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Le notizie tra aggregatori e giornalismo partecipativo

Gli aggregatori di notizie (chiamati anche sistemi di editoria sociale) sono delle
applicazioni web che raccolgono delle news, commenti e testi di vario genere -
comprendendo anche prodotti multimediali - presenti in rete. Riescono cioè a
leggere dei flussi di informazione (feed) che provengono da altri siti e quando
importano questa informazione lo fanno tralasciando tutte le caratteristiche
grafiche caratteristiche del sito di provenienza, presentando in questo modo per
lo più dei titoli, dei sottotitoli e a volte dei sommari.
Per ricevere questi flussi basta sottoscriverli (syndication) tramite un
programma che può essere istallato su un personal computer, su un palmare, sul
cellulare. All’interno del computer questi flussi possono essere letti tramite
programmi specifici (i feed reader) o attraverso programmi di posta elettronica o
tramite il browser.
I dettagli ora descritti servono solo a far capire come sia elastico questo modo di
distribuzione di notizie che possono essere acquisite in un luogo chiuso o
all’aperto, a casa o in ufficio, mentre si viaggia o si aspetta il proprio turno dal
dentista e a qualsiasi ora della giornata.
L’altra caratteristica di questo funzionalità è la facilità con cui tutto quanto viene
pubblicato sul web può essere raccolto e rimescolato presentando dei contenuti
dalle origini più disparate. Non stiamo parlando di semplici rassegne stampa, o
meglio sono questo e qualcosa di più, dato che si aggregano fonti
istituzionalizzate a produrre informazione (i mass media mainstreaming) e fonti
individuali (più o meno) come quelle rappresentate dai blog e che tutto questo
processo comporta anche una forte interattività del lettore/utente che sceglie le
aggregazioni di suo interesse e vi può partecipare.
In questo articolo gli aggregatori che ci interessano non sono però quelli
individuali, delle singole persone che sottoscrivono (si abbonano) a canali che
rientrano nei loro interessi, ma ci occuperemo degli aggregatori che possiamo
chiamare pubblici, dei siti web cioè che aggregano notizie prese nella rete; in
questi siti risiede un interesse speciale per chi si occupa di giornalismo perché
mettono in discussione alcuni capisaldi del fare informazione, prima fra tutti, la
capacità di decidere l’agenda della giornata, le notizie di cui vale pena di parlare
in un mondo così fitto di informazione e perciò complesso come è il nostro.
Prima di procedere ad un’analisi più approfondita di questi siti dobbiamo
definire meglio il panorama culturale e tecnologico entro cui si colloca questo
fenomeno, uno scenario a cui è stato dato il nome di web 2.0 (1).

