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RISCHIO CHIMICO, BIOLOGICO E CANCEROGENO

Una parte significativa del D. Lgs. 81/2008 dedicata ai rischi chimico,


biologico e cancerogeno: il titolo IX dedicato alle sostanze pericolose e il
titolo X agli agenti biologici.
La necessit di regolamentare l'impiego di prodotti tossici, nocivi e
infiammabili all'interno delle aziende ha portato alla definizione delle schede di
sicurezza che, fornite insieme al prodotto, sono diventate un allegato del
documento della sicurezza e la base per l'informazione dei lavoratori.
La legge definisce le diverse tipologie di rischio e delle loro classificazioni. Per
ciascuna di esse poi, si descrivono i meccanismi di prevenzione e di protezione.
Particolare attenzione viene dedicata all'etichettatura e alla segnaletica,
aspetto fondamentale della citata regolamentazione.
II rischio chimico
II rischio chimico trattato dal capo I del titolo IX del D. Lgs. 81/2008. Alcuni
dei prodotti chimici
impiegati nello svolgimento di un'attivit lavorativa o domestica possono
risultare pericolosi, intrinsecamente o in base alle modalit con cui vengono
utilizzati.
Ci sono poi sostanze dannose, che non fanno parte dei cicli di lavorazione, ma
con Ie quali possiamo venire a contatto negli ambienti di vita e di lavoro in
conseguenza di eventi accidentali, quali dispersioni, sversamenti, perdite da
impianti e macchinari, evaporazioni.
Gli effetti di questi prodotti possono essere subdoli, dal momento che non
sempre si verificano immediatamente, ma col passare del tempo, rendendo
cos difficile la relazione causa/effetto.
L'esposizione frequente o il contatto prolungato con sostanze pericolose pu
portare, dopo I'assorbimento nell'organismo e Ie successive trasformazioni, a
danni irreversibili per fegato, polmoni, reni, vescica, sistema nervoso. La natura
e la gravit delle alterazioni della salute dipendono sostanzialmente dalle
caratteristiche del prodotto, dalle modalit di assorbimento nel corpo umano,
dalla quantit assorbita, dalle caratteristiche individuali.
Le patologie causate da fattori chimici dipendono dalla tossicit delle sostanze
in questione, dalle modalit di contatto e dall'eventuale grado di assorbimento.
Le conseguenze pi frequentemente riscontrate possono essere quelle ai livelli
dell'apparato respiratorio, della pelle, degli occhi; allergie respiratorie e
cutanee; effetti tossici sul sistema nervoso, sui fegato, sull'apparato digerente;
possibili insorgenze di tumori.
Le modalit con cui I'organismo pu assorbire prodotti o sostanze pericolose
dipendono da vari fattori: natura del prodotto, grado di ripartizione e grandezza
delle particelle; la pericolosit della sostanza aumenta col diminuire della
grandezza delle particelle stesse che la compongono: i solidi sotto forma di
polvere, i Iiquidi sotto forma di aerosol; I'assorbimento pu avvenire per
ingestione, per contatto diretto con la pelle e per inalazione.

