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Il caso del quartiere Forcellini a Padova

ALLA BASE
DI OGNI
PROGETTAZIONE
STA LA
CONOSCENZA
PUNTUALE DI CI
CHE ACCADE

di Giorgio Rampazzo, Andrea Rubin, Danilo De Razza, Fausto Focaccia

FIGURA 1: IL COMPRENSORIO BACINO FORCELLINI


FIGURE 2 E 3: CONDOTTE SCATOLARI DEL QUARTIERE FORCELLINI

l quartiere Forcellini una vasta


area densamente abitata, con
una superficie di circa 500 ettari,
nella prima periferia di Padova.
Negli ultimi dieci anni la zona ha
subito numerosi episodi di sofferenza idraulica, con molteplici
fenomeni di allagamento anche nel
corso del medesimo anno, in seguito ai quali stata effettuata, per
conto di AcegasAps di Padova,
unintensa campagna di rilievi.
La campagna stata svolta da Sil di
Padova, societ 100% AcegasAps e
dallimpresa Rampazzo, seguita da
numerosi interventi di carattere
manutentivo localizzati, che per,

in un primo momento, non sono


riusciti a risolvere i problemi che
affliggono la zona.
I problemi di sofferenza idraulica e
gli allagamenti venivano genericamente imputati ad un sottodimensionamento delle condotte esistenti, risalenti ai primi anni sessanta, e
ad un intenso processo di urbanizzazione che ha interessato il settore meridionale del quartiere.
La campagna di indagine aveva
tuttavia fatto emergere una discrepanza tra i modelli matematici e il
comportamento complessivo della
rete nella realt. Sulla base di questa constatazione gli autori hanno

suggerito agli interlocutori competenti di estendere le ricerche verso


le strutture di scolo pi a valle, per
poter esaminare il loro reale stato
di funzionamento, ed eventuali
difformit con i vecchi estratti di
progetto depositati negli uffici tecnici.
La ricerca si estesa in particolare
fino alla botte a sifone, costruita nella seconda met dellottocento e
ufficialmente mai esaminata, che
sottopassa il canale Scaricatore ubicato in zona Voltabarozzo, per conoscerne lo stato di conservazione.
Dopo ulteriori controlli nelle dorsali principali del quartiere che, come

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VIDEOISPEZIONI

Risolvere gli allagamenti


con la ricerca operativa

VIDEOISPEZIONI

Risolvere gli allagamenti...


SOLLEVAMENTO

Manufatto
facciolati

Collettore
Terranegra
Sifone

Schema complessivo
del nodo idraulico fino
al sollevamento

FIGURA 4: MODELLO TRIDIMENSIONALE DEL NODO IDRAULICO DI RECAPITO


evidenziato nelle figure 2 e 3, si
mostravano complessivamente in
buone condizioni, le ricerche sono
state spostate su un manufatto
deviatore, costruito negli anni settanta, in sovrapposizione alloriginale manufatto di derivazione
ottocentesco che alimentava la
botte a sifone Voltabarozzo.
Questopera invia le acque di
magra (tramite pompa) verso limpianto di depurazione, mentre
quelle di piena verso la botte a sifone e, in caso di precipitazioni ecce-

zionali, solleva le acque direttamente fino al canale scaricatore.


La ricerca sul manufatto deviatore
ha evidenziato una seria ostruzione
causata dalla presenza di una canna a sezione basket, di recapito,
notevolmente inferiore al collettore afferente, proveniente dal quartiere Forcellini.
Nello specifico si tratta di due
manufatti rispettivamente di sezione pari a mt 1,00x1,50 per lo scarico e di mt 2,00x2,50 per limmissione, realizzati in calcestruzzo e

Condotta di collegamento
allimpianto idrovoro di valle
Collettore
Canestrini/Terranegra

