1. Premessa...................................................................................................2
2. Una breve introduzione................................................................................2
3. Analisi di alcune forme del disagio a scuola.....................................................3
3.1. La dispersione e linsuccesso scolastico....................................................3
3.2. Il bullismo...........................................................................................4
3.3. I comportamenti problema di alunni difficili............................................5
4. Lavorare a scuola con alunni difficili: centralit della relazione educativa..........6
4.1. La competenza comunicativo-relazionale del docente.................................6
4.2. Le barriere della comunicazione...........................................................6
4.3. Lattenzione e lascolto..........................................................................7
4.4. Disagio scolastico e prassi didattica: alcuni aspetti su cui operare................9
4.5. Il clima della classe...............................................................................9
4.6. Prassi didattica e metodiche cooperative................................................10
5. Conclusioni...............................................................................................11
6. Breve bibliografia......................................................................................12
7. Breve sitografia.........................................................................................13
8. Glossario breve.........................................................................................14
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1. Premessa
Affrontare la questione del disagio scolastico un compito difficile sul piano
teorico e non lo meno su quello pratico. Perch allora dedicare del tempo alla lettura
di questo intervento? Solitamente uno ha qualcosa da dire se ha esperienze da
raccontare. Queste risultano utili a s e agli altri, solo se inserite in quadri teorici ed
orizzonti di significato che ne consentono lanalisi, la riflessione e la comprensione. E
questo ci che qui si intende fare integrando gli aspetti teorici con quelli pratici. Sono
infatti queste le due dimensioni che caratterizzano la professionalit docente.
Lo scopo del presente contributo quello di aiutare gli insegnanti in
formazione a conoscere le forme del disagio scolastico per imparare a
gestirlo in modo competente. In questo ambito non credo esistano ricette
risolutive alla variet e complessit dei problemi che ogni giorno si incontrano a
scuola. Gli insegnanti daltra parte non operano nel campo delle formule magiche, ma
in quello delle esperienze pedagogiche. Pertanto ritengo sia possibile fornire
indicazioni circa lopportunit per il docente di sviluppare e maturare competenze
comunicativo-relazionali e metodologico-didattiche capaci di facilitare la personale
ricerca delle soluzioni pi idonee ai problemi del disagio scolastico.
Sostenere limpegno serio della formazione di tanti docenti, da un lato stimola
lapertura di spazi di intervento personale e dallaltro sollecita allinterno della
comunit educante, il confronto, la collaborazione e la condivisione sia dello scopo, sia
dellagire educativo-didattico. Si creano cos le condizioni utili a rendere la scuola
spazio in cui creare luogo al comprendere.
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professionalit specifiche (es. psicologi), dalla collaborazione responsabile della
famiglia e da tutte quelle istituzioni, locali e nazionali, che riconoscono nellimpegno di
tanti docenti allo sviluppo armonico della persona, un servizio offerto al futuro di
unintera societ.
3
comunicativo-relazionali, nonch ai diversi stili cognitivi e livelli di apprendimento dei
singoli alunni.
Il passaggio dal piano teorico a quello pratico non semplice, perci alle scuole
stata data la possibilit per un biennio, di sperimentare, ossia di leggere,
interpretare, elaborare percorsi innovativi in una prospettiva di continuit tra i docenti
della scuola secondaria di primo grado e quelli del biennio di secondo grado.
E importante sottolineare che i fenomeni relativi alla dispersione e
allinsuccesso scolastico vanno presi in seria considerazione, anche per le conseguenze
sociali che ne conseguono in termini di disadattamento, devianza, disoccupazione
cronica ed attivazione di programmi di recupero, tra cui quello per le
tossicodipendenze.
