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Il presente lavoro stato redatto da Donato Berardi, Francesca Casarico e Samir Traini. Tutte le
elaborazioni sono state realizzate sulla base delle informazioni disponibili a settembre 2015.
Executive summary
Le infrastrutture idriche: un patrimonio comune - A distanza di quasi quattro anni dal
primo mandato di regolazione del servizio idrico conferito allAutorit per lEnergia Elettrica, il
Gas e (ora, anche) del Sistema Idrico (AEEGSI) e a meno di due dallemanazione del primo
metodo tariffario transitorio, poi consolidato nel Metodo Tariffario Idrico, il tempo sembra
maturo per un primo bilancio delle ricadute delle nuove regole. Sembra innanzitutto doveroso
premettere che le buone regole sono solo uno dei tasselli di una strategia di rilancio.
Superata la contingenza, dettata dalle emergenze e dai ritardi documentati dalle sanzioni
comunitarie e dalla conta dei disastri autunnali, necessario ripartire da un disegno pi alto,
dotato di pi ampio respiro, che delinei una strategia coerente con la rigenerazione delle risorsa,
con i cambiamenti climatici in atto e con la consegna di un patrimonio comune, di
infrastrutture in buono stato, alle generazioni future.
Per queste ragioni allo sforzo per recuperare il ritardo opportuno affiancare una analisi delle
cause che a pi livelli vi hanno concorso: dallassenza di un disegno di sviluppo incentrato
sullambiente, alle inerzie e allo stallo istituzionale dovuto ai conflitti tra Stato e Regioni, a
procedimenti autorizzativi complessi e al contempo pletorici, dove assente ogni responsabilit
sulle conseguenze del non fare, anche quando queste ultime sono di portata superiore a quelle
dellazione.
Solo di recente, con i provvedimenti contenuti nello Sblocca Italia dellagosto 2014 e nella
Legge di Stabilit 2015, con lapprodo in Parlamento della Riforma del Titolo V della
Costituzione e ancora, con la Riforma della PA, si avviata una riflessione organica sul futuro dei
servizi pubblici locali, che attendono ancora uno stabile riassetto.
Gli investimenti si rimettono in moto - I pi recenti dati disponibili mostrano una chiara
accelerazione degli investimenti realizzati e di quelli programmati per il quadriennio 20142017, segno che lavvento della regolazione indipendente ha posto le condizioni affinch il
servizio idrico torni attrattivo agli occhi degli investitori. Lincremento degli investimenti del
2014 rispetto al 2011 del 14% considerando tutte le gestioni, percentuale che sale al 30% al
netto delle gestioni in economia.
Se si confrontano gli investimenti programmati realizzati, si osserva parimenti un
miglioramento rispetto al dato del 2011 (si passa dal 78% al 82% di realizzato).
Va considerato che almeno fino al 2012 il settore ha subito lincertezza della riforma delle ATO,
soppresse nel 2009 anche se formalmente prorogate, che ha avuto pesanti ripercussioni sulla
pianificazione, sprofondando il settore in uno stallo da cui lentamente uscito solo nel 2013.
I 34 euro/abitante/anno (27 al netto dei contributi pubblici) contemplati dalla programmazione
2014-2017 non rendono adeguatamente conto dello sforzo profuso: gli investimenti
programmati si scontrano infatti con una governance ancora immatura in larga parte del
Mezzogiorno, e con una ancora inadeguata rappresentazione del reale fabbisogno.
Una polarizzazione ben visibile nei Piani degli Interventi per il periodo 2014-2017, dove a
regioni virtuose si affiancano situazioni pi problematiche. Una situazione che sintetizza il
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diverso ruolo giocato dagli Enti locali nel governo del settore: da un lato, infatti, vi sono realt,
come la Toscana, dove il sostegno agli investimenti nel servizio idrico fa parte di un disegno
strategico avviato sin dai primi anni Duemila, e dallaltro Regioni come la Campania, dove solo di
recente, e comunque a seguito di diffida della Presidenza del Consiglio dei Ministri, stato
istituito lEnte di Governo dAmbito.
Le risultanze raccolte documentano dunque un salto di qualit che ancora non si verificato.
Appare tuttavia altrettanto evidente che senza AEEGSI sarebbe andata molto peggio.
Lanalisi degli investimenti realizzati mostra che le dimensioni delle gestioni sono una
determinante importante della capacit di attrarre finanziamenti e di avviare i cantieri. Si
riscontra infatti un tangibile divario della spesa per investimenti tra gli operatori pi strutturati,
affidatari del servizio, e i gestori di minori dimensioni: nel 2014, i primi hanno investito circa 37
euro/abitante/anno, un volume tre volte superiore ai 12 euro/abitante/anno delle gestioni
minori.
I bassi investimenti di ieri zavorrano quelli di domani - Il ritardo in cui versa il servizio
idrico ingente. AEEGSI indica in almeno 65 miliardi le esigenze per i prossimi 30 anni, circa 2,1
miliardi di euro lanno. Sono invece meno di 40 miliardi quelli attualmente incorporati nella
pianificazione dambito.
La programmazione di lungo termine non evidentemente coerente con il reale fabbisogno del
Paese perch sconta ancora molte delle contraddizioni del passato: vuoi per contenere gli
sviluppi della tariffa vuoi per non interferire con il gi precario equilibrio economico
finanziario di molte gestioni, secondo la logica per cui si fa quel che si pu.
Il reale fabbisogno 3 volte superiore alla spesa corrente - Uno scenario coerente con il
volume degli investimenti registrati nelle maggiori economie europee e che ambisca a
recuperare il ritardo accumulato negli ultimi 20 anni dovrebbe prevedere almeno 5 miliardi di
euro lanno (90 euro/abitante/anno), per assicurare una convergenza della dotazione
infrastrutturale alle migliori esperienze nazionali e internazionali.
La ridotta patrimonializzazione del servizio idrico italiano sintetizzata da un dato: 230 euro
pro capite il valore delle infrastrutture attualmente in dotazione alle gestioni (13 miliardi di
euro, tra reti idriche, reti fognarie e impianti di depurazione), rispetto ai circa 1.500 euro pro
capite del caso inglese. Il divario sembrerebbe fotografare un ritardo ingente, di una dimensione
anche superiore a quella apprezzabile attraverso le statistiche sui principali indicatori
infrastrutturali (lunghezza delle reti, perdite di rete, popolazione depurata, ecc.). Un semplice
raffronto con il caso inglese rivela, infatti, una dotazione pro capite di reti di acquedotto tutto
sommato coerente con quella del caso italiano, a segnalare che, al netto del maggiore fabbisogno
testimoniato dalle carenze nella depurazione e dalle perdite nelle reti, il sistema paga anche la
mancata emersione di parte del patrimonio esistente.
Investimenti nellacqua: un sostegno di 0,7 punti percentuali annui alla crescita del Pil Per ogni miliardo di spesa per investimenti nel settore idrico realizzati nel nostro Paese
possibile stimare un aumento del PIL pari a oltre 2 miliardi di euro e la creazione di circa 17 mila
nuovi posti di lavoro. Sono grandezze prudenziali che consentono comunque di affermare che in
uno scenario di convergenza alle migliori esperienze nazionali e internazionali (90
euro/abitante/anno) si associa un sostegno alla crescita cumulata sul prossimo decennio di una
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dimensione non trascurabile, equivalente a 6-7 punti percentuali di Pil (0,7 punti percentuali per
ciascun anno), e la creazione sul medesimo arco temporale di 1,8 milioni di posti di lavoro in
ragione danno (183mila occupati per ciascun anno).
Superare le inerzie nella governance per un nuovo progetto di sviluppo industriale La
prima emergenza da superare la necessit di superare i problemi di coordinamento tra gli enti
deputati alla programmazione (Regione, Autorit di bacino, Enti di Governo dAmbito) e di
ricostruire una catena di comando incardinata sugli EGATO alla luce del ruolo di governo a
questi ultimi assegnato dallo Sblocca Italia e dalla regolazione AEEGSI. Un percorso che necessit
di un rafforzamento degli EGATO chiamati a governare le direzioni di un disegno industriale
per il settore.
2016-2019 si completa la regolazione a sostegno degli investimenti - AEEGSI si appresta a
disciplinare alcuni tasselli mancanti nella regolazione: dalle convenzioni tipo, agli oneri
finanziari e fiscali, allintroduzione di meccanismi di profit sharing per incentivare lefficienza,
alla introduzione di premi e penalit tariffarie in materia di qualit del servizio. La nuova
regolazione attende anche la disciplina di strumenti straordinari di perequazione finanziaria per
i casi di dissesto e delle garanzie sul valore di riscatto. Nel delicato passaggio dei prossimi mesi
occorrer tener conto delle specificit del servizio idrico. Rispetto agli altri settori regolati, che
possono vantare una lunga esperienza di regolazione e che hanno beneficiato ad oggi di un
flusso di investimenti pi che decennale, appare necessario assicurare al settore idrico un
sostegno finanziario dedicato, in considerazione dellingente fabbisogno, della fragile
governance, della elevata frammentazione, oltre che di una credibilit della regolazione ancora
da consolidare. Una precondizione poggia anche sulla necessit di recuperare il pregresso,
evitando che i conguagli limitino gli spazi di crescita della tariffa necessari a finanziare gli
investimenti.
Un illustre assente: il Mezzogiorno - Le buone regole hanno certamente rimesso in moto gli
investimenti. Molto rimane, pur tuttavia, ancora da fare se nel Mezzogiorno quasi un terzo delle
gestioni (oltre 1.400) risultato destinatario di provvedimenti di decurtazione delle tariffe da
parte di AEEGSI per non avere inviato informazioni complete, sufficienti alla determinazione
delle tariffe, o per non averne inviata alcuna. Le sanzioni, che manifestano la volont di
procedere con il percorso di enforcement delle regole danno una risposta solo parziale al
problema, che origina, dalla carenza delle competenze necessarie o da una precisa volont
politica. Le sanzioni se non accompagnate da opportune iniziative di governo dei territori,
rischiano di accrescere i divari e di tradursi in una mera penalizzazione delle poche iniziative a
carattere industriale presenti. Si rendono necessari un disegno e una strategia per
linfrastrutturazione del Mezzogiorno, con competenze, percorsi e strumenti finanziari dedicati,
per avviare finalmente un disegno industriale moderno.
Alla luce delle difficolt nella governance, che affliggono alcune regioni del Mezzogiorno, sembra
importante ammettere la possibilit di surroga da parte del gestore nei confronti degli enti di
governo inerti o inadempienti, in analogia con quanto gi previsto in materia di proposta
tariffaria.
