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Premesse
Nei capitoli precedenti sono stati forniti gli strumenti matematici necessari per la
definizione dello stato di tensione e deformazione in un solido soggetto a determinate
forze esterne e variamente vincolato. Tali deduzioni eettuate facendo lipotesi che la
materia costituente il corpo segua le leggi dellelasticit lineare, sono pertanto valide
nella misura in cui il comportamento reale del materiale sucientemente prossimo a
quello teorico ipotizzato.
Per verificare tale circostanza si presenta quindi indispensabile la definizione per
via sperimentale delle propriet tecnologiche dei materiali al fine di saggiare i limiti
entro i quali le leggi teoriche proposte sono in grado di rappresentare attendibilmente
il fenomeno reale.
Il pi semplice e pi comune test sperimentale sui materiali da costruzione la
cosiddetta prova di trazione. Tale prova viene eettuata inserendo un provino di sezione
circolare o rettangolare del materiale in esame in una macchina atta ad esercitare su di
esso una forza di trazione P , come illustrato in figura 13.1, crescente con gradualit e
registrando le variazioni 4 della lunghezza di prova o al variare della forza applicata
P.
Detta A larea iniziale della sezione trasversale del provino; introdotte le due quantit:
P
4
n = ,
c =
(13.1)
A
o
dette rispettivamente tensione nominale e deformazione convenzionale, possibile
dedurre dalla prova un diagramma n = n (c ) che qualifica abbastanza bene il
comportamento meccanico del materiale sotto sforzo.
Facendo riferimento ai materiali metallici pi comunemente impiegati nellambito
157
158
A
P
lo
13.1. PREMESSE
159
n
r
s
o
D
C
B
A
C'
O
p
(13.2)
essendo provato che per tali materiali si ha allincirca uguale comportamento a trazione
e compressione.
La definizione del limite di proporzionalit o , che come gi si detto si assume
coincidente con la tensione di snervamento s , risulta quindi indispensabile per la
valutazione del campo di validit della teoria elastica lineare.
In alcuni materiali, quali ad esempi gli acciai a basso tenore di carbonio largamente
usati nelle costruzioni metalliche, tale definizione risulta essere piuttosto semplice in
quanto, come illustrato in figura 13.3, il raggiungimento dello snervamento denunciato
da un brusco accrescimento della deformazione a tensione pressocch costante (tratto
AB della curva di figura 13.3). Nei materiali in cui allo snervamento sussegue immediatamente lincrudimento (vedi figura 13.2), la valutazione della tensione di snervamento
s risulta invece essere estremamente pi aleatoria.
160
n
C
r
o
o
s
(13.3)
161
n
r
13.2
(13.4)
posta lipotesi che il materiale abbia uguali tensioni ammissibili a trazione e compressione.
Nel caso pi generale di dierente comportamento a trazione e compressione la
(13.4) va sostituita dalla condizione:
k00 k0
(13.5)
162
id = f ( 1 , 2 , 3 )
che provoca nel materiale, secondo la teoria adottata, lo stesso eetto della reale
sollecitazione triassiale.
La tensione equivalente o ideale, in quanto monoassiale, pu essere facilmente
confrontata con i risultati delle prove sui materiali per la verifica delle strutture.
Numerosi sono i criteri di sicurezza proposti per i materiali duttili e fragili e molti
di essi si possono considerare largamente superati. Ci si limita pertanto alla trattazione
dei pi noti, con particolare interesse per quelli relativi ai materiali duttili che sono gli
unici ad aver avuto serie conferme sperimentali.
163
13.3
Materiali fragili
13.3.1
Questo criterio (Rankine1 , Lam, Navier) assume che la crisi del materiale abbia luogo
quando una delle tre tensioni principali raggiunge la tensione limite a trazione 0o
o a compressione 00o . La condizione di crisi del materiale viene dunque individuata
analiticamente dal verificarsi di una delle due uguaglianze:
max { 1 , 2 , 3 } = 0o
min { 1 , 2 , 3 } = 00o
(13.6)
(13.7)
Una semplice rappresentazione grafica del criterio nel caso di uno stato tensionale
piano, caratterizzato dallessere 3 = 0, riportata in figura 13.5.
Assunte infatti come coordinate le due rimanenti tensioni principali non nulle 1 e
2 la condizione di crisi (13.6) si traduce per 3 = 0 nel verificarsi, in alternativa, di
una delle quattro uguaglianze:
1 = 0o ,
2 = o,
1 = 00o ,
2 = 00o
(13.8)
che nel piano 1 , 2 sono rappresentate rispettivamente dalle quattro rette passanti
rispettivamente per DA, AB, BC, CD. La crisi si ha dunque in questo caso quando il punto rappresentativo dello stato tensionale giace sul contorno del quadrato
ABCD (quadrato di Rankine) e cio quando una delle due tensioni principali non
nulle raggiunge il valore limite a trazione o compressione.
