Sei sulla pagina 1di 20

Appunti di Teoria dei Segnali

Capitolo 1 - Introduzione ai segnali

Segnali continui ............................................................................................... 2


Definizioni introduttive .............................................................................. 2
Esempio: segnale esponenziale ................................................................... 3
Esempio: coseno......................................................................................... 3
Osservazione: potenza di un segnale periodico..................................... 5
Esempio: segnale esponenziale ................................................................... 5
Esempio: gradino unitario e gradino traslato............................................... 6
Esempio: rettangolo.................................................................................... 6
Osservazione: utilit della funzione rect........................................... 7
Esempio: seno cardinale ............................................................................. 7
Prodotto di convoluzione tra due segnali.......................................................... 8
Definizione................................................................................................. 8
Propriet commutativa................................................................................ 9
Propriet associativa................................................................................... 9
Propriet distributiva .................................................................................. 9
Metodo grafico ........................................................................................... 9
Esempio .............................................................................................. 12
Esempio .............................................................................................. 14
Prodotto di convoluzione tra segnali periodici .......................................... 17
Segnali discreti .............................................................................................. 18
Introduzione e principali definizioni......................................................... 18
Esempio: gradino unitario discreto ........................................................... 19
Esempio: esponenziale discreto ................................................................ 19
Prodotto di convoluzione per segnali discreti ........................................... 20

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

Segnali continui

DEFINIZIONI INTRODUTTIVE
Un segnale , per definizione una funzione del tipo
s : R
C
t

s(t)

ossia una funzione di variabile reale a valori complessi.


Si definisce energia di un segnale la quantit

ES =

s(t )

dt

E chiaro che quellintegrale pu convergere o meno a seconda delle caratteristiche della funzione
s(t). Sussiste allora la seguente definizione: s(t) un segnale ad energia finita
o semplicemente un segnale di energia se quellintegrale converge,
ossia se ES risulta essere un numero reale (ovviamente positivo).
Si definisce invece potenza di un segnale la quantit
+T

1
2
PS = lim
s( t ) dt

T 2 T
T
Anche in questo caso, la convergenza dellintegrale dipende dalle caratteristiche della funzione
s(t). Allora diremo che s(t) un segnale a potenza finita o semplicemente
un segnale di potenza se quellintegrale converge e se il limite
del suo valore risulta essere un valore reale non nullo
Dalle due definizioni matematiche appena date si nota come esse siano strettamente legate; in
particolare, sussistono i seguenti due teoremi, facili da verificare:
se s(t) un segnale di energia, ossia se ES]0,+[ PS=0 , ossia s(t) non un segnale
di potenza
se s(t) un segnale di potenza, ossia se PS]0,+[
segnale di energia

Autore: Sandro Petrizzelli

ES= , ossia s(t) non un

Introduzione ai segnali

ESEMPIO: SEGNALE ESPONENZIALE


Consideriamo il seguente segnale:

t > 0

a > 0

s( t ) = e at

t
Verifichiamo, applicando la semplice definizione, se si tratta di un segnale di energia: applicando la
definizione abbiamo che

ES =

at 2

dt

Trattandosi di un segnale reale, il modulo quadro del segnale equivale semplicemente al quadrato, per cui

ES =

2 at

dt

Il segnale per ipotesi nullo per t<0, per cui possiamo restringere lintervallo di integrazione e poi
proseguire con i calcoli:

ES =

e
0

2 at

1
dt =
2a

( 2 a ) e
0

2 at

1 2 at
dt =
e
2a

+
0

1 1
1
= 2 at =
2a e 0
2a

Avendo trovato un valore finito, deduciamo che il segnale esponenziale un segnale ad


energia finita e, di conseguenza, a potenza nulla.

