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IL MEDITERRANEO INTORNO ALL'800 d.C.

:
SULL'ORLO DEL SECONDO CICLO COMMERCIALE
Relazione sull'articolo di Chris Wickham discusso in occasione del simposio presso la Dumbarton Oaks
(Maggio 2002)
di Maria !lena "ureli
Il Mediterraneo, entit storico-geografica che per millenni ha costituito lo #spazio$mo%imento& in cui si
sono realizzate trasformazioni storiche, #non solo in senso diacronico bens' anche in senso sincronico&
()*)alasso+ tra le pi complesse, articolate, e gravide di conseguenze nella storia dell'umanit, Mare
nostrum che ha abbracciato e agglomerato intorno a s, forgiandone l'identit, una molteplicit di popoli e
territori, Mediterraneo ponte che per sua stessa natura ,a%orisce la di,,usione di idee e di religione e
,acilita gli scambi generali& (-*.irenne+, non si configura, in senso stretto, principalmente come terreno di
rottura e di reale, incomponibile scontro di civilt, come susseguirsi di frontiere interne ed esterne e
barriere capaci di interrompere in alcuni momenti della sua lunga storia relazioni, scambi, comunicazioni
d'ogni sorta Molto pi fre!uentemente, nella sua lunga storia, pi che un mare che ha diviso, esso " stato
un mare che ha unito
#iprendendo, infatti, suggestioni braudeliane $ Mediterraneo come complesso di mari% &on un mare ma
un susseguirsi di mari &on una civilt ma una serie di civilt accatastate le une sulle altre', esso ha
rappresentato assai pi spesso, nell'arco della sua plurimillenaria storia, lo spazio per antonomasia degli
incontri e delle contaminazioni, il luogo di confluenza di tendenze espansi%e e di%ergenti interessi che si
sono strettamente accompagnati e strettamente connessi con intrecci di scambi d'in,luenza di mescolanze
e comunanze& (/*0ono+( una realt storica dinamica e sincretica, in breve, dotata, come sottolineava gi
appunto )raudel, di una straordinaria funzione integratrice e unificatrice, in cui le diverse parti, formatesi
intorno alle sue sponde, non hanno mai cessato di rimanere in contatto e confrontarsi secondo un processo
osmotico e di reciproca assimilazione*adattamento #ealt complessa, dun!ue, ma, per !uanto partecipe di
un destino comune&, sostanzialmente non unitaria n strutturalmente omogenea $come pretendeva lo
storico francese'( essa anzi appare sempre pi come uno spazio d'incontro condiviso essenzialmente
diversificato ed eterogeneo, uno scon,inato mare di di%ersit1& +.latone Repubblica 223 D 4+ che si
configura come complesso caleidoscopicamente frammentario di micro-regioni e di unit geografiche
micro-ecologiche, straordinariamente diverse e variegate nella loro scala locale e perennemente in
interazione tra di loro% un Mediterraneo in cui la connetti%it1 +.*-orden$5*.urcell,, concretizzata nelle
pi diverse forme di comunicazione e interazione $commerciale-economica, politica-diplomatica, religiosa-
culturale, ecc', che lega le singole realt nucleari, inserendole in una pi ampia unit ecologico-culturale
mediterranea, permeabile e flessibile, non " mai venuta a mancare, neanche nei momenti, al di l dei
processi di intrinseca, lenta continuit, di maggiore trasformazione e problematica affermazione di
tendenze di irreversibile portata
-i prima di )raudel, comun!ue, e ben addietro al punto di vista ancor pi innovativo e dinamico proposto
recentemente da .orden e /urcell +6he corrupting sea7 a stud8 o, Mediterranean histor8,, ad intuire e
sottendere il ruolo del Mediterraneo come struttura geo-storica, in grado di conferire unit territoriale ed
economica $nello specifico, in rapporto all'impero romano', c'era stato /irenne il !uale per0, impostando
pionieristicamente il problema dell'unita del Mediterraneo stesso e del rapporto tra 1riente e 1ccidente nel
suo bacino tra antichit e medioevo, aveva al contrario, con un'ottica prettamente occidentale, rintracciato
un momento ben preciso e determinante di rottura della tradizione antica e di tale unit1 mediterranea,
identificato nell'affacciarsi dell'Islam alle sue sponde,come rottura tra 1riente e 1ccidente che priva il
Mediterraneo $trasformandolo in lago musulmano, determinando lo spostamento dell'asse vitale verso
l'2uropa continentale' del suo ruolo di %ia degli scambi commerciali e delle idee( la stessa rottura di
!uesta unit viene concepita infatti principalmente nei termini di una cessazione degli scambi
commerciali, ma anche di relazioni e contatti di pi profonda intensit tra due mondi, ormai
irrimediabilmente contrapposti in un vero e proprio scontro di civilt e indirizzati verso destini autonomi e
totalmente differenti, con tutte le conseguenze e implicazioni ideologico-culturali che tale rottura
presuppose e comport0
2d " proprio a partire dalla netta confutazione della drastica affermazione pirenniana sul fattivo venir meno
del commercio, scaturito da !uello che viene concepito come un cambiamento significativo e irreversibile
determinato dall'espansione islamica nel Mediterraneo, che prende le mosse il saggio di 3hris 4ic5ham, il
!uale sottolinea proprio anzitutto che dal punto di %ista di uno storico economico ,urono sempre esistenti
,orme di comunicazione nel Mediterraneo, comunicazioni commerciali $ma non solo, come gi asserito in
precedenza' la cui rete viene mantenuta anche nel momento di transizione complessa e graduale del mondo
mediterraneo nel passaggio dalla fine dell'impero romano al primo medioevo e alle origini dell'economia
europea( tale rete di comunicazioni persiste perfino nel momento in cui il livello dei movimenti
interregionali nel bacino raggiunge il punto storicamente pi basso, tra 678-9:8, estensiva rete di
comunicazioni che viene testimoniata dalle numerose fonti scritte sopravvissute $per lo pi, lettere' ed ha
tenuto insieme l'2uropa, per !uanto in modo tenue e flebile, in !uesto periodo proto-medievale,
prospettando uno scenario note%olmente pi9 ricco composito e dilatato di :uanto sia mai stato concepito
per il primo medioe%o +McCormick, e delineando una lunga, conseguente esperienza mediterranea di
interconnessioni e contatti economici e culturali, mai interamente scomparsi o estinti
/onendo maggiore accento, pi che alle comunicazioni d'ogni sorta in generale, a !uelle di carattere pi
marcatamente economico-commerciale, in !uesto saggio, nello specifico, l'attenzione del 4ic5ham si
focalizza sul fornire una sorta di istantanea del Mediterraneo proprio nel momento in cui le ramificazioni
dei vari processi di assestamento, rielaborazione e transizione, sviluppatisi nei secoli successivi alla caduta
dell'impero romano nel mondo mediterraneo, si avviano verso il profilarsi di una nuova sistemazione e la
crisi innescatasi tra ; e ;II secolo gradatamente raggiunge il suo stadio terminale, portando all'esaurirsi
definitivo del primo ciclo economico $avviatosi con l'impero romano, che raggiunse il suo picco nel I;
sec' ed al sorgere graduale, dopo un periodo di contrazione e di calo delle comunicazioni e degli scambi
$;III sec, periodo classificato dagli stessi .orden e /urcell come #Depressione proto$medie%ale', di un
nuovo ciclo economico $!uello che si affermer nel pieno medioevo centrale' e di una rinnovata fase di
spinta economica propulsiva a partire dall':88 2 !uindi in particolare agli scambi commerciali e ai
cambiamenti avvenuti nella sfera socio-economica che il 4ic5ham si rivolge, proponendo, attraverso
un'analisi dialettica, coerente e concisa e la definizione di una cornice composita in cui vengono
specificamente presi in considerazione !uattro diversi casi regionali di sviluppo parallelo, un modello
articolato e diversificato di come operano gli scambi economici in una congiuntura economica, come
!uella, non concepita necessariamente in termini arbitrari e convenzionali, intorno all':88, in cui si assiste
effettivamente ad una relativa diminuzione dei movimenti interregionali di merci e persone 3os< dun!ue si
prendono come punto di riferimento i cambiamenti avvenuti nel mondo post-romano in termini di rete degli
scambi e dinamiche dei sistemi economici e !uindi, in particolare, il punto d'arrivo di !uesta loro
evoluzione( riprendendo dun!ue il dibattito sviluppatosi sin dal =>?8 a partire dalla teorizzazione
pirenniana, il commercio viene considerato come indispensabile per definire le caratteristiche e peculiarit
economiche di una civilt !uale !uella del primo medioevo e il suo ruolo, ancor pi all'interno delle
trasformazioni economiche avvenute in !uesto periodo, illumina proprio gli aspetti di maggior portata e pi
