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L'infanzia

La famiglia e l'educazione

Un dipinto del 1749 che mostra Giorgio (al centro) col fratello Edoardo, duca di York ed Albany,
ed il loro tutore, Francis Ayscough, poi decano della cattedrale di Bristol.
Il futuro Giorgio III nacque a Norfolk House a Londra il 4 giugno 1738, primo figlio maschio del
principe di Galles Federico di Hannover e di Augusta di Sassonia-Gotha-Altenburg[6]. Poich il
principe Giorgio nacque prematuramente, temendo che non sopravvivesse fu battezzato in quello
stesso giorno dal vescovo di Oxford Thomas Secker[7]. Fu, poi, di nuovo battezzato pubblicamente a
Norfolk House il 4 luglio 1738 dallo stesso prelato, e suoi padrini furono il re di Svezia, il duca di
Sassonia-Gotha e la regina di Prussia[8]. La famiglia in cui Giorgio venne al mondo non era delle
pi felici: il nonno, re Giorgio II, ed il padre, principe di Galles, non erano in buoni rapporti[9], a
causa delle diverse personalit e dei ruoli politici che assunsero nella vita britannica. Al contrario, il
futuro Giorgio III ebbe un profondo rapporto con il padre Federico, il quale si dimostrava molto
liberale nei confronti dei figli, spingendoli a sviluppare le loro inclinazioni naturali[10]. Prova di
questa libert pedagogica fu il permesso accordato dai genitori di far partecipare i figli come attori a
delle recite teatrali che si tenevano a Leicester House[11]. Nonostante la libert concessa dai genitori,
i figli della coppia furono educati con un preciso programma di studio elaborato dal matematico
George Lewsi Scott, loro precettore. Il futuro sovrano britannico fu educato secondo rigidi principi
anglicani e ricevette un'ottima formazione umanistica (latino, greco e letteratura), linguistica e
scientifica[12], distinguendosi per capacit d'apprendimento e ingegno. Tra le sue passioni vi era
anche l'astronomia, tanto da avere anche da monarca un osservatorio privato[13].
Erede al trono

Giorgio, Principe di Galles, in un ritratto della met del XVIII secolo


Il 1751 fu un anno molto doloroso per Giorgio[11]: il padre Federico, dopo poche settimane d'agonia,
mor nel mese di marzo per un'infezione al ginocchio, contratta in seguito ad un incidente mentre si
divertiva giocando a tennis[14]. In seguito alla morte del principe di Galles, Giorgio II decise di
interessarsi a quel nipote cui non aveva mai prestato particolarmente attenzione, nominandolo prima
duca di Edimburgo e poi, il 19 aprile, legittimo erede al trono con il titolo di principe di Galles[11]. Il
dodicenne Giorgio fu separato dalla madre e si trasfer, per qualche tempo, a Kensington Palace
presso il nonno[15] e, sempre nel medesimo anno, fu affidato ad una nuova serie di precettori: lo
whig Lord Harcourt fu nominato suo governante, affiancato in questo compito da Thomas Hartyer,
vescovo di Norwich[16]. i due nuovi precettori, non graditi al giovane erede al trono, furono sostituiti
nel 1752 dal vescovo di Peterborough[17] e, nel 1756, al momento della maggiore et di Giorgio, lo
scozzese tory Lord Bute fu nominato quale nuovo suo precettore da parte del nonno Giorgio II[18],
persona che risult estremamente gradita al giovane principe per il carattere affabile e la
cordialit[19]. In questi anni, il sovrano cerc di separare Giorgio dalla madre, in quanto temeva che
il giovane potesse essere influenzato dalla nuora che era sempre rimasta ostile nei confronti
dell'anziano suocero[20]. Il principe di Galles, tuttavia, rifiut le offerte del nonno di trasferirsi in
una diversa residenza, in quanto non voleva rattristare la madre[21].
Sempre in questi anni nacque un pettegolezzo riguardo la vita del principe Giorgio, rinomato per la
sua seriet e per la sua profonda religiosit: il legame sentimentale che lo un ad una quacchera,
Hannah Lightfoot (1730-1759), con la quale avrebbe, secondo alcune voci, in segreto contratto
matrimonio e avuto vari figli[21]. La relazione con il principe, per, non supportata da alcun
materiale cartaceo, rendendo cos poco veritiera la presunta relazione con la Lightfoot[22].

