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OSSERVAZIONI SULL"'ALTERCATIO
HERACLIANI CUM GERMINIO"
DI
MANLIO SIMONETTI
I
Fra i piii caratteristicidocumenti in nostro possesso concernenti la controversia ariana e da annoverare senz'altro l'Altercatio Heracliani laici
cum Germinio episcopo Sirmiensi, scoperta e pubblicata dal Caspari nel
1883.1 Si tratta del resoconto di una pubblica disputa2 svoltasi a Sirmio
1 Cfr. Kirchenhistorische
Anecdota(Christiania, 1883), 133-147. II testo e stato
recentementeristampatoin PLS 1, 345-350, ma senza il corredo di note esegetichee
critiche, di cui il Caspari aveva arricchitola sua edizione. Le nostre indicazioni si
riferisconoal testo ristampatoin PLS, in quantosi trattadi operamolto pii accessibile
dell'altra.I1Caspariinformadi essersiservito,per la sua edizione, di un ms. Augiense
del sec. X e di uno di Stoccardadel sec. XII e non da altre indicazioni.Si tratta,come
ho potuto accertare, dell'Augiensis149, ff. 63v.-66v. e dello StuttgartensisTheol.
4? 260, ff. 69v.-72. In ambedue i mss. il nostro testo e tramandatoinsieme con gli
scritti antiarianidi Agostino. Da un certo numerodi corruttelecomuni risultachiaro
che i nostri mss. derivanoda un unico archetipo(ma non si pu6 dimostrareche il ms.
di Stoccardae apografo dell'Augiense):cfr., fra l'altro, 347,21 expresserunt,che non
da senso e che il Casparicorreggein processerunt;350,18 nunciaturanch'essoinaccetdi Tertulliano,che permettela correzione
tabile,in un passo dedotto dall'Apologeticum
nascitur; 350,10 in deo radios qualitate sua mutabiles, sempre nella citazione dall'
349,52 Casp. add. hoc; 350,16 ipse (Casp. corr. iste sulla base del testo dell'Apologeticum, ma arbitrariamente,come vedremo: cfr. n. 15). Una nuova collazione dei due
mss. utilizzatidallo studioso svedese mi ha permessodi correggerealcuni errorinon
di gran conto in cui il Casparie incorso nella sua pur attentalettura: 346,2 caelis (in
luogo di caelo); 346,29 at ille dixit (Germinius dixit); 346,39 hoc (haec); 346,52 nisi ego
(nisi); 347,13 virtus est et (virtus et); 347,55 subiecta sunt ei (subiecta ei); 348,9 qui
(quia e inutile correzione); 348,47 et ipse ergo (et ipse); 350,20 Casp. om. (post affatur)
docet operatur; 350,54 in (ad).
2 Cfr. 347,1 ss.: Eduxerunt Heraclianum et Firmianum et Aurelianum de custodia
coram omni plebe, episcopo sedente in cathedra cum omni clero coram omni populo et
maioribus natu populi.
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MANLIO SIMONETTI
il 13 gennaio del 3663 fra Germinio, vescovo del luogo e influente rappresentante degli aversari del credo niceno, ed Eracliano, un laico
altrimentiignoto, tenuto in cattivita insieme con altri compagni in quanto
propagandista della fede nicena. Dopo alcune battute iniziali, che vedono
Eracliano tener testa a Germinio e che si concludono con un'azione di
violenza ai danni del prigioniero,4il vescovo accetta di altercare con lui.
La disputa si puo dividere in quattro parti: nella prima Eracliano e
Germinio disputano sulla divinita dello Spirito Santo5 e sulla uguaglianza
fra il Padre ed il Figlio, che Germinio nega in una professione di fede
avversa non soltanto al credo niceno ma anche alla formula di compromesso del 22 maggio 359, e che Eracliano confuta. Ridotto al silenzio
Germinio, prende la parola il prete Teodoro, che cerca invano di mettere
in difficolta Eracliano adducendo il famoso passo sulla ignoranza del
Figlio (Mc. 13,32; Mt. 24,36).
