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Tiziano Bonazzi

Trump ha capito tutto, l dove tutti gli altri non hanno capito niente
Trumpee jumping

10 novembre 2016

Ieri su Twitter risuonava un ironico commento volto a molcere i cuori dopo la vittoria
di Trump alle elezioni americane: i democratici avrebbero dovuto candidare Claire
Underwood, non Hillary Clinton. Claire Underwood, la cinica, fredda, durissima
interprete femminile di House of Cards, la nota serie televisiva sulla Casa Bianca e i
suoi tremendi intrighi: una condanna spietata dellestablishment, noi diremmo della
casta politica americana. Sempre ieri Breitbart News, un giornale online
conservatore che ha vivacemente sostenuto Trump, buttava nella schermata
dapertura unenorme frase in rosso: Choc - fantastico! Un movimento di americani
comuni stordisce llite globale e subito sotto: Un outsider supera ostacoli incredibili
per sconfiggere lestablishment e la Clinton.

I tweet richiamano Claire Underwood perch una cinica spietata e vincente,


mentre Hillary lo pure, ma perdente. Come battuta funziona e, senza arrivare
alle vette horror di House of Cards, possiamo credere contenga parecchia verit; ma
non la si pu tenere separata da Breitbart e dai suoi termini chiave: americani
comuni, lite globale, outsider, establishment, perch queste sono parole dordine, o
cri de cur, di chi ha votato Trump.

A occhi italiani sembra paradossale che un uomo daffari miliardario possa ergersi a
espressione e voce delluomo comune, degli outsider, contro lestablishment e le lite
globali. Un businessman, per di pi, dagli affari anche non molto limpidi: basti pensare
alla Trump University, sotto processo perch, pur non riconosciuta legalmente come
universit, ha rilasciato a carissimo prezzo diplomi senza alcun valore. A occhi italiani,
per. E i nostri occhi, per quanto ci siano cari, non sono quelli americani o di
altri Paesi, col che intendo che prima di parlare di politica occorre entrare nella
cultura e nella storia degli altri. Appena lo si fa, se si prova a farlo sul serio, si vede
che quegli occhi assomigliano pi a quelli di una mosca che di un bipede umano. Sono
compositi, migliaia di occhi, e ciascuno in una posizione fissa, inamovibile. Capita
allora che lAmerica vista da lontano appaia come un unico, spaventoso Leviatano,
oppure come un maestoso San Michele arcangelo che scende dal cielo e cos appare
anche a tanti che vanno a visitarne le splendide universit, i favolosi centri di ricerca,
gli shopping mall iperkitsch, ma da sogno, o i casin scintillanti. LAmerica dallo
spaventoso hard power e dallaltrettanto incredibile soft power, il Giano
bifronte mito della nostra modernit. Tutto vero; ma se non vogliamo che un
Ulisse ci tolga lunico occhio che usiamo occorre guardare alla mosca e a qualcuno dei
suoi mille, immobili occhi.

Ce ne mostra parecchi Joe Bageant in un libro del 2007 dal titolo che tradotto
letteralmente suona: A caccia di cervi con Ges, ritenuto incomprensibile dalleditore
italiano che lo ha fatto diventare La Bibbia e il fucile (Mondadori, 2010), ma di cervi e
di Ges si parla. Il libro tratta del ritorno dellautore nel suo luogo di nascita, una
cittadina del nord della Virginia, nelle montagne, dove loutsourcing ha fatto sparire le
industrie che facevano vivere, sia pur modestamente, la popolazione. Lautore nel
sottotitolo parla di una cronaca della guerra di classe in America, che in italiano
stato fatto sparire anche se il fulcro attorno a cui muove il libro. infatti una
guerra di classe ormai vinta dal capitalismo internazionale quella che ha
portato la popolazione di Winchester - quasi tutta bianca - sullorlo del
baratro, della povert, ma soprattutto della spoliazione, della marginalit, della
perdita di ogni speranza e di ogni senso di valere qualcosa. Eppure quella gente quasi
misera resta fiera, aggrappata alla propria dignit di americani in grado di farcela da
soli, senza diventare clients clientes nel senso latino del termine di nessuno e
tanto meno del governo: ovvero, dipendenti.

E come pu un americano dipendere? La fierezza di essere cittadini di un Paese libero


- il vero e solo Paese libero - innanzi tutto fierezza dellessere autonomi pur nelle
ristrettezze, nelle hardships. Lo si fa con una fierezza aspra appoggiandosi a due
valori assoluti e sufficienti, le armi e Ges.

Non c ribellione sociale. vero che la gente si sente presa in una pania da cui non
pu uscire; ma non cerca la ribellione sociale perch quelle due garanzie le danno
dignit. Il fucile lorgoglio di sentirsi uomini interi, che non cercano la protezione di
nessuno, ed un rapporto profondo con i boschi e col cervo di cui si va a caccia. Ges
per gli evangelici un amico con cui si sta mano nella mano, con cui si chiacchiera
amabilmente al di l dei fronzoli delle tante teologie, che siede a tavola con te e con te
viene a farsi una birra. esperienza di tutti i giorni, questa, in America, ben al di l
della Virginia.

