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Palestina: a che punto siamo?

In queste settimane la Palestina tornata al centro del dibattito internazionale. Il 31 dicembre Abbas
si visto respingere dal consiglio di sicurezza dell'Onu (come aveva gi fatto nel settembre 2011)la
sua risoluzione che prevedeva il ritiro progressivo delle truppe di Israele dai territori occupati entro
il 2017 e il raggiungimento di un accordo di pace israelo-palestinese entro un anno. Nonostante la
sconfitta fosse annunciata, l'Anp (Autorit nazionale palestinese) ha voluto a tutti i costi che il
piano, proposto dalla Giordania, arrivasse in aula.
Altro evento che ha ricevuto attenzione mediatica stata l'accettazione della Palestina alla Corte
Penale Internazionale a partire dal 1 aprile di quest'anno. In tal modo il popolo palestinese potr
denunciare Israele per crimini di guerra senza per alcun effetto immediato perch Israele non ha
aderito alla Corte dell'Aja.
Nel mese di dicembre vi stata poi l'approvazione da parte di vari Parlamenti europei (tra cui quello
spagnolo, francese e svedese) di mozioni con cui si chiede il riconoscimento dello Stato palestinese.
Mozioni che tuttavia non sono vincolanti per i governi nazionali. Infine il Parlamento europeo ha
adottato una risoluzione con cui si sostiene il riconoscimento della Palestina come Stato "in linea di
principio".
E' ovvio che nessuno di questi provvedimenti metter fine all'occupazione sionista della Palestina
dato che ammontano a ben 78 le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite mai
rispettate dallo Stato di Israele. Tra le tante la fine della costruzione di nuovi stabilimenti nei
territori occupati, l'abbattimento del muro dell'apartheid, il diritto al ritorno dei profughi
palestinesi. Israele infatti pu contare sul sostegno incondizionato degli Stati Uniti d'America e sa
bene che l'Onu non ha nessun nessun potere coercitivo nei suoi confronti.
Passiamo ora ad analizzare la resistenza nei territori palestinesi. Il 2014 stato un anno assai
importante. Si arrivati infatti ad un differente tipo di unit palestinese. Nonostante ad aprile i due
principali partiti, Hamas e Fatah, abbiano raggiunto un accordo per un governo di unit nazionale,
poco cambiato in concreto e le fazioni non riescono a stare unite. La guerra israeliana contro Gaza
per ha ispirato un nuovo slancio di lotte in Cisgiordania e una nuova narrazione collettiva di una
lotta comune contro l'occupazione ha finalmente preso forma lasciandosi alle spalle divisioni tra
palestinesi di Gaza e della West Bank. Anche se deve ancora maturare in una persistente campagna
di attivit contro l'occupazione, sembra si sia formata un'identit sua propria che prende in
considerazione quello che possibile e quello che efficace. Il dibattito sui modi di resistere
"uguali per tutti" o l'eventuale condanna della resistenza armata sta diventando meno importante e

sta lasciando il posto a un approccio eterogeneo di resistenza praticato dagli stessi palestinesi.
In ambito internazionale invece la forma di lotta politica al sionismo e all'occupazione che pi sta
raggiungendo risultati e visibilit la campagna di boicottaggio disinvestimento e sanzioni nei
confronti di Israele (BDS). Quest'ultima rende normale il dibattito sui crimini israeliani, non
essendo pi la questione della moralit e della praticabilit del boicottaggio di Israele un argomento
tab, in numerose sedi mediatiche, universit e in altri contesti. Le vittorie nel 2014 da parte del Bds
sono molteplici e tra le pi importanti elenchiamo:
1. il disinvestimento di decine di milioni di euro da cinque delle pi grandi banche di Israele
da parte del fondo pensione olandese PGGM ;
2. la sospensione da parte della citt di Buenos Ares di un contratto per lacqua da 170 milioni
di dollari con la Mekorot a seguito di una campagna sul suo ruolo nel sistema israeliano di
apartheid dell'acqua;
3. il disinvestimento da parte della Chiesa Presbiteriana degli Usa da tre societ statunitensi Hewlett Packard (HP), Motorola Solutions e Caterpillar che investono in Israele.
4. L'esclusione della multinazione Veolia da parte delle autorit del Kuwait da un contratto da
750 milioni di dollari.
Ci che ogni militante pu e deve fare nel suo paese di lavorare fortemente per la diffusione della
campagna BDS lavorando in parallelo ad una politica di contro-informazione e nei casi in cui
possibile raggiungere i territori palestinesi facendo interposizione non violenta al fianco dei comitati
di lotta palestinesi.

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