ampio raggio di continuit ma anche di rottura della prima civilt europea, rispetto al mondo antico che la
precede e all'2uropa che la segue @ncora oggi, dal =>?8, lAanalisi del commercio mediterraneo in
particolare tra ;II-;III-IB secolo " in effetti oggetto di un vivace dibattito storiografico &umerosi
studiosi, malgrado la scarsit di fonti scritte a disposizione, sAinterrogano ancora sulla natura e sulla
consistenza degli scambi, non solo per individuare i principali protagonisti, ma anche per determinare le
attivit produttive sopravvissute alla crisi dellAImpero Cno dei nodi principali, e presumibilmente pi
problematici, " proprio !uello di stabilire differenze e continuit dei traffici rispetto alle rotte di et antica e
di individuare il momento in cui, se " vera lAaffermazione del /irenne $la cui teoria resta comun!ue un
punto di riferimento irrinunciabile', inizia unAinversione di tendenza rispetto al periodo precedente
/roprio ripartendo da /irenne, ereditando in tal modo anche la visione di una stretta e imprescindibile
interrelazione tra problemi economici e connotazioni culturali, che !uest'ultimo aveva inaugurata nel
contesto dell'interazione 1riente-1ccidente nel Mediterraneo tra antichit e medioevo, 4ic5ham infatti
sostiene in maniera preponderante la rilevanza di una discussione dei parametri delle relazioni economiche
proprio in virt del fatto che il contesto economico si rivela essenziale per !ualsiasi comprensione corretta
e dettagliata della comunicazione culturale in generale
Da sua analisi, discussa e condotta in modo pi estensivo e completo per l'intero periodo precedente all':88
nella sua summa ;raming the middle ages&, seppure maggiormente interessata agli aspetti pi
strettamente economici e commerciali, non pretende comun!ue di fornire, secondo un'ispirazione
marcatamente post-marEista $cui il 4ic5ham non " del tutto estraneo', un rigido modello deterministico di
sviluppo economico, di carattere ciclico o semplicemente basato sul succedersi di processi di contrazione-
espansione, ugualmente riscontrabile in tutto il mondo europeo e mediterraneo( al contrario, il risultato "
!uello di elaborare un modello ideal-tipico di sviluppo economico assolutamente dinamico e
diversificato, attraverso un fondamentale lavoro di sistematica comparazione dei diversi casi e scenari
regionali e di analisi accurata dei singoli elementi di continuit e di cambiamento radicale, dei parallelismi
e delle differenziazioni, insistendo appunto sull'accentuazione delle varie differenze regionali e dei diversi
sviluppi, esperienze, modificazioni che ciascuna di esse ha vissuto
2d " proprio in !ueste diversit dei vari contesti regionali che " pi rintracciabile #la risposta alla
:uestione della continuit1 o della rottura<declino& nell'evoluzione del primo medioevo, fino all':88 e oltre,
!uestione che, rigettando !ualsiasi conseguente facile generalizzazione o rigida e univoca lettura, non viene
ora pi riproposta in modo ideologicamente orientato nei termini di un'opposizione binaria tra due
incomponibili letture delle trasformazioni del mondo post-romano, ognuna nettamente individuabile e vera
di per s 3itando /)roFn $parafrasando il libro di .orden e /urcell'% :uello che noi siamo tentati di
descri%ere come #declino e caduta& di un=intera ci%ilt1 non > mai propriamente la ,ine del mondo* .u?
non essere altro che l=e,,etto di uno slittamento regionale degli schemi di #intensi,icazione& o%%ero lo
spostamento e la mutazione degli e:uilibri di uno tra i molti ecosistemi che si sono succeduti nella storia
millenaria delle ci%ilt1 mediterranee@&* #elativizzando i concetti standard di prosperit o propriamente
di declino $in particolare, !uest'ultimo, come sostiene @3ameron, implicherebbe automaticamente un
giudizio di valore', si rivela altrettanto impossibile delineare, facendo riferimento a singoli elementi, astratti
dal loro reale contesto anzich ricollocati in uno scenario pi ampio e composito $gli elementi di continuit
in s stessi non negano l'esistenza di una crisi in altri elementi del sistema sociale o degli scambi
economici, e viceversa', delineare un percorso totalmente continuitistico, in cui non vengano riconosciuti
gli effettivi cambiamenti e le profonde modificazioni avvenuti, cos< come prospettare una rottura decisiva e
catastrofica che non tenga conto dell'effettiva permanenza di strutture e la lentezza e gradualit anche di
processi discontinui
/artendo dal presupposto del riconoscimento delle differenze senza pretesa di uniformit, l'immagine che
4ic5ham finisce col prospettare " appunto !uella inizialmente evidenziata di un Mediterraneo di micro-
regioni e micro-ecosistemi, un mosaico di micro$economie che solo in certe circostanze storiche
%eni%ano inserite in un'economia politica e di mercato di larga scala (.aterson -arris,, una realt
variegata e molteplice in cui per0 sono comun!ue individuabili, al di l del ruolo giocato dalle differenze
regionali, tendenze di fondo che marcano il primo medioevo nella sua evoluzione di lungo-termine,
tendenze che portano appunto intorno all':88 all'emergere di elementi incisivi risultanti di comune
riscontro, accanto al configurarsi di differenti scenari e diversi sviluppi nei vari e diversificati contesti
regionali, il tutto ricomposto in un analisi d'insieme complessiva che consenta una visione del sistema-
mondo mediterraneo in transizione nel suo intero, secondo un approccio pi generoso ed eclettico
Inoltre, occorre anche evidenziare che a favorire l'impiantarsi di una simile cornice di studi particolarmente
dinamica e orientata alla comparazione ha giocato un ruolo fondamentale e imprescindibile l'avanzamento
compiuto negli ultimi decenni dall'archeologia, la !uale ha abbattuto molte delle barriere culturali innalzate
da dagli studi di carattere pi filologico sulla documentazione scritta, ha comportato un notevole aumento
delle conoscenze sul periodo proto-medievale e, nello specifico, per !uanto concerne gli scambi
commerciali, si " rivelata come contributo e punto di riferimento obbligatorio, vera e propria fonte storica
$a supportare o delle volte anche a colmare, in caso di loro assenza, le fonti scritte', in grado di fornire,
come forma di evidenza documentaria capace di far luce sui reali tipi di scambio, una base abbastanza
sicura per !ualsiasi tipo di teorizzazione o generalizzazione e un essenziale e!uipaggiamento per
rispondere a tutta la serie di domande relative ad esempio agli scambi di lunga distanza o agli altri elementi
costitutivi di un sistema economico Mentre /irenne e i suoi successori dovevano infatti basarsi su scarse
fonti letterarie per le informazioni a proposito delle relazioni economiche tra oriente e occidente, !uesti
recenti sviluppi dell'archeologia per tale fase storica, in particolare lo studio pi sistematico della ceramica
$si pensi agli studi di 3 /anella e @ 3arandini' vanno proprio dimostrando la persistenza di un commercio
mediterraneo a vasto raggio che continua almeno fino al ;II secolo 2' proprio a partire da e con
riferimento costante a tale tipo di documentazione, basandosi per di pi anche sui migliori studi degli ultimi
decenni che si sono configurati come valide indagini economiche sul primo medioevo seguendo un
approccio maggiormente archeologico +=>:?-:G, Mohammed Charlemagne and the origins o, !urope&
R*-odges$D*Whitehouse( ?88=, 6he origins o, !uropean econom8& M*McCormick,, sulla scia della
ri%oluzione archeologica gi operata da ) 4ard-/er5ins, che l'autore svolge le sue riflessioni e elabora
una solida e fondata sintesi conclusiva generale
Il saggio di 34ic5ham " facilmente strutturabile in tre grandi sezioni, in cui lo studio delle dinamiche
economiche e dell'evoluzione degli scambi commerciali nel Mediterraneo dell':88 viene condotto in senso
dialettico, partendo da presupposti metodologici, passando per le micro-analisi differenziate dei singoli casi
regionali considerati nei loro sviluppi paralleli, per arrivare ad una sintesi riunificatrice finale incentrata
sulla comparazione e la formulazione di punti fermi generalizzati conclusivi
@nzitutto dun!ue le !uestioni metodologiche% 4ic5ham sottopone all'attenzione del lettore tre punti di
partenza per comprendere lo scambio economico, che devono rappresentare le coordinate e l'intelaiatura di
riferimento in cui inserire i vari fattori*dati economici individuati e per !ualsiasi tipo di osservazione e
