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Ino si reggeva con la sinistra al muro bianco; c'erano strisce di fango ai suoi piedi, e l'acqua le colava dai capelli

come se lei stessa si fosse mutata in una nuvola di pioggia. Chouji la guardava da pochi metri di distanza,
apparentemente incapace di trovare parole di conforto, immerso nella propria rassegnazione.
Non c'erano domande da fare.
Hinata entrò nella stanza dove il corpo era stato portato per i primi esami; avanzò con insolita sicurezza,
mancando di domandarsi il motivo per cui Shikamaru non fosse seduto accanto al letto.
Trasse un profondo respiro e posò il palmo sul volto di Asuma, quasi percependovi un'ultima traccia di calore.
Era già nella propria stanza quando si accorse di non essersi nemmeno lavata le mani dopo essersene andata.
Troppo tardi per togliere l'odore di morte.

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Scena 02/Solo Un Formicolio

Iniziò tutto in modo del tutto imprevisto.


Una specie di formicolio alla base del cranio, nella zona in cui il punto cieco del suo byakugan si trovava.
Hinata non vi diede molto peso: era stanca e, più d'ogni altra cosa, preoccupata per la sua sensei. Kurenai non
aveva bisogno di altre distrazioni al momento; inoltre non era la prima volta che accadeva.
Tre anni prima, in seguito al combattimento con Neji, Hinata aveva faticato a riacquistare il completo controllo
degli occhi; era il cuore quello per cui i medici si erano maggiormente preoccupati, ma Hinata aveva coltivato a
lungo dentro di sé un dolore completamente diverso.
Ora che era finalmente chuunin avrebbe dovuto imparare da sola a risolvere certe inezie; in fondo si trattava
solo di un'impressione causata dallo shock. La possibilità della morte di Asuma non era uno scenario su cui si
era mai soffermata a pensare.
Al funerale non aveva pianto. Kiba e Akamaru si erano tenuti in disparte, alla destra di Kurenai, e Shino era
scivolato, come sue solito, dietro alle lenti scure, cercando di nascondere ogni traccia di compassione. Ma lei
non aveva voluto piangere.
Anche se comprendeva più di tutti il dolore che la sua sensei stava provando in quel momento, anche se nella
sua mente aveva idealizzato l'idea di Asuma e Kurenai assieme, felici. 'Normalità'.
In vero, stava continuando a sognare; e i sogni non si possono infrangere con le lacrime.
Hinata aveva fissato il cielo, chiedendosi se le nuvole avrebbero presto trascinato con sé un'altra carica di
tristezza; e così era rimasta, in silente contemplazione, fino a che il proprio istinto non l'aveva riportata alla
realtà.

Abbassò improvvisamente lo sguardo, attirata dalla luce che si era accesa negli occhi di Shikamaru. Quelli di
Chouji e Ino brillavano della stessa aura di determinazione; Hinata si portò alla sinistra di Kurenai e cercò di
evitare che il suo sguardo incrociasse i loro.
Avvertì la rabbia di Shikamaru all'altezza della schiena e ne sostenne il peso senza spostarsi di un centimetro.
Non ora pensò, come se il ragazzo potesse leggerle nella mente. Non ora.
La squadra 10 lasciò il funerale in anticipo; Tsunade parve seguire il loro spostamento in modo ravvicinato, ma
non fece nulla per fermarli. Non per il momento.
Quando Kurenai si avvicinò alla bara, fece scivolare le dita lungo quelle di Hinata; la ragazza sgranò gli occhi e
annuì.
Proprio allora il formicolio strinse la presa attorno al collo, prendendo possesso di naso e gola. Hinata ebbe un
sussulto mentre un sapore metallico si insinuava nei suoi organi, immobilizzandola.
Era... travolgente.
Chiuse gli occhi, in silente attesa; poi, appena Kurenai svanì attraverso la folla di vesti nere, prese a correre,
nascondendosi allo sguardo di tutti.
Vomitò dietro uno squallido gruppo di alberi, nei pressi del terreno dei Nara.
Tutto intorno a lei il mondo aveva il sapore del sangue di Asuma.

