TECNICO PER
SISTEMI DI
SCARICO
Caratteristiche, progettazione,
calcolo, installazione e collaudo
3 Configurazioni degli
impianti di scarico
3
CONFIGURAZIONI
DEGLI IMPIANTI
DI SCARICO
61
3
CONFIGURAZIONI degli impianti
di scarico
3
Le acque di scarico prodotte nei fabbricati (abitazioni, uffici, ospedali, scuole, alberghi, ecc.) possono essere
distinte in:
• Acque nere provenienti principalmente da edifici residenziali e dovute ad attività domestica o dagli apparecchi
igienico sanitari quali i vasi e gli orinatoi.
• Acque grigie provenienti principalmente da edifici residenziali e dovute ad attività domestica o dagli apparecchi
igienico sanitari ad eccezione dei vasi e degli orinatoi.
• Acque bianche provenienti dalle piogge (acque meteoriche) o dall’annaffiamento di giardini, orti, parchi.
L’impianto di scarico deve essere sdoppiato per tenere separate le acque nere/grigie da quelle meteoriche per
evitare il rischio di saturazione dell’impianto stesso in caso di piogge di notevole intensità che causerebbero un
forte incremento delle portate di scarico.
Condotta di ventilazione
Sifone
3
Colonna di scarico
Diramazione di scarico
Collettore di scarico
Il sifone è il componente che assicura la tenuta idraulica impedendo la fuoriuscita di gas maleodoranti negli
ambienti. La tenuta idraulica si realizza mediante il ristagno di una certa quantità di acqua che ha la funzione di
“tappo idraulico”, caratterizzato da una certa altezza definita “guardia idraulica”.
Quando l’apparecchio sanitario viene scaricato, il peso del liquido genera sul lato di ingresso del sifone una
pressione sufficiente a spingere l’acqua stagnante verso il lato di uscita del sifone e quindi nella diramazione di
3 scarico e nella successiva colonna. Terminato lo scarico dell’apparecchio si ristabilisce l’equilibrio delle pressioni
fra i due lati del sifone e si realizza un nuovo “tappo idraulico” che assicura la tenuta idraulica dell’impianto.
La guardia idraulica del sifone, secondo quanto stabilito dalla normativa UNI EN 12056, non deve essere
inferiore ai 50 mm per poter assicurare l’efficienza del “tappo idraulico” anche quando l’impianto di scarico è
in funzione e si vengono a generare pressioni/depressioni in rete. Altra considerazione importante è legata al
fatto che la presenza del “tappo idraulico” deve essere garantita anche nel caso in cui l’apparecchio sanitario
non venga utilizzato e vi siano condizioni climatiche che portino alla graduale evaporazione dell’acqua (periodo
estivo). Considerando una evaporazione media dell’acqua di circa 1,5 mm al giorno, si può garantire la tenuta
idraulica per circa 30 giorni.
h h
h h
Quando un apparecchio sanitario scarica portate importanti nella rete di scarico si generano fenomeni di
compressione e di depressione dell’aria contenuta che influiscono sul “tappo idraulico” del sifone.
Questi fenomeni sono dovuti a variazioni di pressione ∆p che possono essere positive (sovrapressioni) o
negative (depressioni): pressioni positive pa + ∆p agiscono sull’acqua contenuta nel sifone spingendola dal lato
di uscita verso il lato di ingresso, pressioni negative pa - ∆p agiscono aspirandola dal lato di ingresso verso il
lato di uscita. Queste variazioni di pressione mettono in movimento il “tappo idraulico” del sifone che modifica
la sua configurazione rispetto alle condizioni di equilibrio idrostatico; se la rete di scarico non è dimensionata
correttamente, le variazioni di pressione possono essere di entità tali da muovere il “tappo idraulico” fino ad
annullarlo causando la fuoriuscita di gas maleodoranti.
pa
pa pa pa+∆p
pa-∆p
pa
Naturalmente questi fenomeni possono essere più o meno marcati e sono in generale influenzati da fattori quali:
• Guardia idraulica dei sifoni insufficiente.
