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Indagine esplorativa
sul tatuaggio e la salute
in carcere
Progetto nanziato dalla Giunta Regionale del Veneto con provvedimento n. 4019 del 30.12.2002
Fondo Regionale di Intervento per la lotta alla droga - Triennio 2003-2005
Indagine esplorativa
sul tatuaggio e la salute
in carcere
Ringraziamenti 06
Il rischio dietro le sbarre 08 di Susanna Ronconi
Indagine 21
22 Premessa
25 Come abbiamo lavorato
27 Il testo del questionario
I risultati dellindagine 35
36 Dati socio-anagraci
37 Il tatuaggio
42 I rischi del tatuaggio
49 Il tatuaggio in carcere
62 Commenti nali
64 Alcune considerazioni conclusive
Appendice 69
Ritratti 89
RINGRAZIAMENTI
Questindagine, parte integrante del progetto Questione di pelle nanziato con il Fondo Regionale Lotta alla Droga, triennio 2003 2005, frutto di numerosi apporti e collaborazioni. Si ringraziano per aver consentito lo svolgimento della ricerca e la fattiva collaborazione il Provveditore
Regionale dellAmministrazione Penitenziaria per il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto
Adige dott. Felice Bocchino, la Responsabile dellUfcio Detenuti e Trattamento dott.ssa Marzia
Battel, i direttori dott.ssa Antonella Reale, dott. Francesco Massimo, dott. Salvatore Pirruccio, dott.
ssa Gabriella Straf, i comandanti e gli agenti di tutti gli istituti penitenziari coinvolti nellindagine,
le Case Circondariali di Padova e Treviso, la Casa di Reclusione di Padova, gli Istituti Penitenziari di
Venezia. Per la disponibilit e la pazienza mostrata ringraziamo inoltre: la dott.sa Lorena Orazi e
la dott.sa Belita Perissinotto, gli educatori Ferdinando Ciardiello, Domenico Cucinotta, Francesca
Panzera e Mario Piraino, gli agenti Claudio Gemin e Piero Pischedda. Un ringraziamento particolare per i suggerimenti, le critiche e il grande lavoro svolto a: Ilarione Lo Sito e Zied Faidi (commissione sportiva), prof.ssa Sinibaldi, prof. Villatora e tutti gli insegnanti, i volontari del Progetto Nadir e
del Progetto Espansione incontrati nella Casa circondariale di Padova; Alessandro Pinti e Luigi Rossi
(bibliotecari), Ornella Favaro, Francesco Morelli e tutta la redazione di Ristretti Orizzonti incontrati
nella Casa di reclusione di Padova; i bibliotecari della Casa circondariale di Treviso; Adrian Mavriche
e Andrea Fabris (commissione culturale), Liri Longo (Cooperativa sociale Rio Ter dei Pensieri) e
A.V. incontrati negli Istituti di pena veneziani. Vogliamo inne ringraziare Susanna Ronconi per il
contributo didee, il sostegno e la collaborazione. Da ultimo, ma non certo per importanza, ringraziamo di cuore sia le numerose persone detenute che si sono spese per far conoscere il nostro
lavoro attraverso il passaparola e per aiutare i/le compagni/e nella compilazione del questionario,
sia tutte le persone detenute che hanno partecipato allindagine offrendoci un materiale prezioso
sul quale lavorare.
ad Andrea
Il rischio per la salute relativo alla diffusione di malattie trasmissibili (MT) in ambito penitenziario , a livello europeo come a livello globale, crescente. Non altrettanto crescente
lattenzione prestata al fenomeno e ancor meno la tempestivit e ladeguatezza delle
misure da porre in atto per la protezione della salute delle persone detenute. Questa
valutazione deriva tanto da una panoramica sulla letteratura scientica che analizza la
prevalenza di persone contagiate in primo luogo da HIV, epatite B e epatite C che
vivono nelle carceri, e indaga e analizza la diffusione dei comportamenti a rischio di
contagio, quanto dai documenti istituzionali delle numerose agenzie internazionali che
di salute, di politiche della salute e di diritto alla salute si occupano Organizzazione
Mondiale della Sanit (OMS), Organizzazione delle Nazioni Unite, UNAIDS, Agenzia
ONU sullAIDS, Parlamento e Commissione Europei, EMCDDA, European Monitoring
Centre for Drugs and Drug Addiction (agenzia comunitaria su droghe e dipendenze) - e
che hanno messo insistentemente in agenda il problema, riconoscendo inadempienze a
fronte di una situazione di allarme. Tutte hanno, negli ultimi anni, elaborato nuove raccomandazioni e direttive perch gli Stati assumano il problema con maggiore responsabilit1. Il divario tra la minaccia e il danno per la salute e la lentezza o la negligenza
nelle risposte necessarie enorme in molti paesi. Le direttive internazionali, infatti, pur
vigenti e vincolanti, non sono spesso rispettate e questo accade anche nellEuropa comunitaria dove pure i sistemi sanitari, il welfare e lapproccio di salute pubblica hanno
conosciuto uno sviluppo che, fuori dalle mura del carcere, ha prodotto notevoli risultati
nella limitazione del contagio da MT.
Una parte dei paesi europei, per fermarci alla realt che pi da vicino ci riguarda e
cui apparteniamo, non rispetta il dettato internazionale sullequivalenza nel diritto alla
cura e alla salute per i cittadini detenuti, e non lo fa a fronte di un contesto, quello
penitenziario, dove i fattori di massimizzazione del rischio della diffusione di MT sono
1
Per una sintesi dei documenti delle agenzie internazionali che prendono parola sul tema della prevenzione
delle MT in carcere e sul diritto alla salute delle persone detenute, vedi in H. Stoevere altri (2004) Prison
Needle Exchange: lessons from a Comprehensive Review of International Evidnce and Experience.
signicativamente pi elevati che nella societ libera2. In una situazione, dunque, dove,
al contrario, lallarme dovrebbe portare con s un di pi di attenzione, tempestivit
operativa, studio di strategie efcaci e sistemi di valutazione rapida.
Uno studio europeo del 1992 analizza numerosi fattori che fanno del carcere un contesto che produce malattia e segnala che tre sono le aree a maggior rischio: le malattie
trasmissibili, le malattie mentali e labuso di sostanze psicoattive3. Se pur vero che le
MT hanno un vericato legame con le condizioni igieniche e di sovraffollamento che
caratterizzano molte carceri anche dellUnione Europea4, lallarme tuttavia puntato
principalmente sulle forti connessioni tra diffusione di MT e comportamenti legati allassunzione di sostanze stupefacenti dietro le sbarre, e allalta concentrazione in carcere di persone tossicodipendenti gi affette da una MT.
La XV Conferenza internazionale sullAIDS, svoltasi nel 2004 a Bangkok, ha prestato
una particolare attenzione al mondo carcerario, a partire dal dato eclatante di una prevalenza di casi di HIV/AIDS decisamente superiore che nel mondo libero, con valori che
oscillano tra il 10 e il 25% della popolazione detenuta5. In Europa, diversi studi multicentrici condotti nellultimo decennio confermano questa sovra-rappresentazione: la
prevalenza di casi HIV+ infatti in media del 5,7% (con picchi del 19,7% in Portogallo
e del 12% in Spagna) e riguarda soprattutto le persone tossicodipendenti. Alcuni studi
hanno inoltre indagato lipotesi di un maggior rischio di sieroconversione allinterno del
carcere, rischio che sembra avvalorato dal fatto che la prevalenza signicativamente
superiore tra le persone che hanno avuto pi carcerazioni rispetto a quelle che sono
Unattenta analisi tanto della situazione epidemiologica quanto delle strategie di intervento nellUnione
Europea in H. Stoever (2001) Assistance to drug users in prisons, EMCDDA.
K. Tomasevski (1992) Prison Health. International Standards and National Practices in Europe. Helsinki
Institute for Crime Prevention and Control e ONU, Publication Series, No.21/92.
In Italia - dove il circuito carcerario potrebbe, secondo gli standard stabiliti, contenere 46mila detenuti mentre
ne ospita in realt 57mila (dati 2004) - si assiste allimpennata della diffusione di malattie no aqd oggi
decisamente contenute, come scabbia e TBC. La percentuale di persone sieropositive del 2,5% (dicembre
2004). In CGIL e altri, (2005) Rapporto sui diritti globali, a cura di SocietINformazione, Ediesse.
R. Juergens (2004) Is the world nally waking up to HIV/AIDS in prisons? A report from the XV
International AIDS Conference.
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incarcerate per la prima volta (no a sei volte superiore)6 e tra coloro che hanno avuto
esperienze di detenzione rispetto a chi non ne ha avute (no a tre volte)7. Si assiste
durante tutti gli anni 90 alla crescita della prevalenza HIV+ tra i detenuti tossicodipendenti8 europei, mentre i primi anni del nuovo secolo registrano solo in alcuni paesi un
aumento di casi di HIV/AIDS, che in media sono invece stabili. Al contrario, tutti i paesi
si trovano a fronteggiare un rapido aumento dei contagi da epatite B e soprattutto C.
Studi condotti nelle carceri tedesche parlano di una prevalenza tra i tossicodipendenti
detenuti che era del 35% nel 1991 ed salita al 65% nel 1997 per lepatite B mentre
per la C passata dal 24% al 77%9. Altri studi tedeschi segnalano che la prevalenza
delle epatiti A, B e C nelle carceri tra 100 e 200 volte superiore a quella nella popolazione generale10.
I dati forniti da fonti istituzionali forniscono questo quadro, aggiornato al 2001 e relativo a tutti i detenuti, tossicodipendenti e non: per lHIV si va da una prevalenza dello
0,2%, in Belgio, Inghilterra e Germania, al 19,9% della Spagna e al 16% del Portogallo; per lepatite B dal 2,2% del Belgio al 54-73% della Svezia, passando per il 45%
della Spagna; per lepatite C dal 17% del Belgio al 46% della Spagna. Se invece analizziamo la prevalenza tra le persone detenute tossicodipendenti i valori saltano verso
percentuali molto pi alte, soprattutto per lepatite C: in Danimarca chi consuma per
via iniettiva all87% positivo al virus mentre chi non consuma lo al 9%; in Irlanda
siamo rispettivamente all80% e al 37%.
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M. Rotily, C. Weilandt, (1994) European Network on HIV/AIDS and Hepatitis Prevention in Prisons 3rd Annual Report; M. Rotily e altri (1994) HIV testing, HIV infection and associated risk factors among
inmates in South-Eastern French prisons, AIDS, 8/94.
D. Kleiber (1991). Die HIV/AIDS-Problematik bei i.v. Drogenabhngigen in der Bundesrepublik Deutschland
- Unter besonderer Bercksichtigung der Situation hafterfahrener Drogenabhngigen, in H. Stoever (2001) cit.
H. Stoever (2001) cit.
A. Heinemann (2000): Seroprevalence of infectious diseases (HIV; Hepatitis A; B; C and Lues) among iv drug
users inside and outside prisons in Hamburg (1991 - 1997). Oral presentation at the conference `Encouraging
Health Promotion for Drug Users within the Criminal Justice System, Amburgo Novembre 2000.