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Scena 03/Potere

Naruto la stava baciando. Un bacio gentile, privo di pretese o grandi passioni; solo un paio di labbra che si
sfiorano e un tocco gentile ad accarezzare i capelli.
Quello che le piaceva di più era il modo in cui lui riusciva a legarla a sé, pur mantenendola distante: senza
bisogno di toccarla in posti che ancora rendevano timida, dopo tanto tempo speso ad esplorare i reciproci
sentimenti.
Erano entrambi indecisi: due ragazzini inesperti e impacciati, alle prese con la loro prima 'infatuazione'.
Era cominciata tanto tempo prima, eppure il sapore di Naruto non avrebbe potuto sembrare più nuovo ad
Hinata: ramen e spezie, e quell'indiscutibile traccia di sudore che derivava dal tanto parlare. Era qualcosa di
simile alla 'rabbia', un'eccitazione euforica che cresceva da dentro e che lei non era mai riuscita a provare, se
non nei suoi sogni.
Naruto la faceva arrossire; ma l'innocenza che li accomunava era qualcosa che li univa a un punto tale che la
faceva sentire come 'se non fosse' se stessa; e ogni sua insicurezza svaniva.
"Hinata-chan...."
Non riusciva a capire perché i loro respiri si stessero facendo così 'affannati'.
Si appoggiò contro la spalliera del letto mentre le mani di Naruto le scivolavano lungo i fianchi, spingendola
indietro. Un'improvvisa ondata di calore le attraversò il corpo, e un odore insistente giunse al suo olfatto; era
qualcosa di più di una semplice fragranza. Era forte, decisa e la invitava ad accogliere ciascuna delle attenzioni
che Naruto le stava offrendo. Spalle, collo, seno, fianchi, e....
Hinata inclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, cercando di capire perché tutto sembrasse così
tremendamente 'sbagliato'. Strinse le dita, affondando le unghie nella schiena di Naruto, e l'odore si rafforzò.
Il battito del cuore dell'altro ('del Kyuubi') le pulsava nelle orecchie, rendendole impossibile respirare; l'aria era
calda, e le sue gambe pesanti. E la forza che il corpo sopra di lei emanava era troppo da ignorare; era così vivo:
pieno di passione, calore, 'potere'.
Hinata deglutì, cercando di trovare una risposta a quei pensieri così estranei alle sue normali concezioni; ma
una nebbia densa le ottenebrava la mente: non riusciva a muovere il proprio corpo senza che le palpebre si
facessero sempre più pesanti.
Sapeva solo che aveva un desiderio irresistibile di 'possedere' ciò che le veniva offerto - che aveva terribilmente
sete.
Naruto sorrise nell'incavo del suo collo, e allora lei inarcò la schiena, appoggiando la testa sul cuscino. Affondò
maggiormente le unghie nella carne dell'altro, e al suono della sua voce ne cercò lo sguardo. Perché quel suono,
quel battito, erano improvvisamente cambiati.
E quando le iridi azzurre che la fissavano assunsero una sfumatura diversa dal solito rosso provocatore, il viola
inghiottì i lineamenti che le erano famigliari, trasformando il volto che amava in quello di uno sconosciuto.
Hinata strinse con forza le coperte e si ritrasse dal quell'indesiderato interesse; cadde sul pavimento con un
tonfo che echeggiò nella stanza buia.
Le finestre erano aperte e l'aria umida ristagnava tra le pareti.
Hinata strinse le braccia attorno al petto e rabbrividì avvertendo un liquido vischioso scivolarle lungo le braccia.
Quello non era il solito modo in cui si procurava delle ferite.

