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Iniziamo dicendo che non intendiamo dare a questo capitolo altro significato che quello di fornire
un utile strumento per esprimersi con rigore e chiarezza, cercando di standardizzare il linguaggio
e i simboli che verranno utilizzati in seguito.
Diciamo ci`o perche illustri studiosi hanno ritenuto di poter fondare tutta la matematica sulla
teoria degli insiemi e il vivace dibattito suscitato da questa idea ha finito con il provocare prese
di posizione non sempre equilibrate a favore o contro la teoria degli insiemi a tutti i livelli.
Noi non intendiamo entrare nel merito di questa questione, ma crediamo che non si possa
disconoscere alla teoria degli insiemi almeno il merito di avere contribuito a precisare e standardizzare il linguaggio elementare, non solo della matematica.
Il concetto di insieme `e da noi considerato primitivo, cio`e cos` elementare che si rinuncia a
darne una definizione in termini pi`
u semplici.
Per indicare insiemi useremo generalmente lettere maiuscole A, B, C,..., per indicare elementi
di insiemi useremo lettere minuscole a, b, c,...
Un insieme `e considerato noto quando si sa quali elementi lo costituiscono.
Quindi un insieme pu`
o essere individuato
a) facendo un esplicito elenco dei suoi elementi
A = {a, e, i, o, u}
(rappresentazione tabulare)
(rappresentazione caratteristica)
A volte possono essere utili per aiutare lintuizione rappresentazioni del tipo
e
a
i
o
Per esempio sono uguali gli insiemi {a} ed {a, a}, {a, b} ed {a, b, a}, linsieme dei rombi con le
diagonali uguali e linsieme dei rettangoli con i lati uguali, ...
La rappresentazione caratteristica pu`
o essere equivoca; per esempio, laffermazione y A `e vera
o falsa a secondo che sia o no implicito il riferimento allalfabeto italiano.
Per evitare simili inconvenienti, quando sussiste il rischio di equivoci si fissa un insieme U , detto
universo (del discorso) e si suppone che tutti gli elementi presi in considerazione siano elementi di U e che tutti gli insiemi considerati siano sottoinsiemi di U .
Dati due sottoinsiemi di U , si possono considerare gli insiemi
AB
AB
A\B
CA
=
=
=
=
{x U | x A o x B}
{x U | x A e x B}
{x A | x
/ B}
{x U | x
/ A}
(unione di A e B)
(intersezione di A e B)
(complementare di B in A)
(complementare di A)
AB
AB
B
A
C(A)
A\B
Considereremo a volte linsieme vuoto, cio`e privo di elementi, e lo indicheremo con il simbolo
.
Linsieme vuoto `e unico ed `e sottoinsieme di tutti gli insiemi.
Due insiemi A e B privi di elementi comuni, cio`e tali che A B = si dicono disgiunti.
Il prodotto cartesiano degli insiemi A e B `e linsieme A B = {(a, b) | a A, b B} cio`e
linsieme delle coppie ordinate costituite da un elemento di A (prima) e un elemento di B (dopo).
Lesempio pi`
u classico di prodotto cartesiano `e linsieme RR, che `e in corrispondenza biunivoca
con linsieme dei punti del piano.
Scriveremo A2 invece di A A e quindi R2 invece di R R.
Allo stesso modo si definisce il prodotto cartesiano di tre o pi`
u insiemi e si scrive An invece di
A A A (n volte).
Scriveremo
P Q (o Q P ) per indicare che laffermazione P implica laffermazione Q (se P `e
vera, allora Q `e vera; P `e vera solo se Q `e vera);
P Q per indicare che laffermazione P `e equivalente allaffermazione Q (P Q e
Q P ; P `e vera se e solo se Q `e vera).
La negazione di = `e 6=. Analogamente, la negazione di `e ,
/ e le negazioni di , , , , ,
, sono rispettivamente 6, 6, 6, 6, 6, 6, 6.