J. Gaube e altri (1993) Hepatitis A, B und C als desmoterische Infektionen. In: Gesundheitswesen, 1993,
in H. Stoever (2001) cit.
I fattori che incidono su questi valori sono diversi: condizioni igieniche carenti, sistemi
sanitari in crisi e con poche risorse, il fatto che i detenuti per lo pi appartengono alle
classi povere e per ci stesso pi esposte al rischio di MT quali TBC e HIV/AIDS, il fatto
che i detenuti, nonostante le molte direttive internazionali in questo senso, di fatto non
hanno accesso a tutti i servizi disponibili nella comunit libera; il fatto che il contesto
carcerario massimizza rischi e danni e incentiva pratiche di assunzione rischiose11.
E dunque evidente la correlazione tra diffusione delle MT e la presenza (sempre crescente) di consumatori di droghe per via iniettiva allinterno delle carceri, la realt del
consumo di sostanze allinterno e i fattori di contesto (normativi, disciplinari e culturali)
che facilitano comportamenti rischiosi tra i consumatori. Comportamenti sessuali e altri
comportamenti a rischio, quale il tatuaggio, sono presenti e incidono, ma in maniera assai meno signicativa: aghi e siringhe scambiati sono il veicolo principe soprattutto per
le infezioni da HIV e da epatite C. Secondo i dati dellEMCDDA12, plausibile tracciare
una chiara correlazione tra politiche nazionali sulle dipendenze e aumento dei rischi
dietro le sbarre. Secondo i dati forniti dallagenzia comunitaria, in costante crescita il
numero di persone tossicodipendenti detenute a partire dagli anni 70. Oggi, tenendo
conto dei diversi sistemi legislativi dei paesi membri e delle diverse gradazioni di
criminalizzazione del consumo, si stima che tra il 15% e il 50% dei 350mila detenuti
europei abbia fatto uso in passato e/o faccia uso al presente di sostanze stupefacenti.
Rispetto al turn over annuale, si tratta di un numero che oscilla tra i 180 e i 600mila
detenuti tossicodipendenti lanno.
Esiste ormai una signicativa letteratura scientica anche a livello europeo che mostra
e verica come non solo esistano comportamenti diffusi di consumo di sostanze per via
iniettiva allinterno delle carceri, ma anche come questi siano mediamente pi rischiosi
che allesterno, per ragioni squisitamente di contesto in grado di incidere signicativa-
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Lelenco di fattori cos stilato in H. Stoever (2002), Drug substitution treatment and needle exchange
programs in German and European prisons, in Journal of drug issues, No. 2/2002.
EMCDDA (2004) Relazione annuale 2004. Evoluzione del fenomeno della droga nellUnione Europea e
in Norvegia (dora in poi EMCDDA Rapporto 2004).
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Il documento citato S. Bird, M. Rotily, Inside methodologies: For counting blood-borne viruses and
injector-inmates behavioural risks - Results from European prisons, The Howard Journal, No. 2/2002.
EMCDDA Focus No. 7/2003
Citato in EMCDDA (2001).
che le pi invalicabili e sicure mura del carcere, e che ricerca dopo ricerca si potuto
documentare la prevalenza di pratiche iniettive in carcere in tutto il mondo. Molti studi
hanno infatti dimostrato che le persone non solo continuano a usare in carcere ma anche che molte a tuttoggi cominciano a usare dietro le sbarre16.
Insomma: se vero che una parte dei tossicodipendenti detenuti usa la tregua della carcerazione per interrompere il consumo, anche vero che unalta percentuale di loro non modica i propri comportamenti se non in senso pi rischioso. La cella unoccasione non solo
per smettere ma anche per continuare17. Una delle ragioni individuate dalla letteratura per
un comportamento di consumo quella dellautocura del disagio che la stessa carcerazione,
in un meccanismo di riproduzione continua, produce: linglese Howard League for penal
reform, per esempio, in riferimento al consumo intramurario di cannabis in prospettiva di
autocura, nel 1999 ha raccomandato al Ministero degli Affari sociali la depenalizzazione
delluso di questa sostanza in ambito penitenziario, e la sua equiparazione allalcool, in
modo che questo consumo possa essere trattato con approccio sanitario e non penale e che
possa limitare il viraggio verso droghe pi dannose. E noto infatti che la possibilit di rintracciare i metaboliti della canapa nelle urine per oltre 30 giorni espone i detenuti a maggior
rischio penale, al contrario di quanto accade per sostanze pi dannose quali leroina18. Ma
ci che maggiormente incide sulla diffusione di MT il fatto che, se in carcere, per motivi
di contesto e di accessibilit della sostanza, si consuma meno e con maggior discontinuit
rispetto a fuori, quando si consuma lo si fa con modalit assai pi rischiose. Numerosi studi
testimoniano questo dato: data la penalizzazione del consumo e la non disponibilit di siringhe, luso promiscuo di aghi e siringhe avviene per il 50% dei consumatori per via iniettiva
nelle carceri greche, per l82% in quelle scozzesi e per il 58% in quelle Irlandesi. Il rapporto
2001 dellEMCDDA sulle carceri arriva a una percentuale del 70%19. E stato anche notato
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come in carcere assumono per via iniettiva anche coloro che allesterno hanno modalit
meno rischiose, come fumare o inalare (per esempio i consumatori olandesi o anche quelli
spagnoli): la minor qualit delle sostanze reperibili in carcere, eroina soprattutto, porta verso
liniezione come pratica che consente di amplicare gli effetti voluti con un minor costo20.
OLTRE LA NEGAZIONE, VERSO LEQUIVALENZA DI SERVIZI E TRATTAMENTI
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Il quadro qui tratteggiato indica con chiarezza lesistenza di un allarme cui necessario
far corrispondere adeguate misure di prevenzione, riduzione dei rischi e promozione
della salute. Il piano indicato da tutte le agenzie internazionali quello della equivalenza nel trattamento tra persone detenute e persone libere, questione che non pu
apparire come opzionale, essendo intimamente legata al rispetto dei diritti umani fondamentali della persona, come esplicitamente ribadito proprio in riferimento al carcere
da tutte le agenzie internazionali e, in ambito comunitario, anche dal Consiglio dEuropa nel 1998. Le ormai ventennali esperienze maturate nel campo della riduzione del
danno sanitario correlato al consumo di sostanze per via iniettiva, diffuse in tutti i paesi
dellUnione e sancite dalle linee guida dellEMCDDA21, offrono un quadro di riferimento legale, operativo e di valutazione di efcacia denitivamente validato.
Si tratta di superare quella negazione istituzionale dellesistenza di comportamenti
a rischio allinterno delle carceri che no ad oggi in molte nazioni europee, e in modo
assai evidente in Italia, ha impedito di lavorare a questa equivalenza. E una negazione
prodotta da diversi fattori tra loro interconnessi, principalmente la preminenza di un
paradigma penale rispetto a uno sanitario nel trattamento del consumo problematico;
la preminenza di un approccio drug free (quindi dinterventi durante la carcerazione
unicamente in questa direzione) visto in opposizione e non in connessione con un approccio della prevenzione del danno e della limitazione dei rischi.
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H Stoever, K. Shuller (1992) AIDS un Drogen, Deutsche AIDS Hilfe, 1992; H. Stoever (2000) Healthy
Prisons, Oldenburg, 2000.
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Eppure il suo utilizzo come terapia di mantenimento e protettiva appare molto pi motivato in ambito carcerario: qui si trovano infatti persone spesso con lunghe e recidive
storie di dipendenza, che spesso non hanno avuto beneci da precedenti trattamenti,
in una situazione in cui i comportamenti a rischio sono incentivati e ricorrenti23. I paesi
comunitari che hanno programmi di mantenimento in carcere con nalit di riduzione
del danno sono oggi cinque: Austria, Danimarca, Lussemburgo, Spagna e Germania,
mentre la Svizzera - che da tempo segue questa strategia - ha introdotto in alcune
carceri, a seguito dello sviluppo della sperimentazione sul territorio, programmi di somministrazione sotto controllo medico di eroina 24.
Nello stilare le sue raccomandazioni, lEMCDDA analizza quali sono gli ostacoli che
operatori e amministratori delle carceri portano contro lipotesi di una maggior diffusione di trattamenti a mantenimento: la prevalenza dellobiettivo dellastinenza, nella
percezione e negli indirizzi degli operatori; la percezione del metadone pi come droga
che come farmaco, per qualcuno come piacere, cui i detenuti non dovrebbero aver
diritto; la difcolt a rispettare la condenzialit e lanonimato sugli assuntori; la carenza di personale e la difcolt a gestire eventualmente la terapia durante permessi
e licenze premio. Sono per lo pi, osserva lagenzia europea, problemi culturali e di
percezione pi che organizzativi25. A fronte di queste resistenze, alcuni studi di valutazione indicano i risultati ottenuti nelle carceri dove esiste lacceso a questa terapia
ed stato possibile un monitoraggio: diminuzione del numero di assunzioni di droghe
per via iniettiva; diminuzione del numero delle sieroconversioni HIV ed epatiti B e C;
diminuzione di ascessi, infezioni e fuorivena; miglioramento e stabilizzazione delle condizioni di salute e psicologiche; contenimento dei processi di dipendenza dal circuito del
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S. Ronconi (2001) Carcere, tossicodipendenze e riduzione del danno, in Medicina delle tossicodipendenze, Dicembre 2001.
Su questo tipo di trattamento vedi I. Michels (2002), Heroin based treatment, in Journal of drug issues,
No. 2/2002; Uchtenhagen (1997), A Programme for a Medical Prescription of Narcotics: Final Report of
the Research Representatives, Zurich; Ufcio federale Svizzero della Sanit pubblica (1999) Il trattamento
con eroina; Committee on Medicamental Interventions in Heroin Addicts (CCBH - Amsterdam), (1996),
Relazione del Consiglio per la Sanit dellOlanda al MInistro per la Sanit sulla prescrizione di eroina.
H Stoever (2002), cit.
mercato nero interno; miglior preparazione per quanto attiene alla prevenzione in vista
della scarcerazione; contenimento della recidiva; valorizzazione della consapevolezza
personale e dei dispositivi individuali di autoregolazione26. Obiettivi, come si vede, che
coincidono con quelli che, per le persone libere, conseguono i trattamenti citati, e che
nelle carceri europee che li portano avanti hanno dimostrato la stessa efcacia.
