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Il caso Englaro
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La disciplina della manifestazione delle direttive anticipate di trattamento sanitario in vista delle decisioni di fine vita non ha ancora trovato una soluzione legislativa, rimanendo
nellalveo giurisprudenziale nonostante siano trascorsi alcuni anni dalle controverse decisioni che divisero lopinione pubblica quali le vicende, tra le pi note, di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro.
Nonostante la tragica conclusione avvenuta con la morte, conseguente alla sospensione
dellidratazione e alimentazioni artificiali, la vicenda Englaro ha conosciuto strascichi giudiziari.
Nello specifico si trattato di un contenzioso articolato sotto due profili:
a) sulla legittimit della nota della Regione Lombardia , impugnata davanti al T.A.R. dal
padre, tutore di Eluana Englaro, con la quale il Direttore Generale della Direzione Generale Sanit respingeva la richiesta, formalmente presentata con diffida del 19 agosto 2008,
affinch la Regione mettesse a disposizione una struttura per il distacco del sondino naso-gastrico che la alimentava e idratava artificialmente in stato di coma vegetativo permanente, seguito delle note vicende giudiziarie culminate nella sentenza della Cass. 16
ottobre 2007, n. 21748.
b) sulla condanna della Regione Lombardia emanata dal T.A.R. Milano Lombardia a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali ai familiari di Eluana Englaro per la summenzionata decisione di impedire linterruzione dei trattamenti di sostegno vitale da parte delle
autorit lombarde. Limpugnazione di tale decisione pendente di fronte al Consiglio di
Stato al momento in cui si scrive.
Per quanto concerne il primo profilo, il provvedimento emanato dalla Regione Lombardia
si fondava su due elementi: da un lato, che le strutture sanitarie, compresi gli hospice,
hanno quale compito istituzionale la cura diagnostico-assistenziale dei pazienti e in queste sedi deve essere sempre garantita lassistenza di base, cio la nutrizione, lidratazione e laccudimento delle persone. Dallaltro lato, qualora gli operatori medici e infermieristici, operanti in una delle suddette strutture sanitarie, sospendessero alimentazione e
idratazione artificiali, violerebbero i loro obblighi professionali e di servizio.
Il T.A.R. stabiliva la propria giurisdizione, affermando che la tutela del diritto fondamentale alla salute spettava anche alla giurisdizione amministrativa nel caso avesse dovuto
misurarsi con lesercizio di un potere autoritativo da parte dellamministrazione sanitaria,
la quale lo avesse esercitato illegittimamente. Per quanto concerne il merito, il T.A.R.
lombardo asseriva che il provvedimento regionale impugnato era lesivo del diritto costituzionale del rifiuto di cure, riconosciuto quale diritto di libert assoluto dalla citata sent.
n. 21748/2007, secondo la quale il cui dovere di rispetto si impone erga omnes, nei confronti di chiunque intrattenga con lammalato il rapporto di cura, non importa se operante allinterno di una struttura sanitaria pubblica o privata (T.A.R. Lombardia 26 gennaio
2006, n. 214). Ne conseguiva che il paziente il quale avesse rifiutato siffatte cure, e tra
queste vanno annoverate anche lalimentazione e lidratazione artificiale, avrebbe diritto
che gli siano prestate tutte le misure stabilite dagli standard scientifici internazionali atti
a garantire alla persona un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio durante tutto il periodo successivo alla sospensione del trattamento di sostegno vitale, rien-
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Negli anni scorsi, una corrente giurisprudenziale di merito aveva sostenuto la legittima
ammissibilit dellamministrazione di sostegno, istituto disciplinato dalla legge 9 gennaio
2004, n. 6, per dar corso alla manifestazione delle direttive anticipate di trattamento nel
caso in cui il beneficiario si fosse trovato in condizioni di fine vita, ma che si trovasse ancora in perfetta salute nel momento della nomina dellamministratore di sostegno (Trib.
Modena 5 novembre 2008, in Dir. fam. e pers., 2009, 277; Trib. Modena 23 dicembre
Nel tempo la Corte europea dei diritti umani ha giudicato diversi casi inerenti il tema del
fine vita, come i notissimi Pretty c. Regno Unito, risalente al 2002, Glass c. Regno Unito
del 2003, Rossi c. Italia, del 2008, relativo alla vicenda di Eluana Englaro.