teorizzazione% in primis, i differenti tipi di scambio, in secundis, la successione di diversi cicli economici
ed infine l'importanza delle economie regionali
/er !uanto riguarda gli scambi, essi non rappresentano un insieme unitario e univocamente individuabile in
!uanto vanno analizzati e discussi in base a due direttrici% per la relazione che essi hanno con il profitto da
un lato, e per la loro scala, dall'altro
In riferimento alla relazione con la motivazione del profitto, gli scambi, secondo una distinzione
antropologica di lunga data, possono essere commerciali o non-commerciali% gli scambi commerciali
$generati dal desiderio di profitto', il cui teorizzatore pu0 essere riconosciuto HMarE, rappresentano
dun!ue un tipo di scambio esclusivamente mirante al profitto personale, alimentato da esistenza di
produzioni e*o surplus e dalla domanda, che possono avvenire in forma diretta $produttore-consumatore' o
tramite intermediari $mercanti, venditori, ecc', che non presuppongo alcun tipo di legame personale tra le
parti, tanto che possono avvenire benissimo tra nemici
-li scambi non-commerciali possono invece a loro volta essere basati sulla reciprocit, come lo scambio di
doni, che ha lo specifico e immediato scopo di stabilire o mantenere relazioni sociali tra due parti $il suo
teorizzatore " MMauss', o sul fattore redistributivo #edistribuzione viene definito infatti, da H/olanIi,
il trasferimento diretto di beni da sottoposti o dipendenti verso i detentori di un potere politico o giuridico, i
!uali a loro volta riassegnano tali beni al resto della popolazione( esso, nel periodo tardo antico-proto-
medievale, " costituito dalle varie forme di tassazione e tributi ed ha, in !uanto mezzo di scambio e di
movimento dei beni, la stessa importanza del commercio
Ja !uesta schematizzazione ideal-tipica generale, sebbene esistano sempre delle aree grige e intermedie di
commistione e coesistenza tra i vari tipi di scambio, si pu0 dun!ue facilmente dedurre che esistono
differenti tipologie e modalit attraverso cui i beni circolano e sono trasferiti da una parte all'altra D'altro
modo di suddividere la tipologia degli scambi " basato sulla scala, ovvero sulla distanza fino a cui i beni
arrivano e fin da dove essi si possono ottenere 2sistono, seguendo sempre l'analisi del 4ic5ham, tre livelli
principali in cui operano gli scambi% il livello dello scambio di beni di lusso, il livello dello scambio di
merci all'ingrosso e il livello dello scambio locale di piccola scala
Do scambio dei beni di lusso, beni relativamente costosi, difficili da possedere e*o esclusivamente
accessibili ai privilegiati, con lo scopo appunto di contraddistinguere un'elite politica o economica, "
sempre esistito, spesso anche lungo ampie estensioni geografiche( essi tuttavia sono marginali in ogni
sistema economico preso nel suo intero in !uanto costituiscono rari e ristretti beni di prestigio, per !uesto
essi non possono esserne visti come rappresentativi /er !uanto le fonti scritte insistano molto su tali beni,
non appare comun!ue possibile fondare la comprensione di un sistema economico nel suo insieme sulla
base della loro accessibilit in una data societ% come afferma 4ic5ham altrove, un intero sistema
economico deri%a da come il benessere che sorregge :uesto prestigio > stato costruito
/i importante dello scambio dei beni di lusso, e sempre esistito anch'esso in ogni societ, " lo scambio
locale di piccola scala, tra contadini o tra villaggi, che tender a produrre, partendo appunto dalle risorse
locali disponibili, forme di relativa specializzazione, incoraggiando a sua volta lo scambio di relative
eccedenze
Ma la tipologia di scambio che permette in assoluto di determinare la scala dei sistemi economici " !uella
dello scambio di merci all'ingrosso, maggior marcatore e guida principale alla complessit di una data
economia% esso indica il movimento di beni su larga scala da una regione ad un'altra $o verso una sub-
regione*micro-regione', che si tratti di prodotti alimentari e*o artigianali &el mediterraneo del primo
medioevo, ci0 presuppone in particolare scambio di beni alimentari non deperibili $grano, vino, olio
d'oliva' e di manifatture artigianali che potevano esser prodotte in grandi !uantit, abbastanza economiche
e !uindi ac!uistabili dalla gran parte della popolazione $tessuti a basso costo, ceramiche, lavori in
ferro*legno*cuoio' Kuesti rappresentano i principali prodotti di scambio in tutta la rete di scambi di larga
scala nella storia mondiale fino al tardo BIB sec Le infatti la domanda era elevata, essi potevano esser
trasportati in grandi !uantit ed economicamente attraverso aree molto ampie Kuesto genere di scambio
non permette di stabilire fino a che punto si trattasse di scambio commerciale o redistributivo $ ad esempio,
merci prese come pagamenti di tasse' ma, d'altro canto, permette di rilevare la scala dei sistemi economici,
come gi asserito, nella loro interezza( esso tuttavia non " sempre esistito, al contrario dello scambio di
beni di lusso e di !uello locale, ma, riflettendo l'evoluzione e i cambiamenti dei sistemi economici, sale e
scende a seconda dei periodi Mra tutti i tipi di prodotti che costituiscono !uesto tipo di scambio
all'ingrosso, !uelli che consentono maggiormente di delineare con chiarezza e fondatezza la scala degli
scambi in grandi !uantit dei beni utilitari in generale e !uindi dei sistemi economici sono le ceramiche, in
primis poich rappresentano il tipo di produzione umana pi comune rintracciabile negli scavi archeologici,
in secundis anche perch di !ueste " possibile stabilire con notevole precisione la provenienza, sulla base
sia dello stile che della fabbricazione( esse rappresentano il marcatore principale delle produzioni
artigianali di massa, indicando dun!ue la scala della loro produzione e distribuzione, piuttosto che le rotte
di trasporto Da ceramica !uindi fornisce la miglior guida alla comprensione degli elementi che
costituiscono un sistema economico, ovvero alla comprensione dello stesso sistema economico in s, come
stabilito precedentemente
Cna volta delineate le varie tipologie di scambio, il secondo punto generale, richiamato dal 4ic5ham prima
di iniziare la sua analisi regionale differenziata, " !uello relativo distinzione tra G diversi cicli economici
succedutisi nel mondo mediterraneo negli ultimi due millenni /artendo dall'ultimo, il terzo ciclo, esso non
" altro che il ciclo economico moderno, dominato dall'2uropa occidentale e orientato progressivamente in
direzione atlantica Il primo invece " !uello che vede l'impero romano come protagonista, ciclo che
raggiunge il suo picco d'intensit e scala nel I; sec in occidente e agli inizi del ;I in oriente, unificando
l'intero mediterraneo sul livello dello scambio di prodotti e su una scala in generale raramente uguagliata
fino ad allora, in 2uropa come nello stesso mediterraneo, e mai per cos< a lungo $il primo califfato pareggi0
la sua grandezza ed estensione ma il suo periodo di piena centralizzazione economica dur0 al massimo un
secolo, dal 998-:98 ca, contro i !uattro secoli e pi dell'impero romano' 2sso si " configurato nell'arco
della sua articolata evoluzione storica come un sistema politicamente ed economicamente coerente,
fortemente centralizzato e con una vocazione principalmente marittima nelle epoche di 3ostantino e
-iustiniano, territorialmente unificato, lungo tutte le coste mediterranee e molte zone d'entroterra, da un
capillare circuito di strade e da un potenziato sistema di trasporto, che ha permesso con facilit l'estendersi
di urbanizzazione e romanizzazione anche nelle regioni pi interne e remote, ma soprattutto da un
complesso e massiccio sistema fiscale di tassazione capace di creare una fitta rete di collegamenti e
interdipendenze tra tutte le sue province /roprio !uesto sistema di tassazione, basato a partire da
Jiocleziano sull'annona come tassa ufficiale addizionale regolare, principale fondazione dell'economia di
stato romana, i cui convogli dominavano il traffico marittimo, dalle maggiori regioni produttrici di grano
del mediterraneo meridionale per rifornire le capitali dell'impero, configurando dun!ue il ruolo
fondamentale dell'apparato statale romano nello scambio e nella circolazione dei beni $!uindi nel sostegno
dato da esso alla crescita economica', rappresenta il motore di !uesto ciclo economico 3reando relazioni
regionali e agendo come catalizzatore economico, tale sistema di tassazione infatti fu in grado di dare
