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Corso di Geometria per Fisica

Il linguaggio degli insiemi


1

Le principali notazioni e definizioni della teoria degli insiemi.

Iniziamo dicendo che non intendiamo dare a questo capitolo altro significato che quello di fornire
un utile strumento per esprimersi con rigore e chiarezza, cercando di standardizzare il linguaggio
e i simboli che verranno utilizzati in seguito.
Diciamo ci`o perche illustri studiosi hanno ritenuto di poter fondare tutta la matematica sulla
teoria degli insiemi e il vivace dibattito suscitato da questa idea ha finito con il provocare prese
di posizione non sempre equilibrate a favore o contro la teoria degli insiemi a tutti i livelli.
Noi non intendiamo entrare nel merito di questa questione, ma crediamo che non si possa
disconoscere alla teoria degli insiemi almeno il merito di avere contribuito a precisare e standardizzare il linguaggio elementare, non solo della matematica.
Il concetto di insieme `e da noi considerato primitivo, cio`e cos` elementare che si rinuncia a
darne una definizione in termini pi`
u semplici.
Per indicare insiemi useremo generalmente lettere maiuscole A, B, C,..., per indicare elementi
di insiemi useremo lettere minuscole a, b, c,...
Un insieme `e considerato noto quando si sa quali elementi lo costituiscono.
Quindi un insieme pu`
o essere individuato
a) facendo un esplicito elenco dei suoi elementi
A = {a, e, i, o, u}

(rappresentazione tabulare)

b) descrivendo le caratteristiche dei suoi elementi


A = {x | x `e una vocale}

(rappresentazione caratteristica)

A volte possono essere utili per aiutare lintuizione rappresentazioni del tipo
e
a

i
o

che si chiamano diagrammi di Venn.


Per indicare che a `e un elemento dellinsieme A scriveremo a A oppure A 3 a
Scriveremo A B per indicare che ogni elemento dellinsieme A appartiene anche allinsieme
B; diremo in tal caso che A `e un sottoinsieme di B o che A `e contenuto in B.
Scriveremo A B per indicare che A `e un sottoinsieme di B ma che qualche elemento di B non
`e elemento di A; diremo in tal caso che A `e un sottoinsieme proprio di B o che A `e contenuto
propriamente in B.
Diciamo che due insiemi A e B sono uguali, e scriviamo A = B quando i due insiemi sono
costituiti dagli stessi elementi, cio`e quando si hanno entrambe le inclusioni A B e B A.
1

Per esempio sono uguali gli insiemi {a} ed {a, a}, {a, b} ed {a, b, a}, linsieme dei rombi con le
diagonali uguali e linsieme dei rettangoli con i lati uguali, ...
La rappresentazione caratteristica pu`
o essere equivoca; per esempio, laffermazione y A `e vera
o falsa a secondo che sia o no implicito il riferimento allalfabeto italiano.

Per evitare simili inconvenienti, quando sussiste il rischio di equivoci si fissa un insieme U , detto
universo (del discorso) e si suppone che tutti gli elementi presi in considerazione siano elementi di U e che tutti gli insiemi considerati siano sottoinsiemi di U .
Dati due sottoinsiemi di U , si possono considerare gli insiemi
AB
AB
A\B
CA

=
=
=
=

{x U | x A o x B}
{x U | x A e x B}
{x A | x
/ B}
{x U | x
/ A}

(unione di A e B)
(intersezione di A e B)
(complementare di B in A)
(complementare di A)

I rispettivi diagrammi di Venn sono i seguenti

AB

AB

B
A

C(A)

A\B

Considereremo a volte linsieme vuoto, cio`e privo di elementi, e lo indicheremo con il simbolo
.
Linsieme vuoto `e unico ed `e sottoinsieme di tutti gli insiemi.
Due insiemi A e B privi di elementi comuni, cio`e tali che A B = si dicono disgiunti.
Il prodotto cartesiano degli insiemi A e B `e linsieme A B = {(a, b) | a A, b B} cio`e
linsieme delle coppie ordinate costituite da un elemento di A (prima) e un elemento di B (dopo).
Lesempio pi`
u classico di prodotto cartesiano `e linsieme RR, che `e in corrispondenza biunivoca
con linsieme dei punti del piano.
Scriveremo A2 invece di A A e quindi R2 invece di R R.
Allo stesso modo si definisce il prodotto cartesiano di tre o pi`
u insiemi e si scrive An invece di
A A A (n volte).
Scriveremo
P Q (o Q P ) per indicare che laffermazione P implica laffermazione Q (se P `e
vera, allora Q `e vera; P `e vera solo se Q `e vera);
P Q per indicare che laffermazione P `e equivalente allaffermazione Q (P Q e
Q P ; P `e vera se e solo se Q `e vera).
La negazione di = `e 6=. Analogamente, la negazione di `e ,
/ e le negazioni di , , , , ,
, sono rispettivamente 6, 6, 6, 6, 6, 6, 6.