FIGURA 5: PARTICOLARE DELLE CONDOTTE PRINCIPALI AFFERENTI AL MANUFATTO DEVIATORE

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muratura. Di fatto questanomalia


determina unimportante strozzatura verso limpianto di sollevamento, causando un rigurgito in
caso di forti precipitazioni.
Di tale nodo idraulico si deciso di
realizzare
pertanto
differenti
modelli tridimensionali al fine di
comprenderne in maniera approfondita le caratteristiche. Dopo
aver riprodotto alcune simulazioni
di funzionamento dellintero complesso fino allimpianto di sollevamento, in situazioni di differenti
carichi idraulici, lattenzione stata
concentrata sulla geometria del
manufatto deviatore medesimo al
fine di evidenziare, con una simulazione prodotta in ambiente RealFlow mostrata nelle figure 6, 7, 8, 9,
il comportamento fluidodinamico.
Il passo successivo riguarda il rilievo
e la ricognizione della botte a sifone. Durante la prima fase del lavoro emersa una contropendenza
del sifone tra le condotte di immissione e quella di recapito, causata
probabilmente dalla costruzione in
stralci non omogenei di tutto il
nodo idraulico.
La botte a sifone un manufatto
storico diviso in tre tronconi: quelli
di monte e di valle di sezione
basket (catalogazione SWMM) di
mt 2,00x1,60 per unestesa complessiva di mt 44, e un settore centrale costituito da un manufatto a

sezione ellittica orizzontale tagliata sui lati di mt. 2,00x1,15 avente


unestesa di ml 82,45 creato in
muratura, con lestremit meridionale posta allinterno di una propriet privata e quella settentrionale collocata in un manufatto
deviatore di difficile accesso.
La ricerca operativa si sviluppata,
poi, sulla ricognizione della botte a
sifone, che per caratteristiche strutturali e di sicurezza richiedeva un
approccio particolarmente attento.
Recuperate copie dei progetti originali dal Consorzio di Bonifica Bacchiglione, organismo competente
del comprensorio, la prima fase ha
riguardato la messa in secca della tratta soggetta a ricognizione.

FIGURA 10: VISTA AEREA DEL TRATTO DI CANALE ATTRAVERSATO DAL SIFONE CONSORZIALE. LE FRECCE
INDICANO LA DIREZIONE DEI FLUSSI

VIDEOISPEZIONI

FIGURE 6, 7, 8, 9: QUATTRO FRAMES TRATTI DALLA SIMULAZIONE DEI FLUSSI ALLINTERNO DEL DEVIATORE REALIZZATA IN AMBIENTE REALFLOW

VIDEOISPEZIONI

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FIGURA 11: INIZIO DELLINTERVENTO DI VIDEOISPEZIONE NELLA BOTTE A SIFONE

Considerata la profondit del sifone, per semplificare le operazioni


di prosciugamento stata installata una motopompa dotata di
depressore, con una condotta di
aspirazione di oltre 30 m di lunghezza per coprire circa 4 mt di
dislivello, posta direttamente allinterno del manufatto deviatore, in
modo di eliminare la prevalenza
con il piano campagna. Inoltre, per
permettere alla telecamera robotizzata di penetrare in profondit
nel sifone, stato necessario superare un deposito fangoso lungo circa 20 mt e spesso circa 30 cm, tra-

FIGURA 12: RICOGNIZIONE NEL COLLETTORE DI MONTE DEL MANUFATTO DI DERIVAZIONE


scinandola manualmente. Il personale che ha operato nel primo tratto della bocca del sifone era equipaggiato di D.P.I. (dispositivi di protezione individuale) particolari: stivali antiforatura e rilevatori multigas; inoltre, al posto dei comuni
elmetti antinfortunistica, gli operatori indossavano caschi per uso speleologico dotati di luce frontale e
sottogola a sganciamento veloce.
Completava lequipaggiamento
unimbragatura con cinghia dorsale per estrazione rapida. Durante
lintervento, una squadra di emergenza equipaggiata nello stesso

FIGURA 13: OSTRUZIONE DEL TRATTO DI VALLE DELLA BOTTE A SIFONE

modo ma anche con autorespiratori e verricello automatico, era pronta in superficie per eventuali recuperi di emergenza. Le due squadre
erano costantemente in collegamento radio, sia per coordinare le
operazioni che per motivi di sicurezza.
Dopo i lavori di prosciugamento e
una prima ispezione con videocamere, per localizzare eventuali infiltrazioni dacqua dal canale sovrastante (fortunatamente assenti), si
passati alla videoispezione vera e
propria, che ha evidenziato come la
bocca di valle fosse ostruita per circa 2/3 da materiale depositato dal
passaggio dellacqua.
La ricognizione si spostata quindi
nella zona a valle del sifone, analizzando altri due chilometri circa
del Terranegra Inferiore, che ha
come recapito naturale lo scolo
consorziale Maestro in comune di
Ponte San Nicol. Tra i problemi
principali riscontrati in questi collettori, in buona parte manufatti
edificati circa negli anni 60, vi
sono una serie di muri di contenimento, realizzati con ogni probabilit contestualmente alla fabbricazione degli scatolari stessi, alti in
qualche caso anche 90 cm., che
riducono di circa la met la sezione
idraulica utile, rallentando in
maniera considerevole la portata
in fase di piena e determinando
negli anni un deposito di materiale di circa 60/70 cm.