• Diametro della colonna di scarico insufficiente.
• Assenza di un sistema di ventilazione.
• Configurazione errata del piede di colonna.
Figura 3.4 Effetti di sifonaggio. Figura 3.5 Sifonaggio per depressione (punto A) e per
compressione (punto C).
Il contenimento dei livelli di pressione all’interno della rete di scarico e l’eliminazione degli effetti di sifonaggio
vengono garantiti da opportuni sistemi di ventilazione delle condotte. Sono dei tratti di tubazioni collegate alla
rete di scarico che assicurano un flusso di aria di reintegro che limita le variazioni di pressione e garantisce
uno scarico silenzioso degli apparecchi sanitari. Durante lo scarico il flusso spinge l’aria davanti a sé e crea
una depressione dietro di sé (risucchio); questa depressione richiama nuova aria attraverso la condotta di
ventilazione. 3
La normativa UNI EN 12056 prevede diverse configurazioni dei sistemi di ventilazione sia delle colonne che delle
diramazioni di scarico. Sul campo si possono trovare innumerevoli soluzioni alternative alle configurazioni di
base della norma che danno luogo a molteplici varianti adatte a risolvere specifiche configurazioni impiantistiche.
3
Collettore di ventilazione
Figura 3.9 Ventilazione primaria, edificio a 2 piani (h ≤ 4 m), collettore nel pavimento del piano interrato. 3
Piano primo
h≤4m
Piano terra
Piano interrato
Figura 3.10 Ventilazione primaria, edificio a 2 piani (h ≤ 4 m), collettore a soffitto del piano interrato.
Piano primo
h≤4m
Piano terra
Piano interrato
Per evitare che la pressione influenzi negativamente gli apparecchi più vicini al piede di colonna è necessario
allacciare questi ultimi alla rete di scarico in modo diverso in funzione della posizione del collettore.
• Se il collettore è nel pavimento del piano interrato gli apparecchi del piano terra possono essere allacciati
3 direttamente alla colonna, poiché la pressione non interferisce sul loro funzionamento.
• Se il collettore è a soffitto del piano interrato gli apparecchi del piano terra devono essere allacciati sul
collettore di scarico a più di 1 m dal piede poiché, in questo caso, la pressione che si genera interferirebbe
con il loro funzionamento.
Figura 3.11 Ventilazione primaria, edificio di 3÷5 piani Figura 3.12 Ventilazione primaria, edificio di 3÷5 piani
(h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
Piano terzo
Piano terzo
h ≤ 12 m
h ≤ 12 m
≥1m
In ogni caso Valsir suggerisce di adottare il sistema di ventilazione parallela nel caso di edifici costituiti da più
di 5-6 piani.
Figura 3.13 Ventilazione primaria, edificio oltre 5 piani Figura 3.14 Ventilazione primaria, edificio oltre 5 piani
(h > 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. (h > 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
h > 12 m h > 12 m
Circumventilazione
Circumventilazione
≥2m
Piano interrato
Piano interrato
≥2m
Valvola di aerazione
3
Colonna di ventilazione
(parallela indiretta)
• Se il collettore è nel pavimento del piano interrato gli apparecchi del piano terra possono essere allacciati
3 direttamente alla colonna.
• Se il collettore è a soffitto del piano interrato gli apparecchi del piano terra devono essere allacciati sul
collettore di scarico a più di 1 m dal piede per evitare l’eventuale risalita delle schiume.
Figura 3.17 Ventilazione parallela diretta, edificio di Figura 3.18 Ventilazione parallela diretta, edificio di 3÷5
3÷5 piani (h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano piani (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
interrato.
h ≤ 12 m h ≤ 12 m
≥1m
Come per la ventilazione primaria, anche in questo caso, gli apparecchi più vicini al piede di colonna devono
essere allacciati al collettore di scarico mediante una seconda colonna (sdoppiamento) e per favorirne la
ventilazione è necessario collegarla alla colonna principale mediante la “circumventilazione”. Il collegamento al 3
collettore deve avvenire ad almeno 2 m di distanza dal piede di colonna. Anche per gli apparecchi connessi
alla seconda colonna è necessario l’allaccio alla colonna di ventilazione mediante le connessioni intermedie.
