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come se lei stessa si fosse mutata in una nuvola di pioggia. Chouji la guardava da pochi metri di distanza,
apparentemente incapace di trovare parole di conforto, immerso nella propria rassegnazione.
Non c'erano domande da fare.
Hinata entrò nella stanza dove il corpo era stato portato per i primi esami; avanzò con insolita sicurezza,
mancando di domandarsi il motivo per cui Shikamaru non fosse seduto accanto al letto.
Trasse un profondo respiro e posò il palmo sul volto di Asuma, quasi percependovi un'ultima traccia di calore.
Era già nella propria stanza quando si accorse di non essersi nemmeno lavata le mani dopo essersene andata.
Troppo tardi per togliere l'odore di morte.
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Abbassò improvvisamente lo sguardo, attirata dalla luce che si era accesa negli occhi di Shikamaru. Quelli di
Chouji e Ino brillavano della stessa aura di determinazione; Hinata si portò alla sinistra di Kurenai e cercò di
evitare che il suo sguardo incrociasse i loro.
Avvertì la rabbia di Shikamaru all'altezza della schiena e ne sostenne il peso senza spostarsi di un centimetro.
Non ora pensò, come se il ragazzo potesse leggerle nella mente. Non ora.
La squadra 10 lasciò il funerale in anticipo; Tsunade parve seguire il loro spostamento in modo ravvicinato, ma
non fece nulla per fermarli. Non per il momento.
Quando Kurenai si avvicinò alla bara, fece scivolare le dita lungo quelle di Hinata; la ragazza sgranò gli occhi e
annuì.
Proprio allora il formicolio strinse la presa attorno al collo, prendendo possesso di naso e gola. Hinata ebbe un
sussulto mentre un sapore metallico si insinuava nei suoi organi, immobilizzandola.
Era... travolgente.
Chiuse gli occhi, in silente attesa; poi, appena Kurenai svanì attraverso la folla di vesti nere, prese a correre,
nascondendosi allo sguardo di tutti.
Vomitò dietro uno squallido gruppo di alberi, nei pressi del terreno dei Nara.
Tutto intorno a lei il mondo aveva il sapore del sangue di Asuma.
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Scena 03/Potere
Naruto la stava baciando. Un bacio gentile, privo di pretese o grandi passioni; solo un paio di labbra che si
sfiorano e un tocco gentile ad accarezzare i capelli.
Quello che le piaceva di più era il modo in cui lui riusciva a legarla a sé, pur mantenendola distante: senza
bisogno di toccarla in posti che ancora rendevano timida, dopo tanto tempo speso ad esplorare i reciproci
sentimenti.
Erano entrambi indecisi: due ragazzini inesperti e impacciati, alle prese con la loro prima 'infatuazione'.
Era cominciata tanto tempo prima, eppure il sapore di Naruto non avrebbe potuto sembrare più nuovo ad
Hinata: ramen e spezie, e quell'indiscutibile traccia di sudore che derivava dal tanto parlare. Era qualcosa di
simile alla 'rabbia', un'eccitazione euforica che cresceva da dentro e che lei non era mai riuscita a provare, se
non nei suoi sogni.
Naruto la faceva arrossire; ma l'innocenza che li accomunava era qualcosa che li univa a un punto tale che la
faceva sentire come 'se non fosse' se stessa; e ogni sua insicurezza svaniva.
"Hinata-chan...."
Non riusciva a capire perché i loro respiri si stessero facendo così 'affannati'.
Si appoggiò contro la spalliera del letto mentre le mani di Naruto le scivolavano lungo i fianchi, spingendola
indietro. Un'improvvisa ondata di calore le attraversò il corpo, e un odore insistente giunse al suo olfatto; era
qualcosa di più di una semplice fragranza. Era forte, decisa e la invitava ad accogliere ciascuna delle attenzioni
che Naruto le stava offrendo. Spalle, collo, seno, fianchi, e....
Hinata inclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, cercando di capire perché tutto sembrasse così
tremendamente 'sbagliato'. Strinse le dita, affondando le unghie nella schiena di Naruto, e l'odore si rafforzò.
Il battito del cuore dell'altro ('del Kyuubi') le pulsava nelle orecchie, rendendole impossibile respirare; l'aria era
calda, e le sue gambe pesanti. E la forza che il corpo sopra di lei emanava era troppo da ignorare; era così vivo:
pieno di passione, calore, 'potere'.
Hinata deglutì, cercando di trovare una risposta a quei pensieri così estranei alle sue normali concezioni; ma
una nebbia densa le ottenebrava la mente: non riusciva a muovere il proprio corpo senza che le palpebre si
facessero sempre più pesanti.
