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IL PROFESSOR PRIMAVERA

Di
Raul Ciannella

Raul Ciannella 2010

Fino a qualche momento fa il professor Primavera non esisteva.


O forse si, chiss. Certo non per me, poich una persona esiste
per unaltra nel momento in cui entra nella sua esistenza. E lui
era entrato nella mia solo da qualche minuto, presentandosi
davanti al bancone, con un ampio sorriso.
"Un espresso, ristretto per favore."
Sapeva di avermi spiazzato.
Uno che ogni giorno, alla stessa ora e per due settimane di
seguito, entra al caff, si siede allo stesso tavolo e ordina
senza nemmeno alzare la testa un americano, nel momento in cui te
lo trovi davanti sorridente, allora sbagliata e con un ordine
diverso, non pu che dipingerti un punto di domanda sulla faccia.
"Mi piace avere abitudini, ma mi piace ancora di pi cambiarle
spesso." dice il professore, leggendo bene anche la frase stampata
sulla mia fronte sopra il punto di domanda.
Un momento per, sto facendo confusione? Come, prima dico che il
professore si appena materializzato davanti a me e subito dopo
aggiungo che viene al caff ogni giorno.
Incongruenza?
No, dovrei semplicemente spiegarmi meglio.
Nelle ultime due settimane un signore con un Mocio Vileda usato al
posto dei capelli e il viso ben segnato dal tempo, si seduto al
tavolo di fianco alla libreria, ordinando un caff americano e
immergendosi per unora buona in una pila di libri e scartoffie.
Non nego che in un paio di occasioni abbia suscitato la mia
curiosit, forse mi sono anche chiesto in quale attivit potessero
combinarsi quella quantit di volumi con un aspetto cos
trasandato, ma in ogni caso successo a locale vuoto, quando
anche osservare Sidro costruire un castello di carte sul bancone,
come sta facendo ora, fonte inesauribile di distrazione.
Il professore era per me come tutti gli altri clienti,
un corpo deambulante senza passato e senza identit a cui al
massimo assegnare unetichetta mnemonica.
Che cos unetichetta mnemonica? una descrizione sintetica e
immediata di un cliente a cui associo il suo ordine. Serve a
facilitarmi il lavoro e sapere a chi va che cosa, specialmente nei
momenti di caos. Lui ad esempio era il vecchio dei libri col
mocio.
Altri esempi di etichetta mnemonica: la tettona col cane, la
biondina smorta, il coatto coi rayban e la catena doro, il Rasta,
la modella rossa, il grassone pelato etc.
Se poi un cliente assiduo ma senza confidenza, si pu essere
ancora pi sintetici e creativi: la maestrina, una ragazza minuta
con occhialoni spessi e un cappotto di panno verde; la mamma, un
transessuale rotondo sulla cinquantina; Hansel e Gretel, due
fidanzatini che vanno sempre mano nella mano e vestiti con abiti
di lana grossa e multicolore; Pippi Calzelunghe, una trentenne
smilza a cui piace acconciare la sua chioma rossiccia in due
trecce che le danno aspetto di monella. Effetti della regressione
Raul Ciannella 2010