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Scena 04/Conversazione

'Sulla destra'
'Cosa?'
'Porca..'
'Ora è...'
'Merda!'
Hinata assorbì il colpo all'ultimo istante, ruotando il busto mentre cadeva e atterrando sull'erba accanto allo
stagno.
"Hinata-sama!"
Neji si avvicinò per assicurarsi che non si fosse ferita. Esaminò caviglia e polpaccio prima di lasciarle libera la
gamba; un sorriso gentile la rassicurò che non si trattava altro che d'un graffio.
Nell'ultimo periodo le attenzioni di suo cugino nei suoi confronti si erano fatte così premurose che...
'Che razza di stronzo'
"Sta zitto"
Neji sbatté le palpebre, confuso. "Hinata-sama?..."
La ragazza scosse il capo. "N...nulla" balbettò, scansando le mani dell'altro. "Non ho detto nulla", sorrise.
L'altro si sistemò il la divisa e le propose di ricominciare gli allenamenti; Hinata dissentì.
"Domani forse, Neji-niisan... Sono un po’... stanca"
'Bastardo'
Neji parve sorpreso da quella risposta, ma non obiettò. Hinata fece un inchino educato, sistemò i sandali
nell'ingresso e salì le scale con assoluta compostezza, annuendo ogni volta che incontrava uno dei membri della
casata secondaria.
"Hinata sama", sussurravano. 'Hinata'
Aprì la porta del bagno e fece scattare la serratura, appoggiandosi per un istante contro il legno bianco. Aveva
caldo.
Si tolse i vestiti lasciando per ultimo il coprifronte, che depositò con cura sul bordo della vasca. Una volta
immersa nell'acqua gelida, rimase per diversi secondi ad osservare il simbolo inciso sul metallo.
Era un disegno semplice; poche righe che s'intrecciavano tra loro, completando uno schema ricco di grandiosi
significati. Hinata rise, osservando i capelli fluttuare attorno a lei come un velo nero.
'Ti preferisco in rosso'
Lanciò uno sguardo impaurito in direzione dello specchio, quasi aspettandosi di trovare lui a fissarla attraverso
quel riflesso.
"Stai zitto", sussurrò.
Ma le labbra davanti a lei non si muovevano, e lui continuava a ridere nella sua mente.

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Scena 05/Incubi

Sentiva la sua voce tutto il tempo adesso, come una lurida coscienza che la perseguitava, intimandola di
compiere azioni terribili.
Hinata si ritrovava a seguire linee di pensiero di cui prima aveva persino ignorato l'esistenza; secondi fini,
imprecazioni, propositi disonorevoli. Il mondo le veniva mostrato sotto una luce diversa, degradante, quasi ogni
cosa attorno a lei fosse fatta per dimostrare quanto 'impura' fosse ogni creazione umana. Anche il rossore che
le saliva alle guance ogni volta che incrociava lo sguardo di Naruto aveva assunto una tonalità differente.
Prima si era trattato di verginale imbarazzo, ora di vergogna: un senso di inadeguatezza di cui Hinata non
riusciva a comprendere le origini, e che si estendeva al di là della propria persona.
La notte tentava di sfuggire a quell'insano gorgoglio di sensi, ma il richiamo era troppo forte.
Non si trattava di qualcosa di... - arrossì al pensiero - 'sessuale?'. Piuttosto lo immaginava come un richiamo
istintivo, necessario alla propria sopravvivenza.
Lo scenario mutava sempre, anche diverse volte nel corso della giornata, e sempre più spesso quelle visioni la
coglievano nelle ore di luce, quando era circondata da altre persone.
A volte era seduta all'Ichiraku Ramen assieme a Kiba e Shino, altre sistemava il giardino assieme a sua sorella
Hanabi; un paio di volte aveva posato l'orecchio sul ventre di Kurenai-sensei e atteso con pazienza che il
bambino si muovesse dentro di lei.
Ogni illusione, però, aveva un filo comune: la sete. Un'inspiegabile follia che l'assaliva, spingendola a ferire se
stessa o gli altri, non appena il battito dei loro cuori raggiungeva le sue orecchie.
Attivava il byakugan, quasi inconsciamente sfruttando la propria abilità per individuare il movimento delle vene,
seguire il flusso di sangue nel suo flusso rapido, mentre il sapore di quella forza nuova le scorreva lungo la gola.
'Una goccia alla volta'.
Poi un paio di mani pallide l'afferrava per i fianchi, spingendola a terra, e Hinata si vedeva prosciugare di quella
forza nuova attraverso il tocco di labbra insistenti carezze spregiudicate.
Si svegliava, recalcitrante, ogni volta sempre più certa che invece di succhiarle la vita, quegli incubi la stessero
rendendo più forte.
La voce le indicava come combattere, come sfruttare la propria abilità; la distraeva dalla propria indulgenza. E
anche se era solo perché aveva bisogno di lei per vivere, a Hinata non importava. Aveva qualcuno che la
riteneva necessaria.
Non fece mai caso a quanto quella considerazione fosse egoista.