Cos`,
A 6 B significa che A non `
e un sottoinsieme proprio di B (potrebbe essere per esempio
A = B);
A 6 B significa che A non `
e un sottoinsieme di B (cio`e esiste a A tale che a
/ B);
P 6 Q significa che laffermazione P non implica laffermazione Q
P 6 Q significa che laffermazione P non `
e equivalente allaffermazione Q;
e cos` via.
Consideriamo le affermazioni P = X `e un rombo, Q = X `e un parallelogramma ed
R = X `e un parallelogramma con le diagonali perpendicolari.
Allora P Q e Q 6 P (quindi P 6 Q), Q 6 R, R Q (quindi Q 6 R) e P R.
I simboli e si dicono rispettivamente quantificatore esistenziale e quantificatore universale; il primo si utilizza come nellaffermazione seguente
A 6= a A
che si legge A `e diverso dallinsieme vuoto se e solo se esiste a A; il secondo si utilizza come
nellaffermazione seguente
ABaB aA
che si legge A `e contenuto in B se e solo se a B per ogni a A.
La scrittura {Ai }iI indica un insieme di insiemi; per evitare cacofonie si usa dire che si tratta
di una famiglia di insiemi. I `e un insieme di indici : allindice i I corrisponde linsieme Ai .
Se si ha una famiglia di insiemi {Ai }iI , si possono considerare lunione e lintersezione di tutti
gli elementi della famiglia
[
Ai = {x U | i I con x Ai }
iI
Ai = {x U | x Ai i I}
iI
Se I = , si pone
[
Ai =
iI
Ai = U
iI
An = N
nN
An = {0}
nN
Ai
n
\
Ai
invece di
i=1
[
iI
Ai
\
iI
Ai
Esercizio 1.1
a) Dimostrare che le seguenti affermazioni sono vere quali che siano gli insiemi A, B, e C.
1) A B = B A
2) (A B) C = A (B C)
3) A B = B A
4) (A B) C = A (B C)
5) A (B C) = (A B) (A B)
6) A (B C) = (A B) (A B)
7) A CA =
8) C(CA) = A
9) A B CA CB
10) A \ B = A CB
11) A B A
12) A A B
13) A \ (B C) = (A \ B) (A \ C)
14) A \ (B C) = (A \ B) (A \ C)
15) C(A B) = CA CB
16) C(A B) = CA CB
17) A B = A A B
18) A B = A B A
b) Siano A = {n N | n `e multiplo di 3} e B linsieme dei numeri naturali pari.
` vero che A B = N ?
1) E
` vero che 24 A B ?
2) E
3) Quali numeri naturali appartengono ad A B ?
4) Determinare tre numeri naturali non appartenenti a C(A B)
c) Siano A = {(x, y) R2 | x2 + y 2 1} e B = {(x, y) inR2 | x + y = 1}.
1) Disegnare A B
` vero che ( 1 , 1 ) A B ?
2) E
2 3
3) Dare una rappresentazione grafica di A B
d) Dire che differenza c`e fra e {}.
Corrispondenze, applicazioni.
Definizione 2.1 Una corrispondenza fra due insiemi A e B `e un sottoinsieme non vuoto D
del prodotto cartesiano A B. Si dice che a A e b B sono corrispondenti (o che b `e un
corrispondente di A) se (a, b) D.
B
b0
(a, b0 )
AB
a e b sono corrispondenti, perche (a, b) D
(a, b)
cos a
}
a2 +1
Osservazione 2.5 Qualche volta le applicazioni vengono indicate semplicemente mediante scritture del tipo
y = tg x
y=
x2
1
2x + 1
y = log (sin x)
A = {x R | x 6= + k per ogni k Z}
e
B=R
2
mentre per y = log (sin x) dovr`
a essere sin x > 0 e quindi
A=
B=R
kZ
f (R) = f (R+ ) = {x R | 1 x 1}
ed
f 1 (R+ ) = {x R | 2
cos a ed
x 2+ }
2
2
f (C) = {x R | 2 x 2}
ed
f 1 (D) = {(x, y) R2 | x + y = 1}
6
Osservazione 2.8 Se f : A B `e unapplicazione e se indichiamo con P(A) e P(B) rispettivamente gli insiemi delle parti di A e di B, f induce in modo naturale unapplicazione
f : P(A) P(B) (lapplicazione definita da f (C) = f (C) per ogni C P(A)) e unapplicazione
f : P(B) P(A) (lapplicazione definita da f 1 (D) = f 1 (D) per ogni D P(B)); esse sono
tali che si ha sempre f () = , f () = , f (B) = A.