psicologica.
Professor Arturo Primavera, molto piacere.
Mi tende la mano, continuando ad esibire il suo sorriso ed
interrompendo cos il flusso debordante dei miei vani pensieri.
Esito qualche secondo, ancora preso in contropiede dalla sua
azione repentina, poi per ricambio il sorriso e il gesto.
Piacere mio.
Ecco quindi spiegata lincongruenza. In quellistante il vecchio
dei libri col mocio che ha visitato il caff per due settimane
scomparso, lasciando il posto al professor Primavera. Letichetta
improvvisamente ha un nome e ha stabilito una relazione diretta.
Ora esiste per me cos come io esisto per lui.
Si potrebbe opinare che tutto ci ovvio, che si tratta delle
normali circostanze in cui si stabiliscono la maggior parte delle
relazioni sociali, quindi perch perdere tempo a rifletterci
sopra?
Ci sono un paio di ragioni.
Primo, come ho gi accennato, perch il caff prolifera tempi
morti attraverso cui la noia si insinua come uno spiffero in una
fessura.
E poi perch ho il dubbio che quando le persone appaiono nelle
nostre vite non sia per caso. Anzi, sarei addirittura portato a
pensare che in qualche maniera siamo noi a invocarli o persino
crearli, come personaggi di un racconto, perch ci servono ad
avanzare in quello che sempre pi spesso mi appare come un
complesso videogioco cosmico. Per questo motivo ho la sensazione
che il professore sia qui per me, perch lho chiamato ad
assolvere la sua missione, anche se non mi ancora ben chiaro
quale sia.
Il professore avvicina la tazzina a se, ignora la bustina di
zucchero bianco sul piattino allungando invece il braccio verso il
dosatore di zucchero di canna. Ne versa quanto basta per riempire
il cucchiaino che regge appena sopra la tazzina, versandolo nella
stessa e iniziando a mescolare, in un unico fluido movimento.
Tazzina, bustina, piattino, cucchiaino. Quanti diminutivi nel
mondo del caff, osserva sogghignando il professore, come se
stesse recitando una filastrocca a se stesso.
Ecco il genere di persone che invoco io penso, cercando un
complice con cui scambiare unocchiata su cui si legga a questo
gli manca una rotella, ma lunico a portata di mano Sidro,
quindi rinuncio, anche perch lo sguardo del professore si
posato proprio su di lui.
Sidro completamente assorto nel suo passatempo. Preleva una
carta dal mazzo, la osserva, la rigira tra le dita e con
attenzione chirurgica la dispone sulla seconda fila della sua
delicata struttura.
La porta si apre di scatto, Pippi Calzelunghe. La corrente
daria abbatte la fragile struttura, ma lui non si scompone.
Apparta il mucchietto di carte crollate per fare spazio davanti a
se, ripescandone poi due che dispone a V ribaltata in modo che si
reggano una contro laltra. Ripete loperazione con altre due
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carte, mettendole a fianco alle prime, poi ne pesca una dal mazzo
e la dispone orizzontalmente sulle due coppie. E cos via,
ricominciando da capo con la stessa calma, con la stessa
concentrazione, come se avesse appena iniziato.
Ignara del disastro appena provocato, Pippi mi fa un cenno mentre
prende posto al solito tavolo. Preparo lespresso, scaldo il
latte, lo verso nel bicchiere alto che ho gi disposto sul
piattino e ci aggiungo lespresso. Il professore osserva il caff
scendere nel bicchiere e mescolarsi al latte, iniziando a parlare
come se stesse riprendendo un discorso appena interrotto.
Mi sempre capitato, o quantomeno mi capitato sin dal momento
in cui ho sviluppato una consapevolezza e una sensibilit verso il
mondo e verso lessere umano, di ritrovare in ci che leggo,
pensieri che gi mi appartengono, che gi sono presenti in me,
anche se, ahim, nella maggior parte dei casi, in forma pi
confusa e offuscata, rispetto alla fonte pi autorevole alla quale
sto attingendo.
Come per la sua filastrocca precedente sul mondo del caff, sembra
canticchiare le parole a se stesso, sbuffandole nellaria, come un
vecchio treno a vapore. Pippi nel frattempo si sta sbracciando,
non sopporta che il caff si raffreddi. Ma il professore non
distoglie lo sguardo dal bicchiere e ho paura che
sottraendoglielo, smetta di parlare. possibile che qualcuno
tragga ispirazione da un latte macchiato? Ci penso anche troppo,
afferro il bicchiere e lo consegno a Pippi. Torno, il treno
continua a sbuffare.
Le prime volte mi stupivo, pensando alla straordinaria e quasi
magica coincidenza di riconoscere un mio ragionamento, una mia
idea, una mia immagine metaforica apparire chess, in un libro, un
racconto, una poesia o financo in una canzone o un discorso. Mi
inorgoglivo a pensare che se potevo condividere idee con Platone,
Calvino, Borges o Gaber, dovevo senza dubbio possedere una mente
straordinaria. Iniziai cos ad appuntare tutte queste coincidenze
e a ricercarne di nuove. Per, pi mi addentravo nella ricerca,
pi espandevo le mie letture e le mie conoscenze, pi mi rendevo
conto che le magiche coincidenze, come le avevo battezzate, non
riguardavano solo me, ma accadevano anche tra autore e autore, tra
testo e testo. In qualunque tipo di scritto mi imbattessi, potevo
discernervi qualcosa che era gi stato scritto o pensato da
qualcun altro. Non solo, ma anche interrogando amici, parenti,
amanti scoprivo che alcuni di loro si riconoscevano in questa
esperienza. Mi ero a poco a poco addentrato in una fittissima rete
di condivisione di idee, senza spazio e senza tempo.
Ora s, smette di parlare, cos come aveva cominciato. Senza
chiosa, come quando finisce un disco. Non so perch, ma sento
lesigenza di riempire quello spazio silenzioso con la prima cosa
che mi salta in mente.
Certo che devessere stata una bella delusione scoprire di non
essere quel genio che pensava che fosse.
Accidenti alla prima cosa che mi salta in mente. E a me, che le
permetto di uscire. In un interminabile istante di imbarazzo
immagino le conseguenze della mia spontaneit: il professore, con
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lo sguardo abbattuto e gli occhi gonfi e lucidi mi mostra la