Sapeva solo che aveva un desiderio irresistibile di 'possedere' ciò che le veniva offerto - che aveva terribilmente
sete.
Naruto sorrise nell'incavo del suo collo, e allora lei inarcò la schiena, appoggiando la testa sul cuscino. Affondò
maggiormente le unghie nella carne dell'altro, e al suono della sua voce ne cercò lo sguardo. Perché quel suono,
quel battito, erano improvvisamente cambiati.
E quando le iridi azzurre che la fissavano assunsero una sfumatura diversa dal solito rosso provocatore, il viola
inghiottì i lineamenti che le erano famigliari, trasformando il volto che amava in quello di uno sconosciuto.
Hinata strinse con forza le coperte e si ritrasse dal quell'indesiderato interesse; cadde sul pavimento con un
tonfo che echeggiò nella stanza buia.
Le finestre erano aperte e l'aria umida ristagnava tra le pareti.
Hinata strinse le braccia attorno al petto e rabbrividì avvertendo un liquido vischioso scivolarle lungo le braccia.
Quello non era il solito modo in cui si procurava delle ferite.
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Scena 04/Conversazione
'Sulla destra'
'Cosa?'
'Porca..'
'Ora è...'
'Merda!'
Hinata assorbì il colpo all'ultimo istante, ruotando il busto mentre cadeva e atterrando sull'erba accanto allo
stagno.
"Hinata-sama!"
Neji si avvicinò per assicurarsi che non si fosse ferita. Esaminò caviglia e polpaccio prima di lasciarle libera la
gamba; un sorriso gentile la rassicurò che non si trattava altro che d'un graffio.
Nell'ultimo periodo le attenzioni di suo cugino nei suoi confronti si erano fatte così premurose che...
'Che razza di stronzo'
"Sta zitto"
Neji sbatté le palpebre, confuso. "Hinata-sama?..."
La ragazza scosse il capo. "N...nulla" balbettò, scansando le mani dell'altro. "Non ho detto nulla", sorrise.
L'altro si sistemò il la divisa e le propose di ricominciare gli allenamenti; Hinata dissentì.
"Domani forse, Neji-niisan... Sono un po’... stanca"
'Bastardo'
Neji parve sorpreso da quella risposta, ma non obiettò. Hinata fece un inchino educato, sistemò i sandali
nell'ingresso e salì le scale con assoluta compostezza, annuendo ogni volta che incontrava uno dei membri della
casata secondaria.
"Hinata sama", sussurravano. 'Hinata'
Aprì la porta del bagno e fece scattare la serratura, appoggiandosi per un istante contro il legno bianco. Aveva
caldo.
Si tolse i vestiti lasciando per ultimo il coprifronte, che depositò con cura sul bordo della vasca. Una volta
immersa nell'acqua gelida, rimase per diversi secondi ad osservare il simbolo inciso sul metallo.
Era un disegno semplice; poche righe che s'intrecciavano tra loro, completando uno schema ricco di grandiosi
significati. Hinata rise, osservando i capelli fluttuare attorno a lei come un velo nero.
'Ti preferisco in rosso'
Lanciò uno sguardo impaurito in direzione dello specchio, quasi aspettandosi di trovare lui a fissarla attraverso
quel riflesso.
"Stai zitto", sussurrò.
Ma le labbra davanti a lei non si muovevano, e lui continuava a ridere nella sua mente.
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Scena 05/Incubi
Sentiva la sua voce tutto il tempo adesso, come una lurida coscienza che la perseguitava, intimandola di
compiere azioni terribili.
Hinata si ritrovava a seguire linee di pensiero di cui prima aveva persino ignorato l'esistenza; secondi fini,
imprecazioni, propositi disonorevoli. Il mondo le veniva mostrato sotto una luce diversa, degradante, quasi ogni
cosa attorno a lei fosse fatta per dimostrare quanto 'impura' fosse ogni creazione umana. Anche il rossore che
le saliva alle guance ogni volta che incrociava lo sguardo di Naruto aveva assunto una tonalità differente.
Prima si era trattato di verginale imbarazzo, ora di vergogna: un senso di inadeguatezza di cui Hinata non
riusciva a comprendere le origini, e che si estendeva al di là della propria persona.
La notte tentava di sfuggire a quell'insano gorgoglio di sensi, ma il richiamo era troppo forte.
Non si trattava di qualcosa di... - arrossì al pensiero - 'sessuale?'. Piuttosto lo immaginava come un richiamo
istintivo, necessario alla propria sopravvivenza.