Nella terza parte della disputa l'onere di controbattere Eracliano viene
assunto da un tal Agrippino, non meglio qualificato, il quale sostiene
l'inferiorita del Figlio rispetto al Padre sulla base del concetto paolino
della subiectio di quello a questo (I Cor. 15,24). Dopo aver chiarito che
si tratta di una subiectio volontaria, Eracliano sposta la discussione su un
piano piu vasto, adducendo un certo numero di passi scritturistici che
contrastano con la concezione ariana, secondo cui il Figlio e lo Spirito
Santo sarebbero da considerare soltanto come creature. Ridotto al
silenzio Agrippino, riprende la parola Germinio, che riallacciandosi alle
ultime espressioni di Eracliano, attacca l'avversarioin quanto sostenitore
della divinita dello Spirito Santo: ma questi non ha difficolta a sostenere
la sua tesi, concludendola organicamente con un'affermazione dell'unita
delle tre persone divine, corroborata da una professione di fede, che e la
quasi letterale ripresa di un passo dell'Apologeticum di Tertulliano
(21,12-14).
A questo punto la discussione diventa movimentata: Germinio accusa
Eracliano di essere eretico, quia Patrem et Filium et Spiritum Sanctum
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MANLIO SIMONETTI
ALTERCATIOHERACLIANICUM GERMINIO
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Chi consideri che il ricorso alla formula battesimale era gia da tempo uno
dei principali argomenti che gli ortodossi avanzavano contro gli Ariani,14
non potra certamente credere che Germinio sia giunto a tal punto di
inettitudine da iniziare la disputa adducendo un argomento che poteva
favorire soltanto il suo aversario. In realta il redattore del documento
ha fatto formulare da Germinio quella determinata domanda per aver
modo di introdurre contro di lui il tradizionale argomento antiariano.
Seri dubbi sorgono anche in merito alla possibilita che Eracliano abbia
effettivamente pronunciato, alla fine della disputa, la professione di fede
che abbiamo detto essere la ripresa quasi letterale di un passo dell'
Apologeticumdi Tertulliano.15Contro tale eventualita, infatti, si possono
avanzare almeno tre obiezioni: (1) non si capisce perche Eracliano,
assertore del credo niceno, trovandosi nella necessita di pronunciare una
professione di fede, abbia fatto ricorso all'ormai dottrinalmente antiquata
opera di Tertulliano e non abbia invece addotto la professione nicena del
325. A questo proposito si tenga presente che, di fronte al dilagare di
professioni di fede piuio meno apertamenteantiniceneche furono emanate
fra il 341 ed il 360, gli ortodossi di stretta osservanza ribadirono costantemente la loro adesione alla formula del 325.16Tale atteggiamento era
stato sanzionato, solo pochi anni prima dello svolgimento della disputa,
nella sinodo alessandrina del 362 e nella sinodo antiochena del 363. (2) La
professione di fede tratta dall'opera di Tertulliano non era assolutamente
adeguata alla posizione dottrinale altrimenti sostenuta da Eracliano e che
14
Cfr. Hil. De Tr. 2,1 ss.; Athan. c. Ar. 1,34; Basil. Ancyr. apud Epiph. Panar. 73,3.
chi non veda quanto sia problematicovolersi serviredi questa citazione per lo studio
del rapporto che intercorretra la redazione fuldense e la redazione volgata del1'Apologeticum.
16
Infatti la cosiddetta Professione di fede di Sardica del 343 in sostanza vuole
essere soltanto un'interpretazioneed un chiarimentodel credo niceno.
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Cfr. 345,14 ss.: Germinius dixit: Hoc Eusebius ille exiliaticius te docuit, et Hilarius
qui nuncipse de exilio venit. Eusebio e ricordatoanche in un altro punto: cfr. n. 20.
