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28 dicembre 2014
1 Serie di Fourier
1.1 Forma Reale della Serie di Fourier
Strumento che è alla base degli analizzatori di spettro, degli strumenti che per-
mettono di fare misure di vibrazioni, ed esprime dei risultati interpretabili in
generale.
Concetto di serie di Fourier: si è già vista la prima forma della serie di Fourier
come traduzione di una generica funzione periodica in una infinità numerabile di
contributi armonici a diverse pulsazioni, multiple intere della pulsazione fonda-
mentale. la pulsazione fondamentale da la risoluzione di uno strumento di misura;
2π
risulta dalla espressione periodo in cui il periodo è inteso come periodicità della
funzione periodica, cioè in una funzione periodica è il periodo T con cui si ripete
la funzione mentre in una misura è il periodo di osservazione del fenomeno. Sono
infiniti contributi a ben precise pulsazioni.
C’è una seconda forma della serie in cui tutte le armoniche hanno una ben
precisa pulsazione: ω, multipla intera di n, con un preciso valore di sfasamento ed
ampiezza.
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in forma reale, ma a livello matematico perché si possa stabilire l’equivalenza tra
le due espressioni la somma deve estendersi fino a −∞.
I precedenti coefficienti G diventano complessi e coniugati a cavallo dello zero,
cioè quello che è il coefficiente n-esimo è coniugato col coefficiente -n-esimo. I
coniugati hanno medesimo modulo ma fase opposta. Stessa parte reale ma parte
immaginaria opposta.
Si hanno le espressione analitiche di calcolo dei coefficienti (vedi dispensa) di
G0 e Gn. Questi sono numeri complessi e possono essere rappresentati in vari
modi: è opportuno rappresentare il modulo e la fase, cioè lo spettro discreto della
serie. Lo spettro è il diagramma dei coefficienti della serie: ha un sottostettero
delle ampiezze e un sottostettero delle fasi. Modulo e fase dei coefficienti (che
sono numeri complessi) vengono rappresentate con delle righe spettrali, ad ogni
pulsazione ω, 2ω, 3ω, ecc. (multipli interi della ω).
Per il modulo di ciascun coefficiente n-esimo, che è uguale al modulo del coef-
ficiente -n-esimo, è associato alla metà dell’ampiezza dell’armonica n-esima, cioè
l’armonica corrispondente.
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• 3 valore medio
• prima armonica alla pulsazione ω di ampiezza 5
• seconda armonica alla pulsazione 4ω di ampiezza 2
La periodicità fondamentale è ω.
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viene a mancare; il fenomeno si ripete 10 secondi dopo. La periodicità associata
a T è 10 secondi mentre la durata dell’intervallo è associata a t e vale 1 secondo.
È un treno di impulsi e si può pensare che possa essere descrivibile attraverso
una somma di armoniche perché è periodico. Bisogna ipotizzare una infinità di
contributi, si devono sommare una infinità di contributi.
Si ottiene uno spettro dei moduli dei coefficienti Gn della rappresentazione
complessa della serie di Fourier, con andamento a lobi, con ampiezza dei lobi
decrescente. Per ricostruire il segnale quindi si necessità di armoniche in bassa
frequenza con elevata ampiezza e poi contributi in alta frequenza con ampiezza
sempre più limitata. Questi lobi hanno tutto la stessa dimensione dell’intervallo
in frequenza durante il quale si manifestano; questa dimensione è pari a:
2π
ωc =
∆t
detta Pulsazione Caratteristica. Ogni ωc i lobi si azzerano come ampiezza; si hanno
quindi una serie di lobi in corrispondenza di ognuno dei quali si ha un passaggio
delle pulsazioni da valori positivi, +π a valori nulli; cioè i coefficienti cambiano
segno perché se la fase è 0 o +π allora i coefficienti sono reali. Tutti i lobi hanno
la stessa durata ad eccetto del lobo centrale che ha durata doppia (2ωc ).
La pulsazione fondamentale ω è pari a:
2π
ω= = 0.62832
T
quindi ogni riga spettrale è distante ω dalla precedente.
2 Trasformata di Fourier
Si estende il precedente ragionamento e si porta il periodo T a infinito. Qualunque
segnale, anche se non periodico, si può ritenere periodico e di periodo infinito.
Segue la definizione della Trasformata.
Definizione: rispetto alla definizione dei coefficienti della serie nella forma com-
plessa, sparisce 1/T, si estende l’intervallo di integrazione e si ha sempre la funzione
esponenziale ma non si ha più ω. Questo perché se il periodo è infinito, le righe
spettrali sono tutte vicine, impaccate tra loro; non si ha più una infinità numera-
bile. Si passa dalla rappresentazione con righe spettrali ad una rappresentazione
con funzione continua (all’aumentare del periodo T), perché ad ogni frequenza si
avrà contributo, ogni ω ha il suo contributo.
L’estensione da Serie a Trasformata è immediato e banale se si ragiona per
un periodo infinito. Perché questa trasformazione esista è fondamentale che la
funzione sia limitata nel tempo. Quindi non esiste la trasformata di una funzione
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armonica perché non è limitata nel tempo. Quindi, nella pratica, per trasformare
un segnale, questo deve iniziare, evolvere e finire, deve cioè essere limitato nel
tempo (esempio: martellata).