3.2. Il bullismo
Il bullismo un fenomeno complesso legato a componenti caratteriali, ma
anche ad una concausalit di fattori diversi (contesto familiare e sociale). Secondo gli
studi condotti, il bullismo un comportamento che presenta tre caratteristiche:
lintenzionalit, la persistenza e lo squilibrio di potere tra chi compie lazione
e chi la subisce. Ci significa che il bullo, mosso dal desiderio di intimidire e
dominare, mira deliberatamente e in modo persistente a far del male e/o a recare
danno ad una vittima in forme diverse:
fisiche: colpire con calci/pugni, distruggere/danneggiare/appropriarsi di
cose che appartengono ad altri;
verbali: insultare, ridicolizzare, deridere, minacciare, prendere in giro
ripetutamente ed in modo via via pi pesante qualcuno;
indirette: isolare o escludere qualcuno dal gruppo, diffondere
pettegolezzi e/o immagini offensive/umilianti anche tramite cellulari o via
Internet.
Difendersi da soli da questi comportamenti vessatori a scuola difficile e ci
determina inevitabili ripercussioni sia sul processo di crescita in termini di autostima,
senso di sicurezza, resistenza alla frustrazione; sia sui livelli di concentrazione e
apprendimento e dunque sul raggiungimento del successo formativo.
Il Ministero della Pubblica Istruzione con la Direttiva n.16 del 5 febbraio
2007 (http://www.smontailbullo.it/upload/docs/20070219_Direttiva_Bullismo.pdf )
Linee di indirizzo generali e azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al
bullismo ha inteso fornire alle scuole risorse, strumenti e opportunit diverse quali la
costituzione di osservatori regionali permanenti, lattivazione di un portale Internet
(http://www.smontailbullo.it)e di un numero verde nazionale 800 669696, attivo dal
luned al venerd dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00. Questi sono strumenti
certo utili, ma a chi lavora ogni giorno nella scuola chiesto un approccio educativo
improntato allaccoglienza, allaccompagnamento, al lavoro in comune tra docenti ed
alunni e ad un controllo disciplinare non fine a se stesso, ma volto ad orientare e
guidare il quotidiano stare a scuola. Infatti, per ostacolare la diffusione del bullismo
occorre lavorare in una prospettiva di prevenzione attraverso la creazione di un clima
di consapevolezza, condivisione, rispetto e dialogo capace di favorire la realizzazione
di ciascun alunno. Immerso in un simile ambiente le probabilit di colui che ha la
tendenza ad imporsi attraverso la sopraffazione saranno ridotte, poich lo stesso sar
posto nella condizione di utilizzare modi e forme di relazione non-aggressive e non-
violente. Condizione fondamentale che allinterno della scuola ci sia un impegno
chiaro e deciso da parte dellintera comunit educante ad un lavoro coordinato di
progettazione e realizzazione di percorsi operativi e strategie comuni improntate alla
co-costruzione, alla cooperazione, alla valutazione e alla documentazione di percorsi
individuali e/o del gruppo-classe, elaborati dalle singole scuole o in modo integrato
con realt formative diverse del territorio.
4
Quello del bullismo un fenomeno, come ci ricorda A. Fonzi, al quale in *Italia*
(all_5_lvl_3280.pdf) va riservata maggiore attenzione poich spesso il bullo e la
vittima rimangono imprigionati nei loro ruoli per cui a distanza di anni, il primo pu
facilmente trasformarsi in una persona asociale con la tendenze a delinquere e la
seconda che ha sviluppato scarsa autostima, va incontro a depressione e in casi
estremi al suicidio.