Dato per scontato che nessuno intenzionalmente dovrebbe ingerire prodotti


velenosi, il contatto pu avvenire sostanzialmente in due casi: in modo diretto
quando un prodotto viene travasato
da un recipiente ad un altro tramite aspirazione a bocca con una pipetta
oppure, iI pi delle volte, quando, dopo aver manipolato un prodotto pericoloso,
si portano Ie mani alla bocca (senza essersele lavate) per mangiare, bere,
fumare. Le sostanze irritanti o corrosive nell'assorbimento diretto agiscono
localmente, nel punto di contatto con la pelle, con gli occhi, con Ie mucose.
Altri tipi di sostanze, soprattutto i solventi solubili nei grassi, possono invece
penetrare in profondit attraverso I'epidermide, diffondersi cos in tutto
I'organismo e provocare disturbi di varia natura nei reni, nel fegato, sul sistema
nervoso.
E inevitabile concludere che qualunque ferita o lesione presente sulla pelle pu
costituire una facile via di penetrazione per i prodotti pericolosi.
L'assorbimento per inalazione si verifica in modo pi frequente, soprattutto nei
luoghi di lavoro: gli
inquinanti, dispersi nell'atmosfera, si mescolano con I'aria respirabile e
penetrano insieme ad essa
nei polmoni, partendo da quest'ultimi, veicolati dal sangue, raggiungono cos
organi quali il fegato e i reni.
Le sostanze chimiche pericolose e i prodotti tossici e nocivi
Con riferimento al capo I del titolo IX e agli allegati XXXVIII e XXXIX del D. Lgs.
81/2oo8, si definiscono sostanze gli elementi e i composti allo stato naturale
ottenuti mediante reazioni, si definiscono preparati Ie miscele o Ie soluzioni
costituite da due o pi sostanze.
Le sostanze chimiche pericolose (cos come i preparati) presenti nei luoghi di
lavoro sono
in genere catalogate dalle norme sulla classificazione,
etichettatura e imballaggio dei prodotti a rischio. Ci sono poi materiali organici
degradati, scarichi, rifiuti che possono contenere particelle con elevato grado di
tossicit.
Le sostanze vengono definite pericolose se caratterizzate da:
propriet chimico-fisiche quali esplosivit, infiammabilit, propriet
comburenti;
propriet tossicologiche causanti: effetti letali, irreversibili non letali (dopo
una sola esposizione),
gravi (dopo una esposizione ripetuta o prolungata), corrosivi, irritanti,
sensibilizzanti, cancerogeni,
mutageni, teratogeni.
Per identificare in modo chiaro e immediato la pericolosit di sostanze e
prodotti, questi (come detto precedentemente) sono classificati ed etichettati
secondo standard riconosciuti a Iivello europeo.
L'etichettatura I'insieme delle indicazioni riportate sull'imballaggio o sulla
confezione. L'etichetta riporta sinteticamente I'insieme dei rischi chimici e
tossicologici; sulle etichette si trovano i simboli di pericolo, raffigurati su sfondo
arancione, Ie frasi di rischio (dette frasi R), Ie frasi che contengono consigli
sulle modalit per operare in sicurezza (dette frasi S), iI nome commerciale del
prodotto

(nel caso di un preparato) o la sua denominazione chimica (nel caso di una


sostanza pura).
I prodotti nocivi possono essere letali o produrre lesioni acute o croniche, quelli
tossici possono produrre effetti analoghi anche se il contatto limitato a
piccole quantit.
Alcuni prodotti sono ritenuti tossici (mercurio, metanolo,cromato di zinco,
fenolo), altri nocivi (tricloroetilene, toluene ecc.). I prodotti tossici o nocivi
vengono individuati da specifici simboli.
Un prodotto nocivo, pur avendo un grado di tossicit inferiore, pu risultare
addirittura mortale, se assorbito in forti concentrazioni.
I prodotti sensibilizzanti sono prodotti che provocano reazioni cutanee o
respiratorie di tipo allergico, in individui predisposti.
I prodotti corrosivi sono sostanze acide (solforico, cloridrico), basiche (soda,
potassa), ossidanti (perossidi, candeggina); esercitano un'azione distruttrice sui
tessuti viventi: distruggono Ie cellule epiteliali, provocano ustioni su pelle e
mucose, dando luogo a lesioni e infezioni gravissime.
I prodotti irritanti sono costituiti da soluzioni diluite di ammoniaca, soda,
potassa, acidi, solventi
organici. Vengono individuati da una croce di S. Andrea, sopra la quale
riportata la dicitura "Xi";
provocano irritazioni ed arrossamenti locali, infiammazione delle vie aeree e
respiratorie, congiuntiviti.
Ci sono poi i prodotti infiammabili, comburenti, esplosivi.
Quando una sostanza infiammabile (combustibile), un comburente ed una
fonte di innesco (calore,scintilla, fiamma) si trovano contemporaneamente
presenti si ha un elevato rischio di incendio o esplosione.
I prodotti infiammabili sono individuati sull'etichetta dal simbolo della fiamma,
accompagnato dalla lettera "F" (facilmente infiammabile) o "F+"
(estremamente infiammabile). Sono sostanze o prodotti liquidi, solidi o gassosi
che possono incendiarsi nell'atmosfera e continuare a bruciare.
I prodotti comburenti vengono individuati dal simbolo del fuoco, riportato
sull'etichetta insieme alla lettera "O"; sono i prodotti o Ie sostanze che
favoriscono la combustione di una sostanza infiammabile.
II comburente per eccellenza I'ossigeno atmosferico, ma possono esserlo
anche prodotti contenenti ossigeno: clorati, nitrati, perossidi.
I prodotti esplosivi sono identificati dal simbolo della bomba che esplode
riportata sull'etichetta accompagnata dalla lettera "E". Sono prodotti che
possono reagire violentemente a causa di urti,
attriti, calore o per effetto di una fiamma libera: possono cos generare
infortuni, ustioni gravi e
ingenti danni materiali.

