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LIMPORTANZA DEL PADRE

PER UN CAMMINO DI MATURIT


Abbiamo visto che il padre ha autorit sul figlio, ma questa autorit non gli
serve per comandarlo, ma diretta a farlo crescere. Quindi il fondamento
dellautorit non nel comando ma nel dono di s. Ges infatti lo
ricorda e dice: Non fate come i potenti di questo mondo, perch colui
che vuole essere il pi grande, si faccia servitore di tutti. San Giuseppe
allora, ha autorit, ma come colui che serve. questo ci che identifica
lautorit, per cui se vero che il padre ha autorit sopra suo figlio e che
il marito ha unautorit sulla propria moglie, non certo per esercitare un
potere o una superiorit, ma per donarsi interamente.
Lo sposo si dona alla sua sposa ed facendo questo che ha autorit su di
lei. San Giuseppe il custode della famiglia ed il primo servitore di
questa famiglia. Ges il pastore che dona la vita per le sue pecore. Ges
veramente Dio e veramente uomo. Dove la prende questa scienza della
donazione,? La prende da suo padre Giuseppe. Apprende la scienza di
pastore dal padre Giuseppe. Tutto ci che vive lha visto fare a
Giuseppe. Il suo pastore Giuseppe! Giuseppe quindi il pastore che
dona la sua vita e, labbiamo detto, forse morto per amore, per amore di
Maria, come il migliore degli sposi, perch ce lo diceva San Paolo:
Mariti date la vostra vita per le vostre mogli, amatele fino a donare la
vita.
Giuseppe ha dato la vita e, siccome non conosceva San Paolo e le sue
lettere, dove ha appreso tutto questo? Lha imparato direttamente dal Padre
Celeste quando gli ha fatto contemplare il Figlio del Padre, che era il suo
Dio, steso in una mangiatoia. l, in quella stalla, Giuseppe ha compreso
che cosa voleva dire servizio, cosa voleva dire amare, cosa voleva dire
dare la vita. Il Padre Celeste, perci ha insegnato a Giuseppe questa
paternit, facendogli guardare il Figlio di Dio a Betlemme, steso in una
mangiatoia. Il Figlio del Padre che accetta di essere un bimbo e che si
offre come cibo. Giuseppe ha capito allora che il vero pastore lagnello,
un bimbo piccolo.
Quindi il pastore assolve la sua autorit non comandando, ma
donandosi. Isaia lo scrive dicendo che il pastore degli ultimi tempi sar un

bambino, un piccolo agnello. Un bambino nato per noi. Giuseppe ha


afferrato, forse, non senza un profondo turbamento interiore, in che
consisteva la sua paternit. Condurre questo bambino-agnello alla
natura di pastore dellumanit intera. Egli doveva diventare un modello
per suo figlio essendo licona dellautorit del padre, sopra il figlio.
Quale stato allora il lavoro interiore di Giuseppe per diventare licona
dellautorit paterna? Lo stesso lavoro che deve o dovrebbe fare ogni
padre, sia padre fisico come padre spirituale, accompagnando i suoi figli.
Cosa voglio dire? Voglio dire che deve esistere una profonda
riconciliazione interiore con quel bambino psichico che sta dentro di
noi e si ribella di fare della vita una offerta. Tu mi dici di donare? E,
no! Io ho bisogno per me, perch ho bisogno di sicurezza, di difendermi,
di essere forte per poter avere protezione e sicurezza allesterno
Quindi quel bambino psichico, dentro di noi, punta ancora i piedi. quel
bambino che ci fa entrare nel dubbio dellamore, che ci fa ancora
cercare di prendere tutte le cose per se, e tutte le compensazioni per se, a
causa della mancanza damore. quel bambino che ci dice che bisogna
vendicarsi dei torti subiti, che vuole che noi chiediamo il rimborso dei
debiti che gli altri hanno contratto contro i nostri interessi, che di fronte
allannuncio che non devi avere altro debito se non quello di amare lui
risponder: no! Anzi dir: Tu hai il debito dellamore, io no, io sono la
vittima.
Per cui questo bambino rivendicher sempre la sua posizione. Il nostro
cammino di maturazione deve passare per la strada della
comprensione e della riconciliazione con questo bambino. Dobbiamo
accoglierlo e capire che questo bambino si doveva difendere per
proteggersi, per poter crescere, ma anche far si che tutte quelle che erano
state le sue difese siano riorientate per essere portate verso un
atteggiamento di offerta e di amore. Riconciliarsi con il bambino
interiore significa ammettere, accettare che esso c, che ancora batte i
piedi, che senza dubbio questo uomo psichico che far le bizze e ci
tirer verso il basso finch noi vivremo, ma anche riconoscergli che
proprio perch a volte tira verso il basso, diventa anche lapertura al
sapere e al conoscere che esiste una realt e una verit molto pi alta
di quello che lui ci sta proponendo. Quindi che il luogo dove io posso
scoprire che c anche il mio desiderio, c soprattutto un desiderio verso l