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4. Lavorare a scuola con alunni difficili: centralit della relazione educativa
Come evidenziato in precedenza, il disagio scolastico il risultato di una
interconnessione di fattori sia personali che sociali. La complessit, difficolt e vastit
che richiederebbe il tentativo di una trattazione esaustiva di tale argomento sul piano
del singolo alunno, della classe (in senso orizzontale con i compagni e verticale con
linsegnante) e del rapporto tra scuola ed alunno, obbliga a circoscrivere e a
concentrare lattenzione su una delle molte variabili che intervengono sul disagio
scolastico. Il focus dellattenzione viene cos posto sulla dimensione
comunicativo-relazionale che caratterizza lo stare a scuola degli alunni e
degli insegnanti. La scelta di questo aspetto data dal fatto che il comportamento
dei ragazzi che a scuola tendono ad isolarsi, a distrarsi o che disturbano o mostrano
insofferenza, aggressivit verso i compagni e gli insegnanti spesso legato alla
difficolt di comunicare il loro bisogno di essere accettati e di sentirsi stimati, di
riuscire a stabilire relazioni affettive gratificanti e di essere aiutati a capire e ad
interpretare i loro problemi.
Lesperienza dimostra che la scuola, come luogo formale del processo
educativo, in grado di trovare risposte efficaci al disagio relazionale e di
promuovere e favorire lo sviluppo di competenze utili a prevenire, controllare
e risolvere situazioni di conflittualit. Due sono gli ambiti sui quali necessario
intervenire: da un lato, la formazione dei docenti e dallaltro la prassi didattica in
modo da creare le condizioni pi favorevoli sia per gli insegnanti, sia per gli alunni.
6
evitare quello che T. Gordon definisce linguaggio del rifiuto e che pu essere
classificato in dodici categorie o *barriere della comunicazione*
(all_1_lvl_3280.pdf). Spesso capita che quando lalunno ha maggiormente bisogno di
aiuto, linsegnante tende a fare discorsi moralistici o consolatori, di critica, di minaccia
o di offerta di soluzioni preconfezionate ai problemi.
Nel tentativo di rendere esplicito quello che pu accadere, tra i dodici
atteggiamenti di cui parla T. Gordon, prendiamo ad esempio quello della minaccia.
Smetti di disturbare altrimenti ti metto una nota sul registro (oppure: ti mando dal
Preside), con questo tipo di intervento linsegnante intende correggere o bloccare il
comportamento inappropriato dellalunno, ma lesito cui va incontro potrebbe essere
diverso. Infatti lalunno:
potrebbe sottomettersi alla minaccia, ma la paura riduce il rapporto di
fiducia nella relazione e nella considerazione che linsegnante ha delle sue
esigenze;
ma potrebbe anche scegliere di resistere alla minaccia dimostrando la sua
abilit a contrapporsi alladulto e ai suoi provvedimenti. In questo caso
ogni ulteriore azione dellinsegnante (nervosismo, successivi e pi
imperiosi richiami e minacce, tanto pi se non mantenute) costituiranno
non un deterrente, ma un rinforzo dellaffermazione del proprio valore
personale. Lerrore dellinsegnante quello di far provare al ragazzo
risentimento, rabbia, ribellione e di far vedere nella minaccia una
occasione buona per incentivare, con poco rischio, proprio il
comportamento che si voleva evitare perch considerato negativo.
A questo esempio ogni insegnante potrebbe farne seguire altri. Il problema che
ora si pone : come fare per non incorrere in queste barriere della comunicazione?.
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messaggio allalunno che, non sentendosi giudicato, spinto a ricercare e trovare in
se stesso la soluzione utile ai suoi problemi. Sentirsi riconosciuti come persone
dotate di valore senza riduzioni a causa di comportamenti inadeguati o di
difficolt cognitive rende lascolto attivo estremamente efficace nella
relazione educativa.
Forme efficaci di supporto allascolto e alla comprensione empatica sono
gli interventi non-direttivi ossia la chiarificazione, la parafrasi, la verbalizzazione e
il sommario. Riuscire a farne un uso competente permette allalunno di ampliare ed
arricchire la propria storia e di sentirsi capito.