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GLI AUTORI
GIORGIO RAMPAZZO
direzione@rampazzobruno.com
Geometra, lavora per unazienda nata
nellimmediato dopoguerra che si
occupa di difesa idraulica, costruzione
e manutenzione di condotte e
manufatti sotterranei. Da oltre
ventanni opera nel campo della
ricognizione della rete secondo il
modello della Ricerca Operativa.

DANILO DE RAZZA
drazza@acegas-aps.it
Geometra, gi responsabile della
direzione lavori di AcegasAps SpA,
direttore tecnico di Sil srl.

ANDREA RUBIN
arubin@acegas-aps.it
Ingegnere civile, progettista di
AcegasAps SpA.

Sifone consorziale tratto


di monte su cambio di sezione
da basket a ellittico orizzontale

FAUSTO FOCACCIA

FIGURA 14: VIDEOISPEZIONE ALLINTERNO DELLA BOTTE A SIFONE. LE LUCI SULLO SFONDO
PROVENGONO DALLA TELECAMERA ROBOTIZZATA IN AVANZAMENTO

In caso di piogge, questo dato, unito alla gi citata contropendenza


della botte a sifone, trasformano la
zona meridionale in un ulteriore
carico idraulico impedendole quindi di svolgere la sua funzione di
naturale recapito; il manufatto
deviatore, a quel punto, non pi
in grado di ricevere le acque provenienti da monte, ovvero dal quartiere Forcellini.
Il fatto che tali setti non siano stati
rilevati prima, anche in questo caso
non deve stupire: la citt di Padova
vanta infatti unestensione della
rete fognaria di oltre un migliaio di
chilometri, ricerche e ricognizioni
vengono prevalentemente effettuate in aree soggette a problemi
idraulici o strutturali, aree che non
comprendevano la zona Inferiore
di Terranegra.
Unulteriore complicazione di
tipo legislativo: i vari canali di scolo
in un sistema ad acque a regime
misto, ricadono talvolta nella competenza manutentiva di Enti diversi, che in alcune tratte pu anche
non essere ben definita (emblematico il caso del sifone di Voltabarozzo costruito dal Regio Erario,
gestito dal Regio Custode Idraulico
e poi ereditato implicitamente da
tutti gli enti successivi).

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Nel nostro caso, i motivi di malfunzionamento idraulico del grande


quartiere ad alta densit abitativa,
si collocavano a parecchi chilometri
di distanza, in una zona nella quale,
rispetto alle conoscenze disponibili
alle prime simulazioni idrauliche, vi
erano condizioni ben differenti da
quelle reali. Troppo spesso ci si basa
su dati forniti da vecchi progetti o
rilievi tra loro eterogenei, effettuati senza aver compiuto una vera e
propria campagna di ricognizione;
questi delineano una realt diversa
da quella descritta dalle ispezioni,

ffocaccia@acegas-aps.it
Geometra, responsabile impiantistica
divisionale di AcegasAps SpA.
sottovalutando il complesso sistema
di intercomunicazione della rete
fognaria, governata da numerosissime variabili, che possono con il
tempo amplificare la portata di un
problema e ripercuoterlo a cascata
sullintera rete.
Attualmente sono in corso alcuni
interventi urgenti per cercare di
risolvere tutti i problemi fin qui evidenziati, nello specifico dei quali
non possibile entrare ora, considerate tutte le difficolt legate
principalmente allaccesso dei siti e
alle procedure di sicurezza.

FIGURA 15: UNO DEI VARI SETTI ALLINTERNO DEI MANUFATTI DELLA RETE DEL MANUFATTO
TERRANEGRA INFERIORE, DIMENTICATO IN LOCO DURANTE LA COSTRUZIONE

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