Cos`,
A 6 B significa che A non `
e un sottoinsieme proprio di B (potrebbe essere per esempio
A = B);
A 6 B significa che A non `
e un sottoinsieme di B (cio`e esiste a A tale che a
/ B);
P 6 Q significa che laffermazione P non implica laffermazione Q
P 6 Q significa che laffermazione P non `
e equivalente allaffermazione Q;
e cos` via.
Consideriamo le affermazioni P = X `e un rombo, Q = X `e un parallelogramma ed
R = X `e un parallelogramma con le diagonali perpendicolari.
Allora P Q e Q 6 P (quindi P 6 Q), Q 6 R, R Q (quindi Q 6 R) e P R.
I simboli e si dicono rispettivamente quantificatore esistenziale e quantificatore universale; il primo si utilizza come nellaffermazione seguente
A 6= a A
che si legge A `e diverso dallinsieme vuoto se e solo se esiste a A; il secondo si utilizza come
nellaffermazione seguente
ABaB aA
che si legge A `e contenuto in B se e solo se a B per ogni a A.
La scrittura {Ai }iI indica un insieme di insiemi; per evitare cacofonie si usa dire che si tratta
di una famiglia di insiemi. I `e un insieme di indici : allindice i I corrisponde linsieme Ai .
Se si ha una famiglia di insiemi {Ai }iI , si possono considerare lunione e lintersezione di tutti
gli elementi della famiglia
[

Ai = {x U | i I con x Ai }

iI

Ai = {x U | x Ai i I}

iI

Se I = , si pone
[

Ai =

iI

Ai = U

iI

Se per esempio consideriamo per ogni n N linsieme An = {m N | m `e multiplo di n},


otteniamo la famiglia di insiemi {An }nN e si ha
[

An = N

nN

An = {0}

nN

Se I `e linsieme finito {1, . . . , n}, si pu`


o scrivere
n
[
i=1

Ai

n
\

Ai

invece di

i=1

[
iI

Ai

\
iI

Ai

Esercizio 1.1
a) Dimostrare che le seguenti affermazioni sono vere quali che siano gli insiemi A, B, e C.
1) A B = B A
2) (A B) C = A (B C)
3) A B = B A
4) (A B) C = A (B C)
5) A (B C) = (A B) (A B)
6) A (B C) = (A B) (A B)
7) A CA =
8) C(CA) = A
9) A B CA CB
10) A \ B = A CB
11) A B A
12) A A B
13) A \ (B C) = (A \ B) (A \ C)
14) A \ (B C) = (A \ B) (A \ C)
15) C(A B) = CA CB
16) C(A B) = CA CB
17) A B = A A B
18) A B = A B A
b) Siano A = {n N | n `e multiplo di 3} e B linsieme dei numeri naturali pari.
` vero che A B = N ?
1) E
` vero che 24 A B ?
2) E
3) Quali numeri naturali appartengono ad A B ?
4) Determinare tre numeri naturali non appartenenti a C(A B)
c) Siano A = {(x, y) R2 | x2 + y 2 1} e B = {(x, y) inR2 | x + y = 1}.
1) Disegnare A B
` vero che ( 1 , 1 ) A B ?
2) E
2 3
3) Dare una rappresentazione grafica di A B
d) Dire che differenza c`e fra e {}.

Corrispondenze, applicazioni.

Definizione 2.1 Una corrispondenza fra due insiemi A e B `e un sottoinsieme non vuoto D
del prodotto cartesiano A B. Si dice che a A e b B sono corrispondenti (o che b `e un
corrispondente di A) se (a, b) D.

B
b0

(a, b0 )

AB
a e b sono corrispondenti, perche (a, b) D

a e b0 non sono corrispondenti, perche (a, b0 ) D

(a, b)

Osservazione 2.2 Pu`


o succedere che un elemento a A non abbia in B alcun corrispondente
o che ne abbia pi`
u duno.

Definizione 2.3 Una corrispondenza D fra A e B si dice applicazione di A in B, e si scrive


D : A B, se ogni a A ha uno ed un solo corrispondente in B; in questo caso si suole scrivere
D(a) = b in luogo di (a, b) D e si usa preferibilmente la lettera f (iniziale di funzione) invece
della lettera D.
Esempi 2.4
a) Se A = B = R, la corrispondenza D = {(a, b) A B | b = a2 } `e
unapplicazione di A in B, mentre la corrispondenza D = {(a, b) A B | a = b2 }
non lo `e.
b) Se A = B = R, le corrispondenze
1. D1 = {(a, b) A B | b = sin a}
2. D2 = {(a, b) A B | b = 3a2 + 2a + 1}
3. D3 = {(a, b) A B | b =

cos a
}
a2 +1

sono tutte applicazioni.


a
e unapplicazione,
c) Se A = B = R, la corrispondenza D = {(a, b) A B|b = acos
2 1 } non `
perche ad esempio lelemento 1 A non ha corrispondente in B.

