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563

Ibi J~P?. <ry/- y^~

ITALIAN HISTORY
OF THE

RLSORGLMENTO PERIOD
THE COLLECTION OF

H.NELSON GAV
A.M. 1896
BOUGHT FROM THE BEQUEST OF

AR('HlBAII>CAKl:COOLILX'>E"

A.B. 18S7
MDCCCCXXXI

CENNO STORICO

SPEDIZIONE DEI SICILIANI

GENOVA
TIPOGRAFIA

DAG.NI.VO

->-

CENNO STORICO
SUBLA

'EDIZIONE DEI SICILIANI


IN CALABRIA

FRANCESCO CAMPO
GI

UFFICIALE NELLA MEDESIMA

GENOVA
TIPOGRAFIA BAGNINO

4851.

HARVARD COLLEGE LIBRARY


H. NELSON GAY
RISORGIMENTO COLLECTION
COOUDGE FUND
1931

...

INTRODUZIONE

spedizione dei Siciliani in Calabria consi


derata come un fatto puramente militare non
meriterebbe certo se ne discorresse a dilungo:
basterebbe una pagina nella storia complicatissiroa del 1848 per tramandarne alla posterit
'arditezza del concetto, l'audacia dell' esecuone. Ma -essa non un semplice fatto: essa
racchiude un'espressione dell'idea finale, arche
tipa , sublime sulla quale riposa esclusivamente
la grandezza futura della Penisola Italiana. Ci
che pu condurre all'attuazione di quest'idea
fu , e sar sempre l' intento pratico della vera
politica nazionale. Tra mezzo alla bufera che
Involse popoli e troni, or sono tre amii, in Ita
lia, essa con campeggi come avrebbe dovuto:

4
ora gigante, ora pigmea, oggi abbracciata con
fede, respinta domani come utopia, essa raming
dall'Alpi al Lilibeo, e non lasci che rari vestigii della sua verit. Uno di questi vestigii si
rinviene nella spedizione Siciliana in Calabria, la
quale veste a tal riguardo un valor sommo po
litico, e si presenta all'occhio del sapiente come
uno dei pi belli episodii di cui la Sicilia ar
ricchiva il gran dramma italiano del 1848 al 1849.
Il merito di questa spedizione tutto del po
polo, e non del governo; perch il popolo ne da\a
l'iniziativa con quello slancio di amor fraterno, e
di sublime indegnazione ond' ei sent sollevare
il suo cuore ali' annunzio della catastrofe del 15
maggio , che apr un altro ed incommensurabile
abisso tra Ferdinando e i suoi governati, tra i
principi e l' Italia, tra la monarchia e l'umanit.
Il governo di Sicilia sorto nella rivoluzione,
ma non compreso degli alti fini di essa e molto
meno della grande, missione ch' egli era chiamato
a compiere nel movimento italiano spos prin
cipii politicamente egoisti (1). L' aristocrazia
(1) Per Governo di Sicilia intendiamo tanto il Co
mitato generale che s' installava in Palermo adji 14

5
v'ebbe dentro il suo piede, e vi arrec seco
lei la puerilit dei concetti , la meschinit
gennaio 1848, quanto il Ministero Stabile che gli suc
cesse appena dopo 1' apertura del Parlamento ch'ebbe
luogo add 25 Marzo dello stesso anno. Ma appunto
per questo dobbiamo al lettore una spiegazione pi
netta delle nostre idee, affinch non si vada errati
nella vera stima dell' uno e dell'altro, e non si creda
il secondo l'espressione completa e fedele del primo,
bench a prima giunta possa mentirne sembianza. A
ci fare ci si permetta di pigliare le mosse da un'epoca
anteriore al 12 gennaio per cavarne delle notizie che
ci sembrano importanti a segnare quella linea di de
marcazione che vorremmo ad ogni costo segnata tra
il Comitato generale ed il Ministero Stabile.
La Sicilia non fu mai contenta sotto i Borboni :
essa aspirava ad un mutamento qualunque; per la
aspirazione era stata, come altrove, per necessit
tempi compressa, e non ricominci a manifestarsi
nel 1847. Il 1820 ed il 1837 celebri per faiii
gloriosi, nefasti per effetti che ne seguirono, non erano
stati che il preludio lontano dell' ultima rivoluzione:
essi fecondarono viemmeglio un terreno sul quale do
veva questa allignare, abbarbicarsi tenacemente e cre
scere rigogliosa. Gli orrori senza esempio , le tristizie
moltiformi, egli atti stupidi, selvaggie spieiati a cui la

6
.delle vedute, la semi-venerazione dd passato,
e 1' insofferenza, i modi arroganti, il dispregio
tirannide per vendicarsi del passato e premunirsi con
tro l'avvenire die' mano, avevano fatto passare il malcontento dei Siciliani per tutte le gradazioni che se
parano questo da un odio cupo, immenso ed implacabile,
al quale deve 1' umanit le maraviglie delle sue pi
grandi rivoluzioni. Ma la Sicilia, come ognun vede,
non possedeva sino allora che lo stimolo alla rivolu
zione: un fine a cui dirigerla le mancava, od era
vago, indeterminato, fallace: essa avrebbe piepato a
dritta o a sinistra sempre che , nell' una o nell' altra
direzione avviandosi , avesse potuto sperare di arrecar
mutazione al suo stato. I tempi maturavano intanto
le idee, ed istruivano i popoli d' Italia e di Germania
su quello che avrebbe risposto ai loro bisogni ed ai
loro dritti pel presente , ai loro doveri verso 1' avve
nire. Si conobbe che la debolezza e quindi la servit
derivava dalle smembramento , e che sperar potenza
e libert sarebbe stato foll'ia, finch le forze tutte della
nozione ad un centro comune non convergessero, e
nell' unificazione 1' energia loro non moltipllcassero.
Fu questo principio che gli amici del popolo come
bandiera di riscatto e di pace salutarono, e intorno
ad esso in un sol corpo si strinsero. La Sicilia
qual parte d' Italia non poteva sottrarsi a questo la

Terso tutto
tutt quello che accennasse a grandi
speranze nei novatori del paese. Il moderantismo,
voro di unificazione. 1 suoi liberi pensatori vi furomo
invitaii e si arresero; parecchi con Qdncia e con en
tusiasmo febbrile l' abbracciarono. Le pratiche eh
Nicola Fabrizii ed altri patriotti del Continente ebbro
con molti, di coloro che ci governarono nel 1848 non
idevano che a quello scopo; n questi ultimi giaraiai dissentirono. Erano a questo punto le cos, e
cominciava il 1847. L' idea nazionale avviluppata dal
)ntello religioso penetrando in quell' anno nell'isola
l'i mise gli animi in fermento e vi suscit le speranze.
Italia-, Lega, Pio IX, Riforme, stavano sul cuore
e sulle labbra di tutii. L'eroica Messina il d 1.
settembre 1847 vide colar sangue nelle sue contrade
a' grido generoso di viva l' Italia. Le manifestazioni
parifiche incominciate ini Palermo il d'i 27 novembre,
e eh' ebbero un eco generale nell' altre citta cospicue
dell'isola furono ingenerate dagli stessi principii. Tutte
1 stampe clandestine, e fra queste la sfida gloriosa
"ovuta ali' energico patriottismo dei fratelli Francesco
e Rosario Bagnasco di Palermo , su di essi modellaronsi e di essi intesero sempre ad imbevere le docili
e ben disposte popolazioni dell' isola. Scoppi final
mente a Palermo 1' insurrezione del giorno 12 gennaio
*o. Essa fu 1' espressione armata della rivoluzione

elemento non meno eterogeneo cogl' interessi dei


popoli, vi s'era ancora immedesimato, e fin per
incominciata, ingrandita e consumata all'ombra dei
veri principii italiani. Due giorni di combattimenti e
di glorie erano scorsi, quando chiamato dal Comitato
insurrezionale della Fieravecchia e quindi dal popolo
si riuniva nel Palazzo Comunale colla mattina del 14
il Comitato generale del quale abbiamo fatto test
menzione.
L' elemento attivo, nazionale, rivoluzionario rappre
sentato in iscorcio dal Comitato della Fieravecchia ed
in intero dalla maggior parte dei giovani pensatori
concorse alla di lui composizione: per venne assor
bito dagli elementi eterogenei che vi si mescolarono,
e che si possono ridurre a due categorie principali ,
i politici egoisti e gli aristocraii del paese. Questi
due elementi non avevano fino allora avuto campo
di mostrarsi avversi o poco fidenti verso i veri prin
cipii della nazionalit italiana. Al contrario nelle pa
cifichi: manifestazioni avevano dato a divedere sposarli
con calore; e questa illusione corroborata dalla stima
che d' altronde godevano nel paese o per doti d' in
telletto, o per servigi in altri tempi prestati, o per
mezzi di fortuna non iscompagnati da qualche virt
cittadina , fece si che chiamati fossero a reggere i
destini del popolo. Ma per necessit logica di causa

dargli I fisonomia propria e caratteristica di


ei tauti straui governi toccati per mala sorte
i effetti essi non dovevano indugiare un istante ,
na si trovarono a capo della rivoluzione Siciliana,
{vestirla dei loro principii, e a ribattezzarla colla
landa di un dritto antico e poco conforme cli' esi
dei tempi moderni. Di fatti per rispondere ad
seconda richiesta di abboccamento che il luogo
tenente De-Majo faceva add 17 gennaio al Pretore
Palermo, affinch questi intorno alle intenzioni del
ilo Siciliano l'informasse, il Comitato generale
sema molto esitare e discutere prendea risoluzione
sulla proposta del Principe di Butera di formulare la
rivoluzione Siciliana nella domanda della costituzione
del 1812 adattata ai tempi. Gli aristocrati la salutarono
come l' idolo dei loro pensieri; gli egoisti politici come
la tavola di salute per la Sicilia qualunque si fossero
k sorti avvenire d' Italia. Resta a vedere perch la
abbracci 1' elemento rivoluzionario. Esso 1' abbracci,
r dir meglio, la sub, perch non contava nel suo
un uomo di genio che avesse saputo formulare
gran programma della rivoluzione italiana. Ag
giungi a questo che il programma presentato dai suoi
compagni non lasci travedere a prima giunta quella
somma di logiche conseguenze che la Sicilia risent
eoa suo danno in prosieguo, e che certo n anco i

10
all'Italia, i quali non servendo n i prncipi, n
i popoli, e forse pi i primi che i secondi, trasuoi pariigiani pi caldi previdero. E ci prova clu
neppure questi ebbero tatto poliiico ed antiveggenza
d' uomini di Stato. Essi s' ingolfarono in una via
trita , falsa e sdrucciolevole che non poteva condurl
affatto alla meta che s' erano prefissa. Essi rianda
rono un passato funesto, rimescolarono reminiscenzi
gi in parte sopite per produrre con nocumcntc
d' Italia e di Sicilia una copia fatale del 1820 ap<
poggiandosi sui titoli rancidi del 1812. Dopo quest<
cenno storico torna facile definire il Comitato Gene
rale di Palermo.
Fu desso un governo ove 1' elemento rivoluzionarie
italiano spaventato dalla gran mole cui doveva pr
pargre le basi e disconoscendo l' importanza sinistra de
dado che giocavasi dando un nuovo nome alla rivo
luzione , lasci prendersi ali' amo e si rese complic*
'del municipalismo dei suoi avversatori. Pur nondimeno
la fede e la carit patria italiana non tralasciarono
di mettere la loro impronta in parecchi atti del Co
mitato generala emessi nei primi giorni della rivoli*
zione, e ci gode 1' animo poter rimandare il nostro
lettore, per accertarsi di quanto asseriamo, alle prime
pagine dei Documenti della Rivoluzione Siciliana de
1847-1 8-8 in rapporto ali' Italia, illustrati da Gi-

11
arono gli slati Haliuni per una lunga serie
convulsioni per poi ripiombarli tutti sangui
nosi in una situazione peggiore di prima.
Ma se gli errori furono nostri, nostra saranno
ancora l'ammenda. La pagina dei patimenti du
rati e delle sofferte sciagure scritta ne! cuore
'ogni italiano con una mistura di lagrime e
angue. Essa costituir gl'innegabili fonda
nti pratici della nuova scienza politica, di
ella politica vera, operativa e speranzosa, ohe,
declinabile quanto i rapporti reali e necessari!
fatti sui quali posa e si atteggia, ed ipeed effettiva quanto l'amore alla felicit di
seppe La-Musa e dei Documenti della Guerra Santa
d'Italia, fase. 19 di Giuseppe La-Farina.
Resta finalmente, per adempiere a quanto abbiamo
promesso, di definire il Ministero Stabile, riscibandoei
di provare , se occorre, la giustezza della nostra de
finizione.
Ei fu tal governo che , privo affatto del principio
rivoluzionario, esaur tutti gli sbagli d'una" politica in
felice e meschina, sconoscendo fin anco la necessit
d'un armamento nazionale, e sperando nell' appoggio
dello straniero , che non fu fedifrago , perche non
iromise mai nulla formalmenic.

12
un popolo illuminato dalla ragione ed istruito
dall'esperienza, s'incarner sensibilmente in tutti
gli strati sociali della nazione, e diverr l'opi
nione direttiva delle moltitudini e dei loro nuovi
rettori. Allora il principio rivoluzionario libero
d'ogni falsa attenenza far il giro d'Italia, e
riuscir vittorioso nella gran lotta.
La Sicilia la prima a levarsi, e la prima ad
incorrere nei funesti sbagli dell'epoca, stata
certamente non ultima a ricredersi, ed oggi at
tende che vibri il tocco dell'ora desiderata per
accogliere fra le sue braccia la rivoluzione con
tutte le conseguenze di unit, di repubblicanismo
e di progresso politico, religioso e morale, che
Roma suggellava colla sua gloriosa caduta. Guai
a chi volesse attraversarne un' altra volta il
pensiero ! La sua tracotanza sparirebbe davanti
al torrente dell' opinione.
I quattro venti della terra convergendo ai piedi
del Campidoglio dai quattro angoli dell'emisfero
ne sollevarono in un turbine la polvere dei nuovi
eroi, e, percorrendo con quel sacro peso per
fino ali' estreme sue chiuse la classica terra ita
liana, |;li atomi fecondatori profusamente ne spar
sero sull' innamorato ed impaziente suo seno.

13
ella sementa frutter la principale speranza
della redenzione italiana, la conformit nei prin
cipii, l'unit di fede politica.
qui cade in taglio annunziare un'idea, l'esame
della quale ci La assorbito delle veglie lunghis
sime atteso il gran peso che le abbiamo asse
gnato. Quest'idea non nostra esclusiva; avvegnacch sebbene non occorra finora d' incontrarla
esplicitamente auuunziata nelle opere patriottithe degli scrittori italiani dell'epoca, pure stu
diandole attentamente si rinviene in fondo ad
esse come un embrione di luce, che un nitido
lume su tutto il resto trasfonde.
L'Italia come tutte le nazioni, le di cui auto
nomie sono conculcate ed oppresse, ha un osta
colo immenso a superare per sollevarsi all'al
tezza di nazione libera, ricca e potente, tal
quale la nuova carta politica d' Europa l' addi
ter alle future generazioni. La cupidigia sfrenata
ed il genio dominatore d' una casta invaditrice
1 addentano come un aspide al cuore. Ma 1' osta
colo a creder nostro pi potente che le si para
dinanzi, l'assieme delle piccole e grandi ambizioui, tutte al paro crudeli, che la svariata ma
compatta famiglia degl' indigeni governanti e lor

14
coda dai cento visi fa gravitare su tutti i punti
del paese. L'essersi falta illusione sul valore
reale di questo secondi) ostacolo fu 1' unica causa
della nostra passata caduta, come, Dio noi vo
glia, tornerebbe ad esserlo di nuovo, se ci des
simo a trascurarlo in appresso.
La vittima in un istante di esaltazione scosse
con impeto le sue pesanti calene: i carnefici suoi
impallidirono e tremarono. Sbalorditi dall'imper
territo suo contegno, dalla robustezza delle sue
braccia e dall'audacia del suo cuore, onde co
tante pruove non periture avea dato a tempi re
moti e vicini, non osarono affrontarne il furore,
ed esterrefatti indietreggiarono: ma non per que
sto gli onori del campo le cessero, e surrogando
alla f^rza 1' astuzia se ne resero nuovamente pa
droni, avviluppandola in una rete inestricabile
e spessa, come un'arte squisita ne foggia alla
fucina di Loiola e di Metternick. S, le gridarono
con le lagrime d' un' ipocrita gioia sulle guance.
Sorgi pure una volta da quel letto di dolore e
di strazio ove il tuo nemico t'ha brutalmente
inchiodata. L' ora della redenzione suonata per
to-; richiama i bellicosi tuoi spiriti; ritemprali
nelle tue grandi memorie: brandisci il ferro de-

15
Grazii, degli Seipioni, dei Gracchi: disperdi
Y invasore straniero : ritorna potente dal campo,
e ti assiderai padrona in tua casa.; Attonita
la vittima mir in viso i suoi carnefici , e con
isdegno esclam : Ma non siete anche voi miei
nemici? Noi? Ma tu vaneggi, o gran donna.
E non ci onoreremo noi della tua gloria , come
abbiamo pur troppo arrossito della tua miseria ?
Non siamo tuoi figli anche noi? Vero ( chi 'I
nega?) che nell'accesso del dolore abbiamo stretto
convulsivamente il tuo seno , e morso le tue
mammelle; ma la sferza dell' usurpatore di tua
casa ci flagellava in quel punto, e ad ogni segno
d'i mpazienza le battiture raddoppiava. Siamo
pi a piangere che ad odiare per questo. Su
fanoni;, o risorta, spicca un volo dallo scover
chiato sepolcro , e premi al petto indistintamente
i tuoi figli: essi furono figli del tuo dolore: lo
ranno delle tue glorie. Un solo il tuo nemico;
ei tra ceppi t' avvinse , ei nuovi ceppi prepara ,
Ini bisogna ad ogni costo distruggere. Ricono
scilo ai modi insoliti ed aspri , al duro accento
della loquela , al corrusco insultatore delle sue
i. Che pi sosti ? Che temporeggi ? Che pensi?
Profitta del momentaneo
disordine che dirada e
m

16

spunta le sue file. Vola, aggredisci, trionfa. Noi


pi potenti tra i tuoi figli ti seguiremo al ci
mento, e sorreggeremo i tuoi passi per malsania ancor vacillanti. Se qualche torto avessimo
pure verso di te pel passato, lo laveremo nel
sangue nemico o nel nostro. Raggirata, ingannata,
la vittima domand una bandiera: i suoi aguz
zini si riconfortarono, e le porsero i tanto amati
e desiderati colori. Raggiante di maschia bellezza
ella slanciossi sull'apprestato vessillo e squassan
dolo coi forti suoi polsi in un delirio di gioia riprese:
questo riunir la dimembrata mia casa : ma sotto
quali forme? su quali basi? Voi lo sapete: io
amo egualmente i miei figli !
Verr stagione , e provvederemo a taot' uopo.
Riedi trionfante dalla battaglia , ed esprimerai
il tuo voto. Se noi siamo i pi potenti dei tuoi
figli, non per questo amiamo te meno e i fratelli.
Respinto al di l della tua soglia l'importuno
straniero ci assideremo intorno ai lari della fa
miglia e regoleremo fra noi le nostre faccende
domesticale.
La vittima si avvent come un leone suil' ac
cennato nimico e riprodusse le antiche maraviglie del suo valore. Ma che pro? I suoi carne

17

Sci immediati le stavano ai fianchi ed alle spalle:


paralizzando i di lei vigorosi conati , con perflda
arte due fiate, riuscirono fiualmente ad atterrarla
ed a ripiantarle sul cuore il ginocchio. Dopo
un'esperienza cos luminosa e recente, l'Italia,
questa vittima grande ed infelice, come dovrebbe
inaugurare la sua prossima rivoluzione? Forse
col solo principio di nazionalit? con una nuova
e improvvisata crociata sulle pianure Lombarde ?
No certamente. I manigoldi pi accaniti e spietati li conta fra coloro che parlano il suo lin
guaggio: sono tra quelli che si godono squarciato in
brani il suo corpo, e che per vile paura, compa
gna inseparabile d'ogni anima fella e colpevole,
on lacerto ne hanno abbandonato all'avidit dello
Maniero per mendicare presso di lui un empio
patto di scambievole aiuto.
Combattere quest' ultimo senza tener conto dei
primi, e quel ch' peggio per mezzo loro, fu
l'errore del passato, sarebbe il delitto d' oggigiorno. L' Italia ha bisogno di rifondersi , trasmnarsi, metamorfosizzarsi. Come l'infermo cui
Dille mali parassiti e crudeli cruciano a gara
d a rilento consumano, essa non ha speranza
i guarigione che in una crisi violenta, una crisi

18

che ridesti la vita nell' ime sue fibre, ed imprima


un nuovo e rapido moto alla circolazione del suo
sangue.
La scure deve percuotere alla radice. L'Italia
deve subire una di quelle rivoluzioni, che, spaz
zando nella foga impetuosa del loro tragitto le
assurdit , le ingiustizie e le infamie che la ce
cit dei tempi e l'ambizione dei pochi hanno con
sacrato al culto degli uomini , gettano le basi di
una societ novella, e ne tracciano il disegno gran
dioso in un programma politico. Allora l' Italia
sar concorde ed una col fatto: allora acquister
potenza che basti a ricacciare le oltramontane
coorti, e si assider regina fra i limiti che le as
segn la natura, benedetta dai suoi figli, venerata
da'l mondo.
CAPITOLO I.

CAUSE E PREPARATIVI DELLA SPEDIZIONI;


II d 15 di maggio 1848 non era pi ! Il si
lenzio della tomba era successo al fracasso della
mischia. Le ceneri fumanti dogi' incendiati edificii , il snolo bruttato di sangue cittadino, ed

19
lazzi sfrenati d' una soldatesca mercenaria ed in
solente erano le sole tracce ancor vive che ricor
davano all' attonita popolazione di Napoli le scene
funeste dell' iofanda giornata. E la Sicilia che
ne seppe ad una le gesta gloriose ed il funesto
rovescio n'era tutta commossa all'annunzio. I
Borboni non hanno partito in quell' isola, se pur
non si volesse: dare un tal nome ad un pugno
d'esseri abbietti o venduti che appestano ancora
coli' alito loro le societ rinascenti. La razza
dei Borboni di Napoli avr certo un gran vantc
a minare sopra tutte le altre razze di gover
nanti d'Europa: essa cadr senza che costi un
dolore, senza che una lagrima l'accompagni nei
giorni dell' espiazione. Un fremito generale per
corse dunque l'isola tutta: ciascuno a seconda
del suo modo di vedere o di sentire attribu a
quell'accaduto le pi sinistre conseguenze. Per
l'immaginare un rimedio a tanto danno non era
riserbato che alla sola mente del popolo. Quesf essere complessivo risultante dalle facolt in
tellettive e sentimentali di tutte le classi sociali
riesce spesso superiore ai primi genii del monde
nei momenti di pubblica calamit, e quando i
suoi pi vitali interessi stanno altamente in pro

20
cinto. Nella sua gran dote di buon senso colpiva
di fatti nel segno in Sicilia, ed additava come
rimedio all'infortunio dei tentativi di Napoli una
spedizione armala sul continente.
Il voto della pubblica piazza fu sanzionato
dal Parlamento (1) e pass come decreto ai Mi
nisteri perch si avesse la pi completa esecu
zione. E salve sarebbero forse la Sicilia e l'Italia,
se i' esecuzione del gran progetto fosse stata af
fidata ad un ministero che avesse riposte le sue
sole speranze in quelle della Penisola ed avuto
fede nel di lei solo avvenire. Ma quel governo
(1) II Parlamento decret quanto segue: data
autorit al potere esecutivo di spedire nei modi e nel
tempo che esso stimer migliore e sotto il comando
di chi creder abile ali' impresa un numero di volon. tarli con po;zzi di artiglieria e munizioni da guerra
alla volta del regno di Napoli, onde aiutare quel ge
neroso popolo nella lotta contro Ferdinando Borbone,
assegnandosi dallo stesso potere esecutivo a luogo di
sbarco di tale spedizione quel punto che il medesimo
giudicher pi sicuro e acconcio ali' impresa. 11
Presidente della Camera dei Comuni Marchese Torrearia II Presidente della Comera dei Pari Duca
di Serra di Falco.