spinta allo sviluppo dei commerci, facendo dello stato $con l'eliminazione dell'intermediazione privata' il
principale organizzatore del movimento dei beni su larga scala, facilitando e assicurando i trasporti e ancor
pi stimolando la domanda D'evidenza archeologica dell'annona statale $sulla base della catalogazione dei
diversi tipi di ceramica tardo romana rinvenuti' d chiara e indubitabile testimonianza del fatto che molte
delle eccedenze delle pi produttive regioni agricole, specialmente nel caso africano, venivano esportate
come risultato dell'esazione fiscale( da ciascuna di !ueste regioni le navi salpavano dando vita alla pi
vasta e ramificata scala di scambio di beni che sia mai stata raggiunta nel bacino del mediterraneo
Kueste forme di distribuzione globale costituiscono infatti le rotte su cui poi si sarebbe impiantato il
commercio &on si trattava infatti esclusivamente di un circuito di scambi redistributivi o di indirizzo
fiscale ma anche di commercio% accanto ai beni trasportati per supplire alle G principali spese dello stato,
esercito*citt capitali*amministrazione civile, circolavano anche ceramiche pi pregiate non come merci di
tassazione% :uando i Aandali ruppero la spina dorsale della tassazione che sorregge%a Roma$Cartagine
nel B3C ponendo ,ine al motore ,iscale nell'occidente ci %ollero oltre due secoli perchD tale ciclo
economico si esaurisse* (E+ "llo stesso modo nella pi9 complessa rete del mediterraneo orientale il
commercio continu? dopo che i persiano con:uistarono "lessandria nel 4FG e l'embol> %erso
Costantinopoli termin? sebbene :ui il declino ,u pi9 rapido e il 200 costituisce una data attendibile per la
cessazione della maggior parte dei commerci interregionali di prodotti di massa anche in oriente a
giudicare dalle distribuzioni della ceramica* +Wickham+ In tal caso, in effetti, non si assistette ad una de-
commercializzazione immediata n tanto meno ad una definitiva cessazione delle produzioni% ma la fine
della tassazione conseguente alla con!uista vandala rese probabilmente troppo costose le esportazioni degli
altri materiali, precedentemente facilitate e sostenute dal trasporto delle derrate alimentari, !uindi
effettuabili ad un minor costo
Do stato romano, comun!ue, riforniva principalmente di grano e olio( tutto ci0 che non veniva invece
rifornito dallo stato era ugualmente incoraggiato e parzialmente regolato dallo stato stesso Li pu0 dun!ue
concludere che tutte le varie tipologie di scambio, durante !uesto ciclo economico, commerciale o non
commerciale, dipendevano dagli interessi dello stato e ,in senso stretto, rappresentavano l'intelaiatura, la
rete capillare che teneva l'impero insieme Do stato era dun!ue il presupposto dellAeconomia mercantile%
venendo meno !uesto, inevitabilmente, lAeconomia mercantile si sarebbe indebolita
3os< infatti, una volta crollata la struttura politica centrale portante e iniziata la frammentazione nelle sue
diverse unit regionali successive, con la conseguente cessazione dell'annona, s'innesc0 una crisi socio-
economica lenta ma inesorabile, che ebbe diversi impatti e conseguenze a seconda delle relazioni che
ciascuna regione aveva con le strutture del sistema-mondo mediterraneo, insieme ad un processo di
destrutturazione della rete degli scambi
@nalizzati !uesti cicli economici, non resta che individuare !uello di maggiore inerenza all'argomento del
saggio e cui esso " pi indirizzato, ovvero il secondo ciclo del commercio mediterraneo, !uello del pieno
medioevo centrale Male ciclo economico, per come viene appunto delineato dal 4ic5ham, sembra aver
avuto il suo fulcro nelle grandi citt del mondo arabo $Il 3airo, circondato dalla fertile e florida area di
produzione nilotica( Jamasco( ecc' ed aver integrato le reti commerciali indirizzate verso occidente
$@lmeria e Liviglia', verso l'area nord-occidentale $;enezia, -enova', verso nord $3ostantinopoli' e verso
oriente $)aghdad, 1ceano Indiano, 3ina' Ja !ui, grazie ad una nuova concentrazione di risorse, la
domanda da essa alimentata s'irradia con effetti propulsivi sull'intero continente eurasiatico e, lungi dal
cessare, l'attivit economica appare stimolata dalle nuove possibilit che offre il nuovo grande mercato
indo-mediterraneo politicamente saldato dalla con!uista araba, come testimonia l'intensificarsi degli scambi
interregionali e la ripresa del grande commercio a distanza, che recupera !uasi il suo ruolo come fattore di
risveglio dell'occidente Male ciclo economico, difficilmente in!uadrabile nelle sue coordinate
cronologiche e nella sua scala a causa della scarsa disponibilit di materiale documentario archeologico per
il periodo, risulta comun!ue particolarmente attivo tra =888 e =G78 $come testimoniano le -eniza del 3airo
e successivamente i documenti degli archivi notarili italiani', dominato in un primo tempo dalla
navigazione araba $BI sec' e in seguito dalle navi italiane 2' possibile, tuttavia, individuarne i primi
fermenti, le iniziali apparizioni e le condizioni in generale che portarono dun!ue all'emergere di una nuova
fase e di un diverso sistema economico, per !uanto sia un'area di discussioni ancora particolarmente
controversa e dominata da numerose zone d'ombra, nei decenni intorno all':88, con una fioritura graduale,
lenta ma costante, ed un progressivo allargamento della scala nei due secoli successivi, fino all'effettivo e
notevole decollo visibile intorno al =888 @ differenza del primo ciclo economico, !uello relativo
all'impero romano, !uesto ciclo rappresent0 una rete di scambi riguardante singoli stati sovrani $lo stesso
califfato abbaside, presumibilmente la compagnie statale pi estesa all'epoca, copriva solo un terzo del
mediterraneo e la sua stessa unit fiscale si frantum0 gi ai primi del B sec', in cui dun!ue l'elemento
redistributivo centralizzante di carattere fiscale negli scambi di lunga distanza non fu mai preponderante
$fatta eccezione per gli organismi politici pi complessi, vasti e maggiormente organizzati all'epoca, come
l'impero bizantino e il califfato fatimide' Il ristabilimento di !uesti scambi di lunga distanza avviene sotto
il segno di una sostanziale ristrutturazione del sistema economico, secondo regole differenti% il sistema-
mondo mediterraneo del medioevo centrale, infatti, non ricerca in alcun modo lo stesso tipo di egemonie di
prodotti di massa !uali !uelli strettamente alimentari trasportati dai convogli annonari dall'@frica,
produzioni supportate e appunto distribuite dallo stato romano, come movimenti interregionali di carattere
globale la cui scala non sar mai pi replicata nella storia del mediterraneo Male ciclo economico si
configura infatti come peculiarmente commerciale, incentrato sui prodotti artigianali e sull'intraprendenza
dei singoli mercanti, che non attendendosi pi supporto fiscale n guida paternalistica dello stato al di
fuori della loro regione, sono spinti ad #in%entare i loro percorsi e a tracciare nuo%e rotte e de%ono
essere ,lessibili adattando le loro direzioni al pro,itto modi,icando le condizioni della na%igazione e delle
economie se %ole%ano sopra%%i%ere& +Mc3ormic5, In tal senso, esso inaugura definitivamente la nascita
di un mondo nuovo, di un'economia europea propriamente detta in senso moderno
/er concludere il preambolo introduttivo sui punti fermi di base da considerare prima di un'analisi degli
scambi economici, 4ic5ham pone l'accento sulla gerarchia dei tipi di scambio sulla base della loro
estensione e sull'importanza, all'interno di una visione complessiva, organica e coerente di un dato sistema
economico, delle economie regionali% gli scambi di lunga percorrenza sono generalmente meno importanti
rispetto al commercio interno alle singole regioni Kuest'ultima infatti costituisce la realt effettiva e il
nucleo dell'attivit commerciale per gran parte delle regioni del mediterraneo D'insistenza sui commerci di
lunga distanza, alimentata da un lato dalla notevole attenzione posta nelle fonti documentarie disponibili
sui beni di lusso provenienti da aree lontane e dall'altro dal fascino sempre suggestivo del romanticismo
mercantilistico, che esaspera l'immagine esotica del commercio di spezie, delle galere veneziane, ecc non
corrisponde all'effettivo scenario del mediterraneo proto-medievale $gli empori come ;enezia e 2dessa che
vivono esclusivamente di un simile commercio di beni di lusso a lunga distanza sono solo punti sulla
mappa, come sostiene il 4ic5ham , rispetto ad una realt ben pi parcellizzata e ripiegata su forme interne