Investimenti e finanza, il ritorno delle banche commerciali - Gli investitori istituzionali
tornano a guardare al settore con maggiore fiducia: dopo il crollo delloperativit finanziaria
seguito al referendum del 2011 nel 2014 si assiste ad un ritorno di interesse degli investitori
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istituzionali, a cui dal 2015 si affianca anche il sostegno delle banche commerciali. Alcune
rilevanti esperienze, Smat, Acquedotto Pugliese, Cap Holding, MM, Viveracqua, Acquedotto del
Fiora, Multiservizi, mostrano che le nuove regole, accompagnate da adeguate competenze
manageriali, da un solido piano industriale e da una governance locale chiara ed affidabile, sono
gi oggi in grado di assicurare uno sviluppo degli investimenti coerente con le migliori
esperienze internazionali, con un costo della provvista competitivo.
Crescita dimensionale e scala finanziaria efficiente sono requisiti imprescindibili - Gran
parte delle gestioni di piccole dimensioni impegnata a finanziare interventi non particolarmente
corposi (tra i 20 e i 30 euro/abitante/anno) lamenta difficolt allaccesso al mercato dei capitali,
a causa del basso grado di patrimonializzazione e del ridotto volume complessivo.
Per questa ragione, nelle pagine di questo studio ci si interroga sulla reale capacit delle piccole
gestioni industriali di sostenere lo sforzo di propulsione coerente con lavvio di un nuovo e pi
ambizioso corso degli investimenti, in analogia con quanto osservato nelle migliori esperienze
internazionali.
Lanalisi rivela che per realt poco patrimonializzate, il completamento della regolazione (una
compiuta disciplina delle convenzioni tipo e del valore residuo, un adeguato riconoscimento
degli oneri finanziari e fiscali) non comunque sufficiente ad assicurare la sostenibilit
dellequilibrio economico-finanziario necessaria ad attrarre i capitali. Le piccole realt soffrono
dunque di un comune problema di scala finanziaria inefficiente.
Si impone una riflessione: le alternative vanno dallaggregazione in realt pi patrimonializzate
e di maggiori dimensioni, secondo un percorso coerente con lapprodo alla gestione unica, alla
fornitura di garanzie pubbliche contro il rischio di fallimento (un fondo di garanzia giace in un
collegato ambientale da due anni), alle sinergie finanziarie e di risk-pooling tra territori.
E un percorso obbligato senza il quale ogni ambizioso percorso di recupero del ritardo rischia di
naufragare. Un cammino che potr giovarsi del sostegno della perequazione finanziaria,
chiamata ad accompagnare questo cambiamento di regime, assicurando gradualit.
La crescita delle tariffe un falso problema - Lanalisi mostra altres che quello della crescita
della tariffa un falso problema: un sentiero di efficientamento dei costi operativi, un graduale
rientro dalla morosit endemica, unitamente ad un adeguato sostegno al disagio economico
delle utenze pi deboli (bonus idrico), rappresentano un mix di azioni in grado di assicurare una
progressione della tariffa sostenibile e socialmente accettata.
La stima del tasso di realizzazione stata effettuata rapportando gli investimenti realizzati nel biennio 2012-2013
pubblicati nella Relazione 2015 di AEEGSI al Parlamento e gli investimenti programmati, riferiti al medesimo periodo.
1
consuntivi 2012. Una evidenza che sottolinea come in questa area del Paese persistono criticit
che non appaiono superabili con il mero ricorso alle buone regole.
Per il periodo 2014-2017, possibile analizzare anche lo spaccato regionale come riportato dalla
Tabella seguente, da cui emerge una netta polarizzazione, con Regioni virtuose a cui si
affiancano situazioni pi problematiche. Una fotografia che sintetizza il diverso ruolo giocato
dagli Enti locali nel governo del settore: da un lato, infatti, vi sono realt, come la Toscana, dove
il sostegno agli investimenti nel servizio idrico fa parte di un disegno strategico avviato sin dai
primi anni Duemila, e dallaltro Regioni come la Campania, dove solo di recente, e comunque a
seguito di una diffida da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, stato istituito lEnte
di Governo dellAmbito.
2014-2017
(Mln )
Pro-capite
(/ab/anno)
3.055
35
17
Piemonte
573
33
Liguria
190
39
Lombardia
849
33
Veneto
525
30
168
46
44
71
703
40
CENTRO
1.813
48
Toscana
798
57
Umbria
86
24
Marche
255
42
Lazio
674
48
SUD E ISOLE
617
18
Abruzzo
74
23
Molise
Campania
10
Basilicata
22
10
Puglia
343
21
Sicilia
85
21
Sardegna
82
13
TOTALE
5.484
34
* campione di 126 gestori che servono una popolazione di circa 40 milioni di abitanti
E opportuno evidenziare che i dati appena esposti si riferiscono agli investimenti riconosciuti in
tariffa e non considerano gli investimenti finanziati con contributi pubblici. Motivo che in parte
pu contribuire a spiegare i valori pi contenuti osservati nelle Regioni del Sud e delle Isole che,
come noto, sono le principali destinatarie di risorse pubbliche comunitarie a sostegno agli
investimenti (si veda la Tabella).
10
Sicilia
96
1164
Puglia
88
335
82
Calabria
56
261
132
Campania
214
37
Sardegna
15
54
33
Basilicata
11
32
56
TOTALE
273
2061
107
229
Si tratta di fondi messi a disposizione da diverse delibere del CIPE e rinvenienti da risorse
comunitarie. Nonostante le note problematiche e ritardi nella loro attivazione2, tali fondi
rappresentano una leva fondamentale per agevolare la ripartenza dei cantieri nelle Regioni del
Mezzogiorno: nella sola Sicilia, dove i fondi sono attualmente fermi a causa di carenze nella
progettazione, il loro utilizzo consentirebbe di quadruplicare il volume degli investimenti
attualmente finanziati dalla sola tariffa. Nel caso della Regione Puglia, che invece ha impegnato
tali fondi per finanziare gli interventi programmati per il periodo 2014-2017, la spesa pro capite
per investimenti al lordo dei contributi sale dai 21 euro/abitante/anno coperti dalla tariffa a 48
euro/abitante/anno.
2 Si
veda Contributo n. 43 - Acqua - Inerzie e inadempienze alla prova della Riforma Madia, giugno 2015.
11
Fognatura
Depurazione
Depurazione
(capacit)
(carico trattato)
copertura
deficit
copertura
deficit
copertura
deficit
copertura
deficit
Nord
95%
5%
95%
5%
Centro
94%
6%
93%
7%
93%
7%
85%
15%
87%
13%
81%
Sud
Totale
Italia
98%
2%
91%
19%
9%
71%
29%
69%
31%
96%
4%
93%
7%
85%
15%
79%
22%
10
20
12
30
40
50
60
Per quanto riguarda i livelli di continuit del servizio, sono circa il 9% le famiglie che dichiarano
di subire irregolarit nellerogazione, in diminuzione rispetto all11,7% del 2008. Sempre in
diminuzione, sebbene ancora in percentuale rilevante, e pari al 28%, sono le famiglie che
manifestano un disagio a bere lacqua del rubinetto (erano il 40,1% nel 2002). La sfiducia
raggiunge livelli elevati soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno e del Centro Italia, quali
Sardegna (53,4%), Calabria (48,5%), Sicilia (46,2%) e Toscana (38,3%).
Del resto lItalia rimane uno dei Paesi al mondo a maggiore consumo di acque minerali: la spesa
per lacquisto di acque naturali, gassate e/o naturalmente effervescenti da parte delle famiglie
supera i 3 miliardi di euro lanno, con una vendita di oltre 16 miliardi di litri e un prezzo medio
di circa 20 centesimi di euro al litro (ovvero circa 200 euro per mille litri, oltre 100 volte quello
dellacqua distribuita attraverso le reti idriche urbane).
Preoccupante appare la situazione dei servizi di fognatura e depurazione dei quali risultano
sprovvisti rispettivamente il 7% e il 22% degli italiani.
In molte Regioni italiane i carichi inquinanti civili non subiscono un adeguato trattamento, con
situazioni particolarmente critiche quali la Sicilia, dove quasi il 60% dei reflui civili privo di
trattamento. A dispetto di una graduatoria che vede in testa la maggiore delle Isole, il ritardo
infrastrutturale tuttaltro che confinato al Mezzogiorno, una volta considerato che in FriuliVenezia Giulia, in Veneto e nelle Marche la quota degli scarichi civili non depurati supera
comunque il 50%, e che la stessa Toscana e la Lombardia si collocano su valori di incidenza non
distanti.
Carichi inquinanti civili non trattati (%)
Piemonte
Trentino-Alto Adige
Umbria
Emilia-Romagna
Puglia
Molise
Basilicata
Sardegna
Liguria
Lazio
Campania
Abruzzo
Valle d'Aosta
Lombardia
Calabria
Toscana
Marche
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Sicilia
0
10
20
30
40
50
60
70
Il trattamento delle acque reflue urbane essenziale per assicurare la tutela della vita nei fiumi e
evitare leutrofizzazione delle coste, eppure lItalia registra ancora ritardi nelladeguarsi agli
obiettivi previsti dalla Direttiva 91/271/CE (recepita con il D. Lgs. 152/2006, il Codice
dellAmbiente).
13
Secondo i dati disponibili sul portale Italia Sicura del Governo3 sono pi di 1.000 gli agglomerati
con oltre 2 mila abitanti equivalenti che non sono dotati di adeguate infrastrutture di raccolta e
trattamento dei reflui, per le quali sono gi scattate procedure di richiamo da parte della
Commissione UE o oggetto di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea (CGE).
Fonte: Italiasicura
In due casi (il primo aperto nel 2004, il secondo nel 2009) il rinvio al giudizio della CGE si gi
risolto in una condanna. Una terza procedura in corso: si tratta della n. 2014_2059 per mancata
attuazione della direttiva 1991/271/CEE in relazione alla quale un parere motivato, ultimo
passo che precede quello del rinvio al giudizio, stato inviato allItalia il 26 marzo u.s.
Le stime del Ministero dellAmbiente e dalla Tutela del territorio (MATT) pongono a oltre 485
milioni di euro lammontare delle sanzioni in arrivo a partire dal 2016 e fino al completamento
delle opere.
http://italiasicura.governo.it/site/home/acquepulite.html
14
TOTALE
Potenziali
sanzioni
(Mln)
Abruzzo
26
28
Basilicata
41
41
8
-
Calabria
18
130
148
38
Campania
115
124
21
Emilia Romagna
10
10
Friuli-Venezia Giulia
10
20
66
Lazio
Liguria
18
18
Lombardia
14
114
128
74
Marche
46
48
11
Piemonte
Provincia di Bolzano
Provincia di Trento
Puglia
36
45
19
Sardegna
64
67
19
Sicilia
63
174
242
185
Toscana
42
42
Umbria
Valle d'Aosta
Veneto
TOTALE
37
38
110
41
876
1027
481
Legenda
C 565-10: Causa in cui l'Italia stata condannata con sentenza 19 luglio 2012 per mancato trattamento degli
scarichi di agglomerati con pi di 10.000 abitanti.
