non dispongono di giuste risorse per espletare i
compiti al meglio).

Gap 4: gap della comunicazione


Differenza tra il servizio che l’impresa promette di fornire e quello che fornisce realmente. Il gap si
amplia a causa della propensione ad esagerare le promesse o a causa della mancanza di
comunicazione orizzontale (ciò che è stabilito dalla sede spesso è ignoto o non realizzabile per le
filiali).
Modello SERVQUAL
È una metodologia studiata per misurare il giudizio dei clienti sulla qualità dei servizi, che permette
di confrontare le attese e le percezioni dell’utenza relativamente ad uno specifico servizio. Esso è
costituito da una serie di 22 domande che consentono di misurare la qualità percepita e le attese
ritenute dall’autore indispensabili per giudicare la qualità del servizio. Le dimensioni che
costituiscono lo scheletro della qualità del servizio:

1. Elementi tangibili (aspetto delle strutture fisiche, delle attrezzature e del personale)
2. Affidabilità (capacità di erogare il servizio promesso in modo affidabile e preciso)
3. Capacità di risposta (volontà di aiutare i clienti e di fornire il servizio con prontezza)
4. Capacità di rassicurazione (competenza e cortesia degli impiegati e relativa capacità di
ispirare fiducia e sicurezza)
5. Empatia (assistenza premurosa e personalizzata che viene riservata a clienti ed utenti)

L’alta standardizzazione del metodo, lo rende particolarmente interessante per la chiarezza delle
domande e delle risposte che fornisce sia per la possibilità di modificare con relativa facilità a
seconda del settore sotto esame; a causa della sua rigidità è tuttavia consigliabile utilizzarlo solo
dopo una preventiva analisi delle caratteristiche del servizio.

Le aspettative dei clienti

Tre tipologie di aspettative:


 Servizio previsto (quello che il cliente si aspetta gli verrà fornito);
 Servizio desiderato (quello a cui il cliente auspica ma sa che non gli verrà fornito);
 Servizio minimo (l’aspettativa minima tollerabile al di sotto della quale egli non è disposto
ad andare).
Zona di tolleranza: Differenza tra il servizio desiderato e quello adeguato, si espande/restringe a
seconda i fattori che la influenzano, ad es. il prezzo.

Fattori che influenzano la formazione delle aspettative sul servizio desiderato


1. Intensificatori permanenti del servizio: opinioni personali o influenzate da altri su come
dovrebbe essere erogato il servizio;
2. Bisogni personali del consumatore;
3. Promesse esplicite di servizio: promesse fatte dall’impresa;
4. Promesse implicite di servizio: che si basano su elementi tangibili o sul prezzo;
5. Comunicazioni tramite passaparola;
6. Esperienze pregresse.

Fattori che influenzano la formazione di un’opinione sul servizio ritenuto adeguato


1. Interessi transitori del servizio: come quando si ha già avuto un problema in passato e si è
più esigenti (riduzione zone di tolleranza);
2. Alternative di servizio percepite (tante più sono, tanto maggiore sarà la riduzione della zona
di tolleranza);
3. Ruolo di servizio auto-percepito: consapevolezza di aver fatto la propria parte del copione
durante l’erogazione del servizio;
4. Fattori situazionali che sfuggono al controllo del fornitore;
5. Servizio previsto.
Sistemi informativi sulla qualità del servizio
Si tratta di un processo di ricerca continuativo che fornisce ai manager i dati sulla soddisfazione del
cliente da utilizzare durante le fasi decisionali. Si tratta di sollecitare le lamentele al fine di
identificare i punti di debolezza nel sistema di erogazione dell’impresa e intraprendere indagini
post-vendita. Gli strumenti usati principalmente per questo scopo sono:
 Focus group: interviste di gruppo (8-12 più un moderatore), interazione che si è rivelata
proficua in quanto gli individui si sentono più a loro agio nell’espressione di opinioni.
 Indicatori di qualità: obiettivi, in continuo monitoraggio, che l’impresa si prefigge di
raggiungere relativamente alle prestazioni del servizio offerto. Gli indicatori di qualità
devono possedere quattro caratteristiche: misurabilità, significatività, univocità (il servizio
non deve generare confusione) e sensibilità.
 Analisi delle situazioni critiche: strumento che serve ad individuare le cause di un effetto
osservato, onde poterle rimuovere se necessario. I dati sono osservati su un diagramma che
mette in relazione le cause con gli effetti. Selezionate le cause, vengono formulate delle
contromisure per eliminarle. È uno strumento che offre anche il beneficio di motivare e
responsabilizzare il personale nel fornire soluzioni a problemi di ogni giorno.

Servizio pubblico
È quell’attività che mira a soddisfare i bisogni avvertiti da una collettività e, generalmente, garantiti
per legge. I beni pubblici, quindi, hanno come funzione il conseguimento di fini sociali.
Categorie di bisogni soddisfatte dal servizio pubblico: bisogno di mobilità, bisogno di comunicazione,
bisogno di acqua per uso domestico, bisogno energetico, bisogno sanitario e bisogno di smaltimento
dei rifiuti domestici.
La gestione del servizio pubblico può avvenire tramite: la gestione diretta dello Stato, la gestione
indiretta di un ente pubblico (ENI, ENEL, etc.), la concessione ai privati attraverso la
regolamentazione delle linee guida e la partecipazione pubblica.
IL TRASPORTO FERROVIARIO

Caratteristiche del settore


Alte barriere all’entrata: Si tratta di un settore con elevati costi fissi per la cui copertura è necessario
un elevato traffico (domanda). Inoltre, un altro limite per i nuovi entranti è la disponibilità del
materiale rotabile, considerato dalla UE una risorsa duplicabile, pertanto ogni impresa deve
realizzare il proprio.
Tutto ciò riduce la possibilità di ingresso dei nuovi entranti.
Per tali motivazioni vi è tendenza alla concentrazione ed alla ricerca di economie di scala

Caratteristiche economiche delle infrastrutture di rete


Sono tipicamente monopoli naturali connessi alle economie di scala nella fornitura del servizio, ossia
non sarebbe profittevole per più imprese competere nella costruzione delle infrastrutture di rete
per servire i clienti dello stesso mercato. Infatti, il costo dell’investimento necessario a realizzarle è
da considerarsi un costo sommerso (sunk cost).
I servizi infrastrutturali non sono concorrenti nel consumo: quando la struttura opera al di sotto
della sua capacità, l’uso del servizio da parte di un cliente non riduce l’abilità degli altri di poter
consumare lo stesso servizio contemporaneamente. Ciò implica che il costo marginale del fornire il
servizio a un cliente aggiuntivo è molto basso quando l’infrastruttura operi al di sotto della sua piena
capacità. Ne deriva come il prezzo socialmente efficiente per l’uso del servizio (prezzo uguale al
costo marginale) sia normalmente inferiore del suo costo medio complessivo dell’investimento per
fornire quel servizio. Quindi, per poter operare in profitto imponendo prezzi socialmente efficienti,
il proprietario dell’infrastruttura dovrà ricevere un sussidio dal governo.

La situazione in UK
Rappresenta l’esperienza di maggiore successo nella privatizzazione e apertura del mercato
ferroviario alla concorrenza. Nel 1993 il Railways Act sancisce la disintegrazione verticale della
monopolista British Rail: con tale atto a Railtrack viene assegnata la proprietà della rete, alle TOCs
(Train Operating Companies) il servizio di trasporto passeggeri e alle ROSCOs la proprietà del
materiale rotabile da dare in noleggio. Tuttavia, vi è il sospetto che le ROSCOs fruttino il potere di
mercato imponendo canoni di leasing superiori a quelli che si avrebbero in libera concorrenza,
poiché il mercato del materiale rotabile è altamente concentrato e non c’è possibilità di ingresso
per nuovi concorrenti. Esse infatti riesco sempre a riaffittare il proprio materiale rotabile nella gara
successiva, senza avere materia in eccesso sfitto che porterebbe ad una variazione dei canoni di
locazione a ribasso. Il materiale rotabile in tal modo non viene mai rinnovato a causa degli switching
costs (es. quelli dovuti alla formazione del personale su nuovi veicoli o l’adozione di nuovi sistemi di
alimentazione). Tutto ciò comporta alte tariffe sui clienti delle TOCs, ossi agli utenti del servizio.

La situazione in Francia
Il modello francese, opposto a quello britannico, ha portato invece a un’alta velocità efficace (TGV),
ma con costi elevatissimi per lo Stato che è padrone del servizio e proprietario della rete, il quale ha
investito moltissimo nel settore a differenza del Regno Unito. In questo senso l’efficacia perde
valore se rapportata alla mancanza di efficienza nei costi.

