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IL MANUALE

TECNICO PER
SISTEMI DI
SCARICO
Caratteristiche, progettazione,
calcolo, installazione e collaudo

3 Configurazioni degli
impianti di scarico
3
CONFIGURAZIONI
DEGLI IMPIANTI
DI SCARICO

61
3
CONFIGURAZIONI degli impianti
di scarico
3

3.1 Lo scarico delle acque usate

Le acque di scarico prodotte nei fabbricati (abitazioni, uffici, ospedali, scuole, alberghi, ecc.) possono essere
distinte in:
• Acque nere provenienti principalmente da edifici residenziali e dovute ad attività domestica o dagli apparecchi
igienico sanitari quali i vasi e gli orinatoi.
• Acque grigie provenienti principalmente da edifici residenziali e dovute ad attività domestica o dagli apparecchi
igienico sanitari ad eccezione dei vasi e degli orinatoi.
• Acque bianche provenienti dalle piogge (acque meteoriche) o dall’annaffiamento di giardini, orti, parchi.
L’impianto di scarico deve essere sdoppiato per tenere separate le acque nere/grigie da quelle meteoriche per
evitare il rischio di saturazione dell’impianto stesso in caso di piogge di notevole intensità che causerebbero un
forte incremento delle portate di scarico.

L’impianto di scarico è costituito da:


• Sifoni montati direttamente sugli apparecchi sanitari nel caso di lavabo, bidet e lavelli, collocati a pavimento
nel caso di vasche e docce, incorporati nell’apparecchio nel caso di vasi e orinatoi.
• Diramazioni di scarico costituite da tubazioni prevalentemente orizzontali che collegano i sifoni alle colonne
di scarico.
• Colonne di scarico costituite da tubazioni prevalentemente verticali che collegano le diramazioni di scarico
ai collettori di scarico.
• Collettori di scarico costituiti da tubazioni caratterizzate da piccole pendenze rispetto all’orizzontale che
raccolgono le acque che provengono dalle colonne di scarico per convogliarle nella fognatura. I collettori di
scarico possono essere interrati oppure sospesi sui soffitti degli scantinati o dei garage.
• Condotte di ventilazione costituite da tubazioni prevalentemente verticali che, collegate alla rete di scarico,
limitano le variazioni di pressione e garantiscono uno scarico silenzioso degli apparecchi sanitari.

62 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Figura 3.1 Struttura di un impianto di scarico per edificio residenziale.

Condotta di ventilazione

Sifone
3

Colonna di scarico

Diramazione di scarico

Collettore di scarico

L’impianto di scarico deve garantire:


• Una evacuazione rapida del flusso, l’assenza di depositi e di residui, la tenuta idraulica e la tenuta ai gas per
poter salvaguardare la salubrità degli ambienti e la salute degli occupanti.
• I livelli di pressione di progetto durante il funzionamento consentendo il reintegro dell’aria trascinata e spinta
durante il deflusso.

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 63


3.2 Sifoni

Il sifone è il componente che assicura la tenuta idraulica impedendo la fuoriuscita di gas maleodoranti negli
ambienti. La tenuta idraulica si realizza mediante il ristagno di una certa quantità di acqua che ha la funzione di
“tappo idraulico”, caratterizzato da una certa altezza definita “guardia idraulica”.
Quando l’apparecchio sanitario viene scaricato, il peso del liquido genera sul lato di ingresso del sifone una
pressione sufficiente a spingere l’acqua stagnante verso il lato di uscita del sifone e quindi nella diramazione di
3 scarico e nella successiva colonna. Terminato lo scarico dell’apparecchio si ristabilisce l’equilibrio delle pressioni
fra i due lati del sifone e si realizza un nuovo “tappo idraulico” che assicura la tenuta idraulica dell’impianto.

La guardia idraulica del sifone, secondo quanto stabilito dalla normativa UNI EN 12056, non deve essere
inferiore ai 50 mm per poter assicurare l’efficienza del “tappo idraulico” anche quando l’impianto di scarico è
in funzione e si vengono a generare pressioni/depressioni in rete. Altra considerazione importante è legata al
fatto che la presenza del “tappo idraulico” deve essere garantita anche nel caso in cui l’apparecchio sanitario
non venga utilizzato e vi siano condizioni climatiche che portino alla graduale evaporazione dell’acqua (periodo
estivo). Considerando una evaporazione media dell’acqua di circa 1,5 mm al giorno, si può garantire la tenuta
idraulica per circa 30 giorni.

Figura 3.2 Guardia idraulica nei sifoni.

h h
h h

Quando un apparecchio sanitario scarica portate importanti nella rete di scarico si generano fenomeni di
compressione e di depressione dell’aria contenuta che influiscono sul “tappo idraulico” del sifone.
Questi fenomeni sono dovuti a variazioni di pressione ∆p che possono essere positive (sovrapressioni) o
negative (depressioni): pressioni positive pa + ∆p agiscono sull’acqua contenuta nel sifone spingendola dal lato
di uscita verso il lato di ingresso, pressioni negative pa - ∆p agiscono aspirandola dal lato di ingresso verso il
lato di uscita. Queste variazioni di pressione mettono in movimento il “tappo idraulico” del sifone che modifica
la sua configurazione rispetto alle condizioni di equilibrio idrostatico; se la rete di scarico non è dimensionata
correttamente, le variazioni di pressione possono essere di entità tali da muovere il “tappo idraulico” fino ad
annullarlo causando la fuoriuscita di gas maleodoranti.

Figura 3.3 Movimenti del “tappo idraulico” in un sifone.

pa

pa pa pa+∆p
pa-∆p

pa

Equilibrio Sovrapressione Depressione

64 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.2.1  Il sifonaggio
Si consideri lo schema di impianto indicato nella Figura 3.4, quando l’apparecchio sanitario B scarica, nella
colonna si realizza un “tappo idraulico” che scende verso il basso provocando a valle una pressione maggiore
di quella atmosferica. La differenza di pressione può essere tale da spingere l’acqua del sifone all’interno
dell’apparecchio C, causando l’immissione di gas maleodorante nell’ambiente; tale fenomeno prende il nome
di sifonaggio per compressione.
Contemporaneamente il “tappo idraulico” genera una depressione nell’apparecchio A che, se di entità
importante, aspira l’acqua dal sifone eliminando la tenuta idraulica dello stesso e causando l’immissione di gas 3
maleodorante in ambiente; tale fenomeno prende il nome di sifonaggio per aspirazione.

