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UGO FABIETTI ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALELDCDNCS80J?

2S7
GENESI E STRUTTURA DELLANTROPOLOGIA CULTURALE:
NATURA E ORIGINI DELLANTROPOLOGIA:
1.1

ANTROPOLOGIA SIGNIFICA

Antropologia, letteralmente, significa studio del genere umano, definizione vaga perch sono
molti i saperi che si occupano dello studio delluomo.
Antropologia culturale lo studio del genere umano dal punto di vista delle idee, dei
comportamenti espressi dagli esseri umani in tempi e luoghi distanti tra loro.
Lantropologia linsieme delle riflessioni condotte attorno a questi comportamenti ed idee,
prendendo spunto dal fatto che gli essere umani si rivelano estremamente differenti, sia sul
piano storico, che in relazione allambiente in cui vivono.

Comparsa dellantropologia.
Le origini dellantropologia come disciplina non sono facilmente databili, ma quelle pi lontane
risalgono ad Erodoto (VI sec. A.C.), nonostante egli non parli mai di antropologia.
Le radici pi vicine a noi risalgono allumanesimo, ai dibattiti aperti dopo la scoperta del nuovo
mondo, sorti da quesiti prima poco considerati o inimmaginabili.
Con lespansione coloniale crebbero a dismisura i contatti con i popoli indigeni ed anche le
descrizioni dei loro costumi e delle loro istituzioni sociali.
Ma per avere un progetto scientifico allinterno di queste descrizioni bisogna attendere i filosofi
e gli scienziati naturali, che cominciarono ad elaborare una teoria unitaria del genere umano.
Nellepoca coloniale, gli antropologi si sono distinti dai conquistatori per la volont di stabilire
rapporti di reciproca comprensione con le popolazioni studiate.

Cosa fanno gli antropologi?


Allinizio gli antropologi si sono occupati di popolazioni contemporanee, ma geograficamente
lontane, diversi da quelle europee o di origine europea, studiandone religione, riti, istituzioni
sociali e politiche, tecniche di costruzione dei manufatti, arte.
Fino a pochi decenni fa, gli antropologi si sono occupati di popoli definiti selvaggi o
primitivi, perch considerati rappresentanti di fasi arcaiche della storia del genere umano.
Nella seconda met dellOttocento, gli antropologi non studiavano i popoli direttamente, bens
a distanza, avvalendosi delle descrizioni fornite loro da viaggiatori, esploratori, funzionari
coloniali.
Tra la fine dellOttocento e i primi anni del XX secolo, gli antropologi cominciarono a recarsi di
persona nei luoghi delle popolazioni oggetto dei loro studi, dando inizio ad una nuova stagione
della ricerca antropologica, una vera rivoluzione perch da qui non si pi tornati indietro.

1.2

UNA SOLA ANTROPOLOGIA O TANTE ANTROPOLOGIE?

Lantropologia non frutto esclusivo della cultura occidentale, ma spesso proprio presso
popolazioni semplici e sprovviste di istituzioni che possiamo trovare le pi affascinanti visioni
delluomo e del cosmo.

Alcuni antropologi, pertanto, escludono lidea che il discorso sul genere umano sia prodotto
soltanto di una determinata cultura ed epoca. Lantropologia sviluppatasi nella tradizione di
pensiero occidentale sarebbe, di conseguenza, solo una delle tante antropologie elaborate in
tempi e luoghi diversi.
Lantropologia sarebbe solo un modo, tra molti, in cui gli esseri umani pensano a se stessi.
Lantropologia che si va a considerare in questo libro, espressione di una societ in grado di
esercitare un politico, militare ed economico su molte altre societ del pianeta.
Lantropologia culturale un sapere che opera criticamente su se stesso, sulle sue nozioni,
categorie, metodi e su risvolti etico-politici che accompagnano le sue riflessioni.

OGGETTO E METODO DELLANTROPOLOGIA CULTURALE:


2.1 COSE LA CULTURA?
La cultura un complesso di idee, simboli, azioni e disposizioni storicamente tramandati,
acquisiti, selezionati e largamente condivisi da un certo numero di individui, mediante i quali
questi ultimi si accostano al mondo in senso pratico e intellettuale.
Oggetto privilegiato dellantropologia sono le differenze tra idee e comportamenti che
intercorrono tra le varie comunit umane.
2.2 LA NATURA DELLA CULTURA:
Il genoma umano non possiede le informazioni indispensabili per poter far fronte al mondo
circostante, un uomo nasce incompleto.
Il nostro modo di disporci al mondo ci stato insegnato dal gruppo in cui siamo venuti al
mondo, che a sua volta frutto di una lunga storia di rapporto con lambiente. Nei pensieri e
negli atti, gli esseri umani sono determinati perch per vivere in mezzo ai loro simili, devono
adottare codici di comportamento pratico e mentale che siano riconoscibili e condivisi da altri.
Gli antropologi hanno messo in evidenza alcune caratteristiche della cultura che riguardano il
modo in una essa organizzata al proprio interno, la sua natura strumentale e le sue capacit
di adattamento e di trasformazione.
La cultura come complesso di modelli.
La cultura presenta forme interne di organizzazione, che non mai rigida e meccanica e
coincide con i modelli che orientano le attitudine pratiche e intellettuali di coloro che li
condividono. Senza tali modelli, gli uomini non sarebbero tali.
I modelli sono insiemi di idee e di simboli proprio del contesto culturale in cui un essere umano
vive e che gli servono dai guida per il comportamento ed il pensiero, introiettati attraverso
leducazione, implicita od esplicita.

La cultura operativa.
Senza i modelli culturali, gli uomini non potrebbero agire, pensare, sopravvivere: infatti
qualunque atto o comportamento umano finalizzato ad uno scopo, materiale o intellettuale,
guidato dalla cultura.
La cultura operativa perch mette luomo nella condizione di agire in relazione ai propri
obiettivi adattandosi allambiente naturale, sociale e culturale che lo circonda.

Habitus (sociologo francese Bourdieu): sistema durevole di disposizioni, sia fisiche sia
intellettuali, che sono il risultato dellinteriorizzazione di modelli di pensiero e di
comportamento elaborati dalla cultura in risposta allambiente fisico, sociale e culturale che ci
circonda.

La cultura selettiva.
I modelli sono alimentati da una tensione continua con altri modelli condivisi dagli stessi
soggetti. La cultura un complesso di modelli tramandati, acquisiti e selezionati: le generazioni
successive ereditano i modelli delle generazioni precedenti e li integrano con dei nuovi in base
alla propria esperienza nel mondo in mutamento o per linfluenza di modelli di altre culture.
Il principio di selezione si attiva quando, acquisendo nuovi modelli da culture differenti, questi
vengono coniugati con quelli in vigore o si blocca leventuale intrusione di modelli incompatibili
con quelli in atto. Tramite la messa in atto dei processi selettivi, le culture si rivelano aperte e
chiuse contemporaneamente. Non esistono culture totalmente aperte o chiuse. Sono i processi
di selezione ad includere o escludere dai propri modelli culturali, modelli provenienti da culture
differenti che potrebbero rivelarsi dannosi.

La cultura dinamica.
Le culture non sono entit statiche e fisse, bens prodotti storici. Le culture si trasformano
molto sia per logiche proprie sia in relazione agli elementi di provenienza esterna.

La cultura differenziata e stratificata.


Allinterno di ogni singola cultura vi sono diversi modi di percepire il mondo, di rapportarsi agli
altri,di comportarsi; i modelli culturali di riferimento spesso risultano diversi a seconda del
grado di istruzione. Spesso sono gli interessi, e quindi la cultura, dei soggetti socialmente pi
forti a prevalere: questo un aspetto definito dallantropologo Roger Keesing con il termine di
controllo culturale.
Egli definisce la distribuzione della cultura il modo in cui il sapere ripartito tra i diversi
gruppi sociali, tra individui appartenenti a generazioni diverse e tra categorie sessuali
differenti.

Comunicazione e creativit.
La cultura esiste nella capacit che gli esseri umani hanno di trasmettersi dei messaggi, cio di
comunicare. La dimensione comunicativa centrale ad ogni tipo di processo culturale. La
cultura esiste come sistema riconoscibile di segni, ma non significa che questi siano fissi e
ripetibili allinfinito, ma possono essere combinati secondo sequenze riconoscibili ma
innovative, capaci di creare nuovi significati.

La cultura olistica.
I modelli culturali interagiscono sempre con altri modelli, e il loro coniugarsi in un insieme
complesso pi o meno coerente viene denominato cultura. Per il continuo integrarsi e
coniugarsi di modelli diversi e novi rispetto a quelli esistenti, la cultura viene detta olistica,
cio integrata, complessa, formata da elementi che stanno in un rapporto di interdipendenza
reciproca.

Esistono i confini in una cultura?


Le culture non hanno confini netti, precisi, identificabili con sicurezza; hanno dei nuclei forti che
le assimilano ad alcune e le differenziano da altre.

2.3 LA RICERCA ANTROPOLOGICA


Il fatto di riconoscere che la cultura olistica non comporta il dovere di conoscerla nella sua
totalit, ma di studiarla adottando una prospettiva che ci predispone a stabilire collegamenti
tra i vari aspetti della vita di coloro che vivono quella stessa cultura.
Gli antropologi studiano di soliti soltanto determinati aspetti di una cultura, pur essendo
costretti a considerare il fenomeno oggetto delle loro ricerche in relazione a tutti gli altri aspetti
di quella cultura.

Letnografia e la raccolta dei dati.


lelemento chiave della ricerca antropologica, segna lincontro con realt culturali diverse da
quelle dello studioso, rappresenta lo studio di tali realt attraverso prospettive e tecniche
particolari.
Il principale compito dellantropologo sul campo quello di raccogliere dati utili per la
conoscenza della cultura che si vuole studiare, che possono provenire dalla raccolta di storie e
miti riguardanti la comunit in questione, ricerca di informazioni sui riti, ma soprattutto
lesperienza personale dellantropologo che vive con quella gente che vuole studiare.
La ricerca antropologica si avvale anche di interviste, compilazione di tabelle e questionari, di
registrazioni audiovisive, ecc. Quello che differenzia lantropologia dalle altre scienze umane
che gli antropologi passano molto tempo a stretto contatto con le persone sulle quali compiono
ricerca, ponendosi in osservazione partecipante

Losservazione partecipante.
Trascorrendo molto tempo a contatto con gli ospiti delle sue ricerche, lantropologo alla fine
impara a vedere il mondo dal loro punto di vista, e capire come essi si vedono nel proprio
mondo. Questo non significa che lantropologo sta diventando come i suoi ospiti, ma sta
assorbendo modelli culturali che prima non capiva, con la possibilit di gestirli e metter in atto
alloccorrenza un processo di vai e vieni tra due culture, essenziale per la ricerca
antropologica. Lantropologo pu ancora permettersi unosservazione distaccata
dellesperienza condivisa e partecipata con gli appartenenti alla cultura da lui indagata.

Centralit delletnografia per lantropologia.


I ricercatori che entrano in contatto con popolazioni differenti devono mettere in atto una sorta
di negoziazione anche politica con gli appartenenti a quella cultura. La dimensione etnografica
conferisce allantropologia una particolarit unica tra le scienze umane, perch fa di questa
disciplina un sapere che si fonda sullo studio dei contesti socio-culturali specifici e basato su
esperienze dirette.

GLI ASSUNTI FONDAMENTALI DEL RAGIONAMENTO ANTROPOLOGICO:

3.1 LA PROSPETTIVA OLISTICA

La prospettiva olistica ha avuto importanti riflessi sugli stili di ricerca adottati dagli antropologi,
che per lungo tempo hanno preferito studiare piccole comunit, ritenute pi semplici nelle
interconnessioni tra differenti aspetti della vita sociale. Ora la prospettiva olistica comunque
importante e centrale in quanto strettamente legata alla problematica del contesto.

3.2 LA PROBLEMATICA DEL CONTESTO.


I dati individuati, selezionati e raccolti devono essere considerati in base al contesto di
provenienza. Con lentrata in gioco della prospettiva olistica, il ricercatore obbligato a
prendere in considerazione tutti gli altri aspetti di quella cultura. La ricostruzione del contesto
consente di fare emergere sfaccettature e differenti significati che un dato pu assumere se
osservato da diversi punti di vista. La prospettiva contestuale permette anche di collegarsi ad
altri contesti ed altri fenomeni, allinterno di una sola cultura o tra culture diverse.

3.3 LO SGUARDO UNIVERSALISTA E ANTI-ETNOCENTRICO.


Fin dalle origini lantropologia si presentata come un sapere universalista, che considera,
cio, ogni forma di produzione culturale come degna di attenzione e utile alla conoscenza del
genere umano. Questo aspetto dellantropologia si oppone alletnocentrismo manifestato da
tutte le culture, ovvero la tendenza istintiva e razionale che porta a ritenere i propri
comportamenti e i propri valori migliori di quelli degli altri.

3.4 LO STILE COMPARATIVO


Fin dallinizio gli antropologi adottarono il metodo di confrontare fenomeni diversi per ricavare
delle costanti. Essi ricercavano quegli elementi che sembravano corroborare le loro ipotesi e le
loro teorie aprioristiche, ma si trattava di un metodo illustrativo, la cui validit era data per
scontata gi in partenza.
Nel corso del XX secolo sono venuti ad emergere due principali stili comparati: il primo si
esercita su societ storicamente correlate o geograficamente vicine; questo consente un
controllo delle variabili maggiore e ha come vantaggio la precisione descrittiva, mentre
limitata dal fatto che non consente grandi generalizzazioni; il secondo prende in considerazione
societ prive di legami storici reciproci e cerca di pervenire a allelaborazione di tipologie e
conclusioni pi ampie del primo metodo. I limiti sono la mancanza di precisione analitica e il
rischio di generalizzazioni indebite. Il vantaggio sta nel fatto di offrire ampie e sintetiche visioni
dei fenomeni considerati.

3.5 LA VOCAZIONE DIALOGICA E LANTROPOLOGIA COME TRADUZIONE


La ricerca etnologia ha il suo punto di partenza nel porsi in ascolto di una cultura che magari ha
dei segni linguistici differenti, che richiedono uninterpretazione, una traduzione specialmente
di tipo concettuale.

3.6 LINCLINAZIONE CRITICA E LAPPROCCIO RELATIVISTA.


Lantropologia non mira a conservare le culture in un astratta autenticit. La funzione critica
dellantropologia non si esaurisce nella difesa delle culture pi deboli, ma consiste
nellindividuare le trasformazioni delle culture in contesti storici diversi; tale funzione critica
rimette in discussione anche letnocentrismo della cultura di cui espressione. Lantropologia
un sapere critico anche nei confronti di se stesso perch non deve idealizzare le pratiche e i
valori dei popoli che studia.

Con lespressione relativismo culturale (Levi-Strauss) si indica che comportamenti e valori, per
essere compresi, devono essere considerati allinterno del contesto complessivo allinterno del
quale prendono vita.

3.7 LIMPIANTO PLURIPARADIGMATICO


In antropologia si sono susseguiti molti paradigmi nel corso del tempo: evoluzionismo,
storicismo, funzionalismo, diffusionismo, strutturalismo, neoevoluzionismo, marxismo,
neostrutturalismo, prospettiva ermeneutica, ecc. Diversamente da quanto accade nelle altre
scienze, in antropologia pu succedere che pi paradigmi possono costituire
contemporaneamente punti di riferimenti per gli studiosi di questa disciplina.
Il carattere pluiriparadigmatico dellantropologia conseguenza del fatto che si tratta di un
sapere che si fonda sullesperienza etnografica.

3.8 IL RISVOLTO APPLICATIVO


Sin dagli inizi lantropologia si present come un sapere dai risvolti applicativi. Al giorno doggi,
lantropologia pu fornire utili strumenti di lavoro anche in campo educativo, a quegli
insegnanti che hanno a che fare con scolari provenienti da contesti culturali in cui i metodi di
apprendimento si basano su principi molto diversi dai nostri.

3.9 LA CONDIZIONE RIFLESSIVA E IL DECENTRAMENTO DELLO SGUARDO


Lantropologia ritenuta riflessiva nel senso che, tramite lincontro con soggetti appartenenti a
culture diverse, permette di esplorare la propria cultura e la propria soggettivit. Questa
dimensione centrale perch permette di cogliere meglio il punto di vista degli altri, e
osservando le caratteristiche positive di una cultura altra, possiamo apprezzare di pi le
caratteristiche positive della nostra, cos come venendo ad apprendere i limiti di una cultura
diversa, ci si rende consapevoli anche dei limiti della propria cultura. Per ottenere questo
risultato dobbiamo decentrare il nostro sguardo, cercare di osservare noi stessi attraverso lo
sguardo degli altri.

UNITA E DIVERSITA DEL GENERE UMANO

RAZZE, GENI, LINGUE, CULTURE

1.1

APPARENTEMENTE DIVERSI MA DEL TUTTO SIMILI

Sul piano culturale, esistono numerosissime variabili di comportamenti e di idee che


contraddistinguono anch egli appartenenti ad un unico modelli culturale. Nonostante questa
grande variet nel genere umano, vi sono anche elementi di forte unit: il naturalista George
Leclerc, alla fine del XIII secolo fu in grado di stabilire che tutti gli uomini fanno parte di
ununica specie, pi avanti gli antropologi dimostrarono che gli esseri umani sono tali perch
produttori di cultura.
Il razzismo ha preteso di stabilire un nesso causale tra aspetto fisico e cultura, di giustificare le
dominazione di alcuni gruppi su altri; un atteggiamento di autocelebrazione della propria
superiorit e disprezzo per coloro che sono ritenuti inferiori. Tutto ruota intorno al concetto
di razza, che una nozione di costruzione culturale, perch secondo gli studiosi non ci sono
fondamenti scientifici per poter individuare diversi distinzioni di razza umana.

1.2

POPOLAZIONI GENETICHE E FAMIGLIE LINGUISTICHE

Lidea di famiglia linguistica risale alla seconda met del XVIII secolo, denominazione del
giurista inglese Jones, che raggrupp alcune lingue in un insieme di lingue non pi parlate, ma
ricostruibili a partire da frammenti di testi, insieme che divenne noto come la famiglia
indoeuropea.
La presenza di una lingua pu essere il frutto di almeno quattro processi: a)occupazione iniziale
di unarea disabitata; b) divergenza; c) convergenza; d) sostituzione di una lingua.

1.3

GENI, LINGUE E CULTURE

La distanza genetica tra popolazioni, la sua larga corrispondenza con la distanza tra famiglie
linguistiche, non trova corrispettivo nelle differenze culturali.

1.4

LE AREE CULTURALI

Il grande sviluppo delle ricerche etnografiche del novecento ha indotto gli antropologi a
sistemare le conoscenze acquisite secondo il criterio delle aree culturali, regioni geografiche al
cui interno si possono riscontrare elementi sociali, culturali, linguistici relativamente simili, che
per devono essere considerate indicative delle maggiori differenza socio-culturali del pianeta.
La scelta degli elementi socio-culturali in rappresentanza delle singole aree finiscono per far
sembrare predominante un modello culturale rispetto ad un altro, e ancora, gli si attribuisce
una caratteristica di staticit che non gli propria.
Le principali aree culturali sono: 1) europa; 1) australasia; 2) unione sovietica; 3)
nordamerica; 3) giappone; 4) centroamerica; 5) sudamerica; 6) nordafrica-medioriente; 7)
africa subsahariana; 8) india; 9) area cinese; 10) sudest asiatico; 10) area del pacifico.

FORME STORICHE DI ADATTAMENTO LE SOCIETA ACQUISITIVE

2.1 HOMO SAPIENSE SAPIENS, IL COLONIZZATORE


Nel corso degli ultimi cinquemila anni, la storia delluomo anatomicamente moderno stata
caratterizzata da un lento e faticoso processo di adattamento allambiente in cui viveva. Si
dicono acquisitive le popolazioni che realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di
risorse spontanee dallambiente. Fino alla rivoluzione industriale del XVIII secolo in Europa,
luomo rimasto saldato alle forme storiche di adattamento sviluppatesi nei precedenti 40 mila
anni: la caccia-raccolta, lagricoltura, la pastorizia nomade.

2.2 I CACCIATORI-RACCOGLITORI: PASSATO E PRESENTE


La caccia e la raccolta hanno subito una progressiva e radicale ritrazione di fronte allavanzata
di altre forme storiche di adattamento, in primo luogo lagricoltura.
Anche dal punto di vista dellorganizzazione sociale vi sono differenze: i cacciatori-raccoglitori
della preistoria,, rispetto a quelli moderni, erano pi stanziali e formavano gruppi di centinaia di
persone. I cacciatori-raccoglitori moderni sono assai mobili e i loro gruppi sono composti da non
pi di una trentina di persone.