Osservazione 2.5 Qualche volta le applicazioni vengono indicate semplicemente mediante scritture del tipo
y = tg x

y=

x2

1
2x + 1

y = log (sin x)

In questi casi, se non ci sono ulteriori indicazioni, `e da considerarsi sottinteso che si ha B = R,


mentre A `e costituito da tutti gli elementi x R per i quali la scrittura ha senso.
Per esempio, per y = tg x si avr`
a

A = {x R | x 6= + k per ogni k Z}
e
B=R
2
mentre per y = log (sin x) dovr`
a essere sin x > 0 e quindi
A=

{x R | 2k < x < (2k + 1)}

B=R

kZ

Definizione 2.6 Sia f : A B unapplicazione;


a) per ogni C A il sottoinsieme f (C) = {f (c) B | c C} di B si dice immagine di C
secondo f ;
b) per ogni D B il sottoinsieme f 1 (D) = {a A | f (a) D} di A si dice controimmagine o immagine inversa di D secondo f .
Esempi 2.7
a) Siano f : R
R+ = {r R | r 0}; allora

R lapplicazione definita da f (a)

f (R) = f (R+ ) = {x R | 1 x 1}

ed

f 1 (R+ ) = {x R | 2

cos a ed

x 2+ }
2
2

b) Siano f : R2 R lapplicazione definita da f (x, y) = x+y, C = {(x, y) R2 | x2 +y 2 = 1}


e D = {1}. Allora

f (C) = {x R | 2 x 2}
ed
f 1 (D) = {(x, y) R2 | x + y = 1}
6

Osservazione 2.8 Se f : A B `e unapplicazione e se indichiamo con P(A) e P(B) rispettivamente gli insiemi delle parti di A e di B, f induce in modo naturale unapplicazione
f : P(A) P(B) (lapplicazione definita da f (C) = f (C) per ogni C P(A)) e unapplicazione
f : P(B) P(A) (lapplicazione definita da f 1 (D) = f 1 (D) per ogni D P(B)); esse sono
tali che si ha sempre f () = , f () = , f (B) = A.
Indichiamo ancora f con f ed f con f 1 .
Per ogni a A, f ({a}) consta del solo elemento f (a); per questa ragione indicheremo con f (a)
indifferentemente linsieme f ({a}) e lelemento f (a), che per questa ragione si chiama anche
immagine di a in B. Invece, se b B, f 1 ({b}) pu`o essere vuoto o contenere uno o pi`
u
1
elementi; ciononostante, si suole indicare questo insieme con la notazione pi`
u semplice f (b).
Per esempio, se f : R R `e lapplicazione definita da f (x) = sin x, si ha

f ( ) = {1}
2

f 1 ( ) =
2

f 1 (1) =

{x R | x =

kZ

+ 2k}
2

Definizione 2.9 Unapplicazione f : A B si dice


a) iniettiva se a 6= a0 f (a) 6= f (a0 );
b) surgettiva se f (A) = B;
c) bigettiva se `e iniettiva e surgettiva.
Esempi 2.10
a) Lapplicazione f : R R definita da f (x) = sin x non `e iniettiva, perche
f (0) = f (), ne surgettiva, perche f 1 ( 2 ) = .
0

b) Lapplicazione f : N N definita da f (x) = 10x `e iniettiva, perche 10x = 10x x = x0 ,


ma non surgettiva, perche f 1 (0) = .
c) Lapplicazione f : R R definita da f (x) = 2x + 1 `e iniettiva, perche 2x + 1 = 2x0 + 1
x = x0 , ed `e anche surgettiva, perche per ogni y R si ha f 1 (y) = y1
2 .
Osservazione 2.11 Sia f : A B unapplicazione.
a) Sono fatti equivalenti :
1. f `e iniettiva;
2. f (a) = f (a0 ) a = a0 ;
3. per ogni b B, f 1 (b) contiene al pi`
u un elemento.
b) Sono fatti equivalenti :
1. f `e surgettiva;
2. Per ogni b B, a A con f (a) = b;
3. per ogni b B, f 1 (b) contiene almeno un elemento.
c) se f `e bigettiva, per ogni b B, f 1 (b) `e costituito da uno ed un solo elemento di A; si
pu`
o quindi considerare lapplicazione g : B A definita da g(b) = f 1 (b), che si indica
ancora con f 1 , il che pu`
o creare qualche confusione, e si chiama applicazione inversa
di f .

Esempi 2.12 Lapplicazione f : R R definita da f (x) = 2x + 1 `e bigettiva, e la sua inversa


`e lapplicazione g : R R definita da g(y) = y1
2 .
Invece lapplicazione f : R R definita da f (x) = x2 non `e bigettiva, e quindi non ha inversa.
Definizione 2.13 Date due applicazioni f : A B e g : C D, se f (A) C si pu`
o
considerare lapplicazione h : A D definita da h(a) = g(f (a)); questapplicazione si dice
applicazione composta di f e g e si indica con g f .
Esempi 2.14
a) Siano f : N N lapplicazione definita da f (n) = n + 1, e g : N N
lapplicazione definita da f (n) = n2 ; allora si ha g(f (n)) = g(n+1) = (n+1)2 = n2 +2n+1
ed f (g(n)) = f (n2 ) = n2 + 1.
b) Siano f : R+ \ {0} R lapplicazione definita da f (x) = log x, e g : R R lapplicazione
definita da g(x) = sin x; allora g(f (x)) = sin (log x), mentre lapplicazione f g non pu`
o
nemmeno essere presa in considerazione perche g(R) = R 6 R+ \ {0}.
Osservazione 2.15 Si osservi come in generale il problema della commutativit`
a per la composizione delle applicazioni, cio`e se si ha f g = g f , non si ponga nemmeno; per potere infatti
considerare anche f g `e necessario che g(C) sia un sottoinsieme di A.
Lesempio 2.14 a) mostra per`
o che anche in questo caso pu`
o non aversi commutativit`
a.
Osservazione 2.16 Date due applicazioni f : A B e g : B C si ha
a) f, g iniettive g f iniettiva;
c) f, g surgettive g f surgettiva;

b) g f iniettiva f iniettiva;
d) g f surgettiva g surgettiva;

mentre in generale
e) g f iniettiva 6 g iniettiva;

f ) g f surgettiva 6 f surgettiva.