1
Rankine William John Macquorn (Edimburgo 1820-Glasgow 1872) ingegnere e fisico scozzese.
Contribu a dare orientamento moderno alla scienza delle costruzioni e allingegneria meccanica, sistemando su basi razionali le molte nozioni e norme di progetto evolutesi con la pratica. Particolare
importanza riveste la sua teoria del masso illimitato, fondamentale per la costruzione di muri di
sostegno, e cos pure le sue indagini sulle cause di rottura dei materiali da costruzione. Dopo il 1840
si dedic allo studio delle leggi della termodinamica: nel Manual of the Steam Engine (1859; Manuale della macchina a vapore) svilupp analiticamente il complesso di trasformazioni del vapore nelle
macchine termiche, stabilendone il ciclo termodinamico caratteristico (ciclo* R.). Convinto sostenitore dellenergetica, svolse un ruolo assai importante nei dibattiti teorici della fisica della seconda
met dellOttocento. In uno scritto del 1855, Outlines of the Science of Energetics (Lineamenti di
una scienza dellenergetica), propose di assumere i principi della termodinamica come schema teorico
generale per comprendere i fenomeni fisici. Metodo o formula di Rankine: determinazione del carico
di sicurezza relativo a un solido snello di sezione A, sollecitato a pressoflessione. Scala Rankine: Scala
di temperatura assoluta in cui lo zero lo zero assoluto e in cui lintervallo di temperatura di un grado
uguale allintervallo di temperatura di un grado Fahrenheit.
164
'
1
''
P
C
'
''
+ 212
i = 1, 2
(13.9)
i =
2
2
se lunica componente di tensione diversa da zero risulta essere 12 = si ha, in termini
di componenti principali di tensione:
1 = ,
2 =
(13.10)
Le (13.10) nel piano 1 , 2 descrivono la retta per OP , che, supposto come in figura
13.5 che risulti 0o < 00o (caso caratteristico della ghisa e del calcestruzzo), interseca il
quadrato limite nel punto P di coordinate (0o , - 0o ). Il valore limite o della tensione
tangenziale risulta quindi essere, in conformit con quanto appena detto:
o = 0o
(13.11)
165
Figura 13.6: Cerchio di Mohr per uno stato tensionale piano alla Saint Venant.
Nel caso si supponesse invece che 0o > 00o un identico ragionamento condurrebbe ad
asserire che:
o = 00o
(13.12)
In generale pu dunque scriversi:
o = min { 0o , 00o }
(13.13)
Questo criterio di crisi, che risulta essere uno dei pi antichi storicamente, era stato
sostanzialmente abbandonato in quanto per i materiali duttili risulta essere largamente
lontano dalla realt come stato provato sperimentalmente. Recentemente tale criterio
stato rivalutato invece per ci che concerne il calcestruzzo fornendo risultati piuttosto
attendibili.
In ogni caso se
0
00
k0 = o0
k00 = 00o
(13.14)
s
s
rappresentano le tensioni ammissibili a trazione e compressione, essendo s0 ed s00 i
rispettivi coecienti di sicurezza, le condizioni di sicurezza nel punto, conformemente
al criterio ora esposto, si scrivono:
max { 1 , 2 , 3 } k0
min { 1 , 2 , 3 } k 00
(13.15)
(13.16)
166
13.3.2
Questa teoria (Saint Venant, Grashof ) assume che la crisi del materiale abbia luogo
quando una delle tre dilatazioni principali raggiunge la dilatazione limite a trazione
0o = 0o /E o a compressione 00o = 00o /E. La condizione di crisi del materiale viene
quindi analiticamente individuata dal verificarsi di una delle due uguaglianze:
0o
E
00
min {1 , 2 , 3 } = o
E
max {1 , 2 , 3 } =
(13.17)
(13.18)
Ricordando che
1
[(1 + ) ( I) I]
(13.19)
E
opportuno, per riportare le (13.17) o (13.18) in termini di tensioni, introdurre le
tensioni ideali:
=
1id = 1 ( 2 + 3 )
2id = 2 ( 1 + 3 )
3id = 3 ( 1 + 2 )
(13.20)
che, conformemente alle (13.19), sono quelle tensioni che agendo separatamente in
regime monoassiale provocano le stesse dilatazioni principali che si verificano nel caso
reale per eetto combinato delle tre tensioni principali.
