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Arma Samnitium *
Gianluca T AGLIAMONTE
Roma, 1996, p. 247-254. Per i riflessi di tale rappresentazione nella documentazione numismatica : D. Briquel, Le
taureau sur les monnaies des insurgs de la guerre sociale : la
recherche dun symbole pour lItalie, in REL, 74, 1996, p. 108125; F. Tataranni, Il toro, la lupa e il guerriero : limmagine
marziale dei Sanniti nella monetazione degli insorti italici durante
la guerra sociale (90-88 a.C.), in Athenaeum, 93, 2005,
p. 291-304.
Liv. 7. 29. 2 : gens opibus armisque valida, una definizione
questa ripresa alla lettera da Oros. 3. 8. 1.
Liv. 7. 29. 5 : durati usu armorum.
Liv. 7. 30. 12 : il nefarium latrocinium Samnitium, che avrebbe
finito con lassumere in ambiente romano unaccezione
quasi proverbiale : M. Torelli, Per il Sannio tra IV e I sec. a.C. :
note di archeologia, in Sannio. Pentri e Frentani dal VI al I sec.
a.C., Atti del convegno (Isernia, 10-11 novembre 1980),
Campobasso, 1984, p. 27. Cfr. anche Liv. 7. 33. 10, che sottolinea il dato della tradizionale aggressivit dei Sanniti.
Nella medesima linea, restando sempre in ambito annalistico, si pone la testimonianza di Floro, epitomatore di
Livio : a proposito del trionfo riportato da M. Curius
Dentatus sui Sanniti e Pirro (de Samnitibus et rege Pyrrho) nel
275 a.C., Floro afferma che prima di quel giorno nullaltro
avresti visto, se non il bestiame dei Volsci, le greggi dei
Sabini, i carri dei Galli, le armi infrante dei Sanniti...
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Gianluca Tagliamonte, Dipartimento di beni culturali, Universit del Salento, Lecce, Italia, gianluca.tagliamonte@unisalento.it
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(1. 13. 27 : nec enim temere ullus pulchrior in urbem aut speciosior triumphus intravit. Ante hunc diem nihil praeter pecora
Vulscorum, greges Sabinorum, carpenta Gallorum, fracta Samnitium arma vidisses...). Ancora una volta, dunque, si individua
nelle armi (fracta arma, ovvero gli spolia che dovevano essere
stati esibiti nei trionfi celebrati dai duces romani vittoriosi nel
corso del pluridecennale conflitto con i Sanniti) lelemento
di pi immediata definizione dellidentit etnico-culturale di
quel popolo (cfr. pure Flor. 1. 11. 8, ove si ricorda come i
Romani abbiano dovuto celebrare ventiquattro trionfi in
cinquanta anni per avere la meglio sui Sanniti).
6. Ad es., da Briquel 1986; Ch. Guittard, Les sources littraires et
historiques concernant larmement du lgionnaire romain, in
Adam, Rouveret 1986, p. 51-64; Rouveret 1986; Adam
2006.
7. Relativamente alle tradizioni antiche sullorigine del nome,
v. in particolare : Salmon 1967 (1985), p. 33-36; La Regina
1990 a, p. 31; 1990 b, p. 61; 1991, p. 47-49; Colonna 1996,
p. 114, 129-130; cfr. pure Dench 1995, p. 103 s. Per quanto
riguarda la riflessione moderna, cfr. le diverse valutazioni
espresse in H. Rix, Sabini, Sabelli, Samnium. Ein Beitrag zur
Lautgeschichte der Sprachen Altitaliens, in BeitrNamF, 8, 1957,
p. 127-143 ; A. Marinetti, Il sudpiceno come italico (e
sabino?). Note preliminari, in SE, 49, 1981, p. 118 s.; Ead., Le
iscrizioni sudpicene. I. I testi, Firenze, 1985, p. 32 s. ;
A. L. Prosdocimi, I Safini delle iscrizioni sudpicene, in Preistoria,
storia e civilt dei Sabini, Atti del convegno (Rieti, ottobre
1982), Rieti, 1985, p. 35-55; Id., Sabinit e (pan)italicit
linguistica, in Darch, s. III, 5, 1987, p. 53-64; C. De Simone,
Sudpiceno safno-/lat. sabno- : il nome dei Sabn, in AION, (ling)
14, 1992, p. 223-239; A. L. Prosdocimi, Gli etnici, in Piceni.