Brevemente, nel dettaglio:
chiarificazione: una richiesta di delucidazione, o una domanda di
verifica utilizzata per rendere chiaro un messaggio confuso. Permette di
verificare laccuratezza della comprensione. Formulazione: Puoi chiarire
ulteriormente il tuo pensiero?; Intendi dire che;
parafrasi: una riformulazione e restituzione in modo chiaro ed
abbreviato dei contenuti essenziali espressi dallalunno. Consente di
verificare la corretta ricezione del messaggio. Formulazione: Sembra
proprio che; Stai dicendo che;
verbalizzazione: fa riferimento, riflette, gli aspetti emotivi e i
significati soggettivi contenuti nel messaggio dellaltro. Oltre che a
capire permette di sentire. Formulazione: Vorresti essere
sentirti;Ti senti. perch;
sommario: riepiloga e collega in un insieme coerente i diversi messaggi,
restituendo gli elementi sia cognitivi che affettivo-emotivi. Serve a fare il
punto di quanto emerso. Formulazione: Dunque, da quanto stato detto
mi sembra che.
Quanto esposto potrebbe apparire un arido tecnicismo, in realt un suo uso
abituale, evidenzia aspetti che nella comunicazione con laltro e particolarmente a
scuola con i ragazzi, permettono di:
individuare e mettere a fuoco la natura e i dati del problema;
riconoscere le emozioni e gli stati danimo;
comprendere in profondit e verificare la correttezza di quello che
lalunno intende comunicare;
prendere tempo per riflettere, sospendendo giudizi di valore e urgenze
classificatorie;
offrire allalunno la possibilit di riprendere il discorso, precisando meglio
il suo pensiero.
Tutto ci nel docente non il solo esito di pur importanti competenze tecniche,
ma di una sua capacit di continua riflessione e rielaborazione delle
conoscenze che possiede e di un suo generale interesse per lumanit di ogni
studente.
Nello sviluppo della competenza comunicativa del docente quelli presi in
considerazione sono solo alcuni degli aspetti fondamentali. A questi, altri se ne
potrebbero aggiungere: labilit di fare domande, losservazione, il rispecchiamento
dei sentimenti, il confronto, la focalizzazione del colloquio ecc Tuttavia bene
ribadire che lefficacia delle varie tecniche legata allautoconsapevolezza
dellinsegnante, ossia alla sua capacit di essere costantemente attento a s, al
soggetto in formazione e allintenzionalit formativa da perseguire. Questo richiede lo
sviluppo di atteggiamenti improntati al rispetto, al dialogo, alla considerazione
positiva, alla valorizzazione, al decentramento, allempatia, alla cura e alla
benevolenza verso laltro. Nelle dinamiche di interazione, infatti:
8
la disponibilit ad accettare laltro, cio ad ammettere cognitivamente ed
emotivamente che laltro diverso da me e sente, pensa ed agisce
seguendo principi diversi dai miei (Mizzau, 1974);
la benevolenza (Becciu Colasanti, 1999), volta a cogliere il positivo
nellaltro, a rispettarne e comprenderne i sentimenti e le motivazioni
anche quando se ne disapprovano i comportamenti;
la non competitivit e il perseguimento di soluzioni cooperative;
la flessibilit cognitiva, intesa come capacit di adeguare le proprie
convinzioni ed interpretazioni della realt al cambiamento delle
situazioni;
costituiscono il presupposto da cui dovrebbe muoversi ogni atto comunicativo.
Questo totale coinvolgimento della persona nella relazione educativa richiede al
docente buona maturit, equilibrio personale, controllo attento degli esiti del suo
operare e disponibilit al cambiamento anche attraverso la partecipazione a percorsi di
formazione.
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In generale il clima della classe avvertito e vissuto come positivo quando:
a) si pone al centro lalunno con i suoi bisogni, esperienze e aspettative;
b) si favoriscono rapporti improntati al rispetto, al confronto aperto, alla
stima e alla fiducia reciproca;
c) si negoziano norme che, condivise, sono capaci di generare forme di
collaborazione e comportamenti responsabili e di solidariet;
d) si coinvolgono gli alunni in esperienze di apprendimento:
personalizzate, cio attente allo sviluppo, ai ritmi e agli stili di
apprendimento di tutti e di ciascuno;
varie nella tipologia e nella possibilit di scelta;
significative, cio vissute come rilevanti, che cio centrano, non
sono estranee alla propria vita, e condivise nei contenuti e nei
processi.