Infatti :
a) g(f (a)) = g(f (a0 )) f (a) = f (a0 ) , perche g `e iniettiva, ed f (a) = f (a0 ) a = a0 , perche
f `e iniettiva;
b) f (a) = f (a0 ) g(f (a)) = g(f (a0 )) , quindi se f non `e iniettiva non lo `e nemmeno g f ;
c) g(f (A)) = g(B) , perche f `e surgettiva, e g(B) = C, perche g `e surgettiva, quindi
(g f )(A) = C;
d) g(f (A)) = C g(B) = C, perche f (A) B.
Per e) ed f ) basta considerare il controesempio
A

C
g

Definizione 2.17 Per ogni insieme X, lapplicazione f : X X definita da f (x) = x per ogni
x X si chiama applicazione identica di X e si indica con idX .

Osservazione 2.18 Sia f : A B unapplicazione.


a)

Sono fatti equivalenti :


1) f `e iniettiva
2) g : B A con g f = idA

b)

Sono fatti equivalenti :


1) f `e surgettiva
2) g : B A con f g = idB

Infatti :
a) Supponiamo f iniettiva e sia ao A un elemento fissato. Per ogni b B, f 1 (b) pu`
o
essere vuoto, ed in questo caso poniamo g(b) = ao , o contenere un solo elemento ab , ed
in questo caso poniamo g(b) = ab . Otteniamo cos` unapplicazione g : B A tale che
g f = idA .
Ci`
o prova che 1) 2). Il viceversa `e una conseguenza immediata dellosserv. 2.16 b).
b) Se f `e surgettiva, b B si ha f 1 (b) 6= . Per ogni b B, scegliamo allora ab in f 1 (b)
e poniamo g(b) = ab , otteniamo cos` unapplicazione g : B A tale che f g = idA .
Ci`
o prova che 1) 2). Il viceversa `e una conseguenza immediata dellosserv. 2.16 d).
Esercizio 2.19
a) Siano f : A B e g : B C due applicazioni.
Dimostrare che per ogni D C si ha (g f )1 (D) = f 1 (g 1 (D)).
b) Siano f : A B unapplicazione, C e D due sottoinsiemi di A, E ed F due sottoinsiemi
di B.
1. Dimostrare che si ha
f (C D) = f (C) f (D);
f (C D) f (C) f (D);
C f 1 (f (C)).
2. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere f (C D) = f (C) f (D).
3. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere C = f 1 (f (C)).
4. Dimostrare che se f `e iniettiva si ha
f (C D) = f (C) f (D);
C = f 1 (f (C)).
5. Dimostrare che si ha
f 1 (E F ) = f 1 (E) f 1 (F );
f 1 (E F ) = f 1 (E) f 1 (F );
f (f 1 (E)) E.
6. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere f (f 1 (E)) = E.
7. Dimostrare che se f `e surgettiva si ha f (f 1 (E)) = E.

Relazioni di equivalenza e di ordine.

Definizione 3.1 Una relazione di equivalenza (o una equivalenza) in un insieme A `e una


corrispondenza D fra linsieme A e se stesso tale che, se scriviamo a b invece di (a, b) D,
si ha
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r) propriet`
a riflessiva : a a per ogni a A;
s) propriet`
a simmetrica : a b b a per ogni a, b A;
t) propriet`
a transitiva : a b, b c a c per ogni a, b, c A.
Esempi 3.2 Sono relazioni di equivalenza
a) in ogni insieme, luguaglianza;
b) se A `e linsieme dei poligoni, la relazione
p p0 p e p0 hanno la stessa area
c) se A `e linsieme delle rette del piano, la relazione
r r0 r ed r0 sono parallele
d) se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio)
s s0 s ed s0 sono equipollenti
(cio`e esiste una traslazione che trasforma uno nellaltro)
e) se A = Z, la relazione
m n m n `e pari
f ) se A = Z e k N , la relazione
m n m n `e multiplo di k
g) se f : A B `e unapplicazione, la relazione in A
a a0 f (a) = f (a0 )
Esercizio 3.3

a) La relazione in N
m n |m n| 1

ha le propriet`
a riflessiva e simmetrica, ma non la transitiva.
b) La relazione in N
mnmn
ha le propriet`
a riflessiva e transitiva, ma non la simmetrica.
c) La relazione in N
m n mn > 0
ha le propriet`
a simmetrica e transitiva, ma non la riflessiva.
Definizione 3.4 Sia data nellinsieme A una relazione di equivalenza . Per ogni a A,
il sottoinsieme [a] = {b A | b a} di A si dice classe di equivalenza di a modulo la
relazione .
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a) a [a] per ogni a A (e quindi A =