La situazione in Italia
Fino al 2001 vi era il monopolio di ferrovie dello stato che gestiva rete e servizi.
Dal 2001 in seguito alle normative Europee avviene in Italia la separazione solo societaria tra
gestione rete (affidata a ferrovie Italiane Spa) e gestione dei servizi di trasporto (affidata a Trenitalia
spa). La proprietà del materiale rotabile è affidata a trenitalia
Entrambe le società appartengono alle Ferrovie dello Stato (FS), che a sua volta appartengono al
ministero del tesoro.
Il modello italiano di trasporto ferroviario appare piuttosto inefficiente, in particolare:
6. condizioni arretrate della rete: solo 500 km di alta velocità, ciò dovuto anche alla orografia
del paese che comporta maggiori costi rispetto Spagna e Francia
7. Condizioni arretrate dei treni: obsoleti e soggetti frequentemente a guasti
8. Contratti di lavoro: come per Alitalia, Trenitalia si è spesso presentato come un contenitore
dove riversare lavoratori
9. Le perdite di FS sono costanti, poiché i ricavi non riescono a coprire mai i costi, ciò è dovuto
anche alle basse tariffe rispetto a quelle Europee

La concorrenza in Italia
Ntv (Italo): Inizia la sua attività nel 2011, ha 2000 dipendenti giovani e formati. Offre servizio
trasporto passeggeri ed Alta velocità nella tratta Roma-Milano. I biglietti sono acquistabili solo
online e i prezzi sono diversi a seconda del momento in cui si acquista (no tariffa unica).
I suoi vantaggi potenziali sono rappresentati dalla flotta moderna, dall’efficienza dovuta alla
gestione privata, dalla cattiva reputazione di Trenitalia e dalla non influenza politica. Come svantaggi
principalmente si riscontra la non ampiezza della flotta e l’inesperienza nel settore.
In merito alle tratte sono effettuate da Salerno in su.
I treni a disposizione sono 25, sono super confortevoli e prendono il nome di Italo (scelto tramite
sondaggio: marketing)
Arenaways: Nasce nel 2006, i suoi treni sono assemblati in Romania, si presenta concorrente nelle
tratte Torino-Milano-Pavia-Asti. All’inizio del 2011 il suo volume di traffico era basso, ciò dovuto alla
scomodità degli orari rilasciati da Rete ferroviaria italiana (una sorta di slot). Nel 2012 l’AGCM ha
multato FS per abuso di posizione dominante per ostacolare arenaways.
Deutsche Bahn: Concorrente dal 2009 nella tratta Monaco-Bolzano-Milano-Verona
è la prima compagnia a lanciare il low cost ferroviario in Italia, anche essa ha riscontrato la presenza
di ostacoli posti da FS, in quanto lamentava la non reciprocità nel mercato Tedesco

Accordi Internazionali
FS e Veolia nel 2011 attraverso una Join ventur danno vita a Thello (50%-50%). L’accordo riguarderà
il trasporto internazionale dei viaggiatori. Le tratte interessate sono: Parigi- Venezia, Parigi-Roma,
Torino-Lione, Parigi-Milano e Marsiglia-Milano. Il materiale rotabile è stato acquistato in leasing.
Nelle prospettive future è previsto l’incremento del numero delle tratte.
Un problema riscontrato da FS e la difficoltà di reciprocità nel mercato francese a causa di differenze
strutturali della rete ed alle omologazioni dei mezzi
Alta velocità: i primi a svilupparla in Europa furono i francesi negli anni ’70, il costo dell’investimento
è elevatissimo e varia a seconda del luogo (orografia del territorio).
Il numero dei migli coperti dall’alta velocità nel mondo sta aumentando in dismisura.

I Vari modelli di trasporto ferroviario

Modello tradizionale: Il modello prevede che siano le compagnie statali a essere responsabile della
costruzione, mantenimento e operatività del settore.
Le tariffe solitamente sono inefficienti per ricoprire i costi, motivo per il quale l’impresa statale
riceve sussidi dal proprio governo.
Le inefficienze della gestione statale hanno portato in seguito al coinvolgimento dei privati

Modello privato: La privatizzazione può espletarsi in diverse forme


1 Semplice vendita delle infrastrutture a imprese private e renderle soggette a
regolamentazione
2 Cedere alle imprese private la gestione del servizio di trasporto, ma mantenere statale le
infrastrutture
3 Introdurre la concorrenza del mercato attraverso aste per l’ottenimento di contratti di
fornitura, contratti che prevedevano il diritto di costruire infrastrutture ed operare il servizio
di trasporto
Vantaggi modello privato: Maggiori investimenti e miglioramento dei tempi di realizzazione,
migliore gestione del business, maggior centralità del cliente e rimozione del management
dall’influsso politico
Svantaggi modello privato: Non volontà dei privati di fare tratte a bassa redditività, contrattazione
aggressiva con i dipendenti, mancanza di controllo statale su asset di importanza strategica (la
mobilità è un bisogno primario)
Modello PPP (ibrido): Si tratta di un modo di incrementare il coinvolgimento dei privati senza
rinunciare al coinvolgimento dello stato. Con il PPP si distribuiscono responsabilità e rischi di
business ai vari partner.
Malgrado le promesse, l’evidenza empirica dimostra come i PPP applicati all’alta velocità si sono
mostrati inefficienti.
I problemi principali sono stati: ritardi nella costruzione, costi addizionali sopravvenuti, eccesso di
ottimismo sulla domanda prevista e scarsa condivisione del rischio.
Ne sono esempio il Channel Tunnel che collega Francia e UK, LGV Perpignan-Figueres che collega
Francia e Spagna. Per quanto riguarda il primo, ritardi, costi aggiuntivi, sovrastima del traffico e
condivisione inadeguata del rischio hanno portato il progetto ad operare sull’orlo della bancarotta
per anni; per quanto riguarda la LGV, la linea tra la Francia e la Spagna è stata consegnata in tempo,
ma le autorità spagnole devono ancora consegnare il collegamento al network spagnolo.

I costi del trasporto ferroviario

1. Metodo dei centri di costo


Tale metodo prevede diversi step:

 Definizione delle classi di costo i cui valori sono da imputare ai vari centri di costo
(personale, carburante, materiali di consumo, oneri assicurativi etc.);
 Individuazione dei centri di costo i cui prodotti sono le “corse” e il volume di produzione
(km percorsi o n. corse). Essi sono tre: centri produttivi che erogano il servizio, centri ausiliari
che forniscono servizi ai centri produttivi (manutenzioni, mezzi, magazzino etc.) e centri
funzionali che riguardano le funzioni non produttive (amministrazione, commerciale,
direzione generale etc.);
 Attribuzione dei costi ai centri di costo: tali costi possono essere specifici o comuni a due o
più centri di costo; in tal caso, occorre individuare una base di ripartizione a seconda del
grado di consumo esercitato da ogni centro.
I limiti della ripartizione dei costi per centri di costo è il fatto che questi ultimi non coincidono con
le attività organizzative e non riflettono i processi aziendali da cui hanno origine le prestazioni
erogate al cliente. Pertanto, tale metodo non permette di conoscere la causa dei costi, ovvero quali
attività li ha generati.
Inoltre, vi è arbitrarietà nell’individuazione delle basi di ripartizione per l’allocazione dei costi
comuni fra più centri di costo poiché, essendo esse collegate ai volumi, ciò porto a sovrastimare i
costi dei processi ad alto volume e sottostimare quelli dei processi a bassi volumi. Infine, vi è una
scarsa focalizzazione sugli aspetti competitivi perché ci si concentra sulla redditività di breve periodi
(ad es. per conseguire il profitto si tagliano i costi di formazione del personale).

2. Activity Based Costing (ABC)


È una metodologia che presuppone che i prodotti incorrano in costi per via delle attività che sono
richieste per la loro realizzazione. Vi è uno stretto legame con l’ABC e la catena del valore di Porter,
la quale scompone l’azienda nelle sue attività lungo la catena del valore. Infatti, una volta
individuate le attività strategiche rilevanti, l’ABC consente di ricostruire i processi che hanno
generato prodotti e servizi, e permette inoltre una scelta più corretta delle basi di ripartizione dei
costi comuni.
Per attribuire i costi alle attività vengono individuati i resource driver che spiegano le modalità e
l’intensità di svolgimento delle attività. Ed infine, per calcolare il costo del prodotto, il costo delle
attività viene imputato in proporzione al consumo che i diversi oggetti di costo fanno delle attività.
Nelle aziende ferroviarie, date le elevate voci di costo relative all’uso dell’infrastruttura ferroviaria,
alcune di queste voci non possono essere attribuite alle attività perché non sono da esse consumate.
Pertanto, è stato creato un ulteriore contenitore di costi specifico denominato destinazione di costo.