C 85 -13: Causa in cui l'Italia stata condannata con sentenza 10 aprile 2014 per mancata realizzazione di reti
fognarie e trattamento preventivo prima dello scarico.
PR 2014-2029: Procedura d'infrazione relativa al trattamento delle acque reflue urbane negli agglomerati con
carico generato superiore a 2.000 abitanti equivalenti
La ricognizione delle criticit desumibile dai Programmi degli Interventi trasmessi dagli EAGTO
ad AEEGSI ha evidenziato:
-
una significativa discontinuit del servizio, importanti perdite di rete e carenza di sistemi
fognari e depurativi nellarea Sud e Isole;
lassenza di misuratori e limitate attivit di lettura dei contatori nellarea Centro;
criticit riguardo lo stato di conservazione di reti e impianti nellarea Nord.
15
16
sforzo profuso nel nostro Paese inadeguata a realizzare le infrastrutture gi oggi necessarie e a
rispondere alle ulteriori esigenze che si prospettano per le generazioni future.
Non sembra dunque azzardato ritenere che in termini di patrimonializzazione, cio di valore
delle infrastrutture di cui ciascun cittadino dotato, il nostro Paese debba aspirare a colmare il
divario che ci separa dalle migliori esperienze europee.
Investimenti nel settore idrico: un confronto europeo
Il settore idrico inglese, tra il 1989 e il 2015, ha investito complessivamente 125 miliardi di
sterline (espressi a valori attuali), equivalenti a oltre 2 mila sterline pro capite.
Laccelerazione degli investimenti, sostenuta da una regolazione incentivante, ha permesso un
significativo miglioramento della qualit del servizio erogato agli utenti finali (qualit dellacqua,
contenimento delle perdite, estensione e copertura delle reti, ecc.) e, soprattutto, un rinforzo alla
protezione ambientale.
Il flusso di investimenti, pari a circa 20 miliardi di sterline per ciascun periodo regolatorio
(quinquennale), ha permesso al settore di raggiungere una patrimonializzazione coerente con il
fabbisogno: le immobilizzazioni nette a fini regolatori (regulatory asset base, RAB) sono oggi pari
a 63 miliardi di sterline (circa 88 miliardi di euro al cambio corrente), corrispondenti a circa
1.100 sterline pro capite (poco meno di 1.500 euro/abitante).
Per lItalia si pu stimare che il patrimonio del servizio idrico si attesti oggi a circa 12/13
miliardi di euro8, corrispondenti a circa 230 euro/abitante: un valore di quasi 7 volte inferiore a
quello inglese.
Il divario sembrerebbe fotografare un ritardo ingente, di una dimensione anche superiore a
quella apprezzabile attraverso le statistiche sui principali indicatori infrastrutturali (lunghezza
delle reti, perdite di rete, popolazione depurata, ecc.). Un semplice raffronto con il caso inglese
8
Il dato relativo alla RAB del nostro campione, pari a 7,5 miliardi, si discosta di circa 2 miliardi rispetto a quanto
indicato da AEEGSI nella relazione annuale 2015, da cui emerge che il valore degli investimenti (riferito ai due terzi
della popolazione) come risultante dagli atti sottostanti alle predisposizioni tariffarie a oggi approvate presuppone
interventi pari al valore totale dalla relativa RAB: lindicatore, calcolato come media ponderata per la popolazione
residente, rappresentato dal rapporto fra gli interventi programmati fino al 2017 e il valore delle infrastrutture
idriche esistenti, infatti di poco superiore allunit, in parte anche in ragione del sottodimensionamento della RAB
del settore. Secondo i dati a disposizione di AEEGSI, i soggetti competenti hanno quantificato, per il periodo 20142017, un fabbisogno di investimenti pari a circa 5,5 miliardi di euro, al netto dei contributi pubblici.
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rivela, infatti, una dotazione pro capite di reti di acquedotto tutto sommato coerente con quella
del caso italiano, a segnalare che, al netto del maggiore fabbisogno testimoniato dalle carenze
nella depurazione e dalle perdite nelle reti, il sistema paga anche la mancata emersione di parte
del patrimonio esistente9.
Dallo spaccato territoriale emerge poi una netta cesura tra larea centro settentrionale e
meridionale del Paese. La patrimonializzazione presenta valori pi elevati nelle Regioni del Nord
(276 euro/abitante), con una consistenza doppia rispetto allarea del Sud e delle Isole (128
euro/abitante), e di poco superiore a quella delle Regioni del Centro (249 euro/abitante).
Servizio Idrico in Italia: valore delle immobilizzazioni nette
(Anno 2013)
Immobilizzazioni nette
pro capite
Immobilizzazioni nette
Nord
Centro
/ab
276
249
Mld
7,5
2,9
Sud
128
2,6
Italia
230
Fonte: stime Laboratorio REF Ricerche su dati gestori, EGATO
13,0
Sono valori che manifestano il ritardo infrastrutturale del Paese, quantificabile in un divario
medio di RAB pro capite rispetto allesperienza inglese di 1.200 euro/abitante, ovvero 75
miliardi di euro in minore patrimonializzazione10.
Le Figure seguenti mostrano la stima del volume di investimenti annui necessari a traguardare
un obiettivo di patrimonializzazione coerente con il fabbisogno espresso dal settore idrico
inglese al variare della finestra temporale considerata. La misura del flusso annuale va dai 9,8
miliardi di euro lanno nellambizioso scenario in cui lobiettivo viene raggiunto nei prossimi 10
anni (entro il 2025) ai 6,2 miliardi di euro lanno in uno scenario a 20 anni (entro il 2035), sino
al pi abbordabile valore di 5,4 miliardi di euro lanno su un orizzonte di 30 anni (ovvero entro il
2045)11.
Le valutazioni fanno infatti riferimento alla sole opere iscritte tra i cespiti di pertinenza del servizio idrico integrato e
per le quali stato possibile documentare la natura dei fondi impiegati per la loro realizzazione (contributi pubblici o
finanziamenti). Trattandosi di opere e di incartamenti che in taluni casi affondano le loro origini in tempi lontani, e in
gestioni in economia degli Enti Locali, lassenza di una contabilit analitica in questi ultimi pregiudica la stessa
possibilit di ricostruzione.
10 Occorre precisare che il grado di patrimonializzazione delle diverse gestioni/territori presenta anche nel caso
inglese una certa eterogeneit: tra i 13 gestori del servizio idrico inglese si va da un minimo di 220 euro/abitante ad
un massimo di oltre 2.600 euro/abitante, a suggerire limportanza di un valutazione puntuale dei fabbisogni quale
attivit propedeutica alla costruzione di scenari di investimento nei singoli territori.
11 La riduzione meno che proporzionale del flusso medio annuale di investimento che si osserva allampliarsi
dellorizzonte temporale di riferimento riflette la necessit di incrementare il flusso di investimenti necessario a
mantenere in efficienza lo stock di capitale esistente, per tenere conto dellobsolescenza dei cespiti. Gli scenari si
basano su una assunzione di vita utile residua di 15 anni per lo stock di capitale esistente, e in parte gi ammortizzato,
e di 25 anni per i cespiti di nuova realizzazione.
9
18
10 anni
30 anni
Nord
0,9
4,5
2,9
2,5
Centro
0,6
1,9
1,2
1,1
Sud
0,4
3,4
2,1
1,9
Italia
1,9
9,8
6,2
5,4
Le proiezioni per area geografica prevedono uno scenario di convergenza, ovvero ipotizzando
che il flusso di investimenti permetta a tutte le aree di raggiungere nel tempo preventivato il
medesimo livello di patrimonializzazione. Ci implica un flusso di investimenti maggiore nelle
realt che ad oggi versano in condizioni maggiormente deficitarie, ovvero nelle Regioni del Sud e
delle Isole, laddove anche nellorizzonte di pi lungo termine il flusso annuale dovrebbe crescere
di quasi cinque volte rispetto ai valori espressi dalla pianificazione sul 2014-2017. Il percorso si
presenta ambizioso anche per le Regioni pi virtuose del Nord dove il cambio di regime
dovrebbe vedere un volume di investimenti quasi 3 volte superiore a quello incorporato nella
pianificazione pi recente. Questa siffatta evoluzione comporta un riequilibrio del peso relativo
della RAB delle diverse aree sul totale nazionale: il peso al Nord passerebbe dal 58% al 46%,
mentre quello del Sud e delle Isole salirebbe al 34% dal 20% attuale, un valore pi coerente con
quello della popolazione residente.
E evidente che quello descritto un esercizio puramente teorico che ha il pregio di quantificare
la dimensione dello sforzo necessario al raggiungimento di una dotazione patrimoniale coerente
con quella di un Paese di pi lunga tradizione di regolazione indipendente.
E di tutta evidenza la natura straordinaria dello sforzo a cui chiamata larea pi deficitaria del
Paese, il Mezzogiorno: uno scenario nel quale difficilmente lo sviluppo degli investimenti potr
essere sostenibile con le sole risorse auto-generate dalla tariffa.
Resta il fatto che, a prescindere dalle specificit geografiche, i circa 5 miliardi lanno di
investimenti su un orizzonte temporale trentennale costituiscono una misura coerente con il
flusso annuale di investimenti pro capite (80-100 euro/abitante) che caratterizza le maggiori
esperienze europee.
19
12
20
Impatto annuale
Scenari
PIL
Occupazione
(Mld )
(Addetti)
Conservativo
21
1,3
12,8
2,6
0,2%
42.557
25,5
Consolidato
34
2,1
20,7
4,1
0,3%
68.902
41,3
425.569
689.017
Sviluppo
90
5,5
54,7
Fonte: stime Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT, EGATO, AEEGSI
10,9
0,7%
182.387
109,4
1.823.868
Nello scenario conservativo limpatto sul PIL stimabile in 2,6 miliardi di euro allanno (+0,2%
di aumento del PIL di inizio periodo) con la creazione di oltre 40 mila nuovi posti lavoro allanno.
Nello scenario consolidato, il PIL aumenterebbe di oltre 4 miliardi allanno con attivazione di
quasi 70 mila posti di lavoro annuali. Infine in quello di sviluppo, laumento del PIL annuale
supera i 10 miliardi allanno con oltre 180 mila nuovi posti di lavoro.
