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Di
Raul Ciannella
psicologica.
Professor Arturo Primavera, molto piacere.
Mi tende la mano, continuando ad esibire il suo sorriso ed
interrompendo cos il flusso debordante dei miei vani pensieri.
Esito qualche secondo, ancora preso in contropiede dalla sua
azione repentina, poi per ricambio il sorriso e il gesto.
Piacere mio.
Ecco quindi spiegata lincongruenza. In quellistante il vecchio
dei libri col mocio che ha visitato il caff per due settimane
scomparso, lasciando il posto al professor Primavera. Letichetta
improvvisamente ha un nome e ha stabilito una relazione diretta.
Ora esiste per me cos come io esisto per lui.
Si potrebbe opinare che tutto ci ovvio, che si tratta delle
normali circostanze in cui si stabiliscono la maggior parte delle
relazioni sociali, quindi perch perdere tempo a rifletterci
sopra?
Ci sono un paio di ragioni.
Primo, come ho gi accennato, perch il caff prolifera tempi
morti attraverso cui la noia si insinua come uno spiffero in una
fessura.
E poi perch ho il dubbio che quando le persone appaiono nelle
nostre vite non sia per caso. Anzi, sarei addirittura portato a
pensare che in qualche maniera siamo noi a invocarli o persino
crearli, come personaggi di un racconto, perch ci servono ad
avanzare in quello che sempre pi spesso mi appare come un
complesso videogioco cosmico. Per questo motivo ho la sensazione
che il professore sia qui per me, perch lho chiamato ad
assolvere la sua missione, anche se non mi ancora ben chiaro
quale sia.
Il professore avvicina la tazzina a se, ignora la bustina di
zucchero bianco sul piattino allungando invece il braccio verso il
dosatore di zucchero di canna. Ne versa quanto basta per riempire
il cucchiaino che regge appena sopra la tazzina, versandolo nella
stessa e iniziando a mescolare, in un unico fluido movimento.
Tazzina, bustina, piattino, cucchiaino. Quanti diminutivi nel
mondo del caff, osserva sogghignando il professore, come se
stesse recitando una filastrocca a se stesso.
Ecco il genere di persone che invoco io penso, cercando un
complice con cui scambiare unocchiata su cui si legga a questo
gli manca una rotella, ma lunico a portata di mano Sidro,
quindi rinuncio, anche perch lo sguardo del professore si
posato proprio su di lui.
Sidro completamente assorto nel suo passatempo. Preleva una
carta dal mazzo, la osserva, la rigira tra le dita e con
attenzione chirurgica la dispone sulla seconda fila della sua
delicata struttura.
La porta si apre di scatto, Pippi Calzelunghe. La corrente
daria abbatte la fragile struttura, ma lui non si scompone.
Apparta il mucchietto di carte crollate per fare spazio davanti a
se, ripescandone poi due che dispone a V ribaltata in modo che si
reggano una contro laltra. Ripete loperazione con altre due
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carte, mettendole a fianco alle prime, poi ne pesca una dal mazzo
e la dispone orizzontalmente sulle due coppie. E cos via,
ricominciando da capo con la stessa calma, con la stessa
concentrazione, come se avesse appena iniziato.
Ignara del disastro appena provocato, Pippi mi fa un cenno mentre
prende posto al solito tavolo. Preparo lespresso, scaldo il
latte, lo verso nel bicchiere alto che ho gi disposto sul
piattino e ci aggiungo lespresso. Il professore osserva il caff
scendere nel bicchiere e mescolarsi al latte, iniziando a parlare
come se stesse riprendendo un discorso appena interrotto.
Mi sempre capitato, o quantomeno mi capitato sin dal momento
in cui ho sviluppato una consapevolezza e una sensibilit verso il
mondo e verso lessere umano, di ritrovare in ci che leggo,
pensieri che gi mi appartengono, che gi sono presenti in me,
anche se, ahim, nella maggior parte dei casi, in forma pi
confusa e offuscata, rispetto alla fonte pi autorevole alla quale
sto attingendo.
Come per la sua filastrocca precedente sul mondo del caff, sembra
canticchiare le parole a se stesso, sbuffandole nellaria, come un
vecchio treno a vapore. Pippi nel frattempo si sta sbracciando,
non sopporta che il caff si raffreddi. Ma il professore non
distoglie lo sguardo dal bicchiere e ho paura che
sottraendoglielo, smetta di parlare. possibile che qualcuno
tragga ispirazione da un latte macchiato? Ci penso anche troppo,
afferro il bicchiere e lo consegno a Pippi. Torno, il treno
continua a sbuffare.