Conclusioni
Esiste una stretta interdipendenza tra tecnologia del materiale rotabile e infrastruttura, ciò implica
la necessità di investite sia nell’uno che nell’altro. Pare, infatti, che il 40-50% delle spese di
manutenzione dei treni sia da attribuire alla cattiva condizione dei binari.
Inoltre, la creazione di una o più ROSCOs italiane in concorrenza tra loro e con proprietà distinta da
Trenitalia garantirebbe maggior efficienza nell’attribuzione del materiale rotabile. Invece, la
gestione della rete dovrebbe essere lasciata allo Stato per ragioni di sicurezza, visti gli elevati
investimenti in manutenzione evitando quanto accaduto alla Railtrack privatizzata in UK.
Ne sono esempio il Channel Tunnel che collega Francia e UK, LGV Perpignan-Figueras che collega
Francia e Spagna.
TRASPORTO AEREO

Caratteristiche del settore:


- Elevate barriere di ingresso poiché si tratta di un settore capital, technology e labor intensive
- Reazione aggressiva dell’incubment perché il loro rischio di perdite è maggiore rispetto ai ricavi dei
nuovi entranti
- Gestione degli slot: Gli slot sono i diritti di decollo e di atterraggio in determinate fasce orarie, sono
un elemento cruciale della concorrenza del settore, sono influenzati da pressione politiche e dalla
fisiologica congestione degli aeroporti. Gli ex incumbement godono di rendite di posizione in merito
all’assegnazione degli slot (grandfather’s rights). Tale gestione Rappresenta una barriera di ingresso
per i nuovi entranti.

Analisi del settore:


- Potere contrattuale dei fornitori è elevato poiché sono pochi i produttori di strutture e velivoli
- Potere contrattuale dei clienti è medio-basso, specialmente per i clienti individuali
- La minaccia dei prodotti sostitutivi è rappresentata dai treni per le tratte entro 600 km, in
particolare si considerano i treni ad Alta velocità

La Domanda:
Si articola in due categorie:
10. Viaggiatori occasionali e turisti (60%)
11. Viaggiatori per affari (40%), tuttavia rappresentano oltre il 60% dei ricavi del settore
Si distinguono clienti Time sensitive e price sensitive, i primi sono fidelizzati con le compagnie ex
incubment e sono legate ad esse da switching cost, i secondi sono clienti che orientano la loro scelta
in funzione del prezzo.

L’offerta:
Si distinguono le compagnie di bandiere (Ex-incumbement) e i vettori low cost

Le economie del settore:


1) Economie di scala: consentono una riduzione del costo del singolo passeggero trasportato
attraverso un aumento della capienza dell’aeromobile a parità di load factor (coefficiente di
riempimento). In tal modo i costi fissi sono ripartiti su più passeggeri, ed i costi variabili (benzina)
aumentano in maniera meno che proporzionale
2) Economie di densità: consentono una riduzione del costo del servizio fornito attraverso un
aumento della frequenza dei voli, difatti un più intenso utilizzo delle risorse consente una riduzione
dei costi. Tali economie sono tipiche dei vettori low cost, si basti pensare che un velivolo low cost
rimane fermo non più di 30 minuti
3) Economie di scopo: consentono una riduzione del costo del servizio fornito sfruttando la
complementarietà delle tratte ed la flessibilità della gestione degli slot.

Hub and Spoke


Il modello Hub and Spoke è tipico delle compagnie ex-incubment.
Normalmente tutti i voli di una compagnia aerea convergono in Hub Nazionale, che rappresenterà
il centro di snodo del traffico. Attraverso questo modello si riducono i collegamenti diretti,
eliminando quelli che non avendo un elevato volume di traffico non si presentano remunerativi.
Un Hub normalmente è dominato da un solo vettore, ad eccezione di alcuni casi in USA dove vi sono
più vettori che detengono un dominio parziale.
Nell’ Hub un vettore concentra la propria flotta e la manutenzione, ottenendo così economie di
scala.

Il funzionamento e l’efficienza di un Hub sono determinate anche da:


- Gestore dei servizi aeroportuali: si presenta come una figura di “agente immobiliare”, si
occupa di affittare gli spazi dell’aeroporto, motivo per il quale possiamo osservare che gli
aeroporti stiano prendendo sempre più le sembianze di centri commerciali
- Gestore dei servizi di Handling: si distingue Handling landside, ovvero servizi da terra che
attengono alla gestione di passeggeri e bagagli (check in, imbarco, trasferimento bagagli) e
Handling airside, ovvero servizi inerenti all’aeromobile (rifornimento, manutenzione ecc)
La gestione efficace di questi servizi è alla base dell’organizzazione puntuale dei voli e rende un Hub
più funzionante e riduce i problemi di congestione.

Il modello SD individua alcuni indicatori utili al valutare la crescita di un Hub:


- Indicatori generali: Numero di collegamenti, localizzazione, condizione meteorologica,
numero slot
- Indicatori specifici per il transito: sincronicità dei collegamento, baricentricità dell’Hub
rispetto al centro città, qualità dei servizi offerti ai vettori
- Indicatori specifici per il traffico terminale: Bacino territoriale, parcheggi, accessibilità,
qualità servizi offerti ai passeggeri
- Indicatori strutturali di un Hub: Infrastruttura di connessione, standard qualitativo di piste e
torri di controllo, intermodalità (presenza di collegamento con taxi, metro, treno, rent car)

Situazione in Europa prima della liberalizzazione


Prima della liberalizzazione in Europa il settore aereo era molto eterogeneo, vi erano paesi che
avevano già il trasporto aereo liberalizzato come la Gran Bretagna (circa 20 operatori), vi erano paesi
in cui il trasporto era dominato dalle compagnie di bandiera ma vi era presenza di numerosi
operatori non flag come Germania e Francia, infine vi erano paesi dove sostanzialmente si era
sviluppata solo la presenza della compagnia di bandiera come Italia, Spagna e Portogallo.

In merito alle compagnie di bandiera esse era di proprietà statale, godevano di “rendite di
posizione” ed avevano una funzione istituzionale, pertanto erano soggette al rischio di inefficienza
poiché costrette a ricoprire tratte non redditizie, costretti ad adottare velivoli di fabbricazione
nazionale ed inoltre influenzate dalla politica e costrette in periodi di crisi ad assumere personale.
Il managament di tali compagnia era scarsamente motivato e incentivato all’efficienza.

La liberalizzazione
Ai fini della liberalizzazione sono state necessarie 3 direttive comunitarie, l’ultima nel 1997. Con le
direttive UE gli stati non possono più intervenire nel ripianare le perdite, possono solo intervenire
nel caso le compagnie adottino tariffe troppo elevate o troppo basse.
Tuttavia nonostante ciò una vera e propria liberalizzazione del settore aereo non è avvenuta perché:
4 Non sono state aperte alla concorrenza le tratte intercontinentali, tipicamente servite in
regime di code-sharing dalle compagnie di bandiera (è difatti un oligopolio). Ciò da vita al
cosiddetto sussidio incrociato (basse tariffe sui voli nazionali e alte tariffe monopolistiche sui
voli intercontinentali) tutto ciò altera la leale concorrenza
5 Non è ancora stata aperta la concorrenza in merito alla gestione degli slot. Le compagnie di
bandiera tutt’oggi detengono i diritti degli slot relativi ai miglior aeroporti ed alle migliori
fasce orarie
La liberalizzazione ha avuto come effetto un fenomeno di concentrazione delle compagnie,
concentrazione che si è manifestata attraverso delle alleanze, in particolare sono 3 le principali
alleanze: Sky team (in cui è presente Alitalia), Oneworld e Star. Insieme rappresentano il 60 % del
mercato.

Il modello Low Cost


Si afferma in USA negli anni ’70 con il vettore SouthWest e in Europa negli anni ’90 con Ryanair.
Si basa sull’abbattimento dei costi e nella semplificazione del servizio rispetto alle imprese “full-
service”. Il suo successo è particolarmente riscontrato sulle tratte a breve-media distanza.
Il modello prevede:
1 Adozione del modello point-to-point (rispetto al hub and spoke): collegamento diretto da e
verso aeroporti secondari
2 Eliminazione di intermediari nella prenotazione dei voli (no agenzie)
3 Veicoli standard (riduzione costi di manutenzione)
4 Tempi di fermo velivolo inferiore ai 30 minuti
5 Flotta di aerei giovane a garanzia della sicurezza
6 Personale incentivato da retribuzione in base ai risultati (esempio vendite a bordo Ryanair)
e ottima gestione del personale prevedendo sempre il rientro alla base (eliminazione costi
di trasferta
7 Spesso è il gestore aeroportuale o l’ente locale che promuove l’insediamento di un vettore
low cost nel proprio territorio poiché esso garantisce un costante flusso di turisti
8 Eliminazione servizi accessori ai passeggeri e aumento della densità dei posti a bordo
9 Focus su un target di clienti nuovo (studenti)

In particolare i vettori low cost sopportano costi inferiori di circa il 50% dei vettori tradizionali, i costi
del personale dei vettori low cost è di circa 6 volte inferiore a quello dei vettori tradizionali, la
produttività dei lavoratori dei vettori low cost è circa 9 volte più elevata.

