vettori
e
operatori differenziali
Andrea Farina
Politecnico di Milano
Dipartimento di Fisica
andrea.farina@polimi.it
08/01/2008
Richiami di algebra vettoriale
Definizione 1. Si dicono Grandezze scalari quelle quantità fisicamente os-
servabili determinate da un numero invariante rispetto a un cambiamento del
sistema di coordinate (es massa,carica elettrica).
Dipendono invece dal sistema di coordinate le componenti del vettore, che nel
caso tridimensionale costituiscono una terna di numeri reali (vx , vy , vz ) legati al
vettore v dalla relazione:
v = vx ux + vy uy + vz uz
vz
vy y
vx
1
Proprietà 3.1.
v·w =w·v
• v = 0 oppure
• w = 0 oppure
• v⊥w
Proprietà 3.3.
v · w = v x wx + v y wy + v z wz
Proprietà 4.1.
v × w = −w × v
• v = 0 oppure
• w = 0 oppure
• vkw
Proprietà 4.3.
ux uy uz
v × w = vx vy vz = (vy wz − vz wy ) ux + (vz wx − vx wz ) uy +
wx wy wz
+ (vx wy − vy wx ) uz
2
Campi scalari e vettoriali
Definizione 5. Assegnato un dominio Ω dello spazio, se esiste una funzione U
che a ogni punto P ∈ Ω associa uno scalare U (P ), diremo che in Ω è definito un
campo scalare U.
Un campo scalare tridimensionale può essere rappresentato tramite superfici di
livello, definite dalla famiglia di equazioni:
U (x, y, z) = U0
sulle quali U (P ) assume valore costante U0 .
Esempio 5.1.
U = kz
Le superfici di livello sono piani perpendicolari all’asse z (Fig. 2).
Esempio 5.2.
U = x2 + y 2 + z 2
Le superfici di livello sono sfere concentriche (Fig 3).
Definizione 6. Assegnato un dominio Ω dello spazio, se esiste una funzione v
che associa a ogni punto P ∈ Ω un vettore v (P ), diremo che in Ω è definito un
campo vettoriale v.
Un campo vettoriale è sempre individuabile mediante 3 campi scalari che ne
definiscono le componenti:
vx = vx (P )
vy = vy (P )
vz = vz (P )
z
z3
z2 U = kz3 U = R32
z1 U = kz2 R3
U = R22
U = kz1
R2
y R1 U = R12
Figura 2: Superfici di livello dell’esempio 5.1. Figura 3: Superfici di livello dell’esempio 5.2.
3
Geometricamente un campo vettoriale v (P ) è rappresentabile mediante le linee
di flusso (dette talvolta linee di forza), definite come linee orientate la cui tan-
gente in un punto P definisce la direzione di v (P ) e il cui verso coincide con
quello di v (P ) (Fig 4). Per convenzione la densità di linee di flusso disegnate in
una certa regione è proporzionale al modulo di v (P ) ivi assunto.
È possibile dimostrare che questo campo è radiale (Fig. 5) e che il suo modulo è
proporzionale a r12 . Infatti:
xux + yuy r ur
v (P ) = = =
(x2 + y 2 )3/2 |r|3/2 r2
Definizione 7. Si dicono sorgenti del campo i punti per cui passa più di una
linea di flusso. Le sorgenti si dicono positive se le linee sono uscenti, negative se
sono entranti
v (P ) x
4
Analisi vettoriale e operatori differenziali
Definizione 8. Sia assegnato un campo scalare f = f (x, y, z) continuo e deri-
vabile in una regione Ω dello spazio. Definiamo gradiente di f il vettore:
∂f ∂f ∂f
v = grad f = ux + uy + uz
∂x ∂y ∂z
Proprietà 8.1. Considerato il vettore v = grad f nel punto P e uno spostamento
infinitesimo dr da P a Q (Fig. 6), la quantità
∂f ∂f ∂f
df = grad f · dr = grad f · (dxux + dyuy + dzuz ) = dx + dy + dz
∂x ∂y ∂z
indica di quanto varia la funzione f nel passare da P a Q:
df = f (Q) − f (P ) = grad f · dr
il che comporta che grad f ⊥ dr. Ma dr giace sulla superficie di livello, dunque
grad f è sempre perpendicolare alle superfici di livello.
Q
v = grad f
dr
dr
α P
P Q
v = grad f
f = cost
Figura 6: Incremento del campo scalare f nel Figura 7: Spostamento infinitesimo su una
passare da P a Q. superficie di livello.
5
Proprietà 8.4. Come diretta conseguenza della Proprietà 3, se considero v =
grad f come un campo vettoriale, le sue linee di flusso sono perpendicolari alle
superfici di livello di f .
f (x, y, z) = kz
risulta:
∂f
∂x
=0
∂f
∂y
=0 ⇒ grad f = kuz
∂f
=k
∂z
z
grad f
f = costante
y
x
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Osservazione. Data una funzione f (P ) è sempre possibile calcolare il vettore
grad f . Tuttavia, dato un campo vettoriale v (P ) non è detto che esso sia il
gradiente di una certa funzione.