Anche i programmi di scambio siringhe, ormai attivi da oltre ventanni in molti paesi
dellUnione attraverso unit di strada, drop in centre e servizi a bassa soglia27 , stanno
dimostrando la loro efcacia. In carcere, la realt europea a macchia di leopardo: attualmente sono attivi programmi in Svizzera, Germania (in alcuni lnder), Spagna, Moldavia, Kyrgyzstan, e Bielorussia e in via di implementazione in Kazakhstan, Tajikistan e
Ucraina, paesi che stanno vivendo in questi anni limpennata della pandemia di HIV tra i
consumatori per via iniettiva. Accanto alla distribuzione di siringhe (che avviene secondo
modalit diverse e adeguate ai singoli contesti, tramite macchine distributrici e tramite
personale sanitario, con diverse modalit di protezione della privacy e dellanonimato) si
sono sviluppati interventi con distribuzione di disinfettanti e varechina (in Francia, Portogallo, Finlandia, Belgio), accompagnati da corsi di educazione sanitaria e di peer support
tra i detenuti, per una corretta disinfezione degli aghi. Nonostante le direttive dellOrganizzazione Mondiale della Sanit, che recitano: nei paesi dove sono disponibili servizi di
distribuzione e scambio siringhe sterili organizzati nella comunit sociale, si deve prendere
in considerazione lofferta degli stessi servizi nelle carceri, durante la detenzione e su ri-
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27
Ibidem; G. Chorzelski, (200) Co-operation between methadone treatments in prison and in the community. Oral presentation at the conference, `Encouraging Health Promotion for Drug Users within the
Criminal Justice System, Amburgo, Novembre 2000; W. Hall, J. Ward, R. Mattick (1993) Methadone
maintenance treatment in prisons: The New South Wales Experience, in Drug and Alcohol Review, No.
12/93; Project Treatment Demand (1999) Treated drug users in 23 European cities. Data 1997, trends
1996-97. Final Report. H. Stoever, F. Trautmann (2001) Risk reduction for drug users in prisons. Encouraging health promotion for drug users within the criminal justice system. Utrecht: European Commission;
R. Muscat (2000) Drug use in prison, Paper, 30th Meeting of the Group of Experts in Epidemiology of
Drug Problems, Strasbourg, maggio 2000.
Vedi numerosi studi di efcacia sul sito EMCDDA www.emcdda.eu.int, nella sezione harm reduction.
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chiesta al momento del rilascio e quelle pi recenti dellUNAIDS, nella sua conferenza
mondiale del 200428, molte amministrazioni e servizi oppongono a queste indicazioni
argomentazioni diverse, basate su difcolt organizzative e sullalto rischio di effetti non
voluti e negativi. A queste preoccupazioni rispondono diversi studi, che hanno vericato
attraverso monitoraggi e ricerche che i programmi di scambio siringhe non sono rischiosi
per il personale, ma rendono al contrario il carcere un luogo pi sicuro sia per gli operatori
che per i detenuti; non comportano un aumento delluso di droghe; riducono i comportamenti a rischio di contagio; hanno effetti positivi sulla salute generale dei detenuti; sono
efcaci nella gran parte degli istituti che li hanno adottati; sono essibili e possono adottare modalit organizzative consone ad ogni istituto29. Precisa lEMCDDA che questi
programmi sono fattibili e portano a una riduzione sia dei comportamenti ad alto rischio,
sia della trasmissione di virus trasmessi dal sangue, senza conseguenze negative, come
punture accidentali con aghi o uso deliberato degli aghi come arma contro il personale
carcerario o altri detenuti30 .
Inne, ma non per importanza, agenzie internazionali e studi di efcacia sottolineano
limportanza di una corretta informazione e dellattivazione dei detenuti stessi come
attori e promotori della tutela della propria salute.
Linformazione attorno alla prevenzione delle MT e alla limitazione dei rischi carente: nelle carceri italiane in modo particolare lattenzione prestata al tema HIV tra la
ne degli anni 80 e linizio degli anni 90 ha lasciato un vuoto. Lo testimonia questa
stessa ricerca insieme ad altre condotte negli ultimi anni31. Quando c, linformazio-
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Uno degli slogan della Conferenza riferito alla popolazione detenuta Not hard-to-reach, but still
hard-to-serve, cio: il problema non che difcile lavorare con i detenuti, il problema cominciare
a mettere a loro disposizione i servizi pi efcaci.
H Stoever e altri (2004), cit. EMCDDA, Report 2004, cit.
La ricerca citata dal Rapporto EMCDDA di K. Dolan, S. Rutter, AD Wodak (2003) Prison-based syringes
exchange programmes: a review of international research and development, in Addiction No. 98/2003.
Istituto Superiore di Sanit - Gruppo Abele - Coordinamento nazionale giornali del carcere (2002) Nuovi bisogni informativi e nuove modalit di comunicazione sul tema dellHIV nella popolazione detenuta
italiana attraverso lattivazione della rete dei giornali del carcere nella lotta allAIDS; A. Favretto, C.
Sarzotti (1999) Le carceri dellAIDS. Indagine su tre realt italiane, LHarmattan Italia.
ne sporadica, poco pragmatica, non agganciata alla quotidianit e alla cultura dei
destinatari. E disancorata a quel potenziale di attenzione, consapevolezza, competenze soggettive che un lavoro costante di educazione sanitaria potrebbe attivare,
facendo dei destinatari dellazione di promozione della salute una risorsa per se stessi
e per lambiente in cui vivono.
Numerose esperienze disseminate in tutte le carceri dellUnione mostrano come metodologie quali il peer support e la peer education abbiano risultati importanti, al pari di
quanto avviene tra le persone libere32.
This prison is a public health disaster!, questo carcere un fallimento della salute
pubblica, scrive indignato un ricercatore della Queens University dellOntario, Canada,
dopo un anno di monitoraggio dentro il penitenziario di Joyceville, che ha portato sul
suo tavolo le cifre allarmanti della diffusione dellHIV e dellepatite C tra i detenuti, picchi mai visti e in continua crescita33. Lo stesso ricercatore, poche righe dopo, registra un
unico successo: quel carcere, dopo un lungo progetto di educazione attorno alla pratica
del tatuaggio, registra la percentuale pi bassa e sensibilmente pi bassa - in tutto lo
stato di persone affette da epatite C tra chi ha praticato il tatuaggio in carcere. Abbiamo sviluppato un modello educativo efcace, dobbiamo assolutamente diffonderlo
ovunque!, afferma con notevole entusiasmo.
Vale la pena accogliere questo messaggio, che lo stesso messaggio che comunica
questa ricerca e questo intervento veneziano: la situazione difcile, limmobilismo
istituzionale sembra non cogliere la situazione dallarme, lequivalenza dei trattamenti
non rispettata, pragmatismo e efcacia sembrano spesso negletti nellimplementazione di misure attorno alla salute, e i detenuti sono poco informati. Ma i detenuti,
messi nella condizione di scoprire i loro saperi, di sviluppare le loro competenze e abilit
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F. Trautmann e C. Barendregt (1996) European Peer Support Project - Manual; degli stessi autori (2003)
Ilo sostegno tra pari e la riduzione del danno. I fattori che inuiscono sulla modica del comportamento,
in Sostegno tra pari e servizi a bassa soglia, EGA; P. Molinatto e S. Ronconi (a cura di)(2003) Supporto
tra pari e servizi a bassa soglia, EGA.
P. M. Ford & the Queens University HIV Study Group HIV, Hep C Seroprevalence and Associated Risk
Behaviours in a Canadian Prison, in Hiv/Aids Policy&Law, No. 2/3, 1999.
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Indagine
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PREMESSA
Lindagine, di cui presentiamo in modo sintetico i risultati, aveva principalmente tre obiettivi:
instaurare una collaborazione con le persone detenute al ne di raccogliere informazioni,
esperienze personali e percezioni relative alla pratica del tatuaggio in carcere;
instaurare una collaborazione con le Direzioni e gli operatori che lavorano in
alcuni Istituti Penitenziari per presentare loro il progetto e coinvolgerli nella sua
realizzazione;
contribuire a diffondere informazioni e conoscenze preventive tra le persone detenute
sui rischi per la salute legati alla pratica del tatuaggio.
Questo lavoro, iniziato nellottobre 2004 e concluso nel settembre 2005, ha coinvolto
le persone detenute in sei Istituti Penitenziari presenti nella Regione Veneto.
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Perch il tatuaggio?
Il tatuaggio unarte antica. Dallorigine delluomo la sua concezione spesso confusa
e manipolata, ma luomo continua ad ornare il suo corpo. () La prevenzione rispetto
ai rischi per la salute legati alla pratica del tatuaggio, e non solo, dovrebbe essere fatta a
partire dagli istituti minorili, attraverso i medici. Grazie. Con stima, un detenuto.
Casa di reclusione di Padova
E noto che in carcere i tatuaggi vengono fatti con strumenti improvvisati e non
sterilizzati, correndo ogni tipo di rischi e favorendo il diffondersi di molte malattie
infettive. Per questo il tatuaggio, insieme al consumo di sostanze stupefacenti per via
iniettiva e i rapporti sessuali non protetti, una delle cause di diffusione di malattie
trasmissibili ed infezioni allinterno degli Istituti Penitenziari.
Se in carcere non c alcuna possibilit di avere strumenti sterilizzati (il regolamento
penitenziario non permette la pratica del tatuaggio), sembra altrettanto difcile ottenere
informazioni e indicazioni pratiche sui principali comportamenti a rischio per la salute.
Il tema interessante perch la maggioranza delle persone non conosce i rischi che si
possono correre facendosi fare un tatuaggio in carcere da persone che non sanno bene
quello che stanno facendo.
Casa circondariale SAT di Venezia
Sebbene in carcere la pratica del tatuaggio sia piuttosto diffusa, non risulta che in Italia
esistano ricerche o interventi che affrontino in modo specico questo tema.
A partire da queste considerazioni, dallesperienza maturata sul campo (dal 2002 il
nostro servizio svolge un laboratorio di tatuaggio con lhenn nel carcere maschile di
Venezia) e dagli interventi che altri paesi stanno realizzando in unottica di riduzione
del danno negli Istituti Penitenziari (nel 2004 lagenzia federale canadese Correction
Canada, responsabile del sistema carcerario, ha reso noto che saranno aperte sei sale
per tatuaggi nelle prigioni federali allo scopo di ridurre il propagarsi di malattie infettive),
ci parso importante approfondire e far conoscere questo tema.
Gli spunti di riessione e i nodi critici non sono mancati. Uno per tutti: possibile
promuovere la salute in un contesto che produce sofferenza e malattia?
Occupatevi di cose pi serie, mettete le vostre risorse ed energie per migliorare altri
aspetti della vita carceraria. LItalia lunico posto dove i colloqui sono limitati ai
parenti pi stretti, previa autorizzazione; dove le telefonate sono limitate ai familiari
pi stretti, solo per 10 minuti a settimana; dove non esistono i cosiddetti colloqui
intimi; dove si passano 22 ore su 24 chiusi in cella; dove il lavoro garantito soltanto
ad una minima parte dei detenuti; dove il servizio sanitario lasciato in mano a dei
medici scansafatiche che trattano i detenuti come dei lebbrosi; dove se sei straniero
non puoi telefonare perch non si ha la certezza con chi stai parlando; se sei straniero
non fai colloqui perch i familiari non possono avere un visto per motivi di visita a
detenuti; se sei straniero non puoi usufruire di alcuna misura alternativa, visto che a
ne pena c lespulsione; ecc., ecc., ecc. Con tutti questi disagi voi spendete soldi
ed energie per approfondire il tema dei fottuti tatuaggi!!? Siete pazzi?!!!