Le (13.17) assumono cos laspetto
max { 1id , 2id , 3id } = 0o
min { 1id , 2id , 3id } = 00o
(13.21)
(13.22)
2 1 = 0o ,
( 1 + 2 ) = 0o
(13.23)
( 1 + 2 ) = 00o
(13.24)
2 1 = 00o ,
167
2
C'
'
''
'
''
A'
B'
o
0o
o
0o
A=
,
,
B = ,0 ,
C = 0,
1 1
Le (13.24) descrivono invece le tre rette di frontiera del triangolo isoscele A0 B 0 C 0 avente
vertici di coordinate:
00
00o
o
00o
00o
0
0
0
,
,
B =
,0 ,
C = 0,
A =
1 1
Il poligono formato dallintersezione dei due triangoli ottenuti, rappresenta quindi la frontiera della condizione di crisi in esame. Tale poligono a seconda di valori
assunti dal rapporto 00o / 0o e dal coeciente di contrazione trasversale , pu essere
geometricamente rappresentato da un quadrilatero, da un pentagono o da un esagono.
Facendo riferimento al caso di uno stato tensionale caratterizzato da una sola tensione tangenziale , si ha, conformemente alla (13.10), il valore di crisi per tale tipo di
sollecitazione:
1
o =
min { 0o , 00o }
(13.25)
1+
Il criterio sopra esposto costituisce sotto certi aspetti un miglioramento del criterio
della massima tensione normale discusso precedentemente. E infatti logico attendersi
che la resistenza nella direzione di una delle tre tensioni principali sia influenzata dalle
168
(13.26)
13.4
Materiali duttili
Si osservato nelle considerazioni precedenti che per i materiali duttili il comportamento elastico lineare limitato superiormente dal raggiungimento della tensione di
snervamento o . Con riferimento ad uno stato di tensione in generale di tipo triassiale
si pone quindi il problema di definire quale combinazione di esse produca snervamento
del materiale.
Unosservazione fondamentale a tal fine la seguente: lo snervamento del materiale
non influenzato da un regime di pressioni di tipo idrostatico. Tale osservazione ha
ricevuto infatti unampia conferma sperimentale ad opera del Bridgman in una serie
di prove di trazione eettuate tenendo immerso il provino in una camera a pressione
idraulica che consentiva di raggiungere pressioni dellordine di 2500 atm. Da tali prove
emerso infatti che la pressione idrostatica lascia pressocch inalterato il valore della
tensione di snervamento e da luogo solo ad una maggiore deformabilit plastica del
provino, i.e. incrementa la duttilit del materiale. Assunta quindi lininfluenza della
pressione idrostatica logico attribuire agli sforzi interni che non variano per eetto
della pressione medesima, la causa dello snervamento del materiale.
Rilevato che un regime di pressione idrostatica dintensit p provoca su ogni giacitura passante per il punto esclusivamente una tensione normale n = p, immediato riconoscere che sovrapponendo allo stato di sforzo reale una pressione idrostatica,
restano invariate su ciascuna giacitura le sole componenti tangenziali di tensione. E
quindi logico pensare che lo snervamento del materiale sia un fenomeno da attribuirsi
alle tensioni tangenziali.
Si espongono nel seguito i criteri che, operando in tale spirito, hanno riscosso le
maggiori conferme per via sperimentale.
13.4.1
169
Questa teoria (Tresca, Guest, Saint Venant) assume che lo snervamento avvenga quando la massima tensione tangenziale associata allo stato di tensione reale eguaglia la
massima tensione tangenziale che si ha in regime monoassiale allatto dello snervamento.
Ricordando che lespressione analitica della massima tensione tangenziale risulta
essere (4.42):
1
max = max {| 1 2 | , | 2 3 | , | 1 3 |}
(13.28)
2
detta o la tensione di snervamento del materiale in regime monoassiale, immediato dedurre dalla (13.28) che il valore limite della tensione tangenziale in regime
monoassiale risulta essere:
o
s =
(13.29)
2
Lo snervamento del materiale secondo tale criterio si ha quindi quando si verifica
la condizione:
(13.30a)
max {| 1 2 | , | 2 3 | , | 1 3 |} = o
Si precisa fin dora, come gi osservato in precedenza, che si ammette uguale per i
materiali duttili la tensione di snervamento a trazione e compressione, i.e. si assume
che tali materiali siano isoresistenti.
Per stati tensionali piani ( 3 = 0), immediato dedurre che la (13.30a) equivale a
dire che sia verificata una delle sei eguaglianze:
1 = o ,
2 = o ,
1 2 = o
(13.31)
Nel piano 1 , 2 tali uguaglianze corrispondono alle sei rette di frontiera dellesagono ABCDEF in figura 13.8, che rappresenta appunto la richiesta condizione di
snervamento nel caso di stati tensionali piani (esagono di Tresca).