Certo la costruzione della relazione personale riguarda il singolo docente e
lalunno, ma a scuola non va mai dimenticato che ogni rapporto si colloca allinterno di
un contesto classe e che pertanto si richiede una reale collaborazione fra i docenti e
soprattutto tra coloro che hanno la responsabilit formativa di uno specifico gruppo
classe. A livello educativo-didattico questo comporta limpegno comune nella
promozione di azioni volte a favorire un clima di apertura e di dialogo; a motivare e
sviluppare una positiva sensibilit verso tutti; ad imparare a gestire i conflitti in modo
sereno e non-violento. Sul piano metodologico-didattico occorre progettare attivit ed
incentivare metodiche di tipo costruttivo, improntate alla partecipazione e alla
cooperazione, che diano la concreta possibilit agli alunni di sperimentare il valore
della conoscenza e della convivenza; del rispetto e della cura reciproca; della
definizione e negoziazione di obiettivi comuni e regole condivise.
In definitiva operare nella prospettiva del miglioramento della qualit della
relazione educativa a scuola, permette agli alunni di vivere lesperienza del rapporto
con gli altri come momento di crescita culturale, personale e sociale.
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Nella strutturazione ed applicazione del cooperative learning, centrale il
ruolo dellinsegnante chiamato a predisporre il lavoro, a spiegare il compito e
lapproccio cooperativo, a controllare e se necessario ad intervenire, a verificare e
valutare non solo il lavoro prodotto, ma la qualit delle relazioni che si sono create
allinterno del gruppo. Il controllo dellinsegnante contemporaneamente teso agli
aspetti cognitivi e al rendimento scolastico, ed a quelli affettivo-emotivi e sociali, di
abitudine allimpegno, al lavoro da solo e con gli altri, permette lo sviluppo delle
condizioni generali di realizzazione dellalunno in difficolt e dellintero gruppo classe.
Sono almeno tre gli aspetti per cui si ritiene utile usare il cooperative learning:
impegno e motivazione nel lavoro;
relazioni interpersonali costruttive positive;
benessere psicologico.
Agli svogliati basta dare uno scopo diceva Don L. Milani. A scuola non si
tratta solo di stare insieme ma di impegnare ciascun alunno ad investire le proprie
risorse nel miglioramento delle abilit scolastiche e sociali di tutti. Ci permette di
rendere la classe una comunit di vita e di apprendimento.
Certo tutto questo non facile da realizzare. Come educatori siamo impegnati
in un processo che si costruisce giorno per giorno, con avanzamenti e retrocessioni,
con speranze e delusioni, con sicurezze e paure, grazie al sostegno di tutti coloro che
sono coinvolti in questa realt, tanto affascinante quanto complessa, che la
relazione educativa, cuore di ogni processo formativo.
5. Conclusioni
Al termine di questo intervento possiamo affermare che a scuola possibile
conoscere e riconoscere il disagio come manifestazione di difficolt relazionali ed
imparare ad intervenire per trattarlo in modo competente. Nella prevenzione e
nella gestione del disagio per linsegnante importante puntare da un lato,
sulla dimensione comunicativo-relazionale capace di far sentire gli alunni
accolti, riconosciuti ed amati; e dallaltro su quella metodologico-didattica
per creare un clima improntato allinterazione positiva, alla variet e
significativit degli interventi formativi.