21

non ebbe mai una coscienza vittoriosa dei le


gami esclusivi ed irreformabili che rendevano la
Sicilia solidale col resto l'Italia tanto nella buona
che nell'avversa fortuna. Il principio rivoluzioliario
gli faceva ombra, l'indispettiva. Surto per esso,
non tard guari a prendere verso di lui quella
attitudine che la pi parte dei governi costituiti
sono stati soliti prendere, anche di buona fede, nel
corso dei secoli a rovina degli stati e d s me
desimi. Rivoltarsi contro la causa generatrice,
reagire smoderatamente sopra di essa, soggio
garla talvolta , sembrato loro 1' unico mezz >
che valesse a ricondurre quiete , ordine e pro
sperit nei paesi , che sono stati sconvolti dal
manifestarsi di aspirazioni ad un vivere migliore.
Come v' abbiano in tal modo riuscito, gli annali
del mondo ce lo dicono, la ragione ce lo com
prova. L'opera loro ha vacillato e si finalmente
accasciata sopra s stessa come un edilcio an
che ben connesso fabbricato sopra un terreno
goso e cedevole. N questo tutto. Appoggiati
vecchi titoli del paese, come se un popolo
avesse bisogno di legalit e non di forza per
porre in pezzi le sue catene , e come se la Si
cilia si fosse ispirata su quei polverosi volumi

22
per rispondere all'appello dei suoi fratelli d'ol
tremare , il governo di Sicilia non sperava pi
nulla dalle armi, o le credeva di un'utilit secon
daria. Ultimo aborto dei rancidi errori del pas
sato, egli torn ad affidare alla diplomazia in
sensibile del Gabinetto S. Giacomo le sorti non
era guari inJi gnamente trascurate dell' infelice
Sicilia, e non si avvide che troppo tardi averle
legato i piedi e le mani per offrirla come una
vittima al Caligola di Napoli.
Piacesse a Dio che la mana diplomatica non
trovasse pi accesso nel campo di coloro che
combattono pel giusto eterno ed inalterabile.
Che se forza di destino vuole, che il fatto e la
volont dell' uomo, anche quando sono difformi e
contrarii a' dettami supremi della giustizia asso
luta, s' abbino ancora una perniciosa ed effettiva
influenza sulle sorti dei popoli e dell' umanit ,
ci per non induca nessuno a ravvisare in essi
un' importanza maggiore di quella che realmente
hanno, e molto meno a considerare la loro azione
come una legge ineluttabile e fatale, cui fa me
stieri non solo soggiacere, ma disporsi preven
tivamente a subire con rassegnazione, quasi che la
Datura nemica giurata della giustizia, vai quanto

23
dire di s stessa , l' abbia sanzionato colia sua
potenza ed incastrata come un anatema perpetuo
sulla fronte dell' umanit. Se l' Italia che implora
un altro stato di vita conforme al suo morale svi
luppo apprender d' oggi in poi a non ravvisare
nella diplomazia che una suppellettile secondaria,
cai bisogna aver ricorso entro i limiti ristretti-,
simi d' una necessit prepotente , e non fonder
le sue speranze che in s, nella sua virt e nella
santit del titolo del suo diritto, l'Italia pi guer
riera che diplomatica, pi forte che astuta laver
le onte e rimarginer le piaghe colle quali un passato
tristo e desolante deturp la sua primitiva bellezza.
Abbandonata al Ministero Stabile la realizza
zione del voto della Sicilia non pot produrre
i risultamenti che se ne attendevano. Da una
parte a cagione della politica da lui sposata
egli era sfornito di quei mezzi pronti e valevoli
che a dar principio e condurre a buon fine un di
segno si vasto chiedevansi; dall'altro canto egli
mancava di quella potenza motrice, e diremo me
glio di quasi creazione, che il solo principio co
mane rivoluzionario suole e puote infondere tanto
nei popoli che nei governi, gli uni e gli altri in
formando delle esigenze primarie dell' epoca.

24
La vittoria del 15 maggio aveva fatto del Re
di Napoli 1' avversatore pi nocevole alla reden
zione d' Italia. Costretto dalla forza morale della
rivoluzione a dare uno statuto al suo regno , e
a spedire il suo contingente di truppa sui campi
lombardi , schiacciata che 1' ebbe sotto il peso
delle baionette, ei non doveva n peritarsi, n in
dugiare un istante a spergiurare le sue promesse
formali e giurate , e a dichiararsi aperto satellite
dell'Austria, sentinella avanzata del vandalismo.
La causa nazionale era quindi sommamente
compromessa, e periclitante: una parte cos im
portante dei sussidii volta ad un tratto in fa
langi nemiche rendea disuguale la lotta ingag
giata collo straniero, non che facea titubare e
scorava in mal punto i rimanenti alla santa croeiata. Qual cosa avrebbe potuto far argine allo
sciorina mento di tante conseguenze inevitabili e
sinistre che seco traeva la vittoria del Borbone?
Una rivoluzione nelle province continentali del
suo regno, e tale che avesse riconfortato gli animi
di gi non poco abbattuti dopo gli eccidi della
capitale, e riopposto alla forza prevalente del
despota l' attitudine minacciosa del suo popolo.
Agli occhi di un governante conscio dei 'bisogni

25
dell'epoca la riusciti! di un colpo di mauu sul
continente era 1' impegno del momento, e che
rigurgitava di opportunit. Il governo di Sicilia
avrebbe dovuto imporsi ogni sorta di sacrilcii a
tal uopo: uomini, mezzi, armamenti , da rispar
miarsi non erano; e la Sicilia animata coni' era
dal santo zelo di soccorrere i suoi fratelli del
continente non gli avrebbe fatto manco a qua
lunque richiesta di fortune o di sangue. Che pi?
Le comunicazioni colla punta della penisola sulla
cai terra andavasi a deporre un corpo di militi
ausiliari erano da ingrandirsi , e da immegliarsi
per agevolarvi la propaganda attiva della rivo|ulione ed aver modo di possedere la misura giu
sta e veridica dello stato reale delle cose.
Ma niente di tutto questo operossi. Il governo
Siciliano non pretermise mai di far atto di eman
cipazione dalla gran causa italiana ogniqualvolta
il destro se gli ofl'eriva: parca fosse questo un
suo vezzo talvolta; tanto era inesplicabile il come
egli avesse potuto andare a fondo in s malagevul cammino, ove i suoi precursori del 1820, con
meno imputabilit ma con ugual destino, impegnarousie precipitarono. Come la lumaca restringe
le sue nozioni acquisite di uu mondo este-

26

rore al guscio che la ricovera e al cardo al


quale si apprende e sopra il quale attecchisce,
cosi questo governo non seppe estendere le sue
vedute politiche al di l di un'isola di due milioni
di abitanti, e di una bandiera che non sventol
mai sotto gli occhi di un popolo senza fargli
costar caro lo spettacolo dei suoi galleggianti.
Di fatti cosa divenne il sublime pensiero del
popolo sanzionato dalla camera dei suoi rappre
sentanti ?
Spogliato dalla maest del suo scopo veramente
nazionale esso trasmutassi in uno strumento di
un tal quale valore se vuoisi , variabile a tenore
delle circostanze, del quale la politica Stabile
avrebbe cavato partito, occorrendo, impiegandolo
per giungere od approssimarsi al suo intento
finale , quello cio di assicurare alla Sicilia la
sua costituzione e la sua indipendenza. Ma del
modo stesso che il principio rivoluzionario sol
levando gli uomini a quella regione d' onde
facile presentire e valutare gli eventi , dispiega
agli occhi loro la catena inalterabile dei fini cui
fa d' uopo tendere ed indirizzarsi per non incor
rere nella disapprovazione degli ordini della
natura e quindi nella rovina; cosi determinati

27
che sono essi fini, qualunque siasi il fondo dal
quale ripetono origine, determinano fatalmente
a lor volta la natura dei mezzi di cui gli uomini
debbono logicamente far uso per agire in con
formit d' essi fini medesimi : vero per che
i mezzi non riescono efficaci giammai, o per lo
meno fruttuosi del tutto, se gli scopi che li deter
minano non sono figli legittimi dell' idea dialet
tica della generazione vivente, ossia di quel grado
di sapienza volgare che agita, commovc ed in
calza per quella setta di tempo le genti, e pre
para, accompagna e compie inevitabilmente le
grandi mutazioni morali del mondo.
E fu questa la ragione potente e precipua
per cui la spedizione dei Siciliani in Calabria
maneggiata dal governo Siciliano produsse effetti
infelici. Defraudata del vero suo scopo, ne con
seguit necessariamente che i mezzi per attuarla
cangiassero, e la natura di questi non pi raggua
gliata alle alte esigenze della gran causa italiana,
ma a quelle d' un intento comparativamente mehino, non prov n per le une , n per le altre.
Le truppe borboniche snidate da tutti i punti
dell'isola, eccetto la cittadella di Messina, il
Parlamento
riunito e funzionante in Palermo,
-" 1UIIIC1I

28

Ferdinando Borbone dichiarato decaduto con tutt


la sua dinastia dal trono della Sicilia , ecco
stato delle cose in quell' isola al tempo di cu
narriamo la istoria. Il ministero Siciliano
l'orbita angusta delle sue preveggenze aveva be
onde esser pago e riputarsi vicino alla brumai
sua meti.
Di fatti considerando la Sicilia separata
mare e quindi di fortuna dal resto d'Italia,
protetta da una grande e formidabile poteoz
marina, che restava a farsi, domandiamo, da
governo provvido ed oculato se non respinger
dall' isola quell' ultimo avanzo di (ruppe ueaiicli
che tenevano la cittadella di Messina ed assider
sul seggio vacante dei Normanni e degli S
u monarca elettivo che sarebbe stato riconosciuto
dalla potenza protettrice e quindi dalle altre ?
Ed a queste due faccende attendeva il governo
Per l'errore conduce sempre all'errore, e Ira il vere
ed il falso non v'ebbe connubio di sorta giammai
La Sicilia del 48 sarebbe stata l'ancora della re
denzione d'Italia com'era stata la tromba della
riscossa. La Sicilia rituffata da tergiduttori inav
veduti nella caligine del 1812 fu debole, biso
gnosa , tapina. La Sicilia belligerante pei dritti

29
uni dei popoli italiani sarebbe stata formi
dabile avverso i comuni nemici : lottando per
per un suo diritto vetusto ma particolare, pi
.legale che santo, e che per difendere diploma
ticamente le fu mestieri talvolta invocare il trat
tato del 1815, cui l'Europa gridava il rogo e
esecrazione, risent tutti i dauni e le ambasce
della sua piccolezza e della sua falsa posizione.
|Ella ebbe bisogno di un alleato. Il suo governo
'immagin nell'Inghilterra e gliel' offerse. Aveva
dimenticato egli il passato? Niuno lo crede: egli
fu costretto dalla prepotenza di un errore car
dinale a supporre nello straniero pi filantropia
48 di quanta ne aveva mostrata dal 1815 iu
i.
In conseguenza di tutto quello che abbiamo
itto, sebbene il governo a togliersi l'ingombro
Jla cittadella intendesse, ed alla vista del vesBorbonico come ogni altro Siciliano si ar'ellasse e fremesse, pur non di meno vi si afassai poco nel fatto , e nutriva speranza
i riuscirvi piuttosto per la via diplomatica che
nerbo di guerra e per indigena virt. E la
spedizione Siciliana, bench strumento alle su
""ire divenuta gia fosse, pat penuria di mezai

30
e di appresti solidi assai. Bno spettacolo mise
rando si preparava all'Europa, un colpo esizial
alla Sicilia e per rimbalzo ali' Italia.
La Calabria inferiore era stata scelta per pun
di sbarco. La nuova degli atti ferini del 1.
maggio aveva commosso e sollevato le Galabri
pi che le altre province del regno. Gli spirit
vi bollivano, la rivoluzione vi rumoreggiava.
Noi avremo occasione in prosieguo di narrar
i particolari di questo movimento; per ora e
contentiamo di far notare come le voci che in
torno ai moti calabri pervenivano, e le cald
e replicate istanze che parecchi calabresi inQuenl
facevano, valsero a determinare il siciliano go
verno a porre ad esecuzione il decreto del Par
lamento, ed a tentare lo sbarco in Calabria. Egl
sper che la forza sicili*na spalleggiata dall'in
snrrezione di quella provincia avrebbe potut
impadronirsi dei forti di ScilJa e di Reggio
privare in tal modo il nemico di due fortilizi
importanti ed indispensabili alla difensione dell:
cittadella di Messina.
La spedizione era gi stata organizzata in Pa
lermo nei giorni 23 e 24: per i preparati v
rano stati cos pu -rili, e cos poco alle aspettative

31
ed alle brame del pubblico avevano risposto, che
la calda immaginazione delle masse aveva a
poco a poco rimesso della sua fiducia nell'e
sito dell' impresa. Non indarno nei sacri libri
volendo parlare delle moltitudini si serve Io .
Spirito dell' immagine delle grandi acque del
mare. Qualunque vento le increspa, le commove,
le agita, ed il soffio della divinit non lambe
sempre i loro flutti per informarli di s e farne
la sua espressione. Ci non ostante l'abnegazio
ne soffocava in Sicilia ogni sentimento egoista.
Quel popolo si pu cullare talvolta: assonnare
DUO mai. I cittadini fecero a gara per iscrivere
i loro nomi sulle liste di volontario arrotamento;
e se quel governo avesse saputo far suo il vero
concetto del popolo , e ad esso proporzionato
avesse i suoi sforzi, avrebbe potuto sbarcare in
Calabria tutti i combattenti della Sicilia, semai
le circostanze Io avessero esatto. Per a d 24
inaggio s' imbarcava dal molo di Palermo sul
Tapore il Vesuvio e sul Giglio delle Onde il
Damero sparuto di 500 armati con sei pezzi di
artiglieria , ed una cassa militare di onze 5300
(fr. 69,000).
Il dubbio, l' incertezza, il dolore crebbero a

32
quella vista nella popolazione dell'eroica citt:
e gli evviva fragorosi prodigati a quel pugno di
ardimentosa giovent partirono da cuori amareg
giati da un presentimento confuso del martirio
che l'attendeva sull'altra sponda del mare.
Coli' alba del 25 approdavano i due vapori alla
rada di Melazzo , e vi sbarcavano la gente , la
quale vi prese sua stanza per attendere, come
dicevasi, altri rinforzi da' varii comuni dell'isola
e per cogliere I' opportunit di scendere con pro
spera fortuna in Calabria.
Il comando della spedizione fu conferito al
colonnello Ignazio Ribotti organizzatore in quel
tempo dell' armata Siciliana e comandante in
capo del vallo di Messina.
Chi era Ribotti ? Il suo nome cosi noto
cos caro all'Italia che crederemmo far opera inntile addossandoci il carico di raccomandarlo in que
ste carte alla stima dei coetanei nostri. Scrittori
che hanno il diritto d'impromettersi di pi lunga
vita coi loro scritti, assumeranno l'obbligo sacro
di trasmetterne cara alla posterit la memoria.
Per altro ardua cosa 1' sempre per chi non ha
il costume n di adulare u di trascurare, l'aeeostarsi a simili soggetti , nei quali la taccia

33
d basso, di negligente o d' invidioso si accolla
sempre al malaugurato scrittore che non seppe
imberciare sul giusto.
Per ci sanguina il cuore al solo pensare che
ingegni corrivi o balzani avessero osato d' inven
tare o accreditar calunnie inconsistenti e sfron
tate, per denigrare una riputazione illibata e far
fremere Italia nostra, non mai misera abbastanza,
snll' onta che glie ne viene dal mal costume gi
invalso di dilaniarci acerbamente 1' un l'altro al
cospetto dei suoi btffar.Ji ed insolenti nemici.
Pria di slanciarci con miglior fortuna nell'av
venire bisogna ricacciarci nel caos del passato ,
frugarne i canti pi remoti ed oscuri , scomporlo
insomma, analizzarlo, studiarlo nelle sue parti:
bisogna cercar ivi l' umanit , esaminarla nel suo
assieme, nelle sue grandi agglomerazioni, nei
suoi gruppi, nei suoi elementi costitutivi le in
dividualit che la compongono. Ebbene impren
diamolo: ci avrete compagni infatigabili all'opera.
Mettere alla luce del giorno gli sbagli che ab
biamo fatto in comune, oche pochi hanno commesso,
darne carico a chi spetla, additar gli uomini o
i paesi, che per debolezza, vanit, insipienza,
imperizia e che so io, hanno mancato al debito
3

34
loro , e tutto questo eseguito con imparzia
lit d'animo p'iri alla santit dell'idea per la
quale abbiadi battagliato e solforto, ecco il me
stiere altrettanto duro e odioso quanto fruttifero
e necessario a cui il narratore di cose contem
poranee chiamato ad addirsi.
Ma chi non vede che ad opra cotanta ripugna,
anzi ne distrugge onninamente lo scopo, il creare
o lo spacciar su due piedi turpitudini che ac
cennano al fango della societ, e che lu mali
gnit, la leggerezza o la passione non rifugge
qualvolta di addebitare ai migliori suoi membri?
Svelare un' infamia vera , e dopo le debite prove
accertala, l'obbligo pi grave dello scrittore
di storie del tempo; per guai a lui ed al suo
paese s'egli abu*a di questa parte che la pia
delicata e la pi diifieile della sua missione.
Vituperare or questo or quell'altro, e ci senza
elio i falti ci costino, e col pericolo di andar
tant'oltre nel lubrico versante delle contumelie,
degli svillaneggiamenti e degli oltraggi da rom
pere fra noi ogni legame di concordi, e sosti
tuire in sua vece la diffidenza, il sospetto, e con
esso loro la dissimulazione bieca ed i cupi ran
cori , questa un' opera insana che fa gli iute

35
ressi del nemico nostro molto meglio che I' ar
gomento brutale delle sue baionette.
Come avr potuto convincersi il nostro let
tore non mica per riabilitare una riputazione
mmerilamente malmenata , che abbiamo fatto
questa lunga digressione, la quale irriter forse
molti; ma guster eerto a moltissimi. Fd iti vero
non sar mai l'individualit per s stessa clic
former materia di serie discetlazioni nel nostro
scritto-, molto meno poi ce ne fornirebbe quella
di Ribotti, la cui riputazione s'adagia sopra un
passato cos uniforme, intemerato ed irrepren
sibile da guadagnar punto colle polemiche.
Mirtire di cunr generoso e d' animo impertur
babile egli respira tuttora l'aria morbifera e omi
cida d'una tomba; n esageriamo noi, contras
segnando con questo vocabolo la muda in fundo
alla quale la rabbia cieca, inesauribile, e ribalda
della reazione lo ritiene attualmente, lo mar
tora, e vuoi spacciarlo a rilento. Tombe di vivi
sono le prigioni di Castel S. Elmo di Napoli !
Kibotti comandava sin dal mese di marzo il
Vallo di Messina. eJ aveva assistilo quell'infe
lice e gloriosa eitt in tutti gli orrori di contie feroce bombardamento. Guerra ferina e di.

36
distruzione - combattevano i barbari del 1848
appiattati sotto le case inatte e dietro i baluardi
della cittadella.
Educato dai suoi verdi anni alla milizia io
Piemonte, e poscia nelle guerre del Portogallo
e della Spagna cresciuto, militando mai sempre
a difesa di quel vessillo che sventolava sosteni
tore di pi libere istituzioni, Ribotti avea recato
in Messina una fede politica per lunghe prove
gi fatta inconcussa, e promettitrice di non mediocre adiumonto per arrota di esperienza di
guerra e militare virt non {scarsa.
In effetti la sua dimora in Sicilia die' frutti
primaticci e non grami. Essa durante, i fortilizii
che sovrastanno a quei gioghi sulla pendice dei
quali si aderge Messina e proiettasi, furono ri
storati alla meglio , e con alacrit di lavoro mu
niti; ctl ostacoli forti in tal bisogna si vinsero,
ned opere da sezzo o medioeri conapieronsi , ma
portentose e da giganti, attesa la penuria di molti
oggetti inservienti al ramo della guerra, non che
la deficienza assoluta di parecchi altri, a che
non potevasi n poni) n poco apportare un ri
medio io tanto subuglio di cose e mancanza
di vena creatrice. inventiva ed operosa nel capo

37
regolatore della pendenza politica dell' isola. Il
nostro assunto ci dispenserebbe di fare particolar menzione delle opere degne di durevol me
moria nei fasti dei popoli, alle quali si pose
mano m Messina in quel primo periodo della
guerra contro Ferdinando di Napoli. Pure non
lasceremo andar senza ricordo quell' una, in cui
non sapremmo definire, se il consiglio e l'energia
di chi comandava , o 1J entusiasmo e la carit
civile del popolo che obbadiva, s'ebbero il di
sopra: certo che queste forze efficacissime vi
concorsero entrambe iti un grado eminente , e
furse con unico esempio nella storia. Noi parliamo
del trasporto delle ventisette bocche a fuoco tra
cannoni e mortai , la pi parte di grossa calibro,
sulla spianata inaccessibile dei forti, le Carceri
e l'Audria. Queste fortezze investite, e prese
per impeto di popolo sul primo scoppiare del
l'insurrezione, e, come narrammo, rifatte in poche
settimane dei guasti che l' incurie dell' uomo ed
il soffio corrosivo del tempo aveano loro appor
tato , signoreggiavano la citt sottoposta non meno
che i forti occupati dal nemico, e torreggiavano
a capo di due ripidissimi clivi : vie malagevoli
vi conducevano, durissime forse al pedone pi

38
sveko, vigoroso e robusto. Intrapresa non lieve
sarebbe stala per un capitano ed un esercito
non isforniti di mezzi opportuni ed acconci il
trasportare su quelle vette un ugual numero
di grossi pezzi di assedio. Che dire di un popolo
mancante di lutto meno la fede, la risoluzione,
l'audacia? Eppure la popolazione di Messina
compi quell'opera erculea senza adJarsi cren
dersi conto delle difficolt che la circondavano:
le braccia sopperirono al difetto di ordegni,
l'unione al difetto di disciplina. Non indarno
rappresentano i popoli l'iminagine di Dio sulla
terra ; ei son facitori di portenti a lor volta.
Un'onda impetuosa schianta dal fon lo del mare
uno scoglio e lo rotola come un sassolino sul
lido; cosi un'onda di popolo sollev quelle
masse ingeni i di metallo e le sbalz come fe
stuche sulla cima dei colli. Quei pezzi di urti
glieria siluriti in pochi giorni sui I >r> all'usti ed
appuntati sulla cittadella e sul Santo Salvatore, vi
vomitarono la distruzione e la morie fra gli ap
plausi di un popolo che fino allora era stato ber
sagliato iinpunrmi'nte, perch generoso ed inerme
Ed altre batierin si andavano mano mano al
lestendo sulle alture che coronano la citt; e

39
l' energia di Ribotti secondala a capello dalla
perizia dei Colonnelli d' Artiglieria Vili. Orsini
e Giacomo Longo clie sopra intendevano ai lavori
di costruzione della piazza , avrebbe messo in
poco tempo Messina nella condizione di rifarsi
in parte sul nemico dei duini incalcolabili che
questo arrecavate riducendo in tritumi i suoi
belli edifici e decimando la sua popolazione ,
e di ripu'.sare a suo tempo con certa rovina del
trono di Napoli la meditata aggressione di un'oste
numerosa furibonda e briaca.
Ne questi soli erano i vantaggi di cui Messina
poteva rallegrarsi in quel tempo, e doveva sa
perne grado, almeno in parte, a Ribotti. Eccone
un altro al quale doveva andare in appresso
debitrice d' una caduta memoranda. Essa con
tava gi nel suo seno due battaglioni completi
di truppa regolare raccozzati come per incanto
nel breve giro di due mesi all' incirca; ed i
reclutatori commissarii spediti nei diversi comuni
e villaggi della provincia assicuravano come pron
tissimo il completamento di altri due battaglioni.
Ci giova il dire che i due battaglioni completi ese
guivano gi con precisione e leggiadria tutte le
manovre ed evoluzioni militari, che da truppa

40
di linea si esigono, meno il maneggio dell'arme,
perch di fucili difettavano; e ne difettarono
per lungo tratto di tempo ancora !
Vedi se la Sicilia poteva crearsi soldati ed
un esercito allorquando tutt'altri rettori ne aves
sero timoneggiato la cosa pubblica. L' ignavia e
la levit governativa fu supplita facilmente dalla
solerzia di un soldato, e bast l'azione creatrice
d' una possente volont perch il popolo a fatti
stupendi accedesse e a sagrinoli sublimi risolu
tamente inchinasse.
L'organizzazione stessa delle cosidette squadre
non ristagnava in Messina; e molto meno, a modo'
degli altri paesi dell' isola , pervertivasi : ma
sempre pi facevasi con i giorni migliore, e
mediante un' operosit giornaliera spogliavansi
gradatumente essi corpi di quel1' onnipotenza
morale che li aveva resi formidabili al nemic
e benemeriti alla patria nel primo periodo dell
lotta , e che per non avrebbero ancor mantenuta
senza discapito immenso della tranquillit del
paese, e della stessa libert del rimanente dei
cittadini. Il governo di Palermo a vece di cor
reggere i difetti originarii dei quali questi corpi
ridondavano, intese piuttosto a disfarsene senza