Che cos’è il web 2.0

Il web 2.0 consiste in un’evoluzione di internet e non tanto un suo drastico


cambiamento; se ne parla dalla seconda metà del 2005 e nella maggior parte dei
testi dedicati emerge come il fenomeno possa essere interpretato tenendo
presente le due componenti che lo costituiscono: quella tecnologica e quella
socio-culturale. Ad essere precisi la vera novità non si trova tanto nella sua
componente tecnologica - anche se lo sviluppo di nuovi software più facili da
usare e che presentano una multimedialità sempre più spinta sono certamente di
aiuto - ma nella sua componente sociale. E' qui, nel diverso uso che ne fanno le
persone, sempre più numerose e sempre meglio tecnologicamente acculturate,
che risiede l’originalità del web 2.0.
Della componente tecnologica qui ricordiamo solo due aspetti fondamentali per
il nostro discorso. Mentre prima un applicazione era tanto più importante quanto
più era utilizzata dalla gente, ora il valore di un software risiede nel suo essere
raccoglitore di dati dell’utenza: più le persone lo riempiono di dati (nel nostro
caso articoli, commenti, segnalazioni e materiale audio video) e più esso diventa
un’applicazione vincente. Il guadagno non proviene dalla vendita di un prodotto
informatico ma dagli introiti pubblicitari che una massa critica di persone
genera.
L’altro aspetto si riferisce invece alla possibilità data alle persone di etichettare
(cioè di catalogare) le proprie informazioni. Ad ogni tipo di contenuto, testuale
ma anche fotografico e materiale audiovisivo, viene dato un tag (una etichetta)
da parte della persona che lo sta immettendo in rete. Questa operazione
(taggare) sembra una cosa di poco conto ma in realtà ha profonde implicazioni
culturali e nel nostro caso ci interessa in quanto gli aggregatori recuperano le
notizie da varie fonti, anche quelle dei singoli utenti che catalogano le loro
informazioni in modo soggettivo. Ora negli algoritmi che vengono impiegati
dagli aggregatori, questa etichettatura, anche se valutata in misura molto
diversa,viene presa in considerazione e condiziona il risultato finale.
Per quanto riguarda invece la componente socio-culturale ci troviamo in una
situazione in cui il pubblico, gli utenti, sono sempre più attivi nel produrre
informazione, nel segnalarla, nel fare recensioni o critiche a quanto leggono.
Una rete di persone che collabora anzi coopera sta alla base del web 2.0 e questa
partecipazione continua a crescere; in tal modo una delle idee di fondo che ha
animato il web fin dalla sua creazione trova qui un nuovo riscontro. Creare
contenuti e condividerli appare un’attività sempre più fondamentale degli
abitanti della rete che contribuiscono così a creare un sistema aperto
tendenzialmente contrario ad ogni rigida regolamentazione dei diritti d’autore.
Un ambiente di questo tipo genera però a livello di informazione vecchi
problemi (qual è il grado di attendibilità di fonti cosi poco istituzionalizzate?) e
nuove questioni come quelle relative all’abbondanza di produttori di
informazione che rende difficile le gestione di una tale mole di dati e la
mancanza di una gerarchia, di un ordine che permetta di regolarsi nel caos
informativo. (2)
La partecipazione sempre più vivace degli utenti, la sovrabbondanza delle fonti
hanno un loro (forse) punto di snodo negli aggregatori di notizie che
permettono, in un modo più efficace rispetto ad una testata giornalistica on line
(per non parlare di quelle su carta), di gestire fonti così diverse (istituzionali,
personali, provenienti da altri media, dal terzo settore, dai movimenti…) e di
dare la possibilità ad un lettore di scegliersi percorsi completamente
personalizzabili nella selezione delle notizie.

Aggregatori di notizie, giornalismo partecipativo, mass media che


aggregano

Descriviamo adesso per sommi capi come funziona un tipico aggregatore di


notizie e prendiamo come modello il più noto a livello internazionale. Digg
(http://digg.com) è direttamente costruito dai suoi utenti mediante un sistema di
votazione; qui dopo l’iscrizione un lettore può segnalare un articolo interessate e
presentarlo tramite una breve descrizione e il link relativo ma potrebbe anche
pubblicare un proprio articolo originale. A questo punto sono gli altri lettori che
votandolo gli assegnano una posizione di rilievo nella presentazione dei fatti del
giorno. Le notizie possono essere anche commentate e si può entrare nel
network dell’utente che ha segnalato la notizia o l’ha scritta (nel caso di Digg
l’informazione può essere anche audiovisiva o fotografica). Questo modo di
costruire l’informazione ribalta fortemente il modello a cui siamo abituati che
vede una redazione di giornalisti che selezionano e pubblicano le notizie
seguendo dei precisi criteri di notiziabilità, fornendoci così una rappresentazione
quotidiana - seppure parziale - della realtà.
Gli aggregatori di notizie variano molto tra di loro: alcuni, tramite un proprio
algoritmo, danno più valore alle notizie segnalate dagli utenti, altri assegnano un
valore maggiore alle fonti provenienti dai mass media, altri invece privilegiano i
contenuti originali e di qualità degli utenti (e in questo caso si può parlare di
vero e proprio giornalismo partecipativo); infine ci sono mass media on line che
dedicano parte del loro sito a forme di aggregazione di notizie provenienti da
fonti parzialmente esterne a loro. Nonostante la diversità (e questa diversità la
vedremo anche nella rassegna che presenteremo più avanti) ciò che rimane in
comune è la possibilità data ai lettori di “operare” sulle notizie (votandole,
commentandole, mettendole nei Preferiti…) e di portarle in una posizione più
visibile nel sito.
Passiamo ora alla descrizione delle principali esperienze italiane condotte
attraverso le analisi dei siti e le interviste rivolte ai vari responsabili editoriali
dove è stato possibile raggiungerli. Vedremo anche due casi che non si possono
definire aggregatori ma dei veri e propri siti di giornalismo partecipativo (3). Li
facciamo rientrare comunque nella nostra analisi perché appartengono al
discorso che fa da sfondo, ovvero la partecipazione delle persone alla
produzione dell’informazione con o al di là dei giornalisti: se negli aggregatori
la loro presenza si rileva soprattutto nella segnalazione di notizie e nella loro
valutazione (tramite voto, commento…), nell’altro caso non si limita a questo
ma arriva anche alla scrittura stessa degli articoli o alla produzione del materiale
audio video.