ferita riaperta dalla mia freccia avvelenata. E mi confessa che
s, un miserabile, un vero fallimento del mondo del sapere. Gi
mi consumo dal rimorso.
Invece, con mio enorme sollievo non succede niente di tutto ci.
Il suo viso si fa radioso e attento. Fino ad allora mi aveva dato
limpressione di essere come racchiuso in una enorme bolla di
sapone, in cui il mondo vi giungeva distante e ovattato. Forse le
mie parole avevano bucato quella sottile membrana facendo rifluire
con veemenza la realt nei suoi spazi sensoriali. O forse solo
una mia impressione. Ad ogni modo, scoppia in una gran risata.
Ahhahahahahaha si, una gran delusione senza dubbio. Poi, per
la prima volta, assume un tono deciso, rivolto direttamente a me.
Ma anche una grande rivelazione, scoprire che le idee in realt
non appartengono a nessuno, o che appartengono a tutti che poi
lo stesso. C una conoscenza comune cui possiamo, se vogliamo,
attingere.
Mi ha preso di nuovo in contropiede.
Magiche coincidenze. Eheheh. Sono ovunque, devi solo prestare
attenzione a ci che ti accade. Le idee sono come onde radio. Non
si vedono eppure stanno l, qui, dappertutto. Fluttuano nellaria,
ci avvolgono. Hanno solo bisogno di un apparato ricevente acceso.
Purtroppo, di apparati riceventi accesi in giro ce n ben pochi.
Un po come quello l.
Si sta riferendo alla vecchia Radiomarelli che tengo come
decorazione sopra la mensola vicino alla cassa. Ero anche riuscito
ad accenderla durante la ristrutturazione del locale, ma avevo
perso pi tempo cercando di sintonizzarla su qualche stazione, che
a imbiancare la sala. Mi ci ero affezionato. Forse perch spesso
mi sono sentito anchio cos, gracchiante e obsoleto, arrancando
fuori tempo, incapace di sintonizzarmi col mondo.
Stavo pensando alla quantit di immagini, parole, suoni che ci
bombardano ogni giorno. Una pioggia incessante di informazioni
raccolta dal dispositivo adeguato per essere diffusa e propagata
ovunque. Il fatto che prima cera solo quella radio l, o al
massimo la televisione quando tornavi a casa. Ora i dispositivi si
sono centuplicati, sono onnipresenti e perennemente accesi. E io
non credo di essere in grado di adeguarmi.
vero, c molto traffico e so cosa vuoi dire. Per non devi
fraintendere. Quando parlo della condivisione di idee, di sapere
collettivo, non mi riferisco ai fiumi mediatici nei quali
annaspiamo ogni secondo, ma a speciali canali di comunicazione
attraverso cui abbiamo la possibilit di scoprire la vera realt,
che poi lunica ragione per cui siamo a questo mondo.
La vera realt?
S, al di l del circo immaginario che montiamo ogni giorno, al
di l della societ malata che subiamo perch tanto cos.