41
surrogarne loro degli altri sur un piede diverso
organati. Egli forse non si sent capace di provve
dere contemporaneamente alla incolumit interna
ed esterna dello stato. Nella difficile alternativa
egli immol la seconda alla prima, riputandosi
assoluto in coscienza* e prese a scesa di testa
l'impegno di ricondurre ordine e pace nella
societ distruggendo le forze attive che l'avevano
risuscitata, e sprecando non pochi mezzi finan
zieri nell' armamento di pingui battaglioni di
guardie nazionali , che pi tardi dovevano con
sacrilega mano strozzare in Palermo una grande
rivoluzione pel basso riguardo di scansare i pe
ricoli e i sacrifica d' una resistenza gloriosa.
Una scintilla di genio militare e l' imminenza
continua del pericolo suggerirono in Messina provredimenti diversi e pi assennati , ed applicossi
l'animo a scevrare il bene dal male, anzich a
privarsi del primo per iscbivare il secondo.
E s' era in gran parte riuscito ; atteso che
erasi venuto a capo di ottenere maggior disci
plina ed una certa regolarit di servigio da quelle
squadre medesime che altrove aveano grido di
incorreggibili; ed i rettori di quella piazza erano
al caso di attendersi dalla loro commendevole

42
perseveranza nell' incoalo cammino un continuo
e crescente incesso verso l'ordine, senza meno
mare di un frullo la potenza materiale della
rivoluzione.
Vertevano in questo stato le cose, quando il
Colonnello Ributti fu oflciulmente avvertito, averlo
il Governo Siciliano scelto a Comandante in capo
la Spedizione dei Siciliani in Calabria. Che Kibotti non avesse argomento alcuno di sperar
bene nell'esito dell'impresa affidatagli, lo si
detegge dalla sua corrispondenza col Ministero
scambiata: avvegnacch c'imbaltiamo a tal riguar
do in una farragine di scritte officiali corse in quel
tempo Ira il governo di Palermo e lui diretta
mente, o a lui trasmesse per canale del cittadino
Piraino esercente le funzioni di capo esecutivo
nel Vallo di Messina, la quale offre a chiunque
la riscontra uno scambio curioso e bizzarro di
parti Ira Iti boi. ti e i Ministri, ovvero tra il sol
dato e i diplomatici.
Ined'etti insisteva sempre il Ribotti nell'espressa
sua risoluzione di non accettare 1' incarico di
capitanare l'impresa delle Calabrie; e motivava
questa sui ricusa in apparenza scandalosa, e'
quindi iuterpetrata in mala parie da uulti, sul-

43
l'imperioso bisogno che sentiva l'animo suo di
lasciar quanto prima la Sicilia, e volare al soc
corso dei popoli lombardi , ove i buoni imploravanlo, ed il desiderio suo precedevalo. Insi
stevano dal e mio loro i ministri , perch il posto
conferitogli ritenesse, ed immantinenti sulla spiag
gia Iella Calabria cogli uomini e i mezzi ap
prestali scagliassesi. Hibotti non mentiva nel
suo carteggio coi ministri ; ma uon vi diceva
tutto cbe sentiva nemmanco. V'ero che come
italiano ei non poteva restar sordo allo squillo
della tromba italiana che suonava a raccolta sulle
del Minuio e del P- Quella modulazione
rriera e nazionale scorreva di villa in villa,
provincia in provincia nunzia di riscossa ed
tigatrice alla gloria per ogni cuore ben fatto;
ne la voce <Jel profeta Ezeci hk'llo plasmava
xipolo del Signore sui mui-clii inerii ed assi
ati di ossame che imbiancavano il campo
Ila sua visione, cosi essa suscitava legioni di
nbattenti sopra una terra che da secoli era
ca. nella sventura, la miseria e lo squallore,
mnto In fu e lo sar nei poi tenti e nelle glorie,
ila se Ilibolti sentiva il bisogno di premier parte
I confliito ingaggiato sulle pianure lombarde ,

non per questo ei poteva disconoscere o frantendere 1' importanza del movimento insurrezio
nale delle Calabrie il quale agiva di conserva
con quello dell' Italia centrale e subalpina , ed
era il contraccolpo pi fortunato che avrebbe po
tuto ripristinare la fortuna della nazionalit ita*
liana minacciata di nuova caduta dop:) i macelli
di Napoli.
Pur non di meno quel movimento incipiente ,
come ogni ultra umana cosa, aspettava il suo
svolgimento ed esito propizio da una data mi
sura e da un certo tenore di mezzi , e non altro ,
come ci siamo dilungati forse anche troppo
provare; e Ribotti, avvertito per le sue rela
zioni colle Calabrie del vero stato e delle con
dizioni rivoluzionarie delle stesse, e della poca
lieva che ri volture scompatte, prive di fine as
segnato , e di centro unificativo ed operatore
avrebbersi avuta, se fomentate, alimentate ed
appoggiate validamente non erano, divinava , non
potere quel picciol nervo di guerra destinato a
fare lo sbarco in Calabria, n compiervi, n
tentarvi fatti ed operazioni di sorta che il mi
nimo costrutto al mondo arrecassero.
Laonde erasi avvisato di temporeggiare, e di

45
guadagnar tempo affine di ottenere la sua riimis
sionej o non venendogli questa accordata, di inan
dare ad esecuzione il disbarco in Calabria allora
quando il valore intrinseco e reale degli eventi
ben ponderato e consultato se gli sarebbe falto
mallevadore di meno vaghe e lusinghiere speranze.
Per se l' insistenza e la pertinacia sconsigliata
del Ministero non valsero direttamente a rimuo
verlo dai suoi proponimenti, sortirono pure l' ef
fetto medesimo influendovi in un modo indiretto,
quello cio di far sorgere intorno a lui e contro
Ini le impazienze generosa di caldissimi patriotti,
O le colpevoli animosit degli invidi e le gelosie
scorrette di qualche ambizioncella gualcita. Al
lora la prudenza, l'assennatezza, la longanimit
furono dipinte e caratterizzate come temenza ,
irrisolutezza , vigliaccheria; sulla fronte di Ri
botti lanciossi l' oltraggio pi grave e terribile
che far si possa ad un soldato di onore; lo si
tacci procacemente di vile. Havvi dei mo
iti in cui 1' uomo, alla pi trista, degno .d
ila, bench si mostri eminentemente egoista;
essi quei momenti in cui urge il bisogno
tutelare e guarentire V' onore di una esistenza
isacrata per anni al culto d'un principio, e

46
che a traverso di misavventure, e peripezie, e an
gosce d'ogni maniera si riuscito finalmente a
condurre sino alla soglia di un tempo implorato,
ove d;ito impiegarla ali' avvantaggiamento di
quello, o sopra un campo di battaglia o sulla
pubblica piazza.
Che se circostanze estrinseche e non imputa
bili ali' nomo inducono tal necessit che per sal
vare la propria riputazione fa d'uopo fallare
ali' interezza dei riguardi dovati alla prospera
tone d' un' i'lea con lungo studio coltivata e nu
trita, vai quanto dire, che le parvenze e I' entith del carattere dell'individuo vengano in s
aperta collisione fra loro, che non possono pi
concorrere alla formazione di un unico lutto, la
di lui personalit; di guisa che per serbarne in
tatto ed immaculato l' inlrirrseeo valore gli
forza vedersi onninamente privato dell' essere suo
sociale, l'opinione in cui gli altri lo tengono;
niuno inveh certamente contro colui, che, a s
dura alternativa ridotto, si sar mostrato troppo
tenero della propria riputazione ed avr preva
ricato un dovere santissimo per non mancare ad
un' obbigazione non meno santa ed imperiosa.
Abbiamo detto che nissuoo scaglier la sua

pietra contro quell'uomo, poich portiamo convin


zione che non v'ha Dissimo che veglia abusarsi tut
tora sul vero concetlo dell'essere umano, che non
abbia studialo e rilevate le primario qualificailoni che lo distinguono e lo specificano nella
sfera immensa del creato e del possibile, e che
non si sia reso conto dell'imperioso movente che
li sapienza ik'l creatore ha trasfuso e immargiiiuto nella di lui natura p_>r renderlo capace di
compiere quando che sia I' opera stupenda della
creazione, e per farlo tendere indefessamente a
tpunto, ciie centro di unit e noeta di pro
ti, ove l'umana progenie unificando nel!' inte
resse comune della specie i par!ic:il-iri interessi dei
singoli suoi membri, e stanca dal lungo e tri
bolalo romeaggio al quale soggiacque per secoli,
poser sulla superficie del globo I' affaticato suo
(iaflc'i, e vivr sutto l'impero di una ragione il
luminata quella vita di pace e di afletto che la
famiglia dei suoi primi padri scacciata dalle
porte dell' Eden e abbandonata nella solitudine
ilei deserto visse nei primnrdii del mondo in
balia dei sensi e d' una ragionevolezza bambina,
l'omini zelantissimi della patria e molto a::al paese per valentia di consiglio o di

48
cuore, e per alti uffici che vi esercitavano, non
capivano pi nella pelle dal desiderio di appro
dare in Calabria, e recarvi, cogli itali colori
abbelliti dalle fresche vittorie dell'isola, la di
struzione delle soldatesche borboniche, l'inau
gurazione d' un' era novella per la Calabria, e
l' istradamelo a vicende meglio confacenti al
ben essere dell'intera Penisola. Essi eran popolo,
e come parte di quello comprendevano e misu
ravano anticipatamente la potenziale efficacia del
concetto popolare e I' estensione del suo futun
e completo svolgimento: mancavano per nel non
tener conto della poca tenuta de' mezzi ch'erano
stati ammanniti, e nell'essersi incaponiti di re
carlo ad atto con quelli.
Intanto costoro, per la simpatia forse che
uguali nature s'ispirano, non avevano intermesso
di continuare a Ribotti quell' amicizia solida e
vera che ripete le sue origini e la sua durata
da un fondo di meriti riconosciuti ed apprez
zati. Pure, bench le accuse malediche che intorn >
a Ribotti circolavano e che gli astiosi sotto mano
spargevano, ed i facili e i capocchi politici in
ghiottivano, ripetevano, magnificavano, non eh
bero mai presa sulla loro mente ; ci non tolse

49
per che quel suo governarsi in apparenza meticuloso e palliativo lor non andasse ai versi n
paoto n poco, e che non cadessero unanimamente nella decisione di fare ogni sforzo per
iscuotere e prostrare la di lui soverchia ed inop
portuna prudenza. E tosto furono ali' opera re
candosi in corpo alla sua abitazione. Non preghi,
non proteste, non seduzioni, non incitamenti io
quella congiuntura mancarono; u modi che va
lessero a rompere proponimenti sodi si omisero:
notizie promettitrici di vaghe speranze coi bei
colori d'un' immaginativa preoccupata vestironsi,
ragioni dirette a sbarbicare o a rimpiccolire ti
mori grandi si addussero ; l' impazienza del po
polo giunta al suo colmo per quel ritardo allegossi;
De tacquesi dei maligni propositi che intorno a
lai , Ribotti , e nei pubblici convegni e nei crocchi
privati tenevansi : finalmente conchiudevasi da
taluni essere eglino cos convinti della conve
nienza del partito, che o con lui o senza di lui
farebbero sempre lo sbarco in Calabria : riuscire
quindi quel suo temporeggiarsi non solo inutile
ed infruttuoso, ma noeevolissimo, tanto in riguardo
ali' impresa eh' egli avrebbe privato del suo con
siglio e del prestigio del suo nome, quanto io
4

50
riguardo a s medesimo dando tutto 1' agio ai
malevoli di screditarlo sempre pi nella pubblica
opiuione.
Che non tenia di prodigioso, e non compie, un
sincero araor patrio , alloraquando non irrompe
alla cieca, ma si governa con quella discrezione
che insegna a non arrestarsi alla prima cortec
cia delle cose , bens a penetrare fino al fondo
di esse, e dissettarne, sminuzzarne, esaminarne
il midollo? Esso valica i monti pi elevati, sprezza
e guada i torrenti pi rapidi e impetuosi, avvenlurasi Ira i vortici di un mare procelloso, e lo
solca come prora intrepida e va ! Ma se, non
governandosi colla dovuta prudenza, ei s'illuder
della formosit esteriore ed apparente delle cose,
o per dir meglio della loro convenienza meramente soggettiva, a cagione del poco studio che
esso avr falto delle medesime, egli non inizier
che per fallire il suo scopo, non camminer che
per inciampare e inabissarsi. I popoli, se la
vittima o grande , innalzeranno un monumento
alla sua memoria; ma quel monumento non eter
ner una vittoria, eterner una sconfitta!
L'animo di Ribotti fu scosso dall'eloquenza
datriottica dei suoi compagni; la partenza per

S1

la Calabria fu impreteribilmente fissala per la


domane e le si diede spinta e principio. In ef
fetti il Giglio delle Onde partiva coli' alba del
d 12 da Messina, ed approdava dopo poche ore
alla rada di Melazzo , recandovi Ribotti , quattro
deputati calabresi, la squadra di Trapani coman
data dal Colonnello Fardella, un obice in bronzo
dal calibro di sei, molte munizioni da sparo.
Le vie di Melazzo presentarono in quel giorno
uno spettacolo confortevole , promettente e su
blime: una calca di armati vi brulicava, vi si
premeva, ed in tutti i versi aliava: era un chie
dersi, un abbracciarsi, un incitarsi, un aizzarsi
l'un l'altro. Non mai tripudio si guerriero e spon
taneo esord tarita serie di sventure e di lutti. Se
presago dell'intensit e della pesantezza degli
infortuni! che dovevano incogliere a quelle turbe
festive, avesse qualcuno assistito alla gioia non
ostentatrice di quella giornata, gli sarebbe ricorso
certamente alla memoria una di quelle feste lut
tuose ed infauste, cui concorrono gli abitatori
dell'Indo, e nelle quali una moltitudine esaltata
da uno stolto ascetismo si preme e si affolla in
torno ad una divinit feroce ed inesorabile, che
incede sempre abbattendo quelle siepi viventi e

52
sgretolando e maciullando le membra di quegli
infelici che 1' onda popolare fa stramazzare
sotto le ruote dell' ingente suo carro.
L'ordine della partenza impose termine al
giubilo esterno ; ognuno si rassegn sotto la pro
pria insegna , e dopo un' esatta rivista fu eseguito
ordinatamente l'imbarco
La notte dello stesso giorno partirono i Sici
liani alla volta della Calabria , ove sbarcarono
nella notte del 13 al 14,
CAPITOLO II.
SBARCO DEI SICILIANI IN CALABRIA. VISTE GENERALI
SULLO STATO DELLA STESSA. CEHNO SOMMARIO DEI
FATTI CALABRESI CHE PRECESSERO L' ARRIVO DEI
SICILIANI.
La spedizione siciliana aveva gi messo il
piede sulle spiagge della Calabria. Cos la grande
opera, che, se non altro, doveva esser seme di
futura unione fu felicemente consumata. Calabri
e Siculi , cui la sola cieca ambizione di un
despota aveva spinto gli uni contro gli altri ad
una guerra fratricida e fatale , nel mentre sui

53
campi lombardi pericolavano i loro comuni de
stini, si confusero in un amplesso di pace e sotto
l'ombra dello stesso vessillo. La guerra ch'essi
andavano ad impegnare era guerra veramente
italiana : il gran principio ch' essi traducevano
in fatto sull' angolo estremo del continente, era
l' unione di tutti e per tutti contro i nemici giu
rati dell' indipendenza, della libert e dell'unit
Italiana. Inconsapevoli forse dell'immenso valore
dell'opera cui davano inizio, e spinti soltanto da
un' idea confusa del preordinato avvenire della
patria , essi movevano festivamente a consacrare
col loro sangue uno squarcio luminoso del vero
amore fraterno che pu ridare ali' Italia i fasti
dell' antico Campidoglio , la potenza di Roma
classica, e tutta la somma dei beni che la ci
vilt del secolo decimonono promette a quei po
poli generosi che fidenti si avanzeranno, quanto
il capitale delle loro forze il permette, verso i
destini finali dell'umanit.
Quali responsabilit non pesano sopra coloro
che non seppero o non vollero cogliere que
st'opportunit che avrebbe dato un avviamento
tuti' altro alle cose della Penisola ! Ed in vero
questa intrapresa fu delle pi infelici per man

canza di direzione. Se il governo di Sicilia aveva


mancato dal canto suo per tutto quello che ab
biamo discorso fin qui, non minori torti v'ebbe
a sua volta il Comitato di Cosenza che diessi a
maneggiare quella rivoluzione. La Calabria , ad
onta dello spirito ben disposto delle sue masse,
offriva all'occhio dell'osservatore pi superficiale e
sbadato una amalgamazione tale di buono e di
cattivo , un nucleo s forte di inciampi e di
ostacoli alla buona riuscita de) movimento , che
il cavarsene d' imbarazzo sarebbe stata 1' opera
esclusiva di un governo energico, attivo, intel
ligente. Ma il moderantismo tarlo occulto della
fase rivoluzionaria del 48, motto d'ordine che
doveva darci in preda ai nostri nemici, domin
dal)' una punta ali' altra della terra italiana, e fa
il distintivo speciale dell'epoca. Per l'applica
zione di questo sistema non sarebbe stata tanto
strana ed inaccettabile altrove, quanto lo fu io
Calabria, ove gli scogli che minacciavano di nau
fragio la rivoluzione erano s spessi e visibilifi fa ben maraviglia come Giuseppe Ricciardi che
avea fatto gran senno dopo gli avvenimenti di
Napoli, e che nei suoi scritti di ogni epoca non
si da punto a conoscere come vago di contera

55
plazioni ascetiche e trascendentali non abbia
saputo mettersi a capo dei tempi, delle circostanze
e del popolo che moia proprio si esibiva a diriggere. Ma o non conobbe gli elementi che
concorrevano a comporre quel paese, o non ebbe
la forza ed il coraggio di agire rivoluzionaria
mente. E qui ci grato, come pure c'incombe
obbligo, di dare una chiara e precisa spiegazione
delle nostre idee rispetto a quelle province. Non
ci dissuader dall' esporre la verit, qual dessa
, e noi la sentiamo, uno stolto orgoglio nazionale
che non serve ad altro che a farsi fonte di ulte
riori erramenti. La storia il datario di tutti i
popoli , e tutti i popoli che fanno causa comune
pel conseguimento della loro felicit hanno dritti
e doveri sacri e scambievoli alla lettura ed alla
compilazione delle sue pagine.
La Calabria stato focolare dei pi caldi ri
voluzionarii. I suoi monti in epoche diverse sono
stati teatro d' atti generosi e di puro patriot
tismo. Forse non vi sono province nel regno di
Napoli ed in Italia, se si eccettua U LombardoVeneto , che contino tanti martiri e che siano
state abbeverate di tanto sangue. La mano della
tirannide vi si aggravata col l'accanimento della

56
paura : ma una pressione di tal fatta lascia sem
pre le sue impronte durature e che la ricord
ranno alle generazioni per tempi e per tempi
II difetto completo d' istruzione nelle mass
mezzo potentissimo ad eternare il servaggio,
era di fatti eminentemente al suo colmo.
Non gi che la Sicilia come tutte le altre pro
vince del regno non avesse a deplorare il me
desimo difetto. I Borboui di Napoli avevano bisoguo di notte e la stendevano quindi indistin
tamente dappertutto. Ma gli abitanti dell' isola
per la ragione stessa della loro geografica posi
zione, e perch riuniti io pi grossi comuni che
facilitavano il contatto, s'erano meglio raggra
nellati , ravvicinati gli uni agli altri e collegati
in grandi famiglie. Cadute le sdrucite barriere
che i piccoli rancori municipali , fomentati dal
Gabinetto di Napoli, avevano eretto tra comune
e comune, questo bisogno di ravvicinarnento
ebbe un campo pi largo e fece miracoli di fu
sione. Le masse poco pi che idiote non sape
vano rendersi conto di questa imperiosa tei
denza; ma pur tuttavia la subivano, e diremi
quasi in quel modo stesso che la materia s
bisce le leggi dell'attrazione moleculare. Ec

57
come io quell'isola s'era da molti anni attuato
il principio di associazione morale ad onta della
mancanza d' istruzione: per in quanto alle ve
dute politiche, le non si riducevano ad altro che
ad un desiderio potoni issirno di un mutamento
qualunque, di che le masse non sapevano for
marsi un' idea a meno che non vi mettessero a
base la detronizzazione della dinastia dominatrice che tanto aveva tiranneggiato e dissanguato
il paese. La tendenza al miglioramento era quindi
incarnata in un odio dinastico; pronta per a
modellarsi spontaneamente su quelle forme po
litiche che meglio si fossero accomodate agli
interessi della comunit italiana. La Sicilia sen
tiva uu bisogno di amare: am l'Italia quanto
seppe; l'avrebbe amata quanto la potenza espan
siva dell'animo suo lo comportava: per pre
sentiva che fin tanto che la presenza dei Borboni
non avesse sgombrato il suolo ed il cielo co
mane , ogni legame sarebbe stato impossibile ,
ogni simpatia infruttuosa, ogni vicendevolezza
di soccorsi ineseguibile. Conosceva i Borboni di
Napoli : l' odiava per s e per gli altri. Cos
riusciva a Palermo d' iniziare una rivoluzione
che colla rapidit dell' elettrico tragitt l' isola

tutta. Il sentimento di unione ag pi potente


mente che non l'avrebbe fatto la pi estesa co
gnizione dei doveri dell' uomo, della socialit e
dello stato. La Sicilia non aveva che un cuore
ed una mente: il cuore delle popolazioni intere:
la mente degli iniziati alla verit,- tutte e du
furono d'accordo, e vinsero (1).
Un'altra piaga pi viva che altrove afflig
ancora la Calabria. Se il regno di Napoli
la provincia peggio amministrata dell'Italia,
Calabria era la provincia peggio amministra
del regno di Napoli. Disseccate le vene dal
sete inesauribile del fisico veniva essa abbanc
nata ali' avide strette d' uno sciame affamato
arpie che si studiavano a metterne a nudo I
ossa. La Calabria era il campo ove queste sqt
lidecreature incominciavano la loro carriera e do
per rendersi benemerite verso un governo di
espilazioni e di ladronecci e spianarsi un sen
tiero alle cariche eminenti dello stato , era lor
d' uopo di far mostra di eccedente perizia nello
alto mestiere di vuotare le tasche.
Era questa, se taluno non l'ha tuttora rico(1) S' intende delle vittorie riportate dal popolo
nel periodo dell' insurrezione.

59
nosciuta , 1' estesa famiglia degl' intendenti e
sottointendenti che il governo napoletano vomi
tava su tutti i punti del regno per flagellare,
spremere, scorticare, evirare le popolazioni. Co
esistendo nelle loro attribuzioni il politico e l'am
ministrativo , essi esercitavano una prepotenza
legale. Non v'era diritto ch' ei rispettassero,
non propriet che uscisse illesa dal tocco dei
loro artigli. Essi avevano la ragione della
forza, F impunit dell1 onnipotenza. Or questa
classe d' immediati agenti di rapine, di concus
sioni, di abbrutimento aveva ridotto quella bella
e ferace contrada ad uno stato di lagrimevole
squallore. Le tinte pi oscure nou basterebbero
ad abbozzarne un ritratto imperfetto: non sarebbe
soverchio il dire, che lo sparuto e mal sano pasto
di un contadino siciliano potevasi riputare un
lauto banchetto sotto la capanna di un calabrese.
11 cuore ci si spezza nell' intrattenerci a lungo
in queste descrizioni desolanti : ma e' stato
di stimolo a farlo la considerazione , che il fin
qui detto frutter infamia agli autori del male,
e ci condurr quasi per mano al rinvenimento
delle cagioni , che trascurate , fecero abortire
quella rivoluzione.