Popolo dEuropa, catalogo della mostra, Roma, 1999, p. 13-18,
specie p. 16-17. Per un quadro di sintesi della problematica
in questione : Tagliamonte 20052 , p. 7-13. Cfr. anche
F. Russo, Pitagorismo e spartanit. Elementi politico-culturali tra
Taranto, Roma ed i Sanniti alla fine del IV sec. a.C., Campobasso,
2007, p. 27-30.
8. Hesych., lex. S, 273, s.v. : saynon. akontion barbarikon. ka
sauron, xaynon, asuenev, para Kratnw
. Le altre fonti sono
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(Sayntai) come gli uomini, il popolo dal giavellotto10. Si tratta di una tradizione antica e autorevole, di matrice greca, probabilmente gi nota a
Timeo di Tauromenio, che trova riscontro nella
documentazione numismatica di IV sec. a.C. e che
ha, verosimilmente, la sua origine in ambito
tarentino11. Una tradizione, dunque, che si pone
nella linea, cui sopra si accennava, di un sempre
pi stretto rapporto di associazione, di identificazione anzi, tra arma e popolo.
Nella medesima direzione va, anche, la tradizione sulladozione da parte romana di armi (lo
scutum e il pilum) e tattiche (quella manipolare)
proprie dei Sanniti. Si tratta di una tradizione che
poggia sulle testimonianze di Diodoro Siculo12,
Ateneo13 e di un passo del cosiddetto Ineditum Vaticanum attribuito a Cecilio di Calatte14, oltre che su
quelle pi generiche di Sallustio15 e di Simmaco16,
e che stata bene esaminata, nei suoi livelli e nelle
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contro i Sanniti, rivestirono di tale armatura i gladiatori in uno spettacolo chessi offrivano durante i
banchetti, e li chiamarono col nome di Sanniti 36.
Per quanto riguarda i Romani, il significato di
tali notizie acquista maggiore perspicuit, specie in
riferimento alla generica espressione ad honorem
deum cui sarebbero state destinate parte delle armi
prese come spolia, se le si confronta con quanto
riferito da Livio a proposito dei fatti del 293
a.C. Se in 10. 39. 14 non si va oltre un generico
riferimento a unutilizzazione degli spolia insignia
per abbellire i luoghi pubblici (publicis etiam locis
decorandis essent), in 10. 46. 4 ss. abbiamo maggiori
informazioni. A proposito dei successi riportati in
quellanno da L. Papirius Cursor figlio, Livio
afferma infatti che si ammirarono le spoglie dei
Sanniti, e queste venivano paragonate per lo
splendore e la bellezza a quelle riportate dal padre,
cherano note perch adornavano in gran numero
i luoghi pubblici 37. Lo stesso Papirio, dopo avere
dedicato sempre in quellanno il tempio di Quirino
sul Quirinale (votato dal padre nel 325 a.C.), lo
adorn con le spoglie dei nemici; e queste furono
cos numerose, che non solo se ne orn il tempio e
il Foro, ma le si distribu anche agli alleati e alle
colonie confinanti, perch servissero dornamento
ai templi e ai luoghi pubblici 38. Va, inoltre, ricordato che nello stesso anno 293 a.C. laltro console,
Sp. Carvilius Maximus, gi attivo nel Sannio e poi
in Etruria, dopo avere destinato allerario gran
parte del denaro ricavato dal bottino e avere provveduto a gratificare i propri soldati, con le rimanenti sostanze (de manubiis) diede in appalto la
costruzione del tempio di Fors Fortuna, sulla via
Campana 39.
I collegamenti e i rinvii interni tra i due passi
longe maximam speciem captiva arma praebuere. Tantum magnificentiae visum in his, ut aurata scuta dominis argentariarum ad forum
ornandum divideretur. Inde natum initium dicitur fori ornandi ab
aedilibus cum tensae ducerentur. Et Romani quidem ad honorem
deum insignibus armis hostium usi sunt : Campani ad superbiam et
odio Samnitium gladiatores, quod spectaculum inter epulas erat, eo
ornatu armarunt Samnitiumque nomine compellearunt.
37. 10. 46. 4 : ... inspectata spolia Samnitium et decore ac pulchritudine paternis spoliis, quae nota frequenti publicorum ornatu
locorum erant, comparabantur.
38. Liv. 10. 46. 7-8 : ... exornavitque hostium spoliis; quorum tanta
multitudo fuit ut non templum tantum forumque iis ornaretur sed
sociis etiam coloniisque finitimis ad templorum locorumque publicorum ornatum dividerentur.