di produttivit e scambi locali' Do stesso commercio di lunga distanza, non costituirebbe altro, infatti, che
un allargamento del campo di azione, un estendersi in maniera propulsiva, dei movimenti di scambi intra-
regionali, che una volta raggiunta coerenza strutturale interna e sufficiente intensit, sfociano all'esterno
dando vita a commerci di pi ampio raggio e pi vasta estensione, cosa che spiega appunto la stessa natura
nucleare, o meglio, cellulare del traffico di lunga percorrenza, incentrato proprio sulla definizione di
aree regionali di scambio, che inglobano pi piccole formazioni regionali con i loro rispettivi contatti e le
loro confinanti zone d'influenza, collegate tra loro da !ueste stesse rotte di lunga distanza Da rinascita delle
grandes routes fin dal IB sec, fiorita in modo ancora pi evidente nel corso del BII sec, rappresenta solo il
composito e variegato aspetto superficiale dei pi complessi, articolati, incisivi traffici e scambi che
avvenivano all'interno delle regioni 3itando .orden e /urcel% He a,,ascinanti mani,estazioni del
commercio di alto prestigio de%ono generalmente esser guardate come crescita conseguente ed
intensi,icazione degli ordinari modelli di redistribuzione*&
Jopo aver fornito, in termini metodologici, le coordinate entro cui in!uadrare i diversi elementi che
configurano gli scambi economici, l'interesse del 4ic5ham si focalizza definitivamente sull'analisi
microscopica e diversificata di !uattro singoli casi regionali, ovvero 2gitto, Liria*/alestina, nucleo egeo
dell'Impero )izantino e Italia, presi in esame e studiati autonomamente, di cui egli fornisce un rapido,
complessivo e icastico !uadro, ciascuno inscrivibile e ricomponibile, in fase conclusiva, in una pi ampia
ed eterogenea cornice del Mediterraneo intorno all':88
Il primo caso regionale esaminato dal 4ic5ham " costituito dall'2gitto, paese erede di una tradizione
storico-economica di prosperit e floridezza plurimillenaria, il cui sistema economico " apparso come
!uello maggiormente in grado di resistere alle trasformazioni avvenute nel tra il mondo romano e il
medioevo centrale e di rimanere sostanzialmente invariato o comun!ue, subendo minimi cambiamenti e
mai battute d'arresto
Jalle tracce archeologiche $ceramiche da tavola principalmente provenienti da @ssuan( produzione e
commercializzazione di vino nel Medio 2gitto intorno ad @shmunaIn e nella media valle del &ilo(
produzioni tessili importanti sviluppate nella valle del &ilo intorno a )ahnasa e Kus per la lana, nel Jelta e
presso il NaIum per !uanto riguarda il lino( fondamentale produzione di papiro concentrata nel Jelta( ecc'
ma anche dalla ricchissima documentazione scritta egiziana, si delinea l'immagine di una realt regionale
fondata su un'economia di scambi interni notevolmente stabile, complessa e diversificata, incentrata sulla
fertile ricchezza dell'agricoltura nilotica e sulla facilit dei trasporti lungo l'intero asse di percorrenza del
fiume da @ssuan fino ad @lessandria, con una notevole specializzazione e gerarchia delle singole
produzioni regionali, sub-regionali e micro-regionali% simbolo predominante di !uesta solida e organica
strutturazione degli scambi economici, che sovrasta tutte le altre produzioni, consente una vasta gamma di
attivit specializzate e costituisce la principale risorsa d'esportazione dell'2gitto, " il grano, in tutte le
epoche storiche $dall'impero tardo-romano sotto il controllo di 3ostantinopoli fino all'ultima dominazione
abbaside', fulcro della tassazione egiziana /er !uanto si possa supporre che sia stata proprio la coerenza e
continua persistenza di !uesto tipo di tassazione a conferire stabilit e spinta propulsiva ad un sistema
economico cos< solidamente organizzato e strutturalmente diversificato, in realt l'2gitto, erede in senso
stretto di una lunghissima tradizione di elaborati e centralizzati sistemi di statalizzazione fiscale $gi prima
della dominazione romana, fin dall'impiantarsi del regime ellenistico-tolemaico', tra il ;II sec e l'et
ottomana, non ha mai necessitato di un sistema fiscale di base, col fine di supplire ai bisogni di altri stati,
che facesse da corollario e presupposto catalizzatore, per entrare a far parte della rete di scambi e commerci
mediterranei( ci0, infatti, proprio in virt del fatto che esso possedeva gi al proprio interno sufficiente
coerenza e organicit per prosperare da solo, ovvero una struttura auto-sostentativa che lo esimeva da
!ualsiasi necessit di vincolo o contributo esterno @lessandria rest0 sempre nell'arco della sua storia un
emporio per lo scambio dei beni di lusso e l'intero paese, complessivamente, mantenne sempre una
complessit economica nei suoi scambi commerciali interni ed un alto livello di produzione e distribuzione
locale( esso rimase internamente articolato e diversificato e tendenzialmente aperto alle altre regioni,
sviluppando nei secoli successivi una crescente intensificazione della specializzazione nelle manifatture di
ogni tipo, senza conoscere momenti d'interruzione, che raggiunger il culmine durante medioevo centrale
$come appunto documenteranno le -eniza del 3airo'
Le infatti la documentazione archeologica testimonia, tra 988 e BI sec, una fase di decadenza nei porti del
Jelta e ancor pi un sostanziale restringimento degli scambi tra il paese e le altre regioni $cessazione delle
importazioni di ceramiche da tavola tunisine e di olio cipriota e lenta evoluzione standardizzata dei tipi di
ceramica generati ciascun sistema produttivo', ci0 non fu dovuto ad un declino o impoverimento interno
del sistema economico n tanto meno ad una crisi generalizzata estendibile anche al caso egiziano, bens<
all'incapacit delle altre regioni mediterranee di confrontarsi alla pari col dinamismo e la stabile
complessit di !uesto stesso sistema( erano infatti !ueste stesse regioni limitrofe a doversi ugualmente
aprire ad un traffico interamente economico e a porsi su un paritario di livello di concorrenza per far si che
si venissero a creare sistemici legami di scambio tra le realt mediterranee, processo che avrebbe richiesto
ancora altri secoli per maturare definitivamente D'2gitto fornisce cos< l'ideal-tipo per comprendere come si
configura in !uesta epoca una sostanziale continuit socio-economica
Il secondo contesto regionale analizzato dal 4ic5ham " !uello pi frammentario, movimentato e ancor pi
variegato di Liria e /alestina, area caratterizzata da una spiccata diversit micro-regionale e, a causa della
sua stessa geografia, molto meno organica e unitaria, come insieme meno coerente nel suo intero, rispetto
all'2gitto @rea di principale esportazione $presumibilmente accanto alla Munisia' nel momento di acm> del
primo ciclo economico, gi sviluppatasi nel mondo tardo romano in virt della sua vocazione mercantile e
della sua intraprendenza economica come maggiore regione produttrice di vino e olio $con la costa e le
colline intorno ad @ntiochia !uali zone di concentrazione di tale produzione' ed esportatrice su vasta scala
nell'intero mediterraneo orientale, essa presumibilmente rimase ancora altamente attiva, per !uanto
riguarda strettamente gli scambi, nell'arco del medioevo
3ome rivela infatti la straordinaria e diversificata distribuzione, spesso anche attraverso sovrapposizioni
cronologiche, di ceramica @frican #ed Llip Fare, /hocean slip Fare e 3Ipriot Llip Fare, dagli inizi del ;
a tutto il ;II sec , Liria e /alestina costituivano un'area regionale sufficientemente aperta al Mediterraneo
da indicare il barometro dei commerci marittimi nel bacino per un lungo periodo di tempo Kui tuttavia,
con molta probabilit intorno al 988, l'esaurirsi definitivo del primo ciclo economico avvia un periodo di
crisi lungo gran parte della costa levantina, provocando spopolamenti di citt e abbandoni rurali in alcune
zone( in contrasto, invece, l'area pi interna della regione sembra conservare prosperit e ricchezza ancora
durante gli omaIIadi ed anche successivamente $si pensi all'affermarsi di una nuova produzione
particolarmente pregiata di ceramica, la Mafiar Fare, distribuita nella valle giordana dal 978 in poi, che
rivela proprio gli elementi peculiari e maggiormente sorprendenti della produzione ceramica di !uesto
periodo in tale contesto, ovvero la sue estrema localizzazione ed il suo elevato livello !ualitativo, secondo
una crescente complessit', continuando la produzione di ceramiche locali anche se su una scala molto
ridotta e con limitata distribuzione nel Devante $allo stesso modo della ceramica, fortemente circoscritto