60
Ci si potrebbe intanto obbiettare che andiamo
errati Dell'additare come inciampo al buon esito
della rivoluzione l' immiserimento , il pauperismo: l' questo al contrario un incentivo potente
a far che il popolo si disaffezioni dal governo
esistente , e si appigli a forti risoluzioni. Noi
non neghiamo questa grande verit : tanto pi
che siamo avvezzi a riguardare tutti i sistemi
di compressione come un'arma omicida imbran
dita dalla mano di un insensato: o presto o
tardi la torce indietro la punta.
Le leggi dell' umanit sono fatali , irreformabili. Non a caso l'antica sapienza nella grettezza
sublime dei suoi concetti immagin scritti sa
pietre adamantine i voleri ineluttabili del Fato.
Come la tenebra cede alla luce , come il passato
cede al presente , e questo ali' avvenire , cosi
l' idea cede ali' idea , la menzogna alla verit , i
governi assurdi ai governi della ragione. N una
diga, n un poggio, n un monte impedirebbero
a un fiume di scaricarsi quando che sia in seno
ali' Oceano. Ma per quanto fatali queste leggi
si fossero, altrettanto diffcile formularne il
concetto, e dannoso il volersi servire del teorema
formulato come di norma certa nel rendersi

61

conto dello stato concreto delle cose. La mente


umana per la ragione stessa della sna limita
zione tende sempre a semplicizzare. Inabile ad
abbracciare colla sua finita comprensiva il maggistero Tarlato, multiforme e complesso della
opera della natura , essa costretta ad arrestarsi
sui rapporti pi lontani e generali delle cose,
ed a coglierne i pi palpabili, per crearsi un
concetto approssimativo , incompleto , ma nel
tempo stesso immutabile, del loro assieme. Per
le grandi astrazioni resteranno sempre nella mente
dell'uomo, e non saranno mai l'espressione vera
della legge di fatto regolatrice del mondo. Le
grandi astrazioni quando sono vere , ossia quando
poggiano su rapporti veri e reali, potranno ser
vire di base inconcussa a qualunque ramo spe
culativo dello scibile; ma riusciranno monche,
frustranee, e qualche volta apparentemente fal
laci, quando si vuole applicarle con una rigoro
sit matematica al mondo delle realit.
Cos avviene del fatto che abbiamo in disa
mina. Vero che il pauperismo come ogni altro
aggravio materiale o morale serve di molla agli
impeti popolari ; e ci per l' opera delle leggi
di azione e di reazione che rattengono i feno

62

meni del mondo fisico morale entro i limiti


insormontabili dei massimi e dei minimi, oltre
i quali ogni equilibrio sarebbe distrutto, e noo
sarebbe pi che disordine e morte: ma chi ose
rebbe col solo enunciato di questa legge alla
mano profetizzare il tempo, la durata, la misura,
l' intensit e la fisonomia d'una reazione alla sola
vista di un'azione qualunque, senza per studiare
attentamente tutti gli elementi che concorrono
a costituire questa seconda forza? E se qualcuno
1' osasse , che ne ricaverebbe ? L' errore. Difatti
nel caso nostro la miseria era un impulso a
insurrezione e 1' uccideva ad un tempo ; perch
abbandonata quest' ultima a s medesima nou
rinsan ma esacerb quella piaga, ed inabiss
le popolazioni in uno stato pi miserabile del
precedente, o per dir meglio perentorio. Il con
tadino e l'operaio dal primo giorno che abban
donarono i loro strumenti per dare di piglio
ad un fucile non avevano pi un quattrino per
provvedere alla loro sussistenza ed a quella di
una cara ed estenuata famiglia. Se per un giorno
solo non si fosse provveduto al loro necessario
nutrimento, rimanendo al loro posto, ei non avreb
bero dato un soldato, ma un cadavere alla patria.

65
Finalmente un ostacolo non meno potente, forse
pi potente di tutti gli altri, era I' esistenza di
un partito realista quantunque ristretto si voglia
da taluni supporre.
N qui si affretti a ere dere alcuno che andremo
a farci i decantatori delle giornate di settembre
e degli eccidii della Vandea , per rimproverare
i nostri concittadini di non averli imitati, o in
durii a riprodurne in appresso le scene luttuose.
Noi stendiamo un velo di rispettoso silenzio su
quei momenti di sgomentevole parossismo in
cui l'umanit colla rabbia d'una sofferenza di
secoli si ripiega sopra s stessa per isfasciarsi
di quegli apparecchi che inaspriscono ed eternano
le sue piaglie. Non evocheremo ri la memoria
delle vittime, n quella degli esecutori: non as
solveremo gli uni , non condanneremo gli altri;
il delitto fu punito col delitto, il sangue espiato
col sangue. Cos stava certamente scritto negli
eterni volumi della Provvidenza regolatrice degli
uomini e delle cose. Noi per, che lontani dal
l'eccitamento e dall'effervescenza delle popolari
passioni, possiamo oggi con pacatezza ed impar
zialit d'animo farci giudici del giusto e del
l'ingiusto, del dritto e dell' arbitrio, noi spetta

64
tori del passato dell' umanit
lei bello avvenire non possiamo fare a meno di
abborrire dall' idea di un sangue per gelosia di
partito, per desiderio di vendetta o per sistema
versato. 11 sentire altrimenti sarebbe lo stesso
che fare implicitamente 1' apologia degli atti bar
bari ed inumani coi quali i nostri nemici hanno
macchiato le pagine della storia. Per altro il
trionfo d'un principio non lo decider mai la
scure del carnefice: che anzi un individuo spinto
al supplizio per la sola colpa di aver professato
un'idea, una dottrina non approvata dai suoi
giudici si vestir sul luogo dell' immolazione
dell' aureola del martirio , ed il suo sangue non
servir che a fanatizzare i suoi seguaci. Se coi
carnefici si reggessero o si salvassero le societ
noi domanderemmo che una professione cos esosa
e terribile occupasse il posto d' onore nella gerar
chia civile dello stato.
Ma per quanto insano e nocivo il sistema del
ferro , altrettanto lo quello d' una tolleranza
illimitata e sragionevole. La verit di ci che
asseriamo della prima evidenza e comprovata
dai fatti. Noi ce ne accerteremo lanciando anche
di volo uno sguardo sulle ultime nostre vicende.

65
Quali furono le precauzioni che tutti i governi
italiani, i quali si .successero per copiarsi, opina
rono prendere riguardo ai nemici della cosa pub
blica ? Nessuna ! All'oblio generoso del passato si
accoppi una specie di tolleranza sistematica a pro
di quegli stessi che cospiravano instancabilmente
contro il nuov' ordine di cose. .
I nostri dottrinarii credettero traducibile nel
mondo delle realit ci che nella quiete e nel
silenzio dei loro gabinetti avevano vagheggiato
nel mondo delle idee. Credevano che il sostituire
la divinit del perdono a quella della giustizia
era lo stesso che puntellare anche meglio la so
ciet novella, accattivandole gli animi degli uo
mini del passato. Credevano infine che la divina
dottrina del Cristo era imponibile ad un tratto,
e per intero, ad una societ tuttora cancrenosa.
Ecco il sistema, ecco l'errore: per applicarlo
io tutta la sua estensione era lor d' uopo sup
porre come fatto ci ch'era ideale, presente
ci ch' era avvenire: gli uomini capaci di rispon
dere al perdono colla gratitudine, alla verit
colla sottomissione; l'egoismo e l'ambizione piante
di non profonde radici e facili a sbarbicarsi con
nn po' d'acqua spruzzata sul tallo; i pregiudizi!

66
ed il fanatismo vapori radi e bottili che nn' aura
leggiera disperde.
Ed il fiiilo prov il contrario : le cospirazioni
contro lo stato si accrebbero, s'ingigantirono
all'ombra dell'impunit; diremo meglio, non si
macchinava, si operava a faccia scoperta. La
Calabria, pi d'ogni altro punto d'Italia, fu teatro
d'orgie sfrontate che la parte realista non aveva
n anche il pudore di ascondere. I suoi abitanti
v'erano scissi sensibilmente in due campi; l'uno
comunque piccolo poco si curava del grande, e
vi stava sicuro nel mezzo, e vi coordinava piani
di distruzione.
La posterit non prester certo fede ad enor
mit di tal fatta. Abbattere un principio di legis
lazione criminale politica per non surrogargliene
alcuno, lo stesso che fare man bassa su tutte
le guarentigie della societ, e lanciarla senza bus
sola in mezzo ad un arcipelago burrascoso che
presto o tardi l' ingoia. A tali stranezze conduce
la soverchia tenacit nei sistemi. I nostri pubbli
cisti del 48 furono in questa pecca eccedenti; e
non giovarono alla gran causa del popolo che
per avere rivelato, col loro naufragio, lo scoglio
dove essi investirono e s' infransero. Essi com

67
provarono col fatto proprio una verit d' altissimo
rilievo: ossia , che l'applicazione rigida e scrupo
losa di un sistema qualunque gravida sempre di
inconvenienti e di errori allorch trattasi di gui
dar uomini e rifondere societ. Di fatti , i sistemi
umani non sono mai quel tanto e non pi, o quel
tanto e non meno, che l'andamento irremovibile
dell' ordine fisico-morale del mondo richiede.
L' addossarli quindi come un vestito beli' e fatto
all'umanit, senza aver riguardo alle multiplici
ed importanti specialit che derivano dalla di
versit dei tempi, dei luoghi, degli oggetti e degli
esseri sui quali ei devono operare , gli lo stesso
che violentare, affrettando o ritardando, il corso
naturale ed armonizzato delle cose. Per la na
tura non si lascia violentare impunemente, e la
anarchia, la servit, la decadenza, lo sfacelo
degli stati, e i cataclismi sociali, sono i castighi
cloqaenti e severi coi quali essa prelude al rasset
tamento del suo eterno equilibrio, che l'ignoranza,
la tracotanza e la pervicacia degli uomini osa
rono per un momento sturbare.
Riepilogando ripeteremo , che le tre grandi
piaghe delle quali, pi di qualunque altra pro
vincia del regno di Napoli, si doleva la Calabria,

^^^^H

68
erauo l'ignoranza, la miseria e la fazione rea
lista. Un cuore di leone palpitava sotto gli in
viluppi d'un corpo febbricitante, esinanito, capace
di estinguerne per soverchio rilassamento le
pulsazioni vigorose. La sua salvezza dipendeva
da un farmaco potente, diremmo violento. Il
Comitato di Cosenza composto d' uomini retti
ma deboli non fu il medico di genio che do
mandava 1' urgenza della malattia. Invece di
communicare un impulso suo proprio agli eventi,
egli lasci governarsi e trascinare da loro. Egli
comparve per invanire, non lasciando traccia
alcuna di s nel suo passaggio.
Ma come avrebbero potuto adempiere al de
bito loro, e produrre effetti sperati e proficui,
uomini chiamati a mettersi in mano le briglie
regolatrici di un popolo cos moralmente costi
tuito? Concepire un rimedio alle infermit di
quel popolo non era forse impossibile, quanto il
mutare a proprio talento le leggi fondamentali
del mondo ? Prima sua legge non forse un
lento e graduato incesso verso il triplice miglio
ramento morale, politico ed economico, cui le
societ implorano incessantemente, e non rag
giungono che a quantit misurate? Tutte queste

69
domande si possono ridurre ad una. Non ostando
alla legge imperiosa di un progresso graduato
e continuo, poteva il governo di Calabria conce
pire ed attuare dei rimedii efficienti, ossia ana
loghi alle circostanze? Noi rispondiamo di s:
supplendo al difetto d' una cognizione illumi
nata e completa dei mezzi e dei fini colla crea
zione di un motivo interessante qualunque, ca
pace d' esser compreso e sentito da quel popolo,
e di potervi ingenerare delle azioni coordinate
allo scopo finale e determinato della causa Ita
liana; col sovvenire alla miseria per mezzo di
nn provvido ed efficace ritrovato finanziero giustilicato dalla necessit, e dentro i limiti della
necessit; finalmente col precaversi contro lo svi
luppo del germe reazionario, sanzionando leggi
rigorose contro i maneggiatori di pratiche sub
dole , triste e colpevoli, e rafforzando le suste1
della carit civile in coloro che non avevano
partecipato al beveraggio corruttore della servit.
Son queste operazioni tali , che possono essere
tentate e compiute con vantaggio, qualunque sia
lo stato di moralit in cui un popolo -si ritrova,
e senza che si debba scioccamente pretendere
di accelerare di secoli la maturit della sua

70
ragionevolezza. I grandi capitani ed i sonami
politici ch' hanno abbagliato il mondo colle loro
gesta e i loro fatti stupendi, in epoche pi re
mote e menu civili, ci banuo trasmesso per mezzo
della storia esempii di questo genere.
Ed pertanto che la storia non una lettera
morta !
Ma per venirne finalmente al concreto, e ri
prendere subito dopo le fila della nostra narra
zione, che un senso misto d' amore e di dolore,
di rammarico e di speranza ci ha fatto sfuggire
di mano, per impegnarci nostro malgrado in con
siderazioni di biasimo verso gti uomini che tra
montarono, e di luce, come ce ne lusinghiamo,
per gli uomini che spunteranno sul nuovo oriz
zonte politico, noi chiuderemo queste nostre viste
generali sullo stato delle Calabrie e sulla poli- tica incongrua e sciatta del loro governo, con
un cenno esatto dei sintomi generali rivoluzio
narii che vi sbucciarono, appena dopo vi si sparse
la nuova funesta del successo del 15 maggio.
La nuova di quell'assassinio politico sureccit
i sentimenti di rivolta in tutte le province del
regno napoletano. Per nella Calabria, come di
cemmo, pi risentiti e gagliardi quei sentimenti

71

mostraronsi , e maggior corpo e consistenza vi


presero. Educavansi le sue popolazioni a' tram
busti politici ed a rimostranze armate gi sia
dall' anno 1847 , e quando nei rimanenti Stati
d'Italia, eccetto la Sicilia, si piaggiavano dal
generale , e si adulavano , e vezzeggiavano i
principi, e l'erculee lor prove si decantavano
anticipatamente, non che gratuiti beneficii se
ne attendeva e condiscendenze magnanime a macca.
Ed erasi un tal contrapposto avverato perch
un'eletta d'uomini, che avea qualit di diriggere la parte giovane ed innovatrice di quella
provincia, non fu mai inchinevole alle astrattezze
di quelle dottrine che assorbivano allora i nostri
dotti , e le quali a forza di voler primeggiare
e lumeggiare per un dialettismo teoretico, so
fistiche e rovinose provarono poi nella pratica.
Difatto quelli uomini non creavano condizioni
che non erano, n quelle che erano stiracchia
vano, violentavano, o mettevano, come volgar
mente direbbesi, sul letto di Procuste, per farle
servire a rattoppare e raffazzonare dei sistemi
immaginosi ed afaticci; ei bens studiavano le
condizioni politiche, quali in fatto esistevano, e
nella forma, misura, e pertinenze lor proprie.

72
Un odio intuitivo al dispotismo, corroborato
da una sana spericnza, ite faceva nomini positivi,
e pronti soltanto a far cose che corpo e non
ombra rendessero. Pertanto a' fatti e' ricorsero ,
non arrestandosi ai detti , e produssero, in una
epoca di strabocchevole discussione, e che dif
ferenziava dal quietismo per le sole aspirazioni
inconcrete, e gli appetiti sbrigliati delle popo
lazioni, uno di quei felici anacronismi, i quali
sono lo squarcio anticipato della verit, che gli
uomini adulterano o disconoscono, edalla quale
d'uopo alfine si arrendano, se vogliono rinsanire, e fare che il bene lor venga.
Non appena i fatti di Napoli si seppero in
Calabria, che il Governo del re vi tentenn, si
dissolvette, invan. Esso non fu urtato dalle armi;
non gi perch le armi non erano, bens perch
schivonne lo scontro. Tanto nefaria fu l' opera
perpetrata da Ferdinando nella capitale del re
gno, che molti degli agenti medesimi del suo
governo raccapricciarono e soprastettero pria di
oltrepassare la soglia dell' odiosissimo aringo
ov'ei g' intimava a seguirlo. Tutta la macchina
governativa di quel regno ne risent come una
scossa, come un brivido mortale, come una pa

73
ralisi non diversa da quella che intirizzisce le
membra del disgraziato il cui capo fu tocco da
apoplessia. Ferdinando aveva rotto ogni legame,
annullato ogni patto colla nazione: ei s'era de
ciso di accampanisi come nemico nel mezzo,
regnarvi da conquistatore; egli voleva rimestare
le macerie d'una barbarie sepolta, risuscitare
un medio evo novello , rivestirlo di tutte le tur
pezze feroci dell'antico, allevarlo, crescerlo, avva
lorarlo nei suoi domini i per mandarlo finalmente
a combattere la civilt su tutti gli angoli di
Europa. Arsioni, stupri, profanazioni, rovine avreb
bero accompagnato il nuovo apostolo della te
nebra, che ricalcava all' inverso le orme di Gianserico e di Attila. Il concetto era cima d'infamia,
toccava 1' apice della sublimit del delitto. I mal
vagi sono talvolta esagerati, utopisti, come lo sono
i generosi: le potenze dell'anima inizzate da
ina passione qualunque, purch la sia effrenata,
abbandonano il mondo concreto delle cose, e
fanno a spaziarsi in un' atmosfera Gttizio, ove
esse vagheggiano l' ideale del vizio come quello
della virt. Per quelle due generazioni diverse
di eccentricit non incontreranno , n incontrar
possono, uguale destino: l'umanit sentenzia le

une all'infamia, e le non sortono effetto veruno; ac


cetta le altre come un'arra di pi lieto avvenire,
e verr tempo, che le avranno impero nel mondo.
La nazione napoletana non impaurita dall'em
pia sfida che le dichiarava il governo, ne rac
colse il guanto nel sangue , ed accett. In e Ile iti
i deputati napoletani , sebbene impotenti fossero
a sostenere i diritti del popolo innanti al preva
lere delle armi licenziose e parricide che insan
guinavano Napoli , pur tuttavia non omisero di
fare tali atti di autorit , e dar tali saggi di
coraggio civile, che se non altro, ne furono salvi
l'onore e l'avvenire del paese. Gonsistevano quelli
atti , nella creazione di un comitato di salute
pubblica tolto dal grembo della stessa assem
bleu ; nella deliberazione unanime di non abban
donare i loro scanni , se non espulsi colla vio
lenza; e per ultimo nel grido solenne d'indegna
zione col quale accolsero la forza militare che
profanava il sacro ricinto del primo sacerdozio
civile, dai quale non si partirono se non dopo di
avere protestato formalmente contro 1' atto lesivo
della maest nazionale, e dichiarato di ripren
dere , quando che sarebbe, le loro sedute illegai
mente e perfidamente sospese.

palto sociale era gia rotto tra la razza bor


bonica, e la nazione napoletana: le diventarono
due esistenze incompatibili, delle quali l'ima do
veva spegnere 1' altra per istornare da s una
rovina imminente. Vero per, che la nazione
poteva distruggere la monarchia , ed esistere :
non cos la monarchia distruggere la nazione ,
ed aver vita senza essa. Un fascino, un capo
girlo, una smodata libidine di potere fa credere
facile, ci che non solo dillicile, ma impos
sibile, e fa riputare vittoria una postergata ma
piena sconfitta.
Quegli ultimi atti delle Camere napoletane ave
vano formato 1' addentellato al quale s' incardi
nava la rivoluzione radicale che aveva a scrol
lare e polverizzare la monarchia di quel regno.
Essa vive tuttora, ma la sua condanna gi
vecchia, e data da quel giorno. Ricciardi, che
ebbe molta parte in quelle deliberazioni parla
mentarie , e fu pari in quel giorno alla gravita
delle circostanze , comprese tutto il valore , tutta
l'estensione del voto nazionale, e deteruiinossi
a prenderne su di s 1' attuazione. Ei recossi a
tal Bue in Calabria. V idea di Ricciardi fu idea
veramente rivoluzionaria; la era quella che si

76
riscontrava intieramente coi tempi, colle circo
stanze, e Eoi bisogni e i disinganni del popolo.
Ei veniva a compiere un mandato, che la Camera
minacciata di morte aveva deferito a ciascuno
dei suoi membri , con raro esempio di sapienza
civile. Giunto in Cosenza vi organizz un go
verno provvisorio, che prese titolo di comitato
di salute pubblica, e fu da lui presieduto. Questo
comitato pubblicava negli ultimi di maggio un
proclama, col quale s'invitavano gli eletti dal
suffragio del popolo a riunirsi in Cosenza, per
deliberare sulla forma che doveva addottare lo
Stato in quella qualit di tempi e di cose. Ecco
una rivoluzione speranzosa per opportunit, grande
per principio, forte per conformit coi desiderii
dell'universale. Essa gravitava su due piedistalli
egualmente inamovibili, il diritto, e la legalit.
Essa riassumeva in s medesima tutte le volont
degli statuali della nazione, espresse in termini
schietti e solenni nella protesta di Monte Otiveta.
Certo non si poteva iniziare rivoluzione con pronostici pi favorevoli, n condurne una per ordini
pi facili ed attuosi.
Pur non di manco quella rivoluzione si spense
nella sua culla medesima , e tutta la colpa che

77
la storia imparziale ha saputo addossarne a Ricciardi ed al Comitato di Coseoza per la falsa
ed inetta condotta loro nel maneggio pratico
della stessa , non iscusa affatto coloro che ne
furono la causa principale , e la spensero nata,
dopo averla creata in idea. In effetti, se i depu
tati delle camere napoletane non avessero per
duta, colla cessazione delle carneficine e delle
saturnali borboniche, la terribile e salutare con
vinzione , che una lotta decisiva era inevitabile
con un governo spigolistro e commettitore d'ogni
specie d' immanit, se per un momento avessero
rafforzato la loro risoluzione, specchiandosi, per
questa sola parte , sul procedere dei loro fratelli
isolani, che con preveggenza veramente mirabile
avevano riconosciuta e proclamata l'impossibilit
di pattare e comporre una lite con quello , e
quindi ei si fossero resi in Calabria senza me
nomamente impacciarsi del decreto che creava
e convocava le nuove camere ; se ci pensato
e fatto egli avessero , non sarebbersi doluti pi
tardi, e amaramente doluti, di aver lasciato ina
ridire quella pianta abbondante di vitalit e gra'ida di avvenire, che con mano maestra e sicura
aveatio saputo cavare da sotto una mora di cadaveri.