Lo scenario mutava sempre, anche diverse volte nel corso della giornata, e sempre più spesso quelle visioni la
coglievano nelle ore di luce, quando era circondata da altre persone.
A volte era seduta all'Ichiraku Ramen assieme a Kiba e Shino, altre sistemava il giardino assieme a sua sorella
Hanabi; un paio di volte aveva posato l'orecchio sul ventre di Kurenai-sensei e atteso con pazienza che il
bambino si muovesse dentro di lei.
Ogni illusione, però, aveva un filo comune: la sete. Un'inspiegabile follia che l'assaliva, spingendola a ferire se
stessa o gli altri, non appena il battito dei loro cuori raggiungeva le sue orecchie.
Attivava il byakugan, quasi inconsciamente sfruttando la propria abilità per individuare il movimento delle vene,
seguire il flusso di sangue nel suo flusso rapido, mentre il sapore di quella forza nuova le scorreva lungo la gola.
'Una goccia alla volta'.
Poi un paio di mani pallide l'afferrava per i fianchi, spingendola a terra, e Hinata si vedeva prosciugare di quella
forza nuova attraverso il tocco di labbra insistenti carezze spregiudicate.
Si svegliava, recalcitrante, ogni volta sempre più certa che invece di succhiarle la vita, quegli incubi la stessero
rendendo più forte.
La voce le indicava come combattere, come sfruttare la propria abilità; la distraeva dalla propria indulgenza. E
anche se era solo perché aveva bisogno di lei per vivere, a Hinata non importava. Aveva qualcuno che la
riteneva necessaria.
Non fece mai caso a quanto quella considerazione fosse egoista.
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Scena 06/Sguardi
Neji la guardava in modo strano, in un languire fatto di inchini e movenze segrete. Era attento che i suoi
riguardi si mantenessero ben nascosti dietro la linea del dovere ma, dopo tanta insistenza, quelle semplici scuse
stavano cominciando a cedere.
Hinata non aveva idea se essere più lusingata o adirata da quella situazione.
Sapeva che suo cugino si era da lungo liberato del rancore del passato, eppure le sue intenzioni rimanevano un
mistero per lei. Voleva credere che l'interesse fosse sincero, ma la voce continuava a ripeterle piani cospiratori,
trasformando ogni gentilezza in un atto dai fini oscuri.
Neji non aveva molta considerazione di lei 'Bastardo', e inoltre la trattava ancora come una bambina, come se il
suo corpo fosse formato da porcellana o ancor peggio vetro soffiato.
Da un lato gli era profondamente grata di quell'interessamento; dall'altro lo trovava 'umiliante'.
Come se suo padre non fosse già alla continua ricerca di nuove ragioni per considerarla un 'fallimento', la
vergogna della Casata Principale! Hinata stava solo tentando migliorarsi e essere 'degna' del nome che portava;
non aveva bisogno di pietà, ma di sostegno.
C'erano ombre attorno a lei; Hinata le vedeva.
E ciò che la spaventava di più era che non solo la voce le sussurrava verità di cui aveva sempre sospettato
l'esistenza, ma che per qualche strano motivo le era impossibile sottrarsi dalle sue menzogne. In definitiva, lui
non stava tentando di convincerla di nulla. Esprimeva opinioni su argomenti riguardo ai quali Hinata si era
sempre imposta di non formulare giudizi. Bisbigliava.
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Scena 07/Sensazioni
Hinata non badava alle lusinghe che la voce le rivolgeva; se si fosse trattato di un'entità reale sapeva che
sarebbe arrossita balbettando un qualche ringraziamento, o forse sarebbe svenuta.
Cosa sicura, avrebbe evitato di ribattere in modo scorbutico, mordendosi il labbro inferiore quando una risata
divertita si fosse levata dal retro della nuca.
Kurenai-sensei aveva cominciato a domandarle se si sentisse bene. "So che ti impressioni facilmente e..."
Hinata scuoteva energicamente il capo, negando fino a che la donna non si tranquillizzava, tornando ad
occuparsi del proprio lutto.
In verità, lei non era stata l'unica a cogliere il suo cambiamento; le sue azioni stavano diventando troppo ovvie,
e Sakura aveva cominciato a chiederle se si sentisse bene ogni volta che la incrociava. Hinata aveva lo sguardo
perso nel vuoto, catturato da nuovi flash di luce che le affinavano i sensi invece di distrarla da ciò che occorreva
attorno a lei.