infinito, verso lalto, che questo bambino interiore con tutte le sue difese
non potr mai realizzare e mai potr gratificare.
Quindi giusto, c, io voglio riconciliarmi con lui e far allontanare da me
questa inimicizia. Questo farebbe parte di tutta una riconciliazione che
propria del perdono. Ma non pu avvenire una riconciliazione con Dio
se prima non ho fatto una riconciliazione con me stesso, dentro di me.
Soprattutto perch Dio ci ha detto: tu non puoi amare Me, se non ami il
tuo fratello, ma ci dice anche: ama tuo fratello come ami te stesso.
Come facciamo allora? Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che il giusto
amore che ho per me pu risuonare sulla relazione sana con laltro,
allora io entro in un amore sano verso laltro, a seconda di come io mi
amo. Nel momento in cui amo te, in una maniera giusta, io posso capire
anche qual la mia relazione con Dio.
Perci Dio mi ha dato un termometro per capire qual la relazione
che io ho con Lui e la relazione che ho con i miei fratelli. Perch mi
relaziono in una determinata maniera con un mio fratello o una mia
sorella? Perch facilmente non sono riconciliato dentro di me, non amo
me. Che non lamor proprio, ma amarmi come Dio mi guarda,
come Dio mi vede. Dio mi vede nella verit, Cio mi vede come una
meraviglia, perch Lui mi ha creato meraviglioso, per io so che sono
anche peccatore e quindi diciamo sempre, che siamo una meraviglia e
una miseria ambulante. Allora io amandomi in questa verit, riconcilio
queste due parti che sono entrambi presenti dentro di me.
Tutta questa riconciliazione interiore significa che io accolgo allora i miei
difetti, che io accolgo tutto ci che pu appartenere allo slancio, al
desiderio, a tutto quello che possono essere le qualit che mi fanno gioire
della vita e nello stesso tempo accetto anche laltra parte che molto spesso
pi triste e pi depressa, quella che ha pi difetti. Io li accetto, accolgo
queste due parti che ci sono in me e riconciliandomi, mi amo.
Ricordo che a Giovanni Paolo II era stato chiesto perch lui era sempre
cos gioioso, quando accoglieva le persone, lui rispose: Perch mi amo
tanto. Ed fondamentale! Perch se non ti ami, non ami neanche l
altro e se non ami laltro non ami Dio, e se non ami Dio non ami l
altro e non ami te. Se non ami Dio non ami neanche te, perch Dio ti ha
creato una meraviglia e tu invece quando ti guardi non ti vedi cos