Nel capitolo 3.5.1 vengono definiti alcuni criteri per lo sdoppiamento della colonna in funzione del numero di
piani da asservire.
Figura 3.19 Ventilazione parallela diretta, edificio oltre 5 Figura 3.20 Ventilazione parallela diretta, edificio oltre 5
piani (h > 12 m), collettore nel pavimento del piano interrato. piani (h > 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
Piano quinto
Piano quinto
Piano quarto
Piano quarto
Piano terzo
Piano terzo
Circumventilazione
Circumventilazione
≥2m
≥2m
Figura 3.21 Ventilazione parallela indiretta, edificio di Figura 3.22 Ventilazione parallela indiretta, edificio di 3÷5
3÷5 piani (h ≤ 12 m), collettore nel pavimento del piano piani (h ≤ 12 m), collettore a soffitto del piano interrato.
interrato.
h ≤ 12 m h ≤ 12 m
Circumventilazione
≥1m
3
Piano quinto Piano quinto
h > 12 m h > 12 m
Circumventilazione
Circumventilazione
≥2m
≥2m
> 10 m
Figura 3.27 Sistema di scarico con braghe miscelatrici. Figura 3.28 Le due versioni di braga miscelatrice
prodotte da Valsir.
DN 100
DN 150
(De 110) (De 160)
Braga miscelatrice
DN 100 DN 100
(De 110) (De 110)
DN 70 DN 70
(De 75) (De 75)
Circumventilazione
Braga semplice
Esempio
Supponendo di avere una portata di progetto di 7,1 l/s si verifica subito che con un sistema a ventilazione
primaria il diametro della colonna deve essere 150 mm, con un sistema a ventilazione parallela o secondaria
deve essere 125 mm, mentre con un sistema con braghe miscelatrici si può ridurre il diametro a 100 mm.
12,4
16,0
18,1
21,0
0,5
0,7
1,5
2,0
2,6
2,7
3,5
4,0
5,6
5,8
7,1
7,6
8,7
9,5
Portata di progetto [l/s]
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
1 2 3 4 5 6 8 10 12 14 16 18 20 25 30 35 40 45 50 55 60 70 80 90 100
Numero di piani per edificio tipo hotel con 4 "camere tipo" per piano(4)
1 2 3 4 5 6 8 10 12 14 16 18 20 25 30 35 40 45 50
NOTE
(1) DN 100 è il diametro minimo da garantire in presenza di WC.
(2) Diametri validi per colonne di scarico con braga a squadra (singola o doppia).
(3) L'"appartamento tipo" si compone di 1 wc, 1 bidet, 1 lavabo, 1 vasca, 1 lavatrice, 1 lavello, 1 lavastoviglie pari a ∑DU = 6,7 l/s.
Il numero di piani è indicativo in quanto, per edifici molto alti, si suggerisce sempre lo sdoppiamento delle colonne di scarico.
(4) La "camera tipo" si compone di 1 wc, 1 bidet, 1 lavabo, 1 vasca pari a ∑DU = 4,3 l/s.
Il numero di piani è indicativo in quanto, per edifici molto alti, si suggerisce sempre lo sdoppiamento delle colonne di scarico.
82
3
3.4 Diramazioni di scarico
Le diramazioni di scarico sono costituite da tubazioni prevalentemente orizzontali che collegano gli apparecchi
sanitari alle colonne di scarico. Per l’esecuzione delle diramazioni è necessario rispettare alcune regole di base:
• Il diametro e la lunghezza delle tubazioni devono essere tali da garantire l’assenza di fenomeni di sifonaggio e
di autosifonaggio. Se c’è il rischio che si generino tali fenomeni è necessario prevedere una rete di ventilazione
delle diramazioni di scarico.