Le prime volte mi stupivo, pensando alla straordinaria e quasi
magica coincidenza di riconoscere un mio ragionamento, una mia
idea, una mia immagine metaforica apparire chess, in un libro, un
racconto, una poesia o financo in una canzone o un discorso. Mi
inorgoglivo a pensare che se potevo condividere idee con Platone,
Calvino, Borges o Gaber, dovevo senza dubbio possedere una mente
straordinaria. Iniziai cos ad appuntare tutte queste coincidenze
e a ricercarne di nuove. Per, pi mi addentravo nella ricerca,
pi espandevo le mie letture e le mie conoscenze, pi mi rendevo
conto che le magiche coincidenze, come le avevo battezzate, non
riguardavano solo me, ma accadevano anche tra autore e autore, tra
testo e testo. In qualunque tipo di scritto mi imbattessi, potevo
discernervi qualcosa che era gi stato scritto o pensato da
qualcun altro. Non solo, ma anche interrogando amici, parenti,
amanti scoprivo che alcuni di loro si riconoscevano in questa
esperienza. Mi ero a poco a poco addentrato in una fittissima rete
di condivisione di idee, senza spazio e senza tempo.
Ora s, smette di parlare, cos come aveva cominciato. Senza
chiosa, come quando finisce un disco. Non so perch, ma sento
lesigenza di riempire quello spazio silenzioso con la prima cosa
che mi salta in mente.
Certo che devessere stata una bella delusione scoprire di non
essere quel genio che pensava che fosse.
Accidenti alla prima cosa che mi salta in mente. E a me, che le
permetto di uscire. In un interminabile istante di imbarazzo
immagino le conseguenze della mia spontaneit: il professore, con
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comunque reale?
Un Boeing 747 non unaquila reale ma pur sempre reale, se mi
scusa il pessimo gioco di parole.
Ahahaha. Caro ragazzo. La tua domanda talmente semplice da non
essere stata risolta in millenni di storia. E non credo che
arriveremo a una conclusione stasera, anche perch un po tardi
e ho molta fame. Per voglio dirti una cosa. La domanda che
dovresti farti : sono sicuro che ci che percepisco come aquila e
aereo sia tutta la realt possibile?
Credo che il professore intuisca dalla mia espressione a pesce
lesso che non solo non so rispondere alla domanda, ma non riesco
nemmeno a ricavarne un senso.
Va bene. Andiamo per gradi. La prima cosa da comprendere che
siamo esseri limitati. I sensi attraverso cui percepiamo il mondo
sono limitati. Sei daccordo?
Credo di si.
Perfetto. Ad esempio, possiamo vedere una gamma di colori in una
certa scala di luminosit. Tutto ci che sta al di sotto
dellinfrarosso o al di sopra dellultravioletto ci
inaccessibile. Possiamo sentire solo entro una certa estensione di
suoni, escludendo grossomodo ci che sta sotto i 20 hz e sopra i
20 khz. Il nostro olfatto percepisce una certa variet e intensit
di odori ignorandone altri e cos via anche per il gusto e il
tatto.
Ci sono animali che vedono meglio di noi e altri peggio. Altri con
un udito o un olfatto pi sviluppati dei nostri, come i cani e i
gatti. Diciamo che anche come animali non siamo un gran che.
Questo significa che al di la dei nostri limiti c una realt
sempre presente che non conosciamo. Colori che non possiamo
vedere, suoni che non possiamo udire etc. E questo vale solo per
il mondo sensoriale. Pensa a tutto il resto. Dai misteri del
nostro inconscio alla vastit delluniverso. tutta quella parte
sconosciuta che il nostro superfluo, come dice Pirandello cerca
affannosamente di comprendere in tutti i modi. Siamo indifesi
rispetto allinfinito che ci circonda e questo ci terrorizza. E
quando abbiamo paura diventiamo aggressivi e ci richiudiamo nei
limiti di ci che conosciamo, autoconvincendoci che sia tutto ci
che esiste. Siamo come quei bambini che si tappano le orecchie,
fanno versacci e sbattono i piedi per non ascoltare ci che gli
dice la mamma.
Quando il professore tira il fiato, spezzando la concitazione
dellultima parte del discorso, mi accorgo di essere rimasto
anchio in apnea fino ad ora. Inspiriamo contemporaneamente a
pieni polmoni e al rendercene conto, trasformiamo lespirare in
una gran risata. Poi il professore ricomincia.
Percepire la realt vera quindi, significa aprirsi di nuovo,
togliersi le bende dagli occhi e riconoscere che, se vero che
siamo piccoli e limitati anche vero che proprio nella nostra
natura si nasconde il mistero delluniverso. Cos come una goccia
dacqua insignificante, ma in ogni goccia c lessenza stessa
delloceano. Cos come un seme insignificante, ma al suo interno
gi presente tutta la potenzialit dellalbero. William Blake lo
dice in maniera splendida:
Raul Ciannella 2010