Indichiamo ancora f con f ed f con f 1 .
Per ogni a A, f ({a}) consta del solo elemento f (a); per questa ragione indicheremo con f (a)
indifferentemente linsieme f ({a}) e lelemento f (a), che per questa ragione si chiama anche
immagine di a in B. Invece, se b B, f 1 ({b}) pu`o essere vuoto o contenere uno o pi`
u
1
elementi; ciononostante, si suole indicare questo insieme con la notazione pi`
u semplice f (b).
Per esempio, se f : R R `e lapplicazione definita da f (x) = sin x, si ha
f ( ) = {1}
2
f 1 ( ) =
2
f 1 (1) =
{x R | x =
kZ
+ 2k}
2
b) g f iniettiva f iniettiva;
d) g f surgettiva g surgettiva;
mentre in generale
e) g f iniettiva 6 g iniettiva;
f ) g f surgettiva 6 f surgettiva.
Infatti :
a) g(f (a)) = g(f (a0 )) f (a) = f (a0 ) , perche g `e iniettiva, ed f (a) = f (a0 ) a = a0 , perche
f `e iniettiva;
b) f (a) = f (a0 ) g(f (a)) = g(f (a0 )) , quindi se f non `e iniettiva non lo `e nemmeno g f ;
c) g(f (A)) = g(B) , perche f `e surgettiva, e g(B) = C, perche g `e surgettiva, quindi
(g f )(A) = C;
d) g(f (A)) = C g(B) = C, perche f (A) B.
Per e) ed f ) basta considerare il controesempio
A
C
g
Definizione 2.17 Per ogni insieme X, lapplicazione f : X X definita da f (x) = x per ogni
x X si chiama applicazione identica di X e si indica con idX .
b)
Infatti :
a) Supponiamo f iniettiva e sia ao A un elemento fissato. Per ogni b B, f 1 (b) pu`
o
essere vuoto, ed in questo caso poniamo g(b) = ao , o contenere un solo elemento ab , ed
in questo caso poniamo g(b) = ab . Otteniamo cos` unapplicazione g : B A tale che
g f = idA .
Ci`
o prova che 1) 2). Il viceversa `e una conseguenza immediata dellosserv. 2.16 b).
b) Se f `e surgettiva, b B si ha f 1 (b) 6= . Per ogni b B, scegliamo allora ab in f 1 (b)
e poniamo g(b) = ab , otteniamo cos` unapplicazione g : B A tale che f g = idA .
Ci`
o prova che 1) 2). Il viceversa `e una conseguenza immediata dellosserv. 2.16 d).
Esercizio 2.19
a) Siano f : A B e g : B C due applicazioni.
Dimostrare che per ogni D C si ha (g f )1 (D) = f 1 (g 1 (D)).
b) Siano f : A B unapplicazione, C e D due sottoinsiemi di A, E ed F due sottoinsiemi
di B.
1. Dimostrare che si ha
f (C D) = f (C) f (D);
f (C D) f (C) f (D);
C f 1 (f (C)).
2. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere f (C D) = f (C) f (D).
3. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere C = f 1 (f (C)).
4. Dimostrare che se f `e iniettiva si ha
f (C D) = f (C) f (D);
C = f 1 (f (C)).
5. Dimostrare che si ha
f 1 (E F ) = f 1 (E) f 1 (F );
f 1 (E F ) = f 1 (E) f 1 (F );
f (f 1 (E)) E.
6. Mostrare con un esempio che pu`
o non essere f (f 1 (E)) = E.
