1. INTRODUZIONE
vantaggio comparato. Ad esempio, una riduzione dei costi di trasporto fra Portogallo e
Germania dovrebbe determinare una maggiore specializzazione del primo paese in
produzioni labour-intensive (tessile, calzature ecc.) e del secondo in attivit pi
capital-intensive (meccanica di precisione, autoveicoli, ecc.). Unespansione del
settore labour-intensive in Portogallo implica una domanda maggiore del fattore
lavoro da parte delle imprese e conseguente incremento dei salari. Analogamente in
Germania la remunerazione del fattore capitale aumenta relativamente a quella del
fattore lavoro. I cambiamenti nella domanda dei fattori produttivi nei due paesi
spingono verso la equalizzazione dei prezzi dei fattori. Naturalmente una completa
convergenza dei prezzi dei fattori presuppone un medesimo livello di produttivit
degli stessi. In realt fattori istituzionali e tecnologici rendono I livelli di produttivit
significativamente diversi da paese a paese.
Sebbene il modello H-O sia in grado di spiegare una parte considerevole dei
flussi commerciali (inter-industry trade), le due principali previsioni (equalizzazione
dei prezzi dei fattori e rilocalizzazione delle attivit produttive in base al vantaggio
comparato) di tale modello sono talvolta invalidate dalla realt dei fatti. Le profonde
disparit spaziali nello sviluppo economico richiedono una spiegazione che vada al di
l di quella offerta dalla teoria dei vantaggi comparati. La concentrazione spaziale
delle attivit economiche (agglomerazione) una delle caratteristiche pi evidenti
dellevoluzione delle moderne economie. Inoltre uno dei limiti principali delle teoria
classiche del commercio legato allincapacit di spiegare la localizzazione delle
attivit produttive fra paesi e regioni aventi una simile dotazione fattoriale (come
gran parte dei paesi dellEuropa Occidentale) ed in aree dove i fattori produttivi
sono particolarmente mobili (regioni allinterno di un paese).
Nei modelli classici del vantaggio comparato e nelle teorie che enfatizzano
limportanza dellaccesso al mercato, il vantaggio geografico di determinate localita
e un dato esogeno. In realta la struttura geografica di unarea e il risultato
dellinterazione fra una serie di agenti economici (imprese, consumatori ecc.). La
localizzazione di tali agenti non e fissa ed esogena, ma bensi endogena e pertanto
mutabile nel tempo. Aree di forte tradizione industriale possono divenire regioni
periferiche mentre nuovi centri di attivita economica possono emergere.
Possiamo pertanto concludere che tale apparato teorico, sebbene abbia delle
implicazioni sulla natura ed evoluzione della geografia economica di unarea, non e
adeguato per spiegare lemergere di una struttura spaziale caratterizzata da forti
disparita.
3. Economie di Agglomerazione
Tabella. 1
Principali fattori che influenzano le scelte localizzative degli operatori economici
specializzate operanti nel medesimo settore (es. Silicon Valley) facilita la diffusione
di informazioni e nuove idee. Tali flussi di conoscenza hanno sovente caratteristiche
simili a quelle dei beni pubblici (non escludibili e non rivali) e pertanto generano
spillovers. Le esternalit pecuniarie, al contrario, si realizzano in virt dellattivit di
scambio, ovvero i benefici derivanti dalla prossimit fisica degli agenti economici
passano attraverso lusuale meccanismo di scambio mediato dallesistenza di prezzi.
Ad esempio, nonostante i costi di localizzazione esorbitanti, la City di Londra
(distretto finanziario) continua a essere una delle pi evidenti agglomerazioni di
servizi finanziari. La vicinanza geografica di numerosi operatori consente laccesso
immediato ad una numerosissima serie di fornitori di servizi ed un pool considerevole
di lavoratori qualificati difficilmente ottenibili altrove.
Le esternalit tecnologiche sono pi appropriate nello spiegare agglomerazioni
di scala medio-piccola come i distretti industriali o la formazione delle citt.6 I
fenomeni di notevole disparit nella geografia economica di ampie aree sono invece
maggiormente legate alle interazioni fra imprese, consumatori e lavoratori mediate dal
mercato (esternalit pecuniarie).