Wikio, Fainotizia e tutti gli altri

Kataweb News (http://news.kataweb.it) come si legge sul sito “E’ una comunità
virtuale dedicata all'informazione che aggrega, organizza e gestisce le notizie
tratte da 105 fonti in italiano (con particolare attenzione a quelle del Gruppo
Editoriale L'espresso) e quelle scritte dai propri utenti, che oltre ad essere lettori
diventano quindi anche autori. Tutte le notizie possono essere votate e
commentate”. La particolarità di questo aggregatore è di appartenere appunto ad
un importante gruppo editoriale che ne fa un’esperienza solitaria in Italia. Più
una notizia è votata più sale nella pagina (più è in evidenza), quindi in linea
teorica le notizie che provengono da fonti ufficiali possono essere scavalcate da
quelle scritte dagli utenti, anche se di fatto questo non succede quasi mai e le
notizie che appaiono in prima pagina e nelle sezioni tematiche sono tutte di
origine istituzionale e in larga parte provengono dallo stesso gruppo editoriale.
“Le notizie scritte dagli utenti sono pubblicate integralmente su Kataweb news,
mentre di quelle tratte dalle fonti 'esterne' vengono pubblicati solo i titoli e - in
qualche caso - un breve sommario. La notizia può poi essere letta per intero sul
sito d'origine”. Spesso ogni notizia è accompagnata da schede di
approfondimento e materiale audio video che hanno attinenza. Ogni contenuto
on line istituzionale è “taggato” mentre sono gli utenti stessi ad assegnare un tag
alle notizie che inseriscono; “Sulla base del numero di ricorrenze di un
determinato tag viene inoltre suggerita alla redazione una gerarchia delle notizie
più importanti del momento, che può essere corretta dall'intervento umano
oppure può essere gestita in automatico dall'algoritmo, per impaginare i temi in
primo piano nella homepage”. Qui non è semplicemente l’algoritmo che decide
l’ordine delle notizie ma è l’intervento di una redazione.
diggita (www.diggita.it) è il prodotto di una start up del nord-est Italia, fondata
da 3 web-designer e programmatori nel gennaio 2007 con sede a Portogruaro.
Dice Filippo della Bianca fondatore dell’iniziativa: “Si tratta di un aggregatore
gestito collettivamente dagli utenti iscritti, tutti i contenuti sono generati e votati
democraticamente direttamente dai lettori…. La pubblicazione libera e aperta
viene distribuita da un numero sempre maggiore di siti su diggita. Essi possono
essere siti locali e tematici di tipo ‘tradizionale’, ma anche forum, blog o wiki”.
Mentre gli articoli presenti possono essere votati da tutti i visitatori, solo gli
iscritti possono inserire commenti. Non esiste una redazione, ma “un gruppo di
moderatori che controllano la qualità dell’informazione e intervengono solo in
caso di errori e abusi”. L’impaginazione delle notizie avviene in modo molto
automatico e si ha un deciso prevalere delle informazioni che provengono da
blog.
diggita prevede la condivisione del 50% dei proventi pubblicitari indotti dal
singolo articolo con il suo autore. Sul sito è presente anche una piccola guida
per pubblicare articoli di qualità, caratteristica questa che troviamo anche nelle
successive esperienze che presenteremo. Le regole base attengono alla
professione giornalistica e si riferiscono al corretto uso dei titoli, alla verifica
delle fonti, all’evitare il copia e incolla a favore di una riscrittura e all’uso
appropriato dei tag.
Per della Bianca i mass media non considerano un’iniziativa come la sua un
mezzo di informazione ma “solo un buon metodo per ricavare lettori extra”.
OKNOtizie (http://oknotizie.virgilio.it/) è un’esperienza di editoria sociale
collegata al portale di Virgilio (quindi appartenente alla Telecom), con
abbondanti risorse tecniche e finanziare per sostenere un progetto del genere.
“OKNOtizie - come si legge in una pagina di presentazione - è un modo per
associare diversi esseri umani al fine di creare un filtro che lascia passare solo le