ESEMPIO: COSENO
Consideriamo ora questaltro segnale:

s( t ) = A cos( 2ft + )

Verifichiamo che questo NON un segnale ad energia finita; per farlo, anzich valutare lenergia,
controlliamo quanto vale la sua potenza (che deve risultare finita): per definizione, abbiamo intanto che
+T

2
1
PS = lim
A cos(2 ft + ) dt
T 2 T
T

Il coseno una funzione reale, per cui il modulo quadro equivale al semplice quadrato:
+T

1
PS = lim
A 2 cos 2 ( 2 ft + )dt
T 2T
T
3

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

La funzione integranda pu essere semplificata tenendo conto che sussiste la relazione

cos 2 =

1 1
+ cos( 2 )
2 2

che ottenibile applicando le formule di duplicazione del coseno.


Nel nostro caso, abbiamo perci che
+T

1
1

2 1
PS = lim
A
+
cos( 4ft + 2)dt

T 2 T
2 2

T
Scomponendo i due integrali, otteniamo

A2
PS = lim
T 4T

+T

A2
Tdt + Tlim
2T

+T

1
A2
A2
T 2 cos(4ft + 2)dt = 2 + Tlim
4T

+T

cos(4ft + 2)dt

Risolviamo subito lintegrale:

+T

1
Tcos(4ft + 2)dt = 4f

+T

D[sin (4ft + 2)]dt = 4f [sin (4ft + 2)]


1

+T
T

1
=
[sin (4ft )cos(2) + cos(4ft )sin( 2)]+TT = 1
4f
4f

+T

1
sin 4 T t cos(2) + cos 4 T t sin( 2) = 0

Andando dunque a sostituire nellespressione della potenza, abbiamo

PS =

A2
2

A2
. Avendo A un valore finito, anche la potenza del segnale ha un valore
In conclusione, quindi, PS =
2
finito, per cui lenergia del segnale stesso risulta essere infinita.

Autore: Sandro Petrizzelli

Introduzione ai segnali

Osservazione: potenza di un segnale periodico


Nellesempio precedente abbiamo calcolato la potenza di un segnale evidentemente
periodico applicando la semplice definizione. Tuttavia, si pu dimostrare che, per i segnali
periodici, la formula da utilizzare si pu semplificare: infatti, essa diventa semplicemente

1
PS =
T

t0 +T

s( t ) dt

t0

dove t0 un istante arbitrario (per esempio 0).


Nel seguito saranno studiati a fondo i segnali periodici. Possiamo per gi anticipare
una osservazione confermata dallesempio precedente: tutti i segnali
periodici sono ad energia infinita, come ovvio considerando la
definizione stessa di energia associata ad un segnale.

E SEMPIO: SEGNALE ESPONENZIALE


Consideriamo nuovamente il segnale esponenziale

s( t ) = e at ,

ma, questa volta, facciamo lipotesi che

t R
. La sua rappresentazione grafica allora la seguente:

a > 0

ossia il segnale non pi limitato al semipiano delle t positive.


Verifichiamo che si tratta di un segnale a potenza infinita, calcolando appunto PS:
+T
+T
+T
1
1
1 1 1
1 1

at 2
2 at
at = lim
PS = lim
e
dt = lim
e dt = lim
e 2 aT =

2
aT
T 2 T
T 2 T
T 2T

2 a e T T 4aT e
T
T

e 2 aT
1
1
=
lim
lim

4a T Te 2 aT T T
E chiaro che il primo limite tende a 0, mentre, dallanalisi, sappiamo che il secondo tende ad . Quindi si
tratta effettivamente di un segnale a potenza infinita.

