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A Mariela
mi compaera de viaje.
Paradosso dellessere l ma, allo stesso tempo, dellessere altrove: quando comunichiamo la
decisione di voler partire, familiari e amici ci guardano come se fossimo gi andati.
Lo straniero prima di tutto un morto nella propria cultura, il cui personaggio sparisce dalla
scena.
Lasciare il proprio paese significa togliersi, una ad una, le identificazioni che ci hanno
avvolto come gli strati di una cipolla, permettendoci lillusione dessere qualcosa.
Lo sradicamento, come quando si estirpa un albero, scopre il buco dove quel soggetto
stato piantato, innaffiato, potato.
Lo straniero porta in s questa ferita e la sua contemplazione provoca disgrazie: saudade in
portoghese, morrias in gallego5, extraar in spagnolo. Extrao si dice, paradossalmente, quando ci
manca qualcosa di molto familiare. Non bisogna voltarsi a guardare indietro, come fece la moglie di
Lot, trasformandosi in statua di sale. Sale della malinconia, che immobilizza il soggetto nel
rapimento del rimpianto.
Per non cristallizzarsi, per non farsi di sale, bisogna elaborare il lutto, disabitare il ricordo
dalla sua potenza.
Non tutti ce la fanno. Il successo dellintegrazione dipende, in gran parte, proprio dal lavoro
riuscito di questo lutto: disarmare i ricordi dalla loro potenza, relativizzare la forza immaginaria che
idealizza tutto ci che si lasciato. unoperazione di svuotamento, attraverso cui si disabitano
luoghi e persone.
Il trovarsi solo tra connazionali, il rifiutare la nuova lingua, il difendersi in modo estremo
dalla contaminazione sono reazioni che derivano, appunto, da un mancato lavoro del lutto. Si tratta
di una chiusura e, dunque, di un rafforzamento identitario che porta alla marginalizzazione e che
determina, spesso, un razzismo al contrario: il rifiuto, da parte dello straniero, del paese ospitante.
Al Tribunale per i Minorenni, dove ho svolto la funzione di giudice onorario, ho lavorato con alcuni
genitori stranieri che rivendicavano modalit violente di educazione dei figli, legittime nel loro
Paese ma considerate reato in Italia. Si trattava, quindi, di unimmigrazione parziale: questi genitori
avevano lasciato la propria terra, ma non volevano rinunciare alla propria cultura.
Alleggerito dei beni e mancante di identificazioni, lo straniero si aggira senza ricordi che
riescano a legarlo alla citt che lo ospita, senza memoria dei luoghi. Questo alleggerimento si deve
al non aver caricato troppi bagagli in partenza perch, come afferma il cantautore Alfredo Zitarrosa ,
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La poetessa gallega Rosala de Castro, canta il dolore della perdita della terra natia nel poema
Airinhos, airinhos, aires: soia, nunha terra estraa donde estraa me alomean,donde todo
canto miro, todo me dice Estranxeira! ( Sola, in una terra straniera, dove straniera mi
nominano, dove tutto quanto vedo, tutto mi dice Straniera!) Rosalia de Castro, Cantares
gallegos, Espasa Libros, Madrid, 1998.
allintegrazione come destino migliore. Nel caso di un bambino rumeno, i genitori adottivi
parlavano a casa una neo lingua italo-rumena, mista, meticcia, ibrida, nata dal desiderio di non
perdere il contatto con la cultura dorigine. In un altro caso, invece, una madre adottiva,
psicotizzante, destituiva la figlia del proprio ruolo di figlia, nominandola brasiliana: Puttana, come
tutte le brasiliane!, diceva, riportandola alla significazione dellorigine. Riportandola ad una
categoria che negava la sua soggettivit e il legame costruito.
Nelladozione, si possono osservare tutti i meccanismi daccoglienza che riguardano lo
straniero: eliminazione, assimilazione, tolleranza, integrazione. L'estraneit del bambino adottivo,
pu essere rinnegata, annullata, tollerata, adottata come ricchezza.
4. LAltra lingua
UnAltra lingua ci parla, una altra scena si svolge nel nostro teatro.
La psicoanalisi stata la prima disciplina che ha ascoltato questa lingua, decifrando il suo
codice. la lingua segreta che parla quando inciampa, quando si perde in un non senso o si ritrova
in un lapsus. la lingua dei sogni, del territorio dove il soggetto inscena la sua verit. Strutturata
come un linguaggio molte volte parla nel corpo quando il corpo non parla. Il corpo - assoggettato
dal linguaggio - si ribella impetuoso come lanimale selvaggio in gabbia, mai del tutto
addomesticato, ribellandosi nel resto che la parola non riesce a dire. La lingua inconscia parla nei
sintomi, enigmi del corpo che aggirano la logica, contestano la razionalit, irridono il povero Io che
non sa cosa farsene di questo straniero in casa.