informazioni più interessanti per la maggioranza degli utenti e filtra tutto il
resto, adeguandosi automaticamente ai desideri degli utenti del sito, ed evitando
un controllo centralizzato della informazione”. E’ un aggregatore puro e il
risultato finale non è mediato da una redazione o da qualche filtro umano ma si
basa su degli algoritmi; l’azione umana è quella svolta dagli utenti (quelli iscritti
e abilitati come vedremo) che possono far salire o scendere le notizie,
correggerle o nasconderle. Sul sito si possono trovare alcune interessanti
precisazioni su come funziona l’algoritmo che quasi sempre viene spiegato solo
in parte per evitare che conoscendolo completamente gli utenti possano
manipolarlo (è un po’ quanto fa Google con il suo algoritmo di ricerca coperto
da rigide norme di sicurezza). In questo caso sono due, un algoritmo di ranking
che valuta l’importanza che una notizia ha in quel momento; lo fa basandosi su
diversi parametri come la proporzione tra voti positivi negativi ricevuti, il
numero di voti, l’età della notizia (gli altri parametri non sono svelati). L’altro
algoritmo - di filtering - adottato dal sistema “sceglie in quale misura ogni
singolo voto può essere considerato attendibile dal sistema” (in base a quali
parametri non viene detto).
Gli utenti che collaborano non sono tutti uguali tra loro ma esistono degli
“avanzamenti di carriera” in base a certi criteri che permettono di avere un
maggiore potere di intervento sul sistema. In OKNOtizie ad ogni utente viene
assegnato un punteggio (il suo karma) che aumenta mano a mano che si
propongono notizie che hanno un certo successo e riescono a “tenere” la prima
pagina. Superato un certo punteggio l’utente diventa un poweruser, un
moderatore che può modificare l’indirizzo errato o impreciso di una notizia e
nascondere quelle che considera non idonee (perché contengono messaggi
pubblicitari o hanno contenuto osceno, razzistico…).
“In Wikio (www.wikio.it) aggreghiamo tre tipi diversi di fonti - afferma Estelle
Iacone, responsabile editoriale per l’Italia - i blog, i media classici ed i contributi
scritti dagli utenti di Wikio. Queste fonti sono considerate da Wikio sullo stesso
piano. Le notizie create dalle fonti sono aggregate e ridistribuite verso le
categorie adeguate, a secondo delle parole chiave inserite nel titolo e nel testo.
Inizialmente davamo più peso alle notizie scritte dagli utenti di Wikio al fine di
stimolare l’originalità delle news. Ma per evitare problemi di qualità e spam
abbiamo ricalibrato questa decisione.
La home page ubbidisce ad un algoritmo abbastanza complicato, ma per farla
breve, abbiamo stabilito una serie di media e blog autorevoli che ‘chiamano’ le
notizie del giorno e che fanno una specie di scelta editoriale. Ad esempio, se il
Corriere, la Repubblica e altri giornali titolano sul Sud Africa, si crea un gruppo
che aggrega tutti gli articoli che riguardano il Sud Africa, con alla testa di
questo gruppo l'articolo più recente. Quindi da una parte questi media ‘leader’
sono scelti da noi, ma da un'altra parte, la gerarchia delle notizie in homepage è
del tutto automatizzata”. Pur privilegiando la quantità alla qualità delle notizie,
Wikio appare come un sistema misto che non si affida unicamente ad un
algoritmo ma impiega la figura professionale del documentalista che interviene
nelle selezioni che vengono fatte. “I documentalisti - prosegue Estelle Iacone -
lavorano sia con i problemi di semantica e di tecnica di linguaggio legati ai
motori di ricerca, sia con le tecniche tradizionali di documentazione, cioè il
‘tree hierarchy’, i thesaurus, i sinonimi, le parole chiavi con operatori boleani...
Ad esempio: seguendo l'attualità, creiamo ‘Clan Casalesi’ a cui assegniamo una
mensola nello scaffale ‘Società>Criminalità>Mafia>Camorra’ . Allo stesso
livello di Camorra, troveremo N'drangheta, Cosa Nostra... Tutto è classificato,
