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Martucci Clavica - Appunti Di Economia Ambientale
Martucci Clavica - Appunti Di Economia Ambientale
Indice
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Lo sviluppo sostenibile
2.1 Il concetto di sostenibilit`a . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Sistemi economici e sostenibilit`a . . . . . . . . . .
2.3 Misurazione dello sviluppo . . . . . . . . . . . . .
2.4 Crescita e ambiente: la curva di Kuznets ambientale
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4.3
4.4
4.5
Capitolo 1
DallEconomia Politica
allEconomia dellAmbiente
1.1 La dottrina economica classica
La concezione dello sviluppo e del progresso espressa dalla dottrina economica
nel corso della storia si e` modificata nel tempo secondo levoluzione del contesto
storico dei sistemi economici. Nellalto medio evo lattivit`a produttiva e di consumo si attestava su livelli che generalmente possiamo considerare corrispondenti
allautoconsumo ed al semplice sostentamento; anche se non sono mai scomparsi
i commerci, leconomia feudale si basava su comunit`a il cui obiettivo era lautosufficienza. Nel tardo medio evo i traffici si sviluppano sempre di pi`u anche
su scala internazionale, grazie alle imprese delle nascenti compagnie di commercio; un ulteriore impulso verr`a della colonizzazione di territori fuori dallEuropa
allinizio dellEra moderna.
In un simile contesto, il concetto di sviluppo si determina a partire dallanalisi
degli effetti del commercio sulleconomia dei paesi; in pratica, lo sviluppo corrisponde allincremento della ricchezza dovuto al surplus di bilancia commerciale;
surplus che si manifesta nella variazione delle riserve auree, dato che il sistema
dei pagamenti si basa sulla circolazione aurea. 1
Nel diciottesimo secolo, in Francia, si sviluppa una nuova dottrina economica,
i cui promotori sono detti fisiocratici; tale dottrina prende corpo da uno studio
eseguito da Francois Quesnai (1694-1774). Egli era un medico di corte di Luigi
XV, ma si interessava di studi economici. La sua attenzione si concentr`o in parti1
Lemissione di moneta, privilegio di varie autorit`a non necessariamente coincidenti con una
amministrazione statale, avveniva con il conio di oro e argento (altri metalli per monete di basso
valore). Conseguentemente, la moneta non era uno strumento di pagamento come lo intendiamo
correntemente, ma una vera e propria merce di scambio con un suo valore intrinseco dato dal suo
stesso contenuto metallico, che lemittente aveva lonere di garantire.
colare sullo studio dei flussi di prodotti e di redditi tra i vari settori economici; il
risultato fu una descrizione (nota come Tableau Economique) che raggruppava
questi ultimi in tre gruppi, il primo comprendente il settore agricolo, il secondo quello manifatturiero, il terzo la classe dei proprietari fondiari, percettori di
rendite. Sulla base delle sue osservazioni, Quesnai consider`o che il comparto manifatturiero, eseguendo una semplice trasformazione di merci in altre merci, non
produceva valore aggiunto; il settore agricolo, invece, era quello capace di creare un sovrappi`u (evidentemente considerato in termini fisici, ed osservabile nel
semplice fatto che una data quantit`a di prodotto utilizzato come semente allinizio
del ciclo produttivo, ne fornisce una molto maggiore al termine). La classe dei
percettori di rendita, ovviamente, non ha una funzione produttiva ma esclusivamente di consumo del sovrappi`u agricolo e di sostegno alla domanda di prodotti
manifatturieri.
Il secolo diciottesimo e` anche quello della definita maturazione della rivoluzione scientifica, dellapproccio meccanicistico, della filosofia utilitarista, tanto che
sar`a ricordato con lappellativo di Et`a dei lumi. Verso la fine di questo secolo si
afferma una nuova dottrina economica, la cosiddetta economia classica, che costituisce la nascita delleconomia politica moderna. I suoi massimi esponenti furono
Adam Smith (1723-1790), seguito da Thomas Robert Malthus (1766-1834) e David Ricardo (1772-1823) e, in ultimo, John Stuart Mill (1806-1873); oltre a Karl
Marx, le cui teorie per`o non terremo in considerazione per esigenze di sintesi.
1.1.2 T. R. Malthus
Come si evince dallosservazione delle date di nascita, Malthus e Ricardo appartengono alla generazione successiva, e assistono al raggiungimento della fase di
maturit`a della prima rivoluzione industriale, cosicche notano linsorgere di conflitti interni al sistema economico, in seguito al quale gli stessi giungeranno a
prendere schieramenti diversi in ambito politico e dottrinario.
Malthus e` noto, in particolare, per il suo Saggi sul principio della popolazione (1798), opera che avr`a una notevole diffusione e avr`a effetto anche nelle
scienze biologiche, recepito nel pensiero di Charles Darwin.
Il punto di partenza dellanalisi malthusiana e` nel ritmo di crescita della popolazione: egli individua lincremento demografico naturale, privo di limiti e vincoli
esterni, crescente secondo i termini di una progressione geometrica; daltro canto, la produzione alimentare pu`o crescere, secondo Malthus, solo secondo una
progressione aritmetica 2 . In questo modo, qualunque sia la situazione iniziale
di popolazione e disponibilit`a di risorse alimentari, si arriva per necessit`a ad una
situazione in cui la maggior parte della popolazione ha a disposizione nulla pi`u
che le risorse necessarie alla sua mera sussistenza; daltra parte, un aumento di
2
La progressione geometrica e` una serie di numeri in cui e` costante il rapporto tra ognuno e il
successivo es. 1, 2, 4, 8; nella progressione aritmetica e` invece costante la differenza tra ogni
numero e il precedente es. 2, 4, 6, 8.
risorse disponibili per tale parte della popolazione avr`a come effetto necessario
la crescita della popolazione, che tale aumento stesso induce; fino ad arrivare,
nuovamente, ad una situazione di risorse pro capite a livello di sussistenza. Evidentemente, crescite ulteriori della popolazione creerebbero effetti quali la fame,
che innescherebbero variazioni di segno opposto, fino alla situazione di equilibrio
sopra descritta.
Tutto ci`o comporterebbe, secondo Malthus, conseguenze di natura sociale sintetizzate nella frase enunciata nellopera sopra citata: Le inevitabili leggi di natura decretano che tutte le societ`a saranno divise in una classe di proprietari ed una di
lavoratori. In questo modo, Malthus introduce la presenza di vincoli ambientali
allo sviluppo economico.
Lanalisi di Malthus introduce anche un elemento di instabilit`a intrinseco al
sistema, nel senso che le leggi che regolano la crescita della popolazione possono far s` che lattivit`a economica si attesti stabilmente ad un livello tale che la
domanda aggregata di merci sia stabilmente inferiore alla produzione.
Come accennato nella trattazione del pensiero smithiano, laccumulazione di
capitale consente il progresso tecnologico ed in particolare la divisione dei compiti
tra i lavoratori, con la conseguenza di un aumento della produttivit`a e di unelevata crescita di produzione di merci; effetto collaterale e` laumento dei redditi e
delle risorse disponibili per la classe lavoratrice che viene seguito da un naturale
incremento della sua numerosit`a, che riporta i salari al livello corrispondente alla
semplice sussistenza dei lavoratori. In questo modo, dai lavoratori viene espressa una domanda di merci ridotta rispetto a quella del periodo contrassegnato dai
redditi in espansione e perci`o e` possibile che lofferta di merci ecceda la relativa domanda, che viene sostenuta unicamente dalla propensione al consumo della
classe percettrice di rendite fondiarie.