Un indicatore di comparazione di costi è il CASK, minore è il suo valore, maggiore è la capacità del
vettore ad offrire un servizio ad un costo minore. La compagnia leader di costo risulta essere Ryanair
con un CASK pari a 3,39 cent, quando la media low cost è vicina ai 5 cent e la media dei vettori
tradizionali è circa 10 cent.

Alitalia
Alitalia fino al 1980 si trovava in una posizione di quasi monopolio: vi era solamente la presenza di
meridiana come vettore concorrente per le tratte turistiche verso la sardegna, nel 1995 nasce
Airone in concorrenza nella tratta Roma-Linate, presentandosi con una politica commerciale
aggressiva e con prezzi inferiori del 20%.
Alitalia è stata impresa caratterizzata negli anni da grandi perdite. Tra il 2008 e il 2013 ha perso oltre
900 milioni di Euro ed accumulato in totale debiti per 1200 milioni di euro (privatizzazione yo yo)
Dopo il fallimento di due tentativi di privatizzazione nel 2014 il 49% delle azioni è stato acquisito da
ETHIAD Airways.

Principali ragioni della crisi di Alitalia:


- Politica di protezione dello status quo: strategia orientata al mantenimento della propria quota di
mercato e non orientata alla ricerca di nuovi clienti
- Sottovalutazione del segmento Regional: tratte tra capoluoghi e centri minori di durata max di 2
ore, che ad oggi sono in concorrenza con i treni AV
- Sottovalutazione della elevata domanda di mercato e della favorevole conformazione geografica
dell’Italia che si presta favorevole al trasporto aereo, tutti elementi che sono stati invece presi in
considerazione dai vettori stranieri.
- Impatto concorrenziale dei vettori low-cost
- Intercessione ed interferenza con la politica
- Load factor elevato
- Elevato costo dei dipendenti e elevato costo della gestione della flotta
Tutto ciò ha fatto si che Alitalia dal 1995 ad oggi non ha aumentato il suo numero di clienti a
differenza delle altre compagnie di bandiera.
Alitalia detiene solamente il 40% del mercato domestico, rispetto al 70% di Lufthansa e Air france.
SETTORE DELLE UTILITIES

Con il termine utilities si tende ad identificare un impresa che svolge l’attività di produzione,
trasporto, distribuzione e vendita di un servizio o prodotto di rilevante interesse per la comunità,
tra i seguenti servizi troviamo energia elettrica, gas, acqua e raccolta/smaltimento rifiuti.

La catena del valore di un’impresa che opera nel settore delle utilities può essere distinta nelle
diverse fasi di attività della filiera, attività che in seguito alla liberalizzazione sono state aperte alla
concorrenza.
La risposta strategica delle imprese in seguito alla liberalizzazione deve basarsi sulle risorse distintive
che esse dispongono.
Una risorsa si definisce distintiva quando:
12. è rara/scarsa in natura
13. è di valore, cioè soddisfa una domanda specifica
14. è difficilmente imitabile
15. non è sostituibile

Tra le strategie utilizzate dalle imprese per potenziare le proprie risorse distintive, possiamo
individuarne due principali:

1) Differenziazione settoriale (o geografica): è il caso delle imprese multi-utility, ne è esempio


l’ENEL che recentemente ha investito nel settore della telefonia fissa e mobile. La differenziazione
può essere anche geografica, un esempio è rappresentato dall’impresa spagnola Endesa che ha
investito in Italia e nel Sud America

2) Utilizzo di modelli di e-business: il settore delle utilities appaiono estremamente adeguati per lo
sviluppo dei modelli e-business. I vantaggi che si ottengono sono i seguenti: semplificazione dei
processi, taglio dei costi e generazione di nuovi ricavi.
Esistono due tipologie di e-business:

6 Modelli creati ad hoc: tra cui borse digitali (luogo di incontro tra acquirenti e venditori)
aggregatori (piattaforma in grado di aggregare tutte le offerte) , aste digitali (aste a ribasso
dove il compratore fissa il prezzo e i venditori rilanciano a ribasso) , comunità d’acquisto
(piattaforma che riunisce tutti i compratori per far si che abbiano maggior potere
contrattuale) e siti comparativi (piattaforma che riunisce le offerte e le compara tra di loro)

7 Modelli costituiti da nuove piattaforme elettroniche a sostegno delle attività tradizionali:


Portali corporate (sito internet dell’azienda), portali extranet (e-bay dove l’azienda vende
suoi prodotti)
GAS

Presentazione della risorsa e filiera produttiva


Si tratta di una risorsa in grande espansione, poiché negli ultimi 20 anni si è riconosciuto il suo
potenziale nella generazione di energia elettrica, a fronte anche del tema della salvaguardia
dell’ambiente, poiché tra i combustibili è quello che rilascia meno Co2.
In merito alla filiera produttiva si distinguono le seguenti fasi:
10 Approvvigionamento: consta dell’attività estrazione, importazione via gasdotto,
liquefazione e rigassificazione del GNL trasportato via mare
11 Stoccaggio: immagazzinamento per far fronte ai picchi di domanda
12 Trasporto: fase di trasferimento del gas verso le reti di distribuzione
13 Distribuzione: può essere primaria verso i clienti industriali, secondaria verso gli utenti
residenziali.
14 Vendita: può essere all’ingrosso o al dettaglio

Hub fisico e Hub Virtuale (PSV)


Hub fisico: è rappresentato dal punto di snodo tra due o più gasdotti appartenenti a imprese diverse
e concorrenti
Hub virtuale: non è associato a nessun punto di snodo, si tratta di un mercato aperto alla
concorrenza dove si sviluppano meccanismi di negoziazione. Un esempio sono le borse del gas.

Le borse del gas


Sono dei mercati indipendenti e centralizzati, dove gli scambi avvengono con la borsa stessa come
controparte, ad un prezzo quotato attraverso meccanismi di asta. I contratti sono completamente
standardizzati. Il vantaggio principale è la trasparenza e la possibilità di fornire agli operatori un
prezzo reale di riferimento per lo scambio del gas.
Tra gli svantaggi si considera la partecipazione costosa.
In Italia la borsa del gas nasce nel 2013, l’intera organizzazione e gestione è affidata a GME (gestore
dei mercati energetici). Ogni importatore è obbligato a trattarvi dal 5 al 10 %.

Mercati di bilanciamento
Sono mercati in cui il gestore della rete, o il responsabile del bilanciamento effettua una
compravendita con gli operatori per assicurare l’equilibrio del sistema.
Si costituisce di un mercato del giorno prima del gas, mercato infragiornaliero e mercato al termine.
In Italia il responsabile del bilanciamento è la SNAM rete Gas

I contratti del gas:


Take or pay (lungo termine): durata di 20 o 25 anni per quantità enormi di gas. L’acquirente si
impegna continuamente al pagamento di una quantità minima, ciò a fronte di una garanzia di
fornitura da parte del venditore. Il prezzo del gas è legato a quello del petrolio
Spot (breve termine): durata limitata a max un anno, il prezzo non è legato al petrolio ma varia in
base al principio di domanda ed offerta

I consumi in Italia ed i problemi del sistema gas


I consumi di gas naturale in Italia per l’anno 2015 hanno registrato un 9% rispetto il 2014. In
particolare è cresciuta la domanda di gas naturale per la generazione di energia elettrica.
In merito alla produzione nazionale è in costante calo da 20 anni.
L’Italia difatti in relazione al sistema gas presenta alcuni problemi:
16. Come il resto UE ha una forte dipendenza dalla Russia in merito alla fornitura
17. Le infrastrutture attuali non dispongono della flessibilità necessaria a sopportare sensibili
variazioni della domanda e offerta, per tale motivo vi è una costante necessità a ricorrere
alle riserve strategiche
18. La concorrenza nel settore e pressoché inesistente, visto l’alto grado di concentrazione.
Infatti Eni sviluppa e controlla tutte le infrastrutture di stoccaggio e importazione.
19. Sottovalutazione della propria posizione geografica che gli consentirebbe di proporsi come
Hub per l’intero mediterraneo.