meraviglioso. Ma allora qual la verit? Chi ha la verit? Bisogna che mi


decida, e cominci a proclamare che Tu Ges, sei la verit e la vita. La
proclamazione facile. Invece essere sottomessi a questa verit di fede
pi difficile, ma mi devo sforzare di credere che sono una meraviglia
anche se non mi pare e non lo sento.
Beati noi il giorno in cui mentre diciamo credo, sentiremo anche!
Perch allora vorr dire che a forza di dirgli credo, a forza di battermi
contro quello che vorrebbe essere questo bambino interiore, che mi tira e
mi dice: non vero, non ci credere, perch su tu fossi cos sai quanto
amore avresti ricevuto, quante cose ti sarebbero andate bene ... Pi
cercher di zittirlo, pi cercher di rimettermi a Ges e pi scoprir che
facendo questo atto di fede lopposizione anche ai miei sentimenti
diminuir e io sentir sempre pi che ci che proclamo, comincia
veramente a evangelizzare anche il mio sentimento e scoprir che in quella
o in quellaltra occasione questo si realizzato. Magari sono quelle
primizie che ti fanno dire: vedi, il Signore mi ha dato anche lo
zuccherino, non vuole neanche che io creda nel buio nella fede per cui
puoi cominciare a dire: sento che Tu mi hai tanto amato, mi hai dato la
vita che sono veramente una meraviglia.
quello che in fondo San Paolo diceva: Se tu confesserai con le tue
labbra e crederai con il tuo cuore non ha detto prima credi, perch
proprio Paolo che ci dice che prima appare luomo psichico e poi l
uomo spirituale. E come se dicesse: tu comincia a credere. Ci credi? Ma
io non sento! Ma tu credi, credi che sia la verit, al di l del fatto di
che cosa senti. Credi! Nella misura che lo dirai vedrai che lentamente
anche i sentimenti e le sensazioni e le emozioni si evangelizzeranno e
diventeranno sensibili anche loro. Quindi importante per noi questa
riconciliazione con il proprio bambino interiore.
Giuseppe il pastore della santa famiglia. E Pio IX lo ha proclamato
pastore universale della Chiesa. Seguendo lui il Padre fa crescere perch
egli ha ricevuto dallalto unautorit che un servizio che giunge fino al
dono completo. Il padre a sua volta cosa fa? Fa lautorit, dona la legge.
Mi dona la legge ed per quello che mi fa crescere. Anche la madre
esercita la legge, ma noi sappiamo anche, per esperienza, che i bambini
ubbidiscono pi facilmente alla semplice presenza paterna. Con la
madre pi difficile, lei pu dire, pu fare ... ma non sempre ubbidita.

A volte incontriamo in certe famiglie un certo squilibrio identitario,


quando la donna esercita lautorit verso i bambini e il padre diventa il
consolatore. Normalmente deve essere linverso, Cio il padre esercita una
certa autorit e il bambino piange disperato e va dalla mamma a farsi
consolare. Questa la modalit giusta. Per pu succedere anche qui uno
squilibrio identitario e questo avviene quando la madre consola il
bambino ma non gli fa capire che era giusto quanto era stato detto dal
padre. La madre deve si, consolare ma anche spiegare al bambino, che sta
piangendo tra le sue braccia, che ha trasgredito a una certa proibizione,
o che non stava vivendo bene, o comportandosi bene. In ogni modo vero
che la mamma dovrebbe consolare mentre il padre deve esercitare l
autorit.
Questa autorit paterna deve essere esercitata con forza piena di
tenerezza Cio il padre deve dare al figlio dei limiti fissi, ma abbastanza
dolci, limiti questi che siano abbastanza equilibrati sia per la maturit che
il bambino possiede, (o il candidato possiede) conforme la propria et, sia
che la severit per vivere la giustizia sia accompagnata anche dalla
misericordia. A volte il padre, purtroppo, da delle leggi inflessibili o non
ne da affatto. Quindi o pecca di autoritarismo o pecca di assenteismo.
Sia luna come laltra non vanno bene.
Se il bambino viene spezzato da regole troppo dure, non stabilisce un
dialogo fiducioso con il padre, ne ha paura. Ma vero anche che se le
leggi sono troppo leggere il bambino pu respingerle, ma il bambino
crescer insicuro perch in fondo non si sente protetto e potrebbe arrivare
a disprezzare il proprio padre crescendo come unerbaccia. importante
allora che il padre imponga una legge flessibile che deve essere
sostenuta anche dalla mamma, cos i bambini capiranno che ci che
loro richiesto bene, si sentiranno protetti e vedranno che lautorit del
padre esercitata per amore. Questo vale anche per la nostra Fraternit
dove lautorit del Padre come della Madre non deve mai essere messa in
discussione perch questo comportamento (di apparire pi buoni del padre
e della madre, di giustificare, di chiudere un occhio... o al contrario di
essere pi esigenti) creerebbe disagio nelle persone che stanno
esperimentando la nostra vita monastica, porterebbe allinsicurezza e
conseguentemente allabbandono del Monastero.