Definizione 9. Chiamiamo un campo v (P ) conservativo se esiste una funzione
f (P ) tale che:
v (P ) = grad f (P )
Proprietà 9.1. Si consideri in una regione dello spazio un campo vettoriale v (P )
che si possa scrivere come gradiente di una funzione f : v (P ) = grad f (P ). Sia
inoltre assegnata una linea generica orientata γ che connetta i punti P 1 e P 2
(Fig.9), l’integrale di linea
Z
γ
v · dr
P1 →P2
Proprietà 9.2. Nel caso si consideri una linea γ orientata chiusa (Fig.10), la
Proprietà 1 si riduce a:
I
v · dr = f (P 2) − f (P 1) = f (P 1) − f (P 1) = 0
γ
P1 ≡ P2
γ
dr
γ
P2 dr
P1 v = grad f v = grad f
Figura 9: Linea generica che connette i punti P 1 e
P 2. Figura 10: Linea chiusa.
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Sono tipici campi conservativi:
• La forza (e il campo) gravitazionale;
• La forza elettrostatica (e il relativo campo elettrostatico);
• La forza elastica.
In genere un campo vettoriale dipendente dal tempo non è conservativo (non è
tuttavia una regola generale).
Definizione 10. Considerato un campo vettoriale v (P ) e una superficie Σ
(Fig.11), suddividiamo Σ in tante areole infinitesime dΣ e determiniamo il va-
lore di v (P ) in ogni punto della superficie. Possiamo assumere che v (P ) sia
approssimativamente costante all’interno di ogni areola dΣ. A ogni elemento dΣ
associamo un versore n perpendicolare a dΣ.
Chiameremo la quantità:
v (P ) n
dΣ
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Proprietà 11.1. Teorema della divergenza. Considerata una regione dello spazio
τ delimitata da una superficie chiusa Σ (Fig.12), risulta che:
ZZ ZZZ
ΦΣ (v) =
v · ndΣ = div vdτ
Σ τ
Proprietà 11.2. Dal teorema precedente risulta che, considerato un campo vet-
toriale v (P ) tale che div v = 0 ovunque, il flusso attraverso qualsiasi superficie
chiusa Σ è sempre nullo. Un siffatto campo si dice solenoidale.
I campi solenoidali hanno necessariamente linee di flusso chiuse. Tipico campo
solenoidale è il campo magnetico.
b) div v < 0 dunque dΦ < 0 ne deriva che in dτ ci sarà una sorgente negativa
(Fig.14).
v
v
n τ
9
n n
n
n
dΣ dΣ dΣ
Figura 13: Sorgente positiva (a). Figura 14: Sorgente negativa (b). Figura 15: Flusso nullo (c).
n rot v
Σ dΣ
dr
γ
v (P )
Figura 16: Superficie e linea utilizzate per il teorema di Stokes.
10
campi siffatti sono definiti irrotazionali.
Proprietà 12.3. Equivalente alla Proprietà 2 è dire che rot (grad f ) = 0 qua-
lunque sia f (identità).
Proprietà 12.4. Nei punti in cui rot v = 0, ci sono vortici per il campo v.
∂x ∂y
div v = + =1+1=2
∂x ∂y
ux uy uz
∂ ∂ ∂
rot v = ∂x ∂y ∂z = 0
x y 0
∂y ∂x
div v = − =0
∂x ∂y
ux uy uz
∂ ∂ ∂
∂x ∂y
rot v = ∂x ∂y ∂z
= uz − − = −2uz
y −x 0
∂x ∂y
y y
x x
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Definizione 13. Dato un campo scalare f (P ), definiamo laplaciano di f lo
scalare
∂ 2f ∂2f ∂2f
△f = div (grad f ) = + +
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Una funzione f tale per cui △f = 0 si dice armonica.
∂f
∂f 3 = x2 + 3y 2 x ∂f
∂x
= 2xy + y
∂y ∂z
= 2z
Dunque
∂ 2f ∂2f ∂2f
△f = + 2 + 2 = 2y + 6xy + 2
∂x2 ∂y ∂z
Identità operatoriali
Si dimostrano le seguenti identità:
rot (grad f ) = 0
div (rot v) = 0
grad (f g) = ggrad f + grad g
rot (rot v) = grad (div v) − △v
div (v × w) = w · rot v − v · rot w
div (f v) = f div v + v · (grad f )
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Operatori vettoriali - complementi
Definizioni
Gli operatori gradiente, divergenza, rotore e laplaciano possono essere definiti in
forma intrinseca, indipendentemente dal sistema di coordinate in cui possiamo
rappresentare i campi su cui operano. Nel seguito si assumerà che i campi (scalari
o vettoriali) siano dotati di opportune condizioni di continuità e derivabilità nel
dominio Ω in cui sono definiti.