La liberalizzazione in Europa
La prima direttiva del 1998 ha stabilito la creazione di un mercato interno del gas ed ha imposto
l’unbundling della filiera.
La seconda direttiva del 2003 ha abrogato la prima a fronte delle difficoltà ancora esistenti
nell’impedire il funzionamento del mercato, ha previsto misure per garantire la riduzione di
posizioni dominanti, ancora troppo evidenti nelle fasi a monte: importazione e stoccaggio.
Nonostante ciò tutt’oggi gli effetti reali della liberalizzazione si riscontrano nella fase di distribuzione
e vendita, per quanto riguarda trasporto e stoccaggio esse sono ancora gestite dagli
ex-incubment (come il caso di ENI)
Uno dei motivi per il quale è difficile creare la concorrenza nelle fasi di trasporto è rappresentato
dalla limitata capacità in eccesso delle condotte per garantire l’accesso a imprese terze, inoltre
buona parte della capacità di trasporto del gas è già impegnata con contratti di lungo periodo Take
or pay, stipulate dalle imprese ex-incubment.

La liberalizzazione in Italia
Prima della liberalizzazione tutta la filiera produttiva era dominata da ENI e da sue società collegate,
solo nella vendita locale una parte dei comuni era sotto il controllo di aziende municipalizzate,
private o miste.
La riforma del settore avviene nel 2000 con il decreto Letta, che recepisce le direttive europee per
la creazione di un mercato intermo del gas. La riforma prevedeva i seguenti punti principali:
8 Unbundling societario (in particolare nella fase di distribuzione e vendita)
9 Norme a tutela e per lo sviluppo della concorrenza
10 condizioni di reciprocità tra i paesi membri
11 Fissa un tetto sulla quota del mercato: Nessuna impresa può vantare di una quota
d’immissione di gas superiore al 75%, tale tetto si riduce del 2% fino al 61% del 2010 (ciò
chiaramente colpisce ENI)
Dal 2003 il mercato Italiano è completamento libero, ed ogni utente è libero di approvvigionarsi
presso chi meglio creda.
Tuttavia malgrado i diversi sforzi, il mercato del gas sembra lontano dalla vera concorrenza, ciò
anche a causa degli elevati costi fissi in entrata, dagli elevati costi di operatività del mercato e dalle
caratteristiche intrinseche della commodity gas.

Lo Shale gas
Con questo termine si indica il gas naturale (prevalentemente metano) intrappolate nelle roccie che
si trovano ad oltre 1000 metri di profondità, per l’estrazione si avvale di un processo di fracking al
fine di fratturale. Si tratta di una tecnica controversa della quale non si conoscono gli impatti
ambientali, motivo per il quale è vietata in alcuni paesi come Francia
Nonostante ciò l’utilizzo dello shale gas sta rivoluzionando il mercato del gas in seguito al grande
utilizzo di USA, Cina e Canada. Ciò chiaramente comporta una rivoluzione in termini geopolitici,
poiché lo shale gas insedia il ruolo della Russia come fornitore energetico dominante della UE.

Una mappa dei gasdotti

Tap: progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che dalla frontiera greco-turca
attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce permettendo
l'afflusso di gas naturale proveniente dall'area del Mar Caspio (Azerbaigian) in Italia e in Europa.
Il tap è stato preferito al Nabucco, un progetto che coinvolgeva Ungheria, Romania, Turchia e
Bulgaria, la principale motivazione che si individua nella scelta di congelare il Nabucco a favore del
tap è di carattere geopolitico, difatti nel Tap convogliavano tutte le principali imprese energetiche
mondiali, ed inoltre il Tap favorisce in termini geopolitici la Russia
Transmed: Gasdotto che collega Algeria e Italia, passando dalla Tunisia
Greenstream: collega Libia e Italia (Gela)
IGI (interconnetore Grecia e Italia, in costruzione)
Nord Stream: Gasdotto che collega direttamente Russia e Europa

Federalismo energetico e modifica del titolo V della costituzione


La riforma della costituzione nel 2001 ha comportato la modifica del titolo V, inserendo il concetto
di federalismo energetico. In particolare alle regioni viene data mano libera nell’imposizione di
tasse sugli investimenti infrastrutturali. Un esempio avvenne in Sicilia dove la regione nel 2002
instituì una tassa sul gasdotto d’importazione algerino sulla base del danno ambientale derivante
dall’installazione delle condotte nel territorio. Appare evidente che ciò altera la concorrenza,
poiché impone una discriminazione su base geografica.

Conclusioni:
- Nei prossimi 20 anni si prevede un aumento del 55% della domanda globale (trainata da
Cina e India)
- Aumento in particolare nei settori della produzione di energia elettrica
- L’uso dello shale gas avrà un ruolo fondamentale
- Il gas supporterà la dismissione degli impianti nucleari e le politiche di riduzione dei gas
serra (processo di de carbonizzazione)
ENERGIA ELETTRICA

Presentazione del settore e filiera produttiva


Il servizio di fornitura di energia elettrica si tratta di un servizio che come quello idrico gode di
economia di densità, rendendo sconveniente quindi elettrificare aree rurali e periferiche.
Inoltre trattandosi di un servizio generato da una fonte di energia non immagazzinabile, e che deve
essere fornito nel momento in cui viene richiesto, vi sono forti economie di coordinamento.
In merito alla filiera produttiva essa si suddivide in 4 fasi:
12 Generazione: consiste nella fase di produzione di energia ad alta tensione dalle varie fonti:
olio combustibile, carbone, nucleare, gas, acqua, vento, sole
13 Trasmissione: consiste nel trasporto di energia prodotto nelle centrali fino alla rete di
distribuzione. Vista la peculiarità dell’energia elettrica, la fase di trasmissione consta al suo
interno di un'altra fase:
14 Il dispacciamento: è l’attività di regolazione del sistema elettrico, stabilisce in
che ordini i vari generatori sono chiamati a produrre. Il principio applicato è il CIP6
(prima i produttori che utilizzano fonti più pulite). In Italia tale funzione è affidata
al GSE
15 Distribuzione: Le reti di distribuzione rappresentano l’estensione capillare sul territorio delle
linee di trasmissione, esse trasportano l’elettricità ai clienti finali.
16 Vendita: è l’attività commerciale rivolta alle varie categorie di utenti

La direttiva CE del 1992 e il tema della liberalizzazione


La direttiva disciplina il funzionamento del settore in Europa ed ha lasciato agli stati membri alcuni
margini di manovra nella definizione delle regole, grazie a questa libertà ogni paese ha avuto un
diverso grado e ritmo di apertura verso la concorrenza del mercato elettrico
La direttiva lascia libertà di scegliere come fissare:
20. regole per la costruzione di nuovi impianti
21. organizzazione del mercato (borsa, contratti bilaterali, acquirente unico)
22. sopravvivenza o meno di un grosso operatore pubblico, purchè non monopolista
23. Istituzione o meno di un autorità nazionale per la regolamentazione
Sono invece definite le regole relative alla gestione e all’accesso delle reti, all’unbundling e alla
natura dei clienti. Tra tutti i possibili livelli di unbundling la UE ha imposto la separazione contabile,
con sola eccezione della rete che deve essere separata anche nella gestione.

La liberalizzazione in Italia
In Italia col decreto Bersani nel 1999 vengono recepite le direttive Europee per la costituzione di un
mercato unico dell’elettricità e vengono fissati i seguenti principi:
15 Dal 2007 tutti i clienti sono idonei: liberi di scegliere il proprio fornitore
16 Le fasi di generazione e vendita sono business di concorrenza
17 Le fasi di trasmissione e dispacciamento sono in regime esclusiva dello stato e vengono
affidate al GSE
18 La fase di distribuzione è in regime di concessione trentennale a ENEL
19 Unbundling della filiera e dismissione di capacità produttiva da parte di ENEL con
conseguente ingresso nel mercato di diverse imprese straniere
La riforma getta le basi per la costituzione di una borsa elettrica secondo il modello britannico, il
funzionamento della borsa va però garantito eliminando imprese in posizione dominante come
viene in UK, il decreto invece consente ad ENEL di produrre fino al 50% dell’energia totale prodotta
e importata attribuendole così una posizione di monopolio nelle ore di punta.
Tali favoritismi nei confronti di ENEL derivano dal fatto comunque nonostante la successiva
privatizzazione in seguito alla riforma, il ministero del tesoro rimane il principali azionista e pertanto
si è badato molto ai ritorni per gli azionisti.
La riforma del settore ha evidenziato la mancanza di conoscenza da parte del governo delle
problematiche principali attinenti al settore, difatti una buona riforma avrebbe previsto maggiori
strumenti per fare accordi con gli altri paesi votati all’interconnessione, e maggiori incentivi per la
realizzazione di nuovi impianti e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili

Il ruolo del GSE e di TERNA


Il GSE si occupava della trasmissione e dispacciamento dell’energia elettrica, è obbligato a garantire
l’affidabilità e la sicurezza del sistema, nonché la continuità del servizio al minor costo. Deve
garantire l’accesso alla rete senza alcuna discriminazione e sulla base di una tariffa unica.
Dal 2005 le sue attività sono state trasferite a Terna
Terna è un operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, è il primo operatore
indipendente in Europa per km di linee gestite. Dal 2005 non è più proprietà di ENEL.