22 Cfr. 346,47 ss.: Cui et alii plures dicebant: Domne
episcope, ipse erat, qui contra
haereticos tenebrosi Photini contendebat. Si noti la iunctura tenebrosus Photinus,
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MANLIO SIMONETTI
III
Sulla scorta dei dati forniti dalla Altercatio la posizione dottrinale di
Germinio in materia trinitaria si puo sintetizzare come segue: (1) il
Figlio, derivato25dal Padre prima dei secoli, non e in tutto simile al
Padre, in quanto a lui nettamente subordinato, pur essendo contraddistinto come Deus alla pari del Padre;26 (2) lo Spirito Santo non puo
essere definito Dio, in quanto creato per opera del Figlio.7 Percio la
Trinita si configura strutturata in senso rigidamente gerarchico: il Padre
e maggiore del Figlio, il Figlio e maggiore dello Spirito Santo.28Se a cio
aggiungiamo che Eracliano rimprovera ai suoi avversari di considerare
alnche il Figlio come una creatura,20e facile concludere che nel nostro
documento Germinio ed i suoi seguaci sono presentati come veri e propri
Ariani.
Con questa presentazione concorda sostanzialmente quanto sappiamo
su Germinio da altre fonti che ci ragguagliano sulla attivita da lui svolta
nei drammatici anni 357-360. Infatti Germinio era stato, insieme con
Valente ed Ursacio, il promotore della seconda formula di Sirmio (357)
che, pur non definendo apertamenteil Figlio come una creatura, accentua
a tal punto la sua subordinazione rispetto al Padre da poter essere definita
la professione di fede piu arianeggiante che sia stata mai ufficialmente
emanata.30Successivamente egli era stato tra i firmatari della formula di
compromesso del 22 maggio 359, in cui il Figlio veniva definito simile al
padre in tutto (Kara rtdvra), e nel concilio di Rimini si era schierato
25
Cfr. 347,1 s.: Filium vero eum dico ante saecula initium [habere] ex Patre: si noti
Cfr. 345,39 ss.: Germinius dixit: Si Spiritus non est creatus, etc.
Cfr. 347,8 s.: Sicut enim non similis Filius Patri per omnia, ita nec Spiritus
Sanctus Filio.
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Cfr. 348,25 s.: Quomodo ergo vos dicitis Filium Dei creaturam esse, etc.
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ALTERCATIO HERACLIANI
CUM GERMINIO
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Non dobbiamo sopravvalutarein senso niceno questo nuovo atteggiamento di Germinio, in quanto egli mai si richiama ai concetti tipici di
questa teologia37 e neppure aderisce pienamente alle formule distintive
della teologia semiariana o omeousiana che dir si voglia.38Comunque il
contrasto fra i due documenti sopra ricordati e la disputa con Eracliano,
solo di qualche mese anteriore, risulta ugualmente netta: li il Figlio e
definito similisper omnia, qui non similisper omnia (347,8). Tale contrasto
non e sfuggito agli studiosi, i quali hanno cercato di sanarlo fondandosi
sull'anterioritadella disputa rispetto agli altri due documenti e postulando
percio che nell'intervallo di tempo, in verita piuttosto breve, intercorrente
fra l'una e gli altri Germinio avrebbe modificato le sue convinzioni
passando da un atteggiamento nettamente arianeggiante ad un atteggiamento molto piu moderato.39Qualcuno e arrivato a dire che tale cambiamento portebbe essere stato provocato proprio dalla profonda impressione che aveva prodotto su Germinio la disputa con Eracliano.40
Questo tentativo di armonizzare fra loro i contrastanti elementi in
nostro possesso e indubbiamente forzato e difficilmente potra riuscire
convincente: esso trova la sua motivazione nel fatto che gli studiosi sopra
accennati non mettono in dubbia la piena attendibilita dell'Altercatio
nella forma giunta a noi. Ma tale piena attendibilita ad un attento esame
del documento si e rivelata insussistente e inaccettabile: percio io ritengo
che il contrasto di cui sopra possa essere spiegato in maniera molto piiu
soddisfacente postulando che l'atteggiamento tenuto da Germinio
durante la disputa sia stato alterato dall'ignoto retractatordel documento
nel senso di presentarlo piu arianeggiante di quanto esso in realta non
fosse.
