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La letteratura italiana la pi seria delle letterature. Un libro che sia nello ste
sso tempo ben scritto e umoristico si pu quasi dire non esista. Siamo costretti a
fingere di sbellicarci per l'umorismo con il quale disegnato Don Abbondio e a t
rovare Ariosto divertentissimo. L'italiano, se gli capita un guaio, non ci ride
mai sopra: sale sullo scoglio di Leucade e impreca contro i fati. Se vuol ridere
un po' non gli restano che le barzellette sudice o le scemenze delle "Cartoline
del pubblico". superfluo ripetere quanto sia ricca di humour la letteratura ing
lese. Ma occorre anche dire che grandi scrittori, scrittori sul serio, non disde
gnarono di collaborare a giornali umoristici: Thackeray fond addirittura il Punch.
Dickens, Trollope, e financo (horribile dictu!) Hardy ci collaborarono con brevi
articoli che poi ritroviamo incorporati nelle loro opere maggiori. Il riso, ins
omma, forse perch pi decente che da noi, non al bando dalle lettere.
Ma oltre agli umoristi troviamo nella letteratura inglese gli scrittori comici p
rofessionali: i quali naturalmente rimangono un po' al disotto della letteratura
vera e propria, non gi per perch siano scrittori comici ma perch si rinchiudono in
un genere voluto e che non pu esser perennemente spontaneo. Rimangono fuori della
letteratura tal e quale come lo scrittore volutamente lacrimoso o come quello v
olutamente eroico. Questa sub-letteratura abbastanza importante perch, popolariss
ima, si riflette in direzione della grande produzione e numerose allusioni rimar
rebbero incomprensibili se non se ne avesse un'idea. Quante volte in Kipling, in
Galsworthy, in Joyce non troviamo l'espressione gallumping o un accenno alla Queen
of Spades? Il lettore, rigidamente chiuso nel gusto della togata letteratura, no
n ne capir niente o creder che si tratti di stranezze del suo illustre autore.
In Inghilterra lo scrittore comico ha da circa cento anni scelto la strada del n
onsense, della cosa scritta che non ha senso alcuno, formata da un (apparentemen
te) fortuito accozzamento di associazioni le quali, suscitando una serie di imma
gini disparate, riescono ad un effetto talvolta fortemente umoristico.
Re del nonsense verse fu Edward Lear (1812-1888), che fu poi nella vita un uomo
serio, pittore, viaggiatore e financo maestro di disegno della regina Vittoria.
I versi nonsense sono stati riuniti in un bellissimo volume da lui stesso illust
rato e consistono soprattutto in favole (favole senza morale) nelle quali gli an
imali pi fuor di mano si amano, si odiano e si sposano dopo aver scambiato le con
versazioni pi assurde nel tono della pi grande gravit; il tutto in versi fortemente
rimati e assai solidamente composti. Del resto di questi nonsense verses ne tro
viamo parecchi in Shakespeare e negli altri Elisabettiani.
Lear stato anche l'inventore del limerick, forma poetica (comica) del tutto part
icolare composta da quattro versi d'ineguale misura, fortemente accentuati e rip
etutamente rimati, che terminano con un verso lunghissimo, zeppo di rime al mezzo
che sbuca dopo i primi saltellanti tre con un effetto stranissimo. una forma mod
erna dell'epigramma e ve ne sono di deliziosi.
There was an old lady in Grantley
who kept all the crumbs in her pantry,
and when neighbours came and offered her game
off she went, made a crumb pie for Lent, that clever old lady in Grantley
(Questo non delizioso perch l'ho composto io sull'istante per darvi un'idea della
cosa.)
Chi non capace di ridere di un limerick in fondo non capir mai nulla dell'Inghilt
erra e della sua letteratura: l'Inghilterra il paese dell'irrazionale nel quale
la logica val pochino. Pickwick in fondo un lunghissimo Iimerick e cos lo Brownin
g. E quanti limerick vi sono in Amleto, intendo dire proprio sulla bocca del pri
ncipe di Danimarca?