Naturalmente questi fenomeni possono essere più o meno marcati e sono in generale influenzati da fattori quali:
• Guardia idraulica dei sifoni insufficiente.
• Diametro della colonna di scarico insufficiente.
• Assenza di un sistema di ventilazione.
• Configurazione errata del piede di colonna.

Figura 3.4 Effetti di sifonaggio. Figura 3.5 Sifonaggio per depressione (punto A) e per
compressione (punto C).

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 65


3.2.2  Autosifonaggio
L’autosifonaggio è un fenomeno che si realizza nelle diramazioni di scarico orizzontali quando queste sono
eccessivamente lunghe o quando il sifone ha una sezione troppo stretta. In questo caso il fenomeno non è
causato dal “tappo idraulico” generato da uno degli apparecchi della rete, ma dallo scarico dell’apparecchio
stesso. L’autosifonaggio può portare alla rimozione della guardia idraulica del sifone facendo fuoriuscire gas
maleodoranti in ambiente. Per spiegare il fenomeno si può fare una analogia con quanto accade quando si
cerca di travasare del liquido (benzina, olio, vino, ecc.) da un serbatoio ad un altro impiegando un tubo di
3 piccola sezione. Al termine del travaso non rimane alcuna traccia di liquido all’interno del tubo e ciò è quello
che avviene all’interno della diramazione di scarico e del sifone dell’apparecchio sanitario.
I limiti alla lunghezza delle diramazioni di scarico sono definiti nella norma UNI EN 12056-2 e sono richiamati
nel capitolo relativo al dimensionamento degli impianti.
L’autosifonaggio è individuabile quando il sifone dell’apparecchio che sta scaricando emette un rumore simile al
“russare” umano. Quando tale suono è emesso da un sifone il cui apparecchio sanitario non sta scaricando si è
in presenza di un effetto di sifonamento per aspirazione; il sifonamento per compressione è invece individuabile
dal gorgoglio che si genera all’interno del sifone quando uno degli apparecchi della rete è in scarico.

Figura 3.6 Autosifonamento di un apparecchio sanitario.

66 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3 La ventilazione

Il contenimento dei livelli di pressione all’interno della rete di scarico e l’eliminazione degli effetti di sifonaggio
vengono garantiti da opportuni sistemi di ventilazione delle condotte. Sono dei tratti di tubazioni collegate alla
rete di scarico che assicurano un flusso di aria di reintegro che limita le variazioni di pressione e garantisce
uno scarico silenzioso degli apparecchi sanitari. Durante lo scarico il flusso spinge l’aria davanti a sé e crea
una depressione dietro di sé (risucchio); questa depressione richiama nuova aria attraverso la condotta di
ventilazione. 3
La normativa UNI EN 12056 prevede diverse configurazioni dei sistemi di ventilazione sia delle colonne che delle
diramazioni di scarico. Sul campo si possono trovare innumerevoli soluzioni alternative alle configurazioni di
base della norma che danno luogo a molteplici varianti adatte a risolvere specifiche configurazioni impiantistiche.

3.3.1  Sistemi di scarico con ventilazione primaria


È il sistema di scarico più economico e più diffuso, la ventilazione è garantita dal prolungamento della colonna di
scarico fino a tetto, tale tratto viene definito sfiato della colonna di scarico. Come alternativa al prolungamento
a tetto è possibile utilizzare valvole di aerazione in ambiente che garantiscono l’ingresso di aria nella colonna
ma impediscono la fuoriuscita di gas maleodoranti in ambiente.

Caratteristiche peculiari del sistema di ventilazione primaria sono le seguenti:


• È il sistema più semplice ed economico.
• Il sistema di ventilazione primaria elimina l’effetto di aspirazione sui sifoni ma non quello di compressione.
Mentre la depressione a monte del punto di scarico viene compensata dall’ingresso di aria attraverso lo
sfiato della colonna, l’incremento di pressione al piede di colonna non può essere compensato; sono quindi
necessarie particolari configurazioni di innesto nel collettore di scarico in funzione del numero di piani da
scaricare.
• La normativa UNI EN 12056 prevede che lo sfiato della colonna abbia un diametro non inferiore a quello della
colonna di scarico.
• Le diramazioni di scarico devono avere lunghezze massime di 4 m e pendenze di almeno 1% (per maggiori
dettagli si faccia riferimento al capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).

Figura 3.7 Sistema di scarico con ventilazione primaria.

Sfiato della colonna Valvola di aerazione

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 67


È possibile realizzare collettori di ventilazione ai quali vengono collegate le colonne di scarico prima dell’uscita
a tetto. In questo caso il dimensionamento viene effettuato considerando il collettore di ventilazione come
un collettore di scarico con grado di riempimento del 50%. È consigliabile non collegare più di tre colonne di
scarico allo stesso collettore di ventilazione.

Figura 3.8 Sistema di scarico con collettore di ventilazione.

3
Collettore di ventilazione

68 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3.1.1  Sistema di ventilazione primaria per edifici fino a 2 piani (h ≤ 4 m)
Per edifici fino a 2 piani per i quali la distanza fra il punto di scarico più alto e quello più basso è h ≤ 4 m,
gli apparecchi possono essere allacciati direttamente alle colonne anche se il collettore di scarico è appeso al
soffitto del piano interrato. Il funzionamento di queste configurazioni impiantistiche è garantito per il fatto che la
pressione che si genera al piede di colonna è di entità tale da non influenzare gli apparecchi sanitari allacciati
al piano terra.

Figura 3.9 Ventilazione primaria, edificio a 2 piani (h ≤ 4 m), collettore nel pavimento del piano interrato. 3

Piano primo

h≤4m

Piano terra

Piano interrato

Figura 3.10 Ventilazione primaria, edificio a 2 piani (h ≤ 4 m), collettore a soffitto del piano interrato.

Piano primo

h≤4m

Piano terra

Piano interrato

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 69


3.3.1.2  Sistema di ventilazione primaria per edifici da 3 fino a 5 piani (h ≤ 12 m)
Per edifici fino a 5 piani per i quali la distanza fra il punto di scarico più alto e quello più basso è h ≤ 12 m,
si genera una pressione che si annulla a circa 3 m di altezza dal piede di colonna.

Per evitare che la pressione influenzi negativamente gli apparecchi più vicini al piede di colonna è necessario
allacciare questi ultimi alla rete di scarico in modo diverso in funzione della posizione del collettore.
• Se il collettore è nel pavimento del piano interrato gli apparecchi del piano terra possono essere allacciati
3 direttamente alla colonna, poiché la pressione non interferisce sul loro funzionamento.
• Se il collettore è a soffitto del piano interrato gli apparecchi del piano terra devono essere allacciati sul
collettore di scarico a più di 1 m dal piede poiché, in questo caso, la pressione che si genera interferirebbe
con il loro funzionamento.