con delle parole chiave che filtrano gli articoli pertinenti. In Italia ci sono circa
100.000 tematiche create a mano, quindi può capitare che alcuni non funzionino
bene (parole chiave troppo approssimative, problemi di omonimia..), però
questo sistema ci assicura il minimo di qualità davanti ad una marea
d'informazioni”.
Iacone definisce questa esperienza come un motore di ricerca di informazioni e
non come un’iniziativa editoriale equiparabile ai mass media che producono in
proprio le informazioni; da questi viene vista come un distributore di notizie,
una sorte di edicola on line. Un altro elemento di distinzione, che Wikio nelle
sue note editoriali rimarca più volte, è la sua mancanza di responsabilità nei
confronti dei contenuti proposti anche se si presta attenzione ad eliminare ogni
forma di abuso, spam o diffamazione.
Con fai notizia (www.fainotizia.it) pur rimanendo ancora in ambito di
aggregatori, cominciamo a passare su un terreno diverso, quello del giornalismo
partecipativo, che vede premiata soprattutto la partecipazione degli utenti, alcuni
dei quali propongono propri contenuti.
“Non siamo una redazione, non siamo giornalisti, proveniamo da Radio
Radicale - afferma Diego Galli, responsabile - il lavoro redazionale è minimo,
controlliamo alcune cose, le promuoviamo ma non c’è un intervento mirato
anche se pensiamo di farlo in futuro”. Dei circa 8 mila utenti registrati sono
circa un centinaio quelli attivi che propongono o segnalano contenuti; questa
mancanza di filtri si spiega anche con il fatto che “Fai Notizia ha una comunità
molto particolare, è politicizzata, proviene dagli ascoltatori di Radio Radicale,
ha già un livello qualitativo elevato”. In questo caso più che la quantità dei
contenuti si privilegia la loro qualità; la stessa interfaccia del sito, ben disegnata,
permette a chi è iscritto di pubblicare un proprio intervento, segnalare una
risorsa esterna, pubblicare direttamente un video, aprire degli spazi specializzati
denominati “Inchiesta” dove poter proporre tutta un serie di contributi. Esistono
anche dei canali, ovvero degli spazi tematici proposti dagli amministratori in
occasione di eventi speciali come è successo per le ultime elezioni. Anche nel
caso precedentemente esaminato, Wikio, e in altri, è data la possibilità ai propri
utenti di ritagliare degli spazi informativi specializzati dove, ad esempio, chi è
interessato al conflitto arabo-israeliano, sa di trovare lì quel tipo di informazioni
e approfondimenti.
I parametri che fanno salire di importanza una notizia sono uguali a quelli visti
precedentemente ma si basano solo sull’azione degli utenti e non su degli
algoritmi che influenzano in maniera incisiva il sistema. Più articolata è invece
la carriera degli utenti: “I collaboratori accumulano i punti fino a diventare dei
redattori, da redattore si passa a caporedattore - spiega Diego Galli - Non
compaiono più il punteggio dei collaboratori, anche se questo ha suscitato
proteste, perché si creavano delle guerre tra gli utenti. Quando il punteggio
supera quota 500 l'utente acquista lo status di redattore. L'utente redattore al
momento ha la possibilità di inserire 10 contenuti al giorno e di esprimere 20
voti sui contenuti altrui. L'utente collaboratore, cioè tutti gli utenti con un
punteggio inferiore, hanno la possibilità di inserire soltanto 5 contenuti al giorno
e di esprimere 10 voti”.
AgoraVox (www.agoravox.it) nasce nel 2005 in Francia (dove è uno dei
medium più citati in rete) e da qualche mese ne è approdata una versione anche
per l’Italia: “Non siamo un aggregatore di contenuti la maggior parte dei nostri
contenuti sono originali - afferma Francesco Piccinini, direttore per l’Italia - I
nostri articoli scendono e salgono a seconda delle visite che hanno, dei
commenti e delle votazioni. Abbiamo sviluppato un sistema per impedire che
gruppi di persone votino tutte lo stesso articolo per farlo salire”. La redazione