Il padre sa tacere e custodisce il silenzio. Infatti la madre che


generalmente si lascia andare. Il padre ha il compito di lasciare a suo figlio
lo spazio per fare le sue esperienze. Vi ricordate della bruciatura della
candela? Il figlio si bruciato il ditino disobbedendo. Questo gi
sufficiente per la correzione, non il caso di aggiungere altro.
Purtroppo il nostro ego ci fa alle volte parlare per dire cose inutili e
diseducative: Hai visto cosa ti successo? Te lavevo detto. Peggio per
te. Quando non diciamo delle vere e proprie cretinate: Hai visto cosa
succede a disobbedire? Ges Bambino ti ha punito!. Noi siamo cos
ebeti che non pensiamo mai alle conseguenze. Mi pare normale che poi da
adulto uno possa dire: ma Dio mio, che cosa ho fatto perch mi sia
capitata una tale prova. Cio un grido che viene dentro di noi, in
ciascuno di noi, alla prima presenza di una certa prova.
Poi dopo, pi tardi, sar anche possibile che ripensarci, ma in un primo
momento immediato proprio quello che ci viene in mente. Questo perch
da bambino ho sentito ripetutamente: hai fatto questo? Bene, sei stato
punito, e ben ti sta Quindi non abbiamo bisogno di aggiungere niente,
perch gi il fatto che si bruciato, stata una correzione! Questo ci dice
che dobbiamo lasciare uno spazio perch si possano fare certe
esperienze, naturalmente senza esagerare. Stiamo parlando di lasciar
mettere un ditino sulla candela accesa, non di trasformarsi in una torcia
umana.....
Il padre dona anche il senso del corpo. Cosa vuol dire? Facciamo un
esempio concreto. Ges, ad esempio, coglieva nel proprio corpo la
volont del padre, questo laveva imparato da Giuseppe, perch aveva
imparato a donarsi attraverso il corpo. Poich San Giuseppe il custode
dellincarnazione, Giuseppe era un uomo pratico, con i piedi ben fissi
per terra, non si lasciava andare nellimmaginario. E come se facesse
costantemente discendere la chiamata ricevuta nella realt, nella
concretezza. Il padre infatti colui che fa discendere, che ti immette
nella realt, che ti dice di vivere in questa realt con i piedi per terra,
in qualunque situazione ti potresti trovare: nel dolore, nella
sofferenza, nella gioia. Qualunque sia la situazione ci aiuta a non uscire
fuori da noi, nellimmaginario. L dove il dolore o la sofferenza ci
porterebbero a scappare, per poter fuggire al dolore e alla sofferenza, il
padre ti dice rimani con i piedi per terra perch questa la realt,
questo quanto il tuo corpo ti sta dicendo ed questo il luogo della