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Scena 06/Sguardi

Neji la guardava in modo strano, in un languire fatto di inchini e movenze segrete. Era attento che i suoi
riguardi si mantenessero ben nascosti dietro la linea del dovere ma, dopo tanta insistenza, quelle semplici scuse
stavano cominciando a cedere.
Hinata non aveva idea se essere più lusingata o adirata da quella situazione.
Sapeva che suo cugino si era da lungo liberato del rancore del passato, eppure le sue intenzioni rimanevano un
mistero per lei. Voleva credere che l'interesse fosse sincero, ma la voce continuava a ripeterle piani cospiratori,
trasformando ogni gentilezza in un atto dai fini oscuri.
Neji non aveva molta considerazione di lei 'Bastardo', e inoltre la trattava ancora come una bambina, come se il
suo corpo fosse formato da porcellana o ancor peggio vetro soffiato.
Da un lato gli era profondamente grata di quell'interessamento; dall'altro lo trovava 'umiliante'.
Come se suo padre non fosse già alla continua ricerca di nuove ragioni per considerarla un 'fallimento', la
vergogna della Casata Principale! Hinata stava solo tentando migliorarsi e essere 'degna' del nome che portava;
non aveva bisogno di pietà, ma di sostegno.
C'erano ombre attorno a lei; Hinata le vedeva.
E ciò che la spaventava di più era che non solo la voce le sussurrava verità di cui aveva sempre sospettato
l'esistenza, ma che per qualche strano motivo le era impossibile sottrarsi dalle sue menzogne. In definitiva, lui
non stava tentando di convincerla di nulla. Esprimeva opinioni su argomenti riguardo ai quali Hinata si era
sempre imposta di non formulare giudizi. Bisbigliava.

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Scena 07/Sensazioni

Hinata non badava alle lusinghe che la voce le rivolgeva; se si fosse trattato di un'entità reale sapeva che
sarebbe arrossita balbettando un qualche ringraziamento, o forse sarebbe svenuta.
Cosa sicura, avrebbe evitato di ribattere in modo scorbutico, mordendosi il labbro inferiore quando una risata
divertita si fosse levata dal retro della nuca.
Kurenai-sensei aveva cominciato a domandarle se si sentisse bene. "So che ti impressioni facilmente e..."
Hinata scuoteva energicamente il capo, negando fino a che la donna non si tranquillizzava, tornando ad
occuparsi del proprio lutto.
In verità, lei non era stata l'unica a cogliere il suo cambiamento; le sue azioni stavano diventando troppo ovvie,
e Sakura aveva cominciato a chiederle se si sentisse bene ogni volta che la incrociava. Hinata aveva lo sguardo
perso nel vuoto, catturato da nuovi flash di luce che le affinavano i sensi invece di distrarla da ciò che occorreva
attorno a lei.
Grida di panico. Odori profondi. Battiti cardiaci.
Naruto... Naruto doveva essere del gruppo 'B', così come Tenten; e Neji aveva lo 'zero'.
L''A' però le piaceva di più; era come il suo e la faceva sentire meglio.
Il sangue della voce invece non aveva odore; era come 'acqua', tenero e fluido, incredibilmente puro. Come se
neppure esso potesse macchiare l’anima che serviva e nutriva; i 'peccati del mondo' non riuscivano a toccare
'una simile perfezione' e...
Hinata sgranò gli occhi, avvolta dal calore.
Si irrigidì di colpo, a metà di un lungo balzo da un ramo all'altro, nei campi dall'allenamento; Shino la afferrò
per un braccio all'ultimo istante, evitandole di rovinare al suolo.
Non le chiese se stava bene; invece, la osservò per un istante da dietro le lenti scure. Hinata aveva la
sensazione che la stesse rimproverando; arrossì, voltandosi di scatto verso la corteccia di un albero vicino.
"Grazie", sussurrò.
Ora voleva solo tornare nella propria stanza, togliersi i vestiti e svuotare l'intero contenuto dello stomaco;
quello che stava diventando... Quello che era sempre stata la tormentava come nulla aveva mai fatto prima.

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Scena 08/Paure

Hinata non era spaventata.