Figura 3.11 Ventilazione primaria, edificio di 3÷5 piani Figura 3.12 Ventilazione primaria, edificio di 3÷5 piani
(h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.

Piano quarto Piano quarto

Piano terzo
Piano terzo

Piano secondo Piano secondo

h ≤ 12 m
h ≤ 12 m

Piano primo Piano primo

Piano terra Piano terra

≥1m

Piano interrato Piano interrato

70 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3.1.3  Sistema di ventilazione primaria per edifici oltre i 5 piani (h > 12 m)
Per edifici oltre i 5 piani per i quali la distanza fra il punto di scarico più alto e quello più basso è h > 12 m,
si genera una pressione che si annulla oltre i 3 m di altezza dal piede di colonna. Per evitare che la pressione
influenzi negativamente gli apparecchi più vicini al piede di colonna è necessario allacciare questi ultimi al
collettore di scarico mediante lo sdoppiamento della colonna.
Per favorire la ventilazione della seconda colonna di scarico è necessario collegarla alla colonna principale
mediante un tratto di tubazione definito “circumventilazione”. La circumventilazione garantisce la portata d’aria
necessaria a limitare le variazioni di pressione all’interno della seconda colonna di scarico quando uno degli 3
apparecchi sanitari è in funzione.

In ogni caso Valsir suggerisce di adottare il sistema di ventilazione parallela nel caso di edifici costituiti da più
di 5-6 piani.

Figura 3.13 Ventilazione primaria, edificio oltre 5 piani Figura 3.14 Ventilazione primaria, edificio oltre 5 piani
(h > 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. (h > 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.

Piano quinto Piano quinto

Piano quarto Piano quarto

Piano terzo Piano terzo

h > 12 m h > 12 m

Piano secondo Piano secondo

Circumventilazione

Piano primo Piano primo

Circumventilazione

Piano terra Piano terra

≥2m

Piano interrato
Piano interrato

≥2m

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 71


3.3.2  Sistemi di scarico con ventilazione parallela diretta ed indiretta
È un sistema costituito da una colonna di ventilazione posata parallelamente a quella di scarico. Nel sistema
con ventilazione parallela diretta la colonna di ventilazione è allacciata alla colonna di scarico, nel sistema con
ventilazione parallela indiretta la colonna di ventilazione è allacciata alle diramazioni di scarico.
Anche in questo caso la colonna di scarico viene prolungata fino a tetto (sfiato) oppure termina in ambiente
mediante una valvola di aerazione. In relazione al numero di piani da asservire, la colonna di ventilazione
può avere degli allacci intermedi con la colonna di scarico che assicurano una migliore circolazione dell’aria
3 all’interno della rete.

Caratteristiche peculiari del sistema di ventilazione parallela sono le seguenti:


• è un sistema meno economico del sistema con ventilazione primaria.
• è un sistema idoneo per edifici con più di 2 piani.
• Il sistema di ventilazione parallela elimina sia l’effetto di aspirazione che l’effetto di compressione sui sifoni in
quanto consente all’aria di ricircolare dal piede fino allo sfiato attraverso la colonna di ventilazione.
• A parità di diametro con il sistema di ventilazione parallela è possibile incrementare le portate di scarico di
un 30÷40% rispetto al sistema di ventilazione primaria (si veda il capitolo relativo al dimensionamento degli
impianti di scarico).
• La normativa UNI EN 12056 stabilisce un diametro minimo per le colonne di ventilazione parallela in relazione
al diametro della colonna di scarico (si veda il capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• Se la ventilazione parallela è diretta le diramazioni di scarico devono avere lunghezze massime di 4 m e
pendenze di almeno 1%, se è indiretta le diramazioni possono raggiungere i 10 m con pendenze minime
di 0,5% (per maggiori dettagli si faccia riferimento al capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di
scarico).

Figura 3.15 Sistema di scarico con ventilazione parallela (diretta ed indiretta).


Sfiato della colonna Sfiato della colonna

Colonna di ventilazione Colonna di ventilazione


(parallela diretta) (parallela indiretta)

72 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Figura 3.16 Sistema di scarico con ventilazione parallela (diretta ed indiretta) con varianti.
Sfiato della colonna Colonna di ventilazione
(parallela diretta)

Valvola di aerazione

3
Colonna di ventilazione
(parallela indiretta)

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 73


3.3.2.1  Sistema di ventilazione parallela diretta per edifici da 3 fino a 5 piani (h ≤ 12 m)
Per edifici fino a 5 piani la colonna di ventilazione parallela è collegata inferiormente in prossimità del piede di
colonna e superiormente allo sfiato.
Per evitare l’eventuale risalita di schiume, il piano terra deve essere allacciato in modo diverso in funzione della
posizione del collettore.

• Se il collettore è nel pavimento del piano interrato gli apparecchi del piano terra possono essere allacciati
3 direttamente alla colonna.
• Se il collettore è a soffitto del piano interrato gli apparecchi del piano terra devono essere allacciati sul
collettore di scarico a più di 1 m dal piede per evitare l’eventuale risalita delle schiume.

Figura 3.17 Ventilazione parallela diretta, edificio di Figura 3.18 Ventilazione parallela diretta, edificio di 3÷5
3÷5 piani (h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano piani (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
interrato.

Quarto piano Quarto piano

Terzo piano Terzo piano

Secondo piano Secondo piano

h ≤ 12 m h ≤ 12 m

Primo piano Primo piano

Piano terra Piano terra

≥1m

Piano interrato Piano interrato

74 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3.2.2  Sistema di ventilazione parallela diretta per edifici oltre 5 piani (h > 12 m)
Per edifici oltre i 5 piani la colonna di ventilazione parallela deve essere allacciata ad ogni piano mediante delle
connessioni di ventilazione intermedie. Nel caso in cui il numero di piani è molto elevato si può evitare l’impiego
di connessioni intermedie su ogni piano, purché vengano realizzate ad intervalli di almeno 4 piani.

Come per la ventilazione primaria, anche in questo caso, gli apparecchi più vicini al piede di colonna devono
essere allacciati al collettore di scarico mediante una seconda colonna (sdoppiamento) e per favorirne la
ventilazione è necessario collegarla alla colonna principale mediante la “circumventilazione”. Il collegamento al 3
collettore deve avvenire ad almeno 2 m di distanza dal piede di colonna. Anche per gli apparecchi connessi
alla seconda colonna è necessario l’allaccio alla colonna di ventilazione mediante le connessioni intermedie.