comunicazione con questo dolore, con questa sofferenza. Giuseppe


diventa il maestro di questa discesa nella realt. Fermo, incarnato nella
situazione concreta, non fugge nella fantasia, ci insegna ad attendere il
tempo favorevole, perch quando noi fuggiamo nellimmaginario, noi
usciamo fuori dal tempo e non siamo pi presenti.
Pensate quante volte una preoccupazione non ci ha permesso di stare ben
radicati sulla terra, attaccati nel qui e adesso. La nostra preoccupazione ci
fa uscire da noi con lattenzione, con il pensiero, per cui il pensiero
rivolto a qualcosa che avverr o che avvenuto. O vado nel passato, o
vado nel futuro, ma mi sono sradicato dal presente, non lo vivo o non lo
voglio vivere e mi masturbo la testa con viaggi fantastici, sognando
irrealt Questo sadicamente diventa una menzogna, perch non mi aiuta
a vivere il presente. Quindi mi sradico dal presente e mi volto verso il
passato, e lo interpreto come lo voglio io, secondo il mio immaginario;
mi volgo verso il futuro, che non so esattamente quello che potr essere,
per cerco di immaginarmelo come lo voglio io, quindi io vivo nell
immaginario. E questo vivere nellimmaginare non mi aiuta a dimorare
nel presente, perch a ciascun giorno basta la sua pena. Io non vivendo il
presente rivivo le pene del passato, o vivo le pene anticipatorie con
tutte le ansie anticipatorie che posso immaginare nel futuro, ma che
non sono quelle di oggi. La morale di tutto questo : leggi la tua vita ogni
giorno. Scendi e aspetta il tempo favorevole, attendilo.
Giuseppe ci insegna ad attendere il tempo favorevole. Ges ha
imparato da lui a vivere nel tempo del Padre e ad attendere. Sappiamo
che lintuizione per i progetti o per le cose pi di sapore femminile, ma
la decisione per realizzare nel tempo le intuizioni femminili del
padre, di Giuseppe. Gli Angeli parlano 4 volte a Giuseppe che deve
prendere decisioni, non parlano pi con Maria. Il padre silenzioso. La
tradizione giudea dice che Dio ha dato nove parole alla donna e una all
uomo. Allora se cos, come dice la tradizione giudea e rabbinica in
particolare, vuol dire che fa parte della natura delluomo, della natura del
padre dire una sola parola, non dirne tante.
Nella relazione di coppia si osserva sempre che la prolificit verbale
della donna. vero, la donna parla sempre, mentre luomo silenzioso. Di
fatto appartiene al carisma delluomo lasciare alla donna lo spazio per
parlare. Per anche qui c il rischio di diventare troppo silenzioso, ma

in che senso? Facciamo attenzione. La donna, abbiamo detto, ha bisogno


di essere ascoltata da suo marito, ma ha anche bisogno di conoscerlo, di
sentirlo partecipe di ci che ella vive. E molto spesso questo silenzio che
abbastanza connaturato nella sua natura, si trasforma anche in un
silenzio di non ascolto, Cio non lascolta pi. Il suo, diventa un silenzio
disattento. Essere silenziosi non significa essere disattenti a ci che l
altra dice. Questo tipo di silenzio pu diventare ferente, perch laltra
non si sente pi ascoltata.
Maria parla continuamente, nel senso che parla nel vangelo, parla a
Cana, lascoltiamo nel Magnificat ... Giuseppe non dice che una sola
parola, il nome del suo figlio Ges. Basta. LAngelo gli aveva detto che il
bambino che doveva nascere da Maria si sarebbe chiamato Ges. Ed egli
il primo a pronunciare il nome del figlio Ges, che significa Dio salva.
Ges silenzioso ed silenzioso ad immagine del padre che nei cieli.
La mamma si manifesta al figlio attraverso il tocco e la parola. Il padre
invece si manifesta presso il figlio o la figlia attraverso la sua presenza
rassicurante e piena di autorit, e attraverso il suo sguardo che
incoraggia, e infine, attraverso una parola che corregge, insegna ed esorta.
Le parole della madre sono tante e forse possono non avere tutta questa
esortazione, tutta questa correzione, tutta questa educazione. A volte basta
pensare alle nenie, alle ninne nanne che le mamme fanno con i loro
piccoli. difficile che le parole del padre siano consolanti, sono invece
esortanti e correttive, hanno di pi questa caratteristica. Ed sotto lo
sguardo del padre che la bambina scopre la sua identit e la sua
femminilit.
Perch il padre cos silenzioso e la madre cos abbondante nelle
parole? Perch la madre risveglia il suo bambino attraverso la sua parola:
canta le filastrocche, parla al suo bambino senza tregua, questo lo aiuta a
svilupparsi a prendere coscienza di s. Il padre tace invece per lasciare la
parola a suo figlio, mentre la donna risveglia il figlio alla parola. Cio
la donna con il suo parlare risveglia il figlio, gli sveglia la capacit della
relazione, del parlare. Il padre che interviene in un secondo momento che
cosa fa? Tace per lasciare la parola al figlio, per capire e per
conoscerlo, per entrare in dialogo con lui. Quindi il suo tacere perch
il figlio ha imparato la parola attraverso la madre che lo ha risvegliato alla
parola e quindi pu esprimersi col padre.