Sono grandezze prudenziali che consentono comunque di affermare che allo scenario di
convergenza verso le migliori esperienze internazionali (investimenti per 90
euro/abitante/anno) si associa un sostegno annuo alla crescita del Pil dello 0,7% e la creazione
dellequivalente di 182 mila nuovi occupati.
Lelasticit stimata dal modello deve essere interpretata come la variazione percentuale nelle variabili economiche
indagate per ogni punto percentuale di variazione degli investimenti in infrastrutture idriche.
13
21
Elasticit del PIL e dell'occupazione rispetto alla spesa per investimenti nel settore idrico
Autore
Pereira 2000
Misura
Anni
USA
1956-1997
Portogallo
1978-2011
Investimenti infrastrutturali in
acquedotto e fognatura su:
(1) PIL
(2) Occupazione
Investimenti infrastrutturali in
acquedotto e fognatura su:
Pereira e Pereira 2015
(1) PIL
(2) Occupazione
Elasticit degli
Investimenti
Paese
(1) 0,00856
(2) 0,01239
(1) 0,0296
(2) 0,0181
Gli stessi autori indagano anche la dimensione del moltiplicatore associato agli investimenti in
infrastrutture, ovvero la variazione monetaria nel prodotto interno lordo e nel numero di nuovi
posti di lavoro per ogni variazione unitaria degli investimenti in infrastrutture. Pereira (2000)
stima per gli USA un incremento di lungo termine di oltre 6$ nel Pil per ogni dollaro investito in
infrastrutture idriche, Pereira e Pereira (2014) per il Canada quantificano un aumento di oltre
8$, mentre per il Portogallo Pereira e Pereira (2015) prospettano un incremento di quasi 5 per
ogni euro investito in infrastrutture idriche.
Effetti moltiplicativi su PIL e occupazione di un investimento unitario monetario
nel settore idrico
Autore
Misura
Paese
Anni
Prodotto Marginale
Pereira 2000
USA
1956-1997
$ 6,35
Canada
1976-2011
$ 8,29
Portogallo
1978-2011
4,80
Altri studi hanno indagato il moltiplicatore degli investimenti in infrastrutture idriche sul
reddito e sulloccupazione. Tra questi, il Bureau of Economic Analysis (2008) del Dipartimento
del Commercio degli Stati Uniti dAmerica calcola che per ogni dollaro aggiuntivo investito nel
settore idrico si ha un aumento del valore della produzione nei settori industriali a valle di circa
2,62 dollari. Sotto il profilo delle ricadute occupazionali, la creazione di un nuovo posto di lavoro
nel settore idrico conduce alla creazione di 3,68 nuovi occupati in attivit collegate. Sono valori
medi che sottendono una elevata variabilit a livello territoriale, ma che comunque confermano
che il settore idrico un settore che assicura elevate ricadute economiche e occupazionali ai
territori14.
14
Sulla corretta quantificazione dei moltiplicatori si incentrato negli anni pi recenti un acceso dibattito. A
completamento si riporta un dato: nel caso dei programmi di aumento della spesa pubblica levidenza disponibile
indica che lattivazione di Pil pu oscillare tra valori del moltiplicatore inferiori allunit (Cogan e altri, 2009)
nellipotesi che i percettori di redditi decidano di aumentare il tasso di risparmio, anticipando maggiori tasse future, e
in questo modo neutralizzando parte dei benefici dello stimolo iniziale, e valori superiori a 1,5 (Romer e Bernstein,
2009), nellipotesi che la politica monetaria abbia segno espansivo e i tassi di interesse siano bassi. Un dibattito che
22
Incremento
occupazione
(unit)2
USA
2,62
3,68
Min
1,22
1,97
Max
2,19
3,06
1) Aumento in termini di valore economico della produzione di tutti i settori industriali causato da un
aumento di un dollaro nel valore economico del settore idrico
2) L'effetto sull'impiego l'aumento del numero di posti di lavoro in tutti i settori industriali dovuto ad
un posto di lavoro addizionale creato nel settore idrico
Sempre con riferimento al caso USA, il Clean Water Council (2009) stima che linvestimento di 1
miliardo di dollari in infrastrutture idriche pu triplicare la domanda di beni e servizi a livello
nazionale con un effetto moltiplicativo compreso tra 2,87 e 3,46 miliardi di dollari, in grado di
attivare nuova occupazione compresa tra i 20 mila e i 26 mila nuovi addetti, anche in questo
caso con intensit differenziate a livello regionale e locale.
Pi di recente uno studio del National Economic&Labor Impatcs of the Water Utility Sector
(2014) ha quantificato le ricadute dellattivit delle 30 maggiori gestioni del servizio idrico
americane nel periodo 2014-202315. La spesa programmata pari a 23 miliardi di dollari lanno,
di cui il 60% destinata a finanziare costi operativi e la restante quota del 40% a manutenzione
straordinaria e nuovi investimenti. Grazie alleffetto del moltiplicatore, indicato in 2,17 si stima
un contributo al Pil americano di oltre 50 miliardi di dollari lanno (524 miliardi di dollari nei
dieci anni) e lattivazione di 289mila occupati allanno (2,9 milioni in dieci anni) tra lavoratori
diretti e indiretti, nonch ricadute in termini di aumento dei redditi da lavoro per i sistemi locali
nei quali le opere sono realizzate pari a 19 miliardi allanno (189 miliardi in dieci anni).
USA: stima dell'impatto sull'economica del piano di investimenti nel settore idrico 2014-2023
(spese operative e spese di capitale per 230 Mld US$)
Addetti
(Mgl)
Reddito da lavoro
(Mld $)
PIL
(Mld $)
2.900
189
524
289
19
52
Il contributo al Pil della sola spesa in conto capitale di 22 miliardi di dollari lanno (con effetto
moltiplicativo pari a circa 2,6) e sono circa 130mila lanno i nuovi posti di lavoro creati grazie al
volume di investimenti addizionali.
rispetto alle quantificazioni riportate pi sopra sembra suggerire lopportunit di veicolare i pur ristretti spazi di
spesa pubblica verso gli investimenti nelle infrastrutture idriche.
15 Le gestioni considerate servono una popolazione di 83 milioni abitanti e occupano 36.500 addetti.
23
USA: stima dell'impatto sull'economica del piano di investimenti nel settore idrico 2014-2023
(spese in conto capitale per 88 Mld US$)
Impatto complessivo
Impatto annuale
(sui 10 anni)
Addetti (Mgl unit)
PIL (Mld US$)
Effetto diretto
Effetto
indiretto
1.300
131
50
81
225
22
14
24
Gestore
ATO
SMAT
ATO 3 - Torinese
SMAT
ATO 3 - Torinese
SMAT
ATO 3 - Torinese
ATO Citt di
Milano
ATO Citt di
Milano
ATO Citt di
Milano
50
ATO provincia di
CAP HOLDING
Milano
107
ATO provincia di
CAP HOLDING Milano e Monza
Brianza
77
ATO provincia di
CAP HOLDING Milano e Monza
Brianza
61
ACEA
ATO 2 Roma
400
ACEA
ATO 2 Roma
48
ACEA
ATO 2 Roma
34
HERA
ATO RIMINI
85
HERA
ATO Trieste
47
HERA
20
IREN
ATO Genova
99
IREN
ATO Genova
71
IREN
ATO Genova
41.5
VIVERACQUA
ATO Brenta
7,3
VIVERACQUA
8,5
VIVERACQUA
ATO Laguna Veneta Realizzazione rete fognaria in San Giorgio di Livenza - Caorle
2,4
AQP
ATO Puglia
61
AQP
ATO Puglia
44
ATO Puglia
34
MM
MM
MM
AQP
Opera
25
166
153
97
80
70
Una buona parte delle opere riguarda la depurazione, con l adeguamento e/o costruzione di
depuratori per risolvere una serie di criticit quali la vetust degli impianti, la presenza di
scarichi fuori norma e non conformit alla Direttiva UE 91/271/CEE. Nel caso della citt di Roma
emersa la necessit di adeguare il collettamento dei reflui a seguito della eliminazione di
scarichi diretti ai fossi e alleliminazione degli impianti di depurazione minori, mentre per
quanto riguarda larea di Padova risulta urgente la necessit di ampliare la capacit di
trattamento dei reflui per garantirne un adeguato trattamento. Il secondo segmento per numero
di interventi strategici lacquedotto. Gli interventi sono principalmente volti a migliorare il
livello di efficienza della distribuzione idrica, tramite revamping delle stazioni di pompaggio o
ricerca e recupero delle perdite, e a perseguire il miglioramento del livello qualitativo e
quantitativo della risorsa idropotabile. Per quanto riguarda le reti fognarie si annoverano
26
interventi nella Citt di Milano per garantire la funzionalit idraulica nonch statica dei collettori
fognari cittadini ammalorati e nella Citt di Roma con la realizzazione di un grande collettore
fognario di intercettazione degli scarichi e di trasporto nella zona di Isola Farnese e della
Giustiniana. Infine, ma non da meno, si evidenziano il piano di balneazione delle acque di Rimini
finalizzato a risolvere il problema dei divieti di balneazione che scattano sulla fascia costiera in
seguito all'apertura degli scarichi a mare, il potenziamento quali-quantitativo dell'impianto di
potabilizzazione del fiume Po e il collettore mediano per acque di prima pioggia ed adeguamento
del collettore intercomunale nella zona di Torino.
27
16
28
Il processo di riordino risulta comunque avviato, sebbene con disomogeneit territoriali. Allo
stato attuale si riscontrano rilevanti criticit a partire dalla solo recente costituzione degli
EGATO da parte di alcune Regioni a cui si aggiunge una diffusa mancata adesione degli Enti locali
agli EGATO e i ritardi da parte di questi ultimi negli affidamenti su scala dambito.
LOsservatorio dei servizi pubblici locali del Ministero dello Sviluppo Economico (Invitalia)
opera un monitoraggio a livello regionale dello stato di attuazione delle norme
sullorganizzazione dei sevizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, evidenziando le aree
in cui si concentrano i ritardi e le inadempienze.
Con riferimento al settore dei servizi idrici i risultati che emergono evidenziano che la
delimitazione degli ambiti territoriali risulta completata in tutte le Regioni. La scala territoriale
scelta presenta una certa variet: in dieci casi si fatto riferimento alla dimensione regionale,
nelle altre situazioni ci si orientati sul territorio provinciale o su scale infra, sub o sotto
provinciali in considerazione dei bacini idrografici. Queste ultime riguardano 11 bacini subprovinciali, delineando una situazione di contrasto con le previsioni della Sblocca Italia che
fissano quale dimensione minima di bacino il perimetro provinciale. Questo anche il caso della
recente legge varata dalla Regione Sicilia laddove si prevede la possibilit di articolare bacini a
livello sub-provinciale.