Nel capitolo 3.5.1 vengono definiti alcuni criteri per lo sdoppiamento della colonna in funzione del numero di
piani da asservire.

Figura 3.19 Ventilazione parallela diretta, edificio oltre 5 Figura 3.20 Ventilazione parallela diretta, edificio oltre 5
piani (h > 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. piani (h > 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.

Piano quinto
Piano quinto

Piano quarto
Piano quarto

Piano terzo
Piano terzo

Connessioni intermedie Connessioni intermedie


h > 12 m
h > 12 m

Piano secondo Piano secondo

Circumventilazione

Piano primo Piano primo

Circumventilazione

Piano terra Piano terra

≥2m

Piano interrato Piano interrato

≥2m

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 75


3.3.2.3  Sistema di ventilazione parallela indiretta
La configurazione geometrica della colonna di ventilazione parallela indiretta è indipendente dal numero di
piani; essa è collegata alle diramazioni di scarico e viene utilizzata quando la distanza tra l’apparecchio sanitario
più lontano e la colonna di scarico supera i 4 m.
Questo sistema è impiegato quando gli apparecchi sanitari sono disposti in batteria in edifici quali scuole,
caserme, ecc. In ogni caso, per evitare l’eventuale risalita di schiume, l’allaccio dei piani alla colonna di scarico
deve rispettare i criteri visti per il sistema di ventilazione parallela diretta (si veda il capitolo 3.5.1).
3
Quando le diramazioni superano i 10 m di lunghezza è consigliabile l’impiego di tratti di ventilazione intermedia
allacciati a metà delle diramazioni di scarico (si veda Figura 3.25).

Figura 3.21 Ventilazione parallela indiretta, edificio di Figura 3.22 Ventilazione parallela indiretta, edificio di 3÷5
3÷5 piani (h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano piani (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
interrato.

Piano quarto Piano quarto

Piano terzo Piano terzo

Piano secondo Piano secondo

h ≤ 12 m h ≤ 12 m

Piano primo Piano primo

Circumventilazione

Piano terra Piano terra

≥1m

Piano interrato Piano interrato

76 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Figura 3.23 Ventilazione parallela indiretta, edificio oltre Figura 3.24 Ventilazione parallela indiretta, edificio oltre 5
5 piani (h > 12 m), collettore nel pavimento del piano piani (h > 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
interrato.

3
Piano quinto Piano quinto

Piano quarto Piano quarto

Piano terzo Piano terzo

h > 12 m h > 12 m

Piano secondo Piano secondo

Circumventilazione

Piano primo Piano primo

Circumventilazione

Piano terra Piano terra

≥2m

Piano interrato Piano interrato

≥2m

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 77


Figura 3.25 Ventilazione parallela indiretta, ventilazione intermedia delle diramazioni con lunghezze superiori ai 10 m.

> 10 m

78 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3.3  Sistemi di scarico con ventilazione secondaria
È un sistema costituito da una colonna di ventilazione posata parallelamente a quella di scarico, alla quale si
allaccia una rete di ventilazione collegata a tutti gli apparecchi sanitari attraverso la curva tecnica o il sifone
(ventilazione delle diramazioni). Come per i sistemi precedentemente visti, la colonna di scarico viene prolungata
fino a tetto (sfiato) oppure termina in ambiente mediante una valvola di aerazione.
Come per il sistema di ventilazione parallela, in relazione al numero di piani da asservire, la colonna di ventilazione
può avere degli allacci intermedi con la colonna di scarico che assicurano una migliore circolazione dell’aria
all’interno della rete. 3

Caratteristiche peculiari del sistema di ventilazione secondaria sono le seguenti:


• È un sistema costoso non solo per la quantità dei materiali da impiegare ma anche per la complessità
dell’installazione.
• è un sistema idoneo per edifici con contemporaneità di scarico elevate e di grandi altezze.
• è un sistema idoneo dove gli apparecchi sanitari e le colonne sono posizionate sulla stessa parete in quanto
eventuali finestre, porte, aperture o spigoli comprometterebbero la possibilità di ventilare gli apparecchi
collegandoli alla colonna di ventilazione.
• Come per il sistema di ventilazione parallela è possibile incrementare le portate delle colonne di scarico del
30÷40% rispetto al sistema di ventilazione primaria e di un 50% le portate delle diramazioni (si veda il capitolo
relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• La normativa UNI EN 12056 stabilisce un diametro minimo per le colonne di ventilazione parallela in relazione
al diametro della colonna di scarico (si veda il capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• I diametri dei tubi di ventilazione delle diramazioni sono specificati nella normativa UNI EN 12056 (si veda il
capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• Le diramazioni possono raggiungere i 10 m con pendenze minime di 0,5% (per maggiori dettagli si faccia
riferimento al capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).

Figura 3.26 Sistema di scarico con ventilazione secondaria.

Ventilazione delle diramazioni

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 79


3.3.4  Sistemi di scarico con braga miscelatrice
È un sistema di scarico realizzato con speciali raccordi chiamati braghe miscelatrici che non richiedono l’uso
dei sistemi di ventilazione parallela o secondaria precedentemente descritti e che consentono di ridurre il
diametro delle colonne di scarico a parità di portata.
Mentre il dimensionamento delle diramazioni e dei collettori deve seguire i metodi stabiliti dalla norma UNI EN
12056-2, il calcolo delle colonne dotate di braghe miscelatrici richiede l’applicazione di regole particolari che
vengono descritte nel capitolo dedicato al dimensionamento degli impianti di scarico con braga miscelatrice.
3
Caratteristiche peculiari del sistema con braghe miscelatrici sono le seguenti:
• È un sistema idoneo in edifici molto alti o dove le portate di scarico ed i fattori di contemporaneità sono
importanti (alberghi, caserme, palazzine di uffici, scuole, ospedali, ecc.).
• è economicamente vantaggioso per edifici con più di 7÷8 piani.
• Non richiede alcuna colonna di ventilazione parallela, è sufficiente il prolungamento della colonna di scarico
fino a tetto (come per la ventilazione primaria).
• Consente un incremento delle portate nelle colonne di scarico del 45÷55% rispetto ad un sistema di ventilazione
parallela o secondaria.
• Riduce notevolmente le variazioni di pressione all’interno della colonna grazie alla particolare conformazione
della braga miscelatrice.
• Solo due dimensioni delle colonne di scarico in funzione delle portate da scaricare: il DN 100 (De 110 mm) e
il DN 150 (De 160 mm).