Questa fosca visione delleconomia spinge Malthus a sostenere politiche economiche a sostegno della classe dei proprietari terrieri, contro gli interessi dei
capitalisti, ed in particolare le leggi del grano, varate nel Regno Unito agli inizi
del diciannovesimo secolo; dette leggi introducevano restrizioni e tariffe che impedivano limportazione di cereali che, sui mercati internazionali, avevano prezzi
pi`u bassi rispetto a quelli della produzione britannica.
Lidea di Malthus circa la possibilit`a di livelli di domanda di merci insufficiente rispetto alla capacit`a produttiva fu sicuramente male argomentata, ma non era
priva di senso; essa fu sviluppata pienamente solo pi`u di un secolo dopo, dal grande economista inglese John Maynard Keynes, che sugger` le opportune misure di
politica economica per risolvere il problema. Allepoca, invece, furono abilmente
controbattute dai contemporanei, e Malthus fu superato sia sul piano dottrinario
che politico dal suo grande rivale, Ricardo.
Non ci si deve aspettare che la divisione della razza umana in due classi ereditarie, datori di lavoro e lavoratori, possa essere mantenuta per sempre (Principi di
economia politica, 1848). Pertanto, anche la distribuzione dei redditi tra salari,
profitti e rendite non e` costante nel tempo, e la condizione della classe lavoratrice
pu`o migliorare nel tempo.
Lo stato stazionario, obiettivo della fase evolutiva del sistema economico per
tutti i pensatori classici, per Mill diventa una situazione che pu`o essere desiderabile, contrassegnata dalla presenza di una quantit`a di capitali (macchine, infrastrutture, alloggi ecc.) sufficiente per tutti in presenza di una popolazione in
equilibrio demografico e con la creazione di un sovrappi`u di risorse disponibili
per leducazione, larte e, in generale, per esigenze di carattere secondario pi`u
elevate.
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Questa visione non considera lapporto fornito dallambiente in termini di risorse naturali; apporto fondamentale, invece, nellanalisi delleconomia dellambiente, che viene introdotto nello schema successivo, ove per maggior semplicit`a
trascuriamo i beni di capitale (K): qui il flusso di attivit`a economica ha origine nel-
La legge di conservazione della massa ci dice che la materia estratta dallambiente ed inserita nel ciclo economico non pu`o essere distrutta ma solamente trasformata in una massa equivalente di altra materia, e cio`e - ai fini della nostra
analisi - in rifiuti; quanto allenergia, la stessa viene trasformata da una forma allaltra ogni volta che viene utilizzata, ed in seguito a dette trasformazioni non e`
pi`u disponibile per il processo che ha determinato la trasformazione. In pratica,
lenergia sprigionata, ad es. dalla combustione di un carburante nel funzionamento di un motore non e` utilizzabile nuovamente, e` necessario introdurre nel motore
ulteriori quantit`a di carburante per permettere il funzionamento. Questo significa
che il flusso dei rifiuti (contrassegnato con R) prodotto nelle tre fasi dellattivit`a
economica e` destinato a scaricarsi nellambiente, a parte una certa quantit`a che
sar`a possibile riciclare: il riciclaggio, evidenziato con la lettera r, rende una parte dei rifiuti nuovamente disponibili per lattivit`a economica; laspetto e` indicato
nel grafico con la freccia che va da r a R, che rappresenta una riduzione dello
sfruttamento delle risorse naturali. A questo proposito, evidenziamo come queste
possano dividersi tra risorse rinnovabili (RR) e non rinnovabili (RNR); queste ultime sono disponibili in quantit`a pi`u o meno scarse, ma comunque limitate: nel
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momento in cui vengono utilizzate, il loro stock e` destinato alla riduzione; le risorse rinnovabili, anche quando utilizzate, rimangono disponibili grazie alla capacit`a
dellambiente di rigenerarne in tempi brevi, purche il loro utilizzo u sia inferiore
o tuttal pi`u uguale al tasso di crescita p; in altre parole, anche se le risorse so-
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Figura 1.1: schema dei flussi di materia ed energia tra ambiente e sistema
economico nellapproccio di bilancio dei materiali - modificato da [14].
()
RNR
RR
()
u>p
R
A
r
(+)
U
u<p
(+)
()
degrado
R>A
R<A
()
utilit
flusso di materia/energia
ma pu`o provocare anche gli effetti opposti; la crescita demografica opera nel senso
di un aumento del peso dellattivit`a umana sullambiente. Il sistema, cos` considerato, e` un sistema chiuso: esaurisce al suo interno le catene di cause ed effetti,
che hanno un andamento circolare virtuoso o vizioso. Boulding, nel suo saggio
The spaceship Earth del 1966, lo descrive come unastronave, che compie un
viaggio disponendo delle solo scorte che contiene e ricevendo dallesterno una
sola risorsa, lenergia solare. La riduzione delle scorte provocher`a la diminuzione
delle probabilit`a di sopravvivenza dellequipaggio.
Unaltra considerazione sul modello sopra descritto riguarda il flusso di materia ed energia dalle attivit`a umane allambiente: non e` possibile eliminare questo
flusso per effetto delle citate leggi fisiche, per le quali la massa dei rifiuti e` pari
a quella delle risorse immesse nei cicli produttivi e di consumo; ci`o vale per le
materie prime, i carburanti ecc.; si pu`o considerare la possibilit`a di ridurlo, attraverso varie forme di riciclaggio, ma si deve considerare che questo e` esso stesso
unattivit`a di trasformazione che richiede risorse ed energia; in particolare, il riciclaggio e` maggiormente conveniente nelle fasi di trasformazione industriale, nelle
quali e` possibile recuperare elevate quantit`a di materia concentrata fisicamente in
un luogo coincidente con larea delle installazioni industriali; in pratica, si tratta
di un flusso di residui interno allo stesso processo produttivo che li genera; ancora, il riciclaggio pu`o essere conveniente nella fase della distribuzione delle merci,
permettendo il recupero di unelevata quantit`a di materiali da imballaggio. Diventa invece particolarmente problematico il recupero dei residui dellattivit`a di
consumo, dato che questa e` diffusa su tutto il territorio occupato dai consumatori.
In ogni caso, anche se il sistema economico fosse attrezzato per il recupero di
tutta la materia trasformata e consumata, le leggi della fisica ci impediscono un
riciclaggio totale. Infatti, consideriamo che lattivit`a del sistema produttivo consiste nellassumere materie prime e trasformarle in prodotti, che poi diventeranno i
rifiuti; questo avviene impiegando energia, che viene trasformata da una forma ad
unaltra (es.: energia potenziale - energia cinetica - calore). Se anche fosse tecnicamente possibile recuperare tutti i residui e trasformarli nuovamente nei materiali
iniziali, questo non potrebbe avvenire con il reimpiego della stessa energia che,
nella sua trasformazione, passa da uno stato caratterizzato da una maggiore utilizzabilit`a ad uno a bassa utilizzabilit`a. Lenergia utilizzata, in altre parole, non
e` comunque riciclabile, il recupero delle sostanze residue deve avvenire, se pu`o,
con limpiego di ulteriori risorse. In ogni caso, che la tecnica pu`o rendere non
conveniente questa trasformazione in termini di bilancio tra risorse necessarie al
riciclaggio e risorse prodotte dal medesimo.