7. Dimostrare che se f `e surgettiva si ha f (f 1 (E)) = E.
r) propriet`
a riflessiva : a a per ogni a A;
s) propriet`
a simmetrica : a b b a per ogni a, b A;
t) propriet`
a transitiva : a b, b c a c per ogni a, b, c A.
Esempi 3.2 Sono relazioni di equivalenza
a) in ogni insieme, luguaglianza;
b) se A `e linsieme dei poligoni, la relazione
p p0 p e p0 hanno la stessa area
c) se A `e linsieme delle rette del piano, la relazione
r r0 r ed r0 sono parallele
d) se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio)
s s0 s ed s0 sono equipollenti
(cio`e esiste una traslazione che trasforma uno nellaltro)
e) se A = Z, la relazione
m n m n `e pari
f ) se A = Z e k N , la relazione
m n m n `e multiplo di k
g) se f : A B `e unapplicazione, la relazione in A
a a0 f (a) = f (a0 )
Esercizio 3.3
a) La relazione in N
m n |m n| 1
ha le propriet`
a riflessiva e simmetrica, ma non la transitiva.
b) La relazione in N
mnmn
ha le propriet`
a riflessiva e transitiva, ma non la simmetrica.
c) La relazione in N
m n mn > 0
ha le propriet`
a simmetrica e transitiva, ma non la riflessiva.
Definizione 3.4 Sia data nellinsieme A una relazione di equivalenza . Per ogni a A,
il sottoinsieme [a] = {b A | b a} di A si dice classe di equivalenza di a modulo la
relazione .
10
Osservazione 3.5
aA
[a])
b) a b [a] = [b]
c) [a] 6= [b] [a] [b] =
Definizione 3.6 Linsieme delle classi di equivalenza si dice insieme quoziente di A modulo
e si indica con A/.
Esempi 3.7
a) Se `e luguaglianza in A, la classe di equivalenza di ogni elemento a contiene
il solo elemento a.
b) Se `e la relazione di equivalenza in Z
m n m n `e pari
ci sono solo due classi di equivalenza : la classe di equivalenza di 0, costituita da tutti i
numeri pari, e la classe di equivalenza di 1, costituita da tutti i numeri dispari; quindi
linsieme quoziente Z/ ha solo due elementi.
c) Se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio) e `e lequipollenza, A/
`e linsieme dei vettori liberi.
d) Se A `e linsieme dei segmenti orientati del piano (o dello spazio) e `e la relazione di
equivalenza
s s0 s `e equipollente ad s0 e giace sulla stessa retta di s0
A/ `e linsieme dei cursori.
Osservazione 3.8 Losserv. 3.5 b) mette in evidenza il fatto che una classe di equivalenza pu`
o
essere rappresentata con uno qualunque dei suoi elementi.
Per esempio, se consideriamo in Z la relazione m n m n `e pari, potremo rappresentare
la classe di equivalenza di 27 scrivendo [27], o [1], o [1001], ...
Se scriviamo [1] diciamo che abbiamo usato 1 come rappresentante della classe di 27.
Questo fatto diventa rilevante quando si vogliono dare definizioni riguardanti elementi di insiemi
quozienti.
Per esempio, se in Z/, dove `e la relazione di equivalenza definita sopra, poniamo
[a] < [b] a < b
non abbiamo ben definito un ordinamento, perche abbiamo [0] < [1] o [1] < [0] a seconda che
rappresentiamo la classe di 0 con 0 o con 2.
Definizione 3.9 Una partizione dellinsieme A `e una famiglia {Ai }iI di sottoinsiemi non
S
vuoti di A tale che
a) iI Ai = A
b) i 6= j Ai Aj =
Esempi 3.10
a) Se `e una relazione di equivalenza nellinsieme A, linsieme delle classi
di equivalenza modulo , cio`e linsieme quoziente A/, `e una partizione di A.
b) Le rette del piano che hanno una direzione fissata costituiscono una partizione del piano.
11
Osservazione 3.11 Abbiamo visto nelles. 3.10 a) che ad ogni relazione di equivalenza in A
`e associata la partizione A/ di A.
Quindi se E `e linsieme delle equivalenze in A e P `e linsieme delle partizioni di A si ha
unapplicazione naturale : E P.