Osservazione 3.5

aA

[a])

b) a b [a] = [b]
c) [a] 6= [b] [a] [b] =
Definizione 3.6 Linsieme delle classi di equivalenza si dice insieme quoziente di A modulo
e si indica con A/.
Esempi 3.7
a) Se `e luguaglianza in A, la classe di equivalenza di ogni elemento a contiene
il solo elemento a.
b) Se `e la relazione di equivalenza in Z
m n m n `e pari
ci sono solo due classi di equivalenza : la classe di equivalenza di 0, costituita da tutti i
numeri pari, e la classe di equivalenza di 1, costituita da tutti i numeri dispari; quindi
linsieme quoziente Z/ ha solo due elementi.
c) Se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio) e `e lequipollenza, A/
`e linsieme dei vettori liberi.
d) Se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio) e `e la relazione di
equivalenza
s s0 s `e equipollente ad s0 e giace sulla stessa retta di s0
A/ `e linsieme dei cursori.
Osservazione 3.8 Losserv. 3.5 b) mette in evidenza il fatto che una classe di equivalenza pu`
o
essere rappresentata con uno qualunque dei suoi elementi.
Per esempio, se consideriamo in Z la relazione m n m n `e pari, potremo rappresentare
la classe di equivalenza di 27 scrivendo [27], o [1], o [1001], ...
Se scriviamo [1] diciamo che abbiamo usato 1 come rappresentante della classe di 27.
Questo fatto diventa rilevante quando si vogliono dare definizioni riguardanti elementi di insiemi
quozienti.
Per esempio, se in Z/, dove `e la relazione di equivalenza definita sopra, poniamo
[a] < [b] a < b
non abbiamo ben definito un ordinamento, perche abbiamo [0] < [1] o [1] < [0] a seconda che
rappresentiamo la classe di 0 con 0 o con 2.
Definizione 3.9 Una partizione dellinsieme A `e una famiglia {Ai }iI di sottoinsiemi non
S
vuoti di A tale che
a) iI Ai = A
b) i 6= j Ai Aj =
Esempi 3.10
a) Se `e una relazione di equivalenza nellinsieme A, linsieme delle classi
di equivalenza modulo , cio`e linsieme quoziente A/, `e una partizione di A.
b) Le rette del piano che hanno una direzione fissata costituiscono una partizione del piano.

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Osservazione 3.11 Abbiamo visto nelles. 3.10 a) che ad ogni relazione di equivalenza in A
`e associata la partizione A/ di A.
Quindi se E `e linsieme delle equivalenze in A e P `e linsieme delle partizioni di A si ha
unapplicazione naturale : E P.
Viceversa, se si ha una partizione {Ai }iI dellinsieme A, otteniamo una relazione di equivalenza in A ponendo
a b i0 I con a, b Ai0
Si ha quindi anche unapplicazione : P E ed `e facile verificare che = idE e
= idP . Quindi e sono corrispondenze biunivoche (luna linversa dellaltra).
Definizione 3.12 Un ordinamento (o una relazione dordine) in un insieme A `e una corrispondenza D fra linsieme A e se stesso tale che, se scriviamo a < b invece di (a, b) D, si
ha
a) a < a `e falsa per ogni a A;
b) a < b, b < c a < c per ogni a, b, c A;
c) dati a, b A `e vera una (ed una sola) delle relazioni a < b, a = b, b < a.
Definizione 3.13 Un insieme ordinato `e un insieme non vuoto A con in esso un ordinamento
<.
Definizione 3.14 Se a < b, diremo che a `e minore di b; scriveremo anche b > a in luogo di
a < b, e a b ( o b a) per indicare che a `e minore o uguale a b.
Esempi 3.15
a) Se in R2 poniamo (a, b) < (c, d) a < c oppure a = c e b < d , otteniamo
in R2 un ordinamento che si chiama ordinamento lessicografico.
b) Se poniamo nellinsieme P(X) delle parti di un insieme non vuoto X
A<BAB
non otteniamo un ordinamento in P(X); per esempio, se X = N ed A = {0, 2, 3, 4},
B = {1, 2, 3}, non `e vera nessuna delle tre relazioni A < B, A = B, A > B.
Definizione 3.16 Sia M un sottoinsieme di un insieme ordinato A.
a) a A si dice maggiorante per M se m a per ogni m M ;
b) a A si dice massimo per M se a M e se a `e maggiorante per M ;
c) M si dice limitato superiormente se ammette maggioranti.
Analoghe sono le definizioni di minorante, minimo ed insieme limitato inferiormente.
Esempi 3.17 In A = R con lordinamento usuale
a) N non ha maggioranti e quindi non `e limitato superiormente;
b) M = {x R | x < 12} ed N = {x R | x 12} hanno gli stessi maggioranti, ma M non
ha massimo ed N si.
Osservazione 3.18 Ogni sottoinsieme M di un insieme ordinato A ha al pi`
u un massimo
o aversi m < m0 ne m0 < m.
(minimo). Infatti, se m ed m0 sono due massimi per M , non pu`
12

Definizione 3.19 Sia M un sottoinsieme di un insieme ordinato A. Se linsieme dei maggioranti di M ha un minimo a, questo si dice estremo superiore per M .
Segue dallosserv. 3.18 che un sottoinsieme di un insieme ordinato A ha al pi`
u un estremo
superiore.
Definizione 3.20 Unapplicazione f : A B fra insiemi ordinati si dice applicazione ordinata se a < a0 f (a) < f (a0 ).
Esercizio 3.21
1.
2.
3.
4.