E evidente, quindi, che il processo di creazione di materia di scarto e, in definitiva, di inquinamento, sia connaturato ed ineliminabile in ogni attivit`a umana.
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Sostenibilit`a molto debole
PARADIGMI DI SO`
STENIBILITA
sostenibilit`a debole
Sostenibilit`a forte
Sostegno al ragionamento etico tradizionale: diritti e interessi degli esseri umani contemporanei; la natura ha un valore strumentale (il valore cio`e
riconosciuto per gli uomini)
Postulato della facolt`a di mercati liberi e non vincolati, unitamente al progresso tecnico,
di assicurare capacit`a di sostituzione infinite che saranno in
grado di mitigare tutti i vincoli derivanti da scarsit`a/limiti
(fonti e discariche ambientali)
ETICA
preservazione
di
STRATEGIE
DI GESTIONE
Posizione
estrema
Ecocentrico radicale
TIPOLOGIE
ECONOMICHE
Posizione di gestione e di
conservazione delle risorse
Ecocentrico moderato
CARATTERISTICHE
VERDI
Tecnocentrico moderato
Capitolo 2
Lo sviluppo sostenibile
2.1 Il concetto di sostenibilit a`
Dalle considerazioni precedenti sorge spontaneo il dubbio se lo sviluppo economico sia compatibile con la capacit`a che lambiente ha di sostenerlo nel lungo
periodo. Il problema e` , in particolare, non tanto (o non solo) se sia garantita la sopravvivenza del genere umano in un futuro remoto, ma se il livello di attivit`a economica e di benessere possa essere mantenuto nel tempo e non essere condannato
ad una riduzione.
Varie ipotesi sono state avanzate in risposta a questo riguardo, ma una dimostrazione sulla possibilit`a o meno che una situazione di equilibrio del sistema
economico sia anche durevole non esiste.
Il dibattito, nel corso degli anni 80, ha affrontato il tema della sostenibilit`a
dello sviluppo economico evidenziando, come abbiamo visto, posizioni molto diverse tra loro, che possiamo riassumere, per semplicit`a, suddividendole tra quelle
che sostengono che le capacit`a del progresso tecnico e dellorganizzazione dei
mercati finiranno per prevalere sui vincoli ambientali, e quelle che individuano limiti severi allattivit`a economica ed al processo di sviluppo. Al loro interno emergono ulteriori differenze. Nel primo gruppo, infatti, si trovano i sostenitori della
libera azione delle forze di mercato, capaci di sostituire le risorse che diventano
scarse ed economicamente non convenienti con altre pi`u disponibili e convenienti: chiameremo sostenibilit`a molto debole il criterio di valutazione dei vincoli allo
sviluppo connaturato a questa posizione; vi sono anche coloro che ammettono
lesistenza di fallimenti dei mercati nella loro azione di allocazione ottimale delle
risorse, che reputano necessario un intervento pubblico per rimuoverne le cause
o stimolarne lazione, ma continuano ad ammettere che la tecnica disponibile attualmente o in futuro consentir`a, sia pure senza limiti, la sostituzione di risorse
naturali che si dovessero rendere pi`u scarse con altre pi`u convenienti; daltra par-
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te, considerano anche che possa essere necessario intervenire per correggere in
qualche misura il livello di attivit`a economica per soddisfare i vincoli imposti da
uno sviluppo durevole (chiameremo sostenibilit`a debole il loro approccio), oppure per limitare il peso della crescita demografica. Nel secondo gruppo, invece, si
schierano coloro che individuano nellambiente una serie di vincoli, tali per cui
la loro soddisfazione comporti uninterruzione del processo di crescita economica
(sostenibilit`a forte) se non, addirittura, una generale riduzione rispetto allattuale
livello di attivit`a. Con riferimento ad un dibattito molto attuale, il rispetto dei limiti posti dal protocollo di Kyoto potrebbe configurarsi come un intervento che
risponde ai criteri della sostenibilit`a debole se fosse realizzato con un aumento degli investimenti in presenza di crescita della produzione; ai criteri di sostenibilit`a
forte qualora comportasse riduzione della crescita, ovvero della s. molto forte se
implicasse la riduzione della produzione industriale.
Questa variet`a di posizioni ha fornito unanaloga variet`a di definizioni della
sostenibilit`a; tra di esse, una delle pi`u importanti e` dovuta alla Commissione Mondiale per lAmbiente e lo Sviluppo (W.C.E.D.) del 1987, nota anche come commissione Brundtland, secondo la quale e` sostenibile uno sviluppo che soddisfa le
esigenze del presente senza compromettere la possibilit`a per le generazioni future
di soddisfare i propri bisogni. Questa definizione implica unattenzione ai criteri
di equit`a, considerati sia in ambito di attualit`a, che nellottica intergenerazionale. Con riferimento alle distinzioni sopra introdotte, si tratta di una definizione
fondata su criteri di sostenibilit`a debole.
Criteri di sostenibilit`a deboli o forti forniscono, ovviamente, diversi modelli
di sviluppo. La sostenibilit`a debole, implica la possibilit`a di sostituzione tra risorse naturali e capitale prodotto dalluomo; i suoi sostenitori considerano, anzi,
che le risorse naturali, come gi`a accennato, costituiscono esse stesse una forma
di capitale disponibile per qualsiasi processo produttivo assieme ad altri input, in
una combinazione che pu`o variare secondo la convenienza economica degli utenti. In prima approssimazione, possiamo ammettere che risorse pi`u scarse avranno
un prezzo relativamente pi`u elevato rispetto a quelle disponibili, rendendo maggiormente convenienti queste ultime. Un aumento delle quantit`a di capitale non
scarso tale da compensare la riduzione di quello scarso permetter`a di mantenere almeno costante il livello di attivit`a economica, risolve con la soluzione del
capitale costante il problema dellequit`a intergenerazionale, almeno nellipotesi
che lincremento demografico non sia superiore allaumento della produttivit`a dovuto al progresso tecnico. In merito alla sostituzione tra risorse naturali e capitale
prodotto, ricordiamo che essa e` effettivamente avvenuta con il progresso tecnico: con il passaggio da uno stato primordiale, in cui luomo viveva di raccolta e
di caccia, utilizzando come fonti di energia il sole e la combustione di sostanze
vegetali rinnovabili, ed impiegando animali come mezzi di trasporto; ad uno stadio industriale, in cui lenergia e` ricavata dai combustibili fossili o dalluranio, e
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ipotizzare che un sistema economico sia sostenibile se la quota di prodotto nazionale lordo risparmiata sia adeguata allinvestimento necessario per il reintegro
cos` calcolato. Mutuando un concetto dalla contabilit`a aziendale, e` necessario che
il sistema faccia degli ammortamenti; in caso contrario, il capitale va incontro ad
un deperimento fino ad esaurirsi.