Noi non e' indentreremo di soverchio in tal


genere di considerazioni , quali sarebbero una
continua rampogna contro uomini generosi e rav
veduti che sperimentano nell' esilio o nel carcere
le acerbe conseguenze del loro peccato : qualcuno
di loro non pi che una compassionevole me
moria , perch morto dal pugnale del sicario !
Ci atterremo ai soli fatti, e favelleremo,
come le calabre commozioni vennero mano mano
debilitandosi dal momento che la renitenza dei
deputati cominci a farsi palese. Ricciardi era
uomo da annasare , cogliere ed usare un' occa
sione propizia per incamminare una rivoluzione.
Riusc pertanto eccellente nell' idealit di quella.
Per mancava di quella tempra d'animo, per dir
cos malleabile, capace di abbracciare una svariata
sfera di azioni, e che, fuor d'ogni dubbio
la dote principale , cui deve pretendere un capo
di rivoluzione, un maneggiatore di cose nuove
e difficili. Egli non seppe modificarsi a seconda
le circostanze, n tampoco modificar queste, fin
dove ali' uomo concesso, per farle concorrere
all'edificazione dell'opera grande, che aveva sa
puto idoleggiare, imprendere e spingere. Sopraf
fatto da quello scambietto di fortuna che i

79
bruniva I' avvenire della rivoluzione e ne imprunava il sentiero, egli rimase sconcertato, allibito,
inerte, come colui che lasciato solo e senza ban
dolo in un laberinto difficile non si azzarda a
muovere un passo n a dritta n a manca, per
timore di allontanarsi sempre pi dalla via che
deve condurlo ali' aperto.
Cos egli si arrest alla promulgazione del
proclama del mese di maggio, governandosi in
tatto il rimanente non come colui che avesse a
compiere una rivoluzione , ma come quello che
gi 1' avesse compiuta e consolidata.
Non gi ch' ei sel credesse davvero: ma non
seppe condursi altrimenti.
Ne deriv pertanto, che si crearono comitati
ve chiunque si trafor, si fece strada, pervenne:
al buono si accoppi il mediocre, talvolta il
cattivo, non di rado anche il pessimo. Chi sa
peva raggirare, sedurre, sobillare una adunanza
popolare, e potea lusingarsi di afferrare in tal
modo una maggioranza di voti , era sicuro di
aversi un posto, un indirizzo, un governo,
o?' egli avrebbe fatto a sicurt, e con meglio
gli aggradiva. Chi erano costoro che scendevano
a mezzi cos tortuosi e colpevoli ? Uomini nulli

80
o perversi. Intanto essi esercitavano una funesta
influenza sul)' andazzo delle cose governative
operando a similitudine di quei pezzi guasti od
inutili che impediscono e ritardano il movimento
di una macchina, contrapponendogli un moto con
trario o l' inerzia.
Le guardie nazionali ammutina vaiisi, concio
navano, duvan di piglio alle armi in tutti i co
muni della provincia; le disponevano anche i pi
increduli a ravvisare in quell' agitamento UBO
spiraglio, che si sarebbe recato ad atto in Ca
labria l' articolo pi illusorio di tutte le carte
costituzionali d'Europa. Ci non ostante nessuna
provvidenza fu presa per convalidare quella dis
posizione favorevole, avvivare quel movimento
spontaneo: nissuno ordinamento si emise per
mobilizzare la maggior quantit possibile di
quelle milizie cittadine, sottoporle alla direzione
di capi sperimentati e valenti , disciplinarle alla
meglio, organizzarle , riaggrupparle , ridurle sotto
T ubbidienza di un comando centrale , provve
derle finalmente del necessario.
Due annate netniche minacciavano d' invasione
il paese. La guerra era imminente, sicura, ine
vitabile, anche quando i deputati avessero riprese

le foro sedute in Cosenia. La rivoluzione aveva


bisogno di denaro ; la non poteva vivere n
di proclami , n di decreti : intanto nessuno
provvedimento fu proposto n preso per sovve
nire alla penuria della finanza. Il Comitato di
Cosenza si compiaceva piuttosto a ventilare e
discutere la quistione per la diminuzione della
tassa sul tabacco e sul sale, quasicch non cor
ressero che tempi tranquilli, ordinarii, e quali
contemperar si poteva con riforme amministra
tive ed economiche.
Le terre insorte non avevano che un voto ed
grido : Morte a Fcrdinando Borione!! Quel
oto e quel grido inducevano certezza che tna
rivoluzione radicale era sentita, volsuta, ordinata
dalle popolazioni. Condannare quel re , l' era
condannare un passato: e le condanne debbono
aver loro effetto, se si vuole che non si ammorzi
nei giudici la salutare coscienza della loro autorit,
e non sieno coperti di ridicolo agli occhi di co
loro cui la punizione colpisce, ed lor parte il
terrore. Intanto i cagnotti, le spie, i faccendieri
e partigiani pi sbracciati ed operosi del gabi
netto borbonico se la vivevano e godevano quie
tamente i seno ai paesi sollevati , e quel eh'

82
peggio, avevano di che gongolare di gioia e pro-'
mettersi dei grandi risultati dalla loro operosit,
allora quando vedevano amministrarsi tuttavia
la giustizia a nome del loro feticcio, e la sua
livrea girar nelle contrade inoflesa e sicura ad
dosso a qualche uflzial ritirato.
Ritesseremo noi la storia di tutti gli sbagli e
scappucci governativi che magagnarono, affievo
lirono e spensero la rivoluzione calabrese ? Cer
tamente anderemmo per le lunghe se volessimo
portare per ogni dove le indagini della ragione ,
passar tutio pel crogiuolo della critica. Chi sa
poi come riusciremmo? Chi sa come abbiamo
riuscito f
Se il fin qui detto baster a facilitare 1' in
telligenza dei fatti che imprendiamo a discorrere,
noi avremo ottenuto il nostro scopo. Non fu mai
nostra intenzione di assegnare i rimedi tassativi
che guarir potevano le piaghe di un popolo , sulle
quali abbiamo portata risolutamente la mano.
Ci sarebbe stato un tentativo utilissimo, ma su
periore alle nostre forze. Inventare un rimedio
opportuno, efficace , l' creare di nuovo un' esi
stenza, ed questa l'opera esclusiva del geni

CAPITOLO III.

I SICILIANI IN COSENZA. FUNERALI PER LE VITTIMK


DEL 15 MAGGIO. ATTACCO DI SPEZZANO. MARCIA
SOPRA CASSANO. CONSIGLIO DI GUERRA. SUE DIS
POSIZIONI . CENNO BIOGRAFICO SUL COLONNELLO
LONGO .
La spedizione Siciliana prese terra in Paola
citt marittima della Calabria. Accolti con
dimostrazioni di gioia e di affetto , i Siciliani
vi concepirono le pi vaste speranze. Un appello
ai fratelli delle Calabrie pubblicato dal Comando
Generale della Spedizione mise il colmo alle
buone disposizioni di quella citt. Disgraziata
mente non toccava a questa la sorte di far mostra
di s nei fatti susseguenti. Il teatro della guerra
fu trasportato altrove , in meno propizie contrade.
I Siciliani marciarono sopra Cosenza in due
colonne, la prima delle quali mosse il giorno 14,
la seconda il giorno 15. Accoglienze fredde vi
riscossero da parte degli abitanti; vivissimi ap
plausi da quella degli armati. La reazione avea
gi fatto un gran passo : ella aveva tirato dalla
sua la parte pi numerosa d' ogni popolazione; i

84
dabbene comunemente detti e i pacifici. L' que
sta la massa, la sostanza pi grave di ogni co
munanza di uomini , la quale non ha nessuna
propensione spiccata e gagliarda n per il bene
ne per il male, e che , rifuggendo indistintamente
da tutti i partiti arrisicati ed incerti, qualunque
si fosse lor fine, regala sempre la sua inerzia
a quello, tra i due litiganti, che sa darle ad
intendere di essere il pi forte , e quindi capace
pi dell'altro d'imporre un termine presentaneo ai
rivolgimenti, a' scompigli.
I capi della spedizione non appena fecersi
presso al colosso governativo, che riconobbero
aver lui piedi di argilla e minacciare rovina. E
come non se ne sarebbero eglino addati, allora quando gli stessi comandanti borbonici pareva
ne fossero certi abbastanza ? Due campi avevano
i regi in Calabria. Uno nella provincia di Reggio
sotto gli ordini del Generale Nunziante, terrifico
nome ad ogni anima proba ed onesta. L' altro
in quella di Cosenza comandato dal Generale
Busacca, celebre per la sua vigliaccheria nel fatto
del i. settembre 1847 di Messina. Forte di 4000
uomini il primo, e di 3600 il secondo, essi
avrebbero potuto mettersi in campo con frutto .

85
e DOD attendere che i rivoluzionarii si avessero
tutto l'agio d'impinguare le loro schiere, e ve
nirne pi baldi all'attacco. Ci non ostante ei
stettero immobili ai loro posti. Proveniva ci
da timore o da astuzia ? Da spensieratezza o da
consiglio? L'era cosa certissima tuttavia, che la
non curanza del Comitato di Cosenza sull'aneli
rivieni e bazzicar di spie ed esploratori nemici,
aveva lasciato modo ai due comandanti regi di
ottener piena certezza del disordine inAuenso.
che gi regnava negli ordini tutti della parte
rivoluzionaria. Erano quin:li ragioni molte a
convincersi, che i regi non differivano una guerra
i vantaggio degli avversari , ma la schivavano
affatto, aspettando vittoria, non combattuta, dal
tempo, il quale avrebbe obbligatola rivoluzione
a basire per inedia, a spegnersi per inazione.
N la condotta rimproverevole del governo di
Cosenza era conosciuta solamente da quelli: n
tampoco da noi , lontani oggi dai trambusti , la
viene esclusivamente cuo dannata. Essa dava sugli
occhi a molti caldi patrioti! del paese, i quali,
lanciando un' occhiata sul guazzabuglio allora
presente, e facendo il potere di sbirciare nella
profondita dell' avvenire per carpirvi una soluzione

86
dell' importante problema , intravedevano gi torreggiante a lor porte il vessillo apportatore dell' esosa dominazione. Costoro non si limitarono
alla previsione del male, ed a spacciarsene sem
plicemente profeti : essi aspirarono a farsene ri
paratori; e siccome non speravano n favore n
appoggio ai loro progetti dalle masse gi scom
patte, sfiduciate e discordevoli del proprio paese,
egli ebbero ricorso al Comandante dei Siciliani ,
e seco lui si abboccarono.
Avuto riguardo alla composizione ed al nu
mero delle forze condotte, nissuno, a preferenza di
Ribotti, er'atto a tentare un colpo di stato, indi
ritto ad innovare o a modificare in parte il
personale del calabro governo; e se di colpa al
cuna si potesse accagionarlo nel rovescio delle
calabre cose, la sarebbe certamente quella di
non aver dato ascolto alle proposizioni che glie
ne furono fatte, quantunque volte di probabile
riuscita le avessero reso un odore.
Nei duri momenti in cui le libert di un po
polo , desiderate e volute dal maggior numero ,
stanno in pericolo perch sorge discordanza od
errore sulla scelta dei mezzi che a propugnarle
richiedonsi, o perch i pi si fanno paura da

87

loro medesimi ed inconsideratamente si avtigliano.


io quei momenti, diciamo, tal nomo che l'alta
Provvidenza solleva ali' ufficio supremo di dettare
la legge a quel popolo e d'inculcargli la via da
tenere , deve compiere la sua missione ad ogni
costo, e manca a s, agli uomini, a Dio, se
per qualunque rispetto al mondo si arresta.
Per era tal caso in Calabria? Noi non esitiamo
di affermare ch'egli era ben lungi dall'essere
quello; attesa la delicatezza dei rapporti che
passavano allora tra i continentali ed isolani del
regno, e la facilit di potersi ravvivare di un
abito quei malintesi dissapori che per tanto
tempo erano corsi tra loro, e che, non era lunga
pezza , un amplesso fraterno avea cessi. I Siciliani
non erano riguardati in Calabria come compadroni
della terra comune: bens come alleati. Quella
Infetta solidariet d' interessi, che ingenera ugual
diritto in tutti i membri d' una famiglia a pro
muoverne il bene ed i comuni vantaggi, non era
interamente sentita dalla pi parte delle province
italiane : l' era un confuso presentimento soffocato
mai sempre dai rimasugli appiccaticci d' uua
consuetudine secolare. Non ci voleva meno delle
sventure del 48 per tradurre in assioma volgare
quella verit salvatrice.

88

Adunque, non potendo, n dovendo Ribotti im


prendere cosa alcuna che distruggesse sin le sole
apparenze dell'ufficio ch' ei rappresentava in Ca
labria , si vide inevitabilmente costretto a farsi
strumento del loro irresoluto governo. E siccome
abbiamo assunto l' impegno di narrare le fazioni
che combatterono i Siculi in Calabria, ed i modi
che tennervi e i disagi che vi patirono, e loro
i rimili illusori, e loro gravi sciagure, noi comin
ceremo dall' informare il nostro iettore del falso
piano strategico in quella guerra adottato.
La Calabria, come ognun sa, l'estremit
meridionale del vecchio continente che in forma
peninsulare si prolunga, assottigliandosi, nel Me
diterraneo, che ne bagna sotto nomi diversi le
sponde. Separata dal resto del continente per una
catena di alti monti , la poteva riguardarsi , mezzo
un secolo addietro, una cittadella inespugnabile
edificata dalla mano della natura. Le stretture di
quell'erta giogaia costarono la vita ad interi
corpi francesi che avevano fatto il giro e la con quista d' Europa. Per l' invenzione dei vapori ,
cancellando affatto la distanza dei luoghi, e fa
cilitando i disbarchi sulle coste accessibili d'un
paese bagnato dal mare, rendeva a' d nostri im-

89
non solo, ma dannoso, l'aver ricorso
ali' antica maniera di defensione della quale i Ca
labresi avevano fatto bene a quei tempi. Gli
angusti passaggi di Campotenesi non erano pi
l' unica porta dalla cui buona custodia dipendea
la salute della Calabria: l'avervi quindi allogato
nn corpo di 1200 rivoluzionarii , tenuti astuta
mente a bada da 'poche centinaia di regi che
campeggiavano oltramonti . fu un errore gravis
simo. Quella gente venuta meno a pi conclu
denti fazioni, e serbata pi tardi a patir lo stremo
del vitto , parve non aver avuta altra destinazione
che quella di mettere il colmo allo scoramento
del paese col suo sbandamento istantaneo. N
qui finirono in fatto di guerra gli errori : per
si questo che gli altri , furono conseguenza ne
cessaria ed immediata di un errore cardinale e
massiccio ; egli era quello di aver fissato a resi
denza di un governo nuovo e combattuto, il sito
meno capace di difesa di tutto il territorio aggre
dito. Cosenza fabbricata dove il terreno si avvalla
tra una cinta di colline che l' aduggiano co' loro
gioghi e a soppraccapo le stanno, una posizione
per lutti i versi indefensibile. Il Governo, nella
celta della sua dimora, avrebbe dovuto sobbar

carsi alla legge imposta dalla struttura topografici


del paese: ci non ostante ci pens potervisi impu
nemente sottrarre, e stabil di fermarsi in Cosenza
Ma le baionette comandate da Casacca in Castrovillari non lo lasciavano punto quietare e le fornivano
materia di riflettere, di temere. I rivoluzionari cfi<
bivaccavano sulle greppe di Campotenesi, e quind
a tergo del nemico, non avrebbero possuto ini
pedire un suo movimento qualunque per l' oppu
gnazione della capitale della terza Calabria. Non
volendo ritornare sull'elezione della sua dimora
fu dunque d' uopo al governo , per provvedere
alla propria sicurezza, porre tra s ed il nemico
una forza sufficiente, che gli avesse conteso il
passaggio.
I Siciliani arrivarono a tempo ; la scelta del
governo si ferm sopra di loro; cui, per maggior
sicurezza, si accompagnarono due compagnie ca
labresi comandate da Francesco Mosciaro e Vin
cenzo Morelli, giovani ambedue generosi e di
peregrino coraggio.
La rivoluzione era gi colpita nel cuore. Spar
pagliando le poche forze, di cui essa disponeva,
sulle due estremit del paese, ei non si ottenne
altro che l' impossibilit di venirne coi regi ad

91
uno scontro decisivo, il quale solamente, con una
piena vittoria , avrebbe potuto arrestare quel
calo di opinione che strascinava seco e gli ordini
nuovi , e lo stato novello a rovina.
La notte del 18 al 19 fu destinata alla par
tenza della seconda divisione dell' esercito calabro-siculo. (1)
Intanto, a vieppi rafforzare la civil carit de(1) Un ordine del giorno pubblicato a d'i 18 det
mese che correva , divideva le forze rivoluziona
rie in due divisioni , la prima delle quali comandata
da Ribotti avrebbe osteggiato nella terza Calabria ,
la seconda, sotto gli ordini del Colonnello Longo, nelle
province di Reggio e Catanzaro. Le cariche, dallo
stesso ordine del giorno , venivano disiribuite nel modo
seguente : Ribotti Comandante in Capo di iutto 1' eser
cito calabro-siculo ; Longo comandante della seconda
divisione ; i Colon. Fardella, Ventimiglia, Landi, Car
ducci comandanti delle quattro brigate in cui si suddi
videva la prima divisione; il Maggiore Burgio coman
dante il parco di artiglieria della suddetta divisione ;
il Colonnello Delifrangi Capo dello Stato Maggiore ;
il Maggiore Scalia all'immediazione dello stesso; il
Cittadino Salvatore Maltese incaricato delle opere del
genio; il Maggiore Leopoldo Pizzuto Ispettore gene
rale dell' Esercito.

92
gli armati , e a ritemprare l'odio loro al Borbone,
ordinava il governo che la celebrazione di un
funebre rito avesse luogo nella cattedrale di Cosenza in commemorazione delle vittime del 15
maggio. I corpi s militari che civili , ed il po
polo tutto, furono invitati ad intervenirvi e a
deporre un voto di pace e di gloria sulla tomba
di quei martiri illustri.
Il tempio di Dio parve dedicato in quel giorno
all'apoteosi della sua creatura; i ministri dell'ara
gareggiarono col popolo di venerazione e di ri
spetto verso la memoria di coloro che gli uomini
e Dio avevano benedetto nel loro glorioso tra
passo. Al suono dei sacri cantici un fremito
sordo e confuso venne fuori da quelle turbe ac
calcate , e se tu avessi potuto posare contempo
raneamente la mano su quei petti agitati e com
mossi, avresti sentito palpitare i lor cuori colla
stessa veemenza e come s' egli erano un solo.
Un deposito prezioso, e tenuto caro fino a
quel giorno dai pochi, si conservava da quattro
anni in quel tempio: gli era l'urna modesta e
romita che custodiva gelosamente le ceneri dei
fratelli Bandiera, e che dovea farsi in quella oc
casione l' accusatore pi eloquente del carnefice

93
Re. Grande come monumento di un principio ,
ella attir sopra di s tutti gli sguardi del po
polo, il quale dalla piet per la vittima passando
ad un tratto all'abbominazione del boia, giur ad
alta voce di voler piuttosto morire che soppor
tare mai pi l'abborrita presenza degli autori
di tante nequizie. Che se quel giuramento ri
masto cionco finora , non dobbiamo richiamar
cene al popolo ; bens a quel nascere di con
tingenze nemiche che gli affransero e l'animo e
i polsi.
I giuramenti dei popoli non sono frivoli, n
bugiardi : animati dal senso intuitivo della loro
potenza, ci giurano ci che sentono e vogliono
sostenere a prezzo di fortuna e di sangue. E se
"viati che sono, ei non vanno sempre ugual
passo , ed ora allentano , or affrettano il corso ,
e si arrabbattano, insudano talvolta, procedono
lesti e prosperosi tal' altra, ei per vanno semPre, non si allenano, non impuntano mai, e vien
giorno alla fine, che a similitudine della giustizia
Divina, ei satisfanno pienamente a s stessi.
La notte del 18 al 19 la divisione calabroforte di 900 combattenti, e sette pezzi
artiglieria leggiera, mosse per a Spezzano Al-

94
baoese, ove, senza novit di sorta, giui
prese posizione la mattina del 20.
Sito, in verit, era questo di somma im
portanza, e da essere ad ogni costo occupato,
dopo che il governo provvisorio aveva voluto
riconoscere la convenienza d' instituire nella terza
Calabria un altro centro di operazioni strategiche
il quale avrebbe risposto al doppio scopo, e di
satisfare alla sua sicurezza, e di far urto
Busacca nel mentre che i Calabresi ragunati
piano della Corona piomberebbero sopra Nun
ziante in Monteleone. Sorge Spezzano sulla vetta
spianata d'una vasta montagna, taglia a mezzo
la strada rotabile che da Castrovillari mette
capo in Cosenza , e domina tutti i sentieruoli e
le scorciatoie che ramificandosi e divergendo in
varie guise pei sottoposti valloni , convergono
finalmente e s' imboccano in quella a' suoi piedi
Eccoti un punto la cui semplice occupazione , in
una campagna disputata tra armate regolari
colle medesime condizioni, avrebbe fatto arguire
d' una superiorit incontrastabile in chi se ne
t'osse impadronito.
Per quella guerra si combatteva tra due forze
di disparatissima natura. Stavano pei regi disci

95
plina, copia di mezzi e d'ogni sorta rincalzi.
All'incontro pativano difetto gl'insorti di tutti
questi vantaggi, e quindi tornava esiziale per
loro una guerra lenta , prolungata , a spezzoni.
E qui giova far osservare di passaggio, come
il governo di Sicilia aveva spedito in Calabria
una gente animatissima di caldo liberalismo, ma
non affatto scevra di tutte le imperfezioni e di
latti i vizii che sono connaturati, inerenti a
qualunque congerie di uomini, non avvezzi agli
ordini stretti e rigorosi della milizia.
N di questo ei potrebbe esserne chiamato
io colpa , stante una vera mancanza di corpi rego
lari nell'isola, se, rimontando pi addietro, o
facendoci a seguire d' occhio la sua gestione nei
tempi posteriori , non ci venisse fatto di rinvergarvi la sua ferma e perseverante risoluzione
di farsi causa di un tanto male.
Le bande calabresi erano in apparenza meno
irregolari delle sicule, essendo che in tutti i
comuni aderenti, erasi fatto il potere di accoz
zar compagnie pi o meno complete secondo le
istituzioni organiche della guardia nazionale. In
realt per s'incontravano in esse maggiori rintoppi
che in quelle, a volersene cavare un costrutto,

96
e ci nasceva dalla poca fiducia che le avevano
nei loro capi, dallo scoramento, che, guadagnando
gli animi di tutti del paese, avea guadagnato
anche i loro, e finalmente dalle mene incessanti
della reazione che avea largo campo di usar con
esse suggestioni, intimorimenti, tranelli.
Il popolo non ha la pazienza degli eserciti;
egli si desta quando si risente, e tra il o
risentimento e la riparazione non soffre lunga
dimora. L' attraversare questa tendenza irresisti
bile lo stesso che sopprimere la forza motrice
che l'anima e gli accapparra il trionfo. Ma nel
caso nostro questa tendenza non che essere in
tutto il suo vigore, era gi debole e fioca, e
quindi non meno che attraversarla, sarebbe stata
stoltezza non risuscitarla ed infonderle nuova
forza e valeggio.
Furono queste le considerazioni che dopo po
chi giorni di stazione sull'altura di Spezzano,
cominciarono a richiamar l'animo di Ribotti sulla
convenienza, o meglio, sulla necessit di abban
donare quel sito e correre sopra Cassano. Bisegnava attaccare, non aspettare d' essere attac
cati. La rivoluzione agonizzava : se secondava
la fortuna, un colpo risoluto poteva soltanto

97

rialzarla. Due avvenimenti differentissmi, ma eatrambo interessanti, concorsero a consolidare la


risoluzione di Ribotti. L'attacco del giorno 22 e
l'arrivo del Colonnello Longo. Favelleremo breve
mente dell'uno e dell'altro. Coli' alba del giorno 22
un corpo di regi forte di 1400 uomini circa, e due
pezzi di montagna, si avanzava per la strada rotabile
verso la posizione di Spezzano. Giunto alle falde
del monte ei distendeva a sinistra un'ala di caccia
tori, e procedendo col corpo di battaglia sull'i
strada maestra, la quale terminavasi a destra per
un vallone impraticabile, se ne veniva bel bello
sotto il tiro dell" artiglieria siciliana, la cui vista
eragli sottratta da un picciolo rialto di terreno.
da credere che i regi non supponessero i Si
ciliani possessori di sette pezzi d' artiglieria :
altrimenti ei non avrebbero preso il partito dif
ficile di aggredirli in quei siti. Lo scontro non
dur pi di un'ora. Poscia una fucilata ancor
viva, ma un correre da una parte, un persegui
tare dall' altra. I rivoluzionarii non avevano
durata molla fatica a piegare i loro nemici in
dirottissima fuga ; nna trentina dei pi svelti
ed animosi tra i Siciliani lor tennero dietro ac
canitamente, molestandoli sempre alla coda: fi

98
nalmente li t'imbucarono dentro i loro ripari, e
passarono la notte alla distanza di un miglio da
quelli, ove misero il campo.
Questo fatto miglior le disposizioni morali
del campo liberale: si rifocill nei Siciliani il
sentimento di loro superiorit verso le truppe
del re. AH' incertezza subentr nei Calabri la
speranza: essi avevano visto i regi da presso,
s'erano paragonati con loro, li avevano sgomi
nati, respinti II grido del cannone ripetuto dal1' eco di valle in valle, di costa in costa e di
vivagno in vivagno avea riconfortata una parte,
repressa l' altra per la circonferenza di molte
miglia. Giovava cogliere questa occasione, e ten
tare un colpo decisivo sui regi.
Quando il giorno 23 giunse in Spezzano Vin
cenzo Longo Colonnello di artiglieria. Egli abban
donava il comando delia seconda divisione, che
osteggiava nelle province di Reggio e Catanzaro
per farsi interpetre presso il Comandante Ribotti
dell' impazienza del governo sulla pronta realiz
zazione di un tentativo contro Castrovillari.
Lo sgombro di Spezzano , e la marcia sopra
Cassano , state (inora un' impresa necessaria da
compiere, divennero, dopo questo messaggio,