a) Dire quali delle seguenti relazioni sono relazioni di equivalenza in N

m n m + n `e multiplo di 5;
m n m 2 = n2 ;
m n m2 = n2 + 1;
m n mn > 15.

b) Definire in N una relazione di equivalenza in modo che una classe di equivalenza sia
{0, 1, 2, 3, 4, 5}.
c) Si consideri in Z la relazione di equivalenza
m n m n `e multiplo di 17
1. Esistono classi di equivalenza con un numero finito di elementi ?
2. Determinare tre elementi distinti nella classe di equivalenza di 37.
3. `e vero che le classi di equivalenza sono tutte in corrispondenza biunivoca ?
4. Dire se la definizione di addizione in N/
[m] + [n] = [m + n]
`e ben posta ed ha la propriet`
a associativa.
5. Dire se la definizione di moltiplicazione in N/
[m] [n] = [mn]
`e ben posta ed ha la propriet`
a associativa.
d) Determinare in Z, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra Z/ ed N.
e) Determinare in Q, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra Q/ ed N.
f ) Determinare in R, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra R/ ed N.
` vero che le rette di un piano costituiscono una partizione di ?
g) E
h) Dire se si ottiene un ordinamento in N ponendo m < n m2 < n2

13

Le principali strutture algebriche.

Definizione 4.1 Dato un insieme non vuoto A, si dice operazione in A ogni applicazione
: A A A. Se `e una operazione in A, si suole scrivere ab invece di (a, b), e i simboli
di uso pi`
u comune per , anche quando A non `e un insieme numerico in senso usuale, sono i
seguenti : +, , , (spesso omesso), :, , .
Molti fatti riguardanti le operazioni di addizione e di moltiplicazione si enunciano o si dimostrano nello stesso modo, utilizzando propriet`a molto semplici come la propriet`a associativa.
Ci porremo allora in un contesto molto generale, pervenendo cos` a risultati che saranno
validi in situazioni molto diverse fra loro, quali sono appunto una struttura additiva ed una
moltiplicativa.
In questa fase useremo la notazione moltiplicativa, ma ricordiamo che quanto detto ha validit`a generale, e verr`
a quindi applicato, se possibile, ad operazioni diverse dalla moltiplicazione.

14

Definizione 4.2 Un monoide `e un insieme non vuoto M dotato di una operazione, che denoteremo con (spesso omesso), tale che
a) si ha (xy)z = x(yz) per ogni x, y, z M (propriet`a associativa);
b) esiste in M un elemento e, detto neutro per loperazione, tale che xe = ex = x per ogni
x M.
Il monoide M si dice commutativo se si ha
c) xy = yx per ogni x, y M (propriet`a commutativa).
Definizione 4.3 Un gruppo `e un monoide G tale che per ogni x G esiste un elemento y G,
detto inverso di x, tale che xy = yx = e.
Il gruppo G si dice commutativo se si ha xy = yx per ogni x, y G.
Osservazione 4.4 In un monoide (e quindi in un gruppo) esiste un solo elemento neutro e;
infatti, se e0 fosse un secondo elemento neutro, si avrebbe e0 = e0 e = e.
Osservazione 4.5 In un gruppo G
a) ogni elemento ha un unico inverso;
infatti, se y ed y 0 sono due inversi di x, si ha y 0 = ey 0 = (yx)y 0 = y(xy 0 ) = ye(per
= y questa
ragione da ora in poi indicheremo con x1 lunico inverso di x);
b) (x1 )1 = x per ogni x G;
infatti si ha xx1 = x1 x = e;
c) per ogni x, y, z G, xy = xz y = z e yx = zx y = z (leggi di cancellazione)
infatti si ha
y = (x1 x)y = x1 (xy) = x1 (xz) = (x1 x)z = z
y = y(xx1 ) = (yx)x1 = (zx)x1 = z(xx1 ) = z
Osservazione 4.6 Per ogni x G ed ogni n N poniamo

x x x

x1 x1 x1

(n volte)
(-n volte)

se n > 0
se n = 0
se n < 0

allora si ha xm xn = xm+n e (xm )n = xmn per ogni x G ed ogni m, n N, e se G `e commutativo


xn y n = (xy)n per ogni x, y G ed ogni n N.
Osservazione 4.7 In un gruppo si pu`
o porre x/y = xy 1 , ottenendo cos` una operazione, che
in generale non `e ne associativa ne commutativa.
Esempi 4.8
a) N `e un monoide commutativo rispetto a + e rispetto a , ma non `e gruppo
n`e rispetto a + n`e rispetto a .
b) Z, Q, R, e C sono gruppi commutativi rispetto alladdizione, ma non lo sono rispetto alla
sottrazione e nemmeno rispetto alla moltiplicazione.
c) Q , R e C sono gruppi commutativi rispetto alla moltiplicazione.
d) Se An = {m N | m `e multiplo di n}, An `e un gruppo rispetto alladdizione.
e) Linsieme dei numeri razionali positivi e linsieme dei numeri reali positivi sono gruppi
rispetto alla moltiplicazione.
15