Il regno (1760-1820)
Ascesa al trono e matrimonio
Alla morte del nonno Giorgio II, avvenuta il 25 ottobre 1760, divenne contemporaneamente re di
Gran Bretagna e re d'Irlanda . Per rassicurare il popolo della sua "matrice" britannica prese le
distanze dalle sue origini tedesche; nel primo discorso al Parlamento dichiar: Nato e cresciuto in
questo paese mi vanto di essere un britannico[21].
Essendo un re Giorgio doveva sposare una donna di sangue reale e si innamor della bellissima
Sarah Lennox, figlia del Charles Lennox, III duca di Richmond e discendente diretta del re Carlo II

d'Inghilterra. Ma la madre, consigliata da Lord Bute, non approv la sua scelta, temendo che il forte
carattere della donna lo plagiasse sottraendolo alla sua influenza[21]. Alla fine fu combinato il
matrimonio con la diciassettenne duchessa Sofia Carlotta di Mecleburgo-Strelitz, che sbarc in
Inghilterra pochi giorni prima del matrimonio. Durante il primo incontro Giorgio, che non l'aveva
mai vista prima, si dimostr palesemente deluso dalla giovane[21], ma in seguito impar ad amarla.
Il matrimonio, celebrato il 7 settembre del 1761 dall'arcivescovo di Canterbury Thomas Secker[23],
dur pi di cinquant'anni e, al contrario di molti altri governanti dell'epoca, Giorgio III non ebbe
mai un'amante, divenendo in tal modo il simbolo nazionale della virt domestica[24].
I primi anni di regno (1760-1775)
Premesse

Figli
Giorgio II (17271760)
Figli
Giorgio III (17601820)

Regno di Gran
Bretagna
Casato di Hannover

Figli
Giorgio IV (18201830)
Figli
Guglielmo IV (18301837)
Figli
Vittoria (18371901)

Giorgio I (1714-1727)

Mezzotinto di Giorgio III del 1762, da un dipinto di Thomas Frye.


Anche se la sua ascesa al trono era stata in un primo tempo osannata dalla maggior parte dei capi
partito della nazione[25], i primi anni del suo regno furono contraddistinti da un'instabilit politica
notevole, soprattutto per le critiche rivoltegli a causa della partecipazione alla guerra dei sette anni
che, cominciata nel 1756, era ancora in corso[26]. Fu accusato di favorire il gruppo dei Tories, che
consideravano il potere del monarca superiore a quello del parlamento, e fu per questo considerato
un autocrate dagli Whigs, che invece affermavano la superiorit parlamentare[13].
Con la sua ascesa al trono affid la gestione del patrimonio immobiliare reale al Parlamento,
ottenendo in cambio i finanziamenti per coprire tutte le spese della casa reale e del governo,

finanziamenti che sino ad allora avevano un tetto massimo di spesa annua[27]. I debiti che accumul
durante il suo regno ammontarono ad oltre 3.000.000 di sterline ed al pagamento provvide quindi il
Parlamento[28].
Il governo Bute e la conclusione della Guerra dei sette anni (1762-1763)

Joshua Reynolds, Ritratto di John Stuart, terzo conte di Bute, 1773, olio su tela, National Portrait
Gallery, Londra. Il conte di Bute fu una figura fondamentale per la giovinezza e i primi anni di
regno di Giorgio III, sia per il suo ruolo di tutore, sia per aver rivestito la carica di Primo Ministro.
Nel maggio del 1762, il governo del Whig Thomas Pelham-Holles, I Duca di Newcastle venne
rimpiazzato da quello del Tory scozzese Lord Bute, il suo ex tutore[29]. Gli oppositori di Bute
tentarono di screditarlo sia con pesanti dichiarazioni che coinvolsero la famiglia reale, sostenendo
che il Lord avesse una relazione con la madre del re, sia facendo leva sui tradizionali pregiudizi
degli inglesi nei confronti degli scozzesi[30]. John Wilkes, un membro del parlamento, pubblic The
North Briton, un pamphlet provocatorio e diffamatorio nella sua condanna di Bute e del governo.
Wilkes fu denunciato per il suo articolo ma vinse la causa, e il tentativo di criminalizzarlo fu visto
come un attentato alla libert di stampa[31]. In seguito, dopo una sua pubblicazione ritenuta oscena,
Wilkes fu espulso dal parlamento e fugg in esilio in Francia per scampare la punizione, al processo
fu condannato in contumacia per blasfemia e oscenit[32]. Grazie alla strategia del grande politico
Whig William Pitt il Vecchio, la guerra dei Sette anni si era vittoriosamente conclusa con la
conquista del Qubec a danno dei francesi, che erano stati sconfitti anche sul fronte europeo del
conflitto. Con tale successo la corona britannica si assicur l'egemonia coloniale in nord America ed
in India[33].
Il governo Grenville e i primi dissidi con le Tredici colonie americane (1763-1765)