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

ESEMPIO: GRADINO UNITARIO E GRADINO TRASLATO


Il cosiddetto gradino unitario un segnale fatto nel modo seguente:

1
u( t ) =
0

t >0
t<0

Esso presenta evidentemente una discontinuit nel punto t=0, in quanto per t=0- vale 0 e per t=0 + vale 1.
Per convenzione, si pone allora u( t = 0) =

1
, con laccortezza, per, di ricordare che comunque c la
2

discontinuit.
Questo segnale chiaramente ad energia infinita. Vediamo in particolare quanto vale la sua potenza:
applicando la definizione abbiamo che
+T

+T

1
1
1
1
2
PS = lim
s
(
t
)
dt
=
lim
dt
=
lim
T
=
T 2T
T 2T
T 2T
2
T
0

ESEMPIO: RETTANGOLO
La composizione di due gradini unitari traslati d un segnale particolare, che prende il nome di rect, che
sta per rettangolo: si tratta del segnale

1
1
rect ( t ) = u t + u t
2
2

t
-1/2

+1/2

In forma analitica, possiamo dare la seguente rappresentazione di questo segnale:

1
1

1 - < t <
rect ( t ) =
2
2
0 altrimenti
Evidentemente, si tratta di un segnale ad energia finita (e quindi a potenza nulla) pari allarea da esso
sottesa.

Autore: Sandro Petrizzelli

Introduzione ai segnali

Non detto che il segnale debba per avere altezza unitaria (quando non vale 0), come non detto che la
base debba essere unitaria oppure che debba essere centrato in t=0. Il caso pi generale che noi possiamo
avere dunque il seguente:

t t0
Arect

D
A

t
t0-D/2

t0+D/2

I parametri A e D devono soddisfare la condizione per cui larea del rettangolo deve essere unitaria.
Lespressione analitica del segnale la seguente:

t t 0 A
Arect
=
D
0

D
D
< t < t0 +
2
2
altrimenti
t0 -

Osservazione: utilit della funzione rect


La funzione rect risulta particolarmente importante quando, dato un segnale s(t) di
andamento qualsiasi, se ne vuole conservare solo il tratto relativo ad un certo intervallo
[,] di t. E possibile far questo, ossia azzerare il segnale in questione al di fuori

t t0
, dove
D

dellintervallo prescelto, effettuando il prodotto tra s(t) ed il segnale rect

t0 e D vanno scelti in modo che il rettangolo delimiti proprio lintervallo [,]: deve cio
essere
D
= t0
2
D
= t0 +
2

ESEMPIO: SENO CARDINALE


La funzione seno cardinale di una variabile t la funzione

sinc( t ) =

sin( t )
t

Landamento qualitativo di questo segnale il seguente:

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

I punti di intersezione con lasse delle ascisse (cio lasse t) sono ..-3,-2,-1,+1,+2,+3,...
Una evidente propriet di questo segnale che

lim sinc( t ) = lim


t0

t0

sin( t )
=1
t

Anche questo segnale pu essere traslato a proprio piacimento e non detto che abbia valore massimo 1,
come nel caso precedente: per esempio, a seguito di una traslazione di un tratto t0 positivo, la sua espressione
diventa

t t0
sin

T
t t0
s( t ) = A 0 sinc
= A0
T
t t0

T
Il grafico ovviamente analogo a prima, tranne la diversa posizione rispetto allasse delle ordinate: i
punti di intersezione con lasse x sono questa volta .., t0-3T, t0-2T , t0-T, t0+T , t0+2T , t0+3T , ...
Si pu dimostrare che questo segnale ha energia finita E S = A 02 T .

Prodotto di convoluzione tra due segnali

DEFINIZIONE
Consideriamo due segnali qualsiasi x(t) e y(t). Si definisce prodotto di convoluzione tra di
essi il nuovo segnale z(t) cos definito:

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d

Lintegrale che compare in questa definizione pu convergere o meno: nel seguito, noi ci
metteremo sempre nelle ipotesi che esso converga, sottolineando, in alcuni casi, quali sono le
condizioni che garantiscono la convergenza.
Autore: Sandro Petrizzelli

Introduzione ai segnali

Questo prodotto di convoluzione gode di una serie di propriet che spesso sono essenziali per
risparmiare calcoli altrimenti complessi.