Casa di reclusione di Padova
23
24
25
Come spesso accade, le cose sono andate diversamente. Con la direzione di ogni
Istituto abbiamo dovuto concordare modalit di somministrazione assai differenti tra
loro. Cos, ad esempio, nella Casa circondariale di Treviso lindagine stata presentata
da un agente penitenziario ai bibliotecari, che cogliamo loccasione per ringraziare,
i quali si sono fatti carico di tutto il lavoro. La nostra presenza stata quindi molto
leggera. Viceversa, nella Casa Circondariale di Padova ci stato possibile essere
presenti in tutte le fasi dellindagine (presentazione, pubblicizzazione, distribuzione e
ritiro dei questionari, sostegno per la compilazione, ecc.) in momenti e luoghi diversi
(scuole, corsi professionali, sezioni). Questi due esempi, cos opposti tra loro, illustrano
la difcolt di fare ricerca in carcere coinvolgendo le persone detenute e quanto i tempi
e i modi stabiliti dallamministrazione penitenziaria la possano inuenzare.
Nonostante le difcolt (legate al contesto, linguistiche, culturali, ecc.) e le enormi
differenze nella modalit di somministrazione, dei 1600 questionari distribuiti ne sono
tornati 462. Al termine del lavoro di elaborazione i questionari validi sono risultati 402.
Dato il tipo di indagine un numero che riteniamo soddisfacente.
26
N persone detenute
presenti al momento
dellindagine
N
questionari
validi
% questionari
validi su n
persone detenute
presenti
201
50
24,88
CR femminile - Venezia
105
24
22,86
CC SAT - Venezia
40
20
50
CC S. Bona - Treviso
245
61
24,90
255
79
30,98
710
168
23,66
1556
402
25,84
Istituti coinvolti
nellindagine
Totale
b) Il tatuaggio
5. Hai un tatuaggio?
S No Pi di uno
6. Se hai gi un tatuaggio, dove te lo sei fatto fare?
(Puoi segnare pi risposte) Se non hai un tatuaggio,
passa alla domanda 7.
In uno studio specializzato
Da un amico che tatua artigianalmente
In carcere
Altro (specica)
7. Il tatuaggio per te ha un signicato legato a:
Sentirsi parte di un gruppo
27
28
13. A tuo avviso, quali malattie trasmissibili possono essere contratte anche attraverso
la pratica del tatuaggio? (Puoi segnare pi risposte)
Diabete Silide Tubercolosi Epatite A
Epatite B Epatite C HIV Gastrite Nessuna
14. A tuo parere, la pratica del tatuaggio effettuata in modo artigianale quale livello di
rischio comporta rispetto al contrarre o trasmettere malattie contagiose?
Elevato Probabile Limitato Nullo
15. Secondo te, non sterilizzare una macchinetta per tatuare quale livello di rischio
comporta rispetto al contrarre o trasmettere malattie contagiose?
Elevato Probabile Limitato Nullo
16. A tuo parere, tatuare senza utilizzare guanti usa e getta quale livello di rischio
comporta rispetto al contrarre o trasmettere malattie contagiose?
Elevato Probabile Limitato Nullo
17. Secondo te, tatuare utilizzando colori di fortuna (ad esempio nero fumo, ducotone, ecc.) quale livello di rischio comporta rispetto al contrarre infezioni?
Elevato Probabile Limitato Nullo
18. A tuo giudizio, opportuno utilizzare lo stesso colore o riutilizzare il colore avanzato per tatuare persone diverse?
Si No Non so
19. A tuo avviso, tatuare utilizzando colori adatti per altri impieghi o ricavati (nero
fumo, Ducotone, etc.) pu causare:
Allergie (reazioni esagerate del corpo verso speciche sostanze, ad es. cibi,
polvere, ecc.)
Alto rischio Medio rischio Basso rischio Nessun rischio
Infezioni (alterazioni del corpo provocate da microrganismi, ad esempio batteri,
virus, ecc.)
Alto rischio Medio rischio Basso rischio Nessun rischio
Intossicazioni/avvelenamenti (condizioni dovute a sostanze che possono essere
nocive, ad es. farmaci, detersivi, metalli, ecc.)
Alto rischio Medio rischio Basso rischio Nessun rischio
20. Dopo essersi fatti fare un tatuaggio, consigliato mettere una crema grassa (es.
29
30
vaselina o nivea) per proteggere la cute, nonch fasciare la zona con garza sterile.
Secondo te, che probabilit esiste di contrarre malattie trasmissibili utilizzando la
stessa crema (cio prelevata dallo stesso contenitore) per pi persone?
Elevata Probabile Limitata Nulla
21. A tuo parere, farsi tatuare sopra ad un neo pu essere pericoloso?
S No Non so
22. Secondo te, farsi tatuare sopra ad una cicatrice cosa pu comportare? (Puoi segnare pi risposte)
Il colore del tatuaggio risulta opaco
Nulla di particolare
La zona presenta bolle sotto pelle
Il colore del tatuaggio risulta lucido e grinzoso
23. Non sempre opportuno farsi tatuare. In presenza di alcune condizioni e/o malattie il tatuaggio sconsigliato o assolutamente da evitare. Secondo te, nelle situazioni elencante di seguito rischioso per la salute farsi tatuare?
Quando si siano assunte sostanze stupefacenti:
S No Non so
Nel caso si siano assunte bevande alcoliche:
S No Non so
Per le persone diabetiche:
S No Non so
Se si ha lepilessia:
S No Non so
In caso di emolia:
S No Non so
Per le persone portatrici di pacemaker:
S No Non so
In caso di allergia ai metalli:
S No Non so
Per le persone sieropositive:
S No Non so
25.
26.
27.
28.
31
Laser
Bruciature
Altro (specica)
32
d) Il tatuaggio in carcere
29. Sulla base la tua esperienza, il tatuaggio una pratica diffusa in carcere?
S No Non so
30. Secondo te, che signicato pu avere il tatuaggio fatto in carcere?
Appartenenza ad un gruppo specico
Segnare lesperienza carceraria
Passare il tempo
Dare signicato alla sofferenza
Divertirsi
Altro (specica)
31. A tuo parere, non essere in luogo adatto (studio specializzato) a tatuare/tatuarsi
pu implicare dei rischi?
S No Non so
32. Da un punto di vista pratico, secondo te che cosa potrebbe essere utile fare in
carcere per prevenire i rischi connessi al tatuaggio? (Segna al massimo 3 risposte)
Distribuire materiale informativo di prevenzione (volantini, opuscoli, ecc.)
Rendere disponibile alcuni materiali (ad esempio la varechina) per disinfettare gli aghi
Organizzare gruppi di discussione e/o laboratori sul tatuaggio
Organizzare gruppi e/o laboratori ai quali partecipi un tatuatore professionista
Adibire allinterno del carcere uno studio di tatuaggi professionale
Avere a disposizione macchinette, aghi, colore, ecc.
Altro (specica)
33. Secondo la tua esperienza, se in carcere viene trovata una macchinetta per i tatuaggi, cosa accade?
Viene requisita
Viene requisita la macchinetta e richiamati i componenti della cella in cui stata trovata
Viene requisita la macchinetta e aumentati i controlli
34.
35.
36.
37.
33
Discrete
Insufcienti
38. Rispetto al tatuaggio e alla sua pratica corretta, pensi di avere una conoscenza:
Ottima Buona Discreta Scarsa Insufciente
39. Per quanto riguarda il tema del tatuaggio, quali dei seguenti argomenti sarebbe
importante approfondire in carcere secondo te? (Puoi segnare pi risposte)
Prevenzione dei rischi connessi alla pratica impropria del tatuaggio
Approfondimenti degli aspetti socio-antropologici del tatuaggio
Approfondimenti degli aspetti relativi alla trasmissione delle malattie contagiose
Informazioni e consigli su dove andare o a chi rivolgersi per farsi tatuare
Altro (specica)
INFINE, se lo desideri, di seguito puoi scrivere commenti e/o osservazioni sul tema
del questionario e/o sullo strumento stesso:
34
I risultati dellindagine
35
36
Le persone detenute che hanno risposto al questionario sono 402. Di queste il 94,03% sono
maschi e il 5,97% femmine. Le donne quindi sono leggermente sovra rappresentate rispetto
alla percentuale nazionale di presenze femminili negli istituti penitenziari (pari al 4,83%).
Le classi di et pi rappresentate sono: 30 34 anni (20,79%), 25 29 anni e 35 39 anni
(entrambe pari al 16,32%), 40 44 (12,89%). Le persone pi giovani (da 17 a 24 anni) sono
il 13,16%, quelle pi anziane (45 59 anni) il 17,63%. Il 2,89% ha pi di 60 anni. La distribuzione per classi di et rispecchia i dati sulla popolazione detenuta nazionale.
Rispetto alla nazionalit: il 53,49% delle persone italiana, l11,63% tunisina, il 7,49%
albanese, il 6,98% marocchina, il 5,43% rumena. Complessivamente gli stranieri rappresentano il 46,51% del nostro campione.
Questo dato va letto ricordando il tipo di Istituti coinvolti nellindagine: in 4 istituti su 6
i/le detenuti/e stranieri/e sono la maggioranza. I numeri fanno impressione: ad esempio, nella Casa circondariale di Padova i detenuti stranieri sono il 90%, percentuale pi
alta del Triveneto.
In sintesi: rispetto al dato nazionale le persone straniere detenute sono sovra rappresentate (essendo circa un terzo della popolazione), rispetto al campione sono sotto
rappresentate. Sebbene questo sia uno dei limiti del nostro campione, laver raggiunto
un cos alto numero di persone straniere ci pare davvero
Nazionalit
un buon risultato.
Italiani
53,49 %
Stranieri
46,51 %
64,00
36,00
CR femminile - Venezia
40,91
59,09
CC SAT - Venezia
63,16
36,84
CC S. Bona - Treviso
60,34
39,66
18,42
81,58
Istituti coinvolti
nellindagine
64,81
35,19
53,49
46,51
Hai un tatuaggio?
Si (1 o pi)
46,73 %
No
53,25 %
37
50
45
Carceri e altri
40
35
30
Studio
25
20
15
Amico
10
5
Altre risposte
() In galera ci si fa solo 0
guai sul corpo perch il co0
1
2
3
4
5
lore quello che e i tatuatori
sono poco abili e poco precisi. I tatuaggi vengono storti, sbiaditi e si vede a
km di distanza dove sono stati fatti. I tatuaggi fatti fuori invece sono belli e,
per quanto mi riguarda, averli mi fa sentire alla moda e a cavallo degli anni
in cui vivo. Vi ringrazio per avermi sottoposto questo test che ritengo importantissimo.
Casa di reclusione di Padova
Personalmente il tatuaggio per me anche una passione, ma non mi farei un tatuaggio per far parte di un gruppo.
Casa circondariale sat di Venezia
Tra le persone detenute che hanno uno o pi tatuaggi, il 52,75% afferma di non essersi
pentito. Il 41,21%, allopposto, dichiara di essere dispiaciuto di avere un tatuaggio,
mentre il 6,04% risponde non so.