A New York anni fa ero in un alberghetto vicino al Lincoln Tunnel. Subito fuori, di
fianco alla vetrina vuota di un negozio chiuso, la sera vedevo un gruppo di ragazzotti
un po biechi, infagottati in jeans a cacarella, berrettucci da baseball alla rovescia.
Chiesi al portiere. Mi sorrise che erano l ad aspettare Michael, il pastore della store
church, della chiesa nel negozio vuoto. Michael di mestiere faceva il meccanico e la
sera veniva a parlare di Cristo ai bulletti incerti del quartiere: povero in canna, non
aveva nulla da dar loro; ma offriva la mano di Ges.

La mia non scienza; ma per cercare Trump credo si debbano scavare queste cose.
Trump ha capito tutto, l dove tutti gli altri non hanno capito niente. Ha detto
e ripetuto che la sua una rivoluzione della gente comune. Lo hanno, lo abbiamo
guardato male; ma aveva ragione. La gente di Winchester, gli evangelici delle
periferie o delle enclave abbandonate delle metropoli hanno fatto (anche se ho detto
sopra che non la facevano) la loro rivoluzione. Non hanno fatto la rivoluzione come la
intendiamo noi, italiani dalla testa ottocentesca, incapaci nel Duemila di riconoscere in
Marx il Budda e, come il buddismo insegna, di ucciderlo per procedere avanti. Invece
di capirlo e ucciderlo ce lo teniamo come una sedia spagliata da commedia di Eduardo
e corriamo su e gi per il palcoscenico a cercare la rivoluzione, quella vera.

Gli americani del 2016 la rivoluzione lhanno fatta; ma quella loro, della loro cultura.
Trump ha capito che stava arrivando e che il Partito repubblicano, con le sue ideologie
neoliberiste e globaliste, non li rappresentava pi; cos come certo non li
rappresentava il progressismo agnostico e innaturale dei democratici, gli odiatori di
Ges. Nemici fra loro, repubblicani e democratici erano tutti nemici del
common man, luomo della strada, nel nome del quale si era compiuta la rivoluzione
democratica in America addirittura nella prima met dellOttocento. Il common man
che il popolo della middle class, laltra profezia americana di una societ in cui si
lavora duramente, si autonomi e si vive tranquillamente la propria vita in famiglie
felici, quasi tutti. Fuori dalla classe media restano coloro che non meritano di
essere americani, chi non vuol lavorare abbastanza, chi rovina la famiglia, i neri
soprattutto: gli undeserving poors, i poveri non meritevoli, e con loro i grandi
finanzieri e industriali globali, non i businessman che si arricchiscono, ma danno
lavoro e dignit alla gente - come Trump.

Trump ha fatto la mossa del cavallo. Ha dato il via a unOPA ostile contro il
suo partito gi tarlato e ha vinto, ha fatto unOPA ostile contro i liberal e ha vinto.
Dietro di lui una coalizione che sar rissosa e che verr scalata dai miliardari
iperconservatori che finanziano i movimenti popolari come il Tea Party; ma i voti ci
sono. Tanti vengono da dove ho detto, da questa immarcescibile pancia dellAmerica
di cui i democratici si sono poco curati e che Hillary si lasciata scappare di ritenere
irrecuperabile, commettendo uno dei pi tremendi errori possibili. Come ho scritto
nellultimo numero de il Mulino, gli Stati Uniti sono in preda a una delle pi gravi
crisi della loro storia, una crisi che a partire dalle rivolte degli anni Sessanta ha
spaccato sempre di pi lAmerica senza che la classe politica o quella intellettuale
fossero capaci di trovare una soluzione.

Per quanto possa apparire paradossale lAmerica si spaccata mentre


attraversava alcuni dei suoi decenni pi felici, in termini internazionali con la
vittoria nella Guerra fredda, in termini economici e scientifici con la rivoluzione digitale
e il lancio della globalizzazione.

Il 2016 stato lanno del giudizio e Trump se lo intesta come un Messia. Al di l di


ogni, pur necessaria, analisi specifica e dettagliata, la ragione profonda di tutto ci
che met pi qualcosa degli americani si sente, come hanno gi scritto molti
commentatori doltreatlantico, homeless in America, non pi a casa propria in
America. Si sentono disprezzati e messi da parte dalle lite che agiscono al di sopra
delle loro teste approfittando delle proprie superiori conoscenze e soprattutto dai
liberal che vorrebbero cancellarli.

C del vero. I liberal che hanno fatto dellapertura, dellaccettazione dellaltro il fulcro
della loro ideologia, non si aprono e non vogliono misurarsi con laltro dellAmerica
profonda, al quale fanno una guerra sorda e senza tregua.

Come non credere negli ideali liberal? Ma anche: perch restar sordi a chi diverso,
laggi nellAmerica profonda? Spero che i progressisti americani, i miei amici
dellaccademia, come tanti altri, si accorgano di questa loro contraddizione e cessino
di emarginare il nemico della pancia profonda per tentare una nuova via in cui gli
ideali non siano ideologia. Aggiungo che il problema non credo sia solo americano e
che anche qui da noi, in condizioni molto diverse, vi siano problemi simili - con simili
pericoli.

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