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ANNA ACHMATOVA

(1889 1966)

Anna Achmatova nasce a Bol'oj Fontn, sobborgo di Odessa, nel 1889, figlia di un inge-
gnere navale e di una discendente dell'ultimo grande khan tartaro, Ahmat, dal quale lei,
Anna Andreevna Gorenko, trae il suo pseudonimo, diventando Anna Achmatova. L'esisten-
za di Anna Achmatova segnata sin dall'infanzia da diversi eventi negativi: due sorelle
morte, la separazione dei genitori, una madre religiosa in modo ossessivo. Nel 1903
comincia la sua comincia la storia sentimentale con il poeta Nikolj Gumilv, nel 1910 i due
si sposano, e lanno seguente Gumilv fonda la Corporazione dei Poeti, da cui prender vita
il movimento Acmeista. La prima raccolta di versi, Sera, esce nel 1912. Nello stesso anno
viaggia a Parigi dove conosce Amedeo Modigliani, che la ritrasse in numerosi disegni
eseguiti a memoria di cui uno conservato a S. Pietroburgo in Italia: a Venezia, Genova,
Padova, Bologna, Pisa e Firenze; Anna in attesa del suo unico figlio, Lev, mentre Gumilv
assente, impegnato in remoti viaggi di esplorazione in Etiopia. La produzione poetica
continua fervida negli anni seguenti: nel 1914 pubblica il secondo libro, Rosario; con esso
ottiene una vastissima popolarit. Lanno seguente divorzia da Gumilv, partito volontario
per il fronte; finisce un rapporto importante che segner per sempre la vita e la produzione
della poetessa. Dopo il divorzio, Anna lavora alla biblioteca dellIstituto di Agronomia, e
nel 1918 sposa il poeta e assirologo Vladimir ilejko, uomo patologicamente geloso e
possessivo; questa unione termina nel 1921. Gumilv, che nel frattempo si era risposato,
viene accusato di aver preso parte ad un complotto sovversivo monarchico e viene fucilato
il 25 agosto 1921: Anna Achmtova vista come ex-moglie di poeta controrivoluzionario.
La repressione staliniana si accanisce sul suo unico figlio, Lev Gumilv, storico di antiche
civilt, colpevole di portare il nome del padre. Viene arrestato tre volte, e lei passa mesi in
fila davanti al carcere, con altre madri e mogli che aspettano di poter consegnare un pacco,
di avere notizie. Qualcuno la riconosce. Una donna dietro di lei si scuote allora dal suo
torpore e le chiede in un sussurro: Siete poeta? Potete allora descrivere tutto questo? Lei
risponde: S, posso. E dedica a quelle amiche occasionali di quei miei due anni
maledetti la raccolta Requiem, che circola in manoscritto e attraverso la voce degli amici.
Amici, come Pasternak, che la aiutano a non morire di fame quando, nel 1946, per una
decisione del comitato centrale del partito venne cacciata dall'Unione degli Scrittori,
esclusa dalla sfera editoriale e privata di ogni sostentamento. La morte di Stalin (1953) la
fine di un incubo e l'inizio della riabilitazione, favorita anche dalla fama di cui Anna gode
all'estero. Negli ultimi anni di vita miete di nuovo riconoscimenti e ha persino la possibilit
di viaggiare: in Italia, dove nel 1964 le viene conferito il premio internazionale di poesia
Etna-Taormina; in Inghilterra, per ricevere la laurea honoris causa dall'Universit di
Oxford. Si spegne a Domodedovo, presso Mosca, il 5 marzo 1966. Undici anni dopo in
Unione Sovietica viene riconosciuta poeta nazionale e si possono leggere tutte le sue
opere, fino ad allora sottoposte a censura. Nel centenario della nascita oggetto di
pompose celebrazioni, e l'Unesco battezza un asteroide con il suo nome.

La prima poesia che abbiamo scelto appartiene alla prima produzione di Anna Achmatova
( stata scritta nel 1915), in cui dominano i rimandi all'inconscio e al vissuto intimo. la
voce di una donna che si abbandonata totalmente allamore, che lha vissuto con pienezza
e con passione e adesso si trova a fare i conti con questo sentimento, con il suo volto
crudele, con la sua metamorfosi da fiammeggiante gioia a peso nel cuore.
C' nel contatto umano un limite fatale

a N. V. N.
C' nel contatto umano un limite fatale
non lo varca n amore n passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera damore.

Perfino lamicizia vi impotente,


e anni dalta, fiammeggiante gioia,
quando libera lanima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.

Chi cerca di raggiungerlo folle,


se lo tocca soffre una sorda pena...
ora hai compreso perch il mio cuore
non batte sotto la tua mano.

La produzione successiva vede irrompere negli scritti di Anna Achmatova tematiche legate
alla contemporaneit. La seconda poesia racconta l'esperienza dell'incarcerazione e della
condanna a morte (poi convertita in deportazione) del figlio. Quando si tratt di strappare
il figlio Lev ai lager di Stalin, Anna si trasform nell'urlo vivente di tutte le madri
sovietiche. Nell'epilogo di Requiem Anna afferma non per me sola prego, ma per quanti
erano l con me.

Diciassette mesi che urlo

Diciassette mesi che urlo


per riaverti a casa.
Implorando mi buttavo ai piedi
del boia, figlio mio e mia croce.
Tutto si sconnesso per sempre
e adesso pi non so discernere
la belva dall'uomo, intuire i tempi
la prossimit o meno della forca.
Intorno polvere di fiori e del turibolo
il lento oscillare sull'arco del nulla.
Tagliente mi brucia gli occhi
minacciando una fine vicina
la funebre stella.

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