Figura 3.27 Sistema di scarico con braghe miscelatrici. Figura 3.28 Le due versioni di braga miscelatrice
prodotte da Valsir.
DN 100
DN 150
(De 110) (De 160)

Braga miscelatrice

DN 100 DN 100
(De 110) (De 110)

DN 70 DN 70
(De 75) (De 75)

Circumventilazione

Braga semplice

80 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.3.5  Guida per la scelta del sistema di scarico
Per una rapida individuazione del diametro della colonna di scarico in relazione al sistema scelto è possibile
impiegare il diagramma di Figura 3.29. Determinata la portata di progetto o noto il numero di piani dell’edificio
e la sua tipologia, si individua rapidamente il diametro della colonna di scarico da adottare in relazione al
tipo di sistema: ventilazione primaria, ventilazione parallela o secondaria, ventilazione con braghe miscelatrici.
Viceversa, una volta definito il sistema di ventilazione è possibile valutare la massima portata di progetto o il
numero massimo di piani dell’edificio in relazione al diametro della colonna.
3

Esempio
Supponendo di avere una portata di progetto di 7,1 l/s si verifica subito che con un sistema a ventilazione
primaria il diametro della colonna deve essere 150 mm, con un sistema a ventilazione parallela o secondaria
deve essere 125 mm, mentre con un sistema con braghe miscelatrici si può ridurre il diametro a 100 mm.

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 81


Sistema di scarico
con braghe 100 150
miscelatrici
Sistema di scarico
con ventilazione
60 70 80 90 100 125 150 200
parallela
o secondaria (1) (2)
Sistema di scarico
con ventilazione 60 70 80 90 100 125 150 200
primaria (1) (2)

12,4

16,0

18,1

21,0
0,5
0,7
1,5
2,0

2,6
2,7
3,5
4,0

5,6
5,8

7,1
7,6

8,7

9,5
Portata di progetto [l/s]
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Numero di piani per edificio residenziale con 1 "appartamento tipo" per piano(3)
1 2 3 4 6 8 10 14 20 25 30 35 40 50 60 70 80 90 100 110 120 140 160 180 200 220 240 260
Numero di piani per edificio residenziale con 2 "appartamenti tipo" per piano(3)
1 2 3 4 6 8 10 14 20 25 30 35 40 50 60 70 80 90 100 110 120
Numero di piani per edificio tipo hotel con 2 "camere tipo" per piano(4)
Figura 3.29 Scelta del sistema di scarico.

1 2 3 4 5 6 8 10 12 14 16 18 20 25 30 35 40 45 50 55 60 70 80 90 100
Numero di piani per edificio tipo hotel con 4 "camere tipo" per piano(4)
1 2 3 4 5 6 8 10 12 14 16 18 20 25 30 35 40 45 50
NOTE
(1) DN 100 è il diametro minimo da garantire in presenza di WC.
(2) Diametri validi per colonne di scarico con braga a squadra (singola o doppia).
(3) L'"appartamento tipo" si compone di 1 wc, 1 bidet, 1 lavabo, 1 vasca, 1 lavatrice, 1 lavello, 1 lavastoviglie pari a ∑DU = 6,7 l/s.
Il numero di piani è indicativo in quanto, per edifici molto alti, si suggerisce sempre lo sdoppiamento delle colonne di scarico.
(4) La "camera tipo" si compone di 1 wc, 1 bidet, 1 lavabo, 1 vasca pari a ∑DU = 4,3 l/s.
Il numero di piani è indicativo in quanto, per edifici molto alti, si suggerisce sempre lo sdoppiamento delle colonne di scarico.

82
3
3.4 Diramazioni di scarico

Le diramazioni di scarico sono costituite da tubazioni prevalentemente orizzontali che collegano gli apparecchi
sanitari alle colonne di scarico. Per l’esecuzione delle diramazioni è necessario rispettare alcune regole di base:
• Il diametro e la lunghezza delle tubazioni devono essere tali da garantire l’assenza di fenomeni di sifonaggio e
di autosifonaggio. Se c’è il rischio che si generino tali fenomeni è necessario prevedere una rete di ventilazione
delle diramazioni di scarico.
3
• La pendenza delle diramazioni deve essere realizzata nella direzione del flusso di scarico. I valori di pendenza
devono essere inferiori al 5%, con un minimo di 1% per diramazioni non ventilate e di 0,5% per diramazioni
ventilate (si veda il capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• I cambiamenti di direzione devono essere ridotti al minimo e comunque eseguiti ad ampio raggio per evitare
di rallentare il flusso di scarico.
• Si deve evitare di impiegare diametri inferiori a quelli di allaccio al sifone.
• La confluenza di più scarichi in una diramazione deve avvenire evitando angoli a 90°.
• Il passaggio verso diametri più ampi deve essere realizzato mediante riduzioni concentriche oppure
eccentriche, mantenendo in asse la generatrice superiore delle tubazioni.

Per maggiori dettagli sui requisiti progettuali delle diramazioni di scarico si faccia riferimento al capitolo relativo
al dimensionamento degli impianti di scarico.

Figura 3.30 Accorgimenti per le diramazioni.


Pendenze in direzione del flusso
Allacci con angoli inferiori a 90°

Curva ad ampio raggio


Riduzione eccentrica

Colonna di scarico

Figura 3.31 Esempi di diramazione di scarico.

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 83


3.5 Colonne di scarico

3.5.1  Sdoppiamento della colonna di scarico


Nei capitoli precedenti si è visto che in alcuni casi è necessario lo sdoppiamento della colonna di scarico
sia essa ventilata con sistema di ventilazione parallela diretta, indiretta o secondaria. Lo sdoppiamento della
colonna e la sua altezza dipende dal numero totale di piani collegati all’impianto di scarico e dalla posizione del
collettore.
3
Valsir suggerisce le configurazioni indicate nelle tabelle che seguono, tali soluzioni non sono le uniche realizzabili
ma rappresentano solo alcune delle innumerevoli scelte progettuali che si possono adottare.

Nelle tabelle, in funzione del numero di piani collegati all’impianto di scarico, è possibile verificare se è necessario
lo sdoppiamento della colonna e determinare il numero di piani che possono essere allacciati alla colonna
principale e quelli che devono essere allacciati alla seconda colonna. Infine, poiché in alcuni casi anche la
seconda colonna può raggiungere altezze elevate, si dovrà prevedere un ulteriore sdoppiamento.

Tabella 3.1 Configurazione della colonna di scarico con collettore nel pavimento del piano interrato.