La prevenzione e protezione dal rischio chimico


In materia di prevenzione e protezione dal rischio chimico, si devono adottare
Ie misure preventive e gli adempimenti prescritti nei confronti di tutti i prodotti
di cui si conosce la potenziale pericolosit chimica, di tutti gli ambienti che
possono contenere tali prodotti e di tutte Ie persone e i lavoratori che possono
essere esposti al rischio.
II D. Lgs. 81/2oo8 precisa che per agenti chimici pericolosi si devono intendere:
a) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D. Lgs. 3
febbraio 1997, n. 52 e
successive modifiche nonch gli agenti che corrispondono ai criteri di
classificazione come sostanze pericolose ai sensi delle stesso decreto;
b) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D. Lgs. 16
luglio 1998, n. 285 e
successive modifiche nonch gli agenti che corrispondono ai criteri di
classificazione come preparati pericolosi ai sensi delle stesso decreto;
c) agenti chimici che possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute
dei lavoratori in base alle loro propriet chimico-fisiche, chimiche,
tossicologiche o in base alle loro modalit di
utilizzazione/immagazzinamento, nonch agenti chimici cui stato assegnato
un valore limite di esposizione professionale.
In pratica, dalla valutazione del rischio chimico possono essere esclusi soltanto
i preparati e Ie sostanze definite pericolose solamente per I'ambiente.
Con riferimento all'approccio metodologico proposto dal D. Lgs. 81/2oo8, si
possono elencare
in modo schematico una serie di accorgimenti generali per la prevenzione del
rischio chimico
durante Ie lavorazioni.
Nelle varie operazioni devono essere impiegati quantitativi di prodotti non
superiori alle necessit delle lavorazioni;

i prodotti in attesa di impiego devono essere immagazzinati in locali separati


da quelli di lavorazione, mantenuti negli imballi originali fino al loro utilizzo;
deve essere ridotto al minimo indispensabile il numero di lavoratori esposti al
rischio chimico, isolando Ie aree adibite alle lavorazioni e limitandone I'accesso
soltanto a coloro che devono recarvisi per motivi connessi con Ie loro mansioni;
in tali aree, identificate con appositi segnali, si deve rispettare rigorosamente
il divieto di fumare;
la raccolta e I'immagazzinamento, ai fini delle smaltimento, degli scarti e dei
residui delle lavorazioni deve avvenire in condizioni di sicurezza, attraverso
I'utilizzo di contenitori appositi,
debitamente sigillati ed identificati;
devono essere messi a disposizione dei lavoratori esposti al rischio chimico,
servizi igienici appropriati muniti di docce, nonch dispositivi di protezione
individuali e idonei indumenti protettivi da riporre separatamente dagli abiti
civili in appositi armadietti;
i dispositivi di protezione individuali devono essere sottoposti a regolare
manutenzione, controllo e pulizia prima di ogni utilizzazione;
gli addetti devono ricevere una formazione ed informazione adeguata
riguardo al rischio chimico
a cui sono esposti, alle precauzioni da prendere, alle misure igieniche da
osservare, alla necessit
di indossare indumenti e dispositivi di protezione, alle procedure corrette di
lavorazione.
Un'altra buona regola preventiva, per ridurre gli infortuni dovuti al rischio
chimico, prevede di leggere sempre attentamente I'etichetta posta sul
contenitore e in caso di dubbi o necessita di approfondimento, bene
consultare Ie schede di sicurezza.
E opportuno poi controllare sempre lo stato di conservazione degli imballaggi e
dei contenitori allo scopo di prevenire eventuali perdite, conservare i prodotti
pericolosi esclusivamente in recipienti idonei e in ambienti chiusi a chiave,
assicurare I'aspirazione alla fonte di fumi, gas, vapori.
Riassumendo, quando si lavora a contatto con sostanze chimiche importante:
leggere sempre I'etichetta del prodotto;
evitare contatti con la bocca (non mangiare, bere, fumare durante Ie
lavorazioni che comportano
I'uso di prodotti pericolosi);
proteggersi con indumenti e dispositivi adeguati (camici, grembiuli, stivali,
guanti, occhiali di sicurezza);
curare I'igiene personale (Iavandosi sempre Ie mani e la faccia dopo I'uso di
prodotti pericolosi);
proteggere Ie ferite esposte (anche Ie pi piccole);
togliersi gli indumenti di lavoro;
non trasferire il prodotto dal suo contenitore originale e, nel caso, conservare
I'etichetta.
Come per gli altri rischi, anche per il rischio chimico (definito pi correttamente
come rischio derivante dagli effetti di agenti chimici pericolosi presenti sui
luoghi di lavoro), necessario procedere ad una specifica valutazione, che
deve essere effettuata prendendo in considerazione in particolare:

a) la tipologia di agenti chimici (in riferimento soprattutto alle loro propriet


pericolose);
b) tutte Ie informazioni comunicate dal produttore/distributore tramite la
scheda di sicurezza;
c) Ie quantit di agenti presenti sui luogo di lavoro e/o immagazzinate;
d) Ie modalit di utilizzo degli agenti, iI livello, iI tipo e la durata di esposizione
degli addetti coinvolti;
e) gli effetti delle misure preventive e protettive messe in pratica o da adottare;
f) quando esistenti, i valori limite di esposizione professionali e/o i valori limite
biologici;
g) i risultati di eventuali precedenti azioni di sorveglianza sanitaria.
In base ai suddetti parametri e all'esito della valutazione che ne consegue (Ia
valutazione, comunque, pu anche includere la giustificazione che la natura e
I'entit dei rischi connessi con gli agenti chimici pericolosi rendono non
necessaria una ulteriore valutazione maggiormente dettagliata dei rischi), si
possono avere Ie seguenti casistiche.
1. Aziende con rischio moderato, all'interno delle quali sono state adottate
tutte Ie misure e i principi generali per la prevenzione dei rischi in termini di
organizzazione del lavoro, fornitura di attrezzature idonee per il lavoro,
contenimento del numero di lavoratori che sono esposti al rischio o che
potrebbero esserlo, durata e intensit dell'esposizione, quantitativi di agenti
chimici presenti, metodi di lavoro per manipolazione, immagazzinamento,
trasporto.
E obbligatorio per queste aziende effettuare la formazione e informazione dei
lavoratori (o dei
loro rappresentanti) riguardo a:
tutte Ie informazioni disponibili sugli agenti chimici pericolosi eventualmente
presenti sul luogo di lavoro (valori limite di esposizione professionale, rischi per
la salute e la sicurezza, disposizioni
normative), inclusi tutti i dati riportati sulle relative schede di sicurezza;
i risultati della valutazione del rischio e Ie ulteriori informazioni ogni volta che
cambiamenti importanti nei luoghi di lavoro producano una modifica sui
risultati della valutazione;
Ie precauzioni e Ie azioni da intraprendere allo scopo di proteggere se stessi e
gli altri lavoratori presenti.
2. Aziende con rischio superiore a moderato, all'interno delle quali, per la
natura dell'attivit non
possibile eliminare il rischio (anche ricorrendo ad altri prodotti chimici) o ridurlo
al punto da poterlo considerare moderato. E obbligatorio per queste aziende:
effettuare la formazione e informazione dei lavoratori o dei loro
rappresentanti, analogamente
a quanto prescritto per Ie aziende a rischio moderato;
predisporre, procedure di intervento atte a proteggere la salute e la sicurezza
dei lavoratori in