Definizione 4.9 Un anello `e un insieme A dotato di due operazioni, la prima denotata con +
e detta addizione, la seconda denotata con e detta moltiplicazione, tale che
a) A `e un gruppo commutativo rispetto alladdizione;
b) A `e un monoide rispetto alla moltiplicazione;
c) per ogni x, y, z A si ha x(y + z) = xy + xz e (x + y)z = xz + yz (propriet`a distributive).
Lanello si dice commutativo se A `e un monoide commutativo rispetto alla moltiplicazione.
Esempi 4.10
e C.

a) Rispetto alle operazioni usuali N non `e un anello, mentre lo sono Z, Q, R

b) Anche i polinomi in una indeterminata X a coefficienti in un anello A costituiscono,


rispetto alle operazioni usuali, un anello che si indica con A[X].
c) I sottoinsiemi di R

A = {a + b 2 | a, b Z}

B = {a + b 3 | a, b Z}

C = {a + b 5 | a, b Z}

sono anelli rispetto alle operazioni usuali.


d) I sottoinsiemi di C
D = {a + ib | a, b Z}

E = {a + ib 2 | a, b Z}

F = {a + ib 3 | a, b Z}

sono anelli rispetto alle operazioni usuali.


Osservazione 4.11
a) In un anello esiste un solo elemento neutro per la moltiplicazione,
che indicheremo con 1.
b) x0 = 0 per ogni x A;
si ha infatti x0 = x(0 + 0) = x0 + x0 e la conclusione segue dalla legge di cancellazione;
analogamente 0x = 0 per ogni x A.
c) Chiameremo opposto di x, e lo indicheremo con x, lunico inverso di x rispetto alladdizione;
si ha allora (x)y = x(y) = (xy) per ogni x, y A;
infatti xy + (x)y = 0 e xy + x(y) = 0.
d) x(y z) = xy xz per ogni x, y A;
si ha infatti x(y z) + xz = xy.
e) Diremo che x A `e invertibile se esiste y A con xy = yx = 1.
Diremo che x A `e un divisore di zero se esiste y A tale che xy = 0, e diremo che
x A `e regolare se non `e divisore di zero.
Un elemento invertibile `e sempre regolare;
infatti, se yx = 1 ed xz = 0 si ha z = yxz = y0 = 0.
Definizione 4.12 Un campo `e un anello commutativo k tale che k `e un gruppo rispetto alla
moltiplicazione, cio`e tale che ogni elemento x k `e invertibile.

16

Esempi 4.13

a) Q, R e C sono campi rispetto alle operazioni usuali.

b) I sottoinsiemi di R

A = {a + b 2 | a, b Q}

B = {a + b 3 | a, b Q}

C = {a + b 5 | a, b Q}

sono campi rispetto alle operazioni usuali.


c) I sottoinsiemi di C
D = {a + ib | a, b Q}

E = {a + ib 2 | a, b Q}

F = {a + ib 3 | a, b Q}

sono campi rispetto alle operazioni usuali.


d) Se k `e un campo, anche linsieme delle funzioni razionali su k, cio`e delle frazioni
f, g R[X] e g diverso dal polinomio nullo, `e un campo che si indica con R(X).
Osservazione 4.14

f
g,

con

a) In un campo k ogni elemento non nullo ha un unico inverso x1 .

b) (x1 )1 = x per ogni x k .


c) xy = 0 x = 0 oppure y = 0 (legge di annullamento del prodotto);
infatti, se xy = 0 ed x 6= 0, si ha y = x1 xy = x1 0 = 0.
d) (x)(y) = xy per ogni x, y k;
infatti si ha
xy = xy + 0 = xy + x + (x)(y) = xy + x(y) + (x)(y) = (x)(y)
Osservazione 4.15 In un campo k si pu`
o porre = xy = x y 1 per ogni x k e per ogni y k .
A causa di questultima limitazione (y 6= 0), quella cos` definita non `e una operazione nel senso
della def. 4.1. Si noti che, secondo quella definizione, la sottrazione in N, la divisione in N, e
comunque le operazioni (in senso usuale) non sempre eseguibili, non sono operazioni.
Per evitare contraddizioni con la nomenclatura usuale, la def. 4.1 potrebbe essere cos` modificata :
si dice operazione in A ogni applicazione : B A, dove B `e un sottoinsieme di A A.
Definizione 4.16
a) Siano M ed M 0 due monoidi. Un omomorfismo di M in M `e
unapplicazione : M M 0 tale che (xy) = (x)(y) per ogni x, y M ; un isomorfismo `e un omomorfismo bigettivo.
b) Unapplicazione : G H del gruppo G nel gruppo H `e un omomorfismo (isomorfismo) se `e un omomorfismo (bigettivo) di monoidi, cio`e se (xy) = (x)(y) per ogni
x, y G.
c) Unapplicazione : A B dellanello A nellanello B `e un omomorfismo (isomorfismo) se `e un omomorfismo (bigettivo) di monoidi additivi e moltiplicativi e se (1A ) = 1B
cio`e se
(x + y) = (x) + (y) per ogni x, y A
(xy)
= (x)(y)
per ogni x, y A
(1A )
= 1B
d) Unapplicazione : k k 0 del campo k nel campo k 0 `e un omomorfismo (isomorfismo)
se `e un omomorfismo (bigettivo) di anelli.
Osservazione 4.17
a) Componendo due omomorfismi (isomorfismi) si ottiene ancora un
omomorfismo (isomorfismo).
17