Io ritengo che per farsi un tatuaggio importante pensarci bene e prendere tutte
39
84,05 %
80
70
60
50
40
30
7,97 %
20
5,65 %
10
2,33 %
0
Studio
Amico
Carcere
Altro
Grazie per queste informazioni (tramite il questionario). Penso che quando si voglia
fare un tatuaggio bisogna essere prudenti, fare le cose con calma e tranquillit, cercando il posto pi adatto.
Casa circondariale di Venezia
Il tatuaggio non obbligatorio ma una scelta. E importante parlare del contagio e la
miglior cosa farlo in uno studio specializzato. E molto importante vedere lo specialista utilizzare mezzi sterili e puliti e fare molta attenzione.
Casa di reclusione femminile di Venezia
A conclusione di questa prima parte desideriamo riportare che nel corso delle chiacchierate
avvenute con le persone detenute grazie alla somministrazione emerso un elemento a nostro
avviso signicativo. Sia nella percezione soggettiva sui tatuaggi (mi piacciono/non mi piacciono), sia nellaverne o meno, la religione svolge un ruolo importante. In alcuni casi, anche lessersi
pentiti di avere un tatuaggio legato alla religione in cui si crede. Questo tema, utile indizio per
possibili ricerche o interventi futuri, labbiamo ritrovato anche in alcuni commenti nali.
Morale della favola che la bibbia vieta categoricamente di deturpare il proprio corpo
e prevede il rispetto del corpo umano per onorare dio. Salmo 139:13-16. Arrivederci.
Casa di reclusione di Padova
Da musulmano tatuare il corpo sano peccato. Io sono musulmano e non lo faccio
per rispetto di dio e per lasciare il mio corpo come lui me lha dato.
Casa di reclusione di Padova
Per me ognuno libero di scegliere, ma gli uomini devono restituire il loro corpo al
creatore come lui ci ha fatto.
Casa circondariale di Padova
Per i musulmani vietato tatuarsi. scritto nel corano ed per questo che non lho fatto.
Casa circondariale di Padova
41
Il tatuaggio qui in carcere va di moda perch i detenuti si tatuano a vicenda anche gli
stessi disegni. Secondo me, questo avviene per ignoranza sui rischi per la salute. Credo
sarebbe utile organizzare dei corsi obbligatori sui rischi sanitari del tatuaggio con dei
professionisti, nei quali per si parli anche del fatto che i tatuaggi sono un marchio. Una
volta liberi ci si pu pentire di averlo. Il corpo un dono di dio, la religione cristiana e
la bibbia ci insegnano ad amare il nostro corpo e non a maltrattarlo. Molti cristiani non
sanno che la religione prevede il ritorno del corpo a dio cos come ci stato donato. Se
lo sapessero forse non si tatuerebbero. Rispetto al questionario penso che se un detenuto lo legge con attenzione possa ricavarne informazioni utili sul tema.
Casa di reclusione di Padova
Come musulmano fare un tatuaggio non va bene. Io lo sono e lho fatto ugualmente.
Spero che dio mi perdoni, perch il corpo normale meglio di un corpo colorato.
Casa di reclusione di Padova
42
ritiene che i pi importanti, tra i possibili rischi legati al tatuaggio, siano quelli
sanitari (percentuale che
raggiunge il 71% comprendendo le risposte multiple).
A seguire, quasi il 30% considera il fattore tempo un rischio importante (negli anni
una persona pu pentirsi
della scelta fatta), mentre i
rischi estetici sono indicati
dall8,84% del campione.
Risposte multiple
56,25 %
4,69 %
Altro
21,61 %
Rischi estetici
1,56 %
Rischi sanitari
15,89 %
10
20
30
40
50
60
Io mi sono fatto tatuare molti anni fa in carcere. Se ripenso ai rischi che ho corso ho
paura ancora oggi. Anche se oggi di moda tatuarsi i rischi sono gli stessi.
Casa di reclusione di Padova
Secondo il mio punto di vista il tatuaggio sarebbe meglio farlo nei posti adatti, vale
a dire negli studi specializzati controllando bene che il tatuatore abbia la scuola per
farlo. Per fare un tatuaggio bisogna essere decisi, per il semplice motivo che un domani ci si pu pentire.
Casa di reclusione di Padova
Ritengo insensate le mie scelte legate ai tatuaggi fatti in carcere in passato. Il corpo
umano sta bene senza tatuaggi! Siamo belli e diversi gi cos come siamo.
Casa di reclusione di Padova
Malgrado il tatuaggio sia una moda, non tutti riettono sul fatto che rimane per
sempre. Bisognerebbe parlare anche di questo.
Casa circondariale di Venezia
43
Quasi l80% delle persone detenute ritiene il tatuaggio un possibile fattore di rischio per le malattie infettive, ma scarsa
la reale conoscenza di quali siano le principali malattie trasmissibili con tale pratica.
44
80
70
60
50
40
30
9,67 %
20
10,94 %
10
0
Si
No
Non so
Altre risposte
87,91 %
Vale la pena sottolineare che, per questa sezione del questionario pi che per altre, le
difcolt linguistiche, le differenze culturali e il livello di scolarizzazione hanno senza dubbio inciso pesantemente. Tali difcolt, ad esempio, sono confermate dal fatto che alla
domanda n 13 risponde correttamente solo il 3,85% delle persone straniere.
45
gare quale livello di rischio venga ad essi associato. Nel complesso emerge una buona
percezione dei rischi: in una scala a quattro livelli (elevato, probabile, limitato e nullo),
le risposte elevato e probabile (tra loro sommate) raggiungono il 90,26% in relazione alla macchinetta, l81,53% rispetto ai guanti, il 77,87% per il colore e il 62,30%
rispetto alla crema. La percentuale di coloro che associano poco o nessun rischio agli
strumenti (risposte limitato e nullo) rimane comunque signicativa.
Io sono contrario al tatuaggio, ma la maggior parte dei detenuti se li fa. I detenuti sono
consapevoli dei rischi che corrono, ma lo fanno ugualmente perch una sda nei confronti di se stessi della direzione carceraria.
Casa di reclusione di Padova
46
Penso che il tatuaggio possa favorire la trasmissione di malattie solo quando viene prestata poca attenzione nel sterilizzare gli aghi. Non credo ci siano pericoli collegabili al
colore, alla macchinetta, al sudore e allurina. Solo il contatto con il sangue pu essere
pericoloso, ma solo se il tatuatore ha delle ferite. In tal caso importante usare i guanti.
Casa circondariale di Treviso
Le macchinette per tatuare che vengono costruite in carcere sono di pessima qualit
perch fatte di nascosto e con quel poco che si ha. Per tanto sono sempre pericolose
a livello sanitario. ()
Casa di reclusione di Padova
Alla domanda n 23, nella quale si chiede di indicare se rischioso farsi tatuare in relazione a 9 situazioni diverse (tutte effettivamente a rischio), tornano le difcolt elencate in
precedenza rispetto alle diverse malattie trasmissibili (domanda n 13). La risposta s
prevalente solo in relazione alle allergie ai metalli (57,69%), alle malattie della pelle
(56,92%) e alla sieropositivit (52,69%). Nei restanti casi le risposte no e non so
prevalgono nettamente.
In carcere c poca informazione, non solo per quanto riguarda il corretto svolgimen-
75,66 %
80
70
60
50
S1
47
l80%. Solo il 5,93% degli intervistati, riconosce correttamente per tutti i tipi di liquidi
organici (saliva, sudore, lacrime, urina e sangue) la possibilit di trasmettere malattie.
Questo questionario mi ha portato a conoscere i rischi elevati che si possono correre in carcere. Mi auguro che tante persone come me possano riettere prima di
farsi un tatuaggio.
Casa di reclusione di Padova
Sono un transessuale: ho fatto un tatuaggio sulle sopraciglia e quando uscir me ne
far sulla bocca e gli occhi. Penso che non c nessun rischio a farsi tatuare, basta farlo
con chi conosci (un professionista) e pagare. Tutto qui. Tanti saluti. Sabri.
Casa di reclusione di Padova
48
Il quesito relativo al metodo pi sicuro (esclusa lautoclave) per sterilizzare un ago mostra come le persone detenute siano in difcolt nellindicare i metodi di disinfezione
pi efcaci. Circa il 70% sceglie di indicare tutte o quasi le risposte (nel dubbio, meglio abbondare). Il 10,19% sceglie bollire lago. Nel complesso tra gli intervistati
sembra che per ottenere la sterilizzazione degli strumenti siano ben radicate alcune
credenze popolari quali scaldare lago con la amma dellaccendino o farlo bollire.
Solo il 9% indica come metodi migliori, praticabili in ambiente carcerario, luso della
varechina (7,99%) o della pentola a pressione (1,10%). Considerando solo le risposte indicate dalle persone straniere, entrambe le percentuali si riducono ulteriormente
(sommate sono pari al 3,7% delle risposte).
Non vale la pena tatuarsi in carcere, si rischia troppo. In ogni caso si rischia di tutto
(malattie, infezioni, ecc.), Anche senza tatuaggi solo respirando laria.
Casa circondariale di treviso
Rispetto alle precauzioni che due persone dovrebbero adottare a tutela della loro salute
quando si tatuano il 33,24% dice che meglio usare precauzioni e il 36,73% indica
perch esistono diversi ceppi/famiglie di virus. Pi del 22% degli intervistati, inoltre,
sceglie entrambe le risposte, che nel complesso sono pari al 92,13% dei casi validi. Solo
il 2,92% opta per utilizzare lo stesso ago, mentre il 3,79% ritiene che ci si possa fare
quando due persone abbiano entrambe lhiv o le epatiti b/c. Inne, 59 persone (circa il
15%) non rispondono alla domanda.
Dallincrocio di alcune variabili emerge qualche informazione ulteriore. Tra le persone straniere il 4,7% indica utilizzare lo stesso ago (quasi un punto percentuale in pi rispetto allinsieme delle risposte), mentre tra le persone che hanno un
tatuaggio il 6,36% ritiene che si possa usare lo stesso ago quando due persone
abbiano entrambe lhiv o le epatiti b/c (oltre due punti percentuali in pi rispetto
al dato complessivo).
Credo che bisognerebbe interessarsi di pi della salute dei detenuti, visto che siamo
esseri umani anche se abbiamo commesso dei reati (sbagliare umano).
Sintetizzando i principali aspetti, da questa sezione del questionario emerge che le persone intervistate:
49
Percepiscono in modo generico e sommario che il tatuaggio pu essere un comportamento a rischio per la salute;
Hanno uninformazione scorretta circa le malattie che si possono contrarre con il
tatuaggio;
Non hanno uninformazione corretta su quali siano le fonti e i veicoli di trasmissione
delle malattie attraverso la pratica del tatuaggio;
Indicano, per sterilizzare gli strumenti, metodi non validi.