2.3 CARATTERISTICHE DELLE SOCIETA ACQUISITIVE


La caccia-raccolta si basa su tecniche di sfruttamento delle risorse naturali per lacquisizione di
risorse spontanee, di natura animale e vegetale. Questa forma storica di adattamento non
implica alcun intervento delluomo sulla natura che ne possa determinare un cambiamento.
Nelle societ acquisitive il lavoro umano si presenta come unattivit a rendimento immediato.
Per gli antropologi il carattere spontaneo delle risorse su cui si basano le societ acquisitive
avrebbe ripercussioni importanti sullorganizzazione delle societ stesse, la cui sopravvivenza
resa possibile solo grazie ad un forte sentimento di cooperazione tra gli appartenenti. Non
esiste divisione del lavoro e le donne non vengono relegate alle mura domestiche.
Le conoscenze e le abilit non sono stabili, e quindi non sono trasmissibili da una generazione
allaltra: non si ha formazione di gruppi sociali differenziati. Le bande (gruppi di piccole
dimensioni) studiate dagli antropologi presentano una notevole discontinuit nella
composizione: gli individui cambiano spesso gruppo, le giovani coppie, in particolare, si
trasferiscono con la loro prole presso altri gruppi in un processo chiamato in
antropologia flusso.

2.4 LE SOCIETA ACQUISITIVE OGGI: RESIDUI DEL PASSATO O CASI DI ODIERNA MARGINALITA?
Le differenze inerenti alle societ acquisitive rendono problematico leggere nelle societ
acquisitive moderna degli eredi di quelle preistoriche, perch sarebbe riduttivo e fuorviante
ritenere che i cacciatori-raccoglitori di oggi sono dei relitti del passato, nonostante ci possano
illuminare sullo stile di vita dei nostri antenati.
E sbagliato ritenere che i cacciatori-raccoglitori di oggi vivano nellisolamento rispetto ad altre
forme di adattamento e di organizzazione sociale. Alcuni antropologi pensano che queste
societ non potrebbero sopravvivere se non si mantengo no in contatto con societ basate su
diverse forme di adattamento.

FORME STORICHE DI ADATTAMENTO COLTIVATORI E PASTORI

3.1 ORTICOLTORI E CONTADINI


Il fatto che le societ acquisitive abbiano lasciato il posto ad altre forme di adattamento
dipende dalladdomesticamento di piante e animali, che apr scenari alimentari, demografici e
politici dirompenti per quel tipo di societ.
Orticultura e agricoltura sono attivit che richiedono un investimento lavorativo nel processo di
produzione, il lavoro unattivit a rendimento differito, non immediato.
Secondo alcuni antropologi, le societ la cui sussistenza fondata sullagricoltura, contengono
in s le premesse per la comparsa dellautorit politica e della stratificazione sociale.
Le societ contadine sono sempre state parte di sistemi sociali complessi in funzione dei quali
si sono sviluppate e da cui sono state plasmate.

3.2 POPOLI PASTORI E COMUNITA PERIPATETICHE


La pastorizia e lagricoltura, che segnano il passaggio da uneconomia di caccia-raccolta e
uneconomia di produzione propria, sembrano essersi sviluppate pi o meno
contemporaneamente.

La pastorizia nacque in medio oriente allepoca della rivoluzione agricola e riveste molte forme.
La pastorizia nomade una forma di adattamento iper specializzata, che non consente di
combinare efficacemente lallevamento di animali migratori con forme di produzione agricola o
artigianale. Le comunit peripatetiche sono quelle in movimento.

COMUNICAZIONE E CONOSCENZA

ORALE E SCRITTO

1.1

COMUNICAZIONE ORALE E COMUNICAZIONE SCRITTA

Le culture come la nostra, presso le quali esiste una scrittura diffusa, sono dette culture a
oralit ristretta, mentre fino a non molto tempo fa esistevano culture a oralit primaria, che
non conoscevano alcuna forma di scrittura, e che oggi sono quasi del tutto scomparse.
Sino al III millennio a.C. lumanit non conosceva la scrittura.
Lesame di alcune caratteristiche dello stile di comunicazione orale utile per osservare come
esso si accompagni a certe modalit di pensiero. Lo stile di pensiero di chi maneggia
quotidianamente un alfabeto grafico per certi aspetti diverso da quello di chi predilige la
comunicazione solo orale e senza un alfabeto standard. Nelle societ ad oralit primaria, si
tende ad utilizzare tecniche mnemoniche per la narrazione poetica, religiosa, politica,
conoscitiva, giuridica e amministrative grazie ad un sistema di ripetizioni e clausole, e questo
fa s che queste formule cambiano molto poco nel tempo e si trasmettano pressoch immutate
di generazione in generazione.
Il procedere per formule non scompare con il passaggio allalfabeto grafico.
Un ulteriore caso di ostilit tra scrittura o oralit rappresentato dal regresso alloralit nelle
societ ricche e post-industriali: il linguaggio televisivo e le forme di trasmissione delle
informazioni tramite immagini hanno portato ad una regressione della ricchezza lessicale e
delle conoscenze linguistiche di certe fasce sociali e di et.

1.2

PAROLA, CORPO, PERCEZIONE DEL MONDO

Spesso, per accentuare la forza espressiva dei discorsi o dei racconti, la narrazione
accompagnata da una gestualit ben precisa, spesso inconsapevole, ma che va in accordo con
le parole pronunciate.
Nelle culture ad oralit primarie certi discorsi prevedono determinati gesti, posture, inflessioni
della voce e non altre.
Alcuni popoli hanno una vera e propria teoria della parola, come per esempio i Dogono,
popolazione africana, che crede che la parola sia la proiezione sonora del corpo nel mondo,
lestensione spaziale della personalit delluomo.

1.3

SCRITTURA, ORALITA, MEMORIA

Una fondamentale differenza tra culture orali e culture con scrittura sta nel fatto che queste
ultime godono delle presenza di tecniche di trasmissione del sapere, di conservazione della
memoria.

La trasmissione orale delle conoscenze, basata sulla memoria, tende a produrre effetti
omoestatici: tende , cio, ad eliminare tutto cio che non ha interesse per il presente, in
questo modo per vengono perdute molte conoscenze del passato.
Un caso diverso riguarda quelle societ che conservano tracce indecifrabili di passato funzionali
al presente: ci sono parole non pi decifrabili perch si persa memoria del significato ma che
hanno ancor una specifica funzione nella vita attuale di quella comunit che le adottano.

1.4

ORALITA ED ESPERIENZA

Se il rapporto immediato tra parola ed esperienza viene meno, il significato della parola tende a
modificarsi o a perdersi. Il pensiero fondato sulla comunicazione orale ha un carattere concreto
piuttosto che astratto.
I soggetti che hanno interiorizzato la scrittura pensano in maniera tendenzialmente diversa da
coloro che si muovono in contesti orali; la scrittura consente lacquisizione di un pensiero pi
ampio di quello legato alloralit, perch permette di entrare in contatto con altri mondi, altri
punti di vista e di confrontarli in maniera sistematica per elaborare nuove posizioni.

1.5

SCRITTURA E IDENTITA NEL MONDO GLOBALE

Alcuni popoli, specialmente quelli africani, ad oralit primaria hanno cominciato ad adottare la
scrittura per potersi difendere dai dominatori e distinguersi dai popoli vicini e rivendicare la
propria identit.

PERCEZIONE E COGNIZIONE

2.2 PERCEZIONE DEL MONDO FISICO E STILI COGNITIVI


La percezione del mondo fisico coincide con i processi mediante i quali un individuo organizza
le informazioni di carattere sensoriale, ma la percezione del mondo fisico pu risultare
differente tra un individuo ed un altro.
Lo psicologo Lev Vygotskij distinse tra processi cognitivi elementari e sistemi cognitivi
funzionali.
I processi cognitivi elementari sono alcune capacit universalmente presenti e formalmente
identiche a tutti gli uomini normali (non colpiti da particolari patologie): astrazione capacit di
focalizzare lattenzione su un aspetto di un complesso di elementi; categorizzazione capacit
di raggruppare gli elementi in gruppi o classi; induzione dallo specifico al generale; deduzione
dal generale allo specifico.
I sistemi cognitivi funzionali sono il prodotto del contesto culturale entro cui il soggetto attiva i
processi cognitivi elementari.
Gli antropologi hanno constatato che individui provenienti da ambiti culturali diversi si
rapportano al mondo seguendo diversi stili cognitivi, che possono oscillare tra due estremi
ideali: lo stile cognitivo globale e quello
articolato.

Lo stile cognitivo globale caratterizzato da una disposizione cognitiva che parte dalla
totalit del fenomeno considerato per giungere solo successivamente alla particolarit degli
elementi che lo compongono.
Lo stile cognitivo articolato, al contrario, parte dai singoli elementi per giungere in seguito alla
totalit del fenomeno.

2.3 LETNOSCIENZA
Gli antropologi che si sono occupati delle classificazioni nei vari contesti culturali definiscono la
loro specializzazione con il termine di etno-scienza. Nei processi di classificazione del mondo
fisico-naturale, la categorizzazione sembra prodursi in relazione a un prototipo, un oggettorappresentazione che rappresenta il punto di riferimento attorno al quale vengono costruite
categorie o classi.

2.4 DAI PROTOTIPI AGLI SCHEMI


I prototipi sono un modo di organizzare la percezione del mondo circostante, ma non
consentono di mettere concettualmente in forma la realt. La possibilit di individuare e
ordinare la realt data dagli schemi, che sono ci che organizza la nostra esperienza.

2.5 LA TERMINOLOGIA DEL COLORE. TRA UNIVERSALISMO PERCETTIVO E DETERMINAZIONE


SOCIO-CULTURALE.

Alla fine degli anni 60 gli antropologi statunitensi Brent Berlin e Pual Kay confrontarono le
terminologie dei colori in 26 lingue diverse, accertando che il numero dei termini presenti
variava da un minimo di due a un massimo di undici. Questi termini fondamentali, chiamati di
base, riflettono fenomeni di percezione e non hanno bisogno di specificazioni per essere
compresi.
Le loro conclusioni furono che tutti gli esseri umani sono capaci di percepire le differenze
(undici) del colore, ma queste differenze vengono espresse con undici termini diversi, o
vengono ricondotte ad altre categorie cromatiche.
La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa: nei sistemi che
possiedono solo due termini, sono sempre chiaro e scuro, in quelli che ne possiedono tre, sono
sempre bianco, nero, rosso ; nei sistemi con pi termini , a quei tre vengono aggiunti il giallo e
il verde; il sesto termine sempre il blu, e man mano si aggiungono tutti gli altri, dal pi
semplice al pi complesso.
Secondo i due antropologi, il numero di termini impiegati per designare i colori varia a seconda
della complessit culturale e tecnologica della cultura in questione.
Le variazioni nel significato dei colori hanno a che vedere con le connotazioni che i colori stessi
hanno ricevuto, che spesso precedono le definizione cromatica in senso stretto.

TEMPO E SPAZIO

3.1 DUE CATEGORIE DEL PENSIERO UMANO


Gli esseri umani hanno la percezione della trasformazione delle cose e della loro finitezza,
lavvicendarsi di fenomeni quali il giorno e la notte, il sonno e la veglia, lestate e linverno.

In riferimento alla trasformazione delle cose e di s, gli uomini percepiscono ci che noi
chiamiamo tempo, mentre in riferimento al posizionamento del proprio corpo e delle cose
rispetto ad altri corpi, percepiscono ci che noi chiamiamo spazio, categorie che costituiscono
intuizioni a priori universali.
Secondo Kant, la percezione dello spazio e del tempo sono funzioni primarie dellattivit
mentale, senza le quali non potremmo dare forma al pensiero; non potremmo fare nulla senza
spazio e tempo perch sono le dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare.
Durkheim sostiene che tempo e spazio sono istituzioni sociali: lo stile di pensiero
predominante allinterno di una societ influenzerebbe, secondo il sociologo, le valenze
affettive, simboliche e persino percettive che il tempo e lo spazio assumono in quel contesto.

3.2 IDEE DEL TEMPO


Il senso di un tempo non quantizzato, ma carico di significati speciali, presente in tutte le
societ che hanno bisogno di rievocare periodicamente latto considerato il fondamento della
propria esistenza, eventi come il Capodanno o il Natale ne sono un esempio.
Etnografia molto ricca di esempi di come le culture prive di pensiero cronometrico collocano
gli eventi nel tempo.
Il tempo non qualificabile detto tempo qualitativo, ma non sconosciuto alle nostre societ
basate sul tempo quantizzato.
Il tempo cronometrico, espressione di societ organizzate sul piano amministrativo, politi e
produttivo, tende ad essere la rappresentazione del tempo dominante, se non esclusiva.

3.3 IMMAGINI DELLO SPAZIO


Lo spazio costituisce spesso un elemento centrale per la memoria di un gruppo, ma anche
una dimensione che, per poter essere vissuta, deve essere addomesticata.
Nella cultura umana c sempre la necessit di concepire un luogo dello spazio come punto di
riferimento e di sicurezza.
3.4 LA CORRELAZIONE DI TEMPO E SPAZIO
Lantropologo britannico Christopher Hallpike ha sviluppato un esempio di teoria della
distinzione tra tempo operatoria e concezione preoperatoria del processo temporale,
riconducendo queste due concezioni alla distinzione di Piaget tra pensiero operatorio e
pensiero preoparatorio. Il pensiero operatorio mette in relazione spazio e tempo considerandoli
due variabili dipendenti e produce una concezione quantitativa, lineare e misurabile sia del
tempo che dello spazio. Il pensiero peroperatorio privo di questa caratteristica ed tipico del
pensiero infantile fino a 8 anni, e non stabilisce una connessione tra i fattori di durata,
successione, simultaneit.
La mancanza di una concezione non lineare e quantificabile del tempo sembra non escludere la
capacit di coordinare perfettamente durata, successione, simultaneit.

SISTEMI DI PENSIERO

COSMOLOGIE, SISTEMI CHIUSI E SISTEMI APERTI

1.1

LA RICERCA DELLA COERENZA

Nessuna visione del mondo, per quanto complessa, articolata e sofisticata totalmente
coerente; tutte sono, al contrario, costellate da incongruenze, contraddizioni, spiegazioni
irrisolte e zone dombra. Tuttavia, si pu dire che il pensiero umano sempre alla ricerca della
coerenza, caratteristica di ogni sistema di pensiero.
I sistemi di pensiero comprendono ambiti di riflessione molti diversi, quali la rappresentazione
dello spazio e del tempo, le credenze religiose, le pratiche magiche o di stregoneria, le teorie
sul rapporto cultura/natura, quelle relative al rapporto tra i sessi, alla riproduzione, alla
causalit in generale.

1.2

DIFFERENZE E SOMIGLIANZE

Lantropologo inglese Robin Horton mise a confronto i sistemi di pensiero tradizionali africani
con i sistemi di pensiero occidentali ed individu che entrambi sono alla ricerca di una
spiegazione del mondo, dove spiegare significa: 1) oltrepassare il senso comune e la diversit
dei fenomeni; 2) ricercare lunit dei principi e delle cause; 3) semplificare al di l della
complessit dei fenomeni; 4) superare lapparente disordine per ricercare un principio dordine
del mondo; 5) cogliere la dimensione di regolarit di fenomeni, al di l della loro anomalia o
casualit.
I sistemi di pensiero africani affrontano questi problemi in termini di concetti religiosi e di
divinit, mentre il sistema scientifico moderno in termini di forze fisiche.

1.3

LUSO DELLE ANALOGIE ESPLICATIVE: MALATTIA E RELAZIONE SOCIALI

Il pensiero elabora sempre analogie esplicative: nel pensiero occidentale ci si rivolti alle
cose per costruirle, mentre gli altri sistemi hanno privilegiato il mondo sociale, e sono
personalizzate.
Ad esempio, per i Camerunensi, lAIDS, oltre ad essere, come per noi occidentali, una malattia
a trasmissione sessuale molto grave, , per i giovani, anche una manifestazione delle forze
maligne dei capi che vogliono trattenerli presso di loro nelle zone rurali, dove si possono avere
rapporti solo previa autorizzazione del
capo.

1.4

SISTEMI CHIUSI E SISTEMI APERTI

Secondo Horton, i sistemi di pensiero rilevabili in Africa sono sistemi definibili chiusi, mentre
quelli che fanno capo a concetti di natura scientifica sono, invece, denominati sistemi aperti.
Nei primi vi una causalit diretta tra parole e oggetti-azioni, come se il dire fosse anche il
fare.
Questa distinzione tra apertura e chiusura si rivelata, con il tempo, eccessivamente rigida;
questa distinzione ora va intesa in senso relativo e non assoluto, ma pu essere utile per
comprendere come certe trasformazioni nel modo di ragionare possano essere determinate da
mutamenti importanti nel sistema di trasmissione delle conoscenze e della comunicazione delle
informazioni.

PENSIERO METAFORICO E PENSIERO MAGICO

2.1 LE CREDENZE APPARENTEMENTE IRRAZIONALI E IL PENSIERO METAFORICO


Alcuni popoli affermano che gli alberi siano il luogo dove abitano gli spiriti, oppure affermano di
incontrare le anime dei loro defunti nei sogni, o pronunciano formule magiche di buon auspicio:
si tratta di cosmologie e sistemi di pensiero diversi dai nostri.
Lantropologo australiano Roger Keesing ha sollevato il problema che spesso il pensiero degli
altri popoli stato interpretato alla lettera, come se quanto venisse affermato fosse la loro
concezione ultima e definitiva della realt e si chiesto se solo noi siamo capaci di pensare
metaforicamente o ne sono capaci anche altri popoli.
Quando i Bororo affermano di essere Arara rossi (mitici pappagalli, unici loro animali da
compagnia) , intendono questo animale come un simbolo dello spirito aroe in quanto
iridescenti, della simbiosi tra uomo e animali per il fatto di essere custoditi dalle donne,e della
strana condizione delluomo, ruolo dominante nella politica e nei riti da una parte e apparente
dipendenza dalle mogli dallaltra.

2.2

LA MAGIA E LE SUE INTERPRETAZIONI

Per magia si intende comunemente un insieme di gesti, atti e formule verbali e a volte scritte
mediante cui si vuole influire sul corso degli eventi o sulla natura delle cose, per cui un atto
magico sarebbe unazione compiuta da un mago o stregone con lintenzione di influire
positivamente o negativamente su qualcuno o qualcosa.
La magia nera consiste in operazioni verbali o materiali su oggetti appartenuti o che sono
stati a contatto con la persona che si vuole colpire; la magia bianca, invece, detta anche
curativa, ha il fine di produrre effetti benefici sul soggetto prescelto.
I primi antropologi interpretarono la magia come unaberrazione intellettuale tipica delluomo
primitivo o come una scienza imperfetta e ritenevano, altres, che ci fosse un legame stretto tra
magia, scienza e religione.
James Frazer riteneva che esistessero due tipi principali di magia: la magia imitativa, che si
basava sullidea errata che imitando la natura la si sarebbe potuta influenzare, e la
magiacontagiosa, si fonderebbe sullidea, anchessa sbagliata, che due oggetti venuti in
contatto tra loro avessero il potere di agire luno sullaltro anche a distanza.
Malinowski negli anni trenta elabor una teoria della magia molto diversa dai suoi colleghi
precedenti: la religione, secondo il suo pensiero, non era chiamata a spiegare lorigine dei
fenomeni, ma fornire certezze di fronte ai grandi problemi della vita, come il bene, il male, il
dolore, la morte, problemi comuni a tutte le societ umane; la magia, invece, avrebbe finalit
puramente pratiche, una cosa a s stante, che non ha niente a che vedere con la scienza,
che esiste presso i popoli primitivi solo in forme elementari, commisurata ai loro bisogni e alle
possibilit della tecnologia a loro disposizione.
La magia consisterebbe in atti sostitutivi per calmare lansia.

2.3

MAGIA E PRESENZA

Secondo De Martino, luniverso della magia pu essere compreso solo in relazione allangoscia
umana della perdita della presenza, che sarebbe la condizione che lessere umano non cessa
di costruire per la paura angosciosa del non-esserci.
La magia sarebbe un primo umano coerente tentativo di affermare la presenza umana nel
mondo, in cui lo stregone sarebbe la figura centrale nel drammatico intento di superare
lannientamento, tentativo che non raggiunge mai unacquisizione definitiva della presenza.

IL PENSIERO MITICO

3.1

IL PENSIERO MITICO

Il tema del mito, come quello della magia, ha appassionato molto gli antropologi, che si sono
interessati a capire se ci fossero delle connessione tra i racconti sullorigine del mondo, della
societ, della cultura, dei sessi ecc abbiamo influenzato i riti e in che modo e se fossero stati
creati prima i riti o i miti.