Viceversa, se si ha una partizione {Ai }iI dellinsieme A, otteniamo una relazione di equivalenza in A ponendo
a b i0 I con a, b Ai0
Si ha quindi anche unapplicazione : P E ed `e facile verificare che = idE e
= idP . Quindi e sono corrispondenze biunivoche (luna linversa dellaltra).
Definizione 3.12 Un ordinamento (o una relazione dordine) in un insieme A `e una corrispondenza D fra linsieme A e se stesso tale che, se scriviamo a < b invece di (a, b) D, si
ha
a) a < a `e falsa per ogni a A;
b) a < b, b < c a < c per ogni a, b, c A;
c) dati a, b A `e vera una (ed una sola) delle relazioni a < b, a = b, b < a.
Definizione 3.13 Un insieme ordinato `e un insieme non vuoto A con in esso un ordinamento
<.
Definizione 3.14 Se a < b, diremo che a `e minore di b; scriveremo anche b > a in luogo di
a < b, e a b ( o b a) per indicare che a `e minore o uguale a b.
Esempi 3.15
a) Se in R2 poniamo (a, b) < (c, d) a < c oppure a = c e b < d , otteniamo
in R2 un ordinamento che si chiama ordinamento lessicografico.
b) Se poniamo nellinsieme P(X) delle parti di un insieme non vuoto X
A<BAB
non otteniamo un ordinamento in P(X); per esempio, se X = N ed A = {0, 2, 3, 4},
B = {1, 2, 3}, non `e vera nessuna delle tre relazioni A < B, A = B, A > B.
Definizione 3.16 Sia M un sottoinsieme di un insieme ordinato A.
a) a A si dice maggiorante per M se m a per ogni m M ;
b) a A si dice massimo per M se a M e se a `e maggiorante per M ;
c) M si dice limitato superiormente se ammette maggioranti.
Analoghe sono le definizioni di minorante, minimo ed insieme limitato inferiormente.
Esempi 3.17 In A = R con lordinamento usuale
a) N non ha maggioranti e quindi non `e limitato superiormente;
b) M = {x R | x < 12} ed N = {x R | x 12} hanno gli stessi maggioranti, ma M non
ha massimo ed N si.
Osservazione 3.18 Ogni sottoinsieme M di un insieme ordinato A ha al pi`
u un massimo
o aversi m < m0 ne m0 < m.
(minimo). Infatti, se m ed m0 sono due massimi per M , non pu`
12
Definizione 3.19 Sia M un sottoinsieme di un insieme ordinato A. Se linsieme dei maggioranti di M ha un minimo a, questo si dice estremo superiore per M .
Segue dallosserv. 3.18 che un sottoinsieme di un insieme ordinato A ha al pi`
u un estremo
superiore.
Definizione 3.20 Unapplicazione f : A B fra insiemi ordinati si dice applicazione ordinata se a < a0 f (a) < f (a0 ).
Esercizio 3.21
1.
2.
3.
4.
m n m + n `e multiplo di 5;
m n m 2 = n2 ;
m n m2 = n2 + 1;
m n mn > 15.
b) Definire in N una relazione di equivalenza in modo che una classe di equivalenza sia
{0, 1, 2, 3, 4, 5}.
c) Si consideri in Z la relazione di equivalenza
m n m n `e multiplo di 17
1. Esistono classi di equivalenza con un numero finito di elementi ?
2. Determinare tre elementi distinti nella classe di equivalenza di 37.
3. `e vero che le classi di equivalenza sono tutte in corrispondenza biunivoca ?
4. Dire se la definizione di addizione in N/
[m] + [n] = [m + n]
`e ben posta ed ha la propriet`
a associativa.
5. Dire se la definizione di moltiplicazione in N/
[m] [n] = [mn]
`e ben posta ed ha la propriet`
a associativa.
d) Determinare in Z, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra Z/ ed N.
e) Determinare in Q, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra Q/ ed N.
f ) Determinare in R, se possibile, una relazione di equivalenza e una corrispondenza
biunivoca fra R/ ed N.