39. Liv. 10. 46. 14 ... reliquo aere aedem Fortis Fortunae de manubiis
faciendam locavit...; cfr. Ov., fast. 6. 773-786. Vedi al riguardo
le osservazioni di Orlin 1997, p. 122 s.; cfr. Ziolkowski 1992,
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con il rmische Scutum corrispondente al tipo A della classificazione elaborata da M. Eichberg, Scutum. Die Entwicklung
einer italisch-etruskischen Schildform von den Anfngen bis zum
Zeit Caesars, Francoforte et. al., 1987, p. 157 s.
Rawson 1990, p. 164.
Coarelli 1985, p. 142 s.
Le notizie fornite da Plinio (cfr. nota seguente) sembrano
doversi riferire al 293 a.C., anno nel quale si registr il primo
trionfo di Sp. Carvilius Maximus : RE III.2, 1899, s.v., Carvilius, c. 1630, n. 9. Non mancato, tuttavia, anche in anni
relativamente recenti, chi ha proposto di riportare lepisodio
al secondo trionfo dello stesso, ossia allanno 272 a.C. (ad
es., Hlscher 1978, p. 323 nt. 34; M. R. Torelli, Rerum Romanarum fontes ab anno CCXCII ad annum CCLXV a. Ch. n., Pisa,
1978, p. 294 n. 9), sulla scia di quanto osservato gi da
F. Mnzer (RE XVIII.2, 1949, s.v. Papirius, c. 1056, n. 53). In
effetti, lesplicito riferimento pliniano ai Sanniti sacrata lege
pugnantibus identifica con sicurezza questi ultimi con quelli
schierati nella legio linteata che nel 293 a.C. affront i
Romani ad Aquilonia e induce pertanto a non avere incertezze circa leffettiva datazione dellepisodio a tale anno. A
rafforzare ulteriormente tale convinzione contribuisce, poi,
il carattere complementare delle notizie fornite da Plinio
rispetto a quelle riportate da Livio : infra nt. 47.
Nat. hist. 34. 43 : ... fecit et Sp. Carvilius Iovem, qui est in Capitolio, victis Samnitibus sacrata lege pugnantibus e pectoralibus
eorum ocreisque et galeis. Amplitudo tanta est, ut auspiciatur a
Latiari Iove. E reliquis limae statuam fecit, quae est ante pedes
simulacri eius.
Vanno in tal senso, con ogni probabilit, interpretate le indicazioni fornite da Plinio circa i pezzi dellarmamento difensivo dei guerrieri della legio linteata sannitica utilizzati per la
fusione della statua di Iuppiter : corazze, schinieri ed elmi.
Considerate unitariamente a quelle liviane relative allasse-
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gnazione degli scudi sannitici ai domini delle tabernae argentariae del Foro, tali indicazioni ci restituiscono, dunque, un
quadro pienamente coerente della sorte avuta dai diversi
pezzi dellarmamento difensivo della legio linteata pervenuto
a Roma come spolia (o, perlomeno, di una parte di esso), cos
che pare difficile pensare a una pura casualit.
SullEracle di Lisippo a Taranto e sul suo successivo trasferimento a Roma, vedi P. Moreno, I colossi di Lisippo a Taranto,
in R. Cassano, R. Lorusso Romito, M. Milella (a cura di),
Andar per mare. Puglia e Mediterraneo tra mito e storia, Bari,
1998, p. 125-132, specie 129-132 (con rinvii alla bibliografia,
integrata ora da Papini 2004, p. 189-190).
Sulla dedica delle due statue cfr. anche le osservazioni di
Vessberg 1941, p. 17, 23; H. Jucker, Vom Verhltnis der Rmer
zur bildenden Kunst der Griechen, Francoforte, 1950, p. 47;
Hlscher 1978, p. 323-324 ; Lahusen 1983, p. 8 s. ;
E. S. Gruen, The Roman oligarchy : image ad perception, in
J. Linderski (a cura di), Imperium sine fine : T. Robert
S. Broughton and the Roman Republic, Stoccarda, 1996, p. 217;
Sehlmeyer 1999, p. 113 s., 128-129; Papini 2004, p. 189.
9. 44. 16. Cfr. S. Ritter, Hercules in der rmischen Kunst von den
Anfngen bis Augustus, Heidelberg, 1995, p. 27-28.
Si vedano al riguardo Vessberg 1941, p. 21 s.; Lahusen 1983,
p. 7 s.; Sehlmeyer 1999, p. 27 s.; Papini 2004, p. 175 s.