L'idea di rivelare le sue recenti esperienze al Godaime semplicemente non le sembrava... utile.
Il problema non consisteva nella voce o nelle visioni di quegli occhi viola che l'accompagnavano continuamente,
quanto dal fatto che, ora, senza il loro supporto, Hinata non avrebbe saputo come agire.
Dibatteva con lui fino alle tarde ore dell'alba, quando si concedeva pochi minuti di riposo prima di dirigersi sul
campo d'allenamento; non si sentiva mai stanca.
Le piaceva discutere in quel modo particolare, quasi stesse affrontando se stessa e non un scomodo intruso che
stava tentando di plagiare la sua visione della vita.
'Ti guarda, quando cammini'
"Neji non..."
'Continuano a sminuirti'
"Io non sono in grado"
'Lo dovrei sapere, no?'
Hinata non riusciva a spiegarsi quell'atteggiamento così determinato. E così, quando gli incubi tornavano
ripeterle che erano 'dentro di...' lei, non le restava altro da fare che scansare le coperte di lato e tentare di
recuperare il respiro.
Il sapore dei baci si confondeva a quello del sangue, e dalle sue labbra non uscivano che lamenti. "Stai zitto",
"Lasciami in pace", "Tu non puoi capire".
Sussurrava per ore, tentando di nascondere quelle frasi alle orecchie degli altri abitanti della casa; ma sapeva
che nei pochi istanti di sonno le sue grida dovevano essere violente.
Hanabi aveva bussato alla sua porta, una volta; Hinata l'aveva scacciata, spaventandola col sangue che le
scorreva lungo i polsi.
Credeva che sua sorella avesse attribuito ogni cosa a un brutto incubo. Hinata, dopotutto, non era mai stata
una persona brusca; e non c'era stato giorno che non sorridesse. Quindi quegli occhi scuri e quella rabbia
furiosa non potevano certamente appartenere a lei. 'In nessun modo'.

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Scena 09/Pensieri

La voce toccava corde del suo corpo che Hinata nemmeno sapeva riconoscere; erano carezze delicate, sospiri
lenti che l'arricchivano di nuove esperienze.
Nel calore di quel corpo, però, non riusciva mai a distinguere il tono lascivo che le parole sembravano suggerire;
erano pulsazioni fatte di qualcosa che andava al di là del semplice contatto fisico.
Lui la fissava, con quel velo viola calato sugli occhi, e le domandava le cose più strane.
'Perché non hai ancora ucciso nessuno?'
'Perché non hai mai assaporato la vendetta?'
'Perché...'
Ancora; e tra i rifiuti, Hinata stava cominciando a chiedersi il motivo per cui le sue spiegazioni tardassero ad
arrivare. Avrebbe dovuto reagire, così come in passato aveva spiegato a Neji le sue ragioni, ma quelle parole la
legavano a terra. Provava vergogna per le sue azioni, e nemmeno il pensiero di Naruto sembrava riuscire a
confortarla.
Trovare l'origine di quella maledizione sembrava essere diventato il suo unico scopo.
Ma più la sua convinzione cresceva, più la voce sembrava indebolirsi, e gli occhi impallidire, esprimendo
dolcezza anziché convinzione.
'Dovresti cercarmi, prima che sia tardi', si sentì sussurrare un pomeriggio.
Senza pensare, Hinata annuì.

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Scena 10/Rapporti

Il mattino seguente, Hinata seguì Kiba e Shino nell'ufficio dell'Hokage, dove già altre tre squadre si erano
radunate per una riunione speciale.
Un aggiornamento riguardante la situazione Akatsuki, a quanto gli era stato anticipato dal Chuunin che li aveva
contattati.
"Due in meno", avvertì sussurrare a labbra strette.
Hinata prese in mano il fascicolo che Shikamaru aveva compilato; e proprio lì, legata con una timida graffetta lo
riconobbe.
L'uomo con gli occhi viola. La voce.
Rimase in silenzio per tutto il tempo, ascoltando Tsunade fornire le proprie istruzioni senza dare reale
importanza a ciò che stava accadendo.
Prima di quel momento, era sicura di non aver mai visto quell'uomo, 'Hidan', da nessuna parte.
Aveva sentito sussurrare il suo nome e quello di Kakuzu al funerale di Asuma, ma il suo volto era qualcosa che
avrebbe sicuramente ricordato.
E la voce... come era possibile che conoscesse il suono di quella terribile voce?
Sbatté le palpebre, ondeggiando verso sinistra quando Akamaru le annusò il ventre in segno di saluto.
Il formicolio alla base della nuca si fece sentire per la prima volta dopo giorni; non era un prodotto della sua
immaginazione. Corse verso le porte del villaggio, superandone i confini prima che qualcuno avesse il tempo di
chiederle che cosa era successo di tanto urgente.
Voltò a destra e si fermò di colpo, il tronco piegato in avanti e la testa appoggiata alle ginocchia tese.
Riprese fiato.
Quando riaprì gli occhi, un grande cervo dagli occhi scuri le si avvicinò per leccarle il viso; era di nuovo sul
terreno dei Nara.

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Scena 11/Ritrovo

A Hinata occorsero tre giorni per decidersi ad agire.