3.2

CARATTERISTICHE E PROTAGONISTI DEL RACCONTO MITICO

Il mito ignora lo spazio e il tempo; le azioni dei protagonisti non tengono conto della
successione temporale; nei miti alcuni fenomeni, che nella realt impiegherebbero molto
tempo per compiersi, si verificano invece in un attimo; i personaggi dei miti agiscono e abitano
in luoghi impossibili da frequentare per la maggior parte degli esseri umani: fiumi, il cielo, le
nuvole, le stelle, la luna, ecc. Nei miti si annullano le differenze tra regni, generi e specie, cos
ognuno pu parlare con laltro ed essere compreso. Non vi pi differenza nemmeno tra
mondo sensibile e invisibile. La natura viene antropomorfizzata o, al contrario, agli uomini
vengono attribuite caratteristiche tipicamente animali che gli permettono di volare, vivere
sottacqua, ecc.
Questa comunanza tra esseri umani, spiriti, animali e cose viene descritta come la situazione
originaria di equilibrio cosmico e di unit, la cui fine avrebbe dato origine al mondo attuale.
In tutte le aree del pianeta, la rottura dellequilibrio viene attribuita ad un personaggio
particolare, mezzo uomo e mezzo animale, o un animale o un uomo semi-divino, che in
antropologia viene denominato trickster, essere ambiguo nel comportamento e nella
personalit.

3.3

LE FUNZIONI DEL MITO

Il mito ha una serie di funzioni pedagogiche, speculative, sociologiche, classificatorie.


Malinowski riteneva che il mito fosse una sorta di giustificazione a compiere certi riti, qualcosa
attraverso cui leggere una morale, che fissa un codice di comportamento, di pensiero, di
disposizioni.
Secondo Radcliffe-Brown i miti australiani e nordamericani avrebbero la funzione di
rappresentare la realt sociale nei suoi aspetti complementari, funzionali, contraddittori.
3.4

UN PENSIERO CHE PENSA SE STESSO?

Una diversa interpretazione del mito stata elaborata nella seconda met del900 da LeviStrauss, in cui il mito viene indagato nella sua attivit speculativa, senza tenere conto dei
legami che esso pu avere con la vita sociale e culturale di una popolazione. Per questo
studioso, infatti, il mito composto da unit minime (i mitemi), che trovano un senso solo se
accostate ad altre dello stesso tipo.
Il mito un ambito speculativo in cui il pensiero umani si trova libero di immaginare anche ci
che non potrebbe esistere realmente; chiamato a conciliare quegli aspetti contraddittori
dellesistenza umana e del mondo animale, assume cio il compito di risolvere le contraddizioni

tra bene e male, vita e morte, inserendo nel racconto un mediatore simbolico di una
contraddizione irrisolvibile per via razionale.
Per questa capacit di svincolarsi dal mondo reale, naturale e sociale, il pensiero mitico ci
appare come un pensiero libero che ha i propri limiti solo in se stesso: il mito sarebbe, cos,
frutto di un pensiero che pensa a se stesso.

COSTRUZIONI DEL s E DELLALTRO

IDENTITA, CORPI, PERSONE

1.1

I CONFINI DEL s E LA RAPPRESENTAZIONE DELLALTRO: IDENTITA/ALTERITA

Lappartenenza di un individuo ad un gruppo resa possibile dalla condivisione, almeno


parziale, di determinati modelli culturali, che gli permettono di far parte di un Noi che traccia
confini nei confronti degli altri.
Appartenenza e distinzione sono due aspetti opposti ma complementari del vivere e del sentire
umani.
Lidea di appartenere ad un s collettivo e quella di essere ci che siamo come individui rientra
nel concetto di identit.
Pi le nostre certezze sono minacciate, pi si sviluppa in noi la retorica dellidentit, con cui si
acuisce il senso del confine tra s e laltro.

1.2

CORPI

Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo, si tratta di una conoscenza
incorporata, che sta alla base di ci che Bourdieu ha definito habitus, complesso degli
atteggiamenti psico-fisici mediante i quali gli esseri umani stanno al mondo.
Questo stare al mondo uno stare di natura sociale e cultura, cos come le emozioni sono
incanalate secondo modelli culturali precisi. Il corpo degli esseri umani culturalmente
disciplinato e le tecniche preposte allattuazione di tale disciplina dipendono dai modelli
culturali in vigore.
Il corpo il veicolo privilegiato per manifestare la propria identit, socialmente individuabile,
e tatuaggi, perforazioni, circoncisioni, infibulazioni, ecc, sarebbero tutte pratiche finalizzate a
quella che lo studioso Remotti ha definito antropopoiesi. Sul corpo si proiettano valori e stili
culturali differenti.

1.3

CORPI SANI E CORPI MALATI

Il corpo pu essere strumento di resistenza e di risposta, consapevole o inconscia, nei


confronti delle situazioni esterne.
In questi ultimi anni, alcuni antropologi hanno messo in evidenza come alcuni individui
incorporano il disagio sociale dando luogo a patologie di vario tipo. Disturbi psichici di
soggetti migranti come quelli dellAsia, dellAmerica meridionale e centrale vengono oggi
affrontate tenendo conto del contesto culturale di provenienza e della relazioni di autorit,
sociali e affettive, entro cui questi individui sono cresciuti.

Il modo antropologico di accostarsi alle concezioni di salute e malattia ha posto in evidenza che
non esiste medicina svincolata dal contesto sociale e culturale nel quale viene praticata.
Il paradigma biomedico occidentale si basa sullidea che la malattia fisica abbia solamente
cause di tipo organico, cio biologico; inoltre sostiene che lefficacia di una cura possa
dipendere solo dallassunzione di determinati farmaci e concentra la terapia solo sulle zone del
corpo su cui si manifesta la sofferenza, senza tenere conto degli equilibri complessivi e
dellinterazione tra le varie parti del corpo.
Unulteriore caratteristica del paradigma biomedico occidentale la medicalizzazione del
paziente, ovvero linquadramento del malato come soggetto altro, separato dalla comunit
sociale e lavorativa.
Spesso la concezione occidentale della medicina entra in conflitto con le medicine locali.

1.4

PERSONE

La bioetica lo studio degli atteggiamenti e delle idee che sono implicite nel nostro modo di
trattare il corpo umano nella sua relazione con la sfera della persona, della dignit
dellindividuo, della sua libert, del suo diritto alla vita, ecc.
Anche nelle culture diverse da quella occidentale lindividuo considerato come ricettacolo di
motivazione ed affetti e come soggetto capace di capire e interpretare il mondo.
La nozione di persona rinvia al modo in cui un individuo entra in relazione con il mondo sociale
circostante: ci che noi chiamiamo persona si presenta ovunque come un insieme di elementi
costitutivi, di natura materiale e spirituale, dotati di una certa capacit di integrazione.
I Samo ritengono che lessere umano sia costituito da nove componenti, i soli che possono
individuare la presenza di una persona: il corpo, il sangue, lombra, il sudore, il soffio, la vita, il
pensiero, il doppio (lanima), il destino individuale. A queste caratteristiche si aggiungono gli
attributi: il nome, la potenza extra-umana del concepimento, la presenza di un antenato che
pu incarnarsi in un neonato o in un altro, la presenza di coppie di spiriti domestici o del bosco
che scelgono un individuo come proprio supporto.

GENERE, SESSO, EMOZIONI

2.1

FEMMIMILE E MASCHILE

Forse il confine identitario pi netto quello tra maschile e femminile, a cui vengono ridotti gli
oggetti e i fenomeni della realt.
Luniversalit dellopposizione tra maschile e femminile non implica che in tutte le culture si
abbiano rappresentazioni analoghe della relazione tra i sessi.

2.2

SESSO E GENERE

Allo scopo di distinguere tra identit sessuale anatomica e identit sessuale socialmente
costruita, gli antropologi usano i termini sesso e genere. Le differenze sessuali sarebbe, allora,
legate alle caratteristiche anatomiche, le differenze di genere risulterebbero dal diverso modo
di concepire culturalmente la differenza sessuale.
Nelle nostre societ ragazzi e ragazze ricevono educazioni di genere differenti.

Le culture, partendo dallutilizzo simbolico delle differenze biologiche, costruiscono la


femminilit e la mascolinit, rappresentazioni sociali e culturali dellidentit spesso
sorprendentemente diverse tra loro.

2.3

SESSO, GENERE, RELAZIONI SOCIALI

Una delle prime rappresentazioni sociali della differenza di genere che le donne siano
preposte alla riproduzione. In realt, non c niente di meno naturale della riproduzione umana,
dal momento che partorire, allattare, accudire i figli sono tutti atti culturalmente determinati.
Il controllo della capacit riproduttiva delle donne costituisce un elemento cruciale di tutti i
sistemi sociali e della nascita di certe forme di potere, controllo che si accompagna a
complesse rappresentazioni sociali, comunicative, educative e di comportamento tra individui
di sesso differente.
Tali rappresentazioni sono per lo pi implicite, ma nelle societ dotate di scrittura sono anche
oggetto di norme giuridiche.
Molte culture hanno costruito degli spazi di genere, come le case degli uomini in Nuova
Guinea e gli haram nel mondo mussulmano.
La separazione, lesclusione, la distinzione tra i sessi sono realizzate mediante la messa in
opera di simboli, pratiche, attribuzioni di ruoli, tanto reali quanto immaginari.
Molte societ insistono sui tratti connessi con luso del corpo, specialmente in pubblico.

2.4

EMOZIONI

Lo studio delle emozioni costituisce un settore di ricerca sviluppato solo recentemente


dallantropologia e nasce come parte di interesse per la costruzione del S nei confronti
dellalterit.
Gli stati danimo fanno parte di una pi generale sfera dellinteriorit, in cui non sempre facile
distinguere tra emozioni, sentimenti e sensazioni.
i sentimenti sono i concetti che una cultura possiede di un determinato stato danimo.
I problemi connessi con lo studio antropologico delle emozioni sono molteplici e complessi, ma
gli antropologi sono tutti daccordo sul fatto che gli stati danimo non sono universali, ovvero
non vengono espressi dovunque nello stesso modo, sono ,piuttosto, espressi da soggetti
culturali, cio in base ai modelli culturali introiettati nellinfanzia.
Gli studi pi recenti di antropologia delle emozioni si sono sforzati di tradurre quei concetti e
quelle parole che in determinati contesti sociali vengono utilizzati per esprimere particolari stati
danimo, sentimenti, emozioni.
Delle emozioni in generale si pu dire che con modulate in relazione allet, al genere, alla
posizione sociale, al contesto pubblico o privato, alle concezioni locali della mente e del corpo
nonch al carattere della persona.
Tutte le culture presentano un modo razionale di parlare delle emozioni, possiedono, cio,
concetti e nozioni atte a descriverle, ed esse non cadono al di fuori della sfera razionale della
vita umana.

CASTE, CLASSI, ETNIE

3.1

CASTE

Il termine casta viene oggi utilizzato in maniera fluida e generica in riferimento a gruppi sociali
ritenuti superiori e inferiori ad altri e per questo tendono a condurre una vita separata.
Casta un termine che in lingua portoghese significa casata, stirpe.
Lavorare, mangiare, usare oggetti duso quotidiano, frequentare luoghi ecc sono atti che non
consentono ai membri delle caste superiori di entrare in contatto con quelli delle caste inferiori.
Per alcuni antropologi, il sistema delle caste altro non sarebbe che il frutto della tendenza
umana alla stratificazione sociale, per altri per riuscire a capire questo sistema bisogna rifarsi a
criteri strettamente socio-economici.
Il sistema delle caste, per alcuni antropologi ha lo stesso principio del totemismo, che opera
una distinzione tra i gruppi servendosi delle diversit esistenti tra le specie naturali.
Il sistema castale distingue, invece, gli essere umani sulla base di un elemento culturale: le
differenze tra i gruppi occupazionali vengono assimilate a delle differenze naturali.
La caste ind si auto-percepiscono come gruppi naturali, unit chiuse sul piano matrimoniali,
separate le une dalle altre sulla base di precisi divieti.

3.2

CLASSI

La nozione di classe sociale strettamente legata alla tradizione della filosofia e delleconomia
politica europea.
Le distinzioni di classe si riflettono anche sul piano culturale, e sulle differenze culturali di
classe nascono forme di distanziazione sociale di fatto, ma non di diritto.
Lappartenenza di classe non ascrittiva: nel contesto della societ moderna, il proletariato
pu egli stesso divenire capitalista, le classi non sono fisse e chiuse, si hanno infatti in sistemi
sociali, economici e politici in cui formalmente assicurata a tutti la possibilit di ascendere
socialmente.
Le classi non sono la stessa cosa dei gruppi occupazionali.
Laddove non esiste coscienza di classe, una forma di auto-percezione che nasce dalla
contrapposizione con altri gruppi sociali, non sarebbe legittimo parlare di classi sociali.
Lapplicazione del concetto di classe trova, per, dei limiti nella presenza di altri fattori,
eminentemente simbolici, determinanti nella definizione dei rapporti tra gruppi e comunit:
uno di questi letnicit.

3.3

ETNIE ED ETNICITA

Per molti anni gli antropologi hanno usato il termine etnia per indicare un gruppo umano
identificabile mediante la condivisione di una medesima cultura, lingua, tradizione, territorio.

I significati del termine etnia:


lequazione lingua = cultura = territorio corrisponde a un sentimento identitario che d per
scontato un carattere assoluto, statico, eterno di un gruppo di riferimento.
Letnicit il sentimento di appartenenza ad un definito gruppo culturale, linguisticamente e
territorialmente definito in modo rigido, e secondo Geertz sono espressione di sentimenti

primordiali. Ma gruppi simili non esistono in assoluto, perch i gruppi umani sono effetto di
interazioni lente con altri, e gli stessi sentimenti primordiali non sono naturali.

Luso politico delletnicit:


per pensare gli altri diversi da s, alcuni gruppi etnici enfatizzano alcuni elementi differenziali.
Lo scopo dello scontro etnico leliminazione dellaltro, il suo annullamento fisico e psicologico.
Il fattore etnico pu anche essere utilizzato allo scopo di ottenere vantaggi economici per
alcuni gruppi di interesse.
Il sentimento di eticit pu prevalere anche allinterno di societ stratificate, divise in classi, e
pu risultare funzionale al mantenimento della divisione della societ in classe e inibisce la
comparsa di una coscienza di classe.
Il fenomeno etnico si presenta a noi in una forma che ne nasconde il vero significato storico.

FORME DI PARENTELA

LA PARENTELA COME RELAZIONE E COME RAPPRESENTAZIONE.

1.1

IDEE DI PARENTELA

Da un punto di vista tecnico, la parentela pu essere definita come la relazione che lega alcuni
individui, sulla base della consanguineit e per via matrimoniale.
Vi sono societ presso le quali i nuovi nati sono considerati reincarnazioni degli spiriti defunti
del gruppo della madre, senza che il padre abbia alcun ruolo.
Alcune culture pensano che un bambino prenda forma nel cervello del padre, che dopo una
gestazione non definita, lo trasmette alla madre tramite lo sperma.
In Europa, per molti secoli, prevalsa la rappresentazione della procreazione come effetto della
crescita del seme maschile allinterno del corpo della donna.
Le rappresentazioni e le concezioni che le varie culture hanno delle relazioni di parentela non
sono mai disgiunte dai criteri con cui le societ stesse assegnano ad ogni individuo un
determinato posto al suo interno.

1.2

DIAGRAMMI DI PARENTELA

Per descrivere le relazioni di parentela vengono tracciati dei diagrammi, disegni costituiti da
simboli convenzionati, linee, lettere e numeri.

I simboli:
I simboli fondamentali per indicare la parentela sono i seguenti:

individuo di sesso femminile

individuo di sesso maschile

individuo di sesso imprecisato

individuo deceduto

matrimonio

divorzio

relazione sessuale

relazione di discendenza

relazione tra fratelli germani (figli degli stessi genitori, siblings)

adozione

ordine di anzianit dei fratelli germani

Ego (maschile, femminile, imprecisato)


dal cui punto di vista il diagramma va letto

1.3

CONSANGUINEI E ALLEATI (O AFFINI)

I parenti consanguinei sono quelli biologicamente connessi con Ego; i parenti alleati sono quelli
acquisiti attraverso il matrimonio.

Sigle:
sono altri elementi che servono a costruire diagrammi di parentela.

Ma = Madre
Pa = Padre
Fr = Fratello
So = Sorella
Mo = Moglie
Mr = Marito
Fa = Figlia
Fo = Figlio
Fi = Figli

1.4

DISCENDENZA E CONSANGUINEITA

Sembra che il sistema pi semplice per dar vita a dei gruppi a scopo di collaborazione e difesa,
sia stato quello di fare riferimento alla parentela.

Tipi di discendenza:
a)
patrilineare o agnatica: stabilita esclusivamente attraverso legami tra gli individui di sesso
maschile
b)

patrilineare o uterina: fondata esclusivamente su legami tra individui di sesso femminile.

c)
Cognatica: fondata su legami stabiliti attraverso una linea di discendenza che comprende
sia individui di sesso maschile che femminile.
La discendenza di tipo patrilineare e quella patrilineare sono definite unilineari, mentre quella
cognatica non segue una linea prestabilita. Esistono societ a discendenza doppia le quali
associano il principio della patrilinearit a quello della matrilinearit.
queste definizioni di discendenza sono utilizzate laddove la discendenza alla base della
formazione dei gruppi sociali; in Europa non abbiamo gruppi di discendenza, si preferisce,
quindi, parlare di societ bilaterali.

Gruppo corporato:
Con lespressione gruppo corporato si indicano quegli gruppi fondati sul principio di
discendenza i quali condividono, su basi collettive, diritti, privilegi, forme di cooperazione
economica, politica, rituale. Perch un gruppo sia considerato tale, necessario che tutti gli
appartenenti mettano in atto e rispettino le condizioni citate.

Lignaggi e clan:
Il lignaggio costituito da tutti gli individui che possono tracciare una comune discendenza da
un determinato individuo.
Se questa connessione stabilita a partire di un individuo di sesso maschile, si avr unpatrilignaggio, se stabilita attraverso gli individui di sesso femminile, si avr un matrilignaggio. Un gruppo di discendenza patrilineare un patrilignaggio, un gruppo di discendenza
patrilineare un matrilignaggio.
I clan sono quei gruppi di discendenza in cui i membri non possono ricostruire la successione
degli individui che connettono i loro rispettivi lignaggi allantenato comune.

Parentado:
il parentado di un individuo sempre un gruppo egocentrato, costituito da tutti gli individui
patri- e ma trilaterali in relazione di consanguineit con Ego.
Alla morte di un individuo, il parentado si dissolve, in quanto esso esiste solo in relazione a un
individuo vivente.
La nozione di parentado importante perch designa quellinsieme di persone che sono
rilevanti dal punto della vita concreta di un individuo (Ego), che ha un peso sociale notevole.
Non esistono mai parentadi identici, poich un parentado sempre egocentrato.

1.5

RESIDENZA E VICINATO

Un fattore molto importante connesso con il parentado la residenza, perch la maggiore o la


minore vicinanza spaziale determina il grado di coesione.
Tutte le societ hanno modelli ideali di residenza postmatrimoniale, ossia del luogo in cui,
teoricamente, una nuova coppia sarebbe tenuta a stabilirsi:
a)patrilocale (o virilocale): con o vicino ai parenti del marito
b)matrilocale (o uxorilocale): con o vicino ai parenti della moglie
c)ambilocale: una coppia pu scegliere se vivere vicino i parenti del marito o della moglie
d)neolocale: una coppia si stabilisce in un luogo diverso da quello dei parenti di entrambi i
coniugi
e)natolocale: marito e moglie continuano a vivere ognuno coi propri parenti
f)avuncolocale: una coppia si stabilisce vicino al fratello della madre

un altro fattore della residenza che non si omettere il vicinato, che stato definito vera e
propria forma sociale, effettivamente esistente, una comunit caratterizzata dalla sua
concretezza spaziale o virtuale e dal suo potenziale di riproduzione sociale.

1.6

MATRIMONIO E ALLEANZA

Tra i vari aspetti della parentela di fondamentale importanza la dimensione dellalleanza,


contratte attraverso listituzione del matrimonio,le forme pi conosciute sono:
a)monogamico: tra due individui

b)poliginico: tra un uomo e pi donne


c)poliandrico: tra una donna e pi uomini
il principale scopo di questa istituzione legittimare gli individui che nascono dalle relazioni
sessuali: infatti solo grazie al matrimonio che la riproduzione umana viene socialmente e
culturalmente disciplinata.

In base allistituzione dellepiclerato in vigore nellantica Grecia, un uomo sposato con solo
figlie femmine, poteva far unire legalmente in matrimonio una figlia ad un uomo e diventare a
tutti gli effetti il padre del figlio della figlia.

I Nuer del Sudan praticano il matrimonio col fantasma: una donna sposa il fratello o il cugino di
un uomo scomparso, i cui figli saranno considerati legittimi discendenti delluomo, perch
molto importante per questo popolo garantire una discendenza ad ogni individuo di sesso
maschile.