Se il padre dovesse parlare troppo, il figlio non potr esprimersi e non


potr esistere veramente tale quale egli . Il padre allora parla
pochissimo per lasciare uno spazio di parola a suo figlio. Come in tutte le
cose anche qui il silenzio del padre, se non sano, se non di ascolto,
potrebbe diventare motivo di una grande separazione. Il padre invece
rimane in silenzio per ascoltare il figlio che si pu esprimere ed
esprimendosi potr dire ci che desidera: quali sono i suoi progetti, le
sue ansie, i suoi propositi senza che il padre gli dica ci che gli piace e
ci che non gli piace. Per questo necessario che il padre resti silenzioso
davanti a suo figlio che parla. Solo dopo che il figlio ha parlato si potr
entrare in un dialogo. A volte il padre vuole dire lui quello che il figlio
dovr fare e quello che non dovr fare, come si dovr muovere; non sta in
silenzio per ascoltarlo, per poter cogliere quali sono o possano essere le
aperture di questo cuore, di questo figlio che vuole parlare.
Se il figlio oppresso dalla parola del padre che punente o correttiva,
immediatamente, esso si chiuder, diventer a sua volta molto silenzioso,
non si aprir pi e quindi ci sar come una divisione, Cio una
indipendenza. Non ho bisogno di dirti niente, tu stai per conto tuo e io
sto per conto mio, tu ti fai gli affari tuoi, io mi faccio gli affari miei. Un
padre troppo autoritario che sa tutto, impedisce al figlio di esprimersi e di
essere. (Questo vale anche per un educatore o una educatrice). Un buon
padre invita il suo bambino a parlare, gli da il diritto di pensare delle cose
contrarie, manifestandogli che egli lo capisce anche se non pu essere d
accordo. Questo importantissimo.
Vedete che io sto parlando sempre e comunque nei riguardi dei figli. Chi
non avesse dei figli, si ricordi che questa paternit per ogni uomo,
anche per i preti e i religiosi. Anche nei riguardi di quelli che noi
accogliamo. Provate a pensare alla guida spirituale, o a qualcuno che tu
accompagni. Il tuo compito di stare in silenzio per accogliere
completamente laltro: le esigenze, le necessit dellaltro. Facilmente
puoi non essere daccordo con quanto ti viene espresso, ma limportante
non interromperlo con la tua sapienza (noi preti pensiamo sempre di
saperne una pi di Dio) e non permettiamo allaltro di esprimersi. Devi
lasciargli questo spazio. Non devi fargli violenza dicendo ancor prima che
finisca di parlare: questa cosa si fa cos! Punto e basta. Questa tua
sedicente superiorit o capacit (ammesso e non concesso che ce labbia)