Σ
ΦΣ (v) P0
div v = lim
∆τ →0 ∆τ ∆τ
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Laplaciano. Assegnato una campo scalare f = f (P ) si definisce laplaciano
di f la quanità:
△f = div (grad f )
Nota
Le definizioni cosı̀ introdotte consentono di ricavare direttamente le proprietà
degli operatori. Infatti:
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L’operatore nabla ∇
È possibile riscrivere le definizioni degli operatori differenziali gradiente, diver-
genza, rotore e laplaciano in una notazione più compatta e intuitiva tramite la
definizione dell’operatore vettoriale nabla:
∂ ∂ ∂
∇= ux + uy + uz
∂x ∂y ∂z
Le definizioni degli operatori diventano quindi:
∂f ∂f ∂f
grad f = ∇f = ux + uy + uz
∂x ∂y ∂z
∂vx ∂vy ∂vz
div v = ∇ · v = + +
∂x ∂y ∂z
ux uy uz
∂ ∂ ∂ ∂vz ∂vy ∂vx ∂vz
rot v = ∇ × v = ∂x ∂y ∂z = − ux + − uy +
vx ∂y ∂z ∂z ∂x
vy vz
∂vy ∂vx
+ − uz
∂x ∂y
∂2f ∂2f ∂2f
△f = ∇ · ∇f = ∇2 f = + +
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Come è possibile osservare l’operatore gradiente equivale a un prodotto per uno
scalare, la divergenza a un prodotto scalare, il rotore a un prodotto vettoriale e
il laplaciano al modulo dell’operatore nabla moltiplicato per uno scalare.
Le identità vettoriali possono quindi essere riscritte nel seguente modo:
∇ × (∇f ) = 0
∇ · (∇ × v) = 0
∇ (f g) = g∇f + ∇g
∇ × (∇ × v) = ∇ (∇ · v) − ∇2 v
∇ · (v × w) = w · ∇ × v − v · ∇ × w
∇ · (f v) = f ∇ · v + v · (∇f )
b×b=0
a · (a × b) = 0
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Gli operatori proiettati su sistemi di coordinate
Gli operatori gradiente, divergenza, rotore e laplaciano possono essere espres-
si in forma esplicita una volta che si stabilisca il sistema di coordinate in cui
rappresentare i campi scalari o vettoriali su cui operano.
Coordinate cartesiane
Individuato un sistema di coordinate cartesiane costituito da una terna destrorsa
di assi x, y e z a cui siano associati i versori ux , uy , uz , risulta
∂f ∂f ∂f
grad f = ux + uy + uz
∂x ∂y ∂z
∂vx ∂vy ∂vz
div v = + +
∂x ∂y ∂z
ux uy uz
= ∂vz − ∂vy ux +
∂ ∂ ∂
∂vx ∂vz
rot v = ∂x ∂y ∂z ∂y ∂z ∂z
− ∂x
uy +
vx vy vz
+ ∂v y
∂x
− ∂vx
∂y
uz
∂ 2f ∂2f ∂2f
△f = div (grad f ) = + +
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Coordinate cilindriche
Indicando con r, ϕ e z la terna di numeri che individua un punto in coordinate
cilindriche e con ur , uϕ , uz i versori associati, risulta:
∂f 1 ∂f ∂f
grad f = ur + uϕ + uz
∂r r ∂ϕ ∂z
1 ∂ 2f ∂ 2f
1 ∂ ∂f
△f = r + 2 2+ 2
r ∂r ∂r r ∂ϕ ∂z
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Coordinate sferiche
Indicando con r, ϑ e ϕ la terna di numeri che individua un punto in coordinate
sferiche e con ur , uϑ , uϕ i versori associati, risulta:
∂f 1 ∂f 1 ∂f
grad f = ur + uϑ + uϕ
∂r r ∂ϑ r sin ϑ ∂ϕ
1 ∂ 2 1 ∂ 1 ∂vϕ
div v = r v r + (sin ϑv ϑ ) +
r2 ∂r r sin ϑ ∂ϑ r sin ϑ ∂ϕ
ur ruϕ r sin ϑuϕ
1 ∂ ∂ ∂ = 1
∂ ∂vϑ
rot v = 2 (sin ϑv ϕ ) − ur +
r sin ϑ ∂r ∂ϑ ∂ϕ r sin ϑ ∂ϑ ∂ϕ
vr rvϑ r sin ϑvϕ
1 1 ∂vr ∂
+ r sin ϑ ∂ϕ − ∂r (rvϕ ) uϑ +
+ 1r ∂r∂
(rvϑ ) − ∂v
∂ϑ
r
uϕ
∂2f
1 ∂ 2 ∂f 1 ∂ ∂f 1
△f = 2 r + 2 sin ϑ + 2 2
r ∂r ∂r r sin ϑ ∂ϑ ∂ϑ r sin ϑ ∂ϕ2
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