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Il popolamento del
Paese ha origini molto remote. Secondo recenti ritrovamenti, avvenuti nel villaggio di Asselar, nei
pressi di Tombouctou, furono delle antichissime popolazioni negre a popolare per prime le sponde dei
fiumi Niger e Senegal, praticando la pesca, e successivamente altre di razza negro-sudanese avviarono
lagricoltura nelle savane. Fu solo con le invasioni di genti berbere provenienti dal Sahara, integratesi
con le gi numerose etnie autoctone, che vennero modificati gli sviluppi del popolamento e la stessa
differenziazione etnica delle genti della regione ( IX-X sec. d.C. ). Infatti, le popolazioni arabe
apportarono la pratica dellallevamento, diedero avvio alle relazioni commerciali con il mondo
islamico, suscitando lurbanizzazione e promuovendo la fondazione sul territorio dei regni del Ghana,
del Mali e del Songhai. E infatti proprio a questi grandi reami storici che si riallacciano i principali
gruppi etnici che ancora oggi formano la popolazione del Mali. Oltre venti etnie dai diversi usi e
costumi convivono nel Paese ormai da molti millenni, stanziate nelle zone fluviali del Sud e in quelle
pi ospitali del Centro del Mali (dove si concentra gran parte della popolazione urbana ), dedite ad
allevamento, agricoltura, caccia e pesca, rinchiuse nei loro villaggi, la pi tipica forma di insediamento
umano del paese. Il villaggio molto spesso diviso in quartieri, i sokala, in certi casi molto distanti tra
loro, con un gran numero di abitazioni addensate, separate da stradine tortuose, sopravvivenza degli
antichi sistemi difensivi. Ogni quartiere costituito da un certo numero di grandi famiglie, riunite in
recinti comprendenti parecchie abitazioni intorno ad un unico spiazzo centrale, al quale si accede
attraverso una specie di vestibolo, dove siede il congresso degli anziani. Tra i molteplici e variegati
popoli del Mali, i pi celebri ed importanti sono senza dubbio:
- i Sarakoll o Soninke, discendenti degli antichi abitanti dellImpero del Ghana; sono circa
450.000, sparsi lungo la frontiera nord-occidentale tra Nara e Nioro del Sahel. Viaggiatori ed
abili artigiani, solno spesso dediti al commercio.
- i Malinke o Mandinka, gruppo abbastanza omogeneo, ma dalle origini incerte. Molto
probabilmente per appartenenti al gruppo mande, etnia diffusasi in epoca storica in tutta
larea sudanese, sono ritenuti i fondatori dellImpero del Mali. I Malinke sono simili ai
Bambara per aspetto fisico, lingua e rituali. Vivono in semplici villaggi nei dintorni di Bamako
e sono per lo pi di religione animista.
- i Songhai, popolazione stabilitasi nellansa del Niger
che, insediata nei suoi villaggi con capanne a pianta rotonda,
di stuoia o di pelli, ha goduto per secoli di una posizione
privilegiata, nella zona di congiunzione tra lAfrica nera e
quella bianca. Intorno a Gao, essi diedero vita al nucleo
originario dellantico Impero Songhai. Popolo sedentario,
i Songhai vivono prevalentemente di agricoltura, che
praticano sulle rive del fiume e nelle aree inondate dalle
piene.
- i Peul o Fulbe, popolo nomade pastorale proveniente dal
nord-est dellAfrica, forse erede degli antichi allevatori del
Sahara. Si muovono fra il Tibesti e lAdrar, tra il Fouta
Djalon e lAdamaoura e costituiscono uno dei gruppi pi
importanti dellAfrica a sud del Sahara. La loro riccezza
consiste essenzialmente nelle mandrie di bovini e zeb.
- i Bozo o Bobo, stabilitisi lungo il delta centrale del Nilo,
DANZATORE
esercitano una sorta di monopolio della pesca da Djenn al
MALINKE
lago Debo.
- i Touareg, i cosiddetti uomini blu, noti per il colore indaco dei loro abiti ed i loro ampi
turbanti. Si muovono lungo le piste del Sahara in un vasto territorio che nel Mali si trova a
nord di Gao e di Timbukt, sempre alla ricerca di fonti dacqua per le loro mandrie.
Orgogliosi della loro discendenza berbera, sono da sempre in conflitto con i popoli di razza
nera. Costretti a ritirarsi sempre pi a sud in cerca dacqua e di vegetazione, in molti hanno
abbandonato il tradizionale nomadismo, stabilendosi in tende o in capanne di pelle,
adattandosi a vivere dagricoltura o addirittura in citt.