Al limite dei modelli precedenti nello spiegare quali sono i meccanismi che
inducono alla formazione di agglomerazioni sia a livello internazionale che
interregionale sopperisce un filone di ricerca conosciuto come Nuova Geografia
Economica7, sviluppatosi gli inizi degli anni 90. Lelemento centrale a tali modelli di
agglomerazione e lesistenza di esternalita positive di un qualche tipo che al
verificarsi di determinate ipotesi inducono un processo di causazione circolare per il
quale uno spazio economico inizialmente uniforme si evolve in un sitema centro-
periferia. Krugman (1991) e Venables (1996) sono i primi a formalizzare queste idee.
Il primo, che analizzeremo in dettaglio piu avanti, pone laccento sui legami di
domanda e su un meccanismo di agglomerazione dovuto alla mobilita dei
lavoroatori. Nel secondo, invece, il meccanismo di agglomerazione e innescato da
legami di costo fra imprese e sub-fornitori. In molti settori le imprese sono legate tra
loro in modo verticale, loutput di alcune imprese rappresenta un input per altre. La
concentrazione di imprese in una determanata localita permette una riduzione del
costo degli input.
6
Il concetto di esternalit pecuniarie infatti ampiamente utilizzato in economia urbana.
7
Tutta la materia presentata organicamente in Fujita, Krugman e Venables (1999).
8
Cfr. Perroux (1955); Myrdal (1957); Hirschman (1958).
U = A1 M
La domanda per una singola varieta (mi) decresce al crescere del proprio prezzo (pi) e
cresce allaumentare del prezzo dei concorrenti:
p
mi = i M
P
9
La domanda di beni del settore manifatturiero generata dagli agricoltori, che come detto sopra sono
immobili, rappresenta una forza dispersiva nel modello.
Produzione
Li = + xi
10
Ovvero il prezzo di tale bene viene utilizzato come unita di misura del valore dellaltro bene.
11
Tali costi vengono definiti come iceberg trade costs, poiche si assume che parte del prodotto viene
persa durante il trasporto. Per far arrivare nella regione N una unita di M prodotta nella regione S e
necessario spedire una quantita di prodotto pari a > 1 .
12
Le tecnologie produttive sono le stesse da regione a regione pertanto anche il livello delloutput sara
il medesimo. Nel caso specifico e dato da xN = xS = [ ( 1)] /
Definiamo adesso lindice dei prezzi del settore manifatturiero P. Abbiamo detto in
precedenza che i prezzi di varieta prodotte nella stessa regione sono uguali. I
consumatori amano la varieta (love for variety) pertanto consumeranno sia varieta
prodotte al N che varieta prodotte al S. Ovviamente lesistenza di costi di trasporto
implica che per le varieta prodotta al Nord (nN) i consumatori del Nord pagheranno
pN mentre i consumatori residenti al Sud pagheranno pN > pN (e viceversa per le nS
varieta prodotte nel Sud). Da questo possiamo intuire che:
1) data lesistenza di costi di trasporto, se il numero di varieta prodotte in una
regione e superiore rispetto allaltra, in quella regione lindice dei prezzi (che
rappresenta il costo di un paniere di beni del manifatturiero) sara inferiore. E
infatti necessario importare meno varieta;
2) piu elevati sono I costi di trasporto minori saranno I flussi commerciali in quanto
le varieta importate sono relativamente piu costose;
Le equazioni dellindice dei prezzi rispettivamente nel Nord e nel Sud sono le
seguenti:
1
PN = nN p1N + nS ( p1S ) 1
1
PS = nS p1S + nN ( p1N ) 1
Le varieta del settore manifatturiero sono, seppur non perfettamente, sostituibili fra
loro (concorrenza monopolistica). Un aumento del numero di lavoratori in N, implica
un aumento della concorrenza; le imprese saranno pertanto disposte ad offrire salari
piu bassi in N rispetto a S (effetto di concorrenza). Maggiore e il grado di
sostituibilita fra le diverse varieta del settore manifatturiero (ovvero, piu elevato e
) piu forte sara leffetto concorrenza.
Vi sono altre forze in atto che giocano in senso contrario (forze agglomerative).