Grida di panico. Odori profondi. Battiti cardiaci.
Naruto... Naruto doveva essere del gruppo 'B', così come Tenten; e Neji aveva lo 'zero'.
L''A' però le piaceva di più; era come il suo e la faceva sentire meglio.
Il sangue della voce invece non aveva odore; era come 'acqua', tenero e fluido, incredibilmente puro. Come se
neppure esso potesse macchiare l’anima che serviva e nutriva; i 'peccati del mondo' non riuscivano a toccare
'una simile perfezione' e...
Hinata sgranò gli occhi, avvolta dal calore.
Si irrigidì di colpo, a metà di un lungo balzo da un ramo all'altro, nei campi dall'allenamento; Shino la afferrò
per un braccio all'ultimo istante, evitandole di rovinare al suolo.
Non le chiese se stava bene; invece, la osservò per un istante da dietro le lenti scure. Hinata aveva la
sensazione che la stesse rimproverando; arrossì, voltandosi di scatto verso la corteccia di un albero vicino.
"Grazie", sussurrò.
Ora voleva solo tornare nella propria stanza, togliersi i vestiti e svuotare l'intero contenuto dello stomaco;
quello che stava diventando... Quello che era sempre stata la tormentava come nulla aveva mai fatto prima.
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Scena 08/Paure
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Scena 09/Pensieri
La voce toccava corde del suo corpo che Hinata nemmeno sapeva riconoscere; erano carezze delicate, sospiri
lenti che l'arricchivano di nuove esperienze.
Nel calore di quel corpo, però, non riusciva mai a distinguere il tono lascivo che le parole sembravano suggerire;
erano pulsazioni fatte di qualcosa che andava al di là del semplice contatto fisico.
Lui la fissava, con quel velo viola calato sugli occhi, e le domandava le cose più strane.
'Perché non hai ancora ucciso nessuno?'
'Perché non hai mai assaporato la vendetta?'
'Perché...'
Ancora; e tra i rifiuti, Hinata stava cominciando a chiedersi il motivo per cui le sue spiegazioni tardassero ad
arrivare. Avrebbe dovuto reagire, così come in passato aveva spiegato a Neji le sue ragioni, ma quelle parole la
legavano a terra. Provava vergogna per le sue azioni, e nemmeno il pensiero di Naruto sembrava riuscire a
confortarla.
Trovare l'origine di quella maledizione sembrava essere diventato il suo unico scopo.
Ma più la sua convinzione cresceva, più la voce sembrava indebolirsi, e gli occhi impallidire, esprimendo
dolcezza anziché convinzione.
'Dovresti cercarmi, prima che sia tardi', si sentì sussurrare un pomeriggio.
Senza pensare, Hinata annuì.
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Scena 10/Rapporti
Il mattino seguente, Hinata seguì Kiba e Shino nell'ufficio dell'Hokage, dove già altre tre squadre si erano
radunate per una riunione speciale.
Un aggiornamento riguardante la situazione Akatsuki, a quanto gli era stato anticipato dal Chuunin che li aveva
contattati.
"Due in meno", avvertì sussurrare a labbra strette.
Hinata prese in mano il fascicolo che Shikamaru aveva compilato; e proprio lì, legata con una timida graffetta lo
riconobbe.
L'uomo con gli occhi viola. La voce.
Rimase in silenzio per tutto il tempo, ascoltando Tsunade fornire le proprie istruzioni senza dare reale
importanza a ciò che stava accadendo.
Prima di quel momento, era sicura di non aver mai visto quell'uomo, 'Hidan', da nessuna parte.
Aveva sentito sussurrare il suo nome e quello di Kakuzu al funerale di Asuma, ma il suo volto era qualcosa che
avrebbe sicuramente ricordato.
E la voce... come era possibile che conoscesse il suono di quella terribile voce?
Sbatté le palpebre, ondeggiando verso sinistra quando Akamaru le annusò il ventre in segno di saluto.
Il formicolio alla base della nuca si fece sentire per la prima volta dopo giorni; non era un prodotto della sua
immaginazione. Corse verso le porte del villaggio, superandone i confini prima che qualcuno avesse il tempo di
chiederle che cosa era successo di tanto urgente.
Voltò a destra e si fermò di colpo, il tronco piegato in avanti e la testa appoggiata alle ginocchia tese.
Riprese fiato.
Quando riaprì gli occhi, un grande cervo dagli occhi scuri le si avvicinò per leccarle il viso; era di nuovo sul
terreno dei Nara.
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Scena 11/Ritrovo
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Scena 12/Casualità