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Credo di essermi perso.


Aspetta.
Il professore svanisce sotto il bancone. Quando riemerge tiene fra
le braccia una cartella di pelle marrone. Non mi ero accorto che
lavesse quando si presentato.
Lappoggia sul bancone, la apre e ne estrae un raccoglitore
ricolmo di incartamenti che appena liberato dalla pressione della
chiusura elastica si gonfia come un suffl. Spulcia rapido e
sicuro tra i fogli. Unazione che deve aver ripetuto centinaia di
volte. In pochi secondi e con piena soddisfazione, ne estrae uno.
Ah, eccola qui. - Questa la mia prima magica coincidenza. Ci
sono due brani, leggili di seguito, mi dice offrendomi il foglio.
Un momento solo.
Si tratta solo di un foglio, non sembra una cosa lunga ma non
voglio rischiare di essere interrotto da qualche cliente.
Non che ci siano molte possibilit. Siamo quasi in chiusura e il
locale deserto se si eccettuano Pippi e Sidro. Porto il conto a
Pippi che comunque si stava gi preparando per uscire.
Laccompagno alla porta e ne approfitto per abbassare la serranda
a met. La corrente daria abbatte di nuovo il castello di Sidro
che, impassibile al nuovo disastro, ricomincia a costruire. E cos
anche lui sistemato.
Torno dietro il bancone. Sono pronto a leggere.
Tutto quello che avviene, forse avviene perch la terra non
fatta tanto per gli uomini, quanto per le bestie. Perch le bestie
hanno in s da natura solo quel tanto che loro basta ed
necessario per vivere nelle condizioni, a cui furono, ciascuna
secondo la propria specie, ordinate; laddove gli uomini hanno in
s un superfluo, che di continuo inutilmente li tormenta, non
facendoli mai paghi di nessuna condizione e sempre lasciandoli
incerti del loro destino. Superfluo inesplicabile, chi per darsi
uno sfogo crea nella natura un mondo fittizio, che ha senso e
valore soltanto per essi, ma di cui pur essi medesimi non sanno e
non possono mai contentarsi, cosicch senza posa smaniosamente lo
mutano e rimutano, come quello che, essendo da loro stessi
costruito per il bisogno di spiegare e sfogare un'attivit di cui
non si vede n il fine n la ragione, accresce e complica sempre
pi il loro tormento, allontanandoli da quelle semplici condizioni
poste da natura alla vita su la terra, alle quali soltanto i bruti
sanno restar fedeli e obbedienti.
Appena sotto la parola obbedienti, calcato a matita e
sottolineato due volte scritto il commento STESSA IDEA, da cui
parte una freccia che punta al brano successivo. Sento un insolito
formicolio formarsi nello stomaco. Continuo a leggere.
Luomo lunico anello debole della altrimenti perfetta macchina
della natura. Ogni animale, ogni pianta, ogni elemento, esiste per
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un motivo e si integra perfettamente negli ingranaggi del