Nella tabella 2.1 indichiamo per alcuni paesi la quantit`a di capitali e di risorse
naturali, in percentuale su prodotto nazionale lordo (PNL) che e` necessario investire per contrastare il naturale deperimento; indichiamo la misura del risparmio,
in termini di PNL, che ogni paese effettua nellanno. Il criterio di sostenibilit`a debole, corrispondente alla costanza dello stock di capitale aggregato, e` soddisfatto
se il risparmio e` maggiore del deperimento del capitale. Possiamo osservare che
il criterio e` riscontrabile pienamente in alcuni paesi (Giappone, Costa Rica, Paesi
Bassi etc.), in altri e` appena soddisfatto (USA, Polonia, Brasile) o incerto (Regno
Unito, Messico, Filippine); in tre casi non e` assolutamente soddisfatto.
non d`a luogo a una misura cardinale (passibile di operazioni quali il rapporto tra
due valori) ma ordinale: in pratica, si tratta di una graduatoria in cui diversi paesi vengono inseriti, mostrando che una nazione pu`o aver raggiunto uno sviluppo
maggiore rispetto ad unaltra, ma senza la possibilit`a di dire quanto.
La tabella 2.2 mostra alcuni indici di sviluppo per il periodo 1990 - 1995
(fonte: OCSE, 1992).
1990
1 Giappone
2
Svezia
3
Svizzera
4
P. Bassi
5
Canada
6
Norvegia
7
Australia
8
Francia
9 Danimarca
10 R. Unito
14
Italia
16
Spagna
18
20
22
Canada
Giappone
Norvegia
Svizzera
Svezia
USA
Australia
Francia
P. Bassi
R. Unito
Giappone
Canada
Norvegia
Svizzera
Svezia
USA
Australia
Francia
P. Bassi
R. Unito
Italia
Spagna
1994
1995
Canada
Svizzera
Giappone
Svezia
Norvegia
Francia
Australia
USA
P. Bassi
R. Unito
Canada
USA
Giappone
P. Bassi
Finlandia
Islanda
Norvegia
Francia
Spagna
Svezia
Italia
Italia
inquinamento tende a diminuire. In presenza della crescita del reddito disponibile, lutilit`a marginale del consumo e` costante o decrescente; invece la disutilit`a
marginale dellinquinamento e` crescente, cos` come lentit`a del suo danno marginale ed il costo marginale della riduzione dellinquinamento; inoltre, i settori
industriali chiave tendono ad essere pi`u puliti, le preferenze per la salvaguardia
dellambiente aumentano e le regolamentazioni si fanno pi`u vincolanti. Queste
ipotesi possono essere rappresentate graficamente con una curva a forma di campana, cio`e crescente fino al raggiungimento del suo massimo (in corrispondenza
del valore soglia del reddito pro capite) e quindi decrescente per livelli di reddito
crescenti. Data la sua somiglianza alla curva introdotta in uno studio di Kuznets
del 1955, che descrive un analogo andamento dellindice di concentrazione del
reddito in corrispondenza dei diversi livelli di reddito pro capite, la funzione e`
stata battezzata EKC - environmental Kuznets curve. La EKC e` stata sviluppata
originariamente da Grossman e Krueger (1991), nellambito delle ricerche sugli
effetti potenziali del NAFTA (north american free trade association). Tuttavia,
lidea che la crescita economica fosse necessaria al mantenimento o al miglioramento delle risorse ambientali e` contenuta nellidea di sviluppo sostenibile gi`a
promulgata dalla WCED in Our Common Future (1987). La EKC e` stata resa
popolare dalla Banca Mondiale attraverso il World Development Report del 1992.
In quella sede si sosteneva che Lopinione che una accresciuta attivit`a economica
inevitabilmente danneggia lambiente e` basata su ipotesi statiche sulla tecnologia,
i gusti dei consumatori e sugli investimenti per lambiente 1 e Allaumentare dei
redditi, la domanda di miglioramenti nella qualit`a dellambiente crescer`a, cos` come le risorse disponibili per i relativi investimenti 2 . Allinizio degli anni 90 altri
autori sostenevano una visione pi`u radicale, secondo la quale lunico modo per
proteggere lambiente, nella maggior parte dei Paesi, sarebbe il perseguimento di
un veloce sviluppo economico, sebbene la prima fase della crescita sia riconosciuta dannosa per lambiente (Beckerman, 1992) there is clear evidence that,
although economic growth usually leads to environmental degradation in the early stages of the process, in the end the best - and probably the only - way to attain
a decent environment in most countries is to become rich.; questa posizione e`
riassunta dalla massima grow first, clean up later (prima cresci, poi fai pulizia).
Tuttavia, se il modello e` corretto, le prospettive ambientali dei Paesi in via di sviluppo sono tuttaltro che serene, visto che, secondo la Banca Mondiale, il reddito
annuo pro capite in 59 Paesi a basso reddito era di soli 449 dollari, mentre in 52
Paesi a reddito medio-basso era di 1.786 dollari. Questi paesi sarebbero piuttosto
lontani dalla soglia (generalmente compresa in una fascia tra i 5.000 e gli 8.000
'
The view that greater economic activity inevitably hurts the environment is based on static
assumptions about technology, tastes and environmental investments (p. 38).
2
As incomes rise, the demand for improvements in environmental quality will increase, as
will the resources available for investment (p. 39).
25
In ascisse: reddito nazionale lordo pro capite in dollari; in ordinate: emissioni in kg pro capite.
Fonte: Panayotou, 1993
Figura EKC Nota: in ascisse: reddito nazionale lordo pro capite in dollari; in
ordinate: emissioni in kg pro capite. Fonte: Panayotou, T., 1993.
In assenza di cambiamenti nelle tecnologie disponibili, un mero aumento di
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scala di attivit`a economica avrebbe come risultato un aumento proporzionale dellinquinamento e di altri impatti ambientali: ci`o e` chiamato effetto di scala. Lopinione tradizionale che considera crescita e protezione ambientale due obiettivi
incompatibili farebbe riferimento, secondo i sostenitori del modello EKC, al solo
effetto di scala; tuttavia, essi affermano, per alti livelli di reddito, cambiamenti
strutturali verso industrie information intensive e servizi, accoppiati con maggiori
preoccupazioni per lambiente, regolamentazioni, migliori tecnologie e pi`u elevate spese per protezione ambientale hanno, come risultato, un livellamento ed
una riduzione graduale del degrado ambientale. Pertanto, la EKC e` spiegata da
questi fattori:
1. scala di produzione (per date tecnologie e combinazioni di input e output);
2. le varie industrie hanno diverso impatto ambientale e, con la crescita, varia
la combinazione di output;
3. cambiamenti negli input comportano la sostituzione di input ad alto impatto
ambientale con altri ad impatto pi`u contenuto;
4. il progresso tecnologico comporta due ordini di cambiamenti:
(a) aumento dellefficienza (minore quantit`a di input per realizzare la stessa quantit`a di output);
(b) riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti nei diversi processi
produttivi.
Variazioni in questi fattori possono essere indotte da modifiche che lo sviluppo economico comporta su altre variabili: la regolamentazione ambientale, la
sensibilit`a verso i problemi ambientali, educazione. Molte critiche sono state rivolte alla EKC: in effetti, le sue applicazioni empiriche hanno prodotto risultati
che hanno ottenuto tuttaltro che laccordo degli economisti. Diversi studi, infatti,
hanno sviluppato modelli teorici che, sulla base di differenti ipotesi semplificative, avevano come risultato una funzione che lega varie forme di inquinamento e
livelli di reddito, rappresentabile graficamente con una curva a forma di campana.