99

un impegno irrecnsabile. In conseguenza di ci,


spuntava appena il giorno 24, che la divisione
di Ribotti si metteva in via per a Cassano , la
sciando a custodia del paese evacuato due centi
naia ali' incirca di Calabri.
Penosissima marcia fu quella , e ci volle tuti
la carit patria di quella gente per condurla al
suo termine senza tirar fuori un'imprecazione,
una lagnanza, un lamento. Un'erta montagna a
salire, un arrampicarsi continuo ed affannoso su
per gli sterpi e i burroni che ne gremivano il
grembo , e sempre sotto la sferza insopportabile
di un meriggio di giugno, e senza che una fonte di
acqua per quelle balie incontrassero, ove rinfre
scare le aduste labbra , e spegnere 1' arsura dei
visceri, ecco la dura prova a cui quelle masse
soggiacquero. Non pochi toccarono in quel tran
sito dei gravi disordini alla salute; ci non ostante,
non si arrestava n si allentava la marcia; i meno
deboli venivano in aiuto di quelli, e li sorregge
vano, li trascinavano su. Un pensiero assorbiva
tutte quelle menti, e, sublimandone le potenze
dell' animo , imponeva silenzio alla natura bruta
che richiedeva riposo e minacciava di morte :
gli era la convinzione che al termine del loro

100

viaggio ei si sarebbero trovati pi vicini del


nemico.
Giunsero finalmente in Cassano. Da per ogni
<iov<- un accorrere , un affaccendarsi , un far di
tutio per ridestare la vita in quei corpi logori
<- rotti. Le donne primeggiarono in quell'atto
<ii carit generosa; ed era commoventissi'mo a
vedere , come di molti di quegli esseri delicati
e sensibili profondevano lor cure sollecite intorno
ad ospiti sconosciuti, li confortavano con ogni
maniera di attenzione, e quale con una bianca
pezzuola ne asciugava il sudore, quale ne am
morzava l'ardenza della sete, mescendo continuo
da bere , quale aiutava con le compagne a porre
a sedere i pi stanchi e sgravarli del fucile e
del sacco.
Cassano aveva una popolazione delle meglio
disposte in favore della rivoluzione; e la sua
giovent, aeclina al buono, una speranza di
pi per 1' avvenire della Calabria.
Alcuni hanno detto che quella citt non offe
riva una posizione strategica agi' insorti, perch
la fosse occupata da loro; bens era questo un
putito basso, scoperto , pericoloso, se si ha ri
guardo alla posizione dei quartieri nemici, ed

101
alle vie che potevano i regi tenere, i punti dove
riuscire, per aggredirli con sommo vantaggio di
terreno iin dentro ai loro alloggiamenti medesimi.
Fu quindi un errore militare assai grave del
Comandante 1' avervi condotto sua gente ; un
esperimento infruttuoso I' aver trambasciato tanto
per dirupi e montate, e andare in cerca di uu
luogo, dal quale (a giudizio sempre di essi) un
accorto capitano si sarebbe tenuto discosto - <jd
avrebbe fatto il doppio di sforzi, forse anco di
pi, per allontanarsene, se mai una necessit qua
lunque ve lo avesse a caso tradotto. Colesti ra
gionatori tacciono in pruno luogo di una circo
stanza importante, e quale, conosciuta, fa mutare
aspetto alle cose. Hibotti non men la sua gente.
io Cassano con l' intenzione di disporvisi a di
fesa; bens per tenervi una stazione molto pro
pinqua al campo nemico, e dalla quale, dopo
breve tratto di marcia , e con truppe fresche e
gagliarde, egli avesse potuto venirne all'attacco.
Battendo la via diritta da Spezzano a Castrovillari ei si sarebbe avvenuto in due gravi diflcolt nello assaltare il nemico , quali erano lo
scapito di terreno, la stracchezza della gente.
E per meglio conoscere i vantaggi e gli svan

102
taggi che la citt di Gassano offeriva , ed il co
strutto che se ne poteva cavare , e quello che
se ne volle, e di qual sorta , e con qual senno,
noi tenteremo di abbozzar fedelmente, e con po
chi tratti precisi, uno schizzo dei primarii ac
cidenti che contrassegnano quel terreno. Dopo
questo schizzo pi o meno ben fatto rileveranno
di leggieri i nostri lettori , come quella citt
era una stazione propizia in un marciare all'as
salto . e come nel tempo stesso non era un punto
s pericoloso e mal sicuro , come taluni vocife
rarono, in quel caso medesimo che l'oste nemica
si fosse mossa a dar battaglia in quei luoghi.
Una montagna senza forma assegnabile serve di
base a Cassano. Per la citt non che dominare
tutti i versanti di quella, non ne domina alcuno.
Quella montagna , dopo aver levato a stento
il suo dorso fra tante ineguaglianze che la tras
formano ad ogni passo, ora intercisa da val
loni che ne spaccano i fianchi , or ispida di poggi
e d' interrati che cancellano o rendono pi risen
tite le sue pendenze, si termina liiialmente alla
cima avvallandosi, si deprime a foggia d'una
conca, e sorge al fondo di questa Cassano. Quella
citt di conseguenza signoreggiata da tutti i

103
punti circostanti. Per, pei trequarti ali' incirca
del suo circuito, la non sormontata che dai
margini del vallone, i quali n troppo alti dalla
parte intcriore, n lontani dallo abitato tornavano
di facile custodia agli insorti: d'altronde non
potendo i regi venirne da quella parte , se non
dopo una marcia di due giorni, quelli avrebbero
avuto tutto 1' agio di riflettere al fatto proprio,
e di battersela per altra via, ogniqualvolta non
avesse fatto lor conto aspettarli.
Da un lato solo era Cassano terribilmente mi
nacciata: cio da quello ove il monte sformato
e bizzarro che la sostiene e ricinge, si ripro
duce in un dirupo scosceso, elevato e facnte presso
a poco un angolo rotto col fondo della valle.
Tenere la sommit di quel dirupo .e padroneg
giare la citt sarebbe stato tutto uno. I regi ,
non distanti da quello pi di dieci miglia, com
putati sulla strada rotabile che congiungeva i
due campi, potevano concepire facilmente il di
segno di muovere alla offensione e tentarne la
presa. I liberali , se colti nei loro alloggiamenti,
avrebbero fatto invano dei prodigi di valore,
invano mostro eroismo poco comune; ei dove
vano soccombere sotto 1' urto di un nemico fuor

104
di modo pi torte per numero e per posizione*
il quale li avrebbe presi o morti ; ch difficil
mente la si avrebbe potuta campar con la fuga.
se le cose state fossero assolutamente io
questi termini , n avesse presentato il terreno
una modificazione qualunque, opportuna , della
quale far uso a preservazione d' uno "scempio
totale , noi saremmo i primi a condannare quel
pensamento e quegli ordini che sposero a tale
repentaglio un'armata; ed il nemico non meno
austero di noi, avrebbe colto quella occasione
inattesa, quale duragli iu mano una vittoria
facile e piena.
Per il cucuzzolo di quel dirupo che a guisa
di castello sovrasta i pi alti comignoli del
paese, domina altres la strada battuta e gli
altri sentieri concomitanti, che sopra un declive
sensibile, serpeggiano, s'incrocicchiano, prolungansi da Castrovillare alla sua volta. Uua terza
riproduzione del monte assai pi fantastica delle
precedenti , si distende di costa al cammino bat
tuto, e vi forma un tal che di alpestre spalliera,
la quale incontrando a pie' della salita il veniente
da Castrovillari , e sempre a stanca precedendolo,
lo scorta fino al termine della sua ascensione.

10S
Gibbi di terra , avvallamenti e d' ogni maniera
irregolarit di suolo e difficolt di tragitto stauuo
dal lato opposto della strada rotabile, e chi vo
lesse contrastare ad altri quei valichi angusti ed
impacciati, troverebbe di che avvantaggiarsi ed
ottener di leggieri il suo scopoOr il comando generale della spedizione Calabro-sicula, non disconobbe n la gravezza del
danno che gliene sarebbe venuto allora quando
il nemico si fosse avanzato sino al ciglione del
menzionato dirupo, n il modo di assicurarsene
mettendo a profitto quelle agevolezze che la con
formazione del suolo oil'eriva, e che noi abbiamo
discorse ; talmentech , non appena arrivato in
Cassano, ei desiino un corpo di cento uomini a
bivaccare sulle alture che dominano l' abitato ,
e spignere le sue scolte in avanti lungo la co
stiera che rasenta la strada. Quella precau
zione lo mise al coperto di un attacco impreve
duto, e d'essere colto con infinito danno nel basso.
Di fatti se il nemico appressava, il Comando
Generale, avvisato dalla fucilata, sarebbe stato
tempo di raccogliere la sua gente , avviarla
compatta ed accettar battaglia sul!' alto.
Da tutto quello abbiamo discorso, possiamo

106
dedurne, che l'alto in Cassano non fu puoto
anti-militare, perch eseguito sulla marcia all'at
tacco, e perch, colle giuste precauzioni, non pe
ricoloso, quandanche il nemico avesse spinto a
quella volta le sue colonne.
Forse ci siamo intrattenuti a luogo nell'esame
di convenienza o sconvenienza di quella sosta ,
ma non al certo fuor di proposito; perciocch,
senza di ci, la narrazione di quanto accadde
poco ilopo l'arrivo degli insorti in Cassano, avrebbe
potuto indurre qualcuno dei nostri lettori a du
bitare del vero so >po di Ribotti nell' ordinazione
di quel movimento, o della ragionevolezza e dicevolezza di esso al momento che determin
una condotta.
Menzionammo di sopra le ragioni che svolsero
ed affermarono le mire di Ribotti sopra Cassano,
e tra tutte ne prelevammo due che vi contri
buirono a preferenza delle altre: adesso, a ribat
tere sul medesimo chiodo, diremo, che, a parte
di essere un'induzione naturale e comune l'aspet
tarsi maggior seguito e favore dopo l' avveni
mento dei 22, la fu pure una promessa, reite
rata le cento volte, abbellita colle tinte pi gaie,
llavvi in ogni tempo ed in ogni luogo un dato

iro d'esseri umani, possiamo dirlo una speche nuoce volendo far bene, e mentisce
quando esprime quello che sente : essi vivono
io un mondo di fantasia. Di costoro non era di
fetto in Calabria; e qui parliamo dei Siculi e
di quei del paese indistintamente, ch tutti al
lora vi stavano , ed erano consocii nel far il
bene come il male, e nel correre i perigli del
campo e nel bistentare al bivacco. 11 governo,
per mezzo del suo messaggio Giacomo Longo non
si mostr meno rispettivo degli altri nel dare
parole, e presentare le cose a traverso d'una lente
che le magnificava a dismisura e ne alterava i
contorni. Il Colonnello Longo che fu l' interpetre
della impazienza dei governanti , non lo fu molto
meno della loro maraviglia per la procrastinazione
di un fatto desiderato. Fu allora un bulicame
di promettitori ed una piova di promesse: i pi
immaginosi le creavano, le abbellicavano; la massa
pigliava l' imbeccata da loro, e ripeteva, aggiun
gendovi la sua mano di liscio , che rendeva le
cose o meno credibili o pi confortevoli. Le
Calabrie tutte si dicevano in grande sommovi
mento: l'armata Calabro-Sicula cammin facendo
per Cassano avrebbe messo ogni cosa in agita

OS

zione e rumore. Gli animi predisposti avrebbero


ricevuto ua eccitamento alla sollevazione io massa
e da per ogni dove torrenti di armati si sareb
bero divallati dai monti per fare pressa intorno
ai veterani della rivoluzione. Cassano avrebbe
fatto miracoli. Il nemico investito, cerchiato da
tante falangi sarebbe stato capovolto. La Gala
bria, affrancata in sua casa, avrebbe mandato a
sciami i suoi ligli alla liberazione della capitale
del reguo.
Non riflettevano cotesti declamatori , che le
masse facevano alla straniera colla rivoluzione,
perch la rivoluzione non aveva saputo scendere
al livello della loro ragionevolezza; non riflet
tevano, che intere popolazioni inchiodate alla
gleba per un pane scarso e nauseante, anzi in
debito col ventre che in credito colla scarsella,
non potevano abbandonare i loro lavori, se non assi
curati d' un sovvenimento giornaliero ; non riflet
tevano Qualmente che quando n' era stato tempo
uon si era percossa al capo la reazione , e che
la svolgeva allora le sue spire, si bilanciava
sopra s stessa ed abbrancava tutto un paese.
Or quelle promesse e quelle assicurazioni che
da s sole non avrebbero avuta l'efficacia d'indurre

109

una persuasione qualunque in alcuno , s' ebbero


qnella di afforzarne una che indipendentemente
di esse esisteva. Per Ribotti le furono un'appro
vazione, un inducimento , una spinta. Non c'
cosa che decida un uomo ad imbarcarsi di balzo
in un'impresa, ch'ei sta ruminando in cuor suo,
quanto quella sembianza di riscontro che la puole
avere con una opinione dominante.
S'era gi mosso per cotali ragioni da Spezzano.
Per, Ribotti non avrebbe fatto meglio a restarvi?
Noi, che abbiamo oggi sott' occhio gli avvenii menti che ne seguitarono, potremmo essere inj dotti a pronunziare l'affermativa. Ma che cosa
se ne sarebbe ottenuto da quel diverso procedere?
Certo una vittoria non mai , molto meno una
rivoluzione risorta, probabilmente minori disa
gevolezze di scampo pei Siciliani.
Intanto, com' era ben naturale, non tard guari
i farsi conoscere il gioco. Il vero , nella sua
spaventevole nudit, si svel ai pi e meno
'figgenti in Cassano. Le promesse non tennero ;
le popolazioni non che accorrere, si alienavano;
in' agitazione , un movimento esistevano tuttavia;
roa gli era il mareggio che seguila . non quello
che precede la tempesta. Il governo , che non

110

aveva saputo far sentire la sua influenza dentro


il ricinio medesimo della capitale, molto meno
poteva estenderla sino laggi. Il fatto del 22 non
era pi che una sterile rimembranza. Esso aveva
abbagliato , non mica commosso; se ne parlava
piuttosto con attonimento che con calore e come
d'una novella prodigiosa quale un lungo decorso
di tempo separa dalla generazione che la ram
menta. 1 montanari e i valleggiani della Calabria,
gente povera, derelitta, e che vive stentatamente
alla giornata , avevano virt bastante per uoo
odiare coloro che tenevano a distruggere ua
principato, qual'era l'autore di loro mali e di loro
sciagure; per, dopo ripetuti disinganni, ei sen
tivano un fastidio e come un incomodo a tener
dietro a cosa, cui s'erano invezzati ad assegnare
una fine infelice. I popoli come gl'individui fal
liscono di soventi lor fine, sol perch si con?in
cono falsamente di non poterlo raggiuguere.
Or quale diveniva lo stato dei Siciliani io
questo mutamento di cose? Stato terribile, sco
raggiente. Egli erano in Calabria , come i pad"
loro sulla costa di Cartagine, con una differenza
per, che i loro progenitori, in un momento i
entusiasmo, avevano appiccato il fuoco alle navi

1l1
e s'erano tolto a posta loro un rifugio, ed essi
sopraffatti dall'avversit, volgevano al mare lo
sguardo in cerca d'uno scampo, e non ve ne
scorgevano alcuno.
Ribotti e gli altri capi della Spedizione Sicula
rabbrividirono; e, bisogna dare la giusta lode
a chi spetta, molti di essi non tanto per loro
propri si accorarono, quanto per la gente cui
comandavano, e colla quale avevano battagliato,
convissuto e sperato per quattro mesi di vittorie,'
di vita.
Comunque i cervelli elaborassero, ovunque si
Vigessero, nebuloso ei vedevano e fosco. Pur
tuttavia una risoluzione importava prendere, una
i da tenere, tracciarla: bisognava slanciarsi
vanti o retrocedere; uon era partito accettabile
starsi, e far correre il fortunale senza giuocar
'i forza al timone. Ribotti convoc a tal uopo
1 capi dei corpi a consiglio , i quali si resero
li all'invito. Erano i Colonnelli Longo , Par
sila, Ventimiglia, Landi ed i Maggiori di Batglione Burgio e Scalia. 1 colonnelli Carduccio
elifrangi uffiziali Calabresi vi intervennero
che loro, per come persone di fiducia e
diritto a votare.

112

La discussione fu lunga, calorosa, come snoie


comunemente accadere allora quando la vorsa
sopra un terreno scabroso, ed i partiti che si
propongono o si possono proporre sono tutti
difficili e pericolosi. Ribotti, intravedendo innume
revoli rischi tanto nel torcere indietro che nello
spingersi avanti, non aveva n mutate, n modi
ficate le sue risoluzioni : anzi vi si appiccicava
ognora di pi. con quella maggiore ostinatezza
che un'opinione contraria suoi darci, se la va
cilla ancor essa per molti capi e non offre quelle
sembianze spiccate di verit , di giustezza che
convincono addirittura. Egli faceva a somiglianz
di quello che , stando aggrappato e spenzolone
dal davanzale esteriore di un'alta finestra, e
che al di denlro vede l'incendio, al di fuori il
precipizio, sceglie finalmente di lasciarsi correre
a picco anzi che ricacciarsi in quella stanza in
fiammata che gli farebbe di rogo e di tomba.
Dividevano il pensamento di Ribotti il Colonnello
Lungo od il Maggiore Scalia.
Per gli altri quattro del consiglio opinavano
diversamente; e. secondo l'avviso nostro, di
maggior corrispondenza colla natura dei fatti i
loro ragionamenti arguivano.

113
JD quanta speranza, con qual senno, favel
lavano costoro, c'impegneremmo noi di buon
grado in un fatto che bulica di rintoppi? e quale
fallito, intristirebbe di lancio le sorti gi triste
abbastanza della spedizione Siciliana? Non aversi
pi a rianimare una rivoluzione, ei soggiungevano,
bens a salvare una gente, la quale, affidandosi
in quella, avea traversato un mare difficile, le
aveva offerto il suo braccio, ed or senza aiuto
di sorta abbandonata n'era ad un tratto. - - La
rivoluzione, la essere una cosa spacciata:
fatto del 22 non aver prodotto i meno sperabili
effetti: quando la anderebbe buona anche questa
volta, qual cosa ei non speravano affatto, non
avvantaggiarsi certo di molto, tornarsi sempre
da capo. ~ Sul governo non doversi contare
per nulla : averne gi pieno il sacco , e dei pue
rili provvedimenti e delle fatue promesse. - - La
gente, capitanata in Campotenesi da Mauro, pre
sentar tutti i sintomi d' una dissoluzione precoce,
imminente; patirvisi inopia di tutto, non pagarvisi i soldi, regnarvi il fastidio, l'esitazione, e
per soprassello la diffidenza. Nei campi della
prima Calabria non porgere migliore aspetto le
cose - le ultime nuove che se ne avevano , non
8

114

dare indizio che di ristagno, di assopimento, di


letargo. I deputati delle Camere disciolte
quelli soli che avrebbero possuto infondere
vita tenace , attaccaticcia al movimento delle
Calabrie , non doversi pi attendere , se non da
chi era brullo del pi comunale intendimento.
Chi non vi si era reso prima , quando erano pi
verdi le speranze, e fresca la memoria dell'in
sulto sofferto , molto meno volervisi rendere poi,
in quello sfasciarsi di cose ed imbruscar di for
tuna, e dopo che un decreto del nuovo ministero
creava le nuove camere , e riapriva i comizii
elettorali. Qual partito, conchiudevano, resta
dunque a proporsi, quale ad accettarsi, se non
quello che risponde meglio alla salvazione della
nostra gente, di noi? Non pi n dovere
n interesse nostro far causa comune coi Calabri.
Essi battono una via che conduce ad abbas
samento, a lutti, a danni estremi per loro; per
noi, se ci accomuniamo con essi, al precipizio,
alla morte. Ed in vero qual' la nostra posi
zione? quale di essi? Ei sono in casa loro, pos
sono restituirsi ai loro tetti, i pi promettersi
di tornarvi inosservati come ne sono usciti, molti
di potervisi senza molestia mantenere. Dei

11S

compromessi, come conti del paese, possono ta


luni rimboscarsi , venirne a spiaggia tal' altri e
trovarvi un imbarco e fuggire. Or qual differenza
tra Ja posizione loro e la nostra ? Noi siamo un
corpo numeroso, compatto, ingnaro delle localita
topografiche del paese e con sette pezzi di arti
glieria e i treni corrispondenti a difendere, anzi
che a difenderci con essi. Non possiamo divi
derci per non incorrere in perigli maggiori; pur
tuttavia restando uniti diamo nell'occhio al ne
mico, e non potremo sempre schivarlo. Ora , se
assaliti con forze esorbitanti dai regi, dove tro
veremo un rifugio, dove uno scampo? Il mare
ci segrega dalla nostra terra , ci nega di rien
trarvi. Bisogna dunque cercar modo, senza sciu
pare un tempo prezioso, a provvederci di un
mezzo pronto d' imbarco ; e intanto che non
giunge quel giorno che potremo lasciar questa
terra, bisogna adoprarci in maniera che schiviamo
a tutt' uomo gli scontri, che deludiamo il nemico,
che ci tenghiamo illesi ed uniti. Laonde proponghiamo che non si attacchi il nemico in Castrovillari, che si pieghi subito sopra Cosenza, e
per ultimo che si mandi al governo di Sicilia un
nostro messaggio il quale l'istruisca appieno della

116
nostra posizione, lo edifichi del nostro operato,
e solleciti la spedizione di due vapori alla volta
di queste spiaggie.
La prima e 1' ultima parte di questa propo
sizione furono votate ed accettate colla maggio
ranza di quattro voti contro tre. La seconda diede
luogo a pi lungo dibattimento: finalmente, sulla
considerazione che l' approdo dei vapori alla
marina di Corigliano sarebbe stato pi facile che
altrove, e che l'indietreggiare avrebbe accresciuto
baldanza nel nemico, paura negli amici, fu de
ciso ad unanimit di abbandonare la posizione
incommoda di Cassano e prendere alloggiamento
in Fruscinoto, piccolo villaggio sulla destra di
Castrovillari, poco discosto da Cassano e posto
sopra un'altura molto suscettiva di difesa.
Restava per ultimo a destinare una persona
avvisata e discreta per l'esecuzione del messag
gio. Non sappiamo con quanto sano consiglio si
arrest la scelta sul Maggiore Scalia , il quale
non era tal cima n tal rarit nelle doti richieste
da far porre in non cale quella naturale svoglia
tezza , e talvolta avversione , che suoi mettere
1' uomo al compimento di una cosa ch' ei disap
prova e condanna.

w
Un rapporto ufficiale diretto al Ministero di
Sicilia fu consegnato a Scalia (1), gli si comunica
rono verbalmente i segnali, ai quali i Siedi della
Calabria avrebbero riconosciuti i legni soccorrevoli;
caldissime istanze si aggiunsero , onde , per quanto
era io lui , l' invio dei vapori appo il governo
sollecitasse ; finalmente egli ebbe commiato ed
Kiue di mettersi tosto in viaggio.
,1) Ecco i termini coi quali il consiglio di guerra
conchiudeva il suo rapporto al Ministero di Sicilia :
U sol partito restava, quello d' imbarcarci alla
marina di Corigliano nel golfo di Taranto , e a pochi
passi della nostra posizione di Cassano. Mentre due
vapori facendo il lungo giro della Sicilia vengono a
prenderci sulle coste del Ionio , noi faremo il possi
bile per sostenerci innanzi Castrovillari , e in ultimo
ci salveremo nella Sila restando sempre a portata di
imbarcarci alla marina di Corigliano,
Segretezza nel movimento dei vapori, e sollecitu
dine ci fanno certi della buona riuscita del progetto.
Ad ogni modo tutti i nostri son pronti a morire colle
irmi alla mano senza abbandonare le artiglierie , se
il soccorso che si domanda non giunge a tempo.
Le cose andando male noi faremo imbarcare eziandio
tutti i capi principali della rivolta mancata , onde

118

La salute di 700 individui dipendea dalla mag


giore o minore alacrit che Scalia avrebbe spie
gata nel compimento della sua commissione !
Per il giovane Scalia, d'animo fervido, ma
leggiero e soggiogabile da un' eloquenza vibrata,
aggressiva e procacciante qual' quella del Col.
Longo, trasgred gli ordini ricevuti e procrastin
la sua partenza. Abbiamo detto come tre soli del
sottrarli ali' ira del despota che impera in queste belle
e straziate contrade.
Ribotti G. Longo col. M. Delle Franci col.
Errico Fardella col. Carlo Gran Monte col.
Cav. Costabile Carducci col. A. Scala magg.
F. Burgio magg. Tommaso Laudi col.
Noi abbiamo riportato questo brano del rapporto,
non tanto perch' ei venisse in appoggio dei fatti che
abbiamo narrato, quanto per far conoscere ad occhi
veggenti la realt del pericolo che allora correvano
i Siciliani, e mettere la loro condotta al coperto di
qualunque calunnia. Di fatti le firme di Carducci e
Delifrangi , ambedue uffiziali calabresi, e non tenuti
alla sottoscrizione di quello , sono una prova irrefra
gabile , che la posizione dei Siciliani in Calabria era
gia scabrosa, precaria, e richiedeva assolutamente ri
soluzioni di quel genere.