b) Essendo bigettivo, ogni isomorfismo `e unapplicazione invertibile; lapplicazione inversa `e


anchessa un isomorfismo.
c) Se : G H `e un omomorfismo di gruppi, si ha sempre (eG ) = eH ;
infatti
(eG ) = (eG eG ) = (eG )(eG )
e la conclusione segue dalla legge di cancellazione.
d) Se : M M 0 `e un omomorfismo di monoidi, si ha (xn ) = ((x))n per ogni x M e
per ogni n N
e) Se : G H `e un omomorfismo di gruppi, si ha (x1 ) = ((x))1 per ogni x G;
infatti (x)((x1 )) = (eG ) = eH .
f ) Se : G H `e un omomorfismo di gruppi, si ha (xn ) = ((x))n per ogni x G, per
ogni n Z.
Esempi 4.18
a) I gruppi An dellesempio 4.8 d) sono tutti isomorfi fra loro.
Per losserv. 4.17 a) basta far vedere che ognuno di essi `e isomorfo a N; definiamo
: N An ponendo (m) = m n. `e allora facile vedere che `e bigettiva e che
(m + m0 ) = (m) + (m0 ).
b) Il gruppo moltiplicativo R ed il gruppo additivo R non sono isomorfi.
Infatti, se esistesse un isomorfismo : R R, si avrebbe 2(1) = ((1)2 ) = (1) = 0
cio`e (1) = (1) = 0 e non sarebbe iniettiva.
Definizione 4.19
a) Un gruppo G con un ordinamento < si dice gruppo ordinato se
x < y xz < yz per ogni x, y, z G.
b) Un anello A con un ordinamento < si dice anello ordinato se `e un gruppo additivo
ordinato (cio`e se dati x, y A con x < y si ha x + z < y + z per ogni z A) e se dati
x, y A con x < y si ha xz < yz per ogni z A+ .
c) Un campo k con un ordinamento < si dice campo ordinato se `e un anello ordinato.
Osservazione 4.20 Se A `e un anello, gli elementi del tipo n 1 costituiscono un anello, che `e
il pi`
u piccolo anello contenuto in A.
Se n 1 6= 0 per ogni n N , questo anello `e isomorfo a N.

Osservazione 4.21 Se n 1 6= 0 per ogni n N , linsieme { m1


n1 | m N, n N } costituisce
un campo isomorfo a Q. Quindi si pu`
o dire che un campo k in cui n 1 6= 0 per ogni n N , a
meno di identificazioni, contiene Q.

Osservazione 4.22 Dalle propriet`


a precedenti si
a) a < 0 a > 0
c) 1 > 0
e) a < b, c < 0 bc < ac
g) a > 0 a1 > 0
i) 0 < a < 1 a1 > 1; a > 1 0 < a1 < 1
m) se a, b > 0, a < b a2 < b2

deducono facilmente le seguenti altre


b) a 6= 0 a2 > 0
d) a + 1 > a per ogni a k
f ) se a > 0, b < 0 ab < 0
h) se a > 0, a < b a1 > b1
l) ab1 > 0 ab > 0
n) {a k | a2 + 1 = 0} =

Osservazione 4.23 Dalla propriet`


a 4.22 d) segue che in qualsiasi campo ordinato k si ha n1 6=
0 per ogni n N ; quindi possiamo dire che ogni campo ordinato contiene Q.
18

Osservazione 4.24 Dalla propriet`


a 4.22 n) segue che nel campo complesso C non esiste alcun
ordinamento che lo renda campo ordinato.
Esercizio 4.25
a) Determinare tre diversi sottoinsiemi di R che siano monoidi moltiplicativi
ma non gruppi.
b) Dimostrare che le radici dellequazione xn = 1 costituiscono un gruppo rispetto alla moltiplicazione usuale.
c) Se A `e un insieme non vuoto, le applicazioni bigettive : A A si dicono permutazioni
di A.
1. Dimostrare che le permutazioni di A costituiscono un gruppo rispetto alla composizione usuale delle applicazioni.
2. Quanti elementi ha il gruppo S2 delle permutazioni dellinsieme {1, 2} ?
` S2 commutativo ?
E
3. Quanti elementi ha il gruppo S3 delle permutazioni dellinsieme {1, 2, 3} ?
` S3 commutativo ?
E
d) Dire se `e vero che in un anello A
1. gli elementi invertibili costituiscono un gruppo moltiplicativo;
2. i divisori di zero costituiscono un monoide moltiplicativo;
3. i divisori di zero costituiscono un gruppo moltiplicativo.
` vero che lapplicazione : R R definita da (x) = x2 per ogni x R `e un omomore) E
fismo di campi ?
f ) Siano G il gruppo additivo dei numeri reali ed H il gruppo moltiplicativo dei numeri reali
positivi.
` vero che lapplicazione : G H definita da (x) = 10x per ogni x R `e un
1. E
omomorfismo?
2. Determinare un omomorfismo : H G diverso da quello banale ((H) = {0}).

19

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