funzionamento del mondo. Luomo no, tende anzi a separarsi dalla
natura per costruirsi un mondo tutto suo.
Come sottolinea anche il commento a matita, questo brano contiene
indubbiamente la Stessa Idea di quello che lo precede, anche se
in versione pi elementare e sintetica.
Il formicolio si arrampica agilmente fino alle estremit delle mie
tempie. una forma di conoscenza istintiva e inspiegabile che
parte direttamente da dentro. Mi sta dicendo che in qualche modo,
questa idea gi mi appartiene, che gi presente in me, anche se
fino ad ora non le ho dato forma intelligibile, non lho modellata
in parole e frasi compiute.
Il formicolio si ormai impossessato di tutto il corpo. Non so
dire perch ma mi sento estatico.
questo allora che intende con magiche coincidenze?
Il professore annuisce soddisfatto.
Il primo brano tratto da I quaderni di Serafino Gubbio
operatore di Luigi Pirandello. Quello pi piccolo invece mio.
Lo scrissi un paio danni prima di leggere I quaderni, ma
ovviamente molti anni dopo che Pirandello lo scrivesse,
ehehehehe.
Sebbene il suo senso dellumorismo continui a sfuggirmi, c
qualcosa nella maniera di esporre che mi mette a mio agio. Posso
solo descriverlo cos: vivida leggerezza. Unattenzione serena e
giocosa che sembra in grado di infondere quella confidenza di cui
in genere siamo capaci solo a contatto con gli amici pi intimi.
Gli rendo il foglio che lui, con precisione ma senza fretta,
ripone nella cartella.
Forse a questo che servono gli scrittori, dico a tradurre le
idee universali in parole, in modo che siano accessibili a tutti.
unacuta osservazione, anche se bisogna distinguere tra
scrittori e scrittori. Dante e chess, Stephen King assolvono
compiti molto diversi nel campo della letteratura. Ma c del
vero. Anche Eric Fromm era arrivato alla conclusione che nella
nostra societ inferma e fuorviante le grandi opere darte e di
letteratura di tutti i tempi sembrano fornirci una visione di come
lessere umano dovrebbe funzionare e allo stesso tempo ci dotano
di una certa sensibilit verso tutto ci che non funziona.
E questa visione si trasmette e si riconosce attraverso le
magiche coincidenze.
Molto bene.
Per professore, stavo pensando una cosa. Prima mi ha detto che
questi canali di comunicazione servono per percepire la realt
vera. Poi mi ha fatto leggere i due brani in cui si parla di come
luomo si costruisce un mondo fittizio proprio per fuggire dalla
realt. Sono abbastanza confuso. Perch posso capire che nessuna
delle invenzioni delluomo possa essere paragonabile a qualunque
delle creazioni della natura. Per, per quanto malandato,
sintetico e alienante sia il mondo dellessere umano, non
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comunque reale?
Un Boeing 747 non unaquila reale ma pur sempre reale, se mi
scusa il pessimo gioco di parole.
Ahahaha. Caro ragazzo. La tua domanda talmente semplice da non
essere stata risolta in millenni di storia. E non credo che
arriveremo a una conclusione stasera, anche perch un po tardi
e ho molta fame. Per voglio dirti una cosa. La domanda che
dovresti farti : sono sicuro che ci che percepisco come aquila e
aereo sia tutta la realt possibile?
Credo che il professore intuisca dalla mia espressione a pesce
lesso che non solo non so rispondere alla domanda, ma non riesco
nemmeno a ricavarne un senso.
Va bene. Andiamo per gradi. La prima cosa da comprendere che
siamo esseri limitati. I sensi attraverso cui percepiamo il mondo
sono limitati. Sei daccordo?
Credo di si.
Perfetto. Ad esempio, possiamo vedere una gamma di colori in una
certa scala di luminosit. Tutto ci che sta al di sotto
dellinfrarosso o al di sopra dellultravioletto ci
inaccessibile. Possiamo sentire solo entro una certa estensione di
suoni, escludendo grossomodo ci che sta sotto i 20 hz e sopra i
20 khz. Il nostro olfatto percepisce una certa variet e intensit
di odori ignorandone altri e cos via anche per il gusto e il
tatto.
Ci sono animali che vedono meglio di noi e altri peggio. Altri con
un udito o un olfatto pi sviluppati dei nostri, come i cani e i
gatti. Diciamo che anche come animali non siamo un gran che.
Questo significa che al di la dei nostri limiti c una realt
sempre presente che non conosciamo. Colori che non possiamo
vedere, suoni che non possiamo udire etc. E questo vale solo per
il mondo sensoriale. Pensa a tutto il resto. Dai misteri del
nostro inconscio alla vastit delluniverso. tutta quella parte
sconosciuta che il nostro superfluo, come dice Pirandello cerca
affannosamente di comprendere in tutti i modi. Siamo indifesi
rispetto allinfinito che ci circonda e questo ci terrorizza. E
quando abbiamo paura diventiamo aggressivi e ci richiudiamo nei
limiti di ci che conosciamo, autoconvincendoci che sia tutto ci
che esiste. Siamo come quei bambini che si tappano le orecchie,
fanno versacci e sbattono i piedi per non ascoltare ci che gli
dice la mamma.
Quando il professore tira il fiato, spezzando la concitazione
dellultima parte del discorso, mi accorgo di essere rimasto
anchio in apnea fino ad ora. Inspiriamo contemporaneamente a
pieni polmoni e al rendercene conto, trasformiamo lespirare in
una gran risata. Poi il professore ricomincia.
Percepire la realt vera quindi, significa aprirsi di nuovo,
togliersi le bende dagli occhi e riconoscere che, se vero che
siamo piccoli e limitati anche vero che proprio nella nostra
natura si nasconde il mistero delluniverso. Cos come una goccia
dacqua insignificante, ma in ogni goccia c lessenza stessa
delloceano. Cos come un seme insignificante, ma al suo interno
gi presente tutta la potenzialit dellalbero. William Blake lo
dice in maniera splendida:
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Vedere il mondo in un granello di sabbia