Allattivit di tali officine fa pi volte riferimento Plin., nat.
hist. 34. 18-33. Al proposito, si vedano, in generale,
M. Torelli, Aspetti della societ romana tra met del IV e met del
III sec. a.C. La documentazione archeologica, in Aspetti della societ
romana tra la met del IV e la met del III secolo a.C. : documentazioni a confronto, Atti dellIncontro di studio (Roma, dicembre
1983), in AIIN, 36, 1989, p. 19-31, specie p. 27; Coarelli 1990,
p. 159-185, specie 178-180; La Rocca 1990, p. 318-322; cfr.
F.-H. Massa-Pairault, Recherches sur lart et lartisanat truscoitalique lpoque hellnistique, Roma, 1985, p. 92 s.; Ead.,
Iconologia e politica nellItalia antica. Roma, Lazio, Etruria dal VII
al I secolo a.C., Milano, 1992, p. 139 s., 176 s.; Papini 2004,
p. 61 s. Iniziative, come quelle finalizzate alla realizzazione di
un corpus degli specchi etruschi o delle ciste prenestine, intraprese nel corso degli ultimi decenni, forniscono oggi indicazioni utili per una pi concreta e consapevole valutazione
dellattivit delle officine bronzistiche medio-repubblicane di
ambiente etrusco-laziale.
53. Ad es., La Rocca 1990, p. 347-348. Per le forme di competizione politica fra membri delle lites romane mediorepubblicane si vedano, in generale, F. Cassola, I gruppi politici
romani nel III secolo a.C., Trieste, 1962, passim; W. V. Harris,
War and Imperialism in Republican Rome, 327-70 B.C., Oxford,
1979, specie p. 9 s.; R. Develin, The practice of politics at Rome,
366-167 B.C., Bruxelles, 1985, p. 59 ss.; K.-J. Hlkeskamp, Die
Enstehung der Nobilitt. Studien zur sozialen und politischen
Geschichte der Rmischen Republik im 4. Jhdt. V. Chr., Stoccarda,
1987, specie p. 204 ss.; Id., Conquest, competition and consensus :
Roman expansion in Italy and the rise of the nobilitas, in Historia,
42, 1993, p. 12-39; N. Rosenstein, Competition and crisis in
Mid-republican Rome, in Phoenix, 47, 1993, p. 313-338;
T. J. Cornell, The city of Rome in the Middle Republic (c. 400-100
b.C.), in J. Coulston e H. Dodge (a cura di), Ancient Rome : the
archaeology of the eternal city, Oxford, 2000, p. 47 s. Per gli esiti
di tale competizione nel campo delledilizia sacra e monumentale, da ultimi : Ziolkowsi 1992; Aberson 1994; Orlin
1997; Weigel 1998; E. Curti, From Concordia to the Quirinal :
notes on religion and politics in Mid-Republican/Hellenistic Rome,
in E. Bispham e Chr. Smith (a cura di), Religion in Archaic and
Republican Rome and Italy. Evidence and experience, Edimburgo,
2000, p. 77-91; cfr. anche J. Bradford Churchill, Ex qua quod
vellent facerent : Roman magistrates authority over praeda and
manubiae, in TAPhA, 129, 1999, p. 85-116.
54. Ad es., Hlscher 1978, p. 323; La Rocca 1990, p. 347-348.
55. La Rocca 1990, p. 348, da cui anche S. Ensoli, in Lisippo. Larte
e la fortuna, catalogo della mostra, Milano, 1995, p. 299.
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56. Plut., Fab. Max. 22. 6. Cfr. Lahusen 1983, p. 8; J. Bergemann, Rmische Reiterstatuen. Ehrendenkmler im ffentlichen
Bereich, Magonza, 1990, p. 32, 157 n. 12.
57. Nel 317, 313 e 311 : RE X.1, 1917, s.v. Iunius, c. 1027 s., n. 62.
58. Liv. 9. 43. 25; 10. 1. 9. Cfr. Ziolkowski 1992, p. 144-148;
Aberson 1994, p. 18, 48, 105-106, 117; Orlin 1997, p. 142,
146, 179, 182; Weigel 1998, p. 122.
59. Val. Max. 8. 14. 6; Plin., nat. hist. 35. 19; cfr. Dio. Hal. 16. 3;
Cic., Tusc. 1. 2. 4; Hier., epist. 1.596 (Migne). Al riguardo si
vedano le considerazioni da ultimi espresse da P. J. Holliday,
The origins of Roman historical commemoration in the visual arts,
Cambridge, 2002, p. 19; R. Robert, Le fragment de Denys
A.R. 16.F et les peintures de Fabius Pictor. Histoire d une interpretation, in Pittia 2002, p. 307-328 (con bibliografia).