In questo ordine d'idee sara utile notare che l'affermazionepih radicale
37 Cioe alla coeternitadel Figlio rispetto al Padre ed alla sua consustanzialita.
38
omniaaffermata
daGerminio
includeva
anche
A rigorditermini
lasomiglianzaper
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IV
Chiarito questo punto pregiudiziale,torniamo ad esaminare l'Altercatio
per cercare di determinare, l'una di fronte all'altra, le contrastanti
posizioni di Germinio e di Eracliano cosi come esse effettivamente si
Cfr. 348,16 ss.
Cfr. quanto abbiamo osservatoa n. 32 sull'opportunitadi non confonderecon
l'arianesimovero e proprio un atteggiamentoanche nettamente subordinazionista,
pur di stampo antiquato e ormai difficilmentesostenibile.
43 Cfr. il passo citato a n. 20.
43a Eliminata
l'espressionenonsimilis FiliusPatriper omniaviene eliminatoil contrasto piii netto fra la professionedi Germinio del 366 e quella a lui attribuitanel
il cui sed talemnondicoqualemPatreme perfettamenteaccettabilein senso
1'Altercatio,
antisabelliano.Resta comunque il fatto che nella professione del 366 mancano gli
spunti subordinazionistiche caratterizzanoinvece quella dell'Altercatio,anche dopo
l'espunzionedel non similisper omnia(cfr. le citazioni di Io. 14,28 e 6,38). Comunque
i due atteggiamentinon sono del tutto inconciliabilifra loro, in quanto Germinio,
rimastosubordinazionista,anche se in tono moderato,potrebbeaver posto l'accento,
a seconda delle circostanze,ora sull'inferioritadel Figlio rispetto al Padre ora sulla
sua strettasomiglianzacon quello. Considerandoil contrastofra le due professionidi
fede sotto questo punto di vista, non risulta piu necessarioritenerealteratain senso
arianeggiante,ad eccezionedella frasesurriferita,la professionedi fede dell'Altercatio,
anche se questa possibilithnon pu6 essere certo esclusa.
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Non senza sorpresasi nota nell'Altercatiola completaassenzadi alcuni termini
tecnici che ormai erano diventati di uso comune nella disputa anche in Occidente:
persona,substantia,natura.Questo atteggiamentopu6 spiegarsiin Germinio, che in
ALTERCATIO HERACLIANI
CUM GERMINIO
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V
Finora abbiamo esaminato l'Altercatio soprattutto ai fini di determinare, almeno a grandi linee, quella che puo essere stata la reale sostanza
della disputa fra Eracliano e Germinio al di la delle alterazioni prodotte
dal retractator. Ritengo ora non inutile, a conclusione di queste brevi
note, esaminarerapidamenteil contenuto dottrinale del nostro documento
in se e per se, senza cioe preoccuparmi di indagare se un dato particolare
possa essere riportato alla disputa vera e propria ovvero debba essere
attribuito al redattore del testo, in quanto, anche in questo ultimo caso,
si tratta pur sempre di testimonianza antica. Esaminer6 prima la tesi
presentata come ariana sia in merito al rapporto Padre-Figlio sia in
merito allo Spirito Santo, e successivamente quella cattolica sugli stessi
argomenti.