Quanto alla costituzione degli EGATO, giova sottolineare che Calabria e Molise, destinatarie
unitamente a Campania e Sicilia di una provvedimento di diffida da parte della Presidenza del
Consiglio, hanno provveduto nel mese di luglio u.s. alla costituzione degli Enti di Governo
dAmbito.
La Sicilia ha varato ad agosto la nuova legge sul riassetto del servizio idrico a cui fa seguito
leffettiva costituzione dellEnte di Governo dAmbito (si veda il Box La legge siciliana di
riordino del servizio idrico), mentre in Campania solo con la recente Delibera della Giunta
Regionale si rimesso mano al riordino del servizio idrico con listituzione dellEnte di Governo
dAmbito.
29
Abruzzo
Numero
ATO
Dimensione Costituzione
ATO
EGATO
Regionale
Criticit
SI
L'Ente di governo d'ambito stato istituito direttamente dalla legge regionale senza
necessit di uno specifico atto di adesione da parte degli enti locali. La ricognizione
dell'AEEGSI riporta tuttavia la mancata adesione all'EGATO di 20 enti locali nonostante
l'obbligatoriet prevista dalla normativa nazionale.
Inoltre, ad oggi le funzioni dell'EGATO sono ancora svolte dal Commissario Unico
Straordinario, cos come previsto dal regolamento esecutivo della legge regionale in oggetto.
Basilicata
Regionale
SI
Adesione assente degli Enti locali all'EGATO per mancanza del provvedimento della Giunta
Regionale contenente il disciplinare-tipo di convenzione costitutiva dell'ente. In attesa della
piena operativit della Conferenza interistituzionale idrica, quale EGATO, le funzioni
amministrative relative alla gestione del SII sono attribuite a un Commissario Unico
nominato dal Presidente della Giunta regionale.
Calabria
Regionale
SI
Le funzioni gi in capo alle AATO sono esercitate dalla Regione Calabria. Non prevista
dalla legge regionale la partecipazione degli Enti Locali all'EGATO in contrasto con quanto
previsto dalla normativa nazionale
Campania
Regionale
SI
La delibera della Giunta Regionale n.441 del 9 settembre 2015 ha rimesso mano al riordino
del servizio idrico integrato in Campania, con l'istituzione dell'Ente Idrico Campano soggetto
di governo d'Ambito. Quest'ultimo dovr diventare operativo, aggiornare il Piano d'Ambito e
affidare il servizio entro il 30 settembre per rispettare i termini di legge previsti dalla
normativa nazionale .
Emilia Romagna
Regionale
SI
4 provinciali
1 interregionale
SI
In base alla ricognizione AEEGSI un Ente locale non ha aderito agli EGATO, pur essendovi
obbligato dalla normativa.
Lazio
Provinciali
SI
Lattuale assetto organizzativo (mai avviato operativamente) definito dalla L.R. 6/1996. La
L.R. 5/2014 rinvia ad un successivo provvedimento normativo, la definizione degli ambiti
di bacino idrografico e la definizione di forme e modi di cooperazione fra gli enti locali per
lorganizzazione e la gestione del servizio idrico integrato.
In base alla ricognizione AEEGSI 1 Ente locale non ha aderito agli EGATO, pur essendovi
obbligato dalla normativa.
Liguria
3 provinciali
2 sub-provinciali
SI
Presenza di due ATO con dimensioni sub-provinciali; situazione in apparenza non conforme
al quadro normativo attuale che prescrive lindividuazione di ATO di dimensioni non
inferiori al territorio delle province o delle citt metropolitane.
Lombardia
13
11 provinciali
2 sub-provinciali
SI
Marche
2 interprovinciali
3 provinciali
SI
Molise
Regionale
4 sovraprovinciali
2 provinciali
*informazioni aggiornate a settembre 2015
Piemonte
Presenza di due ATO con dimensioni sub-provinciali; situazione in apparenza non conforme
al quadro normativo attuale che prescrive lindividuazione di ATO di dimensioni non
inferiori al territorio delle province o delle citt metropolitane. La Regione Lombardia ha
attribuito le funzioni gi esercitate dalle Autorit di ambito alle Province e al Comune di
Milano per lATO corrispondente al territorio comunale, che esercitano le funzioni di
governo dei rispettivi ATO attraverso un'azienda speciale, denominata Ufficio di ambito. Si
ricorda che il comma 90 art. 1 L. 56/2014 richiede la soppressione di enti o agenzie che
svolgono funzioni di organizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica di
competenza comunale o provinciale e la contestuale attribuzione delle funzioni alle
Province.
Inoltre, in base alla ricognizione AEEGSI, 23 Enti locali non hanno aderito agli EGATO, pur
essendovi obbligati dalla normativa.
Mancanza di adesione degli Enti locali agli EGATO: le Assemblee dambito non risultano al
momento insediate.
La competenza ad avviare i poteri sostitutivi per mancata adesione allEnte di governo
dambito da parte degli Enti locali del Presidente della Regione.
SI
Con delibera n.285 del 15 giugno 2015 la Giunta Regionale ha istituito l'Ente di governo
d'ambito del Molise. I comuni hanno 60 giorni di tempo, a partire da tale data, per approvare
una deliberazione comunale di adesione allEGAM e alcuni hanno gi manifestato la loro
contrariet.
Nelle more della piena operativit di tutti gli organi dellEGAM, il Presidente della Regione
nomina, con proprio decreto, un commissario straordinario che dispone di tutti i poteri
necessari alla gestione ordinaria e straordinaria dellente di governo.
SI
30
Sardegna
Numero
ATO
1
Dimensione Costituzione
ATO
EGATO
Regionale
Regionale
Criticit
SI
SI
Sicilia
Provinciali
SI
I criteri dettati dalla L.R. 9/2015 per la delimitazione dei nuovi ATO sono coerenti con le
disposizioni di cui allart. 3-bis del D.L. 138/2011 e allart. 147 del D.Lgs. 152/2006.
Questultimo limita, tuttavia, la possibilit di perimetrare sub-ATO per la gestione del
servizio (si veda sotto) al solo caso in cui lATO abbia dimensioni regionali.
Enti di governo d'ambito individuati nelle Assemblee idriche territoriali non ancora
operative.
Le Assemblee territoriali idriche sono costituite per legge senza necessit della
sottoscrizione di un accordo (es. convenzione) tra gli enti locali ricadenti nei rispettivi ATO.
Tuttavia, in base alla ricognizione AEEGSI 37 Enti locali non hanno aderito agli EGATO, pur
essendovi obbligati dalla normativa.
Toscana
Regionale
SI
Umbria
Regionale
SI
Valle d'aosta
Regionale
SI
SI
4 interptovinciali
1 provinciale
Veneto
9
3 sub-provinciali
1 interregionale
*informazioni aggiornate a settembre 2015
Per quanto riguarda ladesione degli Enti locali agli EGATO si deve distinguere tra le 3 Regioni in
cui lobbligatoriet delladesione degli enti locali agli EGATO, sancita dallo Sblocca Italia, non
ancora stata recepita e le 6 in cui si riscontra la mancata adesione degli enti locali. In queste
circostanze, ai sensi del comma 1-bis dellarticolo 147 del D.Lgs 152/2006 come modificato
dallarticolo 7 dello Sblocca Italia, occorre prevedere un intervento del Presidente della
Regione di diffida e, trascorsi trenta giorni, l esercizio di poteri sostitutivi.
Sembra qui importante sottolineare che la definizione dellassetto di governance elemento
imprescindibile una volta considerato che sia la pianificazione sia il processo che dovrebbe
condurre alla gestione unica hanno un perno nellazione dellEGATO.
La Regione mette poi mano anche alla riforma delle ATO suddividendo il territorio in 9 ambiti
territoriali ottimali.
Ma in materia di affidamento che si rilevano i principali rilievi e dove si configura una
discriminazione in base alla natura proprietaria del soggetto gestore del servizio tra pubblico e
privato. La legge prevede infatti che la gestione del servizio idrico integrato possa essere affidata
ad enti di diritto pubblico (aziende speciali, aziende speciali consortili, consorzi tra Comuni,
societ a totale partecipazione pubblica) a condizione che i Comuni componenti le assemblee
territoriali esercitino il controllo analogo. Qualora invece gli affidatari della gestione siano
privati, individuati attraverso procedura pubblica, la concessione potr avere una durata
massima di 9 anni e in tale periodo le condizioni economiche dell'affidamento non potranno
mutare. Diverso appare anche il trattamento in caso di interruzione del servizio. Per il soggetto
privato il contratto di affidamento sar risolto qualora si verifichino interruzioni del servizio per
oltre 4 giorni con linteressamento di oltre il 2% della popolazione, mentre nel caso di
interruzioni di durata superiore a un giorno sar comunque chiamato a sostenere una penale
per ciascun giorno di interruzione. Per il soggetto pubblico, invece, si prevede solamente una
riduzione delle tariffe a carico degli utenti finali proporzionale alla durata dellinterruzione.
Ulteriore elemento di perplessit desta la facolt, lasciata ai Comuni che non hanno consegnato
gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato, di gestire il servizio in forma singola e diretta,
in chiara contraddizione con la normativa nazionale (Sblocca Italia) che prevede che gli Enti
locali o i gestori senza titolo debbano consegnare gli impianti al gestore dambito.
Non da ultimo la previsione che, per i gestori pubblici gi titolari di affidamento, la gestione pu
proseguire a condizione che non siano cedute quote di capitale a soggetti privati, sempre che
l'attivit prevalente della societ sia rivolta agli enti pubblici soci e che questi esercitino nei
confronti della societ il controllo analogo. Il possesso di tale requisiti dovr essere verificato
per le gestioni attuali affidatarie entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge, dai consigli
comunali degli enti soci, che potranno anche modificare la durata dellaffidamento. Le stesse
societ potranno ampliare il proprio perimetro di gestione all'interno dell'ATO di riferimento
stipulando appositi contratti di servizio con gli Enti locali interessanti o mediante il loro ingresso
nella compagine sociale. Queste ultime previsioni invece sembrano promuovere unidea di
gestione unica dambito purch per la natura proprietaria del soggetto gestore rimanga
interamente pubblica. Inoltre, queste stesse norme appaiono in contraddizione con un passaggio
delle legge regionale relativo ai compiti assegnati agli EGATO che sono chiamate, tra le altre
funzioni, a deliberare, su proposta dei Comuni facenti parte del medesimo EGATO, la
costituzione di sub-ambiti previo parere della Regione. Anche in questo caso si tratta di una
previsione in contrasto con il principio di unicit della gestione dambito.