PROPRIET COMMUTATIVA
Questa
propriet
dice
che
scambiando
le
funzioni
allinterno
dellintegrale, il risulta non cambia: in termini analitici, possiamo cio scrivere
che

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d = y( ) x( t ) d = y( t ) * x( t )

La dimostrazione di questa propriet consiste semplicemente nel fare un cambio di variabile nel
primo o nel secondo integrale, al fine di ottenere laltro: per esempio, se nel primo integrale poniamo
t-=s, otteniamo
x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d = x( t s) y(s) ds = y( t ) * x( t )

PROPRIET ASSOCIATIVA
Questa propriet afferma che

x( t ) * [ y( t ) * h( t )] = [ x( t ) * y( t )] * h( t )

PROPRIET DISTRIBUTIVA
Questa propriet afferma che

x( t ) * [ y( t ) + h( t )] = [ x( t ) * y( t )] + [ x( t ) * h( t )]

METODO GRAFICO
Adesso vediamo come, in alcuni casi particolari, possibile calcolare il prodotto di convoluzione
tra due segnali sfruttando il loro andamento grafico. Supponiamo che i nostri segnali siano i
seguenti:

x( t ) = Arect
A

t
4D

y( t ) = Brect

t
2D

t
-2D

+2D

-D
9

+D
Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

La definizione ci dice che il prodotto di convoluzione

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d

ossia, in definitiva, larea del segnale rappresentato dal prodotto tra x(t) e y(t-). Il prodotto
x( t ) y( t ) , per t fissato, non altro che un segnale nella variabile . Allora, indicatolo con g(), ci
che noi vogliamo fare vedere com fatto questo segnale per diversi valori di t, in modo da
calcolarne larea.
Il primo valore di t che consideriamo evidentemente t=0: per questo valore abbiamo che

g( ) t = 0 = x( ) y( )
Essendo il segnale y() un segnale evidentemente pari, abbiamo che y()=y(-) e quindi che

g( ) t = 0 = x( ) y( )
Quindi, per t=0, il segnale g() in ogni punto dato dal prodotto dei due segnali. Vediamo allora
come fatto:
per <-D e per >D esso evidentemente nullo in quanto lo y();
invece, per -D<<D, abbiamo un rettangolo di altezza pari al prodotto delle altezze, ossia AB.
Il segnale g(), per t=0, dunque il seguente:

g(t)
AB

t
-D

+D

Larea di questo segnale evidentemente 2ABD, per cui


z( t ) t = 0 = 2ABD
Adesso supponiamo che t abbia un generico valore t>0. Vediamo a che cosa corrisponde
g( ) = x ( t ) y ( t ) . Il segnale x() quello fornito dalla traccia; invece, il segnale y(t-) non altro
che il segnale y(-), ossia sempre y(), traslato verso destra (se t>0) di un tratto pari a t: si tratta cio
del segnale

Autore: Sandro Petrizzelli

10

Introduzione ai segnali

y( t )

-D -D+t

D+t

+D

Per stabilire quanto valga prodotto x()y(t-) dobbiamo sapere che relazione intercorre tra D e t:
infatti, chiaro che il risultato del prodotto cambia a seconda che il rettangolo pi piccolo sia tutto
contenuto in quello grande, solo parzialmente contenuto o del tutto esterno.
Consideriamo il primo caso, ossia

-2D

-D

-D+t

+D

D+t 2D

In questo caso, il prodotto nullo quando <-D+t e >D+t, mentre un rettangolo di altezza AB
allinterno di tale intervallo: abbiamo quindi la rappresentazione

AB

-D+t

D+t

e larea vale ancora una volta 2ABD.