Piani Numero di piani Numero di piani Ulteriore


Sdoppiamento
(compreso il allacciati alla allacciati alla sdoppiamento della
colonna?
piano terra) colonna principale seconda colonna seconda colonna?
3 No 3 0 No

4 No 4 0 No

5 No 5 0 No

6 Si 5 1 No

7 Si 6 1 No

8 Si 7 1 No

9 Si 7 2 No

10 Si 8 2 No

11 Si 9 2 No

12 Si 9 3 No

13 Si 10 3 No

14 Si 11 3 No

15 Si 11 4 No

16 Si 12 4 No

17 Si 13 4 No

18 Si 13 5 No

19 Si 14 5 No

20 Si 15 5 No

21 Si 15 6 Si

22 Si 16 6 Si

23 Si 17 6 Si

24 Si 17 7 Si

25 Si 18 7 Si

84 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Tabella 3.2 Configurazione della colonna di scarico con collettore a soffitto del piano interrato.

Piani Numero di piani Numero di piani Ulteriore


Sdoppiamento
(compreso il allacciati alla allacciati alla sdoppiamento della
colonna?
piano terra) colonna principale seconda colonna seconda colonna?
3 No 3 0 No

4 No 4 0 No

5 Si 4 1 No 3
6 Si 4 2 No

7 Si 5 2 No

8 Si 6 2 No

9 Si 6 3 No

10 Si 7 3 No

11 Si 8 3 No

12 Si 8 4 No

13 Si 9 4 No

14 Si 10 4 No

15 Si 10 5 Si

16 Si 11 5 Si

17 Si 12 5 Si

18 Si 12 6 Si

19 Si 13 6 Si

20 Si 14 6 Si

21 Si 14 7 Si

22 Si 15 7 Si

23 Si 16 7 Si

24 Si 16 8 Si

25 Si 17 8 Si

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 85


Alcuni esempi relativi ad impianti di scarico con ventilazione parallela diretta sono riportati nelle figure che
seguono. Le stesse configurazioni valgono per i sistemi con ventilazione parallela indiretta e secondaria.
Un edificio costituito da 10 piani collegati all’impianto di scarico necessita dello sdoppiamento della colonna.
Se il collettore è posato nel pavimento del piano interrato, gli 8 piani più alti vengono collegati alla colonna
principale mentre alla seconda colonna gli ultimi 2. In questo caso le connessioni intermedie alla ventilazione
possono essere realizzate ogni 2-3 piani. Se il collettore è posato sul soffitto del piano interrato il numero di
piani collegati alla seconda colonna sale a 3 per il maggior rischio di risalita delle schiume.
3
Figura 3.32 Esempio di impianto di 10 piani a ventilazione parallela diretta (collettore nel pavimento e a soffitto).

10
10

9
9

8
8

7
7

6
6

5
5

4 4

3 3

2 2

1 1

Piano interrato Piano interrato

86 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Un edificio costituito da 14 piani collegati all’impianto di scarico necessita anch’esso dello sdoppiamento della
colonna principale. Se il collettore è posato nel pavimento del piano interrato, gli 11 piani più alti vengono collegati
alla colonna principale mentre alla seconda colonna gli ultimi 3. Le connessioni intermedie alla ventilazione
possono essere realizzate ogni 2-3 piani. Se il collettore è posato sul soffitto del piano interrato alla colonna
principale devono essere collegati 10 piani, mentre alla seconda colonna devono essere collegati i restanti 4
piani.

Figura 3.33 Esempio di impianto di 14 piani a ventilazione parallela diretta (collettore nel pavimento e a soffitto). 3

14 14

13 13

12 12

11 11

10 10

9 9

8 8

7 7

6 6

5 5

4 4

3 3

2 2

1 1

Piano interrato Piano interrato

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 87


Infine, si consideri un edificio costituito da 20 piani collegati all’impianto di scarico. Nel caso di collettore
posato nel pavimento del piano interrato alla colonna principale vengono collegati gli ultimi 15 piani mentre
alla seconda colonna vengono allacciati i restanti 6. Configurazione diversa si ha con il collettore a soffitto del
piano interrato, la colonna principale è collegata agli ultimi 14 piani mentre i restanti 6 devono essere allacciati
alla colonna secondaria. In questo caso si richiede però lo sdoppiamento della colonna, spostando i primi due
piani su una ulteriore colonna indipendente ed è possibile creare le connessioni intermedie alla ventilazione ogni
4 piani.
3
Figura 3.34 Esempio di impianto di 20 piani a ventilazione parallela diretta (collettore nel pavimento e a soffitto).

20 20

19 19

18 18

17 17

16 16

15 15

14 14

13 13

12 12

11 11

10 10

9 9

8 8

7 7

6 6

5 5

4 4

3 3

2 2

1 1

Piano interrato Piano interrato

88 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.5.2  Deviazione della colonna di scarico
Dove, per motivi di spazio o configurazioni dell’edificio, Figura 3.35 Deviazione della colonna di scarico inferiore
è necessario effettuare delle deviazioni di colonna, a 1 m.
queste devono rispettare alcuni requisiti fondamentali:
• Il disassamento non deve essere superiore ad 1 m
per evitare che nel tratto obliquo il flusso subisca DN

accelerazioni che causerebbero rumorosità dovuta


all’impatto contro la colonna in prossimità del
3
cambiamento di direzione. Rif. A
• Le curve impiegate per realizzare il disassamento Rif. A

devono essere non superiori a 45°; l’impiego di


≤ 1m
curve con angoli superiori incrementerebbero
la rumorosità in prossimità del cambiamento di 45°
DN

direzione.
45°

Se la deviazione di una colonna avente diametro DN1 Figura 3.36 Deviazione della colonna di scarico superiori
necessita di cambiamenti di direzione superiori a 45° a 1 m e cambiamenti di direzione maggiori di 45°.
o tratti orizzontali più lunghi di 1 m allora si devono
rispettare i seguenti vincoli:
• Il tratto orizzontale deve essere dimensionato DN1
come un collettore di scarico mantenendo velocità
> 1m
del flusso non inferiore a 0,6 m/s per evitare la
separazione delle sostanze solide trascinate. DN2
• La colonna sottostante deve avere un diametro DN2
> 45°
almeno pari a quello del collettore di scarico.

DN2

Le deviazioni di colonna possono essere utilizzate Figura 3.37 Rallentamenti mediante deviazione di
anche come sistemi di rallentamento del flusso di colonna.
Rif. A
scarico per ridurre i livelli di rumorosità dell’impianto.
In questo caso la deviazione di colonna deve essere
ripristinata in un tratto piuttosto breve riportando in
2 x 45°
asse la colonna di scarico. Il tratto di rallentamento 2 x 45°
2 DN
deve essere eseguito:
• mediante 4 curve a 45° ed, interposto, un tratto Rif. A
verticale di lunghezza pari a 2 volte il diametro
nominale della colonna.
• Ogni 4 piani.