Tuttavia, tale risultato non risulta necessario, ma dipendente dalle ipotesi iniziali e dal valore attribuito a determinati parametri. Alcuni risultati empirici hanno
evidenziato la possibilit`a di descrivere la funzione con la forma della EKC, ma
solo per particolari sostanze inquinanti, generalmente caratterizzate da un impatto
locale e non globale. Ci`o e` compatibile con la teoria economica, in quanto limpatto locale viene internalizzato in una singola economia o regione, dando luogo a
interventi del mercato o dellautorit`a in ordine alla sua riduzione; perche un simile
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meccanismo sia in grado di operare su scala internazionale devono essere superate difficolt`a di ordine superiore. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato soltanto
relazioni ambigue tra la variabile esplicativa del degrado ambientale ed il livello
del reddito, mentre in altri casi la funzione appare sicuramente monotona crescente. Studi pi`u recenti individuano una relazione monotona crescente anche per il
SO2 cos` come per il CO2, anche se non e` generalmente esclusa la presenza di
turning point nelle funzioni che legano emissioni e reddito. Risultati generalmente diversi si sono avuti tra gli studi sulle emissioni di sostanze inquinanti e studi
sulle loro concentrazioni. Sembra maggiormente suffragata dai dati la tendenza
alla riduzione delle concentrazioni a partire da livelli medi di reddito, mentre le
emissioni sembrano essere sempre crescenti. Alcune critiche allapproccio EKC
sono state fatte sul piano della consistenza dei risultati con la teoria econometrica, riducendone la significativit`a; altre, invece, riguardano il fondamento teorico.
Arrow (et al., 1995) sostiene che il modello di EKC presentato nel World Development Report del 1992 ed altrove, assume che non ci sia un feedback dal danno
ambientale allattivit`a economica, essendo il reddito assunto come esogeno. In
altre parole, e` esclusa la possibilit`a che il danno ambientale possa essere tanto
grave da interrompere il processo di crescita; inoltre, i fenomeni irreversibili non
sono considerati in grado di poter ridurre il livello del reddito in futuro. Ci`o vale
ad assumere che leconomia sia su un sentiero di sviluppo sostenibile. Se cos`
non e` , pi`u alti livelli di attivit`a economica, l`a dove si stia verificando un degrado ambientale, possono essere controproducenti. Altra considerazione pu`o essere
fatta sullapproccio unidimensionale, che costituisce un problema in quanto gli
interventi per la riduzione della concentrazione di sostanze inquinanti possono
semplicemente aver modificato il mix di emissioni in generale, come effettivamente sarebbe successo per le emissioni di zolfo e azoto - sostituite da maggiori
emissioni di biossido di carbonio e rifiuti solidi. Inoltre, bisogna tener presente
la differenza tra impatto ambientale della produzione e del consumo. In effetti, la
crescita economica porta alla modifica della specializzazione produttiva, che nei
Paesi sviluppati privilegia le attivit`a information intensive. Tuttavia, laumento
del reddito pu`o accompagnarsi a nuove combinazione dei consumi tali per cui il
consumo di prodotti realizzati con processi che hanno un impatto ambientale pi`u
elevato sono in proporzione minori, ma in valore assoluto costanti o crescenti; ci`o
che, semplicemente, avviene in questi casi e` che la funzione dellinquinamento
rispetto al reddito ha la forma prevista dal modello EKC, ma solo perche si consumano prodotti che provengono da produzioni eseguite in altre aree. La teoria
economica (modello di Hekscher-Ohlin) suggerisce che, in assenza di barriere al
libero commercio internazionale, si specializzino in produzioni che facciano uso
intensivo delle risorse maggiormente disponibili (lavoro e risorse naturali), laddove quelli sviluppati si specializzano in produzioni ad alta intensit`a di capitale
umano e capitale prodotto. Se questo spiega la forma della EKC, allora la cre28
Tabella 2.3: Rating della capacit`a istituzionale della World Bank e classi di reddito
classe di rating
fascia di reddito n.ro Paesi media 1 2,5 3 3,5 4 4,5 5
6
percentuale paesi per classe di rating
basso
58
2,89 5 29 43 19 2
2
0
0
medio basso
49
3,41 0 10 27 39 20 4
0
0
medio alto
27
4,24 0 4 15 15 26 7 19 15
Totale
134
3,35 2 17 31 25 13 4
4
3
Fonte: Dasgupta (et al.), 2004.
30
Capitolo 3
Analisi economica ed ambiente
3.1 Il valore dei beni ambientali
Il benessere di una societ`a pu`o ragionevolmente essere considerato dipendente,
oltre che dalle variabili economiche e sociali in precedenza osservate, dal livello
di conservazione o di degrado dellambiente in cui vivono, sia esso urbano che
naturale. La misurazione di queste variabili pone livelli di difficolt`a crescenti passando dallambito economico a quello sociale ed, infine, a quello ambientale; con
riferimento allanalisi economica, il problema principale e` costituito dalla determinazione del valore. In effetti, il concetto di valore e` difficilmente collegato
anche in astratto allambiente ed alle sue risorse; non siamo abituati a ragionare in termini di prezzo considerando aspetti quali la bellezza dei paesaggi, delle
specie animali, della biodiversit`a, della natura in generale; pi`u semplice e` quantificare i fenomeni in termini fisici, il che per`o presenta limitata utilit`a se dobbiamo
procedere ad una valutazione dei costi e dei benefici tra preservazione ed utilizzi
alternativi di risorse naturali; in questo caso, infatti, dobbiamo disporre di unit`a di
misura omogenee perche siano tra loro confrontabili.
Il ragionamento in termini di valore monetario e` una risposta a questa necessit`a; daltra parte, questa si scontra con lassenza di mercati, per la gran parte
delle risorse naturali, che consentano di misurare un prezzo e di calcolare una
domanda. Allo stesso modo dovremo procedere per la misurazione del degrado
ambientale; il fatto che unattivit`a produttiva possa aumentare la quantit`a di agenti
inquinanti nellacqua non ci basta a stabilire a priori se sia preferibile avviare tale
attivit`a, o rinunciare ai benefici economici che essa comporterebbe, o se sia preferibile rinunciare ai benefici di unattivit`a in corso per ottenere un minore degrado
ambientale.
Constatata la necessit`a di determinare il valore economico delle risorse naturali e dei beni ambientali in generale, notiamo che questo dipende da varie com-
31
verso una funzione di domanda, il secondo, invece, non e` legato ad una funzione
di domanda. Gli approcci attraverso la funzione di domanda fanno ricorso alle
preferenze espresse o rivelate. Le prime sono ricostruite con metodi sperimentali, che consistono praticamente in interviste mirate a far rivelare una misurazione
dellutilit`a che permette di compilare una scheda di richiesta di un certo bene;
dallaggregazione di dette schede si risale ad una curva di domanda.
Le preferenze rivelate vengono misurate nei cosiddetti mercati surrogati. Lutilit`a di un bene, per esempio, pu`o riflettersi in quella di un altro bene; se entrambi sono oggetto di scambio, questo pu`o far sorgere fenomeni di complementarit`a o di trade-off tra la domanda di un bene e quella dellaltro. In caso uno dei
due non sia, invece, scambiabile su un mercato, il secondo potr`a mostrare, nella
determinazione del prezzo, leffetto dellutilit`a del primo.