IL TATUAGGIO IN CARCERE
Anche se mi trovo in carcere da 11 anni il tatuaggio non mi mai piaciuto. Ho
visto diversi ragazzi fare tatuaggi e non ho mai capito perch gli danno tanta importanza. Personalmente ritengo che sia da incoscienti farsi tatuare in carcere con
gli strumenti di fortuna che sono altamente contagiosi per le malattie trasmissibili. Sono sicuro che con le attrezzature che usano c un alto rischio di prendere
malattie. In 11 anni il primo questionario sul tatuaggio che vedo che serve alla
prevenzione. In carcere il tatuaggio un tema che si prende alla leggera in quanto
la societ e la direzione sanitaria del carcere per la salute dei detenuti si spendono
il meno possibile perch siamo lultima categoria a cui rivolgere la prevenzione. In
sintesi, se non ti curi da solo e non ti vuoi bene, se aspetti qualcosa dallalto sei
nito. Lunica prevenzione in carcere vivere in maniera pulita.
Casa di reclusione di Padova
50
65,65 %
60
50
40
30
20,1 %
51
Quale signicato pu avere un tatuaggio fatto in carcere? Per oltre il 17% delle
persone detenute signica segnare lesperienza carceraria, mentre il 16,16% lo
ritiene un modo per dare signicato alla sofferenza. L11,23% segna entrambe le
risposte che, nel complesso, raggiungono il 44,65%. Una percentuale signicativa
di intervistati (13,70%) segna altro (in cui prevalgono: non so, ricordo,
nessuno amore, affetto, moda). Per il 10,41% il tatuaggio signica passare il tempo, mentre per il 6,30% modo per divertirsi. Il restante 24,94% segna
le altre risposte o le combina tra loro.
Ho fatto molte carcerazione, una nel carcere di busto arsizio. L ho visto un ragazzo
tatuare con una macchinetta fatta con il motorino dello stereo. Cos mi venne voglia di
provare sulla mia pelle e anchio mi feci 4 tatuaggi. Oggi li toglierei tutti perch avendoli
si vede subito che sei un ragazzo di strada. Grazie a tattoo mi sono inltrato in mezzo
a tutti quelli che li hanno fatti e quindi non si nota che sono stato in carcere.
Casa di reclusione di Padova
Anche se non ho mai desiderato avere un tatuaggio, se dovessi scontare una pena
elevata lo farei per passare il tempo, fregandomene delle regole del penitenziario.
Purtroppo il carcere un luogo di perdizione e una scuola di criminalit, la cui unica
rieducazione rimanere sulla branda aspettando il ne pena.
Casa di reclusione di Padova
() Una volta il tatuaggio in carcere era segno di sofferenza e umiliazione. Le storie
del tatuaggio erano storie di malattie e punizioni. Ora forse cambiato il mondo e
con lui anche il carcere.
Casa circondariale di Treviso
Oggi il tatuaggio una moda. Prima in carcere lo facevamo per emulazione, come voto
religioso o come anello indelebile con i propri cari.
Casa di reclusione di Padova
Quasi l80% degli intervistati pensa che non essere in un luogo adatto per tatuarsi (cio
non essere in uno studio specializzato) possa implicare dei rischi, mentre quasi il 9%
ritiene di no. Una percentuale signicativa (11,49%) risponde non so.
Io penso che si debba evitare di farsi tatuare in carcere, per non prendere qualche malattia. Se proprio si desidera avere un tatuaggio bisogna farsi tatuare da
uno specialista.
Casa circondariale di Treviso
Per me il tatuaggio molto importante, ma il carcere non un posto giusto dove farselo. Per farsi un tatuaggio bisognerebbe avere la consapevolezza di quello che si sta per
fare. Io sono un ex tossicodipendente e conosco il piacere del fare le cose senza pensarci
prima, ma anche il fatto che 80% dei casi si fanno le cose sbagliate. ()
Casa circondariale di Treviso
Cosa si pu fare concretamente in ambito penitenziario per prevenire i rischi
legati alla pratica del tatuaggio? A questa domanda l85% segna 2 o pi ri-
53
sposte. Indicate da sole o combinate con altre risposte, il campione ritiene che
si dovrebbe: distribuire materiale informativo (23,90%), adibire degli studi di
tatuaggi professionali in carcere (21,76%), organizzare dei gruppi e/o dei laboratori ai quali partecipi un tatuatore professionista (20,57%), organizzare dei
gruppi di discussione e/o dei laboratori sul tatuaggio (19,74). Il 7,02% vorrebbe
avere a disposizione macchinette, aghi e colore, mentre solo il 5,35% chiede
materiali per disinfettare gli aghi.
Cosa potrebbe essere utile fare in carcere
per prevenire i rischi connessi al tatuaggio?
54
Altro
1,66 %
7,02 %
21,76 %
20,57 %
19,74 %
5,35 %
Materiale informativo
23,9 %
0
10
15
20
25
55
Cosa accade in carcere se viene trovata una macchinetta per tatuare? Il 54,81% delle persone risponde viene requisita la macchinetta e richiamati i componenti della cella in cui
stata trovata e il 9,36% indica viene requisita la macchinetta e aumentati i controlli.
Un altro 14,17% segna entrambe le risposte che nellinsieme sono a pari al 78,34%. Molti
intervistati ritengono importante specicare che il blando essere richiamati corrisponde ai
un ben pi duri prendere rapporto, perdere i giorni, essere trasferiti e beccarsi una
denuncia per lesioni personali. Il 12,03% indica solo che la macchinetta viene requisita,
mentre il 5,61% afferma che non accade nulla. E interessante riportare che il 4% indica
altro e specica che le situazioni possono essere variabili, ad esempio:
Dipende molto dal carcere e da chi lo gestisce.
Casa circondariale di Venezia
Dipende chi lagente del momento.
Casa di reclusione di Padova
57
51
50
48,13 %
49
48
47
46
Lo faccio
Non lo faccio
58
SI
NO
Altri
12,5 %
87,5 %
Operatori 13,48 %
Agenti
86,52 %
8,93 %
Sanitari
91,07 %
11,87 %
88,13 %
Detenuti
54,68 %
20
40
45,32 %
60
80
100
32,34%). Dei rispondenti solo 11,87% indica di aver parlato dei rischi del tatuaggio
con il personale sanitario, l8,93% con gli agenti penitenziari, il 13,48% con gli operatori penitenziari (educatori, assistenti sociali, volontari, ecc.), Il 12,50% con altre persone (operatori del nostro servizio, amici, familiari). E evidente che del tatuaggio e dei
suoi rischi se ne parla con i/le compagni/e di cella.
Il tatuaggio affascina le persone immature; il pi delle volte in carcere fatto con signicati personali. Oggi non me ne farei e, anche quando li stavo facendo, il consiglio
agli altri era di non farlo.
Casa di reclusione di Padova
Come sono valutate le prestazioni (informazioni, medicazioni, ecc.) Che offre il personale sanitario alle persone che si tatuano in carcere, rispetto ai possibili rischi per la
salute? Il 15% del campione non risponde, per gli altri il giudizio netto: il 72,43% le
reputa insufcienti. L11,44% afferma che sono discrete, il 9,09% pensa siano sufcienti, ma offerte in tempi troppo lunghi. Solo il 7,04% le ritiene adeguate.
Le informazioni di carattere sanitario dovrebbero
riguardare anche i rischi
legati alla carcerazione. In
un ambiente sovraffollato
a volte le persone sono
ignorante, altre volontariamente sono causa di
trasmissione di malattie.
La situazione carceraria
drammatica: i detenuti
non vengono mai informati rispetto ai rischi che
possono correre e rara-
Adeguate
7,04 %
Sufficienti,
ma in tempi lunghi
9,09 %
Discrete
11,44 %
Insufficienti
72,43 %
59
mente i detenuti malati di epatiti e di aids, che sono moltissimi, comunicano ai loro
compagni di cella la loro situazione. Listituzione stessa spesso si disinteressa completamente di questi problemi.
Casa di reclusione di Padova
Penso che se il personale del carcere lavorasse bene, i detenuti potrebbero sfogare la
propria sofferenza parlando, anzich tatuandosi. Le persone in carcere si sentono sole
e usano il tatuaggio per dare signicato alla propria sofferenza. Io non mi sono mai tatuato in carcere perch sono forte, per una sofferenza vedere come e con che cosa si
fanno i tatuaggi in carcere. Secondo me le carceri dovrebbero avere pi personale che
aiuti la popolazione detenuta per parlare e portare un po di sole in queste celle buie.
Casa circondariale di Treviso
60
61
COMMENTI FINALI
Nellultima parte del questionario si chiede alle persone detenute di scrivere delle osservazioni e quindi di esprimere un giudizio sul tema proposto e lo strumento utilizzato.
Come si potuto notare, i commenti sono stati numerosi e articolati.
Per me il tatuaggio non ha nessun signicato, per un argomento interessante
e sarebbe importante parlarne in carcere.
Casa circondariale di Padova
La mia opinione che questo questionario inutile, perch oggi in carcere la pratica del
tatuaggio poco diffusa.
Casa circondariale di Padova
Ho paura che questo questionario venga buttato o che fanno nta di non vederlo
con tutto il rispetto per il cc di padova. Ciao. Fate parlare di pi dellamnistia. Grazie.
Casa circondariale di Padova
A mio parere un questionario insufciente per fare prevenzione su questo tema. Ci
vorrebbe una forte e costante presenza sul campo per dialogare in modo corretto con le
persone che si vogliono avvicinare a tale esperienza, la quale pu essere lesiva a vita.
Casa di reclusione di Padova
Anche se il lavoro che state facendo mi piace, penso che prima di parlare di tatuaggio
sia meglio parlare di altre cose. Qui dentro ti senti come se fossimo nel 1900.
Casa circondariale di Padova
Avendo 54 anni ho conosciuto diversi casi di persone che si sono fatte tatuare con
risultati pessimi. Ritengo che quello che state facendo sia positivo perch penso che le
persone debbano essere informate sui rischi che si possono correre facendosi tatuare
in maniera artigianale, anche da un punto di vista estetico. Ritengo che aver fatto un
questionario del genere possa essere utile a qualcuno. Auguri e buon lavoro.
Casa di reclusione di Padova
Avete rotto le scatole con queste cavolate. Occupatevi di cose pi importanti, quali
ad esempio lamnistia oppure come fare per migliorare le condizione di vita in carcere.
Vita che qua dentro fa proprio schifo.
Casa circondariale di Treviso
Ho partecipato molto volentieri alla vostra iniziativa e credo che sarebbe giusto promuoverne spesso. Questo ci porterebbe ad approfondire questo ed altri campi e, soprattutto,
servirebbe ad aprire il cervello a molti. ()
Casa circondariale sat di Venezia
Secondo me il questionario utile per fare prevenzione rispetto alle malattie e a
spiacevoli rischi.
Casa circondariale di Padova
63
Ci sembra importante riportare che oltre il 35% delle persone intervistate ha scritto un
commento. Tra queste, il 40% straniera. Senza questi preziosi commenti la nostra
indagine non sarebbe che un mucchietto di dati.
ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
64
Oggi assistiamo al diffondersi della pratica del tatuaggio tra persone e in contesti assai
diversi tra loro. La diffusione del fenomeno ha certamente contribuito a renderlo pi
complesso anche allinterno del carcere. In passato il tatuaggio era parte integrante
della cultura carceraria e, contemporaneamente, dello stereotipo del galeotto o della
persona deviante.
Attualmente il tatuaggio in carcere pu assumere signicati diversi. Pur rimanendo simbolo di contrapposizione e di sda (e quindi anche segno di riconoscimento ed appartenenza ad un gruppo), pu esprimere contemporaneamente signicati legati alla cultura
del corpo maturata nella societ (bellezza, moda, mania, arte, imitazione, ecc.). In altre
parole il tatuaggio in carcere, cos come tutti i comportamenti a rischio per la salute, oggi
pi che in passato collegato al fuori e maggiormente condizionato nei suoi signicati
dalle differenze culturali e religiose, dallappartenenza di genere, dal singolo contesto
penitenziario. Questo perch, come ovvio, con il passare del tempo non sono cambiate
solo la pratica del tatuaggio e la societ, ma anche il carcere e la sua popolazione.
Alcuni esempi possono aiutarci a descrivere meglio quanto detto nora. Un terzo delle
persone detenute nel nostro paese costituito da cittadini stranieri ed essi rappresentano oltre il 46% del nostro campione. Le diverse nazionalit segnalano diverse culture,
abitudini e religioni. Come riportato a conclusione del paragrafo relativo ai dati anagraci degli intervistati, religione e cultura svolgono un ruolo molto importante nella
percezione soggettiva sui tatuaggi e dei rischi per la salute connessi. Ancora: nella casa
di reclusione femminile di venezia il tatuaggio sembra essere poco diffuso, di conseguenza largomento non ha riscosso grande interesse (ha risposto il 22,86% delle donne, la percentuale pi bassa tra tutti gli istituti coinvolti). Durante la somministrazione
del questionario, abbiamo avuto modo di confrontarci con alcune donne detenute sui
temi della ricerca e sulla specicit dellistituto. Molte ritengono che il tatuaggio al
65
66
dal regolamento penitenziario rispetto al tatuaggio. Nonostante questo quasi il 52% dichiara che in carcere si tatuerebbe ugualmente. E chiaro che una percezione del rischio
sommaria, basata su informazioni insufcienti e per di pi allinterno di unistituzione
totale, difcilmente permette di adottare comportamenti sicuri a tutela della propria
salute e di quella altrui.
Cosa suggeriscono ancora le persone detenute? Innanzitutto che del tatuaggio e dei
suoi rischi se ne parla prevalentemente con i/le compagni/e di cella. Questa indicazione
va letta tenendo presente che la pratica del tatuaggio sanzionata dallistituzione penitenziaria. Proprio per questo, a nostro avviso, le metodologie di lavoro che promuovono e valorizzano la comunicazione tra pari assumono unimportanza fondamentale.
Una comunicazione orizzontale, empatica e attiva pu mettere in moto processi di
cambiamento utili a sviluppare saperi, competenze e abilit. Le relazioni tra pari, coniugando condivisione di esperienze e scambio dinformazioni, possono inuenzare in
modo positivo la comunicazione. Le riessioni su questi temi ci esortano a sostenere
che, a dispetto delle difcolt, leducazione e il supporto tra pari si confermano metodologie preziose per promuovere la salute in carcere.
Meno del 12% delle persone intervistate dichiara di aver parlato del tatuaggio e dei
suoi rischi con il personale sanitario. Contemporaneamente, quasi il 73% giudica insufcienti le prestazioni (informazioni, medicazioni, ecc.) Offerte dagli operatori sanitari
alle persone che si tatuano in carcere rispetto ai rischi che possono correre. Nellinsieme
la percezione delle persone detenute su questo aspetto negativa. Il personale sanitario risulta essere cos unimportante risorsa non utilizzata. Anche questa ci sembra
unindicazione rilevante, da ricordare nel momento in cui si progettano interventi di
educazione sanitaria in ambito penitenziario.
Tra le cose che si possono fare concretamente in carcere per prevenire i rischi connessi
alla pratica del tatuaggio l85% delle persone detenute sceglie un ventaglio di possibilit segnando 2 o pi risposte. La distribuzione di materiale informativo, ladibire studi di
tatuaggi professionali, lorganizzare gruppi ai quali partecipi un tatuatore professionista
e lorganizzare laboratori sul tatuaggio sono, nellordine, gli interventi maggiormente
indicati. Ricordiamo che le azioni che comportano un pi diretto coinvolgimento dei
singoli, quali avere a disposizione gli strumenti per tatuare e i materiali per disinfettarli,
sono state scelte solo da 12% del campione. Una possibile interpretazione di questi dati
parte dallipotesi che, in mancanza di condizioni per esprimere soggettivit e competenze, la passivit prende il sopravvento. Dallinsieme dei questionari e da molti commenti emerge la necessit di avere pi informazioni e interventi sul tema del tatuaggio
e la salute e, contemporaneamente, la difcolt da parte degli intervistati di riconoscersi
come i possibili protagonisti di questi processi. Si tratta di un indizio critico di cui tener
conto e che andrebbe approfondito.
La prevenzione dei rischi connessi alla pratica impropria del tatuaggio e gli aspetti
relativi alla trasmissione delle malattie contagiose sono i due argomenti che maggiormente interessano le persone detenute, a conferma della necessit di avere pi
informazioni sul tema.
Queste sono alcune delle numerose indicazioni emerse dallindagine, utili a nostro avviso per rilanciare la domanda posta in premessa: possibile promuovere la salute in
un contesto che produce sofferenza e malattia?
Da questa faticosa esperienza abbiamo imparato che possibile fare ricerca in carcere a
partire dalle persone detenute. E possibile ascoltarle e raccogliere il loro punto di vista.
Come abbiamo cercato di raccontare hanno molto da dire, a condizione che ne abbiano
la possibilit. La scelta del tema del tatuaggio e dei suoi rischi, cos poco ortodossa,
si rivelata utile nel suscitare interesse e curiosit, ma anche perplessit e irritazione.
Certo molti non sono rimasti indifferenti. Hanno mobilitato energie, discusso con noi
e tra loro, hanno espresso esperienze, saperi e critiche. Questindagine, non priva di
limiti, a nostro avviso contribuisce alla conoscenza del tema e forse, per quanto poco,
a promuovere confronti e riessioni. In una parola, cambiamenti.
67
68
Appendice
69
Valori
Maschi
378
94,03
Femmine
24
5,97
402
100
Totale
Tabella n. 2 - Et.
Classi di et
70
Valori
< 18
0,53
18 - 20
2,37
21 - 24
39
10,26
25 - 29
62
16,32
30 - 34
79
20,79
35 - 39
62
16,32
40 - 44
49
12,89
45 - 49
35
9,21
50 - 59
32
8,42
60 - 69
2,37
oltre 70
0,53
Non risponde
22
Totale
402
380
100
Tabella n. 3 - Nazionalit.
Nazionalit
Valori
Italia
207
53,49
Europa
71
18,35
Africa
88
22,74
America
13
3,36
Asia
0,52
1,55
Non risponde
15
Totale
402
387
100
71
Valori
Nessuno
16
4,10
D. elementare
51
13,08
D. scuola media
196
50,26
D. scuola superiore
98
25,13
D. corsi professionali
19
4,87
Laurea
10
2,56
Non risponde
12
Totale
402
390
100
IL TATUAGGIO
Tabella n. 5 - Hai un tatuaggio?
Persone
italiane
% su
casi
validi
Persone
straniere
% su
casi
validi
Nazionalit
non rilevata
% su
casi
validi
Totale
% su
casi
validi
Si (uno o pi)
104
50,24
76
42,46
50
187
46,75
No
103
49,76
103
57,54
50
213
53,25
Totale
207
180
15
402
Totale casi
validi
207
100
179
100
14
100
400
100
Non risponde
72
Studio
52
28,73
Amico
34
18,78
Altro
4,42
4,42
Amico e altro
0,55
Carcere e altri
78
43,09
Non risponde
Totale
187
181
100
Si
75
41,21
No
96
52,75
Non so
11
6,04
Non risponde
Totale
187
182
100
Si
159
40,98
No
196
50,52
Non so
33
8,51
Non risponde
14
Totale
402
388
100
73
253
84,05
24
7,97
In carcere
17
5,65
Altro
2,33
101
Totale
402
301
100
Non risponde
Si
312
79,39
No
38
9,67
Non so
43
10,94
Non risponde
Totale
402
393
100
Tabella n. 11 - A tuo avviso, quali malattie trasmissibili possono essere contratte anche attraverso
la pratica del tatuaggio.
Valori
1 Diabete
0,27
2 Epatite A
10
2,75
3 HIV
32
8,79
4 Silide
0,27
5 Epatite B
11
3,02
6 Gastrite
0,00
7 Tubercolosi
0,82
8 Epatite C
14
3,85
9 Nessuna
22
6,04
61
16,76
44
12,09
HIV e HCV (3 e 8)
29
7,97
15
4,12
13
3,57
HBV, HCV (5 e 8)
10
2,75
HIV e HBV (3 e 5)
2,47
2,20
81
22,25
Non risponde
38
Totale
402
364
100
75
Tabella n. 12 - A tuo parere, la pratica del tatuaggio effettuata in modo artigianale quale livello
di rischio comporta rispetto al contrarre o trasmettere malattie contagiose?
76
Valori
Elevato
159
42,40
Probabile
137
36,53
Limitato
47
12,53
Nullo
32
8,53
Non risponde
27
Totale
402
375
100
Tabella n. 13 - Non sempre e opportuno farsi tatuare. In presenza di alcune condizioni e/o malattie il tatuaggio e sconsigliato o assolutamente da evitare. Secondo te, nelle situazioni elencate
di seguito e rischioso per la salute farsi tatuare?
1 Stupefacenti
2 Bevande alcoliche
3 Diabete
Valori
Valori
Valori
Si
147
37,60
121
30,95
160
41,03
No
119
30,43
157
40,15
85
21,79
Non so
125
31,97
113
28,90
145
37,18
Non risponde
11
11
12
Totale
402
402
402
391
100
391
100
390
100
4 Epilessia
5 Emolia
6 Pacemaker
Valori
Valori
Valori
Si
127
32,48
140
36,18
109
28,02
No
90
23,02
53
13,70
82
21,08
Non so
174
44,50
194
50,13
198
50,90
Non risponde
11
15
13
Totale
402
402
402
391
100
387
100
389
100
7 Allergia ai
metalli
8 Persone sieropositive
9 Malattie pelle
Valori
Valori
Valori
Si
225
57,69
206
52,69
222
56,92
No
73
18,72
82
20,97
122
31,28
Non so
92
23,59
103
26,34
46
11,79
Non risponde
12
11
12
Totale
402
402
402
390
100
391
100
390
100
77
Tabella n. 14 - Secondo te, quali possono essere le fonti di trasmissione di malattie contagiose,
dovute alla pratica del tatuaggio?