119
consiglio portarono opinione di non tergiversare ma
d' investire il nemico. Ora faremo osservare come
Ribotti, bench uno di quelli, s'era gi fatto
legge del dovere, e piegato volentieri alla deci
sione del consiglio. Per altro, a che scompartire
con altri una responsabilit che tanto il vessava,
se poi, un momento dopo, e quando pi grave
era il danno, ei doveva riaddossarsela intera per
incorrere nel doppio demerito di aver capitato
male e di aver trasgredito ?
Quanto al Maggiore Scalia, bench poco persnaso della gravezza della sua missione, pure
non si sarebbe rivoltato apertamente contro gli
ordini di un potere superiore, e pi o meno
speditamente sarebbe andato al suo destino. Non
n fu che Longo, il quale non seppe, n darsi
, n imporsi silenzio e rispetto sulle misure
rttate dal Consiglio di guerra. Egli al contra
rio se ne adont , e propose nell' animo suo
attraversarle , tirarle a vuoto , fare il potere
imporre altro verso alle cose. Basse mire
private non erano in lui; per di un tempera
mento impressionabile , e suscettivo di esagerate
modificazioni , egli era soggetto ad escandescenze
impetuose, a slanci repentini, a sconsideranze

120
fatali. Terribile oppositore ci riusciva pertanto;
suste nobilissime ed indole furibonda lo rende
vano un battagliero indomabile , atto a fare grandi
cose, e delle grandi ne avea gi tentate e com
piute.
Giovinissimo, e quindi in tempi ancor orbi di
lumi e di fede, egli era gi adulto nell'amore
d' Italia , e partecipava alle sane credenze dei
pochi veggenti che precorrevano il lento decorso
del secolo. N l' interezza della sua religione
n' ebbe a soffrire il menomo diffalco , allora
quando , giovine ancora e novizio , entr nel
regio corpo d' artiglieria di Napoli , e v' indoss
l'uniforme: che anzi, con grave suo rischio, fu
visto farvisi l' apostolo delle nuove dottrine , e
studiarsi d' ingentilire i suoi compagni d' arme ,
sollevarne lo spirito, farne soldati cittadini. Que
sto suo portamento non tard guari ad eccitare
i sospetti del governo napoletano , e disgusti glie
ne vennero, persecuzioni e dolori; e quando
ancor sordo rumoreggiava per l' Italia il ruggito
dell' uragano vicino, e si cumulavano i suoi flutti
sulle antiche rive del Tevere, la diffidenza del
governo, fatta pi feroce di prima per aumento
di paura, in un carcere duro lo chiuse, e con

121
esso parecchi altri uffiziali napoletani che ave
vano dimestichezza con lui , ed animo gentile ,
capace di pi nobili sensi che quello d' insultare
o restare sordi alle lamentanze di un popolo.
Per, la veemenza delle sue affezioni doveva
aprirgli ancora una strada onde sottrarsi ai suoi
nemici e dedicarsi tutto per quelle : e di fatti ,
a d 16 gennaro 1848 , in compagnia di Vincenzo
Orsini su compagno di sventura, ei fuggi come
per miracolo dall' attendamento napoletano dei
Quattro Fenti in Palermo , e si refugi, nel fitto
dell'insurrezione, in citt. Quant' abbia meritato
dalla Sicilia io potr dire Palermo che lo ricorda
tuttora infatigabile al lavoro , eccellente nella di
rezione delle artiglierie , intrepidissimo al fuoco :
lo potr dire Messina che lo pianse partito , e
che, per la sua perizia nell' arte , ed affetto alla
patria, lo desider ardentemente, quando sfacellata,
incesa e cruenta vide periclitare e conquidere
le sue libert contrastate.
Ma la sua gloriosa carriera finiva in Sicilia
od almeno l si arrestava: ch in Calabria ei
doveva commettere una tale imprudenza , quale
avrebbe resa inevitabile la rovina de' suoi com
pagni , l' estrema di s. Di s , che geme tuttora

sotto i cancelli di un carcere perpetuo, peua


eruditissima alla quale condanna la clemenza di
Ferdinando di Napoli, se mai ti fa grazia della
vita! La derisione egli aggiunge alla ferocia, e
non ti da la morte, perch ti ha chiuso vive in
un sepolcro.
CAPITOLO IT.

ATTACCO DI CASTBOVILLARI. RITIRATA DEI HIVOLUZIONARI A SPEZZANO. SBANDAMENTO DELLA TRUPPA


DI MAURO. RITORNO DEI SICILIANI A COSENZA.
FATTO DEL GIORNO 3 DI LUGLIO. SGOMBRO DI CoSENZA. ARRIVO A TIRIOLO. IMBARCO ALLA MARINA
DI CATANZARO.

Due opinioni s' erano disputata la prevalenza


nel consiglio di guerra; attaccare il nemico, schi
varlo. Amendue queste opinioni avevano i loro
fondamenti di ragione. Fondavasi la prima sulle
probabilit di far colpo in un fatto ardito , ben
concertato e condotto: riconosceva la seconda
il contrario di questo, e fondavasi di conse
guenza sulle grandi agevolezze allo scampo che
il temporeggiarsi offeriva. L' una metteva a

123
Icolo l'indolenza, la dappocaggine, la vilta
nemico; l'altra il suo numero, la disciplina,
stallo. Fidava quella in uno sforzo estremo
rivoluzionarii , ne diffidava questa ali' incone rifuggiva di esporre ad un esperimento de
ivo quella buona opinione ch' eglino avevano
loro medesimi, e quale ne faceva ancora una

nata.
JUDO di questi pareri non aveva per s n
atero torto n l' intera ragione : era quistione
ii maggiore o minore contemperanza colla natura
delle cose ; non gi d' intera convenienza dell' uno
e sconvenienza totale dell'altro: erasi in uno di
quelli casi eccezionali ed avviluppati , nei quali
non si pu , con un taglio netto e preciso, scindere
il giovevole dal nocivo , e dire con convincimento
perfetto : fa questo per me , lo ritengo ; quello
non fa, lo rigetto.
Nondimeno una sola cosa avrebbe fatto sempre
bene alla spedizione siciliana , sia che tal parere
si fosse adottato, o tal altro: la era una perfetta
unanimit di voleri , e di conseguenza un' unit
di azione.
Or , il consiglio di guerra , quand' anche avesse
votato pel partito delle ostilit , qual' era s

credere nostro , meno confacevole deh' altro


colla qualit delle cose, avrebbe sempre, non
ostando una volont sregolata e ribelle, avrebbe,
diciamo, a quel bisogno primo provvisto. Esso
avrebbe riunito i discrepanti voleri dei duci
della gente , e lor dato spinta comune : dopo una
intesa salutare sul da farsi , avrebbe fatto certo
ognun d' essi della cooperazione degli altri all' ottenimento di quanto si era convenuto , istrui
tolo della sua parte, messolo nella condizione
di non poterne disconoscere i termini, o negligerne,
senza delinquere di ribellione , i bench minimi
obblighi. Il Comando generale, incaricato della
condotta d' un' impresa difficile e responsabile
della sua migliore riuscita, avrebbe operato il
possibile per usufruttuare tutte le condizioni che
avrebbero mostro confacenza col maggior bene
o il minor male di quella. La formazione di un
piano di attacco avrebbe precesso qualunque
movimento della divisione. Finalmente, e questa
era un' operazione che pi di ogni altra impor
tava , il preallegato Comando generale non
avrebbe postergato d'indettarsi col Comandante
dei Calabri di Campotenesi sopra una mossa si
multanea delle due forze, ed un urto, a tempo

125
assegnato , sor ambo i fianchi della posizione
nemica.
Allora un tentativo sopra Castrovillari avrebbe
tolto sembianza di un fatto dubbio, azzardoso
se Tuolsi ; ma non mica da sconsigliati o da stolti,
quale quello ch'ebbe luogo , e che noi narreremo,
avr potuto rappresentarsi a chi ne ha contem
plato i modi e gli effetti, senza possedere la
giusta cognizione delle cause che stranamente il
produssero.
Noi metteremo alla luce del giorno quelle cause
strane e fatali , e tutto che la verit degli av
venimenti che narriamo dovr far cadere il bia
simo di un malfatto sull' uomo generoso e sof
ferente . ci nulla di meno non ci scosteremo un
pelo da quella. La nostra storia non ha cuore
di fiera , ma neppure di donnicciuola : ella com
piange l' uomo che falla ; ma nota la colpa ; ch
la scrive per gli uomini , e non per 1' uomo , e
s non agogna ad illudere n altrui. Che se nel
suo corto viaggio la segnala pi difetti che per
fezioni, maggiori vizii che virt, e queste nen
sempre scevre di nei, e quelli spesso senza am
menda, contumaci, riluttanti; ci non si ascriva
ad una sua particolar preferenza di tenere pi

126
presto un modo che \' altro e di esilararsi nella
ricerca del vizio anzi che in quella della virt,
beasi ci si ascriva a quelle non ancor tutte
buone condizioni dei tempi che viviamo, quali
fanno 1' umana natura essere tuttavia quello che
pu non quello che deve, cio lavorante per la
sua perfezione, ma non ancora perfetta e lungi
molto dall' esserlo.
11 giorno 25 . al tramontare del sole, una ri
vista generale ebbe luogo sulle alture di Cassano.
Il Colonnello Longo vi arring calorosamente gli
armati , i quali , non indotti in sospetto sulla
gravezza del loro pericolo, ed ignari d quello
s'era discusso in consiglio, accolsero le calde
parole del fervido oratore con applausi clamorosi
e veraci: ed ei ne avevano ben d'onde, sendo che
Longo compendi il suo discorso in una fastosa
promessa ch' eglino avrebbero veduto quanto
prima il nemico. Quella promessa , a chi cono
sceva il midollo delle cose, parve un ripiego
felice usato artatamente da Longo per allenire la
ansiet degli armati, e colorare alla meglio i
movimenti da farsi : per , in realt , (chi mai
1' avrebbe sospettato?) la non era n un ripiego,
n una simulazione ingegnosa ; era bens un' esa-

127
sione spontanea del pensiero fisso e tenace che
agitava queil' anima intraprendente.
Fatto ritorno in Gassano, gli armati s'erano sparsi
pei loro ritrovi, gli alloggiamenti, le vie, e dati
in braccio ad un'allegria maggiore della consueta :
quando una voce bugiarda di un movimento dei
regi si trasmise di bocca in bocca, si comunic
come il fuoco da una punta ali' altra dell' abitato
e suscit di repente 1' allarme. Egli era un av
viso strano , senza origine nota , del fare mede
simo di quelli ch'erano soliti correre due e tre
volte al giorno il campo rivoluzionario , e tenerlo
in una sospensione di animo incessante e tediosa.
La paura ha vergogna di s quanto la fellonia ,
la scelleratezza; e forse qualcuno di questi falsi
allarmi si avrebbe potuto attribuire anzi a quella
che a queste: per quel continuo succedersi loro ,
senza che un indizio o uno spaventacchio qua
lunque giustificar li potesse talvolta , faceva ar
gomentar di leggieri che le origini loro non sem
pre nella paura, ma in una volont malvagia li
avessero, la quale non lasciava nulla intentato di
sotterraneo , di tenebroso e di cupo , per fiaccare ,
senza cimento di sorta, la perseveranza dei liili.

128
A quell' annunzio inaspettato gli avamposti
slanciarono innanti , s' illumin la citt di s
Cantmelle, ed un correre, un chiedere, un guai
no gridare vario , confuso , tumultuoso, surse
tutte le bande a formare l' assieme di quella
bita scena di spavento e di allarme.
Intanto i tamburri batterono a raccolta , g
armati corsero alle proprie bandiere e si marci
verso la sommit del dirupo. Giunto al mezz
della via tra Castrovillari e Cassano, il Coman
dante Ribotti ordin la fermata della divisione
,- la dispose in aspetto: ma ottenuta in breve
certezza, che i regi non erano usciti dai loro
ridotti , e molto meno avevano voglia di farlo ,
ordin si levasse il campo e si rientrasse in Cas
sano. Solamente una brigata di 150 individui ,
rafforzata di due pezzi di artiglieria di monta
gna, ebbe destinazione diversa e interessante;
qual' era di spingersi ancora pi innanti sulla
strada per a Castrovillari, e giunta alle vicinanze
di quella citt volgersi a dritta ed occuparvi un qual
che sito propizio , d' onde allo spuntare del giorno
avrebbe potuto scoprirsi al nemico. Questa mossa
mirava a due oggetti: l'uno di svolgere nel ne
mico una persuasione erronea sulle intenzioni e

129
stato dell'oste rivoluzionaria, l'altro di spiare
ttitudine di quello con maggiore agevolezza ,
servire come avamposto, e, in caso di sconcome punto di appoggio al corpo dell' ar
che, battendo quella strada stessa, dovea
trasferirsi in quel giorno a Frascineto e locarvisi a
tenore della risoluzione del consiglio di guerra.
Il comando di quella brigata fu dato a Longo.
A quanta soddisfazione se 1' abbia questi recato,
chi ha letto il precedente capitolo ed ha notizia
di qual prepotente pensiero era divenuto ligio
queil' nomo, lo immaginer facilmente; com'egli
abbia usate, o per dir meglio, abusate le sue
facolt, noi adesso il narreremo.
Ed in primo luogo, pi presto che divertire
a dritta , giunto ali' imboccatura dell"' espansa
'aliata, al cui fondo Castrovillari, ei pieg
bruscamente a sinistra; ed inoltrandosi , conte si
direbbe , fin sotto al naso del nemico , dispose
la sua truppa sopra un poggetto di leno declive,
ingombro di pi folta alberata ai lembi che sulla
schiena, e quale non porgeva alcun elemento di
resistenza ali' infuori di un vasto e deserto casa
mento , che a foggia di una bicocca abbandonata
rminava alla cima.
9

130
Spuntavano i primi raggi del sole, quando la
brigata rivoluzionaria scoperse da quel punto
elevato la citt di Castrovillari, il recettacolo
dei regi. Figurati una valle verdeggiante per
rigogliosa vegetazione, sparsa di piccole e sva
riate prominenze, ove la natura abbia copiosa
mente trasfuso tutto il suo bello campestre; pro
ietta questa valle sopra una massa ingente di
montagne che a guisa d' una muraglia titanica
la chiudono al fondo ed ai Banchi , e ti avrai
per approssimazione l' immagine di quella tela
reale e vivente sulla quale si disegn Castrovilluri allo sguardo del drappello rivoluzionario.
Quella citt aveva voce di paleggiare ostina
tamente pel re. Alla vista degl'insorti le cam
pane vi suonarono a stormo, i t'imburri a rac
colta; ed un vario frastuono di gridoni e di con
centi militari , ripercosso dal1' eco della valle ,
avvis gli insorti dei gravi pensieri che la loro
comparsa in quei siti aveva originato nei regi. Di
fatti si aspettarono quelli ad una loro sortita, e
stettero a lungo in sull'arma. Ma nessuno compar
ve; e non che avere a sbrattare, per una forza pre
valente, la posizione, ei si assicurarono finalmente
non sarebbero stati obbligati neppure a difenderla.

131
tanto al volgere della seconda met di quel
giorno, il corpo della divisione, divorando la ri
pida salita di Cassano nel fitto d' una intensa
caldura , giungeva nei dintorni di Castrovillari ,
e si riuniva alla brigata di Longo.
Un' anzia crudele si leggeva sull' assieme di
quelle maschie fisonomie, cui l'alterazione ed il
ribollimento del sangue aggiungevano una tinta
cupa e feroce. Eglino di fatti accorrevano a qual
che cosa di grave. Il Colonnello Longo, deside
roso di venirne alle mani coi regi, e per sot
trarre la divisione in quei luoghi a marcio dis
petto delle risoluzioni del consiglio di guerra,
a*wra avuto ricorso ad un' invenzione scaltrita ,
ma criminosa, e, per gli effetti che andava a
partorire, fatale. Egli aveva spedito l' un dopo
l'altro due messi straordinari al Comando Ge
nerale in Cassano, coi quali gli dava ad inten
dere, come i regi s'erano gi mossi per attac
carlo nella sua posizione, e come, nelle condi
zioni in cui si trovava, ei correva pericolo di
essere sgominato o distrutto, se non protetto a
tempo dall'intera divisione, e di perdere in
ambo i casi i due pezzi d' artiglieria che gli
no stati affidati. Era falso che il nemico

132
avesse accennato ad un assalto; pi falso an
cora , che la brigata rivoluzionaria non avesse
potuto eseguire una ritratta sicura e felice.
Disgraziatamente andarono le cose come Longo
aveva voluto e sperato. In sulla giunta dell'in
tera divisione, i pi ardimentosi si fecero sotto
le mura di Castrovillari e scambiarono qualche
fucilata coi regi. L'indisciplinatezza, umore pro
prio di tutte le truppe irregolari, procacci loro
non pochi imitatori , ed in un battere d' occhio
un fuoco ben nutrito e micidiale fu impegnato
da ambo le parti. Indarno Ribotti egli altri capi
della divisione, imprecavano contro quegl'incauti
che per eccedenza di entusiasmo avevano rotto
ogni subbordinazione, e compromesso la loro sa
lute; indarno si spiccavano ordini che cessassero;
le ordinanze incaricate dell'esecuzione di quelli
o rimanevano a far causa comune coi disobbe
dienti, o tornavano colle mani vuote.
La fucilata seguiva intanto accanita; i regi
cedendo ali' urto sregolato ma impetuoso dei ri
voluzionarii, indietreggiavano, e si concentravano
sotto le mura; la profonda e larga scanalatura di
suolo che a guisa di fossata protegge quel fianco
della citt , era gi in potere degli assalitori.

133
Ma quel primo successo non poteva condurre
ad alcun risultato positivo. Se i regi avevano
paura , avevano altres dove appiattarsi , da dove
ferire non visti , e resistere ; ed egli erano gi
celebri in quel dato genere di resistenze. D'altra
parte il numero degli assalitori non ammontava che
al quarto della loro cifra, e la notte che soprav
veniva avrebbe aiutato a crescere fuor di modo
le disaggevolezze dell' assalto. Le artiglierie anzi
che aggiungere allearmi liberali, erano loro di
impaccio in quel fatto; ch le non erano adatte
a battere in breccia, e difettavano di munizioni.
Conveniva dunque, per tutti i rispetti, impedire
quella lotta sconsigliata , e fare retrocedere la
gente, pria che la si fosse convinta di avere
avuto a combattere con un'oste superiore di forze,
e toccato, contro ogni buona aspettativa, una
delusione , una sconfitta.
Ribotti non titub un istante nel rendersi
un esatto conto della natura e dell' importanza
degli obblighi ai quali egli doveva dedicarsi in
quell' impiglio inaspettato di eventi, e pens di
conseguenza a praticare un ultimo sforzo nel
l'interesse di salvare, intera o parte, la buona
moralit degli armati , unico appannaggio che

134

loro restasse in quel suolo. Cos un' allucinazione


soverchiante non gli avesse interdetto la cogni
zione di un vero che lussuriava di evidenza; che
egli avrebbe riuscito di certo all'ottenimento del
Gne suo. Ma la stima e l'affetto ch'egli portava
al Colonnello Longo, e che, per le parti eccel
lenti ch'erano in questo, avevano fondamenti
sodi, profondi, e quali non ponno smottar facil
mente , lo fecero travedere nell' apprezzamento
di intenzioni gi chiaramente manifestate, ed e
commise un errore gravissimo. Egli ordin ,
che il Colonnello Longo , alla testa di 100
individui e due pezzi di artiglieria , si por
tasse sul luogo dell'attacco, ed ivi, facendo buon
uso della sua popolarit, i riluttanti richiamasse
al dovere, e nella ritratta gli ordini lor proteg
gesse, qualora il nemico, alle cui porte ei bat
tagliavano, uscito fosse a sturbarli. Longo non
poteva desiderare di pi : giunto a portata dell'ar
me nemica, si mise a capo dei disobbedienti e
fece tuonare il cannone.
Il fatto vest allora tutte le sembianze di no
assalto pensato; il recedere era per trarsi dietro
gli effetti sinistri di un colpo fallito. Demora
lizzava i rivolnzionarii; cresceva animo ai regi.

sava uo momento eccezionale , nel quale perre totto senza aver tutto cimentato, non che fare
juire di circospezione averebbe notato di pusilnimit. I) altra parte lo strepito del cannone e
continuazione della zuffa facevano gi tumul
are coloro medesimi che avevano tassato d1 inl>bordinazione i loro compagni : ora ei borbottaano contro i disponimenti che li tenevano tuttora
appartati da quelli, minacciavano di fare a lor mo
do e a fatica che i capi loro potessero raffrenarli
ancora per poco, ed aspettare istruzioni, onde
correre alla rinfusa ed accrescere lo sgominio,
quelle istruzioni, parte suggerite dalla ne
cessit, e date da Ribotti pi presto per allegiamento di coscienza, che per convinzione di
agir? in conformit di una idea preconcetta e
fattiMle , s' ebbero finalmente ; ed altre brigate
si distaccarono allora dal corpo della divisione,
le qmli sopraggiunsero a rafforzare gli arditi
possessori della fossata, e continuare con essi
uno scialacquo infruttuoso di coraggio e di san
gue. Ed n vero non mancarono in quelle poche
ore di mischia n fatti gloriosi n perdite lagrimevoli II Capitano Calabro Francesco Mosciaro
^'incontri con altri la morte del prode.

136
Per la notte che calava sull'orizzonte e le
insistenza tuttavia indeclinabile dei regi valsen
finalmente ad arrestare quell'insano conflitto, cte
gli ordini superiori non avevano potuto impedire,
n tampoco cessare. I liberali sforniti dei me*zi
acconci e delle forze necessarie per l'espugna
zione del ridotto nemico , riconobbero alla piova,
che egli erano incapaci di spingersi pi. oJLre,
e che il mantenersi tuttavia sul greto del tor
rente era lo stesso che farsi bersagliare e spe
gnere impuiiemente dai regi. L' unica flbra dlla
loro potenza scadde allora nei loro petti , ed ei
vacillarono. Longo medesimo che un momeito
prima avea farneticato di espugnazioni e vittorie
tocc con mano la sconsigliatezza del fato.
11 cannone ammutol, si rallent lo scoppieto,
e fecesi di mano in mano pi rado. Per odine
del Comandante si batt allora a ritratta.
Cos quella giovent che fiera poche ore prima
e gagliarda erasi fatta ai margini del urreute
e palmo a palmo l'aveva conteso e guadagnato ,
fu vista allora, atteggiato lo sguardo al (espelto,
inerpicarsi in disordine per l' erta sjonda di
quello; e furono compassionevole sprttacolo i
duri contrasti, che al povero barluoe di un

137
morente crepuscolo, la dovette condurre e su
perare per distrigarsi da passi or ingombri di
boscaglia e di massi , ora frananti per ghiaie ,
ed aggiugoere alla desiata pianura e guadagnare
con essa uno scampo.
La divisione rientr quella notte medesima
in Cassano. Ribotti e gli altri capi dei corpi
furono gli ultimi nella ritirata. Certo il valore
spiegato dai rivoluzionarii in quella giornata
ebbe ad incutere rispetto sommo delle armi loro
nei regi, onde questi non si fossero slanciati
sulle loro pedate , e non li avessero molestati
nel ritirarsi.
Longo , con una armata regolare, avrebbe su
bito un rigoroso consiglio di guerra, e dato alla
disciplina militare un esempio, ai suoi commi
litoni un dolore. Per eolle condizioni che erano,
avvenne altrimenti; vai quanto dire, non si fece
motto dello accaduto. Il Maggiore Scalia, non
trovando pi pretesti a colorare la posterga della
sua partenza, sebbene non fosse ancora persuaso
della importanza della commissione ricevuta ,
pure alla domani dal fatto di Gastrovillari (era
il giorno 27) prese la via di Paola per cercarvi
un imbarco e condursi in Sicilia.