E il cielo in un fiore di campo
Tenere linfinito nel palmo della tua mano,
E leternit in unora.
Noi siamo luniverso, dobbiamo solo rendercene conto.
Ma come?
Cos.
Sidro?
Mi ero completamente dimenticato di lui. ancora li, totalmente
assorbito dal suo passatempo e io proprio non riesco a capire
perch il professore lo indichi come soluzione ai misteri del
mondo.
Professore, non credo mi stia dicendo che per aprirci alla vita e
scoprire noi stessi dobbiamo costruire castelli di carte. Vero?
Ahahahahahahahahahahaha.
Evidentemente no.
Il professore ride di gusto e provo sempre una certa soddisfazione
a far divertire qualcuno, anche se mi piacerebbe ancora di pi
farlo volontariamente.
Devono passare una buona manciata di secondi prima che le sue
convulsioni si plachino e riacquisti di nuovo un certo contegno. E
quando avviene, avviene con un repentino cambio di marcia, come
gi successo pi volte questa sera.
Quante volte il castello crollato? Hai notato quanto facile
farlo crollare?
Quanto ci vuole a distruggere una casa?
E quanto a costruirla?
Quanto tempo a lanciare una bomba.
Quanto a costruire un ospedale?
Quanto tempo a modellare un vaso di terracotta?
Quanto per farlo cadere e frantumarlo?
E una volta in frantumi, quanto a ricostruirlo? E sar mai come
prima?
E quanto ci vuole a creare la vita?
E ad ammazzare un uomo?
E a far crescere un albero?
E ad abbatterlo?
una regola universale, che vale per tutti gli aspetti della
nostra vita.
Mi viene in mente una canzone di Jovanotti di cui non ricordo il
titolo. Dice pi o meno cos: molto pi facile dividere ci che
unito, bisognerebbe unire ci che diviso.
Vorrei dirlo al professore ma mi trattengo. Lui cita filosofi e
poeti e io ribatto col rapper di Cortona? Credo di aver fatto
abbastanza figuracce per stasera.
Per non rinuncio a ribadire il concetto.
Raul Ciannella 2010