caso di incidenti o emergenze derivanti dalla presenza di agenti chimici


pericolosi; fra tali procedure devono essere comprese quelle per I'evacuazione,
il soccorso e I'assistenza e devono
essere messe in pratica tramite esercitazioni di sicurezza. II datore di lavoro,
inoltre, deve dotare I'azienda di sistemi di allarme o altri sistemi atti a
segnalare tempestivamente I'emergenza o I'incidente;
effettuare la sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Sono sottoposti a
sorveglianza sanitaria i lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la
salute che rispondono ai criteri per la classificazione come molto tossici, tossici,
nocivi, sensibilizzanti, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo. La prima
sorveglianza deve essere eseguita prima di adibire il lavoratore alla mansione,
in seguito periodicamente (generalmente 1 volta I'anno e comunque con
frequenza stabilita dal medico competente sulla base della valutazione dei
rischi e sui risultati delle precedenti visite) e, infine, al momento della
cessazione del lavoro;
mettere in pratica misure specifiche di prevenzione e protezione che
comportano I'applicazione, in ordine di priorit, delle seguenti misure:
progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli tecnici;
adozione di idonee misure organizzative e di protezione collettive alla fonte del
rischio;
adozione di adeguate misure di protezioni individuali, compresi i dispositivi di
protezione individuali; Iimitatamente a quei prodotti che possono presentare un
rischio per la salute, provvedere periodicamente ad effettuare la loro
misurazione (salvo che il datore di lavoro non possa dimostrare con altri mezzi
il conseguimento di adeguato livello di prevenzione e protezione)
con riferimento ai valori limite di esposizione professionale secondo metodiche
standardizzate
La valutazione deve essere aggiornata periodicamente da parte del datore di
lavoro.
II rischio biologico
Gli obblighi, che il datore di lavoro di un'attivit nella quale c'e un rischio di
esposizione ad agenti
biologici deve rispettare, sono riportati nel titolo X del D. Lgs. 81/2008
"Esposizione ad agenti biologici". Un agente biologico un qualunque
microrganismo, coltura cellulare o endoparassita umano che potrebbe
provocare infezioni, allergie, intossicazioni. Secondo I'art. 268 del D. Lgs.
81/2008 gli agenti biologici vengono classificati e ripartiti in quattro categorie
di rischio:
appartengono al gruppo 1 (categoria di rischio) gli agenti che presentano
poche probabilit di
causare malattie in soggetti umani;
appartengono al gruppo 2 gli agenti che possono causare malattie in
soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori: la loro diffusione poco
probabile e sono disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche; I'esempio pi diffuso I'Herpes simplex virus;

appartengono al gruppo 3 gli agenti che possono causare malattie gravi in


soggetti umani e costituire serio rischio per i lavoratori; possono propagarsi
ma, anche in questo caso, esistono
efficaci misure profilattiche e terapeutiche; esempi tipici sono la febbre gialla,
I'epatite B, il virus HIV dell'AIDS e i pi recenti virus responsabili della "SARS" o
della "influenza aviaria";
appartengono al gruppo 4 gli agenti che possono provocare malattie gravi
in soggetti umani, costituiscono serio rischio per i lavoratori e possono
presentare un elevato pericolo di propagazione nella comunit; per questi
agenti non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o
terapeutiche; un esempio il famoso virus "Ebola".
Innanzitutto, il datore di lavoro che vuole iniziare un'attivit che comporta
I'utilizzo di agenti biologici dei gruppi 2 o 3, deve comunicare all'organo di
vigilanza territorialmente competente, almeno 30 giorni prima dell'inizio
dell'attivit, il nome e I'indirizzo dell'azienda, e il contenuto del documento di
valutazione del rischio.
II rischio cancerogeno
II capo II del titolo IX del D. Lgs. 81/2008 "Protezione da agenti cancerogeni e
mutageni" prescrive
una serie di obblighi per il datore di lavoro di un'attivit nella quale i lavoratori
possano essere
esposti ad agenti di questo tipo. Le sostanze o i preparati cancerogeni sono
quelli che possono
causare un cancro o, comunque, aumentare la possibilit che esso si verifichi
nell'uomo.
Le sostanze o i preparati mutageni sono invece agenti che possono produrre
anomalie genetiche ereditarie o possono comunque aumentarne la frequenza.
Vengono definiti:
a) agente cancerogeno
1) una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali
categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio
1997, n. 52, e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al numero 1),
quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai
requisiti relativi ai Iimiti di concentrazione per la classificazione di un preparato
nelle categorie cancerogene 1 0 2 in base ai criteri stabiliti dai decreti
legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65 e successive
modificazioni;
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui all'allegato XLII,
nonch una sostanza od un preparato emessi durante un processo previsto
dall'allegato XLII;
b) agente mutageno
1) una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione nelle
categorie mutagene 1 0 2, stabiliti dal decreto legislativo 3 febbraio
1997, n. 52, e successive modificazioni;