Una notte, sgusciò fuori dai quartieri Hyuuga e cominciò a scavare nel terreno fangoso; non aveva sentito la
voce per giorni, ma sapeva esattamente dove cercarla.
I cervi la guardavano con occhi incuriositi e pieni di disapprovazione, ma Hinata riuscì ad allontanarli sfruttando
le sue abilità.
A ogni centimetro, l'odore del sangue si faceva più vicino; d'improvviso, le sue unghie urtarono contro qualcosa
e delle porzioni di tessuto si insinuarono sotto di esse.
Ogni odore svanì improvvisamente, e nulla rimase in lei del senso di aspettativa che fino a quel momento
l'aveva posseduta; nessun battito cardiaco risuonava nelle sue orecchie.
Scansò gli ultimi ciottoli e rivoltò le maniche della giacca; un mugolio indistinto mosse i resti ai suoi piedi.
Hinata deglutì.
Gli occhi di Hidan erano chiusi e alcuni insetti stavano scavando la loro via attraverso la carne tenera, seguendo
le tracce di sangue sterile che gli era colato dalla bocca.
Hinata afferrò la testa per i capelli e la posò sull'erba umida.
La fissò per qualche istante prima di rassegnarsi alla fine dell'illusione; quando le sue dita sfiorarono la fronte
dell'altro, gli occhi di lui si aprirono di scatto.
"Chi diavolo sei, tu?!"
Hinata avvertì le ginocchia cederle. Ancora un istante e, mentre le proprie labbra si posavano su quelle di
Hidan, l'oscurità l'avvolse.

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Scena 12/Casualità

"Sta bene ora?"


"Si, il veleno non è più in circolo"
"Ma come è potuto...?"
"Non lo so; faremo altri esami e..."
Le voci di Kiba e Shizune si confondevano in un instancabile susseguirsi di battute compatte.
Quando Hinata riaprì gli occhi, priva di punti di riferimento, pensò che Hidan l'avesse costretta in qualche
prigione, e che l'Akatsuki l'avesse in qualche modo sfruttata per i propri scopi.
Invece, in lei non rimaneva che il vago ricordo di un incubo.
Shizune le disse che aveva dormito per giorni dopo essere svenuta al funerale di Asuma. Hinata era piombata in
uno stadio molto simile al coma, ma aveva conservato l'abilità di sognare; a volte, aveva aperto gli occhi,
fissando per alcuni secondi il soffitto, prima di ripiombare nello stato precedente.
Tsunade-sama non aveva ancora determinato la causa del contagio; il veleno era nuovo, e particolarmente
complesso. Nonostante i tentativi, i ninja medici non erano riusciti a isolarne una dose sufficiente per analizzarlo
in modo approfondito. Fortunatamente però, ora la tossina sembrava essersi completamente dissolta, esaurito il
proprio tempo d'azione ed incapace di riprodursi nel corpo infettato.
Hinata non disse in nulla in merito, ma dubitava che la colpa andasse attribuita all'incapacità dei medici, o a un
loro involontario errore.
Si guardò le mani; candide, curate. Solo qualche vecchia cicatrice dovuta agli allenamenti di ogni giorno.
Hinata chiuse lentamente gli occhi, tentando di ricordare che cosa le fosse accaduto.
Un paio di occhi viola le penetrò nella mente, ma lei scacciò immediatamente quel pensiero, come spaventata
da qualcosa che non riusciva a ricordare.
Un odore ferreo le stagnava nelle narici; sentiva il sangue scorrerle lungo la gola. Forse gli effetti dello shock?...
Avrebbe dovuto visitare Kurenai-sensei appena uscita dall'ospedale; non voleva preoccuparla più del necessario.
E Neji... Kiba gli aveva detto che era andata a trovarlo tutti i giorni.
Una settimana dopo, Hinata era già in forze.
"Comunque da domani potrai riprendere a svolgere normalmente tutte le missioni".
Hinata annuì, accarezzando la testa di Akamaru. Aveva un buon odore, simile alla vaniglia.
"E credo che Kakashi voglia reclutarci per non so quale missione", Kiba si sdraiò sul letto a fianco al suo, "Sa
riconoscere lo stile".
Hinata aggiustò le coperte contro il corpo e si abbandonò contro il cuscino; non riuscì ,mai a spiegarselo, ma
per molto tempo ancora, prima di addormentarsi, non riuscì a rivolgere a nessuno uno dei suoi soliti, innocenti
sorrisi.

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