proprio vero. Creare, costruire, unire, costano molta, molta


pi fatica del dividere e distruggere.
Ed ecco perch il pigro essere umano si dedica molto pi
volentieri al secondo anzich al primo. Il lato oscuro pi
semplice, immediato e affascinante. Sai chi ha detto questa
frase?
Freud?
No. Yoda, in Guerre Stellari. Ehehehehehehe
E io che mi faccio gli scrupoli per Jovanotti.
Mi hai chiesto come si fa a vedere la realt vera e a rendersi
conto che siamo molto di pi di ci che pensiamo di essere. E io
ti rispondo: Cos. Bisogna costruire con la stessa attenzione e
dedizione con cui il tuo amico costruisce il suo castello di
carte. Senza lasciarsi distrarre dalle passioni. Perch siamo
fragili e in qualunque momento la corrente daria ci pu spazzare
via. E allora mettiamo da parte la rabbia e limpeto e
ricominciamo a costruire. Ci vuole la stessa pazienza che richiede
ad un seme di diventare albero. Bisogna essere sempre allerta,
concentrati e umili. E ci vuole una gran dose di amore. Tutto
lamore di cui sei capace. Perch non si pu mai distruggere ci
che si ama veramente.
Il silenzio si posa al caff come nebbia su un campo. gi buio
al di la della vetrata e nessuno di noi, (nemmeno Sidro) si
produce in alcun movimento. Una situazione cui fa da contrasto il
tumulto che sento dentro di me. Le parole del professore
impregnano laria ben dopo essere state pronunciate. Me le sento
addosso. Lavorano minuziosamente come piccoli minatori, aprendomi
brecce di coscienza, che illuminano un quadro ancora tutto sfocato
e confuso, come quando, appena svegli, la luce del sole irrompe a
bucare le immagini indistinte di un sogno.
Poi il professore si schiarisce la voce, spezzando lincantesimo e
facendomi ritornare in me. Tende la mano offrendomi allo stesso
tempo quel sorriso che non ha mai lasciato da parte fin dal
momento in cui si presentato.
ora di andare.
Passer domani, per il caff?
Invece di rispondere il professore mi stringe la mano e si
allontana. Prima di uscire si gira ancora una volta, come succede
nei film drammatici.
Caro ragazzo, c sempre una ragione per la quale due persone si
incontrano.
quello che dico sempre anchio.
Esce. La porta si chiude, ma questa volta il castello di carte
rimane in piedi. Sidro lo osserva curioso.

Raul Ciannella 2010

Prima che anche lui tolga il disturbo, schiocca un dito contro la


base della fragile struttura.

P.S. Con ancora i brani di Pirandello e del professore in mente,


con le loro riflessioni sulle differenze tra essere umano e
animale sono andato a ripescare un film che ho visto un po di
tempo fa. Si tratta di Waking Life di Richard Linklater. In
particolare mi sono soffermato su questa scena che ho poi tradotto
per chi avesse difficolt con linglese o col video.
TRADUZIONE
Ci sono due tipi di persone che soffrono a questo mondo. Quelli
che soffrono per una carenza di vita e quelli che soffrono per un
eccesso di vita. Mi sono sempre trovato nella seconda categoria.
Se ci pensi bene, quasi tutta lattivit e il comportamento umani,
non sono sostanzialmente molto diversi da quelli animali. La
tecnologia pi avanzata ci fa arrivare, al massimo, al livello del
superscimpanz.
In effetti, il divario tra, diciamo, Platone, Nietzsche e lessere
umano medio molto pi ampio di quello che esiste tra quello
scimpanz e lessere umano medio.
Il regno dello spirito autentico, il vero artista, il santo, il
filosofo, sono molto rari. Perch cos pochi? Perch la storia e
levoluzione del mondo non costituita da episodi di progresso,
ma piuttosto uninfinita e futile successione di zero. Non si
sono pi prodotti grandi valori.
Caspita! I Greci 3000 anni fa erano tanto avanzati quanto lo siamo
noi ora.
Quindi, quali sono queste barriere che impediscono alle persone
anche solo di avvicinarsi al loro vero potenziale? La risposta a
questa domanda pu essere trovata in unaltra domanda, questa.
Qual la caratteristica umana pi universale: la paura o la
pigrizia?

Raul Ciannella 2010

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