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Invenzioni industriali, brevetto, rata annuale, pagamento,

omissione, decadenza
Cassazione civile , sez. I, sentenza 20.03.2013 n 6885
Proprio la strutturalit dell'obbligo di pagare la tassa annuale deve in via di principio indurre il titolare di una privativa a
curare per tempo la disponibilit dell'eventuale mandatario che curi il suo modello ornamentale ad eseguire i suoi ordini
ed a verificare, sempre per tempo, che gli ordini stessi siano stati eseguiti, onde eventualmente provvedere ai necessari
atti, sicch, in mancanza, l'omissione a lui riferibile.
E' irrilevante in tal caso la questione attinente all'applicabilit del R.D. 29 giugno 1939, art. 90, piuttosto del D.Lgs. 10
febbraio 2005, n. 30, art. 193: infatti la differenza fra le due disposizioni va individuata nel diverso standard di diligenza
richiesto dalle due norme (la massima diligenza esigibile, secondo l'art. 90, a fronte della diligenza richiesta dalle
circostanze, secondo l'art. 193), diversit che peraltro appare del tutto ininfluente ove si consideri che il titolare del
brevetto ha comunque tenuto un comportamento negligente e tale quindi da porsi in contrasto anche con il dovere di
diligenza imposto dalle circostanze esistenti.
(*) Riferimenti normativi: art. 193, D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30; art. 90, R.D. 29 giugno 1939, n. 1127.
(Fonte: Massimario.it - 17/2013)

/ invenzioni industriali / brevetto / rata annuale / pagamento / omissione / decadenza /

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE


SEZIONE I CIVILE
Sentenza 20 marzo 2013, n. 6885
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. CARNEVALE Corrado - Presidente Dott. FORTE Fabrizio - Consigliere Dott. PICCININNI Carlo - Consigliere Dott. DI AMATO Sergio - Consigliere Dott. GIANCOLA Cristina - Consigliere ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
C.J., elettivamente domiciliato in Roma, Via A. Crivelli 13, presso l'avv. Giovanni Antonio Grippiotti, rappresentato e
difeso dall'avv. HASSAN Sandro giusta delega in atti;

- ricorrente contro
Ministero dello Sviluppo Economico in persona del Ministro, domiciliato in Roma, via dei Portoghesi 12, presso
l'Avvocatura Generale dello Stato, che lo rappresenta e difende ex lege;
- controricorrente avverso la sentenza della Commissione dei ricorsi contro i provvedimenti dell'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi n. 26/06
del 7.6.2006;
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 19.2.2013 dal Relatore Cons. Dott. Carlo Piccininni;
Udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ZENO Immacolata, che ha concluso per
l'inammissibilit o in subordine per il rigetto del ricorso.
Svolgimento del processo
Il 22.9.2003 C.J., titolare del modello ornamentale n. (OMISSIS) depositato il 20.1.1988 e registrato il 22.1.1990, dopo
aver omesso il pagamento della quarta rata della tassa annuale presentava istanza di reintegrazione, sostenendo di non
essere stato informato della scadenza, nonostante i diversi solleciti inviati al riguardo, e che l'inadempienza sarebbe
stata imputabile al fatto che lo studio professionale che curava il modello in questione era stato soggetto a diverse
fusioni con altri studi.
L'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi concedeva all'istante trenta giorni per la formulazione di osservazioni contro il rilievo
secondo il quale il titolare della privativa avrebbe dovuto sopportare le conseguenze del comportamento doloso o
colposo dei propri ausiliari e, all'esito, rigettava la richiesta.
Il 23.9.2005 il C. proponeva quindi ricorso contro detto provvedimento, invocando il disposto dell'art. 90 della precedente
legge sulle invenzioni e dell'art. 193 dell'attuale codice della propriet industriale, sostanzialmente ribadendo che
l'inosservanza del termine sarebbe stata imputabile ad un errore sporadico o ad una svista isolata.
La Commissione rigettava il ricorso, rilevando che sarebbe stato onere dell'istante verificare la disponibilit assoluta del
mandatario ad eseguire gli ordini impartiti ed a verificare la relativa esecuzione sicch, in mancanza, l'omissione sarebbe
stata a lui riferibile.
Contro quest'ultima decisione C. proponeva ricorso per cassazione affidato a due motivi, cui l'intimato resisteva con
controricorso.
Entrambe le parti depositavano memoria.
La controversia veniva infine decisa all'esito dell'udienza pubblica del 19.2.2013.
Motivi della decisione
Con i motivi di ricorso C. ha rispettivamente denunciato: 1) violazione del R.D. n. 1127 del 1939, art. 90 e vizio di
motivazione, con riferimento all'addebito concernente l'omessa verifica dell'esecuzione dell'ordine di pagamento, e ci in
quanto nella specie sarebbe addirittura incolpevolmente mancato l'ordine per effetto della ignoranza circa la data di
scadenza, della quale non sarebbe stata fornita notizia;
2) violazione del D.Lgs. n. 30 del 2005, art. 193, essendo stato nella specie applicato l'art. 90 della precedente legge, in
contrasto con il principio secondo il quale nell'ipotesi di successione di norme ai casi non definiti sarebbero state
applicabili le nuove norme sostanziali pi favorevoli.
I due motivi di impugnazione devono essere esaminati congiuntamente poich pongono essenzialmente la stessa
questione, attinente alla contestata insussistenza dei presupposti normativi idonei a legittimare la decisione adottata, e
sono infondati.
La Commissione Brevetti ha infatti ritenuto che non pu considerarsi esaurito l'obbligo di diligenza incombente sul
titolare dell'invenzione con l'allegazione di un preteso impedimento del mandatario, laddove una semplice verifica in
ordine all'effettiva esecuzione del pagamento avrebbe evitato le conseguenze pregiudizievoli venutesi a determinare.

Pi precisamente il collegio ha al riguardo evidenziato che "proprio la strutturalit dell'obbligo in questione deve in via di
principio indurre il titolare di una privativa a curare per tempo che la disponibilit del mandatario ad eseguire i suoi ordini
ed a verificare, sempre per tempo, che gli ordini siano stati eseguiti, onde eventualmente provvedere ai necessari atti".
Alla luce dunque di tale valutazione di merito in ordine alla negligenza nel concreto manifestata dal C., sotto il duplice
profilo dell'omessa verifica della incondizionata disponibilit del mandatario ad eseguire gli ordini impartiti dal mandante
e del mancato controllo relativamente all'avvenuto adempimento dell'obbligazione di pagamento, risulta irrilevante la
questione attinente all'applicabilit del R.D. 29 giugno 1939, art. 90, come affermato dalla Commissione, ovvero del
D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30, art. 193, come suggerito dal ricorrente.
Ed infatti la differenza fra le due disposizioni va individuata nel diverso standard di diligenza richiesto dalle due norme (la
massima diligenza esigibile, secondo l'art. 90, a fronte della diligenza richiesta dalle circostanze, secondo l'art. 193),
diversit che peraltro appare del tutto ininfluente ove si consideri che il giudicante ha ritenuto che il C., per le due ragioni
sopra indicate, ha tenuto un comportamento negligente e tale quindi da porsi comunque in contrasto anche con il dovere
di diligenza imposto dalle circostanze esistenti.
Conclusivamente il ricorso deve essere rigettato con condanna del ricorrente, soccombente, al pagamento delle spese
del giudizio di legittimit, liquidate in dispositivo.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimit, liquidate in Euro
3.000, oltre alle spese prenotate a debito.
Cos deciso in Roma, il 19 febbraio 2013.
Depositato in Cancelleria il 20 marzo 2013

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