3
• La pendenza delle diramazioni deve essere realizzata nella direzione del flusso di scarico. I valori di pendenza
devono essere inferiori al 5%, con un minimo di 1% per diramazioni non ventilate e di 0,5% per diramazioni
ventilate (si veda il capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico).
• I cambiamenti di direzione devono essere ridotti al minimo e comunque eseguiti ad ampio raggio per evitare
di rallentare il flusso di scarico.
• Si deve evitare di impiegare diametri inferiori a quelli di allaccio al sifone.
• La confluenza di più scarichi in una diramazione deve avvenire evitando angoli a 90°.
• Il passaggio verso diametri più ampi deve essere realizzato mediante riduzioni concentriche oppure
eccentriche, mantenendo in asse la generatrice superiore delle tubazioni.
Per maggiori dettagli sui requisiti progettuali delle diramazioni di scarico si faccia riferimento al capitolo relativo
al dimensionamento degli impianti di scarico.
Colonna di scarico
Nelle tabelle, in funzione del numero di piani collegati all’impianto di scarico, è possibile verificare se è necessario
lo sdoppiamento della colonna e determinare il numero di piani che possono essere allacciati alla colonna
principale e quelli che devono essere allacciati alla seconda colonna. Infine, poiché in alcuni casi anche la
seconda colonna può raggiungere altezze elevate, si dovrà prevedere un ulteriore sdoppiamento.
Tabella 3.1 Configurazione della colonna di scarico con collettore nel pavimento del piano interrato.
4 No 4 0 No
5 No 5 0 No
6 Si 5 1 No
7 Si 6 1 No
8 Si 7 1 No
9 Si 7 2 No
10 Si 8 2 No
11 Si 9 2 No
12 Si 9 3 No
13 Si 10 3 No
14 Si 11 3 No
15 Si 11 4 No
16 Si 12 4 No
17 Si 13 4 No
18 Si 13 5 No
19 Si 14 5 No
20 Si 15 5 No
21 Si 15 6 Si
22 Si 16 6 Si
23 Si 17 6 Si
24 Si 17 7 Si
25 Si 18 7 Si
4 No 4 0 No
5 Si 4 1 No 3
6 Si 4 2 No
7 Si 5 2 No
8 Si 6 2 No
9 Si 6 3 No
10 Si 7 3 No
11 Si 8 3 No
12 Si 8 4 No
13 Si 9 4 No
14 Si 10 4 No
15 Si 10 5 Si
16 Si 11 5 Si
17 Si 12 5 Si
18 Si 12 6 Si
19 Si 13 6 Si
20 Si 14 6 Si
21 Si 14 7 Si
22 Si 15 7 Si
23 Si 16 7 Si
24 Si 16 8 Si
25 Si 17 8 Si
10
10
9
9
8
8
7
7
6
6
5
5
4 4
3 3
2 2
1 1
Figura 3.33 Esempio di impianto di 14 piani a ventilazione parallela diretta (collettore nel pavimento e a soffitto). 3
14 14
13 13
12 12
11 11
10 10
9 9
8 8
7 7
6 6
5 5
4 4
3 3
2 2
1 1
20 20
19 19
18 18
17 17
16 16
15 15
14 14
13 13
12 12
11 11
10 10
9 9
8 8
7 7
6 6
5 5
4 4
3 3
2 2
1 1
direzione.
45°
Se la deviazione di una colonna avente diametro DN1 Figura 3.36 Deviazione della colonna di scarico superiori
necessita di cambiamenti di direzione superiori a 45° a 1 m e cambiamenti di direzione maggiori di 45°.
o tratti orizzontali più lunghi di 1 m allora si devono
rispettare i seguenti vincoli:
• Il tratto orizzontale deve essere dimensionato DN1
come un collettore di scarico mantenendo velocità
> 1m
del flusso non inferiore a 0,6 m/s per evitare la
separazione delle sostanze solide trascinate. DN2
• La colonna sottostante deve avere un diametro DN2
> 45°
almeno pari a quello del collettore di scarico.
DN2
Le deviazioni di colonna possono essere utilizzate Figura 3.37 Rallentamenti mediante deviazione di
anche come sistemi di rallentamento del flusso di colonna.