La regola fondamentale della libera associazione provoca lemergenza di questa lingua nella
lingua. In questo spazio vuoto della replica, della simmetria, di tutte le figure della retorica del
discorso quotidiano, il soggetto cammina a tentoni ed precisamente questa assenza che lo porta ad
incontrarsi.
In quale lingua parla l'analista, in quale lingua ascolta lanalista?
Nina, nata in un paese scandinavo, che abita in Italia da sempre ma ha vissuto in Per per un
breve periodo e parla molto bene lo spagnolo, inizia la sua analisi parlando in italiano. Negli
incontri la sua lingua parla un discorso grigio, burocratico, descrittivo di una vita altrettanto grigia,
in cui solo il Per, come ricordo, riaccende la fiamma della parola. Sorpresa dalla mia proposta di
fare lanalisi in spagnolo, accetta commossa. Da l in poi, in spagnolo, il suo discorso diventa lettera
viva. stato come analizzare due diagnosi diverse nella stessa persona: nevrosi ossessiva in
italiano, nevrosi isterica in spagnolo. La gioia discorsiva ritrovata si deve, secondo Nina, al fatto
che lo spagnolo una lingua che mia madre non parla. Divorata dalla lingua materna e dalle sue
significazioni, Nina si libera della rete che aveva tessuto la mantide e vola oltre la lingua materna.
In italiano era condannata a vivere nella nostalgia della vita in Per; lanalisi l'ha convocata a
parlare di questo fascino maligno del passato. In spagnolo ha scoperto quello che in italiano
ignorava: il soggetto dell'inconscio ha trovato favorevole questa superficie per la sua trasmissione,
cos come il suono si trasmette meglio e molto pi veloce nellacqua piuttosto che nellaria.
Ernesto invece viaggia all'inverso, sta ritornando quindicenne alla Colombia che ha lasciato
quando era un bambino. Affronta i fantasmi di ogni ritorno, evocati con precisione nel tango Volver 7
Ho paura dell'incontro con il passato che torna ad incontrarsi con la mia vita. Anche se capisce
perfettamente lo spagnolo, parla solo italiano perch lo spagnolo si perso; la madre, colombiana,
non glielo ha trasmesso e a casa si parla esclusivamente italiano con inflessioni dialettali: la lingua
paterna.
Della paura e dellincertezza del ritorno non si parla; Ernesto in italiano sottovaluta il
viaggio e a volte, in dialetto, minimizza ogni cosa e sembra avere tutto sotto controllo. Lanalisi si
svolge nella sua correttezza, il transfert sostiene gli incontri, ma tutti e due sappiamo che non siamo
entrati nellombra. Questa volta il paziente che sorprende lanalista quando mi propone un
gioco: lui mi parler in italiano e io in spagnolo. Lanalisi inizia l, dalla sua proposta, dal
cominciare ad accettare il viaggio di ritorno in Colombia anticipato nella lingua dell'analista. un
viaggio di ritorno alle sue questioni; all'analista che parla in spagnolo che dir il suo segreto
inconfessabile: consuma e spaccia droga da quando, un anno fa, stato lasciato dalla sua prima
ragazza, che si messa con il suo migliore amico. Da l in poi, aperto il canale del dolore, della
mancanza, lIo non ha pi dovuto fare la parte dello spaccone e si messo a parlare la lingua della
paura, della tristezza della perdita dei tanti amici e dell'incertezza assoluta che accompagna ogni
vero viaggio. Doppio viaggio in questo caso, poich si tratta di un adolescente che transita dalla
famiglia al gruppo e di un adolescente che transita da una cultura ad unaltra.
Tutte le domande sul destino di questo piccolo viaggiatore sono aperte, giacch mentre
scrivo mancando solo due mesi alla partenza.
Epilogo
Il sociologo Michel Maffesoli8 afferma che lUomo vive sotto linflusso di due potenti
pulsioni: il radicamento e lo sradicamento. Aspira alla serenit, alla ripetizione del conosciuto, alla
sedentariet e alla certezza del radicamento. Allo stesso tempo vuole negare radicalmente tutta
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Del brano del tango Volver, parole di Alfredo Le Pera, Musica di Carlos Gardel.
M. Maffesoli, Del nomadismo. Per una sociologia dellerranza, Franco Angeli, Milano, 2000
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