Si passa da una rappresentazione nel tempo ad una rappresentazione in fre-
quenza:
g(t) → G(iω)
cioè si prendono le grandezze coinvolte e si applica la trasformazione di Fourier e
si lavora nel dominio delle frequenze, semplificando l’analisi.
Ad ogni operazione di trasformazione corrisponde anche una operazione di
antitrasformazione, cioè si passa dal dominio della frequenza al dominio del tempo.
È l’operazione opposta.
Nella diapositiva 10, si integrava, rispetto alla variabile temporale, nell’inter-
vallo [+∞; −∞], e questo poi implica che sia una funzione definita nello stesso
intervallo ma nel dominio delle pulsazioni. Questa è una conseguenza del fatto che
è la stessa formulazione che si aveva per il calcolo gi Gn nel caso di periodo T =
∞.
La Giω diventa una funzione continua nell’intervallo [+∞ − ∞]. La funzione
non è una funzione reale, ma è più in generale una funzione complessa: ad ogni ω
si assegna un numero complesso. Eredita le stesse proprietà dei coefficienti Giω .
Lo spettro del modulo della Giω sarà pari, mentre il modulo delle fasi sarà dispari.
Quindi anche la funzione Giω è pari coniugata.
Le espressioni di calcolo della trasformata e dei coefficienti della serie complessa
hanno una evidente simmetria e i coefficienti possono essere visti come i valori
assunti dalla trasformata a precisi valori di pulsazione nω, a meno del termine
1/T . Tutto questo vale omettendo gli estremi di integrazione perché da una parte
si integra nell’intervallo [+∞ − ∞], mentre dall’altra tra [0; T ].
Effettivamente il valore di Gn è 1/T volte il valore assunto dalla trasformata
ad un ben preciso valore di ω = nω. Però il calcolo della trasformata e il calcolo
dei coefficienti devono essere fatti su due funzioni diverse. Con riferimento alla
diapositiva 13, se si considera il primo grafico, il calcolo di Gn deve essere fatto
nell’intervallo [0 ; T]; se applico lo stesso ragionamento alla Giω vuol dire che il
parallelismo deve essere completo anche tra [+∞ − ∞], cioè se dico che Gn è pari
a:
1
Gn = Giω
T
allora i due estremi devono coincidere per definizione della trasformata. Quindi
il parallelismo sussiste tra un segnale periodico per il quale si calcola Gn e un
segnale limitato pari al segnale periodico nell’intervallo [0 ; T] ma che deve essere
considerato nullo al di fuori perché nella seconda funzione si integra tra [+∞ −
∞]. Perchè i due risultati ritornino, l’analisi deve essere limitata al contenuto
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informativo tra [0 ; T]; se nell’intervallo [+∞ − ∞] tenessi conto anche degli altri
contributi non sarebbe uguale.
Quando si procede all’analisi di un segnale non i conosce il contenuto armo-
nico; si osserva per un certo tempo il fenomeno, cioè si fa esattamente quello
rappresentato nel secondo diagramma della diapositiva 10: si fa l’osservazione di
un intervallo. Quello che si osserva lo si può ritenere periodico nel periodo di
osservazione. Non è corretto concettualmente ma è l’unico modo per analizzarlo.
Quello che succede prima e dopo il fenomeno non è noto.
Quindi si stima la trasformata calcolando i coefficienti e fingendo che il segnale
sia periodico nel periodo di osservazione perché sussiste la corrispondenza:
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La conversione analogico digitale avviene mediante un convertitore analogico-
digitale, però l’utente può commettere degli errori nella impostazione dei parametri
di conversione e tipicamente si deve porre attenzione a due aspetti:
• scelta del numero di bit da utilizzare che influenzano la risoluzione della misu-
ra; la scelta può essere fatta in funzione delle opzioni stabilite dall’hardware.
Maggiore è la risoluzione, maggiore saranno i disturbi captati dal segnale.
Il numero di bit influenza quindi la risoluzione dello strumento convertitore
pari a:
∆V
2n − 1
dove ∆V è il range di misura che viene impostato dall’utente sul convertitore
e non necessariamente coincide con quello del sensore. Quando si decide di
discretizzare l’intervallo ±10 Volt, si ha una interfaccia software del converti-
tore nella quale si imposta il range che si vuole discretizzare. Quindi, la porta
analogica è messa in condizione di leggere i segnali compresi nell’intervallo
[-10 ; +10] e discretizza in quell’intervallo associando a -10 V il valore nullo
e associando a 10 V il valore più alto 2∆V n −1 . L’errore sistematico di misura
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Per capire il problema dell’Aliasing occorre introdurre il concetto di trasformata
discreta di Fourier.
Quando si campiona un segnale si cerca di estrarre il contenuto armonico del
segnale, cioè vedere quali sono le frequenze predominanti all’interno del segnale.
Gli spettri legati alla definizione della formulazione complessa di Fourier danno
per un segnale periodico quelle che sono le componenti armoniche del loro modulo
e della loro fase relativa. Prendendo un segnale periodico, qualunque esso sia,
calcolando la serie di Fourier in forma complessa, si ricavano i coefficienti Gn (che
sono numeri complessi) e si determinano le righe spettrali. Esse sono associate ai
moduli e alle fasi, che sono correlati a loro volta alle ampiezze della corrispondente
armonica a quella frequenza e agli sfasamenti della armonica.