alla stretta sfera locale, divenne anche la produzione di vino, come indicato dalla distribuzione delle ultime
anfore Date #oman 7' 3i0 che " possibile delineare dall'analisi di !uesti elementi " dun!ue il fatto che con
molta probabilit la fine del sistema romano di tassazione e l'esaurirsi del primo ciclo economico in !uesta
regione abbiano significato la fine di ogni sistematica unificazione degli scambi dell'intera area,
dimostrando cos< la forte dipendenza dell'area dal precedente sistema di scambio interregionale &onostante
il breve periodo di imposizione di un sistema di prelievo fiscale da parte degli omaIIadi $che tuttavia
possedevano soltanto una piccola porzione dell'intera area', per la riunificazione della regione a livello
economico-commerciale bisogner attendere l'opera centralizzatrice degli abbasidi che, favorendo una
ristrutturazione fiscale e una ricomposizione territoriale, integreranno l'intera area nella cornice eterogenea
e dilatata della nuova rete di scambi di larga scala focalizzata non pi sul Mediterraneo, bens< in direzione
dell'Ira!, verso )aghdad, la nuova capitale edificata nel 97?( il potere propulsivo e integrativo, appunto, di
!uesta politica di centralizzazione favorir l'assestarsi di una rinnovata tendenza di espansione della scala
geografica degli scambi commerciali a partire dall':88 $e non generando un supposto e inesorabile declino
economico dell'area, spostando la sede del potere politico da Jamasco a )aghdad e privando la regione, gi
gravemente devastata da un violento terremoto nel 9O6', conducendo ad un notevole incremento dei traffici
di Liria*/alestina e Ira! $prime attestazioni di pregiata ceramica irachena nel Devante e di vetri policromi di
#a!!a in oriente, che dai livelli pi parcellizzati e localizzati, inizia a raggiungere scale di distribuzione
notevolmente pi ampie' Inoltre, come il 4ic5ham tende a sottolineare, nonostante la frammentazione nel
mosaico di variegate economie fortemente localizzate e disorganiche registrata nella regione prima
dell':88, il Devante conserva abbastanza complessit interna, nei centri urbani lungo la costa come in !uelli
dell'entroterra, e domanda sufficiente a reagire prontamente allo stimolo offerto dalla ricentralizzazione
abbaside, indirizzando tuttavia, come gi asserito, !uesto nuovo dinamismo economico non pi verso il
Mediterraneo Lolo una volta raggiunta l'unit economica, il Devante sarebbe stato in grado di ac!uisire una
propria complessit sotto il profilo delle strutture economiche e dun!ue di rispondere alle possibilit di
scambio prospettate dal Mediterraneo stesso Ja !uesto momento comun!ue, il Devante mantiene
un'economia locale complessa di riferimento ed una movimentata articolazione interna che permettono di
accostarlo, in particolar modo per l'intensit degli scambi, all'2gitto Infatti, di conseguenza, un primo
parallelismo e un'abbozzata forma di comparazione tra diversi casi regionali pu0 esser cos< rintracciato
dallo storico sulla scia delle ultime osservazioni% 2gitto e Liria*/alestina seguono dopo l':88 uno sviluppo
simile, sebbene per ragioni diverse, in !uanto entrambe non fonderanno pi da !uesto momento la loro
ricchezza e prosperit su un'eventuale apertura sul Mediterraneo Mentre l'2gitto rimase una regione
internamente integrata e compatta, il Devante rafforz0 il proprio assetto di complesso di micro-regioni
economicamente attive ma di dimensioni particolarmente ridotte, configurandosi dun!ue come una
collezione dal punto di vista economico di regioni, sub regioni, micro-regioni tendenzialmente prosperose
In contrapposizione, sotto alcuni aspetti, al modello di sistema economico prospettato dal caso siro-
palestinese, si configura invece il terzo contesto regionale preso in esame dal 4ic5ham, ovvero !uello
relativo al nucleo centrale dell'impero bizantino nell'egeo Kui, la gravissima crisi economico-politica che
minacci0 il paese nel corso del ;II sec $invasioni persiane, perdita definitiva delle ricche province di
2gitto e Liria per mano araba, con la loro successiva con!uista della Munisia, ecc' determina sviluppi
controversi, non chiaramente definibili, ed uno scenario complessivo disomogeneo
&onostante il mondo egeo abbia fortemente risentito, e in maniera anche drastica e repentina, della rottura
del sistema mediterraneo, grazie alle sue dinamiche di sviluppo interno, polarizzate intorno al ruolo
centripeto di 3ostantinopoli, in precedenza una delle foci politiche ed economiche del sistema-mondo
mediterraneo al suo apice, continu0 a mantenere anche se in proporzioni minime forme di comunicazione
persino nell'arco del ;II-;III sec, punto pi basso raggiunto dal livello di complessit economica interna
della regione stessa D'evidenza archeologica prospettata dalle ceramiche dell'2geo consente di delineare un
sistema di scambio economico che opera su due livelli% da un lato si assiste ad un'estrema localizzazione e
semplificazione della produzione ceramica, che si caratterizza come insieme di tipologie ceramiche
assolutamente modeste $ceramiche dipinte di -ortina e /seira', molto pi spesso, nel caso della penisola
greca, semplicemente prodotte a mano $fenomeno che non ha paralleli nel mondo mediterraneo del primo
medioevo', riflettendo una rete di scambi sostanzialmente molto semplice, ridotta su piccola scala locale,
dominata da una domanda molto bassa e presumibilmente intermittente e da una ricchezza generale
relativamente ridotta $elemento che indica dun!ue la presenza di societ altrettanto semplici e ripiegate fino
ai massimi livelli su una scala sistemica locale( si tratta nel complesso di fattori di evidente crisi, non
rintracciabili con la stessa intensit nei casi regionali di 2gitto e Devante'( dall'altro lato, invece, "
comun!ue riscontrato un mantenimento di reti di scambio molto pi ampie% la celebre -lazed 4hite,
prodotta a 3ostantinopoli fin dal ;I sec, pu0 essere ancora rinvenuta tra ;III e IB sec nelle isole
meridionali ed orientali dell'2geo $3reta, 3ipro', le stesse anfore globulari /ost-late #omans ? compaiono
ancora per la stessa epoca a Lparta come a 3reta come a 3ostantinopoli e perfino in Italia, ad identificare
una continuit nella rete degli scambi $ forse di vino' lungo medie distanze Li tratta tuttavia in !uesto caso
di un tipo di commercio, per !uanto su scala leggermente pi ampia, che rimane sostanzialmente marginale
rispetto al pi consueto e importante sistema di scambi locali( esso sembra privilegiare le isole e in
particolare i maggiori centri politici della -recia $oltre alla capitale 3ostantinopoli', la cui conservata e anzi
rinnovata importanza consente di dedurre, come sostiene P.aldon, che lo stato bizantino detiene un ruolo
cruciale nel conservare e e rilanciare l'andamento degli scambi, stato la cui struttura politico-fiscale "
rimasta fortemente centralizzata, fornendo cos< di per s un continuo stimolo alla domanda Jalla stridente
contrapposizione sorta nella regione egea a partire dall';III secolo tra consistente localizzazione di
produzione e distribuzione della ceramica $che pi ci si allontana dal mare pi ac!uisisce estrema
semplicit' ed esistenza di un modesto ma altrettanto consistente traffico marittimo che include
occasionalmente beni all'ingrosso e riesce ad estendersi al di fuori dell'2geo $sufficientemente consistente
da sembrare necessariamente regolarizzabile in forme legali', emerge dun!ue allo stesso modo una solida
cornice ricompositiva fornita dal mantenimento di una strutturazione politico-fiscale centralizzata di base
che tiene unito e sorregge ancora l'impero nelle sue eterogenee realt
&el tentativo di isolare gli elementi differenti e ricomporre un !uadro unitario sulla base
dell'individuazione degli eventuali punti di contatto e di accostabilit, 4ic5ham pone in comparazione
!uesto contesto regionale con i due gi precedentemente esaminati% l'2geo si configura sul piano micro-
regionale come realt nettamente pi semplice di !uella presente nell'ambito delle economie locali del
Devante nell':88 $e ci0, come gi sostenuto, a causa principalmente della profondit e gravit
della crisi del ;II sec' ma rispetto a !uest'ultimo, esso appare allo stesso tempo come un'unit economico-
territoriale molto pi omogenea e compatta In effetti l'estensione geografica dei movimenti di beni, anche
in minime !uantit, tra 3ostantinopoli e 3reta era molto pi vasta di !uella riscontrabile in tutta la Liria