Le tecniche di misurazione del valore utilizzate sono quelle della valutazione
contingente, del prezzo edonistico, dei costi di spostamento. La valutazione contingente e` il metodo analitico che sfrutta le preferenze espresse. Gli intervistati
devono dichiarare la loro disponibilit`a a pagare per evitare un certo fenomeno di
degrado, o per conservare un certo ambiente naturale; in alternativa, pu`o essere richiesta la loro disponibilit`a a ricevere un indennizzo per accettare un certo
degrado ambientale.
Le preferenze rivelate vengono misurate con le altre due tecniche; il prezzo
edonistico, in particolare, fa riferimento al mercato surrogato. Un esempio caratteristico e` quello del valore dei beni ambientali misurato attraverso il prezzo degli
immobili; questo, infatti, risente di vari elementi quali la presenza di riserve naturali o parchi, o di elementi di degrado; leffetto di tali variabili si manifesta differenziando il prezzo di immobili equivalenti. Tramite una regressione statistica e`
possibile stimare il valore attribuito a tali elementi.
Lanalisi dei costi di spostamento inferisce il valore attribuito ai beni ambientali sulla spesa effettuata per la loro fruizione: ad es., il valore di una riserva
naturale pu`o essere stimato sulla base dei costi sostenuti per la loro visita.
Approcci senza funzione di domanda si basano su fenomeni quali:
risposta alla dose: corrisponde allesempio precedente degli effetti di variazioni
di un agente patogeno sulla salute degli individui. E` necessario che siano
note le relazioni quantitative sottostanti, a livello fisico, chimico e biologico; quando ci`o si verifica, e` possibile dare un valore alla variazione di detto
agente in base agli effetti economici che questo induce. In altre parole, se
disponiamo di una stima dei casi di una certa malattia in funzione di una certa dose della sostanza che la causa, il valore della variazione di questultima
corrisponde alla variazione della spesa sanitaria corrispondente.
costi di sostituzione: Il valore di una risorsa ambientale, quale pu`o essere una
riserva naturale in una zona umida, pu`o essere approssimato al costo della
33
C, VET
K *n
) K*
(VET
che laumento dei benefici sar`a superiore a quello dei costi; a destra di K*n ci troveremo in una situazione in cui troveremo preferibile sacrificare capitale naturale
per avere benefici alternativi di entit`a superiore.
si pu`o comunque considerare che la curva di domanda aggregata di un certo prodotto e` de-
38
.Costi,
/benefici
.CME
PM
A
B
C
Q -2 Q 0 3
Q1
39
Ci`o nellipotesi che le curve di profitto e di costo siano monotone, cio`e abbiano nel primo
caso una pendenza sempre decrescente, e nel secondo caso sempre crescente.
40
.CME
c
1PM
R
i
Q -2
Q1
sottostanti a livello fisico, chimico e biologico; 2. gli effetti possono riversarsi sulle generazioni future, che possono non essere adeguatamente rappresentate allo
stato attuale; 3. propriet`a comuni: gli individui potrebbero non essere titolari dei
diritti se non a livello collettivo. In questo caso possono originarsi comportamenti
competitivi che portano ad un risultato non ottimale; 4. le minacce di ingresso:
alcuni soggetti potrebbero entrare sul mercato, minacciando di avviare unattivit`a,
al solo scopo di ottenere una compensazione a fronte di una rinuncia fittizia.
42
.Costi,
/benefici
.CME
1PM
2t
Q -2
PMt
Q1
.Costi,
/benefici
.CME
PM
m
m1
S Q2
Q 03
Q1
di un limite fisico alle stesse, per esempio indicando la quantit`a massima di una
sostanza per metro cubo di aria o acqua, o di decibel di rumore etc.
Per funzionare, il meccanismo (descritto in figura 3.5) deve prevedere unopera di controllo del rispetto dello standard, nonche una sanzione in caso di inosservanza; inoltre, perche questo sia fissato ad un livello ottimale, sono necessarie
le stesse informazioni richieste per la definizione della tassa pigouviana ottimale;
altrimenti, il risultato sar`a solo casualmente corrispondente al livello ottimale.
La sanzione deve essere tale da non rendere conveniente il superamento della
soglia contraddistinta con S; daltra parte, limposizione della sanzione e` aleatoria,
perci`o la probabilit`a matematica della multa stessa (limporto della sanzione moltiplicato per la sua probabilit`a) potrebbe essere pari a m1 e quindi insufficiente, e
convincere il produttore a spingersi fino al livello Q3.
Il costo di funzionamento del meccanismo, dovuto allattivit`a di controllo ed a
quella amministrativa o giudiziaria relativa alla sanzione, potrebbero non differire
sostanzialmente dal caso della tassa pigouviana. Lo standard e` per`o insostituibile
nel caso della proibizione totale. Definire una tassa per unattivit`a che non deve
essere svolta, infatti, non ha senso.
La riduzione dellinquinamento potrebbe avvenire anche attraverso sussidi mirati alla sostituzione di tecnologie ad alto impatto con altre a minore impatto ambientale; un effetto collaterale del sussidio, per`o, e` quello di ridurre il prezzo di
offerta del prodotto, il che pu`o comportare unespansione della produzione per
soddisfare una domanda pi`u elevata. La conseguenza potrebbe quindi essere un
aumento dellattivit`a inquinante che pi`u che compensi la riduzione di emissioni
ottenuta con limpiego di tecnologie pi`u efficienti.
45
Costi
3CME
c
CR
Qp
Q2
Q1
produttore pagher`a un prezzo che potr`a essere la rinuncia al profitto collegato alla
quantit`a di prodotti corrispondenti a Q1, oppure il costo degli interventi alternativi.
In figura 3.6 la curva CR costituisce, quindi, la meno onerosa tra le due alternative per la riduzione unitaria marginale di sostanza inquinante. Essa rappresenta,
inoltre, la disponibilit`a a pagare per avere lautorizzazione ad emettere una certa
quantit`a di sostanze inquinanti: infatti, per ottenere il permesso di produrre fino
al livello Qp il produttore e` disposto a pagare il prezzo c; un prezzo maggiore
renderebbe meno conveniente acquistare le autorizzazioni, in quanto il profitto
marginale associato sarebbe inferiore (o, in alternativa, il produttore potrebbe intervenire con misure alternative di riduzione meno costose). Ad un prezzo pi`u
basso di c, invece, il produttore desidererebbe acquistare una maggiore quantit`a
di permessi, per espandere la produzione fino al punto in cui il profitto marginale
uguaglia tale prezzo.
Il sistema dei permessi negoziabili, associato ad un meccanismo di vendita
allasta degli stessi, garantisce almeno a livello teorico la fissazione di un prezzo efficiente degli stessi; la possibilit`a di scambio premia gli operatori dotati di
46
tecnologia pi`u efficiente, che possono cedere i permessi sul mercato ad un prezzo
superiore al costo della riduzione delle emissioni; lasta competitiva annullerebbe
gli effetti dellinflazione sul prezzo dei permessi.