E opportuno rilevare che nei due quadranti in cui le due tensioni principali non
nulle hanno segno opposto (caso alla Saint Venant), lo snervamento avviene secondo
tale criterio se e solo se:
| 1 2 | = o
(13.32)
o
2
(13.33)
(13.34)
170
2
B
C
F
13.4.2
(13.35)
Questa teoria (Von Mises 2 , Hencky, Huber) assume che lo snervamento del materiale
in un punto abbia luogo qualora il valore dellenergia potenziale complementare di
distorsione per unit di volume dist raggiunga in esso un valore limite dist
o .
dist
Al fine di definire
si ricorda che il generico stato tensionale rappresentato dal
tensore pu sempre scomporsi in maniera univoca in uno stato detto sferico S ed
uno deviatorico D tali che risulti:
/
= S + D
1
S = m I = (tr)I
3
2
J1D = 0
(13.36)
Von Mises Richard (Lemberg 1883-Boston 1953) matematico e filosofo austriaco. Insegn in
varie universit tedesche e a Berlino dove ader al Circolo di Berlino (strettamente legato a quello
di Vienna), e accolse le tesi di fondo del neopositivismo logico, pur sostenendo con Reichenbach una
concezione non logica della probabilit (1939; Kleines Lehrbuch des Positivismus, Piccolo manuale
del positivismo). Allavvento del nazismo emigr prima in Turchia e poi negli Stati Uniti dove, dal
1939, fu professore di matematica applicata e aerodinamica allUniversit di Harvard. Si occup di
analisi numerica, di ingegneria aeronautica oltre che di filosofia della scienza. Fu uno dei principali
sostenitori della concezione della probabilit detta frequentista.
171
D
=
1
D
2
D
3
(13.37)
Lopera del Bridgman conferma che D causa di una variazione di forma del materiale
sollecitato, pertanto tale aliquota del campo di tensione pu definirsi di distorsione,
mentre S causa di una sola variazione di volume e tale si definir laliquota del
campo di tensione relativa.
Detta pertanto lenergia potenziale complementare per unit di volume associata
allo stato di tensione , possibile scrivere:
() = D + S = dist + vol + DS
(13.38)
essendo DS lenergia potenziale elastica mutua per unit di volume relativa al lavoro
mutuo delle due diverse aliquote del campo di tensione. In particolare facile convincersi che gli stati tensionali D e S sono ortogonali in energia e quindi DS = 0.
Infatti:
DS = D S = D I m = J1D m = 0
(13.39)
1 D 2
2
D 2
=
( 1 ) + ( D
2 ) + ( 3 )
4G
Sostituendo nella (13.40) le (13.37), la condizione di snervamento secondo tale criterio
sussiste quando verificata luguaglianza:
"
2
2
2 1 2 3
1
2 2 1 3
dist
=
+
+
(13.41)
4G
3
3
2 #
2 3 1 2
3
1 2
=
1 + 22 + 3 2 1 2 1 3 2 3 = dist
o
6G
dist =
172
E immediato rilevare quindi che in corrispondenza dello stato monoassiale di snervamento si ottiene il valore limite:
2o
dist
o =
(13.42)
6G
La (13.41) pu pertanto riscriversi nella forma:
21 + 22 + 23 1 2 1 3 2 3 = 2o
(13.43)
1
1 h
D
D 2
J2 =
tr
= D D = 2G dist
tr
2
2
Daltra parte, si ha:
1
2G dist = J2D = J2 J12
3
dist =
1 2
11 + 222 + 233 + 3 212 + 213 + 223
6G
( 11 22 + 11 33 + 22 33 )}
(13.44)
Dalla (13.44) si trae inoltre che la tensione tangenziale che, in assenza di tensioni
normali, provoca snervamento del materiale risulta essere:
o
o =
3
(13.45)
Dal confronto fra la (13.45) e la (13.29) si deduce che il criterio in esame predice una
tensione tangenziale di snervamento del materiale che risulta essere allincirca il 15%
173
(13.46)
La (13.46) nel piano 1 , 2 risulta essere rappresentata da una ellisse avente come
semiasse maggiore la bisettrice dei quadranti in cui le tensioni hanno uguale segno e
come semiasse minore, ovviamente, la bisettrice dei due quadranti rimanenti. Tale
ellisse tracciata a tratto pieno nella figura 13.9 risulta essere perfettamente circoscritta
allesagono di Tresca, che nella stessa figura riportato con linea tratteggiata.
Tale criterio certamente uno dei pi attendibili per descrivere il fenomeno dello
snervamento dei materiali duttili e le verifiche di resistenza, assunta unopportuna
tensione ammissibile k, si conducono con esso assicurandosi che in ogni punto si abbia:
q
211 + 222 + 233 11 22 11 33 22 33 + 3 ( 212 + 223 + 213 ) k
(13.47)
13.4.3
174
2 o
ott
o =
(13.49)
3
La (13.48) si riscrive pertanto nella forma:
q
( 1 2 )2 + ( 1 3 )2 + ( 2 3 )2 = 2 o
(13.50)