32
Con tre distinte Delibere del Cipe: delibera 62/2011 per 695 milioni, delibera 87/2012 per 121 milioni e delibera
60/2012 per circa 1,6 miliardi).
19 Non sono disponibili i dati relativi alla Regione Sicilia.
18
33
Intervento
Numero
progetti
Investimenti Investimenti
Tasso di
finanziati
realizzati
realizzazione
(A)
(B)
(B/A)
Mln
Mln
%
Campania
211,1
3,2
1,5 %
Basilicata
21,9
0,1
0,3 %
Basilicata
10,5
0,0
0,4 %
Calabria
18
159,9
0,0
0,0 %
Puglia
37
261,4
0,3
0,1 %
Sardegna
15
55,3
0,6
1,1 %
89
720
4,2
0,6 %
Totale
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su dati Invitalia
34
Come noto il Decreto Sblocca Italia ha previsto: 1) lobbligo, per gli Enti dAmbito di adottare il Piano dAmbito e
scegliere la forma di gestione e disporre laffidamento al gestore unico dambito entro il 30 settembre 2015; 2) il
subentro del gestore unico del servizio idrico integrato agli ulteriori soggetti operanti all'interno del medesimo
ambito territoriale; 3) la cessazione ex-lege delle gestioni diverse dallaffidatario unico del servizio idrico integrato
per lambito, con la sola eccezione delle c.d. gestioni salvaguardate, che proseguono ad esercire il servizio fino alla
scadenza naturale del contratto di servizio.
21 Si pensi al caso delle tariffe ridotte dufficio in mancanza di proposta tariffaria o di insufficiente documentazione a
corredo della proposta formulata. Per circa 1.500 gestioni, che erogano il servizio a 7 milioni di abitanti, le tariffe sono
state decurtate del 10%. Una casistica assai frequente nel Mezzogiorno, laddove interessa oltre un terzo della
popolazione residente.
20
35
FONI nellarea meridionale fa emergere le criticit relative alla copertura del fabbisogno
finanziario che va oltre la contribuzione pubblica a fondo perduto.
Lanalisi delle componenti del vincolo ai ricavi dei gestori permette di osservare una ampia
eterogeneit di casistiche, con una incidenza dei costi operativi sui costi totali assai differenziata:
si va da un minimo del 44% ad un massimo del 96%, con una incidenza media del 74%. Se
misurati in termini di costo unitario per volume erogato si oscilla da un minimo di 0,52 euro/mc
ad un massimo di 2,72 euro/mc (1,49 euro/mc la media), e in termini capitari da 50
euro/abitante a 200 euro/abitante (109 euro/abitante la media).
Una ampia variabilit caratterizza anche lincidenza dei costi endogeni (costi per servizi, del
personale - costi la regolazione classifica come efficientabili) sul totale dei costi operativi che
oscillano da un minimo del 38% ad un massimo del 87%. Peculiare poi il caso dei costi del
personale che, a fronte di una incidenza media del 25% sui costi totali, presenta una escursione
che va da un minimo del 4% ad un massimo del 47%, in virt (o in conseguenza) di costi medi
per addetto che passano dai 30 ai 60 mila euro lanno22.
E sulla base di queste evidenze che la regolazione orientata a introdurre meccanismi di
efficientamento dei costi operativi al fine di conciliare il fabbisogno di investimenti con la
crescita sostenibile delle tariffe.
Del resto quello dellefficientamento dei costi operativi un percorso coerente con il caso
inglese, laddove il peso dei costi correnti ha lasciato spazio negli anni ai costi di capitale. Basti
pensare che ad oggi in Inghilterra i costi operativi pesano mediamente per circa il 39% sulla
tariffa, mentre i costi di capitale rappresentano oltre il 58%23.
AEEGSI precisa che le analisi sono state depurate delleffetto di valori anomali, lasciando con ci trasparire il fatto
che laccentuata eterogeneit non pu essere ascritta in toto alle specificit del contesto territoriale in cui le gestioni si
trovano ad operare.
23 Somma delle voci infrastructure renewals, current cost depreciation e return on capital.
22
36
37
di consultazione per il dettaglio delle innovazioni. Pur tuttavia possibile soffermarsi su alcuni
aspetti di rilievo24:
possibile revisione della soglia percentuale del rapporto investimenti/RAB (oggi al
50%) oltre la quale scatterebbe la possibilit di proporre variazioni tariffarie pi ampie;
sistema di monitoraggio e controllo sulla effettiva realizzazione degli investimenti
programmati nel biennio 2014-2015, nonch di verifica degli eventuali scostamenti tra
quanto attualmente programmato per il biennio 2016-2017 nellambito della proposta
tariffaria 2014-2015 e le quantificazioni che saranno indicate in occasione della
proposta tariffaria per il nuovo periodo regolatorio;
eliminazione della distinzione tra costi endogeni e costi esogeni25(energia elettrica,
mutui e canoni a proprietari terzi, costo funzionamento ATO);
introduzione di un meccanismo di profit sharing inteso come correttivo della soglia
massima degli incrementi tariffari.
Per quanto riguarda il secondo punto, il monitoraggio dellAEEGSI assolutamente auspicabile
al fine di verificare eventuali anomalie nella fase di pianificazione degli investimenti e per
incentivare le EGATO ad effettuare sia ricognizioni efficaci sia una programmazione corretta e
coerente nel corso del tempo.
Laccorpamento dei costi endogeni ed esogeni presenta invece risvolti di criticit legati al fatto
che alcune voci di costo risultano inevitabilmente al di fuori della capacit di efficientamento del
gestore; pur tuttavia la portata di questo intervento andr testato con lavvio dellunbundling
contabile, con il quale AEEGSI proceder alla individuazione dei centri di costo.
Ma laspetto pi delicato appare la natura del fattore di sharing che si configura pi come un
limite alla variazione della tariffa piuttosto che un vero e proprio coefficiente di efficientamento
dei costi operativi. Se da un lato una correzione al limite alla variazione tariffaria lascerebbe al
gestore ampi margini di manovra sulle modalit di efficientamento, dallaltra rischia di
compromettere gli spazi di crescita della tariffa necessari a sostenere gli investimenti, in
particolare in quelle situazioni dove si configura il recupero di sostanziosi conguagli pregressi.
Un problema che potrebbe essere in parte attutito qualora i conguagli venissero esclusi dal
vincolo tariffario, anche al fine di garantire pi velocemente maggiori risorse per finanziare gli
investimenti ed evitando al contempo un procastinamento pluriennale del loro recupero. Inoltre,
come emerso in diversi territori, la maggiore quota di conguaglio emerso negli anni post AEEGSI
sono da ascrivere ad una caduta del gettito tariffario relativo alla significativa contrazione dei
consumi di acqua, ovvero di una variabile al di fuori del controllo del gestore.
Il fattore di sharing sar declinato sulla base del rapporto tra i costi operativi pro capite di
ciascuna gestione e quelli medi nazionali. In assenza di opportune frontiere di costo, che
potranno essere identificate solo a seguito dellavvio dellunbundling contabile, lorientamento
di fare riferimento in una prima fase ai costi operativi pro capite pu essere ragionevole purch
sia opportunamente affiancato da altri parametri strutturali che permettano di cogliere le
Tra gli altri orientamenti vi sono la riformulazione del moltiplicatore per far fronte alla criticit lamentata da pi
parti al riguardo della eccessiva penalizzazione imposta ai gestori nei casi di margini negativi sulle altre attivit
idriche.
25 Per costi endogeni si intendono i costi di materiali e servizi, costo personale, eccetera, mentre tra i costi esogeni
rientrano i costi per energia elettrica, mutui e canoni a proprietari terzi, costo funzionamento ATO, eccetera.
24
38
specificit territoriali: densit delle utenze sul territorio, della complessit e/o dellestensione
della rete di distribuzione, numero di impianti, eccetera26.
La Tabella seguente mostra i nuovi schemi tariffari proposti da AEEGSI, dove si osserva
lintroduzione di due diversi percorsi di efficientamento per le gestioni stand alone ovvero senza
variazione degli obiettivi o attivit: uno pi impegnativo (XA) per le gestioni che registrano un
costo operativo pro capite superiore alla media nazionale e uno pi graduale (XB) per le gestioni
che presentano un costo inferiore alla media nazionale. Una casistica a parte invece riservata
per quelle gestioni interessate da variazioni negli obiettivi o nel perimetro dellattivit, a seguito
ad esempio di processi di aggregazione, per i quali il fattore di sharing (XC) dovrebbe essere
nullo, almeno nella prima fase di applicazione27.
Alla luce di queste innovazioni proposte, risulta interessante capire la configurazione della
distribuzione delle gestioni allinterno dei nuovi quadranti al fine di comprendere in particolare
quanta parte del sistema sar chiamato a sostenere, oltre che un elevato fabbisogno di
investimento, anche un significativo processo di efficientamento gestionale.
Si sceglie la strada dei costi pro capite in luogo dei tradizionali indicatori di costo per metro cubo di acqua erogata,
per evitare che si instaurino incentivi che contrastano con lesigenza di risparmio della risorsa. Lausilio di indicatori
di costo operativo al metro cubo erogato potrebbe confliggere con lattenzione al risparmio idrico, giacch un
maggiore consumo, come conseguenza di comportamenti non responsabili e/o sprechi, nel caso abbastanza frequente
in cui il costo marginale sia inferiore al costo medio, potrebbe favorire una riduzione dei costi operativi unitari al
crescere del consumo.
27 Per mantenere elevato il grado di efficacia della regolazione ed evitare che le aggregazioni o le modifiche del
perimetro dellattivit siano motivate dal mero desiderio di essere sottratte al meccanismo di efficientamento dei
costi, AEEGSI propone alcune soluzioni. La prima, basata su criteri di selettivit, quella di ammettere allo schema
regolatorio pi appropriato la sola parte di gestione risultante dal processo di aggregazione (e dunque con la
possibilit di applicazione di schemi diversi alla stessa gestione). La seconda, basata su criteri di adattabilit, poggia
sulla definizione di formule puntuali per la valorizzazione delle componenti di costo post-fusione al fine di adeguare la
regola applicabile al soggetto risultante dalla riorganizzazione/aggregazione (portando dunque allapplicazione di un
unico schema ad ogni singola gestione interessata).
26
39
La Figura seguente mostra una stima della distribuzione percentuale delle gestioni e della
relativa popolazione coinvolta per i nuovi schemi regolatori28, assumendo gli stessi valori per ii
parametri K, rpi, e adottati con il MTI e ipotizzando una mole di investimenti per il periodo
2016-2019 pari a quello del PdI 2014-2017 e lassenza di variazioni negli obiettivi dei gestori.