Mi piace richiamare alcune righe di una *intervista* (all_3_lvl_3280.pdf)
rilasciata dalla scrittrice ed insegnante P. Mastrocola: Di fronte allesplosione del
disagio c chi propone la moltiplicazione delle regole: decaloghi contro la violenza,
codici anti-bullismo, eccetera. Sono rimedi adeguati ed efficaci? Le regole non portano
a nulla se non si parte da un rapporto tra giovani e adulti. E su questo che si devono
investire le energie: ci vogliono maestri, cio adulti desiderosi di riprendere in mano il
compito faticoso ma gratificante delleducazione. Cari colleghi, si ricomincia da noi.
La sfida che attende il mondo delleducazione sta proprio nella capacit della
generazione adulta di prendersi cura, di sapersi far carico di quella pi giovane. E un
compito non facile, ma la passione educativa che muove tanti insegnanti sa spingerli a
(pro)gettare il cuore oltre lostacolo.
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6. Breve bibliografia
Becciu, M., Colasanti, A.R.,(2004). La promozione delle capacit personali.
Teoria e prassi. Franco Angeli, Milano 2004.
Il testo costituisce un utile riferimento per chi opera nellambito della
formazione. Attento alla dimensione educativa e socio-relazionale del processo di
insegnamento-apprendimento risulta efficace e fruibile.
Boda, G. (2005). Life skills: la comunicazione efficace. Carocci Faber, Roma
2005.
Il testo approfondisce la comunicazione efficace come strumento educativo e
metodologico capace di promuovere un apprendimento personalizzato a scuola.
Folgheraiter, F. (a cura di) (1992). Problemi di comportamento e relazione di
aiuto nella scuola. Erickson, Trento 2002.
Il testo fornisce allinsegnante un orientamento di base e indicazioni specifiche
per interpretare e gestire il disagio relazionale.
Franta, H., Salonia, G., (1981). Comunicazione interpersonale. Teoria e pratica.
LAS, Roma 2005.
Il testo offre informazioni ma soprattutto una pragmatica della comunicazione
volta a migliorare le relazioni interpersonali.
Gordon, T., (1991). Insegnanti efficaci. I metodi Gordon: pratiche educative per
insegnanti, genitori, studenti. Giunti & Lisciani, Teramo 1995.
Il testo spiega come riuscire a comunicare efficacemente con gli alunni senza
creare contrapposizioni.
Ivey, A.E., Bradford Ivey M., (2003). Il colloquio intenzionale e il counselling.
Facilitare lo sviluppo del cliente in un mondo multicuturale. LAS, Roma 2003.
Il testo unisce sapientemente laspetto informativo con quello di esercitazione
pratica utili alla costruzione della competenza comunicativo-relazionale.
Johnson, D.W., Johnson, R.T., Holubec, E.J.,(1996). Apprendimento
cooperativo in classe. Migliorare il clima emotivo e il rendimento. Erickson, Trento
2001.
Il testo fornisce una guida alla conoscenza e alla pratica dellapprendimento
cooperativo.
Sharp, S., Smith, P.K.,(1995). Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e
tecniche educative. Erickson, Trento 1998.
Il testo offre informazioni e strategie operative utili ad affrontare il bullismo a
scuola.
Topping K., (1997). Tutoring. Linsegnamento reciproco fra compagni. Erickson,
Trento 2000.
Il testo illustra progetti e spiega come realizzare linsegnamento tramite
tutoring.
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7. Breve sitografia
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/index0108.shtml in questo sito
possibile reperire la normativa ministeriale a cui si fa riferimento nel presente
intervento e che va selezionata secondo gli anni di riferimento.
http://www.bullismo.com il sito in cui sono presenti materiali anche di tipo
giuridico ed interventi del Ministero della Pubblica Istruzione sugli specifici temi del
bullismo a scuola.
http://www.smontailbullo.it il portale Internet, voluto dal Ministero della
Pubblica Istruzione, che funge da raccordo tra i soggetti coinvolti in azioni contro il
bullismo.