60. Fest. p. 228 Lindsay, dove per a Papirius Cursor erroneamente attribuito il praenomen T(itus) : osservazioni al
riguardo e sulle pitture in Coarelli 1996 a, p. 13-14; 1996 b,
p. 29-30. Sull edificio e sulla sua dedica : Ziolkowski 1992,
p. 24-25; Orlin 1997, p. 24; Weigel 1998, p. 125-126.
61. Coarelli 1996 a, p. 14; 1996 b, p. 29.
62. Cfr. supra nt. 41.
63. T. P. Wiseman, Monuments and Roman Annalists, in I. S. Moxon,
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della battaglia di Sentinum nel 295 a.C., allorquando lo stesso Q. Fabius Maximus Rullianus, a
compimento di un voto fatto nel corso del combattimento 83, fece ammassare le spoglie dei nemici e
le bruci in onore di Giove Vincitore 84.
Di tale rituale cremazione, che si presta
comunque, come la stessa tradizione annalistica
annota 85, a possibili letture in chiave politica
(almeno da un certo momento in poi), sono state
proposte diverse interpretazioni. Queste fanno di
volta in volta riferimento al potere nefasto proprio
delle armi del nemico; al pericolo che da esse
promana 86, in quanto non felicia tela 87 ; o, addirittura,
allo statuto di tab che esse rivestono 88, perlomeno
in un orizzonte ideologico e comportamentale di
tipo arcaico : caratteristiche tali da rendere, ad ogni
modo, necessaria o consigliabile la loro distruzione
(intesa come estrema forma di desacralizzazione),
cos da impedire ogni contatto o una loro possibile
riutilizzazione. O, ancora, rinviano a credenze e atti,
riconducibili ad un ambito di magia simpatica, in
base ai quali, attraverso la distruzione delle armi
sottratte al nemico, si evoca la distruzione stessa dellavversario, o, quanto meno, si rendono inefficaci
quelle rimaste in sua mano 89.
Accanto a queste, potrebbero tuttavia esservi
altre possibili spiegazioni, da ricercare verosimil-
vovisset...
84. Liv. 10. 29. 18 : ... spolia hostium coniecta in acervum Iovi Victori
cremavit.
85. Si veda, ad es., proprio il riferimento alla versione che dellepisodio del 324 a.C. avrebbe fornito Fabio Pittore, secondo
quanto riportato in Liv. 8. 30. 9 : supra nt. 82.
86. Ad es., C. Saunders, Vergils primitive Italy, New York, 1930,
p. 139-140; K. Latte, Rmische Religionsgeschichte, Monaco,
1960, p. 204-205; G.-Ch. Picard, Les trophes romains, Parigi,
1957, p. 119 s.; H. Le Bonniec, Aspects religieux de la guerre
Rome, in J.-P. Brisson (a cura di), Problmes de la guerre
Rome, Parigi, 1969, p. 109; H. S. Versnel, Triumphus. An
inquiry into the origin, development and meaning of the Roman
triumph, Leida, 1970, p. 309; Y. Garlan, La guerre dans lantiquit, Parigi, 1972; trad. it., Guerra e societ nel mondo antico,
Bologna, 1985, p. 59.
87. Verg., Aen. 11. 193.
88. Ad es., S. Reinach, Cultes, mithes et religions, III, Parigi, 1908,
p. 223 s.; W. Warde Fowler, Aeneas and the site of Rome,
Oxford, 1917, p. 95-96; Id., The death of Turnus, Oxford, 1919,
p. 155; cfr. E. E. Burriss, Taboo, magic, spirits. A study of primitive elements in Roman religion, New York, 1931, p. 153 s.,
225 s.
89. Ad es., H. J. Rose, Lua Mater : fire, rust, and war in early
Roman cult, in CR, 36, 1922, p. 15-18; G. Dumzil, Ftes
romaines dt et dautomne, Parigi, 1975, p. 63; cfr. Id., La religion romaine archaque, Parigi, 1966, p. 211, 316.
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Abbreviazioni bibliografiche
Le abbreviazioni usate per i periodici sono quelle
della Anne Philologique o si uniformano ad esse. Per i
lavori oggetto di pi di una citazione si sono adottate le
seguenti abbreviazioni :
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Fig. 3 Campobasso, soffitto del teatro Savoia: affresco di Arnaldo De Lisio (n. Castelbottaccio, CB, 1869 - m. Napoli 1949) raffigurante Il trionfo sannita (foto G. De Benedittis).
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