Primo, un aumento del numero di imprese al Nord implica che piu varieta vengono
prodotte in tale regione. I consumatori/lavoratori residenti al Nord hanno un migliore
accesso ai beni del settore manifatturiero pertanto importano meno dal Sud rispetto a
prima, risparmiando sui costi di trasporto (effetto costo della vita). Secondo,
siccome ciascuna impresa vende i propri prodotti in entrambe le regioni un aumento
del numero di lavoratori al Nord implica un migliore accesso al mercato per le
imprese locate in tale regione (effetto dimensione del mercato). Queste due forze
spingono al rialzo i salari reali al Nord.
Integrazione economica
13
Per evitare facili confusioni ricordate: in questo modello i lavoratori sono lunico fattore di
produzione nel settore manifatturiero. Un movimento di lavoratori implica uno spostamento di imprese
manifatturiere nella stessa direzione. Le imprese seguonoi lavoratori.
14
Tali modelli sono caratterizzati da biforcazioni. Nel caso in questione, il passaggio da un equilibrio
di dispersione ad uno di agglomerazione e repentino non appena viene raggiunto un livello critico dei
costi di trasporto (vedi figura 5).
5. Evidenza empirica
Il caso del Messico e piuttosto emblematico. Nel 1985 questo paese annuncia
labbandono di politiche di import-substitution, chiede accesso al General Agreement
on Tariffs and Trade (GATT) ed in seguito entrera a far parte del NAFTA (North
American Free Trade Association) con Canada e Stati Uniti. Da essere uneconomia
chiusa e passato in tempi piuttosto brevi ad essere uneconomia aperta. Il Messico
rappresenta pertanto un laboratorio naturale per testare gli effetti di un processo di
integrazione economica sulla struttura spaziale dellapparato produttivo. In una serie
di recenti contributi, Gordon Hanson ha esaminato
Prima del processo di liberalizzazione commerciale, Citta del Messico rappresentava
il cuore produttivo del paese. La tabella 2 mostra come la capitale nel 1980 (cinque
anni prima dellinizio del cambiamento di regime commerciale) vantava il 46.4% sul
totale delloccupazione manifatturiera, con un altro 22.9% nelle aree limitrofe.
Sebbene le barriere commerciali fossere piuttosto elevate, nel 1980 esisteva gia nelle
regioni di confine con gli USA un centro manifatturiero secondario, orientato
allexport. In linea con le previsioni dei modelli di nuova geografia economica, le
riforme commerciali hanno indebolito la forza attrattiva di Citta del Messico a
vantaggio della forza attrattiva del mercato USA. Il risultato e quello di una
trasformazione della geografia economica del paese a vantaggio delle zone con
Tabella 2
Percentuali regionali delloccupazione nel settore manifatturiero: Messico 1930-
1993
Per quanto riguarda lEuropa, una serie di studi (Amiti 1998; Brulhart 1998;
Midelfart-Knarvik et al 2000) riportano una maggiore concentrazione di alcuni settori
industriali, principalmente settori caratterizzati da importanti economie di scala e da
una elevata quota di input intermedi nella produzione finale. Laccesso al mercato e
un fattore importante nel determinare dove tali imprese si concentrano. Altre
industrie, tuttavia, evidenziano un crescente grado di dispersione geografica.
6. Politiche regionali
15
Una critica a tale punto potrebbe riguardare la capacit dellautorit pubblica a far meglio del
mercato, pertanto correggere il fallimento di mercato senza creare ulteriori distorsioni.
Bibliografia
Amiti M. (1998), New Trade Theories and industrial Location in the EU: A Survey of
Evidence, Oxford Review of Economic Policy, vol. 14, n. 2, pp. 45-53
Fujita M., Krugman P., Venables A. (1999), The Spatial Economy: Cities, Regions
and International Trade. MIT Press, Cambridge (Mass.)
Figura 1
Costi intermedi
Ag
glo
me
ra
Costi
zio elevati
Costi bassi
ne
N>S
Convergenza
regionale
N=S
Convergenza
regionale
N<S
divergenza
convergenza
regionale
regionale
N=S
divergenza convergenza
regionale regionale
N<S
N>S
divergenza
regionale
N=S
divergenza
regionale
N<S
LN=100
Agglomerazione
Nord
t
in
po
k
ea
br
Dispersione
LN=LS=50
LS=100
Agglomerazione
Sud
Integrazione economica
decresce
I.1 Economic cohesion
Canarias (E)
Guyane (F)
Aores (P)
Madeira
(P)
Kypros
SIG16
no data
MEGRIN for the administrative boundaries