volo con un particolare strumento di legno senza far loro alcun male. Inoltre, durante la festa dogon
pi importante, il Sigui, che si svolge ogni 60 anni, viene intagliato un nuovo iminana, ovvero la
Grande Maschera a forma di serpente che pu raggiungere anche i 10 m. I Dogon mostrarono inoltre
il loro genio inventivo nella creazione di oggetti, sia rituali ( bastoni e sedili dei capi ), sia funzionali
(porte ed imposte di legno ). Per quanto riguarda invece larte bambara, anche questi si richiamano ad
esseri mitici nei loro riti agrari e li rappresentano con maschere dalle sembianze umane o animali
altamente stilizzate. Come per i Dogon, cos per i Bambara, larte non ha solo una finalit estetica, ma
ha quindi un preciso senso di funzionalit nella vita religiosa e sociale. Una conoscenza approfondita
degli ordinamenti del suo mondo d alluomo bambara una capacit di giudizio del valore artistico
delloggetto scolpito, valore che sar tanto pi elevato quanto pi loggetto sar adeguato alla finalit
di rappresentare un determinato concetto. Entrambi i gruppi producevano generalmente statue in
legno e allo stesso tempo utilizzavano materiali preziosi per produrre monili ed oggetti rituali. Soggetto
costante della statuaria bambara la figura femminile, intesa come immagine dellantenato; in essa
assumono rilievo la testa, con la particolare acconciatura di capelli, il petto e le spalle. Sempre nella
scultura bambara, hanno una certa importanza la maschere usate nel cerimoniale delle societ segrete;
ogni gruppo fa uso di forme tradizionali proprie in modo che, ripetute in tutti gli oggetti di uso rituale,
abbiano un senso per gli iniziati dellintera societ. Tuttavia in Mali esiste un altro popolo che ha
saputo sviluppare unarte straordinariamente ricca, alla pari di quella dei Dogon e dei Bambara, e
sono i Senufo che hanno prodotto maschere e vari tipi di statue caratterizzate da un trattamento delle
curve in senso verticale che richiama il gotico. Fondamentale elemento dellarte del Mali poi
altrettanto costituito dallarchitettura sudanese , i cui massimi esempi, come la moschea di Djenn e
quella di Timbukt, costituiscono indubbiamente un importante simbolo e segno di connotazione del
Paese. Nel corso dei secoli XIII e XIV, si assiste, contrariamente agli altri paesi dellAfrica nera, alla
fioritura di un eccellente attivit architettonica, la cui importanza va oltre i suoi scopi di immediata
utilit. In Mali, il confluire dellessenziale e povera arte sudanese nella sontuosa e merleggiante
architettura marrocchina ed egiziana, d vita a costruzioni dalle forme mai viste, palesando una
notevole continuit, unita ad un profondo senso di spiritualit ed e ad un surreale astrattismo, che
sembra abbia ispirato, dopo secoli e secoli, anche numerosi architetti stranieri moderni. Pochi sanno
che oltre ad arte ed architettura, il Mali vanta poi un variegato e composito panorama letterario.
Infatti gi nellantica cultura maliana coesistevano due componenti: quella animista, esclusivamente
orale, varia ed abbondante,; quella islamica, i cui testi tradizionali erano stati transcritti in lingua
araba. In particolare, la letteratura orale in realt espressione artstica di ogni singolo gruppo etnico.
Quella dei Malinke, ad esempio, legata alla lingua mandingo, soprattutto ricca di miti, leggende e
racconti in versi o in prosa destinati al canto e alla danza rituale; essa, inoltre, privilegia il teatro, con
commedie satiriche di autori anonimi(i Koto Koma Nyaga)che mira tuttavia solo a divertire,
escludendo ogni scopo moraleggiante ma allo stesso tempo conta anche una poesia encomiastica epicolirica o genealogica, opera di cantastorie ( i griot ), che in passato vivevano alla corte dei capi e si
dilettavano a cantar le gesta dei clan dei Keita e dei Tour Lo spettacolo, gratuito e accompagnato da
danze, viene recitato di notte, allaria aperta e solo dopo il racconto. Anche la letteratura dei Dogon,
non islamizzati, comprende genealogie, miti, proverbi, racconti di animali, formule propiziatorie,
preghiere e canzoni, tutti anonimi. Fra i Bambara esiste, invece, una commedia di costume detta
koteba, molto simile alla Commedia dellArte, con personaggi fissi e testi improvvisati. Le popolazioni
Peul, influenzate dallIslam, compongono canti celebrativi e religiosi, talvolta scritti in lettere arabe.
Con la penetrazione europea e la politica culturale assimilazionistica francese, tale patrimonio
culturale sarebbe a poco a poco scomparso se molti Maliani colti non se ne fossero fatti ricercatori,
trascrittori ed interpreti appassionati. Cos, fin dai primi anni del Novecento apparvero raccolte di
favole, monografie, opere storico-etnologiche e note sulla letteratura orale da parte di molti scrittori
( Amadou Hampat Ba, Fili Dabo Sassoko, M. Travel, D. Traor , ecc.), volti alla riscoperta di un
passato dimenticato e ad una pi profonda conoscenza della complessa e misterisa realt etnica
maliana. Infatti, ancora oggi il passato del Mali continua ad essere un importante fonte dispirazione
nei romanzi e nei racconti di molti autori. Gli stessi francesi per molto tempo hanno esaltato la civilt
africana tradizionale che perdura, quasi immortale, in Mali, ritrovandovi la magia e il folclore di un
tempo. Tuttavia oggi ci si dirige anche verso problematiche attuali che continuano a sconvolgere il
Paese, come la grande miseria materiale, morale e culturale che rischia di uccidere un patrimonio
ricchissimo e indispensabile per la storia dellumanit. Anche il teatro e la musica tradizionali sono
elementi fondamentali nella vita del Paese (famosi sono i musicisti Salif Keita e Al Farka Tour).