fino all'introduzione del vetro policromo intorno all':88, a tal punto che la stessa -lazed 4hite
costantinopolitana pu0 esser ritrovata in Licilia, con molta probabilit a che a ;enezia @ncor prima
dell'emergere del ruolo dominante degli arabi nel gestire e dirigere le spinte propulsive del secondo ciclo
economico, dun!ue, sar l'impero bizantino, in virt della sua struttura sistemica fiscale, ad incentivare e
guidare una prima forma ridotta di traffico all'ingrosso lungo sostanziali distanze nel Mediterraneo, agli
albori del secondi ciclo stesso
Li profila, infine, sullo sfondo l'ultimo caso regionale analizzato dal 4ic5ham all'interno del saggio, ovvero
!uello dell'Italia, contesto per cui la straordinariamente ricca e ben conservata documentazione
archeologica del periodo propone una cornice complessiva meno controversa e indefinibile rispetto alle
altre realt regionali
/arte fondante e originariamente protagonista assoluta del sistema-mondo romano, pienamente integrata
nella rete degli scambi mediterranei nell'arco di tutta la storia romana, similmente a Liria e /alestina e come
esse altrettanto frammentata, la penisola italiana appare nell':88 come meno prosperosa e fiorente nella
gran parte della sua estensione territoriale rispetto all'area levantina
Kui appunto, al drammatico crollo dell'autorit imperiale, segue un processo di disgregazione generale che
comporta un'estrema disunit politico territoriale nella penisola $gi dopo 3arlo Magno, erano identificabili
sei diverse formazioni politiche principali', la !uale a sua volta accelera il processo di frammentazione
economica in numerose micro-regioni, delineatosi sempre pi a livelli marcati e irreversibili in seguito alla
fine del sistema statale di tassazione a partire dall':88, in tutte le regioni tranne !uelle di dominio bizantino
$Licilia, 3alabria' In uno scenario siffatto, scenario in cui l'archeologia ha recuperato evidenze
documentarie che permettono di ricostruire un insieme di piccole reti locali di scala ridotta $Italia centro-
settentrionale', di bassa domanda e scarso livello di ricchezza $ma !ui lo scambio appare comun!ue come
molto pi articolato rispetto al livello locale nell'2geo', oltre che di produzioni ceramiche di modesta
!ualit, si possono riscontrare due importanti eccezioni% anzitutto ;enezia, il cui ruolo strategico di
crocevia dei traffici da oriente a occidente, ruolo concepito in termini !uasi paradigmatici di modello per
antonomasia di sviluppo economico generalizzato, nel primo medioevo, ha sempre attirato l'attenzione e la
curiosit degli storici $da /irenne a Mc3ormic5', nello specifico in virt del suo repentino e
apparentemente improvviso sviluppo, a partire dall':88, attraverso lo sfruttamento della rotta adriatica,
l'instaurazione di legami politici privilegiati con 3ostantinopoli e di connessioni commerciali con
@lessandria, che l'ha condotta a trasformarsi in breve tempo nel centrale porto di commercio e di snodo
del traffico di schiavi $che sottratti presumibilmente dalle zone slave-danubiane e in seguito alle guerre
carolinge, venivano indirizzati a sud' e ancor pi di merci preziose $merci che da oriente per suo tramite
venivano incanalate a nord in direzione francese( !uesto scambio di beni di lusso diverr la sua peculiarit,
data anche l'invalidante, effettiva inconvenienza della sua posizione geografica a ridosso delle @lpi, che di
certo non avrebbe facilitato o favorito lo sviluppo di un !ualsiasi scambio all'ingrosso su vasta scala e oltre
il mercato italiano', tra il mediterraneo intero e l'2uropa settentrionale ( altra eccezione era sicuramente
rappresentata dalla movimentata costa tirrenica meridionale, da #oma fino alla Licilia, subregione nota gi
nel tardo romano impero come luogo di residenza dei grandi senatori proprietari terrieri $la scala della cui
ricchezza fondiaria sembra esser sparita ormai del tutto a partire dall':88', in cui il commercio, a livello
micro-regionale e fortemente localizzato e specializzato $!uasi a richiamare !uello riscontrabile nell'area
egea, con la sostanziale differenza che in tal caso si tratta esclusivamente di scambio commerciale tra realt
statali autonome e indipendenti che mantengono ciascuna la propria singola identit, non inserite !uindi in
una pi ampia struttura di centralizzazione politico-fiscale statale e di redistribuzione', non ha mai cessato
di esser praticato, come dimostrano la Norum Fare, ceramica invetriata sviluppata a #oma nel tardo ;III
secolo, rintracciabile lungo tutta l'area tirrenica nel secolo successivo, le anfore di vino napoletane,
rinvenute da #oma alla Licilia, come le altrettanto diffuse anfore calabresi e le lampade d'olio siciliane In
!uesta stessa sub-regione, particolare rilievo rivestono i centri urbani di commercio sorti nell'area
napoletana, tra cui spicca la citt, futura repubblica marinara insieme a ;enezia, di @malfi, in cui le
testimonianze archeologiche rivelano l'esistenza di una rete di scambi e relazioni commerciali gi da
tempo
Il 4ic5ham sottolinea proprio il fatto che tale realt regionale costituisca in generale l'unica nel
mediterraneo occidentale a implicare trasporti di beni all'ingrosso persino su una piccola scala, il cui unico
corrispettivo marittimo pu0 esser rappresentato dalla rete fiscalmente sorretta dell'2geo, per !uanto poi,
effettivamente, entrambi i contesti regionali appaiano come insignificanti ed estremamente ristretti in
confronto alla vastit ed estrema complessit organizzativa e strutturale del traffico lungo il &ilo
In conclusione alle sue analisi micro-regionali comparativamente condotte, 4ic5ham si premura di
riassettare una cornice sintetica finale in cui comporre e accostare i singoli elementi di
differenziazione*parallelismo di maggior rilievo &e emerge il !uadro di un mediterraneo, intorno all':88,
sostanzialmente tran!uillo, dominato da diversi insiemi di economie regionali, con ridotti legami tra di esse
e livelli notevolmente differenti di complessit economica da una parte all'altra &onostante esempi di
scambi economici di pi ampia scala e portata, come !uelli riscontrabili nella Licilia tra ;III e IB secolo,
costante crocevia per i traffici oriente-occidente $prima fortemente vincolata al sistema fiscale bizantino per
il rifornimento di grano a 3ostantinopoli, successivamente, dopo la con!uista araba dell':?9, ancorata
strutturalmente al nord @frica, con un continuo mantenimento nel frattempo dei rapporti commerciali col
resto dell'Italia', in !uesta fase storica gli scambi di tipo interregionale restano sostanzialmente marginali
rispetto all'assoluta preponderanza degli scambi interni, in special modo per i beni all'ingrosso% in molte
parti del mediterraneo vengono cos< installate reti di scambio micro-regionale, in cui le singole regioni sono
tra loro collegate da un sottile traffico di beni di lusso e da continui, brevi navigazioni di cabotaggio che
non conoscono mai fine Da sintesi conclusiva del 4ic5ham conduce ad evidenziare cin!ue punti principali
che permettono cos< di schematizzare e comprendere gli elementi che, estratti da !ueste diverse analisi
regionali, contribuiscono a delineare fin dai suoi albori lo sviluppo del secondo ciclo economico%
=Il Mediterraneo orientale nell':88 appare sostanzialmente pi ricco ed economicamente pi complesso a
livello regionale rispetto a !uello occidentale, riproponendo in tal modo una situazione di eterogeneit e
diversa distribuzione di prosperit che si era originata nel bacino mediterraneo molto tempo prima, fin dal
O88-O78 $le pi9 mo%imentate regioni dell'est risultano economicamente prosperose e so,isticate gi1 tra IA
e AI sec, 4ard-/er5ins', e che rimarr tale fino almeno al BII sec( in 1riente, le regioni del sud, arabe, si
dimostrano pi ricche e composite di !uelle del nord, bizantine, con l'2gitto che si configura come la pi
complessa economia mediterranea e come fulcro e guida della successiva espansione economica del
secondo ciclo Muttavia, gli scambi marittimi pi dinamici e articolati dell'epoca sono individuabili in aree
non poste sotto il controllo arabo, ovvero il cuore egeo dell'impero bizantino e la costa tirrenica
meridionale $aree direttamente connesse a partire da !uesto periodo lungo l'asse della principale rotta di
comunicazione tra mediterraneo orientale ed occidentale'(
?3ome gi affermato all'inizio, il secondo ciclo economico, in netta contrapposizione col primo, non era
guidato da reti di controllo*redistribuzione fiscale( tuttavia all'interno delle regioni, l'esistenza di sistema di