Contrariamente alla tassa pigouviana, questo strumento permette di correlare
la quantit`a di emissioni alla potenzialit`a dei recettori; in altre parole, in zone nelle
quali lambiente garantisce una maggior capacit`a di smaltimento sar`a possibile
rilasciare una maggior quantit`a di permessi e, daltra parte, questi potranno essere
limitati dalla presenza eccessiva di altre sostanze inquinanti. Inoltre, il meccanismo consente la definizione chiara delle alternative di costo per il soggetto produttore, chiamato ad assumere decisioni sulle strategie da seguire per la riduzione
delle sostanze inquinanti.
Nella realt`a esistono diversi tipi di permessi negoziabili:
Ambient Permit System: i permessi definiscono la quantit`a di sostanze inquinanti che possono essere presenti in corrispondenza di determinate aree
ricettrici e della relativa necessit`a di abbattimento, non necessariamente
uguale ovunque;
Emission Permit System: i permessi vengono emessi in relazione alla fonte di
emissioni e non strettamente collegati con gli effetti prodotti sulle aree
ricettrici;
Pollution Offset: i permessi definiscono un limite alle emissioni e valgono per
unarea definita.
Gli APS permettono una sintonia fine tra obiettivi e strumenti, nel senso che in
ogni zona possono essere autorizzate emissioni in modo da raggiungere risultati
diversificati; daltra parte, il mercato dei permessi pu`o diventare eccessivamente frazionato, ed anche la gestione dei permessi pu`o diventare eccessivamente
complicata per lautorit`a politica.
Gli EPS sono pi`u semplici da gestire e la loro omogeneit`a rende unico il mercato de permessi; daltra parte difficilmente possono aver efficacia in microzone
in cui si concentrano maggiormente le fonti di emissione, che determinano livelli
di concentrazione elevati in rapporto alle capacit`a di assorbimento dellambiente.
Nella realt`a, lAPS e` praticamente irrealizzabile; lEPS e` effettivamente impiegato, ma gli studi sui confronti con gli strumenti alternativi forniscono indicazioni
contrastanti. Per i sistemi PO non sono state ancora diffuse verifiche empiriche.
47
Capitolo 4
Lo sfruttamento delle risorse
4.1 Le risorse naturali
Le risorse naturali sono beni e servizi che lambiente fornisce allattivit`a umana; normalmente, siamo abituati ad un punto di vista piuttosto riduttivo, come
si vedr`a in seguito che si limita a prendere in considerazione quelle oggetto di
scambio sui mercati e che entrano nel processo di produzione in qualit`a di materie
prime. Le risorse naturali possono essere rinnovabili o non rinnovabili.
Le risorse rinnovabili sono caratterizzate dalla capacit`a intrinseca di accrescimento, propria del mondo animale e vegetale; un esempio particolarmente semplice di risorsa rinnovabile e` dato dal patrimonio ittico. Se, allo stato attuale, e`
disponibile un dato numero di milioni di unit`a, lattivit`a di pesca indurr`a una riduzione di questo numero, con un effetto contrapposto a quello delle nascite. Il
risultato potrebbe essere quello di unaumento, di una diminuzione o anche della
stazionariet`a della disponibilit`a di pesce nellanno successivo.
Generalmente vengono incluse tra le risorse rinnovabili anche quelle appartenenti ad un altro tipo, caratterizzato invece da un flusso continuo (energia solare,
eolica, geotermica, correnti marine ecc.), sottintendendo che lo stock disponibile
corrisponde al flusso in ununit`a di tempo (per esempio, kilowatt/ora). La peculiarit`a di queste ultime e` che generalmente lintervento delluomo in un dato momento pu`o essere considerato ininfluente sulla disponibilit`a della risorsa in un periodo successivo, anche se questo non significa che il maggiore o minore grado di
sfruttamento non abbia effetti sullambiente: un impianto per la produzione fotoelettrica costituir`a comunque un elemento di perturbazione dellambiente naturale.
Semplicemente, stiamo prendendo in considerazione il fatto che la disponibilit`a
in un dato momento e` indipendente dallutilizzo nei periodi precedenti.
Per le risorse rinnovabili, questo non e` vero: il grado di sfruttamento incide
sullo stock esistente, sul flusso che questo e` in grado di generare ed, infine, sulla
48
disponibilit`a nei periodi successivi. Mentre le risorse a flusso continuo possono essere considerate inesauribili nellorizzonte temporale dellattivit`a umana, le
risorse rinnovabili possono essere esaurite, anche nel breve termine.
Le risorse non rinnovabili presentano invece la caratteristica della disponibilit`a
decrescente in seguito allutilizzo: e` il caso delle risorse minerarie.
Nellanalisi economica, un aspetto fondamentale relativo alle risorse naturali
e` costituito dalla scarsit`a. Il problema, come abbiamo visto nel primo capitolo,
si e` posto gi`a agli albori della teoria economica. Il punto di vista pi`u radicale, consistente con la visione malthusiana, lo considera in termini assoluti, come
mancanza di risorse tale da indurre una riduzione della popolazione fino al livello
sostenibile. Un approccio neomalthusiano ipotizza che il livello di sfruttamento delle risorse naturali possa introdurre un tale livello di degrado ambientale da
provocare lo stesso effetto.
Un punto di vista ricardiano, invece, considera leffetto della scarsit`a di una
risorsa nellaumento del suo prezzo di mercato, che induce effetti di sostituzione della risorsa scarsa con altre pi`u abbondanti, oltre a rendere pi`u conveniente
lattivit`a di recupero e riciclaggio.
Secondo i punti di vista, gli approcci alla valutazione della scarsit`a possono
essere ricondotti alla misurazione in termini fisici o in termini economici. Un
esempio del primo caso e` costituito dallopera di Meadows, a cui si devono le
stime riportate nella tabella 4.1, tratta da [18].
In tabella 4.1, sono riportati, in corrispondenza di ciascun materiale, la stima
degli anni necessari al suo esaurimento, sulla base delle proiezioni dei consumi in
base ai dati storici e delle riserve R allora conosciute, nonche di ipotetiche risorse
pari a 5 volte tale valore. E` evidente che, se tali stime fossero state corrette, molte
di queste riserve sarebbero gi`a esaurite. Studi e previsioni che hanno seguito queTabella 4.1: indici di esaurimento in anni (R=riserve note)
R
5xR
R
Alluminio
31
55
Molibdeno
34
Cromo
94
154
Gas naturale
22
Carbone
111
150
Nickel
53
Cobalto
60
148
Petrolio
20
Rame
21
48
Platino
47
Oro
9
29
Argento
13
Ferro
93
173
Stagno
15
Piombo
21
64
Tungsteno
28
Manganese
46
94
Zinco
18
Fonte: [11], tratto da [18].
49
5xR
45
49
96
50
85
42
61
72
50
max
N min
0
0
N min
N max
differente grado di intensit`a. Per semplicit`a, consideriamo che il processo produttivo impieghi, oltre la risorsa naturale, soltanto il lavoro, e che la funzione di
produzione possa essere rappresentata dal prodotto tra la quantit`a di lavoro e la
risorsa naturale disponibile, e che tale prodotto sia costante: questo permette di
rappresentare la funzione con una retta, il cui coefficiente angolare consiste con la
quantit`a di lavoro l; loutput corrisponde al valore in ordinata in corrispondenza
del dato stock di risorsa naturale.