La mappa delle interconnessioni in Italia


- Interconnessione tra Italia e Grecia (2002)
- Progetto di Interconnessione tra Italia e Montenegro (da concludere)
- Interconnessione tra Italia e Francia
- Creazione di Sapei (2011) che collega attraverso un cavo sottomarino Sardegna e Lazio
- Elettrodotto “Sorgente-Rizziconi” tra Sicilia e Calabria

I modelli prevalenti in Europa

Modello UK: Nel 1989 l’electricity act disintegra il monopolio pubblico e si procede con la
privatizzazione. Con effetto della liberalizzazione e della separazione vengono create tre società per
l’attività di generazione e una per la trasmissione. Per garantire l’equilibrio tra domanda è offerta
viene creato il POOL, un mercato all’ingrosso che decide la fissazione dei prezzi e l’ordine di
dispacciamento.
La distribuzione viene affidata alle società regionali, la vendita pian piano viene anch’essa separata
dalla distribuzione
Il risultato:
- Le difficoltà nel liberare la fase di generazione hanno consentito l’esercizio del potere di
mercato da parte degli operatori più grandi, in particolare 2 operatori su tre producevano
l’80% dell’energia consumata

Il modello Scandinavo: In scandinavia si è assistita ad una progressiva liberalizzazione da parte dei


paesi, prima nel 1991 Norvegia, poi 1995 Svezia e 1999 Finlandia e Danimarca.
L’obiettivo a differenza del modello UK non era privatizzare, bensì rendere più efficiente il sistema
introducendo la concorrenza ma mantenendo le singole imprese nazionali pubbliche, evitando così
la frammentazione. Anche la borsa rimane di proprietà dei gestori pubblici.
I ministeri dell’energia dei rispettivi paesi sanciscono una rete di cooperazione: Nord Pool, dando
priorità al rafforzamento della rete ai confini.
Il progetto di interconnessione ha portato dei risultati brillanti, rendendo efficace il settore e
rendendo sempre sicuri gli approvvigionamenti. Inoltre i vari stati hanno proceduto alla
diversificazione delle fonti: Norvegia energia idroelettrica, Svezia Idroelettrica e nucleare, Finlandia
idroelettrica e termoelettrica, Danimarca termoelettrica.
Dallo spunto del modello scandinavo, la UE nel 2014 ha invitato tutti gli stati a realizzare entro il
2020 l’interconnessione di almeno il 10% della loro capacità di produzione di energia elettrica.

I vantaggi dell’interconnessione
- Maggiore affidabilità dei sistemi elettrici e riduzione del rischio black out
- Risparmio economico grazie alla minor necessità di costruire nuove centrali elettriche
- Maggiore scelta dei consumatori
- Capacità delle reti elettriche di gestire meglio livelli crescenti di energie rinnovabili

Rischi determinati dal trend Internazionale


La tendenza del settore vede le imprese volgere verso una maggior concentrazione a seguito
d’operazioni d’acquisizione o alleanza. Questa tendenza porta a prevedere come nel caso di altre
utility un oligopolio dominato da pochi e grandi colossi internazionali.
SERVIZIO IDRICO

La filiera produttiva
1) captazione/adduzione/potabilizzazione: si tratta dell’insieme delle attività messe in atto per
prelevare la risorsa dal sottosuolo o superficie e trasportarla verso i luoghi di utilizzo
2) Distribuzione e vendita: è l’attività di trasporto agli utenti attraverso la rete di distribuzione:
manufatti e tubazioni nei centri delle città
3) Fognaria: l’attività di recupero delle acque piovane e dagli scarichi, è una fase caratterizzata da
un elevata tecnologia sia in fase di progettazione che di manutenzione degli impianti
4) Depurazione e smaltimento: è l’insieme delle attività di collettamento delle acque dalle reti
fognarie per il trattamento e la loro successiva restituzione ai corsi d’acqua

Analisi del settore


La domanda è piuttosto anelastica considerata l’importanza della risorsa. è caratterizzata da picchi
stagionali
L’offerta si scontra con le difficoltà di un prodotto ad alta intensità di capitale e lunghi tempi di
recupero degli investimenti, ciò aumenta il rischio di impresa.
La tecnologia svolge un ruolo fondamentale nella fase fognaria e di depurazione.
La conformazione del territorio e la densità popolosa incidono sui costi della struttura di rete..

Trend del settore a livello mondiale


Il settore sta vivendo un periodo di trasformazione a livello mondiale in seguito a:
- Liberalizzazione: la UE non ha dato obbligo ai paesi di procedere alla privatizzazione, tuttavia la
liberalizzazione ha favorito l’ingresso dei privati nella gestione, distribuzione e nella costruzione
delle infrastrutture fognarie, per tale motivo a livello mondiale il modello principale che si sta
affermando è il PPP. La struttura del settore sta dirigendosi verso forme di oligopolio e
concentrazione di mercato.
- La crescente attenzione verso l’impatto ambientale (sostenibilità): per favorire la sostenibilità l’
UE ha previsto che l’innalzamento delle tariffe possa regolare l’uso più razionale ed efficiente
dell’acqua. In questo modo il legislatore “punirebbe” chi inquina, e premierebbe chi fa un uso
razionale. Affinché lo strumento delle tariffe possa perseguire obiettivi di sostenibilità, è necessario
che le tariffe contemplano i seguenti costi: costi finanziari (legati alla fornitura e gestione servizi),
costi ambientali (legati al costo del danno ambientale arrecato) costi futuri (legate alle mancate
opportunità che vengono sottratte alle generazioni future)

La situazione in Italia e le disposizioni in materia


In merito ai consumi:
17 14% per uso potabile
18 più 50% per irrigazione
19 restante per uso industriale
L’Italia rappresenta il 3 paese al mondo per consumo di acqua pro-capite (dopo Usa e Canada). I
motivi di tale primato sono innanzitutto per ragioni climatiche, per obsolescenza degli impianti (in
alcuni comuni quasi il 40% si perde tra le tubature) e scarsa considerazione a livello legislativo nel
considerare l’acqua una risorsa strategica.

Il modello Italia
Fino agli anni ’90, la gestione del servizio era affidata a i comuni che la davano in concessione ad
aziende pubbliche, il limite di tale sistema era nella dimensione limitata del servizio che non rendeva
possibile il raggiungimento dell’efficienza, inoltre gli investimenti del settore erano di sola
provenienza pubblica, ed erano pochi poiché le basse tariffe non riuscivano a consentire la
copertura dei costi di gestione.
A partire dalla metà degli anni ’90 si prevedono forme di affidamento del servizio ai privati, sotto
una regolamentazione dello stato con relative sanzioni qualora non avvenisse il rispetto delle regole.
Con la legge Galli (1994) vengono introdotti alcuni principi:
20 full recovery cost: il costo del servizio va interamente caricato nella bolletta e non è più la
fiscalità generale a farsene carico
21 Viene introdotto per la prima volta il concetto di “ciclo integrato dell’acqua” da parte di un
solo gestore, al fine di porre fine alla frammentazione gestionale.
24. Il territorio viene suddiviso in 92 ato (ambiti territoriali ottimali), in ognuno dei quali il
servizio idrico è integrato ed affidato ad un unico gestore. L’attività degli Ato è vigilata
dall’Autorità d’ambito, investita dalla regione.
25. Si promuove un processo di modernizzazione del settore tramite l’affidamento del servizio
ai privati con procedure di evidenza pubblica (gestione alle s.p.a)
Nel 2000 il TUEL ha previsto tre modalità di affidamento di gestione del servizio idrico:
26. A S.p.a private scelte con gara
27. A S.p.a miste pubblico-private
28. A S.p.a pubbliche tramite affidamento diretto
Riflessione: è chiaro che un s.p.a sia pubblica che privata punti al profitto e non all’utilità generale
La legge 133/2008 in linea con i criteri UE introduce alcune novità, in particolare prevede che la gara
tra privati sia la modalità ordinaria di affidamento del servizio idrico, e che solamente in via
derogatoria possa avvenire l’affidamento senza gara purché società totalmente pubbliche (in
house).
Nel 2009 il decreto ronchi ribadisce da un lato che la proprietà dell’acqua è pubblica, dall’altro
stabilisce la privatizzazione del servizio idrico. Le Spa devono essere di maggioranza dei privati,
mentre, le esistenti società in house devono cedere almeno il 40% ai privati. (confronto Germania:
senza una legge sono arrivati ad una situazione simile, nonostante non ci fosse una legge a regolare
i comuni, in questo modo però i comuni detengono la maggioranza delle società che gestiscono il
servizio)