Gli Igbo della Nigeria praticano il matrimonio tra donne: se luomo di una coppia sterile, due
donne si accordano per una relazione adulterina, un prestito di uomo. Da questa relazione
nasceranno dei figli che saranno considerati discendenza del padre sociale, e non del padre
naturale.
Questo perch in quella societ avere figli per una donna un fattore di realizzazione sociale.

Gli antropologi hanno trovato quasi impossibile giungere a una definizione universale di
matrimonio, ma una definizione maggiormente comprensiva pu affermare che il matrimonio
una transazione che si risolve in un accordo in cui una persona stabilisce un diritto
continuativo di accedere sessualmente a una donna, e nel quale la donna in questione
suscettibile di avere dei figli.

Matrimonio, famiglia, gruppo domestico:


il matrimonio un atto che legalizza un rapporto sessuale dal quale possono nascere dei figli,
considerati legittimi. La famiglia composta dai coniugi e dai figli definita famiglia
nucleare, che esiste quasi sempre nel contesto di quella che si chiama famiglia estesa,
costitutiva degli individui appartenenti a tre generazioni e che formano spesso un gruppo
domestico.

1.7

ESOGAMIA ED ENDOGAMIA

Le nozioni di esogamia e endogamia sono strettamente legate al concetto di matrimonio.


Esogamia indica lunione matrimoniale con un individuo esterno al gruppo,
mentreendogamia denomina lunione matrimoniale con un individuo allinterno del gruppo.

La proibizione dellincesto:
con questa espressione si indica il divieto, universalmente diffuso nelle societ umane, relativo
allunione sessuale e matrimoniale tra determinati individui

Cugini incrociati e cugini paralleli:


secondo alcuni antropologi, il modo pi semplice per determinare gli individui consentiti e quelli
vietati sul piano matrimoniale quello di distinguere tra cugini incrociati (figli e figlie di fratelli
germani di sesso differente) e cugini paralleli ( figli e figlie di fratelli germani dello stesso
sesso), ma questa differenza ha senso solo se si in presenza di gruppi unilineari esogamici.

Il principio di reciprocit:
lesogamia, in relazione ai gruppi di discendenza unilineari, pu essere letta come un
meccanismo per istaurare relazioni di cooperazione e alleanza tra gruppi diversi.
Il principio di reciprocit lo scambio di donne messo in atto in alcune societ in cui un gruppo
stabilisce relazioni privilegiate con altri gruppi.

Scambio allargato e scambio differito:


lo scambio delle donne pu assumere forme allargate (che coinvolge pi di due gruppi) o
differite (il gruppo che cede una donna, ne riceve una in cambio nella generazione successiva).

Gruppi di discendenza endogamici:


in certe societ prevale la tendenza a instaurare unioni matrimoniali endogamiche rispetti al
lignaggio o al gruppo di discendenza. Il matrimonio tra cugini paralleli un modello di unione
preferenziale, non obbligatorio.

LE TERMINOLOGIE DI PARENTELA

2.1

TERMINOLOGIE DI PARENTELA O DI RELAZIONE?

Una terminologia di parentela il complesso di termini di una societ dispone per designare gli
individui in relazione di consanguineit e di alleanza.
2.2

I TRE ASSUNTI DI MORGAN E GLI OTTO PRINCIPI DI KROEBER

I tre assunti di Morgan:


1) ad ogni termine con cui un individuo designa un suo parente ne corrisponde sempre un altro
usato da questultimo per designare il primo ( riconosciuto dagli antropologi comelegge di
coerenza interna dei reciproci).
2) i sistemi terminologici di parentela rientrano in poche categorie fondamentali.
3) sistemi molto diversi possono trovarsi in regione geograficamente prossime, mentre sistemi
tra loro simili possono essere tracciati in localit molto distanti.

Gli otto principi di Kroeber (non tutti i sistemi fanno uso di tutti i principi e nemmeno degli
stessi):
1)

la generazione: tutti i sistemi distinguono tra Ego e il padre/la madre, lo zio/la zia.

2)
Il sesso: tutti i sistemi distinguono il sesso del parente; in alcuni per la distinzione
limitata ad alcuni individui (in inglese il termine cousin designa sia cugina che cugino)
3)
La distinzione tra consanguinei e affini: i sistemi separano terminologicamente i parenti di
sangue da quelli acquisiti attraverso il legame matrimoniale.
4)
La distinzione terminologica tra consanguinei in linea diretta e consanguinei in linea
collaterale: questo principio costituiva, per Morgan, il discrimine tra sistemi di
parenteladescrittivi(con la presenza del criterio) e classificatori(con assenza del criterio).
5)
La biforcazione: questa caratteristica condivisa solo da alcuni sistemi e prevede che i
parenti dal lato materno siano designati con termini differenti da quelli dal lato paterno.
6)
Et relativa: prevede la distinzione terminologica tra individui maggiori o minori di et
( es: fratello minore, fratello maggiore)
7)
Il sesso del parente attraverso il quale passa la relazione con lindividuo a cui il termine si
riferisce: esempio: cugini incrociati e cugini paralleli.
8)

2.3

Condizione (vivente o defunto) del parente a cui si fa riferimento.

I SEI SISTEMI TERMINOLOGICI DI PARENTELA

Gli antropologi hanno isolato sei tipi principali di sistemi terminologici di parentela e hanno
assegnato loro questi nomi: hawaiano, eschimese, omaha, crow, irochese e sudanese.
Questi sei tipi possono essere raggruppati in tre differenti categorie:

a)

sistemi non lineari o bilaterali

b)

sistemi lineari

c)

sistemi descrittivi

Sistemi non lineari o bilaterali: hawaiano ed eschimese.


Ego non fa distinzione sul piano terminologico tra parenti dal lato materno e parenti dal lato
paterno. Il nostro sistema di tipo eschimese.
Il sistema hawaiano fa uso esclusivamente dei principi della generazione e del sesso. Ego
distingue solo tra maschi e femmine e la loro generazione di appartenenza.
Il sistema eschimese distingue i membri del suo nucleo famigliare da tutti gli altri.
La differenza principale tra questi sistemi che quello eschimese adotta, oltre ai principi 1 e 2
di Kroeber, anche il 4.

Sistemi lineari:
la presenza di questi sistemi registrata presso societ con gruppi di discendenza unilineare.
Ego distingue i cugini incrociati da quelli paralleli e i parenti consanguinei da parte del padre da
quelli da parte della madre.
Questi sistemi adottano il principio di biforcazione, il 5 di Kroeber, e fondano i parenti dello
stesso sesso e della stessa linea di discendenza, per questo tali terminologie sono chiamatea
fusione biforcata.
Il sistemi crow adotta il criterio della biforcazione e fonde terminologicamente le sorelle della
madre con la madre, e i fratelli del padre con il padre.

Per cogliere le differenze col sistema irochese, bisogna tenere presente che i sistemi crow:
a)

sono tipici delle societ patrilineari,

b)
distinguono tra i parenti del matrilignaggio della madre di Ego e i parenti del
matrilignaggio del padre di Ego.
c)

Usa lo stesso termine per indicare i figli di costoro.

Tutti ci indipendentemente dalla generazione.

Il sistema omaha speculare a quello crow. I membri del patrilignaggio della madre di Ego si
distinguono terminologicamente solo in base al sesso, ma non alla generazione.

Sistemi descrittivi:
caratteristica di questi sistemi usare un termine diverso per ogni parente di Ego appartenente
alla propria generazione, a quella dei genitori e a quella dei figli. Si tratta di sistemi a massima
distinzione terminologica

LA PARENTELA COME PRATICA SOCIALE

3.1

LA PARENTELA NELLE SOCIETA UNILINEARI (PATRI- E MATRILINEARE)

Gruppi patrilineari:
sono quelli che ricorrono pi frequentemente tra quelli studiati dallantropologia. Si pensato
che la residenza patrilocale sia nata per far restare i maschi in un luogo e allontanare le donne
verso un altro gruppo. Le regole dellesogamia (le donne si sposano fuori) e della residenza
patrilocale sarebbero allorigine dei gruppi di discendenza patrilineare.
Alcuni ritengono che il criterio della patrilinearit potrebbe essere il prodotto di una forma di
divisione del lavoro che vede gli uomini impegnati insieme in attivit di cooperazione intensa e
continuativa.

Il controllo della progenitura:


la preoccupazione di avere figli maschi che assicurino la discendenza centrale per ogni
gruppo di discendenza patrilineare.
Molte culture enfatizzano lelemento maschile attribuendogli anche qualit intellettuali rispetto
alle donne; questo tipico delle societ patrilineari.
Le societ patrilineari hanno istituzioni, come il levirato e il sororato, che sono finalizzate
allacquisizione di prole maschile. Il levirato ha lo scopo di conservare lappartenenza della
progenitura di un uomo defunto al gruppo di discendenza di questi; il sororato ha lo scopo di
rimpiazzare la fertilit di una donna defunta mediante la cessione della sorella di questultima
al gruppo di discendenza del marito vedovo.
Il controllo della progenitura e della fertilit delle donne, ha comportato , presso questo tipo di
societ, la nascita di vari sistemi di scambio matrimoniale.

Tra queste istituzioni che ruotano intorno allo scambio matrimoniale presente una chiamata
prezzo della sposa, che noi preferiamo chiamare piuttosto compensazione matrimoniale.

La compensazione matrimoniale:
potrebbe essere definita come una quantit di beni, di solito privi di valore duso immediato,
che il gruppo del futuro sposo cede al gruppo della sposa. Il gruppo della donna conserva
sempre la possibilit di intervenire in caso di contrasti o di maltrattamenti ai danni della prole
di una donna o di lei stessa. Il principio dellendogamia nelle societ in cui la figura della donna
adombrata funziona da ammortizzatore contro la perdita dei diritti della donna nei confronti
del marito.

Gruppi matrilineari:
in questi gruppi vi distribuzione assimetrica del potere e dellautorit tra maschi e femmine,
perch anche qui questi sono appannaggio degli uomini. La discendenza trasmessa per via
femminile e lautorit per via maschile. Spesso la discendenza patrilineare associata alla
residenza avuncolocale, cio nei pressi del fratello della madre dello sposo.

Lavuncolato:
il nome che gli antropologi hanno dato a un complesso di elementi culturali (residenza,
autorit, eredit, ecc) che caratterizzano la relazione tra un individuo e il figlio di sua sorella.
Malinowski scopr che nelle comunit delle isole Troiland lo zio materno, oltre a provvedere al
sostentamento della famiglia della sorella, esercita lautorit sui suoi figli maschi, trasmette i
beni, le conoscenze sacre e profane e le eventuali cariche politiche e religiose.

Discendenza o residenza? Il dilemma delle societ matrilineari. Uno dei maggiori problemi che
le societ a discendenza matrilineare devono affrontare come risolvere la tensione tra il
potere e la discendenza. Al centro di tale tensione traviamo i fratelli della donna e il marito di
questultima che si contendono il controllo sulla prole della donna stessa.
Tale tensione si manifesta soprattutto in relazione alla scelta del modello di residenza

il destino delle societ matrilineari:


la progressiva riduzione delle societ matrilineari sembra essere leffetto dellespansione
dellOccidente: le societ matrilineari si trovano quasi tutte, infatti, nelle aree del mondo che
hanno subito di pi la colonizzazione: le Americhe, lAfrica subsahariana, lOceania, e da questa
sono state maggiormente danneggiate sul piano demografico e hanno maggiormente sofferto
per limposizione del diritto europeo.

La condizione della donna nelle societ matrilineari:


si pu valutare la posizione di una donna in base allautorit esercitata su di lei dal marito e dal
fratello. Vi sono societ in cui lautorit del marito maggiore di quella del fratello, oppure, al
contrario, quella del fratello di gran lunga superiore a quella del marito. Sembra che la

condizione della donna sia migliore laddove lautorit del marito e del fratello sono pari e si
bilanciano consentendo alla donna di appoggiarsi ora alluno ora allaltro.

Gruppi a discendenza doppia:


sono quelli dove Ego appartiene a due linee di discendenza: quelle stabilite una dal
patrilignaggio e una dal matrilignaggio.
Convenzionalmente, entrambe le linee di discendenza danno origine ad altrettanti gruppi
corporati, ma questa una visione troppo rigida, perch:

i gruppi di discendenza doppia sono possibili solo perch ciascuno ha delle funzioni
differenti da quelle dellaltro. Se le funzioni fossero identiche, i due gruppi si ostacolerebbero a
vicenda.

La discendenza doppia non sembra evocare le rappresentazioni delle due linee tali da
attribuire a entrambe lo stesso peso.

Gruppi di discendenza cognatica:


sono gruppi che tracciano la loro discendenza da un antenato sia attraverso individui di sesso
maschile che femminile.
Una caratteristica di questi gruppi di discendenza che un individuo pu far parte di linee
differenti, le quali possono non avere, per Ego, la stessa importanza.
Alcuni antropologi hanno messo laccento sul modello di residenza adottato nei gruppi di
discendenza cognatica: si constatato che in questi gruppi di discendenza si tende ad adottare
forme di residenza patrilocale.

DIMENSIONE RELIGIOSA, ESPERIENZA RITUALE.

CONCETTI E CULTI

1.1

COSE LA RELIGIONE?

La nozione di religione sembra essere scontata per noi: infatti un complesso di credenze che
si fondano su dogmi (le verit della fede) e su riti, cerimonie e liturgie che hanno lo scopo di
avvicinare i fedeli a delle entit sovrannaturali.
Ma facile trovare popoli che non hanno dogmi della fede, altri che non hanno di, altri che
non hanno templi n individui specializzati nelle attivit di culto.
Troviamo sempre, per, esseri umani che immagino una vita dopo la morte, che pensano il
corpo come animato da una forza vitale.
Alcuni studiosi hanno sottolineato che lidea di religione come qualcosa di comune a tutte le
esperienze religiose sia insostenibile.
Potere, autorit e verit sono strutture e concetti
relativi, che non possono essere tutti ricondotti ad un unico denominatore valido ovunque e in
qualunque epoca.
In linea generale una religione potrebbe essere definita come un complesso pi o meno
coerente di pratiche (riti e osservanza di precetti) e di rappresentazioni (credenze) che

riguardano i fini ultimi e le preoccupazioni estreme di una societ di cui si fa garante una forza
superiore allessere umano.
Questa definizione tocca due dimensioni: quella del significato e quella del potere.
La dimensione del significato sta proprio nei valori esprimenti i fini ultimi e le preoccupazioni
estreme di una societ. La dimensione del potere risiede nellidea che vi sia qualcosa o
qualcuno che ha unautorit incondizionata tali valori.
La religione svolge una funzione integrativa perch ha il compito di spiegare limportanza
indiscutibile di quei valori, e ha funzione proiettiva delle sue certezze, mettendo al riparo i
credenti dalle ansie e dalle preoccupazioni. Queste funzioni si esplicano in maniera concreta
attraverso simboli, miti e riti.
1.2

UNUTILE TIPOLOGIA: GLI ELEMENTI DELLA RELIGIONE E LE FORME DI CULTO

Gli elementi della religione:


Fallace indica gli elementi che indicano che siamo in presenza di una religione:
1) la preghiera: consiste in un modo culturalmente definito di rivolgersi alle entit garanti
dellordine cosmico e sociale.
Pu essere individuale o collettiva ed spesso accompagnata dalluso di sostanze speciali,
quali profumi e incensi, ecc. pu svolgersi in un luogo qualunque o in uno destinato al culto.
2) la musica: la musica e il canto costituiscono parte integrante di molte cerimonie religiose,
consente uno stato emotivo che favorisce il senso di comunione tra i partecipanti oppure gli
stati di trance che permette, in alcuni culti, ai fedeli di entrare in contatto con gli esseri
spirituali.
3) la prova fisica: tutte le religioni implicano che i fedeli si sottopongano a prove fisiche come
lastinenza da cibi e bevande, sono allautomortificazione e allautotortura.
4) lesortazione: caratteristica di una religione la presenza di individui che si rivolgono ad altri
per facilitare il contatto di questi con le forze soprannaturali (profeti, sacerdoti, guide spirituali,
guaritori)
5) la recitazione del codice: tutte le societ prevedono una concezione compiuta del mondo e
dei rapporti degli esseri umani con il mondo ultrasensibile, per questo si evocano alcuni aspetti
di questa in formule quali possono essere le preghiere, la recitazione, la lettura e il commento
di queste.
6) mana: parola di origine melanesiana con cui gli antropologi hanno voluto indicare unidea di
sostanza invisibile, una forza che pu trasmettersi da un corpo allaltro.
7) il tab: con la parola polinesiana tapu gli antropologi hanno voluto indicare tutte le
proibizioni relative agli esseri animati o a cose speciali.
8) il convivio: mangiare e bere: la condivisione di un pasto fa parte del cerimoniale di molti culti
religiosi.
9) il sacrificio: tutte le religioni prevedono offerte alle potenze invisibili, che siano forze della
natura, divinit o spiriti.
10) la congregazione: la riunione degli individui in occasioni particolari come messe,
pellegrinaggi, funzioni, sacrifici, processioni sembra una costante in tutte le forme di religione.
11) lispirazione: gli stati interiori dei soggetti coinvolti in una esperienza religiosa possono
cambiare a seconda dei contesti e della personalit dei soggetti coinvolti.

12) il simbolismo: le religioni vivono grazie a dei simboli che nei veicolano i concetti e suscitano
nei credenti determinate rappresentazioni e servono a condurre le stesse cerimonie religiose,
sia sul piano pratico che concettuale.

Tipi di culto:
Fallace ha distinto anche vari tipi di culto riscontrabili nelle diverse religioni:

i culti individuali sono quelli praticati dal singolo individuo, sempre allinterno di un codice
religioso culturalmente e socialmente condiviso di rappresentazioni.
I culti sciamanici sono tipici delle societ nelle quali il contatto con le potenze invisibili
assicurato dallopera di una particolare figura definita sciamano. Caratteristica dello sciamano
di essere come tutti gli altri nella vita di tutti i giorni, che solo occasionalmente veste i panni
della sua funzione. Ci che distingue lo sciamano dagli altri, per, che egli ha la possibilit di
entrare in semi-incoscienza (trance) per entrare in contatto con le potenze sovrannaturali e
attingere da loro le conoscenze per poter operare sui credenti.
I culti comunitari: sono tutte le pratiche religiose che prevedono la partecipazione di gruppi di
individui organizzati sulla base dellet, del sesso, del rango, oppure su base volontaria e che si
riuniscono temporaneamente per un preciso scopo. Un tipo speciale di culto comunitario
quello totemico, ritenuto connesso con la prima forma di religione.

I culti ecclesiastici:
prevedono lesistenza di gruppi di individui specializzati nel culto e che sono in possesso di testi
scritti, che vengono tramandati in luoghi speciali quali scuole, seminari, ecc. In questo caso
sono forti le connessioni tra gruppi sacerdotali specializzati e i detentori del potere statale,
dove luno e laltro si sostengono a vicenda grazie a una visione ufficializzata dellordine
cosmico.

SIMBOLI E RITI

2.1

I SIMBOLI SACRI E LA LORO EFFICACIA

Secondo Clifford Geertz, i simboli significano dei concetti che rinviano ai valori fondamentali e
ultimi di una societ. Per questo si dice che la religione equivale a una visione del mondo, dove
per questa si ricopre di unaura di sacralit. I simboli religiosi sono, infatti, sacri e il sacro
una nozione centrale del pensiero religioso.
Secondo Emile Durkheim, le cose sacre sono separate da quelle profane e, a differenza di
queste ultime, che sono accessibili a tutti, sono vietate a chi non consacrato, cio posto in
uno stato tale da poter accedere ad esse; e interdette , ovvero che suscitano nellessere
umano rispetto e timore reverenziale, al punto di essere percepite come pericolose.
Il tipo di ordine che i simboli sacri suggeriscono riguarda la certezza che, nonostante il mondo
si presenti con un insieme di eventi caotici e imprevedibili, dolorosi e capaci di sconvolgere
luniverso morale degli esseri viventi, vi pur sempre una realt ultima, sicura, vera e
immutabile alla quale ci si pu richiamare.
In questo senso i simboli sacri svolgono una funzione integrativa e protettiva.

2.2

I RITI DELLA RELIGIONE

Un rito pu essere inteso come un complesso di azioni, parole e gesti la cui sequenza
prestabilita da una formula fissa che evocano simboli che, proprio perch evocati tramite
formule sempre uguali, svelano il loro carattere sacro. I riti sono normalmente ufficiati da
personalit dotate di unautorit particolare, come per esempio un sacerdote. I riti sembrano
costruire attivit entro cui si genera un principio di autorit, sono ci che rende evidenti le
verit di una religione, ossia i valori, i fini ultimi, lordine del cosmo e della societ.
I riti profani sono, invece, eventi pubblici ricorrenti, spontanei o organizzati, che risultano
privi di finalit religiose in senso stretto, ma mettono comunque in gioco rappresentazioni sacre
a tutti gli effetti (es: i riti patriottici a nazionalistici di tradizione euro-occidentale, in cui una
bandiera occupa spesso la posizione di simbolo dominante).