tassazione che regoli il movimento dei beni contribuisce a rendere sostanzialmente coerente e pi
complessa la struttura economica della regione stessa, stimolando attraverso le necessit fiscali, una
maggiore apertura al commercio interregionale $ si pensi ai casi di 2gitto, 2geo bizantino, Devante
abbaside' Ji tutte le principali regioni economiche, solo l'Italia fior< internamente per ragioni puramente
commerciali(
G@ partire dal IB secolo, i traffici di lunga distanza risorsero( ci0 dipese principalmente dalla
concentrazione di risorse e ricchezze delle due potenti formazioni politiche sorte all'epoca, l'impero
carolingio e il califfato abbaside, nessuno dei !uali era rivolto o incentrato sul Mediterraneo, per !uanto
entrambi controllassero ampie porzioni delle regioni costiere mediterranee, focalizzati dun!ue entrambi su
aree indipendenti, l'uno sulla regione tra Lenna e #eno, l'altro sull'Ira!, in cui vennero a crearsi le
condizioni per lo sviluppo di classi sociali ricche e !uindi di nuova domanda Il legame stabilito tra
carolingi e abbasidi accelera il sorgere e il definitivo affermarsi del ruolo centrale di ;enezia, ottimo porto
per il commercio di merci preziose per i domini franchi, oltre all'intensificarsi e diversificarsi delle rotte
marittime e ad una rinascita del commercio di beni di lusso su lunga distanza I grandi fermenti e
dinamismi che prendono piede nel corso del IB secolo pongono solo le basi per un commercio su pi larga
scala, ma non lo definiscono n costituiscono ancora in tutti i suoi elementi strutturali(
OMuttavia, la ricchezza delle singole regioni nell'area mediterranea nell':88 non sembra particolarmente
incentrata e focalizzata sul mediterraneo stesso come spazio di scambio marittimo $si veda ad esempio il
caso dell'2gitto' /er lo sviluppo di una maggiore apertura nei confronti del commercio mediterraneo e per
l'espansione di un commercio di beni all'ingrosso con l'2gitto, sarebbe stato necessario un progressivo ed
intensivo sviluppo interno alle singole regioni stesse $ piuttosto che un incremento della densit della rete di
scambio dei beni di lusso' che le avrebbe rese sufficientemente complesse e spinte verso dinamiche
esterne, in modo da esser considerate partner commerciali alla pari dagli stessi egiziani /i le altre regioni
avrebbero ac!uisito una complessit interna, pi !uesti avrebbero offerto nuove opportunit per scambi di
beni all'ingrosso lungo ampie distanze tra di loro &onostante una prima forma di interrelazione
interregionale individuabile nei contatti commerciali tra mari tirrenico ed 2geo, le connessioni di pi larga
scala affermatesi a partire dal =888 riguardano essenzialmente regioni del Mediterraneo meridionale, lungo
l'asse Munisia*Licilia- 2gitto $in particolare, la Munisia, regione pi ricca del mediterraneo occidentale nel
I; secolo, torna a ricoprire !uesta posizione grazie ai rinnovati collegamenti con la Licilia a partire dal B
secolo, trasformandosi esattamente nel tipo di regione con cui l'2gitto avrebbe potuto commerciare e
competere'(
7De reti dei maggiori scambi nel IB secolo avvengo all'interno delle regioni% il secondo ciclo economico,
come gi affermato, sorger come risultato della spinta propulsiva all'esterno generata dagli incrementati
sviluppi interni di numerose regioni e delle conseguenti possibilit offerte dalla progressiva
specializzazione e interdipendenza regionali 3ome motori e forze catalizzatrici di tali sviluppi interni,
vanno individuati due fattori% la forza e capillarit della rete fiscale regionale e la domanda delle elites
aristocratiche 3ome afferma chiaramente il 4ic5ham, la complessit dei sistemi economici in generale "
dettata dalla ricchezza delle classi dirigenti e dalla loro capacit di sfruttare, in un mondo dominato
dall'agricoltura, la classe contadina
Mutte !ueste conclusioni, da un lato, ci conducono a constatare, come in parte gi asserito, che , intorno
all':88, nel Mediterraneo si assiste all'emergere di nuovi elementi e nuove tendenze che sono l'esito
conclusivo di un lungo processo di trasformazione nell'arco dei secoli successivi al crollo dell'impero
romano, trasformazione $che raggiunge complessivamente il culmine tra fine ;II-inizio ;III sec, ma
avviene sostanzialmente in tempi e velocit diverse a seconda dell'area regionale' avvenuta in termini
principalmente di contrazione, di diminuzione dei commerci, e di graduale esaurimento degli assetti e delle
spinte propulsive del primo ciclo economico, e non come esito conseguente ad un singolo episodio
catastrofico $ come prospettava /irenne, per il tardo ;II sec, con l'emergere dell'Islam( #la tras,ormazione
del Mediterraneo era gi1 a%%iata ben prima della prima incursione araba&, .odges-4hitehouse',
evidenziando come tra 200 e C00 le strutture e le caratteristiche delle comunicazioni e :uindi dei
commerci si ri%elano drammaticamente mutate& +McCormick,( che !ueste tendenze e !uesti primi
rinnovati fermenti costituiscono i prodromi aurorali della fioritura e dello sviluppo degli scambi e dei
commerci nei secoli successivi, portando a configurare l':88 come vero punto di svolta che prelude alla
nascita di un'economia propriamente europea( che i fattori agenti e di stimolo all'affermarsi di tali nuove
tendenze e alla generale ripresa e intensificazione degli scambi derivano dal fiorire di nuove forze interne
alle varie regioni, da crescita demografica, espansione e stabilizzarsi di nuove strutture politiche,
complessivamente da disparati elementi di geogra,ia tecnologia cultura politica e ricerca di pro,itto
che a%rebbero intessuto una nuo%a rete di connessioni rotte in,rastrutture +Mc3ormic5,( che, in
particolare, protagonisti di !uesta espansiva riorganizzazione del sistema economico mediterraneo-europeo
$come gi asserito, culmine, non inizio, di una profonda trasformazione interna gi al mondo tardo antico'
furono ;enezia, nel suo ruolo emergente di punto di collegamento imprescindibile tra 1riente e 1ccidente
e di controllo del principale mercato di schiavi, ma ancor pi gli @rabi $che in netta confutazione del
/irenne, sulla scia dell'intuizione di MDombard e L)olin, si rivelano, piuttosto che come barriera, molto
pi come stimolo alla ripresa dei commerci e al configurarsi di una vera economia europea', i !uali,
connettendo e integrando il Mediterraneo nella pi vasta rete commerciale confluente nell'@sia centrale,
incentrata intorno alla ricca )aghdad, e offrendo beni, mercati, oltre che domanda, danno impulso ad un
maggiore dinamismo economico e ad una sostanziale ripresa dell'2uropa, ora non pi focalizzata su un
Mediterraneo come centro economico-culturale, ma maggiormente orientata in direzione sud-orientale
Jall'altro lato, nello specifico, le ultime considerazioni fatte dal 4ic5ham, che permettono di vedere i
modelli di produzione elaborati e lo scambio di merci all'ingrosso su larga scala come chiari segni di
sfruttamento e di risultanti gerarchie di ricchezza $in tal caso, dun!ue, per il 4ic5ham, la correlazione
complessit di scambio-progressiva accumulazione di ricchezza " solidamente fondata e riscontrabile',
forniscono, in conclusione, un'immagine molto meno romantica e marittimo-mercantilistica dei sistemi
economici medievali, il cui elemento strutturale e predominante, di definizione della scala delle attivit e
degli scambi commerciali*culturali, sembra dimostrarsi sempre pi dipendente dalla scala dell'esazione
fiscale e della rendita agraria sulle classi contadine agglomerate nei centri fluviali di maggior produttivit e
concentrazione del mondo mediterraneo medievale Cn'mmagine che comun!ue contribuisce ad illuminare
di nuova luce, secondo un'ottica pi dinamica, composita, correttamente diversificata ed economicamente
coerente, al di fuori di ogni forma di sapere convenzionale o teorizzazione pregiudiziale, un Mediterraneo
medievale che appare ormai sempre pi dilatato nei suoi spazi e interconnesso nelle sue parti, sempre pi
multiforme e fre!uentato, animato da miriadi di movimenti e graduali trasformazioni( proprio tutto !uesto
ha contribuito a modellare la natura di un' economia propriamente europea, che sembra emergere cos<, ai
suoi albori medievali, tutt'altro che stagnante, ripiegata su se stessa, decadente, bens< dotata di una
straordinaria apertura, verso molteplici direzioni ed in innumerevoli forme, e di uno spiccato dinamismo
nei cambiamenti che hanno condotto alla sua formazione
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