I dintorni di Castrovillari rosseggiarono di


nuovo sangue in quel giorno. Il prode Calabrese
Mileto. calandosi a valle dai gioghi di Campotenesi, si present con 400 combattenti sui lato
sinistro di quella citt ed attacc il nemico.
Ecco le cagioni di tale discesa e della pugna
che ne segni.
Ribotti, ricevuto il rapporto scoraggiente di
Loogo, s'era affrettato il d precedente , in sul
partire da Cassano, a spedire un messo straor
dinario a Campotenesi , per richiedervi il Co
mandante Mauro di un rinforzo pronto e vale
vole. Se quel rinforzo fosse giunto a tempo il
domani , ei se ne sarebbe servito per procurare
una diversione al nemico , e tenersi tuttavia
nella condizione di potere eseguire il trasferi
mento del suo campo in Frascineto. Per, volendo
mascherare prudentemente le risoluzioni prese
dal Consiglio in Cassano, e non potendo affatto
antivedere a quali sinistri egli andava incontro
in quel giorno, ei prometteva al Comandante dei
Calabri , che la dimane , d 27 di Giugno , ei si
sarebbe trovato nelle vicinanze di Castrovillari
per campeggiarla colla sua gente, e tentarle
contro, a norma delle circostanze, un'impresa.

139
visto come i fatti del d 26 costrinsero
Hi a ritirarsi di fretta in Cassano. Ma Mileto che capitanava quella banda di soccorso,
ignorando al tutto i rovesci del d precedente, e
ritenendo di operar di concerto colla divisione
di Ribotti, si approcci di soverchio alla citt di
Castrovillari ed ingaggi con i regi una lotta
ostinata ed improfittevole.
Le circostanze che avevano determinato le
risoluzioni del consiglio di Cassano, erano di
molto cangiate. L'occupazione di Frascineto che
mirava solo ad ovviare gl'improbi effetti di un
movimento il quale avesse avvisato di paura ,
s'era fondata in massima parte sull'attitudine
dubbiosa mostra , sino a quel giorno, dai regi ,
e quale eglino avrebbero opinabilmente cangiata,
dopo il successo del d 26. Ci posto abbando
nato il pensiero di scerre a luogo di stazione
il villaggio di Frascineto, si affrettarono i Sici'iani a ricuperare Spezzano , e vi fecero giunta
8. Il loro spirito s'era di leggieri rifatto; che
ei non avevano pi l'antica arroganza che ne
aveva fatto gli assalitori di un' oste esuberante e
munita, ei per s'erano fermati in una energica
"soluzione , quella cio di aprirsi in tutti i modi

140
una via, o di tutti perire, anzich, loro vivi, far
cadere in mano dei regi i sette pezzi di arti
glieria che avevano acquistato a prezzo di san
gue in Sicilia.
Intanto, sulle gole di Campotenesi, si matu
rava un avvenimento, il quale avrebbe sovverso
e mandato a monte ogni cosa , e tolto ai Sici
liani di mantenersi pi a lungo in quella terra
di rifugio , ov' ei s' erano ricondotti per aspet
tarvi i vapori di rimbarco.
Le bande di Mauro vivevano da pi giorni in una
estrema scarsezza di stipendio e di vitto. Le strette
della fame, rese pi insopportabili dall'ozio e
dalle incommodit di un lungo bivacco, vi ave
vano originato querimonie, ammutinamenti, mi
nacce di defezione. Mauro non avendo potuto cavar
denaro dal governo di Cosenza, si volt per
averne a Ribotti: ma la cassa militare dei Sici
liani non era in s buone condizioni da poter
largheggiare in sovvenimenti ad altrui ; ond' egli
ebbe a contentarsi di uno scarso sussidio di mu
nizioni da sparo. Il patriottismo di Mauro non
si lasci indietro alcuna maniera di persuasione
quale avesse potuto far buona prova per argi
nare i progressi di quel malcontento genera/e

141
cresceva a vista d' occhio coi giorni. Per
egli aveva a combattere contro la natura, ed i
suoi sforzi non poterono a lungo provare : talch
lo sbandamento fu fatto a d 28 del mese volgente ,
e quando un corpo di regi, salendo verso Mormanno su per la costa dei monti che risguarda
le stese lame di Puglia , si avanz minaccevole
ali' imboccatura di quegli anditi forti che le sue
truppe guarnivano e simul di volervisi aprire
passaggio e dichinarsi alla vojta di Castroiri.
nuova di quell'accaduto sgoment gli oclatori di Spezzano. Solo nei Siciliani, am
maestrati dalle corse sventure, era pi viva di
prima la fiducia nei loro capi . il rispetto agli
ordini loro maggiore, ed ei tennero fermi e
quieti. Diversi effetti produsse queil' annunzio
nei Calabri. Alla vista dei disertori di Campotenesi, ei si rivoltarono contro i loro capi e pro
testarono di sbandarsi, se non si sgomberava
presto Spezzano. Lagrime d' ira generosa e di
lime rossore sgorgarono dagli occhi ai loro
uffiziali : ma le esortazioni furono vane,
come vani erano stati i comandi; onde che
lo da Spezzano la sera del 1. Luglio.

142
dovettero i Siciliani battere la via di Cosenra,
e dar comine i amento a quella serie non inter
rotta di marce che li condusse ali' altra estremit
della Calabria, in busca sempre di un aiuto e
di una terra ospitale.
Sul l 'An gitola, fiume della Provincia di Reggio
la sorte delle armi liberali era stata assai meno
infelice: ma i loro successi, non che essere di
natura a mutare i destini della rivoluzione, non
differirono neppure gli ultimi aneliti suoi. Essi po
tevano rassomigliarsi al rapido guizzo di un lampo,
che squarcia la veste di un orizzonte abuiato e
perdesi di repente tra le vaste pieghe di quella.
Ei ti ha dato la sensazione di una luce vivissima per renderti pi maestoso e terribile lo
spettacolo della tenebra.
Noi diremo qualcosa del combattimento soste
nuto gloriosamente dai Calabri sull'Angitola per
tre ragioni importanti; le sono, che quel fatto
salv 1' onore delle Calabrie , ch' ei pro^ delle
maggiori agevolezze che le Provincie di Reggio
e Catanzaro avrebbero porte alla guerra, e che
per ultimo esso concorse con altri motivi strani
e colpevoli alla produzione dei gravi scandali che
ebbero luogo io Cosenza al ritorno dei Siciliani.

143
Nunziante , uscito da Monteleone la mattina
del 27, si dirigeva , con parte del suo esercito,
a Maida. Trecento Calabresi condotti da Fran
cesco Stocco correvano quella campagna ed erano
dispostissimi a qualunque fazione. Avvertiti della
mossa dei regi, ei li aspettarono al guado del
fiume, e li aggredirono con una fucilata vivissima. Tenevano i Calabri a torre il varco della
riviera a Nunziante, e ricacciarlo verso Monte
leone. Ma questi rifacendosi continuamente sul
numero della vigliaccheria delle sue truppe, si
schiuse alla perfine un passaggio, e rotto e san
guinoso per immense perdite sofferte , pervenne
a salvarsi col cadere del giorno sotto le mura
di Maida. I Calabri di Stocco non cessarono mai
di molestarlo alla coda e sui fianchi, durante il
suo lungo tragitto; ch'ei sempre sperarono, sa
rebbero accorsi alla cannonata altri corpi, e bat
tendo con armi meno disuguali il nemico, l'avreb
bero preso o distrutto.
Ma gli altri corpi circostanti comandati da
UB certo Grifo , non sappiamo se venduto al ne
mico o vigliacco, furono condotti per altre vie
che quelle conducenti ai luoghi della mischia;
e di tal modo una giornata , che avrebbe dovuto

146
tranquille; tu ch'hai osservato quelle scene di
desolazione, di spavento e di orrore che prece
dono l' inondamento di una fiumana di lava , t' hai
bello e dipinto innanzi agli occhi lo stato di
Cosenza al giorno 50 di giugno.
Giuseppe Ricciardi usc allora per la prima
volta dai placidi recessi del comitato , e venne
in cerca della rivoluzione; ma gli era gi tardi;
1' attivit malvagia di un partito 1' aveva messa
in sui tratti. Da buono e caldo patrietta ch'egli
era, raccapricci ali' atto reale delle cose e cerc
di portare ammenda ai suoi falli. Accompagnato
da poche guardie nazionali e da qualche armati
superstiti, ei passeggi la citt per ogni verso,
si ferm agli sbocchi , alle rivolte delle sue vie,
agli aditi suoi esteriori , e sempre in cerca di
punti di difesa , e rianimando colla voce e coll' esempio i pochi passanti che incontrava o i
curiosi che gli facevano codazzo. Ma gli fu forza
subire in brev' ora due terribili delusioni. La
citt non porgeva elementi di difesa , e quel
poco che restava della sua popolazione non vo
leva punto difenderla. Componevano quel rima
suglio due classi di diversa moralit, ma coope
ranti ciascuna a suo modo a condurre i medesimi

147

ti. Era 1' una di realisti , di sovvertitori per


.or di proveccio, di speculatori malvagi: l'al
tra di vagabondi, di poltroni, di paltonieri e
di simili , i quali formano la parte putrida e
cadaverica d' ogni societ di viventi , e che privi
di paura e di coraggio non fuggono , n cercano
il pericolo, ma soltanto coli' impavidit d'una
stupidezza lor propria l'aspettano e lo subiscono
a \olta colla rassegnazione del bruto. La voce
di Ricciardi si perd per le mura disanimate
della citt: quello foggio tardivo di entusiasmo
guerriero pass inosservato per le nude sue
strade come la fiaccola del visitante notturno
striscia solitaria ed inavvertita sopra un campo
mortuario sparso di nicchie e di tombe.
I Siciliani entrarono a spezzoni in citt, e
senza accoglienze di sorta; forse, tenuti come
apportatori di grandi lutti, ei si avevano l'odio
di molti.
Intanto nell'aule del Comitato si lacerava iniiegnameute la riputazione di Ribotti. Non facendo
alcun conto delle cagioni che avevano motivato
la ritratta dei Siculi , la vi si ritenne con un ef
fetto patente di codardia o d'improbit del loro
capo. Gli uomini venduti al Borbone si recarono

148
ad immensa gioia quello straripamento d' intel
letti, ed aiutarono accrescerne i perniciosi risultaraent. Si levava a cielo il fatto dell' Angitola ;
dello sbandamento di Campotenesi ad arte o in
sipientemente tacevasi : gli era da una parte in
chi rigettare le responsabilit d' una rivoluzione
tradita , dall' altra un soffiare incessantemente
in quelle passioni sbrigliate per farne divampare
l' incendio.
Ricciardi si mostr dei pi accaniti contro
Ribotti , e fu instancabile declamatore del tradi
mento di quello. Non gi che armato dell'arma
perfida della calunnia egli abbia voluto prostrare
un' integra riputazione onde far manto di quella
a' suoi gravi sbagli politici : chi conosce le buone
e le mediocri parti di lui , non pu ravvisare
in quel fatto che un'allucinazione dell'uomo.
In sulla giunta di Ribotti al Comitato le pas
sioni ruppero il freno e scoppiarono. Parole
amarissimc indirizz Ricciardi a Ribotti ; ma
l'improperio e l'accusa non turbarono per nulla
la calma dignit di quest' ultimo ; e deve Cosenza a quel contegnoso sussiego l' allontana
mento di lutti ineffabili ; perciocch i fieri ac
cusatori di Ribotti, fatti uicn baldi per quello, si

149
nero di mettergli addosso le mani, e sottocorn' ei meditavano, ad un consiglio di
guerra .
Ma le passioni inizzale a quel grado non si
ammorzano di leggieri , n cedono per una prima
disdetta. Diffatti la domane tent Ricciardi una
ultima prova per conculcare llibotti , e gli or
din in pieno Comitato, si dimettesse dal co
mando della spedizione siciliana. Questa ingiun
zione sconsigliata usciva appena di bocca a
Ricciardi , che une stridulo schiamazzo di voci
di abbasso Ribotti rintron per le vlte del
palazzo della Comune e si riprodusse da poi de
bole e tioco sulla pubblica piazza. Un pugno di
Domini furibondo e clamante s'era slanciato fuori
dell'androne dell'edificio. Al suo primo apparire
egli fu contennendo e ridicolo ; ingrossato di
qualche nnit divenne molesto, riuaproverevole.
L'universalit dei Calabri e dei Siciliani che
non ci capivano nulla in quella esalazione im
provvisa di rancori concepiti in conventicoli
oscuri, ove il buono s'era mescolato al cattivo
e complicata coli' ingenuit la malizia, rimasero
muti ed attoniti , guardando la sconcia scappata
che si commetteva sotto gli occhi loro; e quasi

50
che la non fosse di loro spettanza, ne ad impe
dirla, n ad appoggiarla si mossero.
Per quel mistero fu tosto chiarito , allor
quando Ribotti si fece al terrazzino del palazzo
della Comune e con esso Ricciardi la di cui lisonora ia primeggiava sulle altre pei tratti pro
fondi ed espressivi chela mano dotta della passione
vi aveva impresso ed incarnato. A tale appari
zione le grida frenetiche si raddoppiarono e fa
per quella comitiva di energumeni un dimenar
di piedi, di braccia, ed uno sgangherar di ma
scella da non poterlo descrivere. Il demonio
della discordia civile, evocato con tanta petulanza
di vizio e improntitudine di bonariet, avrebbe
certamente corso ed insanguinato Cosenza, se non
era ch' ei vi trovasse un ostacolo invincibile nella
pacatezza e nel buon senso dell' universit degli
spettatori.
Non diressero questi ai gridatori n rabbuffi ,
n minacce; ma, con dignit contenendosi, fe
cero echeggiare a varie riprese il grido di viva Ribotti. Ed in vero i Siciliani che formavano la
maggior parte della folla acclamante non avevano
sospettato mai della fede del loro condottiero :
al contrario l' avevano rispettato e careggiato

151
sempre, e dopo che prese ad avversarli fortuna,
ed ebbero meno d' una bandiera vivente su cui
soffolcere 1' animo e leggere una speranza , a lui
vieppi si aderirono, e diremmo quasi 1' idola
trarono.
Ribotti che fermo ed impassibile aveva assi
stito dal terrazzino al tumulto della piazza, sent
finalmente il bisogno di parlare alla moltitudine
e la richiese di silenzio col gesto: ma le grida
di abbasso, ricominciando, gli troncarono la
parola, ed un colpo di moschetto partito dalla
piazza and a colpire sul muro assai dappresso
al balcone ov' egli stava tuttavia con Ricciardi
e eoo parecchi altri membri del Comitato. I
rimostranti di buona pasta non si aspettavano a
quell'infamia, e sbalorditi ammutolirono. Ric
ciardi e i suoi compagni rifuggirono dal pensiero
di aver messo, all'insaputa loro, la bench me
noma cooperazione al tentativo di quel turpe
assassinio, e si affaticarono a strappare Ribotti
da quel sito pericoloso ov' egli voleva assoluta
mente rimanere.
Quel colpo di moschetto oper sulla moltitu
dine come il fluido magnetico , il quale sottrae
alle funzioni del corpo nel tempo stesso che ag

152
giunge alla virt dello spirito. Esso istmi del
pericolo che s'era corso, e pose fine al grido.
Che non usci da mano liberale, noi l'asseriamo
senza reticenze, perch ci costa. Un ignoto, cer
tamente uno dei tanti sicarii del Borbone, pro
fittando di quell'agitazione, era venuto non in
vitato a prendervi parte per suggellare quel
giorno concitato coli' assassinio e colla guerra
civile. Clto sul fatto, ei camp per puro mi
racolo dalla meritata punizione. Le passioni erano
troppo bollenti ; e fu generai sentimento non
operare a scoprire la sorgente del sangue.
Il rimanente di quel giorno fu speso in una
ovazione a Ribotti, in preparativi per la partenza,
e nell' effettuazione della stessa.
I Siciliani, abbandonati dalle popolazioni di
quella provincia , con un esercito di 5000 uo
mini a tergo, e privi di siti forti, di mezzi e
di scampo, non potevano fermarsi pi a lungo ,
M'ii/.a fare ingiuria alla loro sicurezza , in Cosenza. Ei quindi ne uscirono per rifugiarsi sul
It'rritorio di Catanzaro, ove, atteso il fatto glo
rioso dell' Angitola, era a ritenere non andare
le cose, come altrove, a tracollo, ed esser
tuttavia su che stare per un appoggio alme

rv;
di giorni, fioche i vapori di Sicilia si fossero
mostri in qoei mari.
Dopo tre giorni di lunghe marce giunsero i
Siciliani a Tiriolo. Ribotti aveva deciso di sta
bilirvi il suo campo, e porgeva la citt tre buoni
elementi per quello: era un sito forte, a pochi
passi dalla Siia , e discosto un giorno di march
dai due mari adiacentiIntanto, in sulia giunta in quei lunghi . salt
sabito agli occhi il terribile vero di aver mu
tato paese ma non mica fortuna. L" ansia, lo
squallore, l'attonimento regnavano dappertutto,
ed avevano reso la vita una passivit miseranda.
I Siciliani erano schivati come gli attinti da lue
contagiosa: intere popolazioni ali' annunzio del
loro avvicinamento s' involavano dalle borgate e
s'internavano nelle valli o ricoveravano ai monti.
Tiriolo soprattutto rese immagine d' una citt
abbandonata da tempi immemorabili: non c'era
anima viva, se si eccettua una compagnia di
Galabri armati, la quale vi aveva stabilito il suo
quartiere , e sembrava volesse sopravvivere alla
rivoluzione ed assistere ai suoi funerali.
La situazione dei Siciliani era peggiori' li
quello si avesse potuto immaginar per l'imi nzi

154
Soli, senza ordini regolari, con una cassa mili
tare gi vuota, privi di vettovaglie, e con sette
pezzi d'artiglieria mancanti di munizioni, ei non
potevano verisimilmente sostenersi pi a lungo
ne in Tiriolo ne in qualunque altro sito delle
Calabrie. Il loro condottiero non manc a s
medesimo in quei supremi momenti, ed oper
di continuo ad avertere o sminuire quel cumulo
di estreme sventure che minacciava di riversarsi
da un momento all' altro sul capo de' suoi. Per
il che egli cerc di procurar loro un appoggio
nelle bande del Capitana Stocco che si teneva
tuttora in Nicastro, e lui scongiur facesse ogni
suo potere di differire di giorni lo scioglimento
dei Calabri. Provvide alla deficienza della cassa
militare richiedendo di un sussidio il municipio
di Catanzaro, il quale acconsent di buon grado
a prestarlo; finalmente per sottrarsi a tutte le
eventualit, che avrebbero potuto attraversare o
ritardare V arrivo dei vapori siciliani, egli sped
tre uffiziali alla marina di Catanzaro, in cerca
di un mezzo qualunque d' imbarco.
Quei tre giovani uffiziali si governarono con
tanta avvedutezza e solerzia in quella gelosa bi
sogna, che non manc certo per loro che la spe-

-.

r--^--*>

w..

155
zione siciliana si salvasse dall' ira inesorabile
Borbone; che se le loro fatiche non furono
onate da un lieto successo , non per questo
loro meno la gratitudine di quella. I fratelli
cola ed Aniello Scotto e Salvatore Calcino
ranno ricordati sempre con affetto dai loro
imilitoni.
iunti costoro alla marina di Catanzaro non
noe lor di veduto che un piccolo burco, detto
aunemente Trabaccolo, e che serve ai trasporti
;lla coste. Esso poteva contenere appena 200
persone ed era di conseguenza pi che insuffi
ciente per l'imbarco dei Siciliani. Per avuto
sentore che un brigantino di mediocre grandezza
ancorava sul lato destro di quella spiaggia e se
n' essendo coi propri occhi accertati, i tre gio
vani indagatori giubilarono del felice risultato
della loro ricerca e furono per ispedire uno di
loro a darne avviso a Ribotti e domandargli
nello stesso tempo una forza bastevole per si
assicurare dei legni. Ma 1' arrivo dei Colonnelli
Longo e Fardella, accompagnati da una piccola
banda, semplicizz di molto le cose, e fatta pre
sura dei barchi se ne mand la lieta nocella a
Ribotti.

-.

156
All'alba del di 7 di Loglio i Siciliani batte
vano la strada che conduce alla marina di Catanzaro. Un ultimo dolore attendeva i fuggitivi
sulla terra della Calabria. Si dichinando nell'al
veo d' uo arido torrente e gli occhi levando a
sinistra, egli ebbero a scorgere, assisa, come una
rocca, sul fastigio slanciato di un monte di ma
cigno 1' inespugnabile Catanzaro; e sugli spalai
che ne coronano la cinta esterna delle mura, la
sua giovent, annata di fucile, tenersi muta ed
attenta, e non un gesto di saluto, non una frase
di conforto e di augurio venirne loro da quella.
I Catanzaresi, presi al laccio dalle promesse
di perdono e di obblio che aveva lor dato Nuuziante, si disponevano bellamente ad aprirgli le
porte della citt; e temendo che i Siciliani inug
gioliti dalle loro forti posizioni si diriggessero ad
occuparle, e loro esponessero con quel fatto al
nuovo risentimento dei regi , s' erano posti a
guardia dei loro inaccessi torrioni, ed in atteg
giamento sospettoso ed ostile al passaggio di
quelli assistevano.
Quai propositi di vendetta codarda e selvaggia
ascondeva un perdono concesso per vilt, accet
tato per paura i fatti posteriori lo provarono e

157
lo provano tuttavia. I Siciliani compiansero lo
accecamento dei loro fratelli. Ma tristo desiino
del popoli, cui n 1 esperienza delle generazioni
trascorse n quella della coeve bastano a sgan
nare al tutto giammai . ed mestieri che alle
delusioni degli altri aggiungano le proprie ed
assaggino lor parte di amaro nel calice dell' af
flizione e del pentimento! I Siciliani, non fatti
pi accorti per quello, pagarono pi tardi un
largo tributo alla debolezza dej popoli, e si af
fidando ad un coartato e menzognero perdono ,
gettarono lungi da loro uua spada eh' aveva fatto
prodigii ed era tuttavia il terrore dei lor.) ne
mici.
Al cadere del medesimo giorno, imbarcata
sopra i due legni velieri, la spedizione Siciliana
abbandon le spiaggie della Calabria e diresse
la prora a Curf.
Ma derelitta in terra dagli uomini, la non ebbe
miglior fortuna sul mare. Parve che lo sguardo
..
O
Dio si fosse stornato da lei e reprobato l'a
vesse natura. Se non che la provvidenza, negli
alti ed imprescrutabili fini suoi, volle forse far
pesare straordinarie sciagure su quella, ed iper
boleggiarne il martirio, affine d'indurre maggiori

158
legami di obbigazioni tra le due parti un tempo
meno concordi dell' una gente italiana e prepa
rarle in tal modo a produrre il primo esempio
di quel vero orgoglio nazionale , ch' modestia
dilezione e sacrificio al di dentro, e sol rico
nosce un insulto in quello che d' oltre mare e
d' oltre Alpi ci viene.
Una pertinace bonaccia teneva i Siciliani da
quattro giorni sul mare , quando coli' alba deV
d 11 Luglio scorsero da bordo l'isola desiata;
e tanto e' n' erano vicini che contavano i casolari campestri e i miseri borghi della marina che
biancheggiavano sul verde oscuro della sua ossatura .
Un vento steso e fresco che aveva preso a
spirare la notte, e che soffiava ognora pi forte,
e da poppa, faceva sperare che al termine di
quattr' ore si sarebbe dato fondo nel porto di
Corf. Ma il vapore napoletano Lo Strambali
che veniva alla sequela dei due tardi navigli ,
apparendo come un punto nero sull' orizzonte
azzurro delle acque, e facendosi loro addosso
colla rapidit del falcone , deluse nel pi bello
le speranze dei fuggitivi , e fattone preda non
contrastata e sicura, li trascin prigionieri nei
bagni e nei Castelli di Napoli.

NDICE

INTRODUZIONE
GAP. I.
Cause e preparativi della Spedizione. .
CAP. II.
Sbarco dei Siciliani in Calabria. Viste ge
nerali sullo stato della stessa. Cenno som
mario dei fatti Calabresi che precessero
l' arrivo dei Siciliani
CAP. IH.
I Siciliani in Cosenza. Funerali per le vit
time del 15 Maggio. Attacco di Spezzano.
Marcia sopra Cassano. Consiglio di guerra.
Sue disposizioni. Cenno Biografico sul Co
lonnello Longo
CAP. IV.
Attacco di Castrovillari. Ritirata dei rivolu
zionarii a Spezzano. Sbandamento della
truppa di Mauro. Ritorno dei Siciliani a
Cosenza. Fatto del giorno 3 di Luglio.
Sgombro di Cosenza. Arrivo a Tiriolo.
Imbarco alla marina di Catanzaro

Pag.

3.

18.

52.

83.

12k>

ERRATA CORRIGE
Pag.

72 linea 12 rinsanirr
Leggi rinsavire
81
16 era

gli era
82 > 23 /'

gli
107 > 19 (Sbellicavano
>
abbellivano

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