Rif. A
scarico per ridurre i livelli di rumorosità dell’impianto.
In questo caso la deviazione di colonna deve essere
ripristinata in un tratto piuttosto breve riportando in
2 x 45°
asse la colonna di scarico. Il tratto di rallentamento 2 x 45°
2 DN
deve essere eseguito:
• mediante 4 curve a 45° ed, interposto, un tratto Rif. A
verticale di lunghezza pari a 2 volte il diametro
nominale della colonna.
• Ogni 4 piani.
Soluzione A La braga a squadra, caratterizzata da angoli di allaccio tra gli 87,5° e gli 88,5°, è la
soluzione maggiormente consigliata in quanto facilita la circolazione dell’aria, mantiene
basse le velocità del flusso e consente livelli di rumorosità più bassi rispetto ad altre
soluzioni.
Soluzione B La braga ad angolo, caratterizzata da angoli inferiori a quelli della braga a squadra (per
esempio 45°), sebbene consenta portate di scarico più alte (circa il 30% superiori) non
è consigliata in quanto limita la circolazione dell’aria ed incrementala rumorosità. Infatti il
flusso viene accelerato urtando le pareti verticali della colonna nella zona di immissione.
Questa soluzione inoltre è più costosa della precedente in quanto richiede l’impiego di
una curva a 45°.
Soluzione C Se possibile sono da escludere braghe ridotte ad angolo poiché vi è il rischio di chiusura
idraulica nella zona di immissione, con conseguente aspirazione dei sifoni allacciati alla
diramazione. Anche in questo caso il flusso è accelerato nel tratto obliquo causando un
incremento di rumorosità dovuto all’impatto del flusso contro le pareti della colonna.
2D
N
Soluzione A Soluzione B Soluzione C
Figura 3.40 Soluzioni diverse del piede di colonna annegato nel calcestruzzo.
2
DN
Soluzione B La deviazione viene realizzata mediante due curve a 45° installate consecutivamente; è
una soluzione che consente di ridurre sia le sovrapressioni che i livelli di rumorosità ma
è da preferire solo quando si hanno problemi di spazi.
3
Soluzione C È la configurazione del piede di colonna da adottare. Essa si realizza interponendo tra
due curve a 45° un tratto di tubazione di lunghezza pari a due volte il diametro nominale
della colonna. Questa soluzione è quella che riduce maggiormente le sovrapressioni ed
è caratterizzata da livelli di rumorosità inferiori alla soluzione A di almeno il 30%.
Soluzione D, E, F In queste configurazioni il piede di colonna è completamente annegato nel calcestruzzo.
Ovviamente i livelli di pressione interni alla colonna non cambiano rispetto ai casi visti
in precedenza, mentre la rumorosità si riduce notevolmente grazie all’effetto smorzante
del calcestruzzo (massa elevata). La rumorosità di queste configurazioni si riduce di
circa il 70÷80% rispetto a quelle precedenti; la soluzione F raggiunge quindi livelli di
rumorosità dell’80÷90% inferiori rispetto a quelli della soluzione A.
Nel caso vi sia la necessità di allacciare apparecchi sanitari a valle del piede di colonna è necessario effettuare
la connessione ad una distanza di almeno 10 volte il diametro nominale del tubo per evitare che le variazioni di
pressione agiscano negativamente sui sifoni.
10 DN
Figura 3.42 Terminale di ventilazione. Figura 3.43 Installazione del terminale a tetto. 3
L
L
Nel caso in cui non fosse possibile uscire a tetto, si deve utilizzare una particolare valvola di aerazione dotata di
una membrana che impedisce ai gas maleodoranti di fuoriuscire ma permette all’aria di entrare nell’impianto.
I collettori di scarico sono costituiti da tubazioni orizzontali installate a vista all’interno dell’edificio (per esempio
sul soffitto dei garage), oppure interrate ed alle quali si allacciano le colonne di scarico ed eventualmente gli
apparecchi sanitari del piano terreno.