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 89


3.5.3  Collegamenti alle colonne
Il tipo di allaccio scelto per il collegamento delle diramazioni alla colonna influenza non solo le portate di scarico
ma anche la rumorosità dell’impianto. Il collegamento alla colonna può avvenire mediante braga a squadra o
mediante braga ad angolo e la scelta deve essere fatta tenendo conto delle considerazioni seguenti.

Figura 3.38 Tipologie di allaccio alla colonna.

Soluzione A Soluzione B Soluzione C

Soluzione A La braga a squadra, caratterizzata da angoli di allaccio tra gli 87,5° e gli 88,5°, è la
soluzione maggiormente consigliata in quanto facilita la circolazione dell’aria, mantiene
basse le velocità del flusso e consente livelli di rumorosità più bassi rispetto ad altre
soluzioni.

Soluzione B La braga ad angolo, caratterizzata da angoli inferiori a quelli della braga a squadra (per
esempio 45°), sebbene consenta portate di scarico più alte (circa il 30% superiori) non
è consigliata in quanto limita la circolazione dell’aria ed incrementala rumorosità. Infatti il
flusso viene accelerato urtando le pareti verticali della colonna nella zona di immissione.
Questa soluzione inoltre è più costosa della precedente in quanto richiede l’impiego di
una curva a 45°.

Soluzione C Se possibile sono da escludere braghe ridotte ad angolo poiché vi è il rischio di chiusura
idraulica nella zona di immissione, con conseguente aspirazione dei sifoni allacciati alla
diramazione. Anche in questo caso il flusso è accelerato nel tratto obliquo causando un
incremento di rumorosità dovuto all’impatto del flusso contro le pareti della colonna.

90 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.5.4  Configurazione del piede di colonna
Il piede di colonna è il punto in cui il flusso di scarico subisce un brusco cambiamento di direzione passando
dalla colonna al collettore.
In esso si possono generare sovrapressioni e livelli di rumorosità elevati se non viene opportunamente
configurato. Il piede di colonna può essere realizzato in modi diversi, con una curva a 90° oppure due curve a
45°, può essere annegato nel calcestruzzo oppure attraversare la soletta senza contatto con il calcestruzzo.
In ogni caso esistono soluzioni consigliabili e soluzioni da evitare.
3
Figura 3.39 Soluzioni diverse del piede di colonna non annegato nel calcestruzzo.

2D
N
Soluzione A Soluzione B Soluzione C

Figura 3.40 Soluzioni diverse del piede di colonna annegato nel calcestruzzo.

2
DN

Soluzione D Soluzione F Soluzione E

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 91


Soluzione A È una soluzione da evitare in quanto la pressione generata ed il livello di rumorosità
raggiungono i valori più alti. Questa soluzione, tecnicamente molto semplice, comporta
rischi elevati di sifonamento.

Soluzione B La deviazione viene realizzata mediante due curve a 45° installate consecutivamente; è
una soluzione che consente di ridurre sia le sovrapressioni che i livelli di rumorosità ma
è da preferire solo quando si hanno problemi di spazi.
3
Soluzione C È la configurazione del piede di colonna da adottare. Essa si realizza interponendo tra
due curve a 45° un tratto di tubazione di lunghezza pari a due volte il diametro nominale
della colonna. Questa soluzione è quella che riduce maggiormente le sovrapressioni ed
è caratterizzata da livelli di rumorosità inferiori alla soluzione A di almeno il 30%.

Soluzione D, E, F In queste configurazioni il piede di colonna è completamente annegato nel calcestruzzo.
Ovviamente i livelli di pressione interni alla colonna non cambiano rispetto ai casi visti
in precedenza, mentre la rumorosità si riduce notevolmente grazie all’effetto smorzante
del calcestruzzo (massa elevata). La rumorosità di queste configurazioni si riduce di
circa il 70÷80% rispetto a quelle precedenti; la soluzione F raggiunge quindi livelli di
rumorosità dell’80÷90% inferiori rispetto a quelli della soluzione A.

Nel caso vi sia la necessità di allacciare apparecchi sanitari a valle del piede di colonna è necessario effettuare
la connessione ad una distanza di almeno 10 volte il diametro nominale del tubo per evitare che le variazioni di
pressione agiscano negativamente sui sifoni.

Figura 3.41 Allaccio di sanitari a valle del piede di colonna.

10 DN

92 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.5.5  Configurazione dello sfiato di colonna
Le colonne di ventilazione terminano oltre il tetto mediante dei terminali d’aerazione (aeratori) configurati in
modo tale da impedire all’acqua piovana di entrare nella colonna e facilitare l’ingresso di aria.
Il terminale di aerazione deve avere una distanza L dal tetto di almeno 30 cm e in zone nevose deve essere
incrementata adeguatamente. Nel caso in cui la colonna fuoriuscisse su terrazzo abitabile la distanza L dalla
superficie deve essere di almeno 200 cm.

Figura 3.42 Terminale di ventilazione. Figura 3.43 Installazione del terminale a tetto. 3

L
L

Nel caso in cui non fosse possibile uscire a tetto, si deve utilizzare una particolare valvola di aerazione dotata di
una membrana che impedisce ai gas maleodoranti di fuoriuscire ma permette all’aria di entrare nell’impianto.

Figura 3.44 Valvola di aerazione.

Figura 3.45 Installazione della valvola di aerazione.

Sottotetto Valvola di aerazione

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 93


3.6 Collettori di scarico

I collettori di scarico sono costituiti da tubazioni orizzontali installate a vista all’interno dell’edificio (per esempio
sul soffitto dei garage), oppure interrate ed alle quali si allacciano le colonne di scarico ed eventualmente gli
apparecchi sanitari del piano terreno.
Nella progettazione dei collettori di scarico, oltre a rispettare i requisiti imposti dalla UNI EN 12056 affrontati nel
capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico, è opportuno considerare quanto segue:
3 • Il lay-out del collettore di scarico deve essere scelto in relazione con la struttura edilizia e tenendo in
considerazione gli eventuali impedimenti architettonici.
• Se le condotte attraversano parti strutturali dell’edificio è consigliata l’esecuzione di un foro di passaggio più
ampio del diametro della condotta per evitare che i naturali cedimenti del terreno causati dal peso dell’edificio
agiscano sulle condotte danneggiandole. In questo senso i tubi di materiale plastico, avendo un ottima
elasticità, sono ideali in queste condizioni.
• Le tubazioni costituenti il collettore devono essere le più rettilinee possibile e le curve devono essere eseguite
ad ampio raggio evitando angoli di 90°.
• Il flusso deve garantire velocità (minime di 0,6 m/s) tali da impedire la formazione di depositi e quindi i valori
di pendenza devono essere sempre adottati tenendo conto di questi aspetti.
• I valori di pendenza devono essere compresi tra 1% e 5%, si consideri come pendenza ottimale il 2%.
• Il diametro del collettore non deve essere inferiore a quello della colonna di maggior sezione che è in esso
convogliata.
• Il passaggio verso diametri più ampi deve essere realizzato mediante riduzioni eccentriche mantenendo in
asse la generatrice superiore delle tubazioni.