Il modello francese
La gestione del servizio idrico in francia avviene attraverso un modello PPP. Esistono varie tipologie
contrattuali che attribuiscono diversi gradi di responsabilità al privato.
L’intervento del privato infatti può riguardare il finanziamento e la creazione degli impianti, o in altri
casi può riguardare la gestione e la manutenzione del servizio.
Lo svantaggio principale di tale modello è la non previsione di un controllo da parte del governo
sull’attività del privato, tutto infatti viene regolato attraverso una mera negoziazione del contratto

Il modello britannico
Rappresenta una eccezione in Europa, poiché è l’unico caso in cui la gestione del servizio idrico è
completamente privata, la regolamentazione è affidata ad un istituto OFWAT che ha il potere di
attribuire licenze ai privati della durata di 25 anni.
I vantaggi del modello sono i seguenti: aumento della trasparenza, rigida regolamentazione sul
controllo sui prezzi, rischio inquinamento e mantenimento di elevati standard qualitativi.
Gli svantaggi sono: elevato costo della regolamentazione a carico degli utenti, il modello non sembra
incentivare la concorrenza
Riflessione sul ciclo integrato dell’acqua e l’unbundling
A seguito delle linee comunitarie che prevedevano la separazione verticale e la concorrenza nelle
varie fasi della filiera produttiva, sono stati numerosi i problemi riscontrati, in quanto l’acqua non è
prodotto commerciale come gli altri bensì un patrimonio da difendere. In particolare si è riscontrato
come la concorrenza nelle varie fasi della filiera non abbia portato dei benefici sui prezzi, anzi
comporta un aumento dei costi per le imprese, costi che incrementano i prezzi finali per l’utente.
Attraverso la frammentazione tra gestione della rete e gestione del servizio si ha anche una
frammentazione della responsabilità delle imprese.

Conclusioni
Il servizio idrico è un servizio pubblico che ha importanti impatti sociali, sanitari ed ambientali, e per
tale motivo l’innovazione in tale settore andrebbe perseguita con iniziative pubbliche, in quanto gli
investimenti se affidati ai privati, quest’ultimi finirebbero per riversare i costi sulle tariffe degli
utenti.
LA SANITA’

L’offerta delle strutture in Italia


In Italia vi sono 813 ospedali pubblici, di cui il 70% in vita da più di 30 anni e ben 126 nati prima del
1900. Molti di questi ospedali sono piccoli ed hanno una disponibilità di 120 posti letto.
Effettuando un confronto con gli altri paesi Europei, si può constatare come l’offerta italiana sia
strutturalmente inadeguata, difatti nel 1995 il numero di posti letto per acuti in Italia era di 5,25 per
mille abitanti, contro il 3,53 e 3,23 di Usa e Uk, ciò evidenzia i lunghi tempi di ospedalizzazione del
nostro paese.
In merito alle dimensioni, la media dei posti letto in Italia è di 164, ovvero un terzo di Austria,
Germania e Francia e circa la metà di Gran Bretagna

Gli obiettivi programmatici della normativa del 1992


Nel 1992 fu emanato un decreto legislativo che mirava alla riorganizzazione del sistema sanitario
nazionale. Il decreto si fondava sui seguenti punti:
- Introduzione di elementi di concorrenza nella fornitura dei servizi ospedalieri tra strutture
pubbliche e private, e tra stesse strutture pubbliche
- Viene introdotta la parità tra pubblico e privato: il privato se previamente accreditato può
erogare prestazioni a carico del SSN e in concorrenza con il servizio pubblico
- Viene introdotta la separazione tra soggetto finanziatore ed erogatore del servizio
- Vengono introdotti i LEA (livelli essenziali assistenza)
- Viene individuato l’obiettivo di 4,5 per mille abitanti posti letto per acuti
- Viene prevista la chiusura o la conversione delle strutture con meno 120 posti letto
- Viene posta maggiore attenzione su strutture alternative di ricovero come il “day hospital”
che ha un costo medio per lo stato del 50% in meno rispetto alla normale degenza
ospedaliera.

Come sostenere la crescita qualitativa del servizio: 2 possibili alternative

Intervento dei privati: Il project financing


Attraverso l’intervento dei privati, l’ospedale viene vista in una moderna ottica, come una struttura
capace di generare ricavi. In particolare si presenta come una struttura ricettiva con tratti di
imprenditorialità, in cui il ruolo di guida e direzione sanitaria restano di competenza dell’azienda
sanitaria, mentre i privati intervengono nel processo di costruzione/ammodernamento della
struttura o nella gestione dei servizi non di competenza dell’azienda sanitaria.
Con tale schema che prende il nome di BOT, avviene una vera e propria separazione tra la direzione
sanitaria che viene affidata chiaramente al SSN e tutti i servizi di costruzione e manutenzione
impianti, housing e commerciali che vengono affidati ai privati.
Con l’intervento dei privati si ha il vantaggio di accelerare i tempi di realizzazione del complesso
ospedaliero, semplificare la gestione amministrativa dei contratti e la disponibilità di risorse libere
per lo stato da poter dedicare ad altri progetti.
Al fine del buon esito è necessario che vi sia una equa ripartizione del rischio tra pubblico (natura
amministrativa e legislativa) e privato (costruzione e gestione della struttura)
La remunerazione del partner privato viene pagata dalla ASL attraverso un contributo in conto lavori
ed un canone annuale, in caso di insolvenza sarà compito della regione farsi carico degli impegni
presi dalla ASL

Sistema multi-ospedalieri
Si tratta di una strategia di cooperazione che mira a snellire la struttura dei costi ed il livello d’offerta
di posti letto. Tale strategia è particolarmente idonea per le aree metropolitane dove esistono a
poca distanza diversi ospedali e cliniche private, ed il suo obiettivo è il miglioramento del rapporto
efficacia del servizio e costi di erogazione attraverso l’ottenimento di economie di scala , di
apprendimento e di densità.
Tali economie sono il risultato della:
29. centralizzazione degli acquisti che produce un aumento del potere contrattuale
30. eliminazione e condivisione di unità operative e risorse umane, evitando duplicazioni di
costo
31. Creazione di una piattaforma integrata in grado di fornire al sistema tutti i servizi di supporto
di cui necessita
I sistemi multi-ospedalieri possono dare vita a cosiddetti “poli di eccelenza”, frutto di una strategia
di differenziazione che tende a far concentrare determinate aree specialistiche del servizio sanitario.
Alcuni difetti del sistema multi-ospedaliero:
- Oltre una determinata soglia la crescita dimensionale costituisce un problema (congestione)
- Nel breve periodo gli investimenti realizzati per la creazione del sistema portano ad un
incremento dei costi per il paziente, tuttavia nel lungo periodo è riscontabile il vantaggio
tratto dai pazienti in termini di efficienza e miglioramento della qualità del servizio.

La qualità nella sanità


L’OMS afferma che si può parlare di qualità in ambito sanitario quando ogni paziente riceve
l’insieme di atti diagnostici e terapie che portano ad un miglioramento della sua salute, tenendo
conto dello stato attuale delle conoscenze scientifiche, con il minor costo possibile e minori rischi
per la salute.
Pertanto si evidenziano due parametri da utilizzare per la misurazione della qualità:
- tecnico-professionale: cioè la capacità di erogare la terapia migliore compatibilmente allo
sviluppo della ricerca scientifica
- economico gestionale: l’insieme dei processi ed i modi in cui viene organizzata e gestita
l’erogazione del servizio-

Ai fini della valutazione del servizio è necessario che vengano stabiliti degli obiettivi realistici e
raggiungibili, affiancati da indicatori facilmente monitorabili.
I principali soggetti valutatori sono:
22 Utenti: di norma valutano aspetti relativi all’accessibilità e la disponibilità del personale
sanitario
23 Amministratori: valutano l’aspetto tecnico, e quindi si concentrano principalmente sui costi
del servizio sanitario
In merito agli utenti si individuano 5 criteri in base al quale viene valutata la qualità del servizio:
Credibilità: Capacità di erogare i servizi programmati in maniera accurata
Rispondenza: prontezza nel servire i pazienti ed erogazione con tempestività
Sicurezza: professionalità e conoscenza del personale
Cortesia: capacità del personale di mostrare cura verso il paziente
Infrastrutture: comfort ricevuti all’interno della struttura ricettiva

Il patto per la salute 2014-16


Mira alla riorganizzazione del SSN, i punti principali sono i seguenti:
- Aumento di 8 miliardi del fondo sanitario
- Diminuzione dei posti letto negli ospedali
- Le strutture privati se al di sotto dei 60 posti per acuti è necessario che si fondano con altre
strutture per ricevere l’accreditamento
- Riforma del ticket
- Nascita degli “ospedali di comunità”, strutture di ricovero per pazienti che hanno avuto una
ricaduta e che non possono essere curati a casa. Presenzieranno i medici di famiglia
- Aggiornamento dei LEA
- Numero unico di emergenza 112
- Adozione linee guida per le cure transfrontaliere
- Allentamento dei vincoli di assunzione per le regioni con piano di rientro