Germinio profila il rapporto del Figlio rispetto al Padre come un
rapporto di netta subordinazione, anche se non afferma esplicitamente la
tesi radicale che voleva fare del Figlio soltanto una creatura.54 Tale
posizione e gia evidente nella professione di fede che egli pronuncia
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Atanasio, che si sofferma piu volte su questa difficolta, la riporta esplicitamente a Acacio di Cesarea ed a Patrofilo di Scitopoli.60
Piu originale si rivela Germinio la dove cerca di confutare l'affermazione
della piena divinita dello Spirito Santo fatta da Eracliano. Prima egli si
fonda (349,1 ss.) sull'accostamento di I Cor. 12,3 Nemo potest dicere
Dominum lesum nisi in Spiritu Sancto con il famosissimo Ps. 109,1 Dicit
Dominus Domino meo: Sede ad dextram meam, etc., da cui ricava che lo
Spirito Santo, ispiratore della Scrittura, definisce come suoi Domini il
Padre ed il Figlio e percio non puo essere considerato Dominus et Deus
alla pari di loro. Successivamente(349,31 ss.), con analogo procedimento,
adduce Bar. 3,36 Hic Deus noster, et non aestimabituraliuspraeter eum ...
Post haec in terris visus est et cum hominibus conversatus est, da cui
risulterebbe che non esiste altro Dio fuori del Figlio, considerato evidentemente nella sua unione col Padre. L'interessante del procedimento
di Germinio e nel fatto che egli si vale, per escludere la divinita dello
Spirito Santo, di una interpretazione restrittiva di passi che usualmente
venivano addotti dagli antiariani per dimostrare la piena divinita del
Figlio.61
60 Cfr. Athan. ad Ser. 1, 15; Epiph. Panar. 74,8; per il riferimentoad Acacio e
Patrofilocfr. Athan. ad Ser. 4,7. In riferimentoa n. 51 e interessantenotare che, se
Patrofilopu6 essere senz'altroconsideratoariano,lo stesso non si pu6 dire di Acacio.
61
Per Bar. 3,36 cfr. Hil. De Tr. 4,42; 5,39; per Ps. 109, 1 cfr. Athan. c. Ar. 2,13.
Una certaoriginalitadi questidue argomenti,unita al fatto che i due passi in questione
si trovano nella parte finale dell'Altercatio,dove gl'indizi di autenticita sono pii
evidentie frequenti,fa pensareche essi possano rimontarealla originariadiscussione.
62 Cfr. 1,10 ss. Da Epiph. Panar.74,8, dove e detto che lo Spirito Santo e definito
Angelo del gran consiglio non alla pari degli altri angeli, ricaviamo che la celebre
espressionedi Isaia (9,6), tradizionalmenteriferita al Figlio in quanto rivelatoree
realizzatore del provvidenzialedisegno divino in ordine alla creazione, era stata
riferitaanche allo SpiritoSanto, visto appuntocome il capo delle gerarchieangeliche.
55
magister il riferimento dei due Serafini della visione di Isaia (6,2) al Figlio
ed allo Spirito Santo.63
Dall'insieme di questi dati risulta una concezione della Trinita nettamente gerarchica: I Figlio, simile al Padre ma non in tutto, gli e subordinato; lo Spirito Santo, creato dal Padre per mezzo del Figlio, e
subordinato al Padre ed al Figlio.64
VI
Contro Germinio Eracliano difende la piena divinita del Figlio fondandosi su un complesso di argomenti e di passi scritturistici ormai diventati
topici nella polemica antiariana: si tratta degli appellativi del Figlio quale
Verbo (lo. 1,1) Sapienza e Potenza (I Cor. 1,24) del Padre e della citazione
di Io. 14,9-10 Qui me vidit, vidit et Patrem meum ... Ego in Patre et Pater
in me est, e di lo. 10,30 Ego et Pater unum sumus.65 Per corroborare il suo
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Figlio, dato che usualmente sia l'una sia l'altra persona divina erano
considerate ispiratrici delle Scritture.