Figura 3.46 Collettore di scarico.

94 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


3.7 Regole generali per gli allacciamenti

Di seguito vengono esposte alcune regole per la realizzazione degli allacciamenti delle tubazioni di scarico
quali, per esempio, gli allacci fra diramazioni e colonne di scarico oppure fra colonne e collettori di scarico.
Un apparecchio può essere allacciato direttamente ad una colonna di scarico con una tratta inclinata a 45°,
oppure 60°, purché la distanza dell’apparecchio alla colonna di scarico non superi 1 m e che dopo l’innesto
non vi siano ulteriori allacciamenti per almeno 0,5 m.
3
Figura 3.47 Allacciamento diretto di diramazioni inclinate alla colonna di scarico.

<1m

45°÷60°

Zona di allaccio 0,5 m


proibita

Quando le tratte inclinate (di 15°, 30° oppure 45°) vengono utilizzate come cambiamenti di direzione di
colonne, lo spostamento non deve superare 1 m e ci si deve assicurare che dopo l’innesto non vi siano ulteriori
allacciamenti per almeno 0,5 m.

Figura 3.48 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne.

<1m

15°÷45°

Zona di allaccio
proibita 0,5 m

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 95


In prossimità di cambiamenti di direzione superiori ad 1 m (eseguiti con tratte orizzontali), quale per esempio
il piede di colonna, gli allacci sono da evitare nelle zone indicate nelle figure seguenti. L’estensione di tali zone
dipende dall’altezza della colonna, ovvero dal numero di piani che la costituiscono.
Per colonne che scaricano fino a 5 piani per i quali la distanza fra il punto di scarico più alto e quello più basso
è h ≤ 12 m, le zone di allaccio proibite sono di 1 m a monte e a valle del piede di colonna e di 0,5 m a valle
dell’eventuale re-immissione in colonna.

3 Figura 3.49 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano fino a 5 piani (h ≤ 12 m).

h ≤ 12 m

>1m

1m

1m
Zona di allaccio Zona di allaccio
proibita 0,5 m proibita

96 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Per colonne che scaricano oltre i 5 piani per i quali la distanza fra il punto di scarico più alto e quello più basso
è h > 12 m, le zone di allaccio proibite sono di 2 m a monte e a valle del piede di colonna e di 0,5 m a valle
dell’eventuale reimmissione in colonna.

Figura 3.50 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano oltre 5 piani (h > 12 m) – Caso 1.

h > 12 m
3
>1m

2m

Zona di allaccio
2m
proibita
Zona di allaccio 0,5 m
proibita

Figura 3.51 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano oltre 5 piani (h > 12 m) – Caso 2.

h > 12 m
>1m

2m

Zona di allaccio
proibita
2m

Zona di allaccio 0,5 m


proibita

CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO 97


3.8 Ispezioni

Per lo spurgo e la pulizia della rete di scarico è necessario prevedere opportuni raccordi di ispezione posizionati
in zone accessibili dall’operatore. I raccordi di ispezione devono avere bocche di accesso di dimensioni idonee
e comunque non inferiori a quelle del tubo di scarico e gli spazi intorno ad essi devono garantire l’uso degli
strumenti di spurgo.

3 Figura 3.52 Raccordo di ispezione. Figura 3.53 Sifone ispezionabile (sifone Firenze).

I raccordi di ispezione devono essere installati nelle seguenti posizioni:


• Ad ogni cambiamento di direzione con angolo superiore ai 45° (Figura 3.55).
• Alla base di ogni colonna (Figura 3.54 e Figura 3.55).
• Ad ogni confluenza di più condotte (Figura 3.55).
• Su condotte lineari, ogni 15 m per tubi fino a DN 100 ed ogni 30 m per tubi oltre DN 100.
• Al termine della rete interna di scarico mediante un sifone ispezionabile comunemente denominato sifone
Firenze (Figura 3.60 e 3.62).

Figura 3.54 Tipologie di ispezione del piede di colonna.

Figura 3.55 Posizionamento dei raccordi di ispezione.

Ispezione del piede di colonna

Ispezione di una confluenza

Ispezione di una curva a 90°


Sifone ispezionabile

98 CONFIGURAZIONI DEGLI IMPIANTI DI SCARICO


Valsir nasce nel 1987, sulla base di
una precisa strategia industriale
adottata da Fondital Group - holding leader del
SISTEMI DI SCARICO

settore idrotermosanitario con circa 800 milioni di


SISTEMI DI ADDUZIONE
euro di fatturato e 2.600 dipendenti - che vede i propri
stabilimenti dislocati in Italia, nella Valsabbia a nord
di Brescia, e all’estero in Portogallo, Polonia, Russia,
SISTEMI GAS
Romania, Ucraina, Francia e Sud Africa.

Valsir costituisce oggi una realtà solida e in espansione,


all’interno di un Gruppo che, attraverso le sinergie SISTEMI DI RISCIACQUO
attivate al suo interno e le specifiche competenze
apportate da ogni singolo componente, esprime i suoi
veri punti di coesione e di forza. SISTEMI BAGNO

La testa e il cuore di Valsir sono a Vestone, in Valsabbia,


sulla direttrice che dal lago di Garda porta verso le
SIFONI
Dolomiti del Brenta.

Qui vengono definite le strategie di un’azienda ormai


proiettata sul mercato globale, anche attraverso la SISTEMI RADIANTI
realizzazione di accordi commerciali e joint-venture in
Europa, Asia e Africa.
La crescita economica, lo sviluppo tecnologico, il SISTEMI DI DRENAGGIO
perseguimento della qualità, la continua ricerca, l’attività
di progettazione, la presenza sui mercati europei e del
resto del mondo sono gli elementi che hanno guidato e
ACADEMY
guidano ancora oggi le politiche di Valsir.

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VALSIR S.p.A.
Località Merlaro, 2
25078 Vestone (BS) - Italy
Tel. +39 0365 877.011
Fax +39 0365 81.268
e-mail: valsir@valsir.it
www.valsir.it

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