2.3

LA VARIETA DEI RITI

I riti si distinguono per alcune caratteristiche particolari a cui gli antropologi hanno dedicato
importanti studi teorici ed etnografici.

Riti di passaggio: sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio di un individuo da una
condizione sociale ad unaltra (battesimi, matrimoni, circoncisioni rituali, entrata e uscita da un
ordine religioso).
Van Gennep distinse, allinterno di ciascun rito di passaggio, tre fasi, ciascuna caratterizzata da
rituali
specifici: a) separazione (riti preliminari), b) margine (riti liminari),c) aggregazione (riti postlimi
nari), attribuendo la massima importanza a quello centrale. Nella fase di margine avviene,
infatti, il distacco di un individuo dalla sua condizione precedente.

I rituali funerari: in tutte le societ la morte evento dirompente e drammatico. Di fronte alla
morte le societ fanno riferimento ai valori ultimi sui quali esse si fondano, rendendoli espliciti,
pubblici e quindi rappresentandoli attraverso luso rituale di simboli dotati di significato. I riti
funerari contengono gesti, azioni, parole che richiamano alla mente dei partecipanti i valori e i
significati sui cui la societ fonda lordine del mondo e di s medesima. Nelle societ non
stratificate i riti funerari sono pressoch identici per tutti.
Nelle nostre societ, i binomi amore-morte, sesso-morte, rinascita-morte costituiscono termini
di scandalo proprio perch rendono impensabili le regole su cui si fondano le nostre istituzioni
sociali. In altre culture, queste relazioni vengono sottolineate in continuazione, dal momento
che la morte e i riti che laccompagnano esplicitino gli elementi stessi dellordine ancestrale
che il cuore stesso del sistema normativo.
I rituali funerari non contengono, per, tutte le complicate dinamiche relative al lutto e alla
perdita: tra rituale funebre e lutto non c, infatti, un rapporto di necessaria reciproca
inclusione.

Riti di iniziazione: sanciscono il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale
a una diversa dalla precedente. Nelle societ studiate dagli antropologi viene spesso dato
grande rilievo a riti di questo genere, poich essi sono la dichiarazione pubblica, socializzata,
dellassunzione di un nuovo status.

RELIGIONI E IDENTITA NEL MONDO GLOBALIZZATO

3.1

SECOLARIZZAZIONE E NUOVE RELIGIONI

Dalla fine del XIX secolo i filosofi hanno cominciano a discutere riguardo lasecolarizzazione,
ovvero la ritrazione progressiva del sacro dalla vita sociale e dalla sensibilit degli individui.

I movimenti:
- i culti di revitalizzazione: sono quelli in cui un gruppo o una comunit dichiarano di puntare al
miglioramento delle proprie condizioni di vita, i cui riti hanno lo scopo di rivitalizzare il senso di
identit di gruppo o della comunit medesima.
- i culti millenaristici: accentuano rappresentazioni relative allavvento di unepoca di pace e
felicit, che pu essere favorito mediante appropriate attivit rituali e grazie a un particolare
atteggiamento interiore dei partecipanti. Nei paesi extra-europei, il termine millenaristico serve
ad indicare i movimenti religiosi nati in contrapposizione al colonialismo.
- i culti nativistici: sono quelli che fanno propria la protesta contro le condizioni di svantaggio
sofferte dalle popolazioni native e che mirano a riaffermare lidentit della cultura nativa, in
opposizione alla cultura dominante.
- i culti messianici: sono quelli a fondo carismatico, legati alla presenza di una forte personalit,
e si caratterizzano per il fatto di fondarsi sullattesa di una rivoluzione socio-politica radicale.

Ogni tipo di movimento tende a fondere le caratteristiche di tutti gli altri.

ATTIVITA CREATIVA ED ESPRESSIONE ESTETICA

LA CREATIVITA CULTURALE

1.1

LA CREATIVITA COME ASPETTO COSTITUTIVO DELLA CULTURA

La creativit culturale strettamente legata a una caratteristica fondamentale del lignaggio


umano: la sua produttivit infinita, che consente agli uomini di produrre sequenze
comunicative non predeterminate, anche se parzialmente prevedibili.
La creativit umana consiste nella possibilit degli esseri umani di produrre novit mediante la
combinazione e la trasformazione di pratiche culturali esistenti.

1.2

LA FESTA COME DIMENSIONE CREATIVA

Vi sono forme di attivit e circostanze in cui queste combinazioni di pratiche e significati inediti
sono pi evidenti che in altre: una di queste circostanze, oltre che la produzione artistica e
linnovazione tecnica, la festa. Le feste mettono in moto comportamenti improntati sulla
dimensione collettiva e segnano una rottura con il corso ordinario della vita e in alcune culture
possono venire a costituire dei marcatori temporali di rilevante importanza.

Una differenza fondamentale tra rito e festa che questultima ha la tendenza a moltiplicare i
centri, si verifica la presenza di gruppi e sottogruppi, punti di aggregazione autonoma che
sviluppano la festa secondo dinamiche largamente casuali.
La festa, proprio in quanto complesso di atti che si staccano dalla vita quotidiana, un terreno
culturalmente creativo, in cui i partecipanti esperiscono quella che viene definita la dimensione
comunitaria (la comunitas di Victor Turner). I partecipanti si sentono coinvolti in un processo
collettivo in cui non esistono pi differenze tradizionali e individuali tra persone.
Durkheim ha considerato le feste come un evento collettivo atto a rinsaldare periodicamente il
senso di appartenenza a una comunit; altri studiosi hanno visto nelle feste un modo per
neutralizzare la negativit della vita o per rappresentare la gerarchia e i valori sociali. Una festa
creativa nel senso che in esse si compiono accostamenti simbolici inediti o insoliti tramite i
quali si ha la possibilit di trasmettere concetti e stati danimo difficilmente esprimibili in altro
modo.

LESPRESSIONE ESTETICA

2.1

ARTE ED ESPRESSIONE ESTETICA

C una sfera dellattivit umana a cui ricolleghiamo immediatamente lidea di creativit: ci


che chiamiamo arte.
Le arti si ripartiscono in arti visive e arti non visive. Quelle visive comprendono le arti plastiche
(scultura, intaglio, ceramica) e quelle grafiche (pittura, disegno). Invece, la poesia, il canto,
loratoria, la musica sono arti non visive. Questa classificazione strumentale e non coglie n
le intenzioni espressive n la motivazioni culturali che sono allorigine dei prodotti da noi
chiamati artistici.
Larte prodotto di un tratto universale dellumanit, ovvero lespressione estetica.
In alcune culture vi sono modi di accostare colori, forme, parole, suoni e movimenti del corpo
che producono su chi le esegue, li ascolta, li osserva, particolari stati danimo.

2.2

LA NATURA CULTURALE DELLESPRESSIONE ESTETICA

Tutte le culture producono oggetti o performance capaci di generare nei destinatari qualche
tipo di reazione estetica; questo avviene perch anche i modelli estetici sono introiettati e
condivisi da un certo numero di individui.
La produzione estetica di una cultura collegata alla sua visione del mondo, ai suoi valori e al
suo modo di sentirsi comunit.
Larte unattivit congiunta con il contesto politico, culturale, sociale ed economico in cui
viene prodotta.

arti, pratiche sociali e significati culturali:


non tutte le culture sviluppano allo stesso modo le arti, la loro espressione estetica pu, infatti,
concentrarsi, su una o alcune di esse e ignorare completamente altre (selezione estetica).
I Kalabari della Nigeria vedono le loro sculture come dimore degli spiriti: una scultura
considerata, pertanto, buona o cattiva, e non bella o brutta come noi siamo abituati, e questo
in base alla loro capacit di attrarre gli spiriti a stabilirvisi.

Negli esseri umani universale la capacit di esprimersi esteticamente, ma la forma di


espressione estetica nelle diverse culture dipende da una gran quantit di fattori: la funzione
del prodotto, i valori e le rappresentazioni a cui esso rinvia, luso che se ne fa, il destinatario, la
motivazione e lispirazione dellartista. Sono, altres, modo differenti le categorie di giudizio.

LARTE TRIBALE NEL CONTESTO OCCIDENTALE

3.1

MUSEI E ARTI PRIMITIVE

Nel corso del XIX secolo i musei di arte antropologici ed etnologici si andarono moltiplicandosi
specialmente negli Stati Uniti e in Europa grazie allenorme quantit di oggetti rilevati nei
mondi primitivi e arcaici in conseguenza dei viaggi di commercianti, esploratori ed etnologi.
Gli oggetti scoperti veniva catalogati ed esposti mettendo laccento sulle teorie antropologiche
dellepoca: in accordo con i principi dellevoluzionismo ottocentesco, questi oggetti venivano
raggruppati in categorie omogenee (strumenti musicali, armi, oggetti rituali) e in ordine di
complessit crescente.
Arte moderna e oggetti selvaggi:
i manufatti di origine primitiva suscitarono molta attenzione negli artisti dellavanguardia
francese, che li denominarono oggetto selvaggi. Questi artisti erano spinti dal bisogno di
opporre alla frantumazione sociale dovuta allavvento della modernit industriale, il recupero di
modelli non competitivi, armonici, sottratti al flusso della modernit stessa. Questa corrente fu
chiamata primitivista e il suo maggior esponente fu Gauguin.

3.2
COME UN OGGETTO SELVAGGIO DIVENTA UNOPERA DARTE: IL MERCATO DELL
ARTE TRIBALE
Negli ultimi decenni del Novecento, larte tribale, primitiva, etnica ha cominciato ad avere un
mercato proprio. Ci che determina il valore economico di questi oggetti che ora gli stessi
possono essere legittimamente giudicati arte. Nella determinazione di un certo oggetto come
opera darte entrano, nella nostra tradizione, coppie di nozioni come autentico/in autentico,
capolavoro/artefatto, originale/seriale, ecc.

LE RISORSE E IL POTERE

POTERE DELLE RISORSE E RISORSE DEL POTERE

1.1

RISORSE E POTERE: UNINSCINDIBILE RELAZIONE

Lo studio della produzione e della gestione delle risorse competenza dellantropologia


economica, mentre lo studio della costituzione e dellesercizio del potere competenza
dellantropologia politica.

Risorse materiali e risorse simboliche:


per risorsa si intende sia un bene materiale, concreto, tangibile, sia un bene volatile come un
sapere o una conoscenza tecnica, unideologia politica o una visione religiosa del mondo. Una
risorsa anche ci il cui controllo permette a un individuo di perseguire uno scopo di ordine

materiale quanto simbolico. Lacquisizione e la disponibilit di una risorsa non sono mai
completamente disgiunte da un potere.

Economia e politica:
presso le societ industriali e post-industriali, come quella americana, solo da poco tempo si
riconosce esplicitamente che le risorse possono essere sia di tipo materiale che simbolico.
Tutto ci che riguarda la produzione, la gestione, lo scambio, la distribuzione e il controllo delle
risorse materiale interesse delleconomia, mentre tutto ci che riguarda le relazioni tra
individui e gruppi sociali che perseguono progetti o interessi diversi rientra nel campo della
politica. Nel mondo occidentale economia e politica risultano distinte grazie allesistenza del
sistema di mercato da un lato e dalle istituzioni politiche dallaltro.

Oggetti di prestigio e beni di consumo:


con gli sviluppi delletnografia, divenne evidente che anche gli altri popoli avevano dei modi
per produrre delle risorse e farle circolare, di fissare criteri di accesso ad esse e di controllarne
utilizzazione, anche se questi metodi non furono inclusi in un sistema economico nel senso
datogli dalle societ occidentali.

La vita e la funzione degli oggetti:


in alcune popolazioni, la relazione di scambio rituale ed economico di alcuni oggetti dona agli
stessi una memoria che vi viene incorporata, come fossero portatori di una fama imperitura per
coloro che avevano partecipato agli scambi. Cambiando circuito, beni con lunghe storie alle
spalle possono vedere azzerata la propria memoria.

La manipolazione delle risorse e le trasformazioni dello scambio:


lo scambio kula costituisce un sistema multicentrico, con un raggio transculturale. Si scoperto
che questi monili erano scambiati a scopo di prestigio, ma anche come compensazione
matrimoniale, moneta di acquisto di maiali o per pagare il diritto a coltivare terreni. Queste
trasformazioni dei sistemi kula suggeriscono che siamo di fronte a unistituzione economicocerimoniale influenzata da eventi storici e che tale istituzione stata ed ancora oggetto di
continue manipolazioni e nuove strategie. Questo esempio ci permette di capire la relazione tra
circolazione di risorse materiali e simboliche e lacquisizione di prestigio e potere.

1.2

LE NATURE DEL POTERE

Le teorie del potere sviluppatesi in occidente hanno cercato di coglierne pi che altro la
sostanza: il potere come facolt di sovrani delegati dal popolo (Hobbes), come espressione
della volont generale (Rousseau), come prerogativa dei monarchi per grazie divina (De
Maistre), come attivit esercitata da parlamenti funzionanti in qualit di comitati daffari della
borghesia (Marx). Le teorie pi recenti hanno messo laccento sul carattere pervasivo del
potere, sulla sua natura non istituzionale e iscritta nelle relazioni stesse tra individui.
Foucault cerca di vedere come il potere funzioni, agisca e costringa gli esseri umani a
comportarsi in un certo modo. Il potere, secondo Foucault, ovunque. Egli analizza le carceri, il
sistema giudiziario, la morale sessuale, la disciplina, il trattamento della follia, ecc. il potere
pu essere identificato con delle istituzioni, ma la sua efficacia si realizza per lo pi in maniera
invisibile. Il potere, infatti, si annida nei modelli introiettati, nei pensieri e nei comportamenti a
nostra totale insaputa.

Il potere tende ovunque a produrre rappresentazioni di se stesso.

Arena politica, attori politici e prospettiva processuale:


lo studio antropologico del potere ha posto lattenzione alla diverse modalit in cui, presso
differenti culture, si crea ci che stato chiamato arena politica, uno spazio astratto occupato
da tutti gli elementi che determinano il confronto politico (organizzazioni, individui, valori,
significati e risorse) che sono manovrati dagli attori politici nel loro confrontarsi per il potere.
Essi sono quanti si confrontano nellarena politica (partiti, frazioni, banche, universit,
associazioni, sindacati, ecc). Considerare la politica come unarena svincola la politica stessa
dallimmagine statica che aveva caratterizzato la riflessione passata sullantropologia sul tema
del potere, che oggi preferisce concentrarsi sugli aspetti dinamici della contesa politica.
Basandosi su queste considerazioni, lantropologia ha adottato quella che stata
chiamata prospettiva processuale, che ritiene che motivazioni e interessi trovino espressione
nellattuazione di determinate strategie; chiamata processuale perch coglie la politica nel
suo divenire.
Questa prospettiva consente di cogliere meglio la natura composita del fenomeno politico,
collegando lazione politica alle motivazioni, alle strategie, alle scelte individuali e collettive, si
confronta di continuo con altri aspetti della vita sociale e culturale.

FORME DI VITA ECONOMICA

2.1

LA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DELLE RISORSE

Controllare le risorse significa potere decidere della loro destinazione e anche esercitare un
controllo sulla produzione di esse.

La dimensione sociale delleconomia: il principio di reciprocit.


Lantropologia economica ha origini verso la met del Novecento per merito di Karl Polanyi.
Malinowski aveva notato come, nelle societ da lui studiate, la maggior parte delle attivit
della vita sociale si basasse su atti di natura specifica.
Boas aveva descritto il potlatch come una competizione tra individui dello stesso status per
elevare pubblicamente il proprio prestigio, a cui lo sfidato doveva obbligatoriamente
rispondere, pena la perdita dellonore.
Mauss interpret il dono accentuandone il carattere apparentemente volontario, libero, gratuito
e tuttavia obbligato e interessato.

Le forme di circolazione dei beni:


secondo Polanyi le forme di distribuzione e di scambio presenti nelle diverse societ sono
fondamentalmente tre: a) quella retta dal principio di reciprocit, b) quella basata
sulladistribuzione, c) quella fondata sullo scambio. Ognuna di queste forme si appoggia su un
diverso supporto istituzionale: la simmetria, la centralit, il mercato.
Le societ organizzate su gruppi di parentela, dove prevalgono scambi di tipo paritario e
simmetrico tra gruppi e parenti, sono basate sulla reciprocit/ simmetria; le economie che
presentano unautorit che concentra su di s i prodotti provenienti dalla periferia, che
vengono successivamente ridistribuiti secondo criteri ogni volta differenti sono fondate

sulla ridistribuzione/centralit; le economie nelle quali le merci circolano in base alla legge della
domanda e dellofferta sono regolate dal principio di scambio/mercato.
La monetarizzazione delleconomia ha alterato molti sistemi basati sulla simmetria e la
centralit.

La produzione sociale dei beni e il concetto di modo di produzione:


la circolazione dei beni un fenomeno sociale perch lo scambio, la distribuzione, lacquisto e
la vendita di tali beni pongono in relazione tra loro gli individui e i gruppi.
Se cambiano i rapporti di produzione, cio la relazione sociale tra mezzi di produzione e
manodopera, cambia anche il modo di produzione.

2.2

LANALISI ANTROPOLOGICA DELLE FORME DI VITA ECONOMICA

Molte societ dellAfrica e dellAsia sono state studiate evidenziando alcuni aspetti centrali del
processo produttivo inteso come fenomeno sociale: la natura dei mezzi di produzione, i loro
possessori legittimi (produttori singoli o collettivi), la relazione tra possessori dei mezzi di
produzione e quanto lavorano (schiavit, dipendenza servile o clientelare, uso collettivo o
privato degli strumenti di lavoro), la destinazione sociale dei prodotti (consumo da parte dei
produttori, ridistribuzione allinterno della comunit, scambio con altri gruppi, vendita o altro)

Comunit domestica:
secondo Meillassoux la comunit domestica si fonda su un accesso paritario di tutti gli individui
al mezzo di produzione per eccellenza. Allinterno di tale comunit lanzianit sociale
fondamento dellautorit.
Le donne sono la risorsa fondamentale per il raggiungimento dellindipendenza, e dal momento
che la loro circolazione dettata dagli anziani, il modo di produzione la relazione giovaneanziano.

Larticolazione dei modi di produzione:


la comunit domestica stata funzionalmente incorporata dalle altre forme economiche e
sociali nel corso della storia: tutte queste forme hanno sfruttato la sua capacit di svolgere la
sua funzione di luogo di riproduzione della manodopera.

Economie dellaffezione e politiche dello sviluppo:


larticolazione dei modi di produzione comporta il progressivo coinvolgimento dei sistemi locali
in sistemi pi ampi.
Quando i sistemi locali entrano in un rapporto di articolazione coi sistemi dominanti dal
mercato , le trasformazioni possono essere rapide e rilevanti. Tali rapidit e rilevanza
dipendono da quanto il sistema locale in grado di difendersi dalla pressione esterna. Questi
casi sono stati considerati esempi di una economia dellaffezione tipica di comunit tradizionali,
contrapposta ad un economia del valore.

Le strutture della dipendenza:


larticolazione tra sistemi e modi di produzione locali con leconomia di mercato potrebbe
essere fatta coincidere con una struttura della dipendenza, espressione della situazione della
subordinazione funzionale tra economie del centro ed economie della periferia. La dipendenza
nei confronti delle economie pi forti si instaura per il fatto che esse possono prelevare risorse
da quelle pi deboli, risorse che non possono essere impiegate localmente, rischiando di
produrre una stagnazione nelle economie di periferia.

Razionalit e irrazionalit nelleconomia:


nel pensiero occidentale dominato dallidea di razionalit logico-formale, anche leconomia
appare come un settore guidato dal calcolo e dal guadagno.
Pianificatori e consulenti ritengono che popoli che investono le loro risorse per scopi puramente
simbolici, sono da considerarsi irrazionali.
Alcuni antropologi ritengono che tali comportamenti non possono essere giudicati irrazionali,
perch rispondono al soddisfacimento in un bisogno considerato primario.
Per pianificatori e consulenti la razionalit ci che orienta il comportamento verso
lottenimento di un utile materiale: guadagno, profitto, ecc. Questa posizione smentita da chi
pensa che si possa essere razionali anche perseguendo scopi diversi.

TIPI DI ORGANIZZAZIONE POLITICA

3.1

ATTIVITA POLITICA E ORGANIZZAZIONE POLITICA

Lattivit politica laspetto intenzionale del comportamento individuale e collettivo madiante il


quale i singoli o i gruppi manipolano le regole e le istituzioni vigenti nella loro societ.
Unorganizzazione politica pu essere considerata come linsieme delle regole, delle istituzioni
e delle pratiche che contribuiscono a definire il quadro entro il quale si svolge lattivit politica.
Parlare di organizzazione politica significa evocare le dimensione del potere e dellautorit, che
possono essere incarnati da figure sociali particolari, che rivestono delle cariche, per eredit,
per elezione o consenso esplicito.
Il rispetto dellautorit, lesercizio del potere, la difesa degli interessi di un certo gruppo
possono essere ottenuti per vie differenti.