Oltre quest'ultimacitazione, meritano di essere rilevate quelle di Is. 53,8
Progeniem eius quis enarrabit?e Ps. 32,6 VerboDomini caeli firmati sunt
et spirituoris eius omnis virtuseorum.66La prima citazione era usualmente
addotta per dimostrareil carattereineffabile della generazione del Verbo,67
ed in questo senso se ne erano serviti perfino i filoariani:68 invece Eracliano
l'adduce senz'altro come prova della divinita del Figlio: evidentemente
egli deve aver inteso progenies non nel senso di <generazione>>,ma di
<<prodotto della generazione, figlio>>69e quindi ha inteso il passo come
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che Eracliano chiarisse in che senso doveva essere intesa, ma cio non
avviene.
II rapporto di uguaglianza che collega il Figlio col Padre viene esteso
da Eracliano anche allo Spirito Santo in fedele aderenza ai dettami della
teologia omousiana (nicena) cosi come l'aveva sviluppata Atanasio nelle
lettere a Serapione. A dimostrare la divinita dello Spirito Santo viene
addotto un cospicuo numero di passi scritturistici, di cui si era gia servito
Atanasio e che ricorrono sistematicamente negli scrittori ortodossi che
nel giro di quegli anni si occuparono della questione: abbiamo cosi la
famosa risposta di Pietro ad Anania (Act. 5,4): Quis tibipersuasit mentiri
Spiritui Sancto? Non es mentitushominibussed Deo, cui si accompagnano
altri passi in cui e variamente nominato lo Spirito di Dio, senz'altro
identificato con lo Spirito Santo.73
In piena aderenza con queste formulazioni Eracliano non esita a
definirelo Spirito Santo Deus (349,8 ss.). Questa conclusione era implicita
in tutto il ragionamento svolto da Eracliano: eppure l'aperta e precisa
definizione ha una sua importanza, in quanto perfino Atanasio, pur
dimostrando l'uguaglianza e la consustanzialita dello Spirito Santo
rispetto al Padre ed al Figlio e quindi pur essendo pienamente convinto
della sua divinita, non lo aveva mai apertamente definito Dio, evidentemente per quegli stessi motivi di opportunita che di li a qualche anno
avrebbe ispirato l'analogo atteggiamento di Basilio. Ma ad un livello
inferiore di polemica, quale quello che caratterizza Eracliano, evidentemente non si avvertiva la necessita di un atteggiamento cosi circospetto;
e del resto la definizione dello Spirito Santo come Dio, che poteva
scandalizzare in Oriente cristiani anche non militanti nelle file degli
Ariani, in Occidente non suscitava alcuna perplessita:74 all'esplicita
affermazione che abbiamo vista avanzata da Eracliano sono molto
vicine espressioni gia formulate qualche anno prima da Lucifero di
Cagliari.75
L'uguaglianza fra le tre persone divine comporta una concezione
particolarmente unitaria della Trinita, di stampo atanasiano e, ancor piiu,
Si tratta di lo. 4,24; I Cor. 2,10-11; Is. 40,13; I Cor. 2,12; II Cor. 3,3; II Cor. 3,17.
73
Per un riscontro,oltrele letterea Serapionedi Atanasio,cfr. ancheEpiph.Ancor.67 ss.
74 Cfr.
quanto abbiamo gia osservato (n. 52) sul caratteremonarchiano,naturalmentenon in senso eretico,che caratterizzavanel III e IV secolo la teologia occidentale,
per cui era pii agevole comprenderelo Spirito Santo nell'ambitodella divinita.
75 Cfr. PL
13,775e 781, e anche Potamio in PLS 1,208 s. Del resto gia Tertulliano
aveva definitoapertamentelo Spirito Santo Deus: cfr. Adv. Prax. 13,6.
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De Spir. s. 23.
81 Cfr. ad Ser.
1,5.
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Cfr. analoga interpretazione in Pseudoathan. De Tr. 12, CC 9,171.