Si osserva come il 64% delle gestioni (74% della popolazione) si collocherebbe nel IV e V
quadrante ovvero con un elevato fabbisogno di investimento. Il 57% delle gestioni (47% della
popolazione) sarebbe invece soggetto a vincoli di efficientamento (I e IV quadrante). Nel IV
quadrante si collocherebbero dunque le gestioni pi critiche, perch a fronte di un
impegnativo programma di investimenti in relazione al patrimonio attuale saranno chiamate ad
affrontare un percorso di riduzione dei costi operativi. Di converso, nel II quadrante ricadono
appena il 7% delle gestioni (9% della popolazione), considerate gestioni a regime, con basse
esigenze infrastrutturali e con elevati livelli di efficienza operativa.
Se questa la situazione ipotizzando lassenza di variazioni negli obiettivi dei gestori, la Figura
seguente riporta una stima della distribuzione delle gestioni e della relativa popolazione
tenendo conto anche di nostre assunzioni riguardo alle possibili operazioni di aggregazione,
isolando allinterno di ciascun ATO il gestore potenzialmente accorpante e, residualmente, le
gestioni candidate ad essere accorpate.
28
Il campione di riferimento il medesimo adottato per la stima della RAB 2013 (si veda paragrafo 2.2).
40
Si osserva come il 20% delle gestioni (22% della popolazione) candidato ad accorpare altre
gestioni, le quali a loro volta rappresentano il 36% dei gestori ma appena l8% della
popolazione: si tratta dunque di operazione che vedrebbero laccorpamento delle piccole e
micro gestioni ai gestori di maggiori dimensioni.
Pi nel dettaglio, il 17% delle gestioni soggette a processi di aggregazione presentano un basso
fabbisogno di capitale, il 24% si colloca tra quelle con elevato gap infrastrutturale, mentre nel
14% dei casi si avrebbe il coinvolgimento di gestioni appartenenti ad entrambe le fattispecie.
Questi dati rivelano che 2/3 delle gestioni sar chiamato ad affrontare rilevanti piani di
investimento e circa 1/3 sar anche soggetto ad un percorso di efficientamento dei costi
operativi. Per queste realt, importante valutare la sostenibilit economico-finanziaria dei
programmi di investimento, in particolare da parte delle gestioni poco patrimonializzate e di
dimensioni minori. Gi in questi anni le gestioni pi solide e strutturate riescono a sviluppare un
volume di investimenti 3 volte superiore a quanto fatto dalle realt minori.
41
Sembra a questo proposito interessante comprendere se, almeno in linea teorica, tale proiezione
sostenibile con gli attuali assetti e le implicazioni per lequilibrio economico-finanziario delle
gestioni chiamate a contribuire a questo disegno, in particolare per quelle di minore dimensione.
A tale fine si propone un esercizio di ricostruzione del piano economico-finanziario di due
gestioni di piccole dimensioni (popolazione servita di 35 mila abitanti).
Entrambe le gestioni sono caratterizzate da un fabbisogno di investimento elevato in rapporto
alla dotazione patrimoniale di partenza (con un rapporto tra investimenti e RAB maggiore del
50%) e da costi operativi superiori a quelli medi nazionali. Si tratta di due profili che si collocano
nel III quadrante dellattuale matrice degli schemi regolatori declinati nel MTI, ma che
dovrebbero ricadere nel nuovo IV quadrante qualora gli orientamenti espressi da AEEGSI in un
recente documento in consultazione dovessero essere confermati.
Le caratteristiche dei due profili sono esposti nella Tavola seguente da cui emerge che il profilo
del piccolo gestore poco patrimonializzato presenta una RAB pro capite di partenza pari a circa
la met (114 euro/abitante, coerente con la RAB pro capite delle Regioni del Sud e delle Isole) di
quella del piccolo gestore patrimonializzato (228 euro/abitante, coerente con la RAB dellarea
settentrionale del Paese). In relazioni alle determinanti dei costi operativi e finanziari i due
profili sono sovrapponibili, con leccezione dellincidenza della morosit (1,6% sul fatturato per
il gestore patrimonializzato, 6,5% per laltro) e del costo per laccensione di nuovi finanziamenti,
pi oneroso per il piccolo gestore non patrimonializzato a causa del maggiore premio richiesto
dagli investitori in ragione di una elevata rischiosit di contesto operativo (governance instabile,
rischio morosit, eccetera).
Per entrambi si assume che la concessione di cui sono titolari abbia una vita residua di dieci
anni.
Profili di gestori: caratteristiche e determinanti degli schemi regolatori
Piccolo gestore Piccolo gestore non
patrimonializzato patrimonializzato
Area geografica
Nord
Sud
35.000
35.000
228
114
32
19
146
154
Popolazione
109
109
Quadrante attuale
III
III
IV
IV
1,6%
6,5%
5%
7%
Le proiezioni del piano economico-finanziario sono state elaborate ipotizzando una traiettoria di
sviluppo degli investimenti post 2017 pari a 90 euro/abitante/anno per entrambi i profili, con
ipotesi di efficientamento dei costi operativi pari al tasso di inflazione stimato per i prossimi
dieci anni (costi operativi che rimangono fermi in termini reali). Per il profilo poco
patrimonializzato si ipotizzato anche un rientro graduale della morosit su livelli di incidenza
42
coerenti con quelli del gestore patrimonializzato lungo lorizzonte della vita utile residua della
concessione.
Scenari investimenti pro capite per profilo di gestore
(/ab)
2014-2017 2018-2025
Piccolo gestore patrimonializzato
19
91
32
91
Per ciascuno scenario le Figure descrivono levoluzione della tariffa29, della RAB pro capite, e di
alcuni comuni indicatori di solidit patrimoniale e finanziaria, come il rapporto debito/RAB e il
rapporto tra MOL e spesa per interessi sul debito. Secondo la prassi finanziaria la solidit del
gestore assicurata da valori del primo indicatore inferiori al 65% e per valori del secondo
indicatore non inferiori a 3.
Rispettando i limiti al teta negli anni in cui scatta il cap, ma ipotizzando il recupero del gettito negli anni
successivi a maggiore capienza.
29
43
Poco patrimonializzato
95%
90%
85%
80%
75%
70%
65%
60%
55%
50%
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
44
2021
2022
2023
2024
2025
In sintesi, entrambi i profili sperimentano una incremento della tariffa del 30% (in termini reali)
in 10 anni30. Con un tale sviluppo tariffario, il gestore patrimonializzato raggiunge un livello di
RAB pro capite pari a circa 800 euro/abitante, un valore in linea con lobiettivo di raggiungere il
livello inglese nel ventennio successivo, mentre il gestore poco patrimonializzato si ferma poco
sotto i 700 euro/abitante.
Sotto il profilo patrimoniale e finanziario, la gestione patrimonializzata presenta indicatori di
sostenibilit pi robusti, mentre il gestore poco patrimonializzato entra in stress patrimoniale e
finanziario, compromettendo la capacit di ottenere i finanziamenti necessari a sostenere gli
investimenti. Questa situazione si verifica anche in presenza di un valore terminale pi elevato
del debito residuo a fine periodo, il quale non viene rimborsato totalmente entro il termine della
concessione come invece auspicato dagli attuali criteri del MTI. Un limite che potr essere
superato con la disciplina del valore residuo e delle convenzioni tipo.
Alla luce di queste valutazioni si vuol porre lattenzione su alcune evidenze:
le preoccupazioni riguardo possibili incrementi delle tariffe dei prossimi anni paiono
eccessive, anche in virt del fatto che i corrispettivi del servizio si collocano oggi ai livelli
pi bassi nel contesto europeo. E opportuno sottolineare infatti che gran parte degli
aumenti che si sono registrati dallintroduzione del MTT prima, e del MTI poi, possono
essere ascritti al riallineamento del vincolo dei ricavi e dunque delle tariffe ai costi
Leventuale accesso allammortamento finanziario, che non stato considerato nellesercizio proposto, pu essere
un valido strumento per contribuire a rendere bancabile il piano degli investimenti. Tuttavia presenta evidenti limiti
nella misura in cui la sua attivazione comporta unaccelerazione significativa della tariffa che nei casi di programmi di
investimento elevati, oltre ad essere oggetto di istruttoria da parte di AEEGSI, solleverebbe problemi di sostenibilit
sociale. Nel caso del gestore poco patrimonializzato, laccesso agli ammortamenti finanziari comporterebbe un
incremento della tariffa di circa il doppio rispetto allo scenario senza attivazione.
30
45
effettivi del servizio, in particolare a quelli operativi, dopo anni di mancati recuperi.
Come noto infatti, in passato, in diverse aree del Paese, la crescita delle tariffe stata
fittiziamente contenuta per esigenze che trascendevano i costi del servizio. Nei contesti
sani, dotati di adeguati livelli di governance e in presenza di operatori industriali,
stato avviato un recupero per favorire la reale emersione dei costi operativi e destinare i
futuri margini di sviluppo della tariffa al finanziamento degli investimenti. Esigenza
questultima che potrebbe giovarsi del supporto della perequazione finanziaria e
dellintroduzione del Bonus idrico, al fine di graduare le progressione della tariffa e
sostenere le utenze pi vulnerabili. Lintroduzione di meccanismi di efficientamento
dovrebbe poi incentivare il travaso da spesa corrente a spesa in conto capitale,
assicurando sviluppi della tariffa vincolati alla realizzazione delle opere e socialmente
accettati.
La traiettoria di sviluppo degli investimenti incontra dei limiti nelle piccole gestioni con
elevato fabbisogno: il 64% delle gestioni (che servono il 76% della popolazione italiana)
sar chiamata a sostenere rilevanti programmi di investimento. Tra queste, le gestioni
minori dimensioni con una scala patrimoniale e finanziaria non adeguata non paiono
nelle condizioni necessarie a sostenere un flusso di investimenti coerente con la
convergenza alle migliori esperienze internazionali. Se pur vero che per il biennio
2014-2015 la stesura dei piani economico-finanziari stata accompagnata da indicatori
atti a valutare il grado di redditivit e liquidit della gestione, rimane il fatto che il
regolatore non ha definito dei valori obiettivo per questi parametri, a suggerire
lintenzione di lasciare alle rappresentanze dei territori ampi margini di azione, con il
rischio che ci si traduca ancora una volta in un sacrifico a carico della pianificazione.
5.4.2 Valore residuo e convenzioni tipo
Lo percorribilit della traiettoria di sviluppo degli investimenti non pu prescindere dal
mantenimento dellequilibrio economico-finanziario delle gestioni. Questultimo a sua volta non
pu essere separato da quello delle garanzie sul rimborso del valore residuo a fine concessione,
garanzie che consentirebbero di superare gli attuali limiti alla pianificazione.