78
Valori
92
24,34
Ago e macchinetta
55
14,55
Ago e colore
90
23,81
Ago
95
25,13
Macchinetta
25
6,61
Colore
1,32
Nessuna
16
4,23
Non risponde
24
Totale
402
378
100
Tabella n. 15 - A tuo parere, attraverso quali liquidi organici e possibile trasmettere malattie
contagiose durante la pratica del tatuaggio?
Valori
Sangue
156
42,05
Nessuno
2,16
22
5,93
11
2,96
23
6,20
17
4,58
Saliva e sangue
50
13,48
Sudore e sangue
35
9,43
Urina e sangue
12
3,23
37
9,97
Non risponde
31
Totale
402
371
100
79
10
2,92
13
3,79
114
33,24
4 E meglio che usino precauzioni perch esistono diversi tipi di virus HIV e
diverse famiglie di epatiti B/C e rischiano di trasmetterseli
126
36,73
2e3
1,17
3e4
76
22,16
Non risponde
59
Totale
402
343
100
80
IL TATUAGGIO IN CARCERE
Tabella n. 17 - Sulla base della tua esperienza, il tatuaggio e una pratica diffusa in carcere?
Valori
Si
258
65,65
No
79
20,10
Non so
56
14,25
Non risponde
Totale
402
393
100
Tabella n. 18 - Secondo te, che signicato puo avere il tatuaggio fatto in carcere?
Valori
1,10
63
17,26
3 Passare il tempo
38
10,41
59
16,16
5 Divertirsi
23
6,30
6 Altro
50
13,70
41
11,23
1,92
1,92
73
20,00
Non risponde
37
Totale
402
365
100
Tabella n. 19 - A tuo parere, non essere in un luogo adatto (studio specializzato) a tatuare/tatuarsi puo implicare dei rischi?
Valori
Si
305
79,63
No
34
8,88
Non so
44
11,49
Non risponde
19
Totale
402
383
100
81
Tabella n. 20 - Da un punto di vista pratico, secondo te che cosa potrebbe essere utile fare in
carcere per prevenire i rischi connessi al tatuaggio?
Valori
Risponde
360
89,55
Non risponde
42
10,45
402
100
Valori
201
23,90
45
5,35
166
19,74
173
20,57
183
21,76
59
7,02
14
1,66
841
100
Totale
Tabella n. 21 - Secondo la tua esperienza, se in carcere viene trovata una macchinetta per i tatuaggi, cosa accade?
Valori
1 Viene requisita
45
12,03
205
54,81
35
9,36
21
5,61
5 Altro
15
4,01
53
14,17
Non risponde
28
Totale
402
374
100
83
Tabella n. 22 - Per quelle che sono le tue conoscenze, cosa prevede il regolamento carcerario
rispetto alla pratica del tatuaggio?
Valori
28
7,49
269
71,93
54
14,44
4 Altro
11
2,94
12
3,21
Non risponde
28
Totale
402
374
100
Riepilogo
Valori
281
75,13
93
24,87
28
402
374
100
Tabella n. 23 - Se ritieni che la pratica del tatuaggio secondo il regolamento carcerario non e
consentita, cosa fai?
84
Valori
Lo faccio
125
51,87
Non lo faccio
116
48,13
Non risponde
40
Totale
281
241
100
Tabella n. 24 In carcere, hai avuto occasione di parlare dei rischi connessi al tatuaggio con qualcuno?
persoopenale
% cv agenti % cv
ratori
sanitario
altre
persone
% cv
13,48
34
12,50
86,52
238
87,50
120
130
402
402
100
282
100
272
100
persone
detenute
% cv
Si
187
54,68
33
11,87
25
8,93
38
No
155
45,32
245
88,13
255
91,07
244
Non
risponde
60
124
122
Totale
402
402
402
Tot. casi
validi
342
100
278
100
100
% cv
Tabella n. 25 - A tuo avviso, una persona che si fa tatuare in carcere riceve dal personale sanitario
informazioni e medicazioni relative ai rischi che puo correre:
Valori
Adeguate
24
7,04
31
9,09
Discrete
39
11,44
Insufcienti
247
72,43
Non risponde
61
Totale
402
341
100
Tabella n. 26 - Rispetto al tatuaggio e alla sua pratica corretta, pensi di avere una conoscenza:
Valori
Ottima
46
12,50
Buona
99
26,90
Discreta
113
30,71
Scarsa
91
24,73
Insufciente
19
5,16
Non risponde
34
Totale
402
368
100
85
Tabella n. 27 - Per quanto riguarda il tema del tatuaggio, quali dei seguenti argomenti sarebbe
importante approfondire in carcere secondo te?
86
Valori
26
7,41
2 Aspetti socio-antropologici
2,56
46
13,11
41
11,68
5 Altro
1,71
1, 2, 3, 4
13
3,70
1, 2, 3
26
7,41
1, 3, 4
42
11,97
1, 3
71
20,23
1, 4
20
5,70
2, 3
13
3,70
3, 4
22
6,27
16
4,56
Non risponde
51
Totale
402
351
100
COMMENTI FINALI
Tabella n. 28 - Riepilogo commenti
N persone
detenute
presenti
N questionari
validi
%
questionari
validi
Commenti
nali
% di
commenti su
n questionari
validi
CC SMM
201
50
24,88
12
24,00
CFR
105
24
22,86
12,50
SAT
40
20
50
35,00
CC Treviso
245
61
24,90
24
39,34
CC Padova
255
79
30,98
26
32,91
CR Padova
710
168
23,66
71
42,26
1556
402
25,84
143
35,57
ISTITUTI
Totale
N commenti
Persone italiane
86
60,14
Persone straniere
56
39,16
0,70
143
100
Non indicato
Totale
87
88
Ritratti
89
90
Proprio quel giorno il P. era a processo! Lui aveva raccolto i nomi dei tatuati,
andando cella per cella...ci tenevo a fotografargli i tatuaggi che tante volte
mi aveva fatto vedere raccontandomi la storia, il ricordo cui ogni tatuaggio
rimanda...
91
92
MA, 40 anni. Non ho fatto a tempo a beccarlo per dargli le stampe... meglio
cos, fuori.
93
94
AM, 37 anni. Stavo aspettando che tu venissi per darmi le foto! Devo spedirle
alla mia fidanzata... Il mio tattoo una geisha con un ombrellino; allepoca
in cui ho deciso di farlo mi piaceva... ora un po meno, non realizzato come
il disegno che avevo scelto. Ma ora ho un drago pronto, e me lo faccio sugli
addominali. In un laboratorio professionale, per...
95
96
97
98
AB, 64 anni, fatti ieri laltro, scorpione. Quello sulla schiena me lo sono fatto
fare nel 64, da un matto, nel senso che poi morto in manicomio; Tarzan
che lotta con un serpente. Tutti i tatuaggi che vedi sono tratti da disegni miei,
fatti da me. A me piace molto disegnare. Poi sulla pancia cho una sirena, con
dietro la rosa dei venti. Poi una rondine: libert. La foglia sul braccio copre una
testa di donna, disegnata sempre da me. Beh, come vedi sono un campionario
vivente! Dentro tatuavo per gli altri, pi che altro per restaurare altri tatuaggi
fatti male: soprattutto quelli dal sud, con scritto Mamma perdonami... noi
veneziani siamo stati i primi a fare tatuaggi tipo fiori, farfalle, o altro... Aghi,
china quando cera oppure nerofumo, e ducotone. Una volta si facevano anche con gli aghi del pallone da calcio: qui cera un laboratorio di palloni...
lago veniva sfregato a terra fino ad ottenerne una punta fine, e con quello si
andava bene; poi arrivato lago da ricamo...
99
100
101
102
104
105
106
FB, 34 anni. I tatuaggi che ho me li sono fatti tutti dentro, in momenti diversi.
Voglio farmene da per tutto, sulla schiena, sulle braccia, sul petto... forse esco
in primavera, 2006...
107
108
JG, 26 anni. Mi piaceva questa testa di pellerossa. Questo stato il primo che
mi sono fatto, a 16 anni, in studio da un amico. Fuori lavoravo il cantongesso,
controsoffitti, dipinture, cose del genere...
109
110
LG, 47 anni. Ero affascinato dai tatuaggi di mio nonno marinaio, che aveva
tatuato sullo stomaco le tre caravelle. Allepoca di mio nonno si faceva bruciando i tacchi delle scarpe, da cui colava una scpecie di pece che veniva usata
come colore; poi sono venuti gli aghi da ricamo... metti tre aghi in scala, li
leghi ad un bastoncino, e vai sottopelle. Io non sono un tatuatore professionista, solo artigianale, e poi mi piacciono... e se la gente per strada mi guarda,
io lascio che guardino, chi se ne frega... Tutti quelli che ho io sono fatti in
carcere, tranne quello sotto gli occhi... La stella che ho in fronte lho fatta
per aver vinto una scommessa... e il drago che ho sul braccio destro lho fatto
per coprire due brutti tatuaggi; me lha fatto un amico, ma ne uscita tutta
unaltra cosa...
111
112
113
114
115
116
LF, 26 annni. Sul dito della mano ho tatuato il nome della mia ragazza. Anche
sul braccio: la sua data di nascita. Anche qui sulla spalla... sempre per lei...
117
118
119
120
SM, 23 anni. Li ho fatti tutti dentro... e mi hanno sequestrato tantissime macchientte, quelle fatte con il motorino del walkman...
121
122
MF, 43 anni. Me lha fatto un amico, fuori. Sono due dame del 700, in giardino...ma deve essere ancora finito.
123
124
27 anni. Li ho fatti fuori, durante diversi particolari periodi della mia vita. Il
primo, un braccialetto da guerriero sul bicipite, lho fatto quando avevo 18
anni. Quello sul braccio destro la somma di varie figure e tatuaggi fatti in
momenti diversi: prima un ideogramma cinese, che sta ad indicare laudacia
la tigre, poi attorno c una tartaruga maya, e infine sotto, un sole. Mi piace
linsieme... credo che il tatuaggio sia un abbellimento... questo una cosa
mia, ha un significato profondo, mio, personale...
125
126
ADT, 31 anni. Quello sulla schiena, che fatto nel 90, rappresenta quello che
penso io della morte, dellinferno. Io sono credente, e quindi credo sia alla
parte del bene che del male... E incompleto, e prendo spunti da varie cose che
vedo...la luna, una montagna a forma di scheletro...
127
128
129
GRUPPO DI LAVORO
Giorgio Bombieri, Alessandro Bozzato, Silvia Citton,
Giuseppe Di Pino, Olivia Fagnoni, Alberto Favaretto,
Monica Folin, Tamara Izzi, Laura Mazzi.
Testi, elaborazione dati e graci di Tamara Izzi
Aspetti sanitari a cura di Silvia Citton
Fotograe di Giorgio Bombieri
Graca di Maurizio Ercole (GenesiDesign.com)
Tutti i materiali prodotti nellambito del Progetto Questione di
Pelle si possono visionare e scaricare collegandosi al seguente
indirizzo web: http://www.comune.venezia.it/danno
GENESIDESIGN.COM
OTTOBRE 2005 SUPP. A INFO TATTOO ISBN 88-901930-3-4