L'8 aprile 1763, dopo la conclusione del Trattato di Parigi che pose fine alla guerra, Lord Bute diede
le dimissioni, permettendo agli Whigs di George Grenville di fare ritorno al potere[34]. Nello stesso
anno venne emanato il Proclama Reale del 1763 che pose un limite all'espansione verso ovest delle
colonie britanniche in America settentrionale. Il proclama intendeva spingere i coloni a negoziare la
pace con i nativi americani, riducendo i costi delle guerre di frontiera, ma in realt contribu ad

aumentare i motivi di contrasto tra gli stessi coloni (sempre in cerca di nuove terre per l'espansione
agricola) e il governo della madrepatria britannica[35]. Le tasse a loro carico erano molto basse e il
governo non poteva permettersi le grandi spese relative alla difesa di quei territori dalle rivolte degli
indigeni e dalle possibili incursioni dei francesi[36]. Inoltre, la guerra dei sette anni aveva causato un
deficit enorme nel bilancio, cosa che costrinse Lord Grenville ad imporre una tassazione nei
confronti delle Tredici colonie[37], che fino a quell'epoca godevano un'ampia autonomia politica ed
economica[38].

William Hoare, Ritratto di William Pitt primo conte di Catham. detto il Vecchio, 1754, olio su tela,
National Gallery, Londra. Energico uomo politico, fu l'artefice della riscossa britannica nel Nord
America durante la Guerra dei sette anni (1756-1763).
Nell'aprile 1764, pertanto, Grenville introdusse prima lo Sugar Act, decreto che stabiliva un
dimezzamento della tassazione sull'importazione di melassa da sei a tre pence per gallone ma
estendeva tale tassazione anche ad altri prodotti prima esenti[37]; dopo, nel 1765, lo Stamp Act, un
decreto che stabiliva una tassa di bollo su ogni documento delle colonie americane, tassa che si
estendeva anche ai giornali[33]. Le nuove imposte scatenarono una reazione tumultuosa tra i coloni
soprattutto nei loro giornali che, venendo colpiti direttamente dai suoi effetti, promossero una
violenta propaganda antigovernativa[39], promuovendo il concetto che non si poteva imporre loro
nuove leggi senza un rappresentante nel Parlamento di Londra[40]. Il governo fu travolto e il re,
ormai stanco di sottostare allo strapotere di Grenville, tent invano di convincere l'esperto William
Pitt il Vecchio ad accettare l'incarico di primo ministro[41]. Dopo una breve malattia avvenuta nella
primavera del 1765[42], primo sintomo dei gravi problemi che avrebbe avuto in seguito, Giorgio III
affid il governo a Charles Watson-Wentworth, II Marchese di Rockingham, obbligando Grenville
a dimettersi[43].
Da Rockingham all'avvento di North (1765-1770)

Tutto l'anno durante il quale Lord Rockingham govern fu dedicato al tentativo di sedare gli
infuriati animi dei coloni americani. Col supporto di Pitt e del re, Rockingham annull lo Stamp Act
di Grenville[N 1] tramite il Declaratory Act nel febbraio del 1766, con cui si riaffermava per la
piena dipendenza delle colonie da Londra in materia legislativa[44]. Questo decreto da una parte
accontentava i coloni, ma era concepito in modo tale che lasciava trasparire la possibilit di imporre
nuove tasse. Si crearono quindi malumori e le critiche furono tali che il suo governo si indebol e
venne rimpiazzato nel 1766 da un altro esecutivo retto dallo stesso Pitt, che Giorgio III nomin

Conte di Chatham. Durante il breve governo di Pitt (questi si ammal nel 1767 e, pertanto, si ritir a
vita privata) il cancelliere dello scacchiere Charles Thownshend eman una serie di leggi (i
cosiddetti Townshend Acts) che limitavano il commercio delle colonie, imponendo dei pesanti dazi
doganali sui prodotti che vi venivano importati quali th, vetro, carta e vernice[45]. I provvedimenti
legislativi londinesi suscitarono una vastissima indignazione nell'opinione pubblica americana, che
trov il suo portavoce, in occasione dell'assemblea del Massachusetts, in Samuel Adans, che coni
la celebre espressione no taxation without representation ("nessuna tassazione senza
rappresentanza")[46].

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