Riepilogando quanto ottenuto, possiamo dunque affermare che il prodotto di convoluzione tra i
due segnali considerati vale 2ABD quando t]-D,D[.
Il secondo caso quello in cui il rettangolo pi piccolo solo parzialmente contenuto in quello
pi grande: abbastanza evidente che, quanto pi esso esterno, tanto minore il valore dellarea,
fino ad arrivare al valore 0 quando completamente esterno; dato che questultima condizione si
verifica quando t esterno allintervallo ]-3D,+3D[, possiamo dunque concludere che il segnale z(t)
sia infine il seguente:

11

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

z(t)
AB

t
-3D

-D

+D

+3D

Da notare che gli estremi -3D e +3D entro i quali il segnale assume valore nullo sono pari alla
somma dei rispettivi estremi dei segnali x(t) e y(t) di partenza.
Osserviamo anche che, se i due rettangoli avessero avuto la stessa base, il segnale z(t) ottenuto
dalla loro convoluzione sarebbe stato un triangolo anzich un trapezio, in quanto lunico valore di t
per il quale il rettangolo pi piccolo risulta tutto contenuto in quello pi grande proprio t=0, mentre
per tutti gli altri valori si hanno dei punti non comuni.

Esempio
Vediamo un altro caso in cui possibile valutare il prodotto di convoluzione tra due segnali mediante il
metodo grafico appena esposto.
Consideriamo la convoluzione dei seguenti segnali:

t
x( t ) = Arect
2D

y( t ) = u( t )

t
-D

+D

Applicando la definizione, sappiamo che

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d

Vediamo anche qui come fatto il segnale x()y(t-) al variare di t. Intanto, mentre il segnale x()
quello fornito dalla traccia, il segnale y(t-) il segnale y(-) traslato di un tratto pari a t; dato che il segnale
y(-) il gradino unitario ribaltato rispetto allasse delle ordinate, deduciamo che il segnale y(t-) il
seguente:

Autore: Sandro Petrizzelli

12

Introduzione ai segnali

y( t )

Naturalmente, la figura si riferisce al caso in cui t>0; quando, invece t<0, bisogna traslare tutto verso
sinistra.
Esaminiamo allora la situazione possibili a seconda della relazione che intercorre tra t e D, ossia a
seconda della posizione di y(t-) rispetto a x(): quando t<-D, la situazione

x(t)
A

-D

+D

per cui i due segnali non hanno alcun punto in comune: quindi

z( t ) t < D = 0
Quando -D<t<+D, abbiamo invece unaltra situazione, ossia genericamente

x(t)
A

-D

+D

per cui

z( t ) =

+t

+t

x( ) y( t ) d = x( ) d = A( t + D)

Infine, quando t>D, la situazione diventa la seguente:

13

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

x(t)
A

-D

+D

per cui

z( t ) =

+D

+D

x() y( t ) d = x( ) d = 2AD

In conclusione, z(t) fatto nel modo seguente:

2AD
0

z( t ) = A ( t + D)
2AD

AD
-D

+D

t < -D
- D < t < +D
t>D

Esempio
Vediamo un altro esempio ancora in cui conveniente usare il metodo grafico per il calcolo del prodotto
di convoluzione tra due segnali. I due segnali in questione sono i seguenti:

x( t ) = e at

t > 0

a > 0
t
y( t ) = rect
2 T
1

t
-T

+T

Per definizione, il prodotto di convoluzione

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t )d

Autore: Sandro Petrizzelli

14

Introduzione ai segnali

oppure anche, scambiando le funzione allinterno dellintegrale, otteniamo

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

y( ) x( t )d

Concentriamoci sulla funzione integranda, ossia g( ) = y( ) x( t ) . Mentre il segnale y() quello


originale, il segnale x(t-) il segnale x() ribaltato rispetto allasse delle ordinate e poi traslato di un tratto t
, per cui ha landamento seguente:

t
(la figura si riferisce alla situazione t<0)
Allora, dato che y() un rettangolo , dato che g() il prodotto di tale rettangolo per x(t-) e dato che il
prodotto di un rettangolo per un qualsiasi segnale il segnale stesso limitato per allintervallo di
definizione del rettangolo, deduciamo che il segnale g() ha un andamento diverso a seconda di quale
relazione intercorre tra t e T. Esaminiamo i casi possibili:
1. il primo caso quello in cui prendiamo t tale che t < T , ossia t > T : in questo caso la disposizione
dei due segnali