italiana è composta da tre giornalisti mentre i reporter attualmente sono 304
distribuiti per tutta la penisola; molto spesso sono dei blogger che scrivono
gratuitamente per il sito occupandosi di temi che già trattano nei propri blog.
“Noi raccogliamo solo articoli originali - prosegue Piccinini - che possono
essere pubblicati anche in altri luoghi”. I moderatori sono scelti direttamente
dagli utenti e sono dei reporter che hanno pubblicato almeno 5 articoli; ogni
notizia prima di venire pubblicata passa attraverso tre filtri, quello dei
moderatori, quello della redazione centrale e infine viene valutato dagli utenti
che lo votano e lo commentano. La linea editoriale di AgoraVox prevede “Una
totale apertura a qualsiasi forma di contenuti, non quelli razzisti o
pedopornografici - sostiene Piccinini - per il resto noi accettiamo tutto, noi
mettiamo in risalto le tematiche che gli utenti vogliono mettere in risalto; non
abbiamo nessuna censura nei confronti dei contenuti anche se vanno contro le
nostre convinzioni. Queste differenze di opinioni invogliano al dibattito”.
Wikinotizie (http://it.wikinews.org/wiki) è la versione italiana di WikiNews, il
notiziario di Wikipedia che è una fonte aggregata nelle rassegne stampa di
Googlenews perché considerata molto attendibile. In questo caso ci troviamo di
fronte a qualcosa di ancora diverso rispetto a quanto abbiamo fin ad ora
presentato; come ci spiega Giovanni Di Mizio, uno degli amministratori:”
Wikinotizie è un sito di informazione, non siamo un aggregatore di notizie, i
nostri lettori le scrivono, ha contenuti originali, è una sorta di agenzia stampa
dove le fonti vengono citate rigorosamente e più autori possono intervenire sulla
stessa notizia. Le notizie non vengono scritte da un solo autore ma da più autori.
Nei mass media mainstreaming fatti e opinioni sono uniti negli stessi articoli,
noi scriviamo solo i fatti, prendendoli da più fonti, le prendiamo nel modo più
neutrale”. Vorrei sottolineare il fatto che le notizie non hanno un autore ma,
nello spirito collaborativo del wiki, sono scritte a più mani e vengono
perfezionate fin dove è possibile. Ogni notizia è provvista di un pulsante
chiamato “cronologia” dove si può seguire in modo preciso tutte le modifiche
apportate all’articolo e sapere chi le ha fatte. Un altro pulsante indica le fonti da
cui i vari autori hanno attinto ed esistono infine altri due pulsanti (“opinioni” e
discussione”) dove gli utenti possono appunto scrivere dei commenti alla notizia
stessa. Ogni articolo quindi possiede una trasparenza difficilmente comparabile
che permette di seguire il backstage completo che sta dietro ad una notizia. Un
lavoro così faticoso porta ad alcune conseguenze, visto che in lingua italiana le
notizie pubblicate quotidianamente sono molto limitate e in ritardo rispetto ai
tempi degli altri media.
Qui gli utenti non votano le notizie facendole salire, ma vale l’ordine
cronologico di pubblicazione, né esiste una redazione che modifica le notizie in
home page eccetto nei casi di notizie di scarsa importanza; in questo caso gli
utenti più anziani possono intervenire con dei ritocchi.
“Non abbiamo una linea editoriale - continua Di Mizio - ogni nostro utente, sia
iscritto che anonimo, ha un'ampia libertà di scegliere l'argomento che vuole
trattare. Devo solo badare a non copiare e a non scrivere un articolo di opinione.
I casi di cancellazione immediata sono molto pochi e rigidamente previsti dalle
nostre regole interne, mentre tutte le altre cancellazioni devono passare
attraverso una procedura apposita, volta a misurare il consenso. Per questo
motivo è impossibile dare a Wikinotizie una linea editoriale: ognuno di noi
scrive di ciò che gli interessa e se qualcuno tenta di spostare Wikinotizie dalla
strada della neutralità, ecco che interviene l'intera comunità a ristabilire l'ordine
e l'oggettività”.