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frusta lapertura dellaltro. Agendo cos non permetti allaltro di fare la


sua esperienza e di capire dove sta il punto dove potrebbe cambiare.
Quindi non lo fai crescere. Hai una paternit che blocca.
Ecco allora perch c bisogno anche di questo silenzio. Quando laltro
parla dobbiamo ascoltarlo nel silenzio non perch condividiamo tutto ci
che dice, ma lo ascoltiamo per fargli capire che lo accogliamo e lo
amiamo. Soltanto dopo, eventualmente, potr esprimere anche il mio
disaccordo, per prima di tutto dir: io ti ho ascoltato, ho capito, stai
vivendo una situazione di sofferenza, per questo stai prendendo certe
strade che io non condivido, non sono daccordo. Quindi io posso e devo
lasciare che mio figlio o laltro esprime la sua opposizione a me, perch
io non sono colui che schiaccia, non ho la verit in assoluto, a portata di
mano, e anche se avessi la verit non la posso buttare addosso perch
altrimenti lo schiaccerei e non lo farei crescere.
Quindi la mia verit, la mia libert di dirti la verit si ferma davanti
alla libert che tu hai di rispondere in verit come sei e quindi c la
necessit di lasciare allaltro la possibilit anche di opporsi, la possibilit
di dire no, la libert di essere in questa relazione di trasparenza assoluta.
Un padre vi dicevo, anche un padre spirituale deve fare questo, permettere
al bambino di parlare. Il nostro Padre Celeste non parla se non
attraverso il Figlio, allora ogni padre deve lasciare uno spazio al figlio
perch questi possa dirsi, anche in opposizione a lui.
Se il bambino scopre che pu opporsi senza essere condannato da suo
padre, oser diventare pienamente adulto e far le sue esperienze senza
temere di perdere lamore dei genitori, e potr trovare un giusto equilibrio
con i genitori. Spesso i figli (naturali o spirituali) non vengono da noi a
chiedere un consiglio, vogliono solamente esprimersi, parlare con noi,
dire cosa pensano, cosa vogliono e basta, non desiderano nessuna nostra
risposta. Quante volte vi ho detto queste cose. Ci sono tante persone che
vengono da noi, nel nostro monastero perch desiderano essere solo
ascoltate, non vengono per sapere cosa devono fare, vengono
semplicemente per potersi esprimere. Questo vale anche nel dialogo con i
figli. Hanno bisogno di potersi esprimere, non stanno chiedendo consigli,
non vengono per chiedere il tuo parere, perci inutile che tu gli
impedisca di parlare, dandogli gi prima i tuoi pareri, come se sapessi
gi tutto.

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vero anche che solo quando si esprimono capiscono i loro sbagli,