Legge transfrontaliera
Direttiva 21/2011 UE: tutti i pazienti possono accedere alle cure in qualsiasi stato UE. Gli obiettivi
della direttiva sono: promozione della cooperazione tra gli stati membri ed il miglioramento
qualitativo del servizio degli stati membri.
La direttiva prevede che ogni paziente può avere accesso all’assistenza sanitaria transfrontaliera, il
paese che ha offerto le cure, riceverà un rimborso dal paese originario del paziente
La direttiva non si applica per assistenza di lunga durata, trapianti organo o programmi pubblici di
vaccinazione.
I pazienti possono ottenere l’assistenza sanitaria senza alcuna autorizzazione per tutti i casi che non
prevedono un ricovero ospedaliero, diversamente è necessaria l’autorizzazione del paese di origine.
I costi sostenuti dalla persona assicurata in Italia che si è avvalsa dell’assistenza sanitaria
transfrontaliera sono rimborsati qualora la prestazione rientrasse nei LEA. Il rimborso è a carico della
regione e dovrà essere corrisposto dall’ASL entro 60 giorni dalla ricezione della richesta.
La legge transfrontaliera incentiva l’efficienza del sistema sanitario nazionale, sia in termini di
“attrazione” di pazienti esteri, sia per mantenere in Italia i propri pazienti

Controversie in Italia su assistenza pubblica e privata


L’ingresso dei privati attraverso l’accreditamento da parte del SSN negli anni ha comportato notevoli
controversie. In particolare in Lombardia l’introduzione del sistema di pagamento a prestazioni
(DRG) , rispetto al sistema di pagamento giornaliero, da un lato ha avuto il vantaggio di ridurre i
lunghi tempi di degenza, dall’altro ha creato dei veri e propri casi di illecito per abuso del sistema.
Da menzionare la Clinica Santa Rita, definita clinica degli orrori dove attraverso intercettazioni sono
emersi numerosissimi casi di interventi inutili ed addirittura rischiosi per la salute del paziente al
fine di ottenere la corrispettiva prestazione.

Usa e Obamacare
La riforma di Obama ha come obiettivi fondamentali:
- incrementare la qualità e l’affidabilità delle coperture assicurative
- Abbassare la percentuale di popolazione non assicurata
- ridurre i costi della sanità sia per le persone che per il governo
Entro il 2019 prevede di coprire la salute del 95% della popolazione, evitando così i frequenti casi di
collasso finanziario delle famiglie americane in seguito alla necessità di cure mediche.
I principali cambiamenti della riforma sono stati:
20 Le compagnie assicurative non possono più rifiutarsi di contrarre polizza in caso di
preesistenza di patologie, o di stabilire un premio in base all’età del soggetto (tipico per gli
anziani)
21 Introduzione di benefici fiscali che rendono meno gravosa la spesa per la copertura
assicurativa
22 Obbligatorietà di acquisto di un’assicurazione per gli aventi diritto
23 Obbligo di contribuzione alla spesa assicurativa da parte dei datori di lavoro con più 50
persone
Al momento l’Obamacare sta avendo ottimi risultati, in quanto la percentuale di persone non
assicurate è decisamente più bassa, la critica principale però fatta dagli oppositori e di non aver
previsto un piano specifico, nel caso le compagnie assicurative dovessero crollare a causa dei nuovi
oneri a loro imposti
SERVIZO DI RACCOLTA E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

La filiera del settore


- Raccolta: prelievo, cernita e raggruppamento dei rifiuti per i loro trasporto verso i centri di
smaltimento. Può essere differenziata o indifferenziata. Nella fase di raccolta si possono
sfruttare Economie di densità (riduzione dei costi all’aumentare dei rifiuti), motivo per il
quale sia preferibile che la raccolta sia fatta da un solo operatore
- Trattamento e selezione: attività di trasformazione del rifiuto per renderlo: idoneo al riciclo
e recupero o indirizzarlo verso la discarica
- Riciclo e recupero: sono processi produttivi complessi destinati alla realizzazione delle
materie prime, oppure attraverso il processi di termovalorizzazione ottenere energia dai
rifiuti (incenerizzazione)
- Smaltimento: L’attività che si svolge nelle discariche, è un’attività delicata poiché errori in
questa fase possono comportare gravi inquinamenti

La normativa Europea
Nel caso di questa utility, la normativa europea non ha puntato sulla liberalizzazione. Ha invece
stabilito un ordine di priorità che i paesi devono perseguire.
32. Impegno dei paesi per un uso razionale delle risorse al fine di ottenere sostenibilità e quindi
limitazione dei rifiuti
33. Impegno dei paesi ad effettuare la raccolta differenziata
34. Investimenti nell’attività di riciclaggio
35. Impegno dei paesi nel recupero di materiali ed energia: Valorizzare i rifiuti
36. Obiettivo per il 2020 di recuperare il 50% dei rifiuti domestici
37. Conferimento in discarica solo dei rifiuti pretrattati attraverso la raccolta differenziata (In
Italia ciò non è stato rinviato per anni attraverso proroghe delle legge finanziarie)

La normativa Italiana: Decreto Ronchi


Il decreto ridisegna obiettivi e competenze dei soggetti interessati.
24 Il perseguimento degli obiettivi è affidato alle Regioni che con appositi piani devono
garantire: autosufficienza degli impianti, riduzione uso discariche, valorizzazione dei rifiuti.
25 Viene ridefinito il concetto di rifiuto, e si passa dal concetto di smaltimento a quello di
gestione
26 Applicazione del principio 4 R: Riduzione, riuso, recupero materia e recupero energia
27 Passaggio da tassa a TARIFFA
28 Fissazione obiettivi per la raccolta differenziata
29 Superamento della discarica da non utilizzare per qualunque rifiuto
30 Definizione di ATO per l’aggregazione di aree

Differenze regionali in Italia


Uno dei problemi dell’Italia resta il massiccio ricorso alle discariche. Nel 2010 in Italia è stato riciclato
solo il 35% dei rifiuti. Pesano le forti disparità regionali tra nord e sud, basti pensare che in regioni
come Sicilia e Basilicata, oltre l’80% dei rifiuti finisce in discarica. Tale dislivello lo si riscontra anche
negli impianti di termovalorizzazione, e nella raccolta differenziata.

Le tre forme di gestione in Italia


Gestione in economia: è affidata ai comuni, rappresentano il 27% dei rifiuti
Aziende private: sono un numero ridotto ma gestiscono oltre il 26% dei rifiuti
Aziende pubbliche: si tratta delle ex municipalizzate o di consorzi che gestiscono quasi la metà dei
rifiuti

Alcune realtà:
Gruppo HERA: è una multi-utility municipalizzata che è attiva su tutta la filiera e opera anche nel
settore del gas e dell’acqua nelle provincie dell’ Emilia Romagna. A Bologna è scoppiato uno
scandalo poiché nel luogo dove è stabilizzata HERA è stato riscontrato un elevato inquinamento.
Altre controversie sono state rilevate sulla scelta dei manager che non avviene di certo per
competenze
Comune di Ponte Alpi: è un caso virtuoso in cui il comune attraverso la raccolta porta a porta ha
totalizzato una raccolta differenziata che supera il 90%. Tutti gli abitanti hanno riscontrato i benefici
oltre nella sostenibilità anche nella bolletta
Roma: Grande ritardo nella raccolta differenziata, solo il 17% contro un 70% di Berlino. Inoltre Roma
a Malagrotta detiene la discarica più di Europa. In merito a Malagrotta sono numerosi i casi di
scandali di corruzione e favoreggiamento che hanno coinvolto l’amministrazione locale e Manlio
Cerroni, proprietario della discarica che si definisce un benefattore della città capitolina. La discarica
è stata chiusa nel 2014. Discarica inoltre che ha rilasciato sostanze tossiche

Il sistri
Costituisce uno strumento volto a garantire un maggior controllo della movimentazione dei rifiuti
speciali lungo la filiera. In particolare interviene nella fase di smaltimento con l’utilizzo di sistemi
elettronici in grado di dare visibilità al flusso di entrata e di uscita degli autoveicoli nelle discariche.
I benefici principali saranno i seguenti:
24 Vantaggi in termini di sostenibilità
25 Eliminazione di forme di concorrenza sleale tra imprese
Il sistri è partito nel 2013 per i produttori di rifiuti pericolosi con più di 10 dipendenti e per enti e
imprese che gestiscono rifiuti pericolosi. Per tutte le altre imprese la partenza è stata fissata nel
2014.

Tendenza del settore


Passaggio da mero gestore di rifiuti a impresa multi-utility. Infatti ad oggi ben il 40% delle imprese
che si occupano di rifiuti, gestiscono anche il servizio idrico, l’approvvigionamento di gas ed energia
elettrica

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