-t

-T

+T

e quindi g()=0 in quanto, nellintervallo [-T,+T] il segnale x(t-) vale 0; di conseguenza, anche il
prodotto di convoluzione, che larea sottesa dal segnale g() non pu che valere 0;
2. il secondo caso quello in cui prendiamo t tale che T < t < + T , ossia T < t < T : in questo caso la
disposizione dei segnali x(t-) e y()

-T -t

15

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

per cui il segnale g() il seguente:

-T

-t

In questo caso si ha allora che

z( t ) =

+t

+t

y( ) x( t )d = x( t )d = e

a( t)

d = e

at

e at

a T

3. Lultimo caso quello in cui prendiamo t tale che t > T , ossia che t < T : in questo caso, la
disposizione dei due segnali

-T

+T -t

e quindi la situazione analoga al caso precedente, con la differenza che cambiano gli estremi di
integrazione: si ha infatti che

z( t ) =

+T

+T

y( ) x( t )d = x( t )d = e

a ( t )

d = e

at

Riepilogando, il segnale z(t), dato dalla convoluzione di x(t) e y(t), il seguente:


at

at e
e

e at

z( t ) = e at
a

Autore: Sandro Petrizzelli

per t < -T

per - T < t < +T


per t > +T

16

e at

a T

Introduzione ai segnali

PRODOTTO DI CONVOLUZIONE TRA SEGNALI PERIODICI


Consideriamo due segnali x(t) e y(t) e supponiamo che uno dei due o entrambi siano periodici con
lo stesso periodo T: in questo caso, se applichiamo la definizione di convoluzione usata fino ad ora,
ossia

x( t ) * y( t ) =

x( ) y( t ) d

ne viene fuori un integrale divergente.


Allora, in questi casi particolari, si definisce un nuovo tipo di convoluzione, che prende il nome di
convoluzione ciclo-stazionaria: la definizione

z( t ) = x( t ) * y( t ) =

t0 +D

x( ) y( t ) d

t0

La differenza con laltra definizione sta evidentemente nel fatto che lintegrazione viene ristretta
ad un intervallo qualsiasi, finito e di ampiezza pari al periodo T. Ci che si trova che
quellintegrale converge per ogni t e che anche il suo risultato, ossia il segnale z(t),
periodico di periodo T.

17

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

Segnali discreti

INTRODUZIONE E PRINCIPALI DEFINIZIONI


Un segnale discreto per definizione una funzione i cui valori non dipendono in modo
continuo dalla variabile indipendente, come nel caso dei segnali s(t) visti prima; al contrario un
segnale discreto una funzione i cui valori sono calcolati in multipli interi di una quantit fissa,
solitamente indicata con T.
Quindi, un segnale discreto si indica generalmente con la notazione s( nT) , dove n ovviamente
un numero intero e dove T (numero reale positivo) talvolta viene anche omesso.
Anche per questi segnali sussistono definizioni e propriet analoghe a quelle viste per i segnali
continui. Per esempio, cos come noi definivamo lenergia di un segnale s(t) continuo mediante la
relazione

ES =

s(t )

dt

allo stesso modo definiamo energia di un segnale discreto la quantit

ES =

T s( nT)

n = .