Nella figura 4.3 una quantit`a di lavoro l1 porta alla riduzione della risorsa al
livello N1, e produce una quantit`a di output R1; la raccolta R e` compatibile con il
mantenimento dello stock nel tempo, perche eguaglia la ricrescita A. Aumentando
la quantit`a di lavoro impiegata, lo stock si riduce al livello N2, che permette una
produzione pi`u elevata anche con il vincolo della sostenibilit`a, perche la ricrescita
52
l6
A, R
=R 9
= =R :
R8
: 69
l
l5
4
5
3
6l 8
R2
6l 7
R1
N 5min
<N:
6l
N max
e` pi`u elevata.
Quantit`a di lavoro che riducano lo stock ad un livello inferiore a quello corrispondente alla massima produttivit`a possono ancora soddisfare, con un prodotto
inferiore, il vincolo della sostenibilit`a; si pu`o per`o verificare il caso dello sfruttamento eccessivamente intensivo, effettuato impiegando una elevata quantit`a di
lavoro (l6). Questo comporta che il prelievo effettuato sar`a sempre maggiore della
ricrescita, rendendo lo sfruttamento insostenibile con la riduzione dello stock al
di sotto del suo livello critico.
Se invece rappresentiamo il prodotto R in funzione della quantit`a di lavoro
impiegata, come in figura 4.4, otteniamo una rappresentazione alternativa della
funzione di produzione, che per quantit`a di lavoro incompatibili assume valori, sullasse delle ascisse, superiori al tasso di ricrescita, il che comporta un
decremento continuo della risorsa fino al suo esaurimento.
Nella figura 4.4 lo sfruttamento incompatibile e` osservabile per quantit`a di la53
R, A
L1 L2 L 3 L
L5
L6
R, A
?w
?w>
R
L1
L2
L3
L4
contrario, si pu`o immaginare che le aspettative abbiano un effetto opposto, spingendo a comportamenti di accaparramento; 2. si pu`o assumere lintervento dello
Stato, con strumenti simili a quelli descritti nel capitolo precedente, per ridurre lo
sfruttamento entro limiti sostenibili.
BA
@
BADCEF@ HGJILK
MA
XAOBA @
Il valore di
rappresenta il montante, nellanno successivo, del valore della
quantit`a di pesce . Nel periodo attuale, i pescatori, scegliendo di produrre il
valore
, sostengono un costo di opportunit`a, vale a dire la rinuncia al valore
nel periodo successivo; tale decisione conviene se il valore attuale di
e`
minore di
; lindifferenza tra le due possibilit`a si avr`a in caso di uguaglianza,
che rappresenta quindi la situazione ottimale nella scelta temporale (limitatamente
al punto di vista del produttore).
Imponendo tale uguaglianza, la precedente diventa
ZAR[A
che diventa
a C W e[HGSILK ILK
(4.1)
W e\RGgIhK
ZARBA
Lallarme lanciato dagli ambientalisti dipende dal fatto che non si conosce
leffetto dellesaurimento delle risorse naturali sui trend evolutivi; se pure si pu`o
ammettere che la scelta di rinunciare ad una risorsa naturale possa essere opportuna allinterno di unanalisi economica ottimizzante, le riserve su tale opportunit`a
sorgono quando si prende in considerazione valori di opzione o intrinseci, e qualora si ammettano le nostre lacune sulle conseguenze di natura biologica; queste
ultime possono avere un notevole rilievo dal punto di vista economico per diversi motivi: 1. la perdita potrebbe riguardare specie vegetali o animali da cui sia
possibile ricavare sostanze e materiali utili per luomo; 2. la biodiversit`a ha un
valore aggiunto nellattivit`a agricola e zootecnica; limpoverimento del patrimonio genetico comporta danni allattivit`a economica a causa di malattie e cali di
rendimento; 3. le varie specie viventi, nel rapporto organico del complesso ecosistema, svolgono una funzione di sostegno alla vita; molta parte di questa funzione
si svolge attraverso meccanismi non ancora noti.
Sebbene sia possibile concepire, a livello logico, che la sostituzione delle risorse naturali con capitale prodotto possa ovviare a questi problemi, una buona
ragione per indurre alla cautela e` data dallirreversibilit`a dei fenomeni di estinzione.
W iC a
(4.2)
che significa che lo sfruttamento delle risorse deve essere tale da rendere la variazione del suo prezzo pari al tasso di sconto; in altre parole, se il tasso di riferimento
e` dell8
La 4.2 e` chiamata regola di Hotelling dal nome delleconomista Harold
Hotelling, che la enunci`o nel 1931 dopo aver effettuato studi sulleconomia del
settore minerario.
Si noti che nella 4.1, come nella 4.2, sono trascurati i costi di raccolta/estrazione; qualora questi vengano presi in considerazione, il prezzo della risorsa e` dato
dal prezzo di mercato del prodotto estratto, meno il costo di estrazione:
jkClmfon
58
e la 4.2 diventa
W jhC a
(4.3)
La differenza tra prezzo di mercato e costo di estrazione viene chiamata royalty con riferimento al diritto del sovrano al pagamento di una rendita per lo sfruttamento delle risorse minerarie. Il valore della royalty tende a crescere in virt`u
dellaumentata scarsit`a della risorsa; il processo di estrazione, che riduce la disponibilit`a di questultima, deve essere tale da implicare una variazione
che
soddisfi la 4.3.
Come gi`a notato a proposito dello sfruttamento delle risorse rinnovabili, la 4.3
non introduce uno strumento, ma segnala un sentiero ottimale di variazione delle
riserve; diminuzioni del tasso di sconto potrebbero aver effetti incerti, in quanto la
politica di prezzo della risorsa viene controbilanciata dal possibile aumento della
richiesta.
Possiamo chiederci, ora, come si ponga il problema della esauribilit`a delle risorse con la sostenibilit`a del sistema economico. Uneconomia basata su risorse
non rinnovabili dovrebbe apparire insostenibile. Tuttavia, ci`o non e` necessariamente vero: R. Solow (1974) e Stiglitz (1979) hanno dimostrato che e` possibile
che il livello dei consumi, in termini reali, restino costanti nel tempo se sono
soddisfatte, alternativamente, le seguenti condizioni:
Wj
1. lelasticit`a di sostituzione 1 tra il capitale naturale (le risorse naturali utilizzate nella funzione di produzione) ed il capitale prodotto dalluomo sia
maggiore di uno, oppure
2. lelasticit`a di sostituzione e` pari allunit`a, e la quota di capitale prodotto impiegato nella produzione del PNL e` maggiore della quota di capitale
naturale; oppure
3. linnovazione tecnologica e` tale da bilanciare leffetto del tasso di sconto.
Unaltra proposta, consistente nellinvestimento delle rendite dovute allo sfruttamento della risorsa non rinnovabile in accumulazione di capitale, sotto certe condizioni e` possibile che si generi un livello di consumi pro capite costante, sempre
che la popolazione non cresca nel tempo (Hartwick, 1977). Questo corrisponde
al criterio debole della sostenibilit`a, che impone uno stock di capitale costante
(al netto degli effetti del progresso tecnico, che ne riduce il fabbisogno, e della
crescita demografica, che lo aumenta). Va detto che le dimostrazioni si reggono
sul presupposto che siano soddisfatte condizioni piuttosto restrittive, fra le quali
quelle sulla elasticit`a di sostituzione tra capitale naturale e capitale prodotto.
1
59
Bibliografia
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