Pi recentemente, la Corte di Strasburgo ha nuovamente affrontato il tema inerente alle
scelte di fine vita, nello specifico la richiesta di aiuto nel suicidio, con la vicenda Koch . Il
ricorrente vedovo di una paziente tetraplegica a seguito di una caduta dalle scale. La
donna, quindi, era in grado di intendere e di volere, ma era incapace completamente di
muoversi ed era collegata con un respiratore artificiale. Considerata la sua vita come
non degna di essere vissuta la signora aveva fatto istanza alle autorit tedesche affinch
le venisse somministrato una dose di farmaco letale al fine di porre termine alla sua esistenza presso il proprio domicilio. Le autorit sanitarie si rifiutarono in ottemperanza dellart. 2.2 della Grund Gesetz sulla tutela della vita, nonch sulla base della legge allora vigente in materia di somministrazione dei narcotici, secondo la quale i farmaci potevano
essere erogati solo per curare ed in supporto alla vita, non per agevolare il suicidio. Nel
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Si tratta di un caso con molte affinit con la vicenda di Eluana Englaro e che ha aperto
un dibattito assai acceso in Francia. I ricorrenti sono i genitori e due parenti di Vincent
Lambert, un cittadino francese gravemente ferito in un incidente stradale nel settembre
2008, con un trauma cranico che lo ha reso tetraplegico e non autosufficiente, alimentato e idratato artificialmente attraverso un sondino gastrico. Dal 2011 gli stato diagnosticato uno stato di coscienza minimale mentre nel 2014 stato dichiarato in stato vegetativo permanente. Tuttavia, sin dal 2012 i ricorrenti affermano che il paziente interagisce
e scambia segnali con loro, ma dai primi mesi del 2013 lo staff medico, con laccordo
della moglie del paziente Rachel Lambert, ha iniziato la procedura prevista dalla legge
francese del 22 aprile 2005, conosciuta come Loi Leonetti che consente la sospensione
dei trattamenti cc.dd. salvavita. Tale procedimento stato completato il 10 aprile
2013. I ricorrenti si sono opposti di fronte al Tribunale amministrativo di Chlons-enChampagne chiedendo il ripristino dellalimentazione e idratazione artificiale e di tutte le
somministrazioni farmaceutiche adeguate alle sue condizioni. A seguito di ci, e nonostante lo svolgimento di una procedura collegiale tra membri della famiglia ed personale
medico, si svolta una dura vicenda giudiziaria finita davanti prima al Consiglio di Stato
francese e poi di fronte alla Corte di Strasburgo. Il Conseil dEtat ha stabilito che la Loi
Leonetti sia applicabile al caso in esame e che lidratazione e lalimentazione artificiale
siano tra i trattamenti che possono essere sospesi in caso di accanimento terapeutico.
Inoltre ha ordinato un approfondimento dellistruttoria sullo stato di salute di M. Lambert. Espletata tale indagine, il Consiglio di Stato ha affermato che lanalisi eseguita dal
medico curante non era errata sia sotto il profilo diagnostico, sia sotto il profilo della ricostruzione della volont del paziente, che, come riferito dalla moglie, aveva pi volte
espresso il desiderio di non essere tenuto in vita artificialmente. Pertanto, il Consiglio di
Stato aveva concluso che fossero state soddisfatte tutte le condizioni previste dalla Loi
Leonetti e, quindi, che la decisione dell11 gennaio sulla sospensione dellalimentazione
e idratazione artificiali di Vincent Lambert non potesse essere ritenuta illegale. Di fronte
Nel Regno Unito, la materia considerata nella prospettiva della somministrazione delle
cure ad un paziente in grado di manifestare un consenso informato. Al paziente capace
di intendere e volere si riconosce il diritto di rifiutare il trattamento salvavita (In Re T
(Adult: Refusal of Treatment) [1993] Fam 95). In caso di paziente incapace, la materia
regolata dal Mental Capacity Act 2005. Secondo tale disciplina, la Court of Protection ha
dismesso listanza presentata dal Kings College Hospital per somministrare trattamenti vitali a una signora di mezza et affetta da cancro al seno. La donna stata descritta come impulsiva e egocentrica con un carattere deciso e senza ripensamenti. A seguito di
un tentativo di suicidio, la signora venne ricoverata presso il Kings College Hospital, dove
i sanitari tentarono di arginare il peggioramento delle sue funzioni vitali sottoponendola
a dialisi e somministrandole farmaci, terapie rifiutate dalla paziente. Sottoposta a consulenza tecnica psichiatrica, gli esperti affermarono che la paziente non aveva la capacit
di intendere e volere sufficiente per autodeterminarsi. Alla luce di ci, il personale del
Kings College Hospital ha promosso la causa in esame ai sensi del Mental Capacity Act
2005 affinch venisse sottoposta a tutela impedendole di lasciare lospedale, tuttavia il
giudice ha rigettato tale istanza poich secondo il suo giudizio le prove dellincapacit
mentale della paziente apportate dai ricorrenti non erano sufficienti. Ulteriormente, il giudicante ha affermato che non sia sufficiente adottare un comportamento non conforme
ai canoni condivisi dalla societ, per quanto bizzarro o incomprensibile, per giudicare la
persona incapace. Concludeva il giudice che, ai sensi delle disposizioni del Mental Capacity Act 2005, la paziente era in possesso della capacit di accettare o rifiutare il trattamento sanitario sulla base di ci che importante per lei, tenendo conto della sua personalit e dei suoi valori, senza conformarsi alle aspettative sociali ovvero di cosa consista
la decisione normale in situazioni analoghe a questa, nel rispetto della sua volont sovrana sul suo corpo e sulla sua mente (Kings College Hospital NHS Foundation Trust
v C & Anor [2015] EWCOP 80 (30 november 2015)).
Altres di fondamentale importanza la decisione della Supreme Court of United Kingdom in materia di suicidio assistito. Essa ha collegato il merito con argomentazioni sulle
reciproche competenze, gerarchia delle fonti e rapporti tra diritto interno e diritto CEDU.
Si tratta di una duplice istanza: da un lato vi la richiesta di due pazienti sofferenti simili
patologie irreversibili: Mr Nicklinson patisce i postumi di un ictus che lo ha reso completamente paralizzato tranne che per la possibilit di muovere la testa e gli occhi mentre
Mr Lambs pu muovere la sola mano destra. Entrambi richiedono aiuto nel suicidio assistito. Dallaltro lato vi listanza di Mr Martin che, a seguito della sua malattia incurabile,
chiede di essere aiutato ad espatriare in Svizzera per porre termine ai suoi giorni presso
la clinica Dignitas. In queste tre situazioni la Corte Suprema del Regno Unito chiamata
a verificare la presunta incompatibilit della disciplina inglese vigente, pur in considera-
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