come capita spesso anche a ciascuno di noi, quando ci esprimiamo, quando
esprimiamo a parole qualcosa che pensiamo, ci accorgiamo che nel
momento in cui le verbalizziamo, prendiamo coscienza maggiormente, sia
di quello che forse non va bene, in quello che noi stiamo dicendo, sia
qualche cosa che deve essere magari cambiato, sia nella parola, che
nellatteggiamento. Spesso i bambini, gli adolescenti, i ragazzi non
credono neanche a ci che dicono, ma hanno bisogno di verbalizzarlo per
poter prendere coscienza di ci che stanno dicendo, quindi bisogner
lasciarglielo fare. Hanno bisogno di trovare in noi, non il giudizio o la
condanna, ma laccoglienza che permette loro di esprimersi, il che non
significa che accolgo come verit o come giusto tutto quello che dicono.
Farli diventare adulti il principale compito del padre. Invece spesso
si delega il padre solo per prendere decisioni terribili. Il figlio conosce solo
il padre che schiaccia, che autoritarismo, e non un padre che protegge,
che stimola, che sostiene. Perch al padre si mandano i figli solo come
ultima istanza, quando la madre non sa pi risolvere la situazione.
Molto spesso le madri non dicono mai: parla un pochino con tuo padre,
esci con lui. No, questo non lo fanno quasi mai, per quando non riescono
ad essere obbedite mandano il figlio dal padre perch prenda delle
decisioni drastiche, terribili. Ed chiaro che allora si ha paura di questo
padre.
Questo pu accadere e accade spesso anche in comunit religiose quando
si pensa di sapere tutto e di sapere educare molto bene coloro che aspirano
a una vita religiosa. Non si indirizzano per le loro difficolt al superiore, si
ha la presunzione di saper risolvere i loro problemi forse anche meglio del
superiore. Ci pare che tutto sia sotto controllo, quando invece non lo .
Quando la bomba esplode allora si manda dal Superiore, il quale non
conosce bene le strade che ha percorso il candidato, n i consigli che ha
ricevuto, n la sua storia, le sue virt e le sue debolezze....Gli si dice
semplicemente vuole andare a casa. Per per prendere questa decisione ci
saranno voluti dei tempi. Che cosa stato detto in questi tempi? Si
stati allaltezza di guidare unanima? Forse si cercava solo di chiudere
dei buchi. Ma pi si chiudevano da un lato e pi si aprivano dallaltro e
alla fine, non riuscendo pi a chiudere i buchi si manda il problema al
superiore. Ricordiamoci che la storia di unanima un mistero e solo

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Dio ci pu rivelare qualcosa di questo mistero in proporzione alla


nostra umilt.
In ogni modo il padre, messo davanti a questa situazione perde il suo ruolo
di protezione, di colui che sostiene, ma messo di fronte a un ragazzo che
magari non conosce per niente, perch non ha avuto modo di avere un
dialogo, un approccio paterno, di sentirlo esprimere i suoi progetti, i suoi
pensieri, di vivere insieme a lui, di fare alcune cose con lui, di vivere
anche un rapporto con lui. Quindi di fronte a questo fatto di avere
relegato la decisione paterna solo su cose, su decisioni molto terribili,
fa si che molto spesso il padre, taglia e cuce direttamente, allora che
cosa fa? O esprime un autoritarismo violento, senza avere forse
compreso completamente tutto quanto, o altrimenti dice: ma, fai come
vuoi, cosa ha detto la tua mamma, ti ha detto cos, allora va bene fai quello
che ti ha detto la tua mamma. Quindi rilancia di nuovo la responsabilit,
senza prendere i tempi, senza consultarsi anche con laltra, senza decidere
insieme. Ed vero che la decisione va presa insieme, anche se dovr
essere detta dal padre, perch lui la guida. Ma va detta insieme,
affinch quando il ragazzo cercher la consolazione della madre, lei non
gliela far mancare, lo abbraccer facendo capire per che la decisione
questa, rimane ferma, una tenerezza ferma, una tenerezza forte.
Abbiamo bisogno di rimetterci alla scuola di Maria e di Giuseppe, di
prendere coscienza delle nostre relazioni con i nostri familiari, di quanto
le madri hanno soffocato la figura del padre, di come spesso non hanno
aiutato il marito a staccarsi dalla madre, per cui lui vive ancora questo
rapporto fusionale con la madre. A volte le mogli hanno fatto fare al
marito, questo distacco, in un modo violento, colpevolizzandolo sempre di
pi. Sappiamo a cosa porta il sentimento di colpa: allindurimento, all
isolamento e quindi la moglie invece di aiutare il marito lo fissa ancora di
pi in una situazione fusionale. Maternizzare ben diverso.
Mi fermo qui perch vedremo che il silenzio del padre, ve lo anticipo, ma
questo sar per la prossima volta, lascer il posto allo sguardo. Quello
dello sguardo sar molto importante. Vale a dire che la comunicazione pi
grossa con il padre sar proprio quella dello sguardo. Ecco perch
diciamo che ci dobbiamo esporre allo sguardo del padre.

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