` vero che le rette di un piano costituiscono una partizione di ?
g) E
h) Dire se si ottiene un ordinamento in N ponendo m < n m2 < n2
13
Definizione 4.1 Dato un insieme non vuoto A, si dice operazione in A ogni applicazione
: A A A. Se `e una operazione in A, si suole scrivere ab invece di (a, b), e i simboli
di uso pi`
u comune per , anche quando A non `e un insieme numerico in senso usuale, sono i
seguenti : +, , , (spesso omesso), :, , .
Molti fatti riguardanti le operazioni di addizione e di moltiplicazione si enunciano o si dimostrano nello stesso modo, utilizzando propriet`a molto semplici come la propriet`a associativa.
Ci porremo allora in un contesto molto generale, pervenendo cos` a risultati che saranno
validi in situazioni molto diverse fra loro, quali sono appunto una struttura additiva ed una
moltiplicativa.
In questa fase useremo la notazione moltiplicativa, ma ricordiamo che quanto detto ha validit`a generale, e verr`
a quindi applicato, se possibile, ad operazioni diverse dalla moltiplicazione.
14
Definizione 4.2 Un monoide `e un insieme non vuoto M dotato di una operazione, che denoteremo con (spesso omesso), tale che
a) si ha (xy)z = x(yz) per ogni x, y, z M (propriet`a associativa);
b) esiste in M un elemento e, detto neutro per loperazione, tale che xe = ex = x per ogni
x M.
Il monoide M si dice commutativo se si ha
c) xy = yx per ogni x, y M (propriet`a commutativa).
Definizione 4.3 Un gruppo `e un monoide G tale che per ogni x G esiste un elemento y G,
detto inverso di x, tale che xy = yx = e.
Il gruppo G si dice commutativo se si ha xy = yx per ogni x, y G.
Osservazione 4.4 In un monoide (e quindi in un gruppo) esiste un solo elemento neutro e;
infatti, se e0 fosse un secondo elemento neutro, si avrebbe e0 = e0 e = e.
Osservazione 4.5 In un gruppo G
a) ogni elemento ha un unico inverso;
infatti, se y ed y 0 sono due inversi di x, si ha y 0 = ey 0 = (yx)y 0 = y(xy 0 ) = ye(per
= y questa
ragione da ora in poi indicheremo con x1 lunico inverso di x);
b) (x1 )1 = x per ogni x G;
infatti si ha xx1 = x1 x = e;
c) per ogni x, y, z G, xy = xz y = z e yx = zx y = z (leggi di cancellazione)
infatti si ha
y = (x1 x)y = x1 (xy) = x1 (xz) = (x1 x)z = z
y = y(xx1 ) = (yx)x1 = (zx)x1 = z(xx1 ) = z
Osservazione 4.6 Per ogni x G ed ogni n N poniamo
x x x
x1 x1 x1
(n volte)
(-n volte)
se n > 0
se n = 0
se n < 0
Definizione 4.9 Un anello `e un insieme A dotato di due operazioni, la prima denotata con +
e detta addizione, la seconda denotata con e detta moltiplicazione, tale che
a) A `e un gruppo commutativo rispetto alladdizione;
b) A `e un monoide rispetto alla moltiplicazione;
c) per ogni x, y, z A si ha x(y + z) = xy + xz e (x + y)z = xz + yz (propriet`a distributive).
Lanello si dice commutativo se A `e un monoide commutativo rispetto alla moltiplicazione.
Esempi 4.10
e C.
A = {a + b 2 | a, b Z}
B = {a + b 3 | a, b Z}
C = {a + b 5 | a, b Z}
E = {a + ib 2 | a, b Z}
F = {a + ib 3 | a, b Z}
16
Esempi 4.13
b) I sottoinsiemi di R
A = {a + b 2 | a, b Q}
B = {a + b 3 | a, b Q}
C = {a + b 5 | a, b Q}
E = {a + ib 2 | a, b Q}
F = {a + ib 3 | a, b Q}
f
g,
con
19