Nella progettazione dei collettori di scarico, oltre a rispettare i requisiti imposti dalla UNI EN 12056 affrontati nel
capitolo relativo al dimensionamento degli impianti di scarico, è opportuno considerare quanto segue:
3 • Il lay-out del collettore di scarico deve essere scelto in relazione con la struttura edilizia e tenendo in
considerazione gli eventuali impedimenti architettonici.
• Se le condotte attraversano parti strutturali dell’edificio è consigliata l’esecuzione di un foro di passaggio più
ampio del diametro della condotta per evitare che i naturali cedimenti del terreno causati dal peso dell’edificio
agiscano sulle condotte danneggiandole. In questo senso i tubi di materiale plastico, avendo un ottima
elasticità, sono ideali in queste condizioni.
• Le tubazioni costituenti il collettore devono essere le più rettilinee possibile e le curve devono essere eseguite
ad ampio raggio evitando angoli di 90°.
• Il flusso deve garantire velocità (minime di 0,6 m/s) tali da impedire la formazione di depositi e quindi i valori
di pendenza devono essere sempre adottati tenendo conto di questi aspetti.
• I valori di pendenza devono essere compresi tra 1% e 5%, si consideri come pendenza ottimale il 2%.
• Il diametro del collettore non deve essere inferiore a quello della colonna di maggior sezione che è in esso
convogliata.
• Il passaggio verso diametri più ampi deve essere realizzato mediante riduzioni eccentriche mantenendo in
asse la generatrice superiore delle tubazioni.
Di seguito vengono esposte alcune regole per la realizzazione degli allacciamenti delle tubazioni di scarico
quali, per esempio, gli allacci fra diramazioni e colonne di scarico oppure fra colonne e collettori di scarico.
Un apparecchio può essere allacciato direttamente ad una colonna di scarico con una tratta inclinata a 45°,
oppure 60°, purché la distanza dell’apparecchio alla colonna di scarico non superi 1 m e che dopo l’innesto
non vi siano ulteriori allacciamenti per almeno 0,5 m.
3
Figura 3.47 Allacciamento diretto di diramazioni inclinate alla colonna di scarico.
<1m
45°÷60°
Quando le tratte inclinate (di 15°, 30° oppure 45°) vengono utilizzate come cambiamenti di direzione di
colonne, lo spostamento non deve superare 1 m e ci si deve assicurare che dopo l’innesto non vi siano ulteriori
allacciamenti per almeno 0,5 m.
<1m
15°÷45°
Zona di allaccio
proibita 0,5 m
3 Figura 3.49 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano fino a 5 piani (h ≤ 12 m).
h ≤ 12 m
>1m
1m
1m
Zona di allaccio Zona di allaccio
proibita 0,5 m proibita
Figura 3.50 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano oltre 5 piani (h > 12 m) – Caso 1.
h > 12 m
3
>1m
2m
Zona di allaccio
2m
proibita
Zona di allaccio 0,5 m
proibita
Figura 3.51 Allacciamento in prossimità di cambiamenti di direzione delle colonne maggiori di 1 m in colonne che
scaricano oltre 5 piani (h > 12 m) – Caso 2.
h > 12 m
>1m
2m
Zona di allaccio
proibita
2m
Per lo spurgo e la pulizia della rete di scarico è necessario prevedere opportuni raccordi di ispezione posizionati
in zone accessibili dall’operatore. I raccordi di ispezione devono avere bocche di accesso di dimensioni idonee
e comunque non inferiori a quelle del tubo di scarico e gli spazi intorno ad essi devono garantire l’uso degli
strumenti di spurgo.
3 Figura 3.52 Raccordo di ispezione. Figura 3.53 Sifone ispezionabile (sifone Firenze).
Valore: 87,00 €
L02-689/0 – Novembre 2014
VALSIR S.p.A.
Località Merlaro, 2
25078 Vestone (BS) - Italy
Tel. +39 0365 877.011
Fax +39 0365 81.268
e-mail: valsir@valsir.it
www.valsir.it