2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al punto 1), quando


la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti
relativi ai Iimiti di concentrazione per la
classificazione di un preparato nelle categorie mutagene 1 0 2 in base ai criteri
stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e
successive modificazioni;
c) valore limite
se non altrimenti specificato, il limite della concentrazione media, ponderata in
funzione del tempo, di un agente cancerogeno o mutageno nell'aria, rilevabile
entro la zona di respirazione di un lavoratore, in relazione ad un periodo di
riferimento determinato stabilito nell'allegato XLIII.
Le sostanze cancerogene sono divise in due categorie, in base al Iivello di
pericolosit:
la categoria 1 quella delle sostanze note per gli effetti cancerogeni
sull'uomo, cio per la correlazione diretta tra esposizione a un determinato
agente e sviluppo di tumori. Sono sostanze
etichettate con la frase di rischio R45: "Pu provocare il cancro" o con la frase
R49: "Pu provocare il cancro per inalazione", e di solito accompagnate dal
simbolo T (tossico)

la categoria 2 quella delle sostanze per Ie quali probabile la correlazione


tra esposizione al
rischio e insorgenza di tumori. Anche queste sostanze sono etichettate con la
frase di rischio R45
o R49, e sempre accompagnate dal simbolo T.
La stessa classificazione vale anche per Ie sostanze mutagene, con la
differenza che esse sono
accompagnate dalla frase di rischio R46: "Pu provocare alterazioni genetiche
ereditarie" e dal simbolo T.

I preparati sono considerati cancerogeni o mutageni se contengono una


percentuale maggiore o uguale allo 0,1% di una sostanza di categoria 1 0 2:
essi sono identificati dalle frasi R45, R46 e R49.
Fatte salve Ie suddette "regole preventive", il datore di lavoro deve effettuare
una valutazione
specifica dell'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni; per effettuare la
valutazione, secondo lo schema simile a quello previsto anche per la
"valutazione del rischio biologico", egli deve comunque prendere in
considerazione una serie di parametri fra i quali, ad esempio:
a) caratteristiche, durata e frequenza delle lavorazioni;
b) quantitativi di agenti cancerogeni o mutageni utilizzati (o prodotti dalle
lavorazioni), della loro
concentrazione, della loro capacit di penetrare nell'organismo (tenendo conto
di tutti i possibili
modi di esposizione, compreso quello in cui vi assorbimento cutaneo).
I risultati della valutazione devono essere riportati nel documento di
valutazione dei rischi e devono contenere:
I'elenco delle attivit che comportano la presenza di sostanze o preparati
cancerogeni o mutageni, con I'indicazione dei motivi per i quali essi sono
impiegati;
i quantitativi di sostanze (o prodotti) cancerogeni o mutageni utilizzati;
il numero dei lavoratori esposti o potenzialmente esposti ad agenti
cancerogeni o mutageni;
il grado di esposizione dei suddetti lavoratori;
Ie misure preventive e protettive applicate ed iI tipo dei dispositivi di
protezione individuale utilizzati;
i risultati delle indagini svolte per la possibile sostituzione degli agenti
cancerogeni o mutageni, Ie sostanze e i preparati.
A seconda dell'esito della valutazione, il datore di lavoro deve inoltre adottare
una serie di misure
tecniche, organizzative e procedurali generali quali ad esempio:
assicurare che nelle varie operazioni lavorative siano impiegati quantitativi di
agenti cancerogeni
o mutageni non superiori alle necessit delle lavorazioni e che gli agenti in
attesa di impiego non
siano accumulati sul luogo di lavoro in quantitativi superiori alle necessit;
limitare al minimo possibile il numero dei lavoratori esposti o che possono
essere esposti ad
agenti cancerogeni o mutageni, anche isolando Ie lavorazioni in aree
predeterminate provviste di
adeguati segnali di avvertimento e di sicurezza ed accessibili soltanto ai
lavoratori che debbono
recarvisi per motivi connessi con la loro mansione;
progettare, quando tecnicamente possibile, Ie lavorazioni in modo che non vi
emissione di agenti cancerogeni o mutageni nell'aria;
provvedere alla regolare e sistematica pulitura dei locali, delle attrezzature e
degli impianti;

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elaborare procedure per i casi di emergenza che possono comportare


esposizioni elevate;
sottoporre a protocolli di sorveglianza sanitaria i lavoratori per i quali la
valutazione ha messo in
evidenza un rischio per la salute, e prevedere per essi specifici registri di
esposizione;
adottare misure igieniche simili a quelle previste in caso di "rischio biologico".

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