Su questo punto AEEGSI ha avviato da oltre un anno un percorso di consultazione finalizzato alla
predisposizione delle convenzioni tipo da cui si attende una compiuta definizione entro la fine
del 201531.
Sar fondamentale stabilire regole che indichino i criteri per quantificare puntualmente il valore
residuo dei cespiti non ammortizzati e la sua modalit di liquidazione, che rappresentano
elementi essenziali del bando di gara per lassegnazione del servizio, in grado influenzare la
partecipazione e il livello desiderato di concorrenza per il mercato.
Il regolatore orientato a prevedere lobbligo per il gestore entrante di fornire di una garanzia
fidejussoria al momento della sottoscrizione del contratto, capace di coprire gli investimenti
dei primi cinque anni di affidamento con un meccanismo di aggiornamento annuale in modo da
garantire gli interventi del quinquennio successivo. Non solo, la proposta prevede di includere
nelle convenzioni tipo una serie di garanzie finanziarie e assicurative nel caso in cui lEGATO
Si veda il Contributo n. 45 Convenzioni tipo e valore di subentro: due tasselli verso la bancabilit del SII, Luglio
2015.
31
46
47
E questo un fenomeno che interessa in gran parte il Mezzogiorno: al Sud il 26% della
popolazione ha registrato una decurtazione della tariffa, percentuale che sale al 37% della
popolazione nelle Isole, ove si aggiunge un ulteriore 18% per la quale stato applicato il blocco
dei corrispettivi. Particolarmente delicate appaiono le situazioni in Campania (ove le
determinazioni tariffarie hanno riguardato ad oggi solo la met della popolazione) e la Calabria
(ove gran parte degli enti locali gestori del servizio, per una popolazione interessata di 600 mila
abitanti, sono soggetti a procedure di riequilibrio pluriennale nellambito delle norme relative al
dissesto finanziario).
Non azzardato dunque parlare di un vero e proprio stallo del Mezzogiorno e
conseguentemente immaginare strumenti straordinari che possano contribuire a traghettare i
territori deficitari verso una gestione industriale del servizio.
Uno di questi la cosiddetta perequazione finanziaria32, a cui AEEGSI ha dato avvio con un primo
intervento straordinario adottato per far fronte ad un grave squilibrio economico e finanziario
da parte di una gestione collocata in un territorio caratterizzato da forti criticit (elevata
morosit, condizioni orografiche e infrastrutturali gravose, ecc.). Il meccanismo di perequazione
promosso nel settore idrico presenta una accentuata connotazione di sostegno finanziario
temporaneo e si differenzia dal caso della perequazione presente nei settori della distribuzione
di energia elettrica e gas che tesa a favorire la convergenza verso ununica tariffa (nazionale o
dambito). Un sostegno finanziario che si concretizza lungo due direttrici: da una parte un
intervento teso ad agevolare ladozione di misure di efficientamento dei costi, processi di
convergenza tariffaria intra-ambito, lammodernamento delle infrastrutture idriche e il
contenimento della morosit, dallaltra un fondo di urgenza chiamato a garantire la
sopravvivenza delle gestioni a rischio fallimento.
Sono strumenti pensati per un settore che presenta una non completa emersione dei costi del
servizio, in conseguenza di una sistematica loro sottovalutazione. Non un caso che il primo
intervento straordinario di perequazione sia stato adottato a favore di unazienda
impossibilitata a recuperare sulle tariffe i conguagli causati da costi pregressi, con potenziali
risvolti di sostenibilit per gli utenti economicamente disagiati. La perequazione finanziaria nel
settore idrico pu considerarsi propedeutica al passaggio alla perequazione economica, giacch
facilitando lemersione dei reali costi del servizio (che oggi sono annegati nei bilanci degli Enti
locali e delle Regioni, quando non direttamente in quelli del bilancio statale, come nel caso delle
gestioni commissariali) creano le condizioni per lapprodo ad una successiva perequazione
generale, nella direzione di una tariffa nazionale o almeno di ambito regionale.
Un ulteriore strumento, di necessaria matrice legislativa, che potrebbe contribuire a migliorare
le condizioni di sostenibilit finanziaria degli investimenti poggia sullistituzione di un fondo
pubblico di garanzia sul valore di subentro: da due anni giace in Parlamento un disegno di legge
in materia ambientale che prevede lintroduzione di un Fondo di garanzia per il settore idrico,
finalizzato ad incrementare lattrattivit del settore idrico per il sistema creditizio.
48
49
50
800
700
8
7
600
500
5
400
4
300
200
100
0
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015*
Dopo la parentesi del periodo 2004-2006, quando il settore ha registrato una sola operazione di
finanziamento di modesta entit (70 milioni di euro), i finanziamenti hanno accelerato nel
biennio 2007-2008, con 8 operazioni concluse per un controvalore di 1,1 miliardi di euro.
Tra il 2009 e il 2010 si apre una fase di rallentamento, con solo 4 operazioni nel triennio 20092011 per un controvalore totale di circa 390 milioni di euro (ascrivibili principalmente a due
finanziamenti chiusi nel 2010).
51
Dopo un 2012 ancora interlocutorio con una sola operazione, nel 2013 si sale a 2 finanziamenti,
che accelerano a 7 nel 2014 per un controvalore complessivo che supera i 700 milioni di euro.
Il 2014 in particolare lanno del risveglio degli investitori istituzionali con mandato di sostegno
allo sviluppo delle infrastrutture come la Banca Europea degli Investimenti e la Cassa Depositi e
Prestiti (questultima con funzioni principalmente di garanzia).
Infine, la prima parte del 2015 ha gi registrato un numero di operazioni pari ad 8, una in pi del
2014, per un controvalore di circa 450 milioni di euro. Al contrario dello scorso anno, il 2015 si
sta configurando come lanno del passaggio di testimone tra gli investitori istituzionali e le
banche commericali, con un rinnovato interesse da parte di queste ultime.
Le informazioni raccolte, che fanno riferimento ai maggiori gruppi finanziari, testimoniano che
lavvento della regolazione indipendente, unitamente alle buone regole che ne sono scaturite, ha
suscitato un rinnovato interesse per il settore. Un contesto che si indubbiamente giovato di un
ritrovato attivismo degli operatori per il rilancio dei piani di investimento, in ragione del
contesto estremamente favorevole di liquidit sui mercati finanziari e del minore costo dei
finanziamenti.
52
Le piccole gestioni, in particolari in house, in passato hanno molto spesso sopperito a questi
limiti rivolgendosi ad istituti di credito pubblico, come la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), o ad
istituti di credito locale, beneficiando di garanzie prestate dallente pubblico di riferimento (Ente
locale, Regione).
In alternativa, per le realt minori sono possibili altri canali di finanziamento di carattere
corporate, rappresentati da mini-bond e hydro-bond. I mini-bond sono obbligazioni emesse da
societ di capitali di piccole e medie dimensioni per un ammontare che eccede i limiti previsti
per le societ non quotate, senza la necessit di prestare garanzie accessorie e beneficiando di
un trattamento fiscale agevolato. Gli hydro-bond sono invece titoli obbligazionari la cui
emissione riservata a societ concessionarie del servizio idrico integrato, la cui sottoscrizione
riservata agli utenti del servizio, sotto forma di obbligazioni convertibili. Questultimo strumento
non ha mai trovato applicazione, per gli evidenti limiti stringenti che lo caratterizzano.
Unalternativa al canale corporate la finanza di progetto (project finance), in cui lopera con i
suoi flussi di cassa a garantire il rimborso del prestito. La peculiarit di questo strumento
lelevato livello di leva finanziaria consentito e quindi il maggior livello di esposizione al rischio
assunto dal finanziatore. La limitata diffusione della finanza di progetto nel settore idrico
dovuta a tempi pi lunghi e procedure meticolose nella fase di valutazione della bancabilit del
progetto, motivi che lo rendono sostenibile solo per progetti di dimensioni apprezzabili (oltre i
50 milioni di euro). Inoltre, la maggior rischiosit assunta dal finanziatore implica vincoli alle
scelte aziendali che rendono la finanza di progetto residuale per le realt strutturate con facile
accesso ai mercati di capitali, riservandola alle realt di medie dimensioni prive dellaccesso ai
mercati dei capitali, con un fabbisogno di investimento ambizioso e un solida cultura finanziaria
e manageriale.
Infine, i project bond sono obbligazioni destinante a finanziare progetti infrastrutturali di
pubblica utilit. Rispetto alle emissioni di obbligazioni sono pi onerosi in ragione della
necessit di un rating di progetto e sembrano non essere graditi dagli investitori istituzionali
laddove il merito creditizio per il progetto in fase di costruzione sia inferiore al giudizio di
investment grade. Per questo motivo i project bond non hanno ancora trovato sviluppo e
rappresentano perlopi una modalit di rifinanziamento di opere gi realizzate.
53
I flussi di cassa derivanti dal rimborso del capitale e interessi, a tasso fisso, vengono utilizzati per
remunerare i titoli, il cui rimborso ulteriormente garantito da una riserva di cassa, in
percentuale sul totale delle obbligazioni e titoli emessi.
Veneto Sviluppo (societ finanziaria della Regione Veneto) e le societ emittenti hanno
costituito, in data di emissione, una riserva di cassa, che sar progressivamente restituita agli
emittenti dopo che i titoli saranno ammortizzati per il 50%. Tale riserva svolge il ruolo di credit
enhancement, per rafforzare le garanzie del pagamento degli interessi sui titoli e del rimborso
del capitale e permettere di ridurre il rischio legato alla durata degli affidamenti (nella maggior
parte dei casi, infatti, la durata delle operazioni maggiore di quella degli affidamenti). La SPV
utilizzer il credit enhancement per coprire qualsiasi ritardo o default degli emittenti: a tal fine,
la SPV dovr utilizzare, nellordine, limporto versato dalla societ in ritardo o default, quindi
quello versato da Veneto Sviluppo e, infine, in proporzione al loro apporto, quello versato dalle
altre societ emittenti.
Per tutelare gli investitori, ogni societ stata oggetto di un rating unsolicited: gli importi di ogni
obbligazione sono rapportati al rating e allammontare degli investimenti da realizzare. Gli
investitori, inoltre, hanno la possibilit di diversificare il rischio tramite linvestimento in ABS
garantito da un pool di obbligazioni. Il supporto di credito alle ABS costituito da una garanzia
per cassa del 20%.
In futuro, se tali bond dovessero rivelarsi efficaci, ladozione di questi strumenti potrebbe essere
incentivata tramite opportuni vantaggi fiscali, ad esempio di una tassazione agevolata sugli
interessi, come suggerito dallo stesso presidente dellAEEGSI.
54