Anche in questo caso, la sommatoria pu convergere o meno a seconda delle caratteristiche di


s(nT): allora noi diremo che s(nT) un segnale (discreto) ad energia finita
o semplicemente un segnale di energia se quella sommatoria
converge, ossia se ES risulta essere un numero reale (ovviamente
positivo).
Si definisce invece potenza di un segnale discreto la quantit
+N
1
2
PS = lim
T s( nT)

N ( 2 N + 1) T
n = .N

Anche qui si nota la analogia con il caso continuo, quando cio la formula era
+T

1
2
PS = lim
s( t ) dt

T 2T
T
Inoltre, anche la convergenza di questa seconda sommatoria non garantita: noi diremo perci che
s(nT) un segnale (discreto) a potenza finita o semplicemente un
segnale di potenza se essa converge e se il limite del suo valore
risulta essere un valore reale non nullo.
Ancora, le due definizioni appena date sono strettamente legate dai seguenti due risultati

Autore: Sandro Petrizzelli

18

Introduzione ai segnali

se s(nT) un segnale di energia, ossia se ES]0,+[ PS=0 , ossia s(nT) non un


segnale di potenza
se s(nT) un segnale di potenza, ossia se PS]0,+[ ES= , ossia s(nT) non un
segnale di energia
Unaltra definizione valida per i segnali discreti la seguente: si definisce valor medio del
segnale discreto s(nT) la quantit
+N
1
m S = lim
Ts( nT)
N ( 2N + 1) T
n = .N

ESEMPIO: GRADINO UNITARIO DISCRETO


Come primo esempio di segnale discreto consideriamo il seguente:

1
u( nT) =
0

n0
n<0

Si tratta dunque del segnale che d il valore 1 ogni multiplo della quantit T. Verifichiamo che si tratta di
un segnale a potenza finita (e quindi ad energia infinita): applicando la definizione abbiamo intanto che
+N
1
2
T u ( nT)

N ( 2 N + 1)T
n = .N

PS = lim

Tenendo conto che si tratta di un segnale reale, per cui il modulo quadro semplicemente il quadrato,
possiamo scrivere che
+N
1
Tu 2 ( nT)

N ( 2 N + 1)T
n =.0

PS = lim

Il segnale ha valore 1 nei multipli di T, per cui


+N
+N
1
1
( N + 1)T
(N + 1) 1
=
lim
1 = lim
= lim
=
T
T

N ( 2 N + 1)T
N ( 2 N + 1)T
N ( 2 N + 1)T
N ( 2 N + 1)
2
n =.0
n = .N

PS = lim

Facciamo osservare una perfetta analogia tra questo segnale ed il suo corrispondente segnale continuo,
ossia il gradino unitario u(t): anche in quel caso si trovava PS=1/2.

ESEMPIO: ESPONENZIALE DISCRETO


Consideriamo adesso il nuovo segnale discreto

s( nT) = a n u( nT)

a <1

Questo segnale, data la struttura di u(nT) vista nellesempio precedente, si pu scrivere nel modo
seguente:

19

Autore: Sandro Petrizzelli

Appunti di Teoria dei segnali - Capitolo 1

a n
s( nT) =
0

n0
n<0

Vediamo quanto vale la sua energia: applicando la definizione abbiamo che

ES =

T s( nT) = T a n

n = .

n=0

= Ta
n=0

2n

( )

= T a
n=0

La sommatoria che viene fuori non altro che la somma della serie geometrica, per cui

ES =

T
1 a

Quello ottenuto un valore finito, per cui si tratta di un segnale ad energia (e a potenza infinita).

PRODOTTO DI CONVOLUZIONE PER SEGNALI DISCRETI


La definizione di prodotto di convoluzione tra due segnali discreti ancora una volta analoga al
caso di quelli continui: se x(nT) e y(nT) sono due segnali discreti, il loro prodotto di convoluzione
il segnale discreto definito come
z( nT) = x( nT) * y( nT) =

Tx( nT) y( nT kT)

k =

Abbiamo cio, rispetto al caso continuo, una sommatoria al posto dellintegrale ed il termine T al
posto del termine dt.

Autore: SANDRO PETRIZZELLI


e-mail: sandry@iol.it
sito personale: http://users.iol.it/sandry
succursale: http://digilander.iol.it/sandry1

Autore: Sandro Petrizzelli

20

Potrebbero piacerti anche