http://wwwistruzionebelluno.eu/Interventi%20educativi/disagio.htm realizzato
dallUfficio Scolastico Provinciale di Belluno in stretta collaborazione con provincia e
istituzioni territoriali, il sito offre pagine sul disagio scolastico e sul bullismo.
http://www.sip.it/documenti/osservatoriobam/commento_risultati_indagine_20
06.pdf il sito della Societ Italiana di Pediatria nel quale possibile reperire i dati del
rapporto/indagine 2006 su Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani.
http://www.edscuola.it/archivio/comprensivi/cooperative_learning in questo
sito possibile reperire materiale utile alla conoscenza e applicazione del cooperative
learning.
http://www.erickson.it/erickson/repositry/pdf/27_sed.pdf qui possibile
reperire il test SEDS (Social Emotional Dimension Scale) che consente di individuare
precocemente negli alunni problemi comportamentali ed emozionali.
http://www.centrostudi.gruppoabele.org/servizi/Bibliografia/biblio_bullismo.htm
l questo sito presenta una ricca ed aggiornata bibliografia sul fenomeno del bullismo.
http://www.erickson.it/erickson/home.do il sito del Centro Studi Erickson le
cui pubblicazioni (libri, riviste, software didattici) costituiscono un utile riferimento per
affrontare, a scuola, questioni legate al disagio, alle difficolt di apprendimento e/o
alla disabilit.
http://www.educare.it/Scuola/articoli/insegnanteefficace.htm un utile
contributo per la realizzazione di un miglior clima di classe offerto dallapplicazione del
metodo Gordon.
http://www.learningpaths.org/glossario.html qui reperibile un utile glossario
che va ad integrare quello presentato in questo contributo di studio.
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8. Glossario breve
Accettazione: comprende lesperienza basilare di essere presi in
considerazione in maniera positiva, di ricevere attenzione, amore, di essere protetti e
curati. Il bisogno di essere accettato in maniera incondizionata, cio a prescindere
dalle proprie modalit comportamentali o da aspetti esteriori, costituisce uno dei
bisogni fondamentali per il sano sviluppo della personalit.
Apprendimento cooperativo: un metodo didattico che utilizza piccoli gruppi
di alunni che lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento.
Cooperare, infatti, significa lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.
Autostima: la considerazione che un individuo ha di se stesso e che tende a
rimanere costante anche se prove oggettive la smentiscono. Pertanto chi ha fiducia
nel possesso di proprie abilit tende a realizzare buone prestazioni e quindi ad
incrementare lautostima; viceversa chi applica a se stesso una valutazione negativa
tende a mantenere bassi livelli di autostima.
Clima della classe: caratterizzato dallintreccio di molti fattori tra loro
interagenti ed in particolare dai modi in cui vengono gestite variabili complesse come
il potere, lautorit e la leadership; lequilibrio tra bisogno di struttura e quello di
autonomia negli alunni; la formulazione delle norme di comportamento e dei criteri di
valutazione, luso di modalit di lavoro cooperative; e la qualit e quantit della
comunicazione (Mariani L.)
Comunicazione efficace: tale quando le intenzioni comunicative di colui che
comunica coincidono con gli effetti sul destinatario. Effetti che i partners in interazione
registrano come conferma o disconferma del valore della dignit delle persone
interagenti (Becciu M.-Colasanti A.R.).
Empatia: la focalizzazione sul mondo interiore dellinterlocutore, senza
lasciarsi guidare da propri schemi o attribuzioni di significato. Lempatia implica la
capacit di sentire come laltro sente e vive le emozioni, di mettersi nei suoi panni,
di entrare nella sua esperienza cogliendo anche i segnali non-verbali come indicativi di
un particolare stato danimo.
Piano dellOfferta Formativa (POF): costituisce la carta di identit della
scuola. In esso sono indicate le linee distintive, lispirazione culturale-pedagogica, la
progettazione curricolare, extracurricolare, didattica e organizzativa delle sue attivit.
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