Le notizie del momento

Proviamo ora a confrontare le prime pagine di tre media mainstreaming


(Corriere.it, Repubblica.it, La Stampa web) con quelle dei siti ora presentati; in
questo modo si vuole vedere se l’agenda dettata dai mass media viene seguita e
in che modo. Si tratta di un confronto non facile perché le notizie on line
continuano a cambiare, a scorrere (e nel caso degli aggregatori in modo molto
veloce). Per ovviare a questo inconveniente abbiamo fatto un confronto in tre
mercoledì successivi nel mese di ottobre del 2008 in un arco di tempo ridotto
per ogni singola rassegna.
Se le notizie che i tre quotidiani on line riportano in home page hanno una forte
coincidenza (concordano sull’immagine che danno del mondo in quel dato
momento), lo stesso non si può dire per l’altro gruppo.
diggita e OKNotizie presentano raramente delle notizie che si possono
ricondurre all’agenda del giorno; nel caso della prima si ha una sovrabbondanza
di notizie di carattere tecnologico e sportivo, mentre per tutte e due il flusso di
notizie è molto superiore a quello proposto dai quotidiani on line. diggita in
particolare si presenta come un aggregatore di tipo puro e così le informazioni
che trasmette sono molto marginali rispetto ad un discorso di interesse pubblico;
molte notizie riguardano infatti la possibilità di vedere in streaming partite di
calcio o basket, addirittura sono una semplice pubblicità di prodotti tecnologici.
Kataweb News e Wikio invece hanno una buona copertura delle notizie del
giorno stabilite dai mass media e gli elementi di novità aumentano solo quando i
due aggregatori danno più spazio alle notizie provenienti dai blog.
Fai notizia basandosi soprattutto sui contributi dei blog raramente ha notizie che
rientrano nell’agenda quotidiana. Esiste una legge proporzionale inversa per cui
più un aggregatore lascia spazio alle informazioni che provengono dal popolo
della rete più l’agenda del giorno non viene rispettata favorendo invece un
ampliamento dei temi proposti e privilegiano l’analisi e il commento a posteriori
di fatti accaduti.
AgoraVox segue l’attualità nelle notizie che propone ma essendo un sito di
giornalismo partecipativo propone una propria agenda del giorno e mette più in
risalto temi che riguardano il settore estero o temi di denuncia sociale che in
quel momento sono poco trattati o abbandonati dai mass media tradizionali.
Diverso il discorso per Wikinotizie che presentandosi come agenzia stampa, per
adesso, stante la scarsa partecipazione di volontari italiani al progetto, permette
la produzione di solo poche notizie al giorno sganciate completamente
dall’agenda dei media.
Se cerchiamo di collocare lungo un asse i vari siti che abbiamo analizzato in
relazione al tipo di informazione che propongono potremmo farlo nel seguente
modo:

Verso sinistra vi sono quelle esperienze che aggregano notizie basandosi su


algoritmi “neutri”; mano a mano che ci si sposta verso destra questi vengono
sempre più influenzati prima dalle fonti istituzionali poi da quelle provenienti da
blog e da altre risorse non istituzionali. diggita e OKNotizie si presentano così
come degli aggregatori più puri che non privilegiano certe fonti a scapito di
altre; Kataweb News e Wikio danno una maggiore rilevanza alle notizie
provenienti dai mass media mainstreaming. fai notizia, AgoraVox e Wikinotizie
invece danno un ruolo maggiore agli utenti che partecipano alla costruzione
dell’informazione.

Dove ci informeremo?

Secondo una ricerca statunitense (4) svoltasi nel giugno del 2007 i siti
costruiti dalle segnalazioni o dagli articoli degli utenti differiscono in termini
di temi proposti: nel caso dei mass media tradizionali le notizie riguardavano
soprattutto gli eventi esteri, i disastri, la politica interna, l’immigrazione,
mentre i media gestiti dagli utenti proponevano un’informazione riguardante
più la tecnologia e lo stile di vita, inoltre questi siti presentavano una quantità
di fonti maggiori rispetto ai media tradizionali ma anche una maggiore
frammentarietà delle notizie. Se il panorama mediatico contemporaneo
presenta dei difetti comuni come la tendenza alla spettacolarizzazione della
notizia, la mancanza di approfondimenti e di contestualizzazioni per cui
sempre più siamo avvolti da notizie veloci e piacevoli da “consumare” ma
che trasmettono poco sul mondo che ci circonda, da parte degli strumenti di
informazione che vengono dal basso non ci si possiamo aspettare per ora
soluzioni miracolose; fin da subito però possono svolgere in parte una
funzione di critica del sistema informativo mainstreaming e possono
ampliare anche le tematiche oggetto dell'attenzione pubblica.
Possiamo porci anche altre domande. Perché un utente dovrebbe cercare
notizie su Google News (che è forse l’aggregatore più noto della rete) invece
che su un quotidiano on line? Perché dovremmo informarci su Kataweb
News piuttosto che direttamente su Repubblica.it? Alcune risposte sono
immediate: nel primo caso abbiamo la possibilità di leggere fonti che hanno
un linea editoriale e politica diversa, non appartenendo allo stesso gruppo
editoriale. Avere punti di vista diversi, anche se sono lontani da noi, aiuta
sicuramente ad arricchire la nostra comprensione degli altri e del mondo. Se
poi gli aggregatori puntano anche su fonti non istituzionali allora possiamo
avere un allargamento dei temi e punti di vista ancora più originali. Per
contro i media mainstreaming hanno un vantaggio; anni fa Ignatio Ramonet
in un suo libro famoso diceva che “informarsi stanca, costa fatica” (5), forse
il quotidiano on line offrendoci un pacchetto già pronto e garantito da una
redazione, esaudisce in modo facile i nostri bisogni informativi senza doverci
troppo preoccupare di ricercare fonti diverse e attendibili.

Ramonet, naturalmente, faceva la sua affermazione in un senso opposto,


ovvero che è un nostro dovere informarci il più possibile. Del resto sul grado
di copertura che i mass media hanno di tutto quello che succede nel mondo si
potrebbe molto discutere. Ogni impresa editoriale hai dei limiti di spazio (e
questo è vero per le pubblicazioni su carta) ma ha soprattutto dei limiti
cognitivi, di conoscenza di situazioni e persone; questi limiti vengono
superati dall’insieme delle persone che sono in internet e che in linea teorica
possono occuparsi di tutto, in modo più dettagliato di una pur numerosa
redazione di un quotidiano.
Qui si riapre la questione della qualità delle fonti non istituzionali. Quando
Google News annunciò che le sue rassegne erano anche commentabili dai
lettori, il Los Angeles Times precisò che Google faceva solo del giornalismo
surrogato: scrisse a tal proposito Franco Carlini in uno dei suoi ultimi
articoli: “ [Secondo il giornale americano] Google News è solo
indirettamente una forma di giornalismo, dato che a monte ci sono dei
giornali veri, di carta o di rete, non importa, e dei giornalisti veri. Ma
l'impacchettamento è automatico, realizzato da qualche segreto algoritmo,
che genera un prodotto un po' strano, di solito persino troppo ovvio e
senz'anima”.(6) Critica giusta ma non conclusiva. Gli algoritmi possono
migliorare e arrivare a selezionare chi fa buon giornalismo e chi non lo fa,
chi fra gli utenti in rete è attendibile e chi non lo è, magari lo farà con l’aiuto
di un documentalista o di un giornalista specializzato; forse questo
aggregatori di seconda generazione diventeranno uno strumento di cui si
doteranno tutte le grandi aziende del settore come sta già facendo il Gruppo
Editoriale L'espresso.

Bibliografia e sitografia

(1) Per avere un’idea generale del web 2.0 segnaliamo: Alberto D’Ottavi, Web
2.0, le meraviglie della nuova Internet, rgb editore, 2006, Sergio Maistrello, La
parte abitata della rete, Milano, Hops Tecniche Nuove, 2007 e Luca Grivet
Foiaia, Web 2.0, guida al nuovo fenomeno della rete, Milano, Hoepli, 2007

2) Questo tema in particolare è stato trattato anche in Nicola Rabbi, Le fonti


giornalistiche e internet , in "Problemi dell'informazione" n 3/2007

3) Per averne una buona definizione rimando a Diego Galli, Che cos’è il
giornalismo partecipativo, in “Problemi dell’informazione” n 3/2005

4) Raffaele Mastrolonardo in www.visionpost.it/nexteconomy/news-degli-


utenti-complementari-ma-diverse.htm

5) Ignacio Ramonet, La tirannia della comunicazione, Trieste, Asterios, 1999

6) Franco Carlini, www.visionpost.it/nexteconomy/giornalista-solo-io.htm

(scritto nel gennaio 2009)

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