La classificazione tipologica:
nonostante le forme di organizzazione politica tendono a sfumare luna nellaltra, unutile
tipologia quella che parte dalla distinzione tra sistemi politici non centralizzati e centralizzati.
Allinterno dei sistemi non centralizzati si pu distinguere tra bande e trib.
Allinterno dei sistemi centralizzati si pu distinguere tra due forme principali: i potentati e gli
stati, gli ultimi raggruppabili in stati dinastici e stati nazionali.

Sistemi non centralizzati:

la banda: stata ritenuta dagli antropologi la forma pi elementare di organizzazione politica,


la pi antica e la meno odiernamente diffusa. caratteristica dei gruppi di cacciatoriraccoglitori nomadi. Esse sono sottoposte al flusso, il continuo allontanamento dei membri di
una banda e il loro riaggregarsi ad unaltra. I membri di questi gruppi sono sostanzialmente
eguali, e il flusso impedisce di avere unautorit permanente. Non mancano di certo i motivi di
scontro, quali possono essere accuse reciproche di stregoneria, casi di adulterio, rivalit tra
cacciatori. I comportamenti inadeguati sono sanzionati dalla semplice derisione
allallontanamento dal gruppo.

Le societ tribali e le ambiguit del termine tribale:


letichetta tribale stata assegnata a quasi tutte le societ studiate dagli antropologi ed
etnologi, per sottolineare che esse erano basate su principi organizzativi diversi dalla nostra.
Il trialismo quasi sempre una risposta alla dissoluzione di istituzioni e di ideologie unificanti, e
non un ritorno alla tradizione.

Le caratteristiche fondamentali delle societ tribali:


gli antropologi riservano luso del termine trib a un preciso tipo di organizzazione politica,
prevalentemente riscontrabile presso le popolazioni agricole e pastorali.
Sono definite tribali le societ in cui sono presenti pi gruppi di discendenza che si considerano
discendenti da uno stesso antenato.
Lorganizzazione politica definita acefalo, ovvero priva di un potere centrale con capacit di
decisione, di controllo e di coercizione.
Queste societ si fondano su istituzioni che assicurano la coesione tra i gruppi di discendenza
che tenderebbero, altrimenti, a separarsi, in quanto entit largamente autonome.

Lignaggi segmentari:
sono i gruppi di discendenza unilineari costitutivi di una trib. Una trib segmentarla
rappresentabile come un albero rovesciato. I componenti del lignaggio si riconoscono
idealmente come discendenti da uno stesso antenato, che pu essere uomo o donna, reale o
immaginario.
Vi sono lignaggi politicamente preminenti, specialmente se sono pi numerosi, pi ricchi,
ritualmente pi importanti.

Stratificazione rituale:
in molte societ tribali dellAfrica e del Medio Oriente esiste una distinzione importante tra
lignaggi, la quale riflette una funzione politico-religiosa svolta da alcuni di essi. possibile
trovare, presso alcune di queste societ, alcuni individui che possono incarnare unautorit
largamente rispettata ed ascoltata per motivi extra-politici.

Consigli di villaggio:
dove le popolazioni sono insediate in villaggi permanenti, ogni gruppo di discendenza ha propri
rappresentanti che si riuniscono periodicamente dando vita ai consigli di villaggio, assemblee
ristrette, fornite di potere decisionale e consultivo, nonch amministrativo.

Sodalizi, classi det, societ segrete:


nelle societ tribali esistono anche forme associative basate sui criteri del sesso e dellet.
Membri di questi gruppi possono entrare a far parte di sodalizi, forme associative che tagliano
trasversalmente i gruppi di discendenza. In alcune societ, la popolazione raggruppata in
base a fasce di et, gruppi nei quali si entra mediante riti di iniziazione officiati dai membri pi
anziani della societ.
Le societ segrete, erano costituite da individui affiliati tramite riti di iniziazione e costituiscono
centri di aggregazione e di potere.

Il Big Man:
i capi tribali si caratterizzano per la loro costante opera di ridistribuzione dei beni e dei benefici
e di supporto e di assistenza nei confronti del proprio seguito.
Nelle societ prive di lignaggi segretari, quindi non classificabili tribali, i grandi uomini sono
figure un po anomale. Questo titolo e la sua fama sono il risultato dellabilit e delliniziativa
personale; questi uomini sono costretti a ridistribuire periodicamente le ricchezze accumulate
grazie allaiuto di altri individui, convinti dal big man a collaborare con lui.

DOMANDE E RISPOSTE UGO FABIETTI, STORIA DELLANTROPOLOGIA


-

William Robertson Smith, lo studio sulla religione e la societ.

Smith, professore di ebraico e poi arabo, si sofferm sulla religione come istituzione nella
societ. Fu anche il primo a fare ricerche sul campo, in Egitto e Palestina, per verificare le sue
intuizioni. A differenza dei suoi contemporanei, studi la religione come fatto comunitario e
collettivo affermando che cera una certa analogia tra religione e politica. Not inoltre che il
sacrificio non era fatto per la divinit, ma era un modo per far s che la comunit si legasse a
Dio e che questultimo era lelemento di coesione del gruppo stesso. La religione un modo di
confermarsi agli standard collettivi e per sentirsi un membro appartenente alla societ.
Insomma la religione non viene considerata tanto per lo spirito, quanto per il bene della
conservazione sociale. Anche Smith, come altri evoluzionisti, vide molti dei rituali e delle
credenze della societ araba contemporanea riflettere i rituali eseguiti in passato dai loro
patriarchi.

Cosa intende EvansPritchard per modello segmentario

EvansPritchard tra le grandi figure dellantropologia sociale britannica e succedette come


professore a Radcliffe-Brown. Studi, tra il Sudan e il Congo, la stregoneria, la magia e le
procedure seguite dagli indovini. Ma il lavoro pi importante fu quello sugli studi
dellorganizzazione sociale e politica dei Nuer del Sudan, da cui nacque il famoso modello
segmentario. Secondo tale modello, le societ si fondano sulla contrapposizione di s.
(segmento) di lignaggio che organizzano e controllano il territorio. In un certo momento e in
una determinata sezione del territorio, un s. di lignaggio (per es., un uomo e i suoi figli maschi)
si contrappone a un s. in tutto analogo (un uomo, fratello del primo, e i suoi due figli maschi,
cugini dei precedenti). In una fase successiva gli stessi s. (e dunque le stesse persone) possono
riaggregarsi in ununit pi ampia che, a sua volta, si contrappone a ununit analoga,
appartenente al medesimo lignaggio. Il sistema politico-territoriale si fonda, dunque,
sullopposizione bilanciata e complementare di s. di gruppi unilineari di discendenza, che
organizza la distribuzione dei gruppi sul territorio definendone i reciproci rapporti di forza.
Elemento tipico di una simile contrapposizione listituzione della faida attraverso la quale si
d espressione ai processi di fissione e fusione delle unit politiche e territoriali.


Egli punt lattenzione sulle dinamiche delle alleanze del conflitto che portarono alla scoperta
di sistemi politici privi di veri e propri capi. Infatti la dinamica politica della societ Nuer
consisteva nei rapporti di alleanza o di conflitto che i vari segmenti autonomi della societ
potevano intrattenere alternativamente tra di loro. Tali segmenti costituiti dai discendenti dei
rispettivi antenati si univano o si allontanavano, per dare luogo a gruppi contrapposti in modo
da creare un opposizione che produceva un equilibrio delle forze in lotta. Tale equilibrio era la
ragione per cui i conflitti venivano poco dopo bloccati. Per queste dinamiche politiche il modello
segmentario

Cosa intende Clifford Geertz con espressione la cultura come un libro

Lantropologo Clifford Gertz riformula il concetto di cultura tyloriano, in primis eliminando


quella nozione di insieme complesso che ormai ha raggiunto il punto in cui rende oscuro molto
pi di quanto riveli. Quello che Geertz propone un concetto di cultura pi ristretto a partire
dal quale possibile ripensare lintero assetto dellantropologia. In realt non d una
definizione a questo suo concetto di cultura che raramente viene teorizzato in maniera diretta.
Una delle definizioni pi accurate si basa sullassunto di Max Weber secondo cui luomo un
animale sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha tessuto, e afferma che la cultura
consiste proprio in queste ragnatele di significati e la sua analisi, cio lantropologia, non una
scienza sperimentale in cerca di leggi, ma una scienza interpretativa in cerca di significati. La
cultura sarebbe quindi essenzialmente un concetto semiotico, poich va vista come un testo,
scritto dai nativi, che lantropologo deve sforzarsi di interpretare pur non potendo prescindere
dallinterpretazione dei nativi. Il sapere dellantropologo consisterebbe quindi in interpretazioni
di interpretazioni. E se interpretare significa, per Geertz, imporre un ordine, questordine
resta sempre un ordine a livello locale e il sapere dellantropologo resta sempre un sapere
locale, una local knowledge.Nellintroduzione dellopera Interpretazione di culture del 1973,
Geertz espone i principi direttivi della teoria interpretativa della cultura, ma subito mette in
guardia dai rischi di un eccessivo interpretazionismo: lantropologo tende a resistere a
qualsiasi articolazione concettuale, a qualsiasi valutazione di tipo sistematico. Basata solo
sullinterpretazione, questo approccio rifiuta qualunque tentativo di esprimere un concetto in
termini diversi dai propri. Va infine tenuto conto che linterpretazione dellantropologo resta
uninterpretazione di secondo grado, spiegata da Geertz con la metafora di chi si sforza di
leggere sopra le spalle di quelli a cui la cultura appartiene di diritto. Le interpretazioni dei nativi
sono condivise, hanno un carattere pubblico, sociale, laddove le interpretazioni
dellantropologo non possono che essere soggettive e influenzate dalla propria cultura,
preparazione, sensibilit. Egli compie una distinzione tra i concetti vicini allesperienza, per
indicare lapproccio interpretativo dei nativi, e i concetti distanti dallesperienza per intendere
invece lapproccio degli antropologi.

-Particolarismo storico di boas e il suo metodo di lavoro


Franz Boas una figura di rilievo negli Stati Uniti: egli concepiva il lavoro sul campo su singole
societ e aree particolari. Rifond il metodo storico, criticando gli evoluzionisti che avevano
indicato un aspetto unitario al genere umano il quale produceva certe e uguali culture. Il
carattere unitario al genere umano, in quanto a psiche, veniva condiviso da Boas; ma non
condivideva larbitrariet degli evoluzionisti i quali affiancavano fenomeni culturali simili con
nature profondamente diverse. Letnologia, secondo lantropologo, doveva scoprire le cause
storiche e comprendere la nascita di certi fenomeni relativi a singole aree, da qui nasce il
cosiddetto particolarismo storico.
- Boas condusse delle ricerche tra i gruppi nativi dei Kwakiutl sulla costa del Pacifico
settentrionale, dove analizz il Potlatch. Questultimo era linsieme di rituali di ostentazione con
cui i nativi distruggevano tutti i loro beni per affermare il loro prestigio/potere, una sorta di rito

per ristabilire lequilibrio a cui Boas diede delle spiegazioni al quanto economiche di mercato,
che non avevano alcuna valenza presso quelle societ ma che, secondo lantropologo, la loro
capacit psicologica aveva creato. Il Potlach, oggi, viene considerato un rituale che deve
distruggere quei beni poich, se entrassero a far parte del processo riproduttivo,
provocherebbero lalterazione della societ. Franz Boas sostenne nei suoi studi tre punti
importanti:
1. ricostruire levoluzione culturale umana dai primitivi non aveva senso;
2. il pensiero dei primitivi analogo a quello dei civilizzati e lunica differenza risiede nei
contesti sociali in cui operano;
3. tra natura (razza) e cultura non c alcun legame, mentre invece il razzismo cerca
proprio di collegare questi due aspetti attribuendo alla razza un ruolo determinante nei
confronti della cultura

LevyBruhl: le rappresentazioni mistiche

LevyBruhl e il prelogismo

Levy-Bruhl fond, con la collaborazione di altri colleghi, letnologia francese. Egli fu interessato
alla mente primitiva e fu questo il suo principale oggetto di studio. Critic la tradizione
dellevoluzionismo inglese, affermando che le rappresentazioni collettive erano comuni ad un
gruppo sociale e trasmissibili di generazione in generazione; erano dei fatti sociali alla
Durkhim che costituivano i comportamenti mentali. Levy-Bruhl non voleva studiare gli origini
di tali fatti sociali, ma la logica specifica che risiedeva al loro interno poich i fatti sociali erano
dati in una societ anchessa data. Luniverso simbolico del primitivo era legato alluniverso
sociale del primitivo. La partecipazione dei primitivi ai rituali del tutto mistica ed emozionale,
per questo non si creano dei giudizi propri; ci dimostra che la magia si continuava a praticare
nonostante i risultati proprio perch la rappresentazione collettiva non fa porre ai primitivi
lattenzione sul risultato. Lantropologo defin per i primitivi un tipo di partecipazione prelogica
e quella dei civilizzati di tipo logica. Il prelogico non sta per irrazionale o inferiore, ma una
differenza di tipo qualitativo.

Mead: la visione di sesso e genere

Margaret Mead una delle antropologhe pi importanti per il grande pubblico. Nel dopoguerra
e dopo la crisi del 29 aument la delinquenza giovanile e lemarginazione sociale e lalcolismo;
tutti fenomeni che evidenziavano un malessere sociale. Per questo molti studiosi, sia di
antropologia che di psicologia e sociologia, si interessarono a contribuire allo studio
dellinfluenza esercitata dalla cultura sullindividuo, alle modalit di trasmissione dei valori, al
modo di adattarsi a tali valori e ai modelli sociali. La Mead comp il suo primo viaggio in Samoa,
isola della Polinesia, da cui scrisse Ladolescenza a Samoa e con cui inaugur un piano di
ricerca fatto sul periodo temuto dai popoli occidentali e dagli americani stessi. I lavori seguenti
della Mead, Sesso e temperamento in tre societ primitive (1935) e Maschio e Femmina
(1949) portarono ad unaltra faccia dello studio, improntata sulla differenza di genere. Da
questi studi emerge che non vi erano dei tratti di caratteri femminile o maschile naturali, ma
determinati dalleducazione e dai modelli appresi dettati dalla cultura. I differenti valori
espressi da culture diverse tendevano a produrre un carattere tipo come risposta adattativa
individuale; in tal modo inaugurava lo studio delle differenze di genere.

Hertz: concetto di morte

Robert Hertz, partendo dallo studio di Durkhim, si sofferm sulla coesione sociale e da l
indag sul concetto di morte, sulla preminenza della mano destra e fu liniziatore

dellantropologia alpina (dopo aver compiuto viaggi in Italia nel santuario di San Besso a
Cogne). Perse la vita durante la prima guerra mondiale, ma avrebbe compiuto sicuramente altri
viaggi nel Borneo e in Indonesia. Pubblic il Contributo allo studio sulla rappresentazione della
morte, La preminenza della mano destra e Studio sulla polarit religiosa. La morte un
scandalo che viene superato con il rito funebre; infatti la societ realizza questi rituali per
permettere allindividuo di continuare il suo cammino in unaltra comunit che quella dei
morti. La morte pu apparire per il gruppo come una sorta di minaccia alla sua stessa coesione;
per questo crede che il membro non si perda, ma che passi alla comunit dei morti. La morte
non mette fine solo allesistenza corporea visibile, ma essa distrugge lessere sociale che si
sovrappone allindividualit fisica a cui la coscienza collettiva attribuisce unimportanza pi o
meno grande. La minaccia che avverte la comunit dovuta al fatto che la morte recide il
rapporto dellindividuo con il gruppo di cui fa parte e dal quale trae la sua stessa identit
sociale.

Lantropologia interpretativa di Geertz. limiti e presupposti

Dallinizio del 1970 se da un verso si intensificano gli studi antropologici, dallaltro si verifica
una crisi teorica, quella che stata chiamata crisi della rappresentazione etnografica: si
indaga sulla affidabilit degli informatori e sulla capacit delletnologo di comprendere le
culture indigene. Lantropologia interpretativa, rappresentata da Clifford Geertz, propone di
interpretare le culture come fossero dei testi, ipotesi che impone la necessit di una
traduzione; in questo senso traduzione e interpretazione sono le due modalit per
comprendere le culture altre e diverse.
Come esemplificazione Geertz propone una interpretazione del concetto di persona in tre
societ diverse (Giava, Bali, Marocco), considerando la nozione dal punto di vista dei nativi.
A Giava il concetto di persona corrisponde a unarmonia generalizzata del cosmo, per cui ogni
singolo essere collocato in un punto preciso entro un disegno armonico universale, nel cui
ambito il re occupa il posto pi elevato, specchio e immagine della potenza degli Dei.
A Bali il concetto di persona si collega piuttosto alla teatralit della vita rituale, tipicamente
balinese, nella quale ogni persona recita una parte, un personaggio del grande teatro del
mondo.
In Marocco infine la persona determinata dalla sua posizione topologica, allinterno dello
spazio sociale, che strutturato a cerchi concentrici: la famiglia, la famiglia estesa, il villaggio,
il paese e lintero mondo. Il concetto di persona in Marocco un concetto spaziale e
relazionale. Oggi non pi possibile studiare le comunit native nella loro integrit poich il
sincretismo culturale lelemento dominante. Le comunit sono in contatto reciproco, la civilt
occidentale ha invaso in maniera pervasiva lintero pianeta, sconvolgendo gli equilibri sia
culturali che ecologici, e imponendo una serie di situazioni che hanno scardinato le strutture
socioculturali originarie dei popoli di interesse etnologico.

Leenhardt ed il concetto di persona.

Leenhardt una figura importante delletnologia francese e studi nella Nuova Caledonia i
Canak. Egli era un missionario protestante, ma diversamente dai suoi colleghi cerc di
instaurare un ponte tra la sua religione cristiana e quella Canak. Di fatti cominci a tradurre la
Bibbia nella lingua Canak e fu da quel momento che si appassion alla loro cultura, in
particolare al mito. Leenhardt si concentr sulla persona e non sulla societ, il mito veniva
legato allidea di persona inteso come un modo per partecipare al mondo e alla natura. Cera
come una identit di corpo e natura nella mente partecipativa arcaica e questa identit era
espressa nel mito. Il mito, dunque, era lo spazio intellettuale in cui il primitivo costruiva il
proprio mondo, come spazio di partecipazione al mondo tipico della mentalit arcaica. Per
Leenhardt, pensiero partecipativo e razionale convivono luno accanto allaltro e non sono
distinte nelle diverse epoche della storia umana.


Antropologia americana, portare un esempio dun autore che si occupato di psicologia
e psicoanalisi.
Franz Boas una figura di rilievo negli Stati Uniti: egli concepiva il lavoro sul campo su singole
societ e aree particolari. Rifond il metodo storico, criticando gli evoluzionisti che avevano
indicato un aspetto unitario al genere umano il quale produceva certe e uguali culture. Secondo
Boas, uno dei compiti fondamentale delletnologia era quello di determinare i processi
psicologici che operavano nello sviluppo dei fenomeni culturali. Egli pose lattenzione su come
lindividuo reagisce alla propria cultura e contribuisce a riprodurre e a modificare, al tempo
stesso, i modelli sociali di comportamento. Tale studio doveva rappresentare una linea
alternativa di ricerca nei confronti della tradizione evoluzionistica o ad una qualunque
spiegazione di tipo deterministica. I processi psicologici, cio le rappresentazioni che gli agenti
di una data cultura si facevano della propria esistenza sociale, divenivano la realt oggettiva
della vita sociale stessa. Dunque il criterio, che qualificava come valida una qualunque
inchiesta etnografica, risiedeva nel grado maggiore o minore di fedelt con la quale letnologo
sapeva cogliere la realt sociale nella rappresentazione che di essa si facevano i membri della
popolazione studiata. Boas espresse questa teoria senza svilupparla.

- Antropologia evoluzionista: quali sono i protagonisti e quali i loro paradigmi


In Gran Bretagna tra 1837 e 1901 regn la regina Vittoria che port il paese a diventare una
grane potenza militare, coloniale ed economica. Uno degli esponenti pi importanti
dellantropologia evoluzionista fu Tylor, il quale nel 1871 pubblic Culture Primitive in cui
spiegava il significato di cultura intesa come un insieme complesso di modelli, credenze, lingue
e tradizioni che venivano apprese dagli individui nelle societ. La sua visione era di tipo
evoluzionistico-comulativo come gli illuministi dellassociazione degli osservatori delluomo. Lo
stato primitivo in cui si trovavano i popoli barbari era lo stato che avevano attraversato i loro
progenitori. Luso dellanalisi comparativa era il modo degli evoluzionisti e antropologi di
seguire le ricerche di altri. Spesso per non era affidabile perch distorceva alcuni elementi
posti in periodi diversi e quindi incomparabili; inoltre si poteva parlare solo di evoluzione
generale. Altro rappresentate dellevoluzionismo fu Robertson Smith che in molti rituali e
credenze delle societ arabe e contemporanee vedeva il passato dei loro patriarchi. Lultimo
esponente dellet vittoriana fu Frazer con il testo Ramo doro in cui cerc di spiegare
attraverso un processo evoluzionistico la magia, la religione e la scienza. I primi uomini per
ignoranza affidarono alla magia la capacit di controllare i processi naturali; dopo di essi alcuni
uomini si arrogarono il potere di questi processi rituali, dando vita alla religione e quindi ai
sacerdoti come intermezzo tra uomo e Dio. Infine arrivarono gli uomini che cominciarono a
guardare il mondo con uno sguardo scientifico e razionale. In questo periodo, in Inghilterra, ad
Oxford, grazie a Pitt-Rivers, nacque il primo museo che raccoglieva i vari oggetti e ne illustrava
levoluzione, seguito poi da Mantegazza in Italia a Firenze.

Marcel Mauss e il fatto sociale totale. Spiega in cosa consiste con un esempio.

Marcel Mauss fu promotore delle ricerche sul campo e quindi della stessa Etnologia, pur non
avendo mai fatto viaggi. Il termine fatto sociale totale venne utilizzato dallantropologo per
intendere tutti quegli elementi del sociale che andavano a coinvolgere una pluralit di livelli
sociali. Con il saggio sugli eschimesi tratt il fatto sociale totale; in questo gruppo in Estate vi
era un certo individualismo dovuto alla caccia e alla dispersione dei singoli, mentre durante
linverno il collettivismo era segnato dallo stare insieme tra feste e riti. Questo comportava una
divisione costituita da opposizioni nelluniverso degli eschimesi, una sorta di bipolarit ciclica.
Mauss riteneva che da un aspetto del sociale si potesse giungere ad una molteplicit di
elementi sociali, questo perch si trattava di fatto sociale totale.
Il saggio sul dono (1924) fu uno dei suoi lavori pi importanti. Egli studi il Potlach di Boas e il
Kula di Malinowski. Nelle societ primitive i riti e gli scambi erano complessi, egli li identific

come fatti sociali totali. Lo scambio tra individui implicava la reciprocit e lo scambio di doni
venne inserito nella categoria doni a carattere volontario, libero e tuttavia obbligato e
necessario. Le tre regole alla base del dono erano: donare, ricevere e ricambiare. Grazie a
queste si strutturava il principio della reciprocit. Una qualit, secondo Mauss, intrinseca
nelloggetto era Hau, cio lo spirito delloggetto. Una volta donato la cosa, il ricevitore entra
in una fase di debito; lequilibrio pu essere ristabilito solo se viene ricambiato il dono.

Cosa intende Durkhim con forme elementari di vita religiosa

Come interpret Durkheim il totemismo

Durkhim diede vita agli sviluppi sociologici ed etnologici nella Francia del XIX secolo. Egli
prese il concetto di coscienza collettiva come un qualcosa di sovraindividuale e di autonomo
applicabile e presente in tutte le societ. Secondo lantropologo, attraverso lo studio
comparativo del pi alto numero di societ, si poteva arrivare a determinare leggi universali
della vita sociale. Nel 1893 allinterno dellopera Divisione del lavoro sociale Durkhim
descrive una solidariet meccanica e una organica: nella prima la vita sociale influenza tutte le
scelte dellindividuo e la coscienza collettiva rispecchia la solidariet meccanica che unisce tutti
i singoli; mentre nella seconda se i singoli si differenziano con atti individualistici e di adesione
volontaria, ecco che la solidariet organica e la coscienza collettiva presente in minima
parte. Nellopera Forme elementari di vita religiosa (1912) lantropologo cerca gli elementi
che fondano la religione e la societ, per questo si rif a forme di religione pi semplici come il
totemismo presso gli aborigeni australiani. Questultimi si identificano con una pianta, un
effetto atmosferico, un animale che viene rappresentato con il totem. Nel totem Durkhim
individua lunione del gruppo che viene idealizzata e ladorazione da parte degli aborigeni
diretta alla propria unione, senza la quale sarebbero perduti. La societ segue, per Durkhim,
un proprio percorso e scopo; inoltre egli dimostrava che la religione un fenomeno unitario in
tutte le sue forme. Lantropologo considerava i fatti sociali, che per lui costituivano loggetto
specifico della sociologia, come insieme di azioni e rappresentazioni identificabili sulla base del
potere che essi avevano di esercitare una costruzione sugli individui.

RadcliffeBrown: il gruppo dei fratelli o siblings group

Lantropologo inglese Radcliffe-Brown compie il suo primo viaggio nelle isole Andamane
delloceano indiano e scrisse Gli isolani delle Andamane (1922). In questa opera cerc di
definire la funzione della religione, interpretata come un qualcosa di invisibile con cui
instaurare un rapporto e mantenere unarmonia. Si sofferm sulloggetto dellantropologia e su
di un possibile metodo che ne indicasse loggetto stesso. Concluse, dunque, che lantropologia
ha come oggetto le leggi che determinano il funzionamento della societ, e i processi che
rendono possibile la riproduzione di forme sociali attraverso un metodo che individui i
meccanismi atti al funzionamento e che formulino leggi valide per tutti. La struttura sociale
un concetto centrale che indica la trama dei rapporti esistenti tra gli individui messi in relazione
a processo e funzione sociale; per processo sociale si indica linsieme di azioni degli esseri
umani e la loro interazione, mentre la funzione sociale designa il rapporto tra struttura sociale e
processo vitale. Lantropologo inglese lavor ai sistemi di parentela utilizzando la sua
esperienza in Australia tra gli aborigeni, dove scopr il sistema Kairera. In questo sistema il
nascituro veniva prima assegnato ad una sezione diversa da quella della madre e del padre, poi
doveva unirsi ad un individuo che non appartenesse a nessuna delle due sezioni (materne e
paterne). Da qui la terminologia, per Radcliffe-Brown, traduceva il significato dei
comportamenti ai sociali reali. Formul dei principi strutturali tra cui quello dellunit del
gruppo dei fratelli o Siblings Group, cio dei figli dello stesso padre e della stessa madre senza
distinzione di sesso. il Siblings Group forma una unit sociale solidale a cui un individuo che
non gli appartiene pu riferirsi con gli stessi termini. Con questo principio lantropologo mise in
diretto rapporto la terminologia parentale e il comportamento sociale.

Ethos e Eidos

Gregory Bateson condusse i suoi studi prima in Melanesia e poi in Nuova Guinea presso gli
Atmul, da cui scrisse il libro Naven riprendendo il nome di un rito. Questo rito comportava il
travestimento nel sesso opposto di ogni singolo membro della famiglia del giovane, che aveva
compiuto una azione ritenuta positiva e di valore nella cultura locale. Bateson interpret tale
rito non come una deviazione psicologica, ma come un modo per ostentare le movenze, i
sentimenti non consoni alla loro identit, di uomini o di donne. Lantropologo interpret
questusanza alla luce di due categorie tipicamente occidentali:ethos (tono emotivo)
ed eidos (lideale). Lideale maschile Iatmul intriso di una profondafierezza e crudelt (eidos),
che non contempla la possibilit di esprimere sentimenti (ethos), attitudine che considerata
invece esclusivamente femminile. Durante il rituale del naven, grazie al travestimento, gli
uomini hanno modo di esternare sensazioni emotive e le donne possono ostentare fierezza,
possibilit negate nel quotidiano. Per Schismogenesi si intende quellinsieme di interazioni tra
individui o gruppi che d origine a divisioni tra i gruppi o gli individui stessi. La Schismogenesi
un tipo di circolo vizioso che se non interrotto da qualche intervento esterno porta al
manifestarsi di situazioni distruttive come la schizofrenia.

Il rapporto di De Martino col meridione e il suo metodo di lavoro

Una svolta decisiva nellesistenza e nellattivit di De Martino fu determinata dalla sua


esperienza di militante nei partiti della Sinistra e dal proprio impegno ideologico-sociale. Dal
1945 egli si trov ad agire, come segretario di federazione del Partito socialista nellItalia
meridionale. Il contatto diretto con i contadini del Sud impresse un marchio originale sulla
personalit dello studioso, che in quellesperienza ricevette lo stimolo a muoversi verso
unetnologia o antropologia fatta di ricerche sul territorio. Da allora fu spinto ad assumere come
problema centrale della propria ricerca lanalisi del folklore religioso nella cultura contadina del
Sud. Nessuno aveva fin ad allora affrontato nella sua autonomia il problema della cultura
contadina del Sud. De Martino sent lurgenza di colmare questo vuoto. Lantropologo si avvi al
suo compito di analisi e interpretazione, valendosi del suo ruolo di storico, utilizzando le
tecniche della ricerca etnologica e attraverso gli scritti di Gramsci. Con una serie di missioni
etnografiche dai primi anni 50, egli raccolse una quantit di documenti relativi a
manifestazioni magico-religiose e ne studi le origini storiche, i rapporti con le condizioni
storiche e sociali attraverso i secoli, i motivi impliciti che ne giustificavano il persistere. Oggetto
della sua investigazione particolarmente furono: il complesso mitico-rituale della fascinazione
in Lucania (Sud e magia, Milano 1959); le persistenze del pianto funebre in Lucania (Morte e
pianto rituale nel mondo antico, Torino 1958), il tarantismo del Salento (La terra del rimorso,
Milano 1961). Il perdurare di tali rituali e credenze interpretato come espressione di una
resistenza implicita, inconsapevole e disorganica alla cultura ufficiale cristiana, rappresentata
dalla Chiesa. La storia delle varie polemiche del clero contro tali manifestazioni , dallo
studioso, ripercorsa a prova della sua interpretazione, che spiega anche gli adattamenti della
politica culturale ecclesiastica nellassorbire e riplasmare culti e credenze dorigine arcaica.
Daltra parte De Martino racconta il perdurare di tali arcaismi come espressione duna
concezione del mondo propria di una societ rimasta per secoli nellisolamento, da parte dei
poteri centrali e delle istituzioni ufficiali che lemarginarono e la sfruttarono. La miseria
culturale lo specchio di una miseria psicologica determinata a sua volta da condizioni storicosociali imposte allintero Mezzogiorno da un regime di subalternit plurisecolare e che pure in
epoca contemporanea in certa misura persiste. Il folklore religioso appare, dunque, come il
riflesso della non-storia del Sud, e cio della continua repressione subita. Con le sue tre opere
sinaugur in Italia un importante filone di ricerche di etnologia della societ meridionale. De
Martino svilupp anche tecniche innovative di lavoro come quella dellindagine interdisciplinare
che adott soprattutto nello studio del tarantismo pugliese. Consisteva nellunione in
ununica quipe di uno psichiatra, di un psicologo, di uno storico delle religioni, di
unantropologo culturale, di un etnomusicologo e di un documentarista cinematografico.

Lo strutturalismo, e la concezione di strutturalismo nel pensiero di LviStrauss

Lantropologo francese Lvi-Strauss il massimo esponente dellantropologia strutturalista. Lo


strutturalismo pu essere considerato come una sorta di filosofia di carattere antropologico,
che tenta di dar conto del reale utilizzando idee e principi teorici provenienti da ambiti di
sapere eterogenei, organizzati allinterno di un campo esperenziale non sempre sottoponibile a
verifica sperimentale. Con la nascita dello strutturalismo, si intese creare un ponte
metodologico in grado di mettere a confronto culture diverse, facendole incontrare, e
rendendole in questo modo funzionanti come semplici variabili di temi universali costanti, nella
dimensione sottostante lo spirito umano, linconscio. Lanalisi strutturalista tende ad andare
oltre i specifici ambiti sociali, per ritrovare quelle categorie universali presenti nella mente
umana; le differenze culturali vanno lette come variabili di temi costanti, puntando su di una
natura umana sempre uguale a se stessa, non soggetta alle intemperie storiche e culturali.
Cosi facendo, per, si tende a perdere di vista lanalisi diacronica dei fatti (ossia storica), per
concentrarsi sulla ricerca di quelle strutture mentali nascoste, di cui le varie culture
rappresenterebbero la facciata esterna. vi-Strauss, il pi rigoroso seguace dello strutturalismo,
ha aperto la strada a una nuova interpretazione di tutti i prodotti culturali delluomo, dalle
strutture della parentela, al folclore, alla letteratura, alla mitologia, in una visione unitaria
delluomo cos come si manifesta, psicologicamente e culturalmente, nella sua vita quotidiana.

Lvistrauss: parlare dei miti

Nellambito dellantropologia strutturalista, Lvi-Strauss dimostra come ogni mito pu essere


rappresentato mediante una matrice, dove ogni elemento figura su una colonna orizzontale e
su una colonna verticale. Le narrazioni mitiche sono esercizio ed espressione del pensiero
mitico, e questo conduce alla comprensione dei valori e dei rapporti latenti, immanenti a tutto
il racconto. In realt, secondo Lvi-Strauss il pensiero mitico procede dalla presa di coscienza di
talune opposizioni e tende alla loro mediazione progressiva; o meglio, loggetto del mito
fornire un modello logico per risolvere una contraddizione. Nei miti, che vengono dunque presi
in considerazione non in rapporto agli elementi isolati che entrano nella loro composizione, ma
in rapporto alla maniera in cui tali elementi appaiono combinati tra loro, si debbono scoprire le
unit costitutive o elementi strutturali che corrispondono agli elementi strutturali del
linguaggio, e cio i mitemi. Le strutture mitiche, una volta individuate, non hanno tuttavia
una sola valenza identificante, ma possono rivelarsi a pi livelli di interpretazione, e cio
possono essere comprese in base a diversi codici.

DOMANDE E RISPOSTE UGO FABIETTI, ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE

Commentare un passo del Fabietti sul legame tra concetto di confine di una cultura e identit.
Le culture non hanno confini netti, precisi e identificabili con sicurezza. Hanno per dei nuclei
forti che le distinguono da alcune ma che, allo stesso tempo, le assimilano ad altre.
Allontanandosi da nuclei forti, le differenze sbiadiscono o si intrecciano. Il problema del confine
di una cultura connesso con quello dellidentit (lidea di appartenere ad un s collettivo).
Nellepoca in cui viviamo i contatti umani sono intensificati e gli spostamenti sono sempre
maggiori, dunque i confini tendono a moltiplicarsi. Ad esempio, oggi le citt del mondo sono
caratterizzate dalla presenza in crescendo di minoranze di ogni tipo. cos che lincontro con la
differenza diventato ormai un tratto costitutivo della nostra vita. Ad esempio, la cultura
occidentale una di quelle che ha pi enfatizzato la dimensione dellidentit, tuttavia non si
valuta abbastanza che la cultura occidentale ci che in quanto si plasmata in relazione ad
altre culture. In conclusione, il concetto di confine di una cultura e didentit sono connessi
poich, grazie alla globalizzazione e allintensificazione delleconomia internazionale, in

entrambi le differenze si sono sbiadite o intrecciate tra loro in un intenso processo di incroci e
di mutuo arricchimento.
Forme di vita economica in antropologia
Combinando la teoria di Polanyi sui modelli di scambio (le forme di distribuzione e di scambio
presenti nelle diverse societ sono fondamentalmente 3: quella retta dal principio della
reciprocit, quella basata sulla ridistribuzione e quella fondata sullo scambio) con quella di
Marx sui modi di produzione (determinati dalla combinazione dei mezzi di produzione, della
manodopera e dei rapporti di produzione), lanalisi antropologica ha potuto accostarsi alle
forme di vita economica secondo nuovi orizzonti. Molte societ dellAsia e dellAfrica sono state
infatti studiate da un punto di vista che mette in luce alcuni aspetti centrali del processo
produttivo inteso come fenomeno sociale: la natura dei mezzi di produzione, i loro possessori
legittimi, la destinazione sociale dei prodotti, la relazione che si instaura tra possessori dei
mezzi di produzione e quanti lavorano, ecc. Tali analisi hanno prestato attenzione al modo in
cui forme di vita economica fondate su relazioni produttive tradizionali, come la parentela o la
servit, entrano in rapporto con leconomia di mercato e le logiche di altri Paesi come gli Stati
Uniti, la Cina, lEuropa e il Giappone (i maggiori centri decisionali in materia di economia e
finanza). Un esempio di questi studi sono quelli fatti da Claude Mellassoux sulla comunit
domestica in Costa dAvorio. Secondo lantropologo francese, la comunit domestica si fonda
su un accesso paritario di tutti gli individui al mazzo di produzione per eccellenza: la terra.
Allinterno di tale comunit lanzianit sociale fondamento dellautorit: gli anziani, uomini
sposati con prole in grado di lavorare, hanno il controllo delle risorse. Tali risorse non
coincidono per forza con la terra e gli attrezzi, ma bens con le donne. Questultime sono il
fattore chiave da cui deriva il potere degli anziani: le donne sono la risorsa fondamentale,
poich sposandole e avendo da loro dei figli, il giovane diventa indipendente. La circolazione
delle donne stabilita dagli anziani e la relazione sociale che determina il modo di produzione
il rapporto giovane-anziano.
Concetto di finzioni antropopoietiche
Lantropopoiesi fa parte di una famiglia di termini che ruotano attorno allidea di genesi
dellessere umano. Il termine richiama a un processo di formazione: il cammino verso
lumanit. Lantropopoiesi vista al contempo sia come antropogenesi e sia come rinascita
delluomo in quanto essere sociale e fabbricazione di modelli e finzioni dumanit. Nei testi di
Eliade troviamo citati molti dubbi a riguardo: lantropopoiesi, cio la costruzione di uomini,
potrebbe essere una fandonia, una presa in giro da attribuire a ignoranza e superstizione,
unillusione o unauto-illusione dovuta alle fede in entit sovraumane o una super valutazione
dei poteri degli uomini di una societ, unauto-esaltazione troppo umana.
Fare un ragionamento antropologico sulle forme della vita politica
Lattivit politica laspetto intenzionale del comportamento individuale e collettivo mediante
il quale i singoli o i gruppi manipolano le regole e le istituzioni vigenti nella loro societ.
Unorganizzazione politica pu essere considerata come linsieme delle regole, delle istituzioni
e delle pratiche che contribuiscono a definire il quadro entro il quale si svolge lattivit politica.
Parlare di organizzazione politica significa evocare la dimensione del potere e dellautorit, che
possono essere incarnati da figure sociali particolari, che rivestono delle cariche per eredit,
elezione o consenso esplicito. Vi sono anche societ in cui le cariche sono assenti, cos come le
istituzioni o i ruoli politici istituzionalizzati. Il rispetto dellautorit, lesercizio del potere, la
difesa degli interessi di un certo gruppo possono essere ottenuti per vie differenti. Malinowski
aveva individuato nella reciprocit il meccanismo capace di assicurare il rispetto delle regole in
quelle societ, chiamate allepoca, primitive. Nella maggior parte di queste societ la parentela
e let hanno costituito dei fattori importanti per assicurare il rispetto dei diritti e delle regole
sociali. Si pu fare una classificazione tipologica in sistemi centralizzati e non centralizzati.
Allinterno dei sistemi non centralizzati abbiamo: da un lato le bande e dallaltro le trib (e il Big
Man). Nei sistemi centralizzati, invece, abbiamo i potentati e gli Stati, questultimi raggruppabili
in stati dinastici e stati nazionali. La banda stata ritenuta, dagli antropologi, la forma pi
elementare di organizzazione politica, la pi antica e la meno odiernamente diffusa.
caratterizzata dai gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi. Le bande sono sottoposte al flusso,
cio il continuo allontanamento dei membri di una banda e il loro riaggregarsi ad unaltra. I

membri di questi gruppi sono sostanzialmente eguali e il flusso impedisce di avere unautorit
permanente. Non mancano i motivi di scontro, quali possono essere accuse reciproche di
stregoneria, di adulterio, rivalit tra cacciatori. I comportamenti inadeguati sono sanzionati
dalla semplice derisione allallontanamento dal gruppo. Gli antropologi riservano luso del
termine trib a un preciso tipo di organizzazione politica, prevalentemente riscontrabile presso
le popolazioni agricole e pastorali. Sono definite tribali le societ in cui sono presente pi
gruppi di discendenza che si considerano discendenti da uno stesso antenato. Lorganizzazione
politica definita acefalo, ovvero prima di un potere centrale con capacit di decisione, di
controllo e di coercizione. Queste societ si fondano su istituzioni che assicurano la coesione
tra i gruppi di discendenza che tenderebbero, altrimenti, a separarsi, in quanto entit
largamente autonome. Il Big Man il capo tribale e si caratterizza per la loro costante opera di
ridistribuzione dei beni e dei benefici, di supporto e di assistenza nei confronti del proprio
seguito.
Rapporto religione-globalizzazione con esempi
Dalla fine del XIX secolo i filosofi hanno cominciato a discutere riguardo la secolarizzazione,
cio la ritrazione progressiva del sacro dalla vita sociale e dalla sensibilit degli individui. Oggi
per non pare una tendenza inarrestabile perch c una forte crescita di movimenti e culti
nuovi. Quindi non sta avvenendo la scomparsa del sacro, ma la sua privatizzazione in quanto
sempre pi diffusa una religiosit stile fai dai te, cio una sintesi personale di credenze e riti
provenienti da tradizioni diverse. Questi movimenti possono essere:

culti di revitalizzazione, cio quelli in cui un gruppo o una comunit dichiarano di puntare
al miglioramento delle proprie condizioni di vita e i cui riti hanno lo scopo di rivitalizzare il
senso di identit di gruppo o della comunit medesima;

culti millenaristici, accentuano rappresentazioni relative allavvento di unepoca di pace


e felicit;

culti nativistici, quelli che fanno propria la protesta contro le condizioni di svantaggio
sofferte dalle popolazioni native e che mirano a riaffermare lidentit della cultura nativa;

culti messianici, sono quelli a sfondo carismatico legati alla presenza di una forte
personalit e sono in attesa di una rivoluzione socio-politica radicale.
Alcuni culti nati nel contesto degli sconvolgimenti prodotti dal colonialismo possiedono i
caratteri dei movimenti organizzati, con obiettivi che spesso finiscono per assumere una
sfumatura politica come avvenuto per i culti millenaristici in Melanesia; altri culti sono invece
pi circoscritti e possiedono finalit molto particolari come quelli che si sviluppano presso i
gruppi occupazionali. Un culto riconducibile a un gruppo occupazionale ad esempio il culto di
El Tio, diffusosi ormai da molto tempo tra i minatori boliviani dello stagno. Dai risultati delle
ricerche degli antropologi negli anni 70, sullo studio delle comunit minerarie boliviane per
coglierne le trasformazioni causate dallinserimento del controllo delle multinazionali, si
rivelato che i minatori avevano sviluppato in chiave demoniaca lidea del proprio rapporto con il
lavoro. El Tio per i minatori rappresenta il punto di mediazione e di passaggio concettuale fra il
delicato equilibrio delle risorse naturali e il peso di un logica di sfruttamento allinfinito delle
risorse stesse.
Etnocentrismo e relativismo culturale
Etnocentrismo, coniato dal sociologo e antropologo Sumner nel XX secolo, il termine tecnico
che designa una concezione per la quale il proprio gruppo considerato il centro di ogni cosa,
mentre tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso. Ci comporta la
supervalutazione della propria cultura e, di conseguenza, la svalutazione della cultura altrui.
Letnocentrismo pu nelle peggiori delle conseguenze assumere comportamenti patologici. Ci
si verifica quando vi un eccessivo rifiuto verso gli altri fino a sfociare in una vera e
propria intolleranza o in forme mentali complesse dirette o indirette in genere dannose per chi
non faccia parte del noi. Quando letnocentrismo si traduce nella sua forma mentale, sociale e
culturale pi esasperata diviene razzismo, tendenzialmente orientato non solo al rifiuto ma alla
distruzione dellaltro.
Con lespressione relativismo culturale, sviluppata presso la scuola americana di Boas, si indica
quellatteggiamento che consiste nel ritenere che comportamenti e valori, per poter essere
compresi, debbano essere considerati allinterno del contesto complessivo entro cui prendono
vita e forma. Lantropologia relativista quando ritiene che le esperienze culturali altre non

possono venire interpretate attraverso lapplicazione scontata e ingenua delle categorie della
cultura dellosservatore. Al contrario, per poter essere compresi, i comportamenti e i valori
devono essere letti in una prospettiva olistica, cio in connessione con tutti gli altri
comportamenti e valori che tendono a conferire a essi un senso. Il relativismo un
atteggiamento intellettuale che mira a comprendere, dove comprendere non significa
giustificare, ma collocare il senso delle cose nel loro contesto.
Commentare un passo del Fabietti sulla concezione del corpo
Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo, il quale una specie di
mediatore tra noi e il mondo ed un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con
lambiente circostante. La coscienza attraverso il corpo o conoscenza incorporata sta alla base
di ci che Bourdieu ha chiamato habitus, cio il complesso degli atteggiamenti psico-fisici
mediante cui gli esseri umani stanno nel mondo. importante sottolineare che questo stare
nel mondo uno stare di natura sociale e culturale, per cui lhabitus varia sulla base delle
nostre particolari caratteristiche psico-fisiche, ma anche a seconda dei modelli
comportamentali e rappresentazioni di una determinata cultura. Anche le emozioni e i
sentimenti sono incanalati dal corpo secondo modelli culturali precisi. Il corpo degli esseri
umani culturalmente disciplinato, nel senso che le tecniche di tale disciplina dipendono dai
modelli culturali vigenti (ad esempio: ai bambini da una certa et in poi viene insegnato a fare i
proprio bisogno in luoghi e momenti appropriati). La societ cerca di imprimere nel corpo dei
suoi comportamenti i segni della propria presenza. Senza un gruppo che li educa, li forma e li
sostiene sarebbero dei derelitti. Il corpo anche un veicolo privilegiato per manifestare la
propria identit sociale e individuale; i tatuaggi, le perforazioni, le circoncisioni, le infibulazioni,
ecc. sono tutte le pratiche finalizzate a quella che lo studioso Remotti ha definito Antropopoiesi,
cio la fabbricazione dellumano da parte della societ.
Societ acquisitive: caratteristiche
Si dicono acquisitive le popolazioni che realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di
risorse spontanee dallambiente. La caccia-raccolta ( a cui possiamo aggiungere la pesca) si
basa su tecniche di sfruttamento delle risorse naturali finalizzate allacquisizione di risorse
spontanee, di natura animale e vegetale. Caratteristica di questa forma storica di adattamento
che essa, a differenza di altre, non implica alcuna forma di intervento sulla natura che possa
determinare un cambiamento della natura stessa. Gli esseri umani prendono ci che la natura
offre. Nelle societ acquisitive il lavoro umano si presenta come unattivit a rendimento
immediato. Per molti antropologi il carattere spontaneo delle risorse su cui si basano queste
societ avrebbe ripercussioni importanti sullorganizzazione delle societ stesse, fondate
sullegualitarismo, la cui sopravvivenza resa possibile solo grazie ad un forte sentimento di
cooperazione tra gli appartenenti. Anche i rapporti tra i sessi sono molto pi paritari rispetto ad
altri popoli: la divisione del lavoro quasi inesistente e le donne sono nomadi e non vengono
confinati alle mura domestiche. Le condizioni generali di vita di questi gruppi o bande
(lesiguit numerica, la mobilit, lassenza di risorse accumulabili, la mancanza di una divisione
marcata del lavoro), fanno s che le differenze tra gli individui non siano stabili, non si ha cio la
formazione presso queste societ di gruppi socialmente differenziati. Gli studi antropologici su
queste societ hanno fatto emergere il flusso, cio il complesso di movimenti che rende difficile
concepire la banda come ununit stabile dal punto di vista territoriale e sociale.
Spiega il concetto di arte tribale
Con la moltiplicazione dei musei antropologici ed etnologici, nel corso del XIX secolo, in Europa
e negli Stati Uniti arrivarono un enorme quantit di oggetti provenienti dai mondi primitivi.
Da questo momento notiamo un inglobamento della produzione estetica primitiva nella
categoria di arte. Tra la fine dell800 e i primi decenni del 900, i pittori e gli scultori europei
appartenenti alle correnti di avanguardia cominciarono a prestare una speciale attenzione agli
oggetti provenienti dallAfrica, dallOceania e dalle Americhe. Lattenzione per questi manufatti,
objects sauvages, ebbe motivazioni complesse: la corrente primitivista di Gauguin voleva
opporsi alla modernit industriale recuperando modelli sottratti dalla modernit; la tendenza
del modernismo riprese le arti esotiche come motivo di ispirazione, come le sculture o le
maschere africane per Picasso. Il modernismo, nei primi del 900, considerava le opere
primitive come opere senza tempo e dunque prototipi artistici allo stato puro. Da qui in avanti

diventa normale parlare di arte modernista e arte primitiva: si presume ormai che i principi che
stanno alla base dei due tipi di arte siano identici. Larte tribale e quella moderna risultano
apparentemente affini proprio per la distanza che le separa entrambe da un universo che ci
familiare e non in ragione di una convergenza dei principi che le ispirano. Il mercato dellarte
diede forte impulso allinglobamento della produzione estetica primitiva che, oltre ad una
iniziale richiesta dei musei etnografici, parallelamente si svilupp sempre pi nel mercato
privato affermandosi con mostre, galleristi, collezionisti e riviste specializzate.
Argomentare una citazione tratta da Elementi di Antropologia Culturale su cultura, confini
della cultura e identit, culture selettive, dinamiche, differenziate e stratificate, chiuse e
aperte, ecc..
CULTURA
Una cultura un complesso di idee, di simboli, di comportamenti e disposizioni storicamente
tramandati, selezionati, acquisiti e largamente condivisi da un certo numero di individui, con
cui questi ultimi si accostano al mondo, sia in senso pratico che in senso intellettuale. Ci che
gli antropologi chiamano culture sono modi diversi in cui i gruppi umano condividono certe idee
e certi comportamento affrontando il mondo: conoscendolo, interpretandolo, adattandosi ad
esso, trasformandolo. La prima definizione antropologica di cultura risale allantropologo
inglese Tylor, autore dellimportante opera Primitive Culture del 1871. Il suo concetto di
cultura si accordava con lantropologia evoluzionistica e considerava la cultura quellinsieme
complesso che include conoscenze, credenze, arte, morale, diritto, costume e qualsiasi altra
capacit e abitudine acquisita dalluomo in quanto membro della societ. Da Tylor in poi sono
state date molte altre definizioni di cultura che non vanno in contraddizione con quella
dellantropologo inglese, ma che cambiano negli approcci degli studi antropologici.
CULTURE SELETTIVE
La cultura un complesso di modelli tramandati, acquisiti ma anche selezionati. Ci significa
che le generazioni successive ereditano i modelli culturali delle generazioni precedenti e ne
acquisiscono di nuovi, ma in ambedue i casi di trasmissione e assimilazione agisce sempre un
principio di selezione. Questultima si esercita tanto al fine di accogliere quegli elementi
culturali che si accordano con i modelli in vigore, quanto allo scopo di bloccare leventuale
intrusione di modelli incompatibili con quelli in atto. Esempi del prima caso sono costituiti
dalladozione di tecnologie o di tecniche produttive vantaggiose per coloro che le adottano,
come accaduto con la diffusione di alcune colture di cereali in aree dove queste erano
precedentemente sconosciute. Un esempio di bloccaggio di modelli culturali il rifiuto degli
abitanti delle isole Mantawai di adottare la coltura del riso praticata dai loro vicini malesi.
Questo perch la religione mantawai prescrive linterruzione dei lavori agricoli per certi periodi
di tempo, un fatto impraticabile nella coltura del riso che richiede cure continue. Tramite la
messa in atto di processi selettivi, le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti e chiuso
allo stesso tempo.
CULTURA CHIUSA O APERTA
Tramite la messa in atto di processi selettivi, le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti
e chiuso allo stesso tempo. Esistono certamente culture pi aperte di altre nei confronti
dellalterit e delle novit, cio culture pi pronte di altre ad assorbire modelli ed elementi
proveniente da culture diverse. Tuttavia non esistono situazioni di chiusura o di apertura totali;
esistono invece sempre processi selettivi preposti al controllo degli elementi che, ereditati dalle
epoche passate, o proveniente dallestero, possono rivelarsi utili o dannosi per una determinata
cultura, e come tali inclusi o esclusi dalla dinamica culturale. In molti casi per, come quello
delle popolazioni vittime del colonialismo, alcuni modelli sono stati imposti con la violenza e
con un danno irreparabile per la cultura di coloro che li hanno subiti.
DINAMICITA DELLA CULTURA
I processi di selezione tipici delle culture lasciano intendere che queste ultime non sono delle
entit statiche e fisse, ma piuttosto dei complessi di idee e comportamenti che cambiano nel
tempo. Le culture sono prodotti storici, cio il risultato di incontri, prestiti, cessioni e selezioni
che producono sempre delle trasformazioni o addirittura dei cambiamenti sostanziali dei
modelli culturali. Balandier parlando di dialettica della dinamica interna e della dinamica

esterna intende che le culture si trasformano tanto secondo logiche proprie, quanto in
relazione agli elementi i provenienza esterna con cui esse entrano in contatto. per questo
motivo che parlare di cultura X e di cultura Y imprudente, poich si annida il rischio di
pensare a X o a Y come popoli con una cultura definita. Ma bene ricordare che tutte le culture
hanno una storia, alla cui origine vi limpossibilit, per ognuna, di rimanere identica a se
stessa.
CULTURA DIFFERENZIATA E STRATIFICATA
Allinterno di una comunit esistono tanti modi diversi di percepire il mondo, di rapportarsi agli
altri, di esprimersi, di comportarsi in pubblico. Tali differenze di comportamento e di
espressione hanno spesso a che vedere con il potere, la posizione sociale, la ricchezza,
listruzione; ma anche con le convinzioni politiche o religiose che siano. Solo in poche societ
tali differenze sono minime come negli ultimi cacciatori-raccoglitori delle foreste o dei deserti
del globo. Nella nostra societ, nonostante le disuguaglianze tra ceti sociali si siano attenuate
con lalfabetizzazione di massa e ladozione di modelli di comportamento abbastanza uniformi,
i modelli culturali di riferimento risultano spesso molto diversi a seconda del grado di
istruzione, di opinione politica e di ricchezza. In passato queste differenze di cultura erano
maggiore, infatti si parlava di cultura colta e di cultura popolare: con la prima si intendono le
scienze, le lettere e le arti; mentre con la seconda si intendono le feste paesane, i rituali, le
credenze, il culto delle reliquie e tutto ci che appartiene alla sfera della superstizione. Sulla
base di queste considerazioni possiamo quindi ritenere che le culture non sono costituite da
modelli distribuiti in maniera perfettamente uniforme. Gramsci coni le espressioni: cultura
egemonica e cultura subalterna; la prima indica la cultura dei ceti dominanti, mentre la
seconda quella dei ceti subordinati. Questa distinzione utile per rappresentare, ancora oggi,
le situazioni in cui una cultura, espressione di dominanti, si impone a unaltra allinterno della
medesima societ. Lantropologo Keesing afferma che quando studiamo i comportamenti e le
rappresentazioni dei soggetti di una certa cultura, dobbiamo aver presente che queste,
presentate come ovvie e naturali, sono di fatto le idee e i comportamenti di coloro che sono
socialmente prevalenti. Keesing chiama questo concetto: controllo culturale. Inoltre, afferma
lantropologo australiano, bisogna tenere conto del modo in cui viene distribuita la cultura.
Questa distribuzione riguarda soprattutto il modo in cui il sapere ripartito tra diversi gruppi
sociali, ma anche tra gli individui appartenenti a generazioni diverse, nonch a categorie
sessuali differenti. Sulla base di queste considerazioni possiamo quindi ritenere che le culture
non sono costituite da modelli distribuiti in maniera perfettamente uniforme.
Rito di passaggio
Poich i simboli sacri rimandano a differenti aspetti della realt sociale venendo significare cose
diverse, non possibile definire tutti le tipologie di riti. I riti di passaggio furono definiti in
questo modo per la prima volta da Van Gennep in un libro del 1909 intitolato appunto I riti di
passaggio. Questi riti sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio di un individuo, o
di un gruppo di individui, da una condizione sociale o spirituale a unaltra (ad esempio:
matrimoni, funerali, battesimi, ecc). Lidea di partenza di Van Gennep era che, siccome il
mondo sociale ordinato in ambiti di attivit e di posizioni sociali, ogni cambiamento allinterno
di questi ambiti produce una perdita di equilibrio che deve essere compensato per esigenze di
ordine simbolico. Ogni evento deve essere accompagnato da riti di passaggio atti a scandire la
transizione da una condizione ad unaltra. Van Gennep distinse, allinterno del rito, tre fasi: la
separazione (riti preliminari), il margine (riti liminari) e laggregazione (riti postliminari). Il
margine ha grande importanza perch la fase pi incerta e delicata del passaggio. Infatti,
questa fase avviene subito dopo il distacco di un individuo dalla sua condizione precedente e
prima di quella in cui lindividuo stesso assumer una nuova identit sociale. Nel margine
lindividuo, poich dotato di personalit sociale indefinita, potrebbe scatenare forze ambigue,
pericolose e capaci di mettere a repentaglio lordine sociale e concettuale. La teoria dei riti di
Van Gennep si accompagna allidea secondo cui il mondo primitivo era profondamente segnato
dallopposizione tra profano e sacro, e che ogni passaggio di condizione provoca unalterazione
delle forze che sono alla base dellordine del mondo medesimo.
Commentare un passo di Fabietti sulla creativit

La creativit culturale correlata alla produttivit infinita del linguaggio umano, che consente
alluomo di produrre sequenze comunicative non predeterminate. Allo stesso modo gli esseri
umani hanno la possibilit di produrre nuovi significati, a partire dai modelli culturali a loro
disposizione. Inoltre la creativit intesa come capacit di produrre delle novit mediante
combinazioni e trasformazioni delle pratiche culturali esistenti, ma che ritrovino riscontro in
campi molti diversi da quelli in cui tendiamo, per abitudine, a collocarli (come la tecnologia, la
scienza e larte). Per comprendere la creativit intesa nellantropologia necessario
presentare, per esempio, ci che accade agli agricoltori del Kenya. Questi ultimi conoscono la
coca-cola ma non la usano nella alimentazione quotidiana, bens riservata alle cerimonie di
iniziazione maschile dallet pubere a quella adulta. Se la creativit consiste nellaccostamento
inedito di pratiche e significati allo scopo di produrre nuovi modi di vedere la realt, la
creativit non ha nulla di spettacolare, ma vi sono circostanze in cui questi accostamenti sono
pi evidenti. Una di queste circostante quella della festa. Questultima mette in moto
comportamenti improntati alla dimensione collettiva ed una rottura con il corso ordinario
della vita, tanto da scandire il trascorrere del tempo. Tuttavia la festa ha caratteristiche diverse
dal rito, che ha un centro e una periferia, mentre la festa presenta la tendenza a moltiplicare i
centri. La festa dunque si presenta come un terremo culturalmente creativo, in cui viene
sperimentata la dimensione comunitaria che spesso mira a risaldare il senso di appartenenza
ad una comunit o a fronteggiare e neutralizzare la negativit dellesistenza. La creativit della
festa non coincide ne con il suo carattere trasgressivo, ne con il suo carattere normativo; ma
consiste nella possibilit che si compiano accostamenti simbolici inediti atti ad esprimere
concetti e stati danimo difficilmente esprimibili.
Commentare un passo di Fabietti sul senso estetico e artistico
Un altro problema dellantropologia la traduzione dei significati che un oggetto, un disegno,
un canto o una danza, che noi consideriamo arte, riveste laddove esso viene prodotto o
eseguito. Un modo corretto per parlare di arte sarebbe quello di considerare lespressione
estetica come un tratto universale dellumanit. In tutte le culture vi sono modi di accostare
colori, forme, parole, suoni e movimenti del corpo; i quali producono su chi li esegue, li osserva
o li ascolta un stato percettivo capace di suscitare reazioni di un tipo diverso da quelli indotti
dalle azioni e dalle immagine della vita ordinaria. La percezione estetica non ha a che vedere
soltanto con lidea della bellezza e del suo contrario. Il senso estetico in parte un fatto
soggettivo e in parte un fatto collettivo, poich esistono diverse valutazioni estetiche di un
oggetto allinterno di una stessa cultura. Inoltre i cambiamenti, in quel campo che chiamiamo
moda, sono la dimostrazione che le percezioni estetiche non sono statiche; ma cambiano come
altri aspetti della cultura perch rinviano a concetti e modelli culturali.
Commentare i tipi di discendenza
Il principio di discendenza si ritrova alla base di gruppi di individui i quali, per il fatto di
discendere da un antenato comune, sono in grado di far coincidere popolazione e risorse e di
affermare su queste ultime dei diritti duso prioritari e di trasmetterli ai loro discendenti. I tipi di
discendenza sono essenzialmente 3:
patrilineare o agnatica, stabilita esclusivamente attraverso legami tra individui di sesso
maschile; matrilineare o uterina, fondata esclusivamente sui legami tra individui di sesso
femminile;
cognatica, fondata su legami stabiliti attraverso una linea di discendenza che comprende
individui sia di sesso maschile sia di sesso femminile.
La discendenza di tipo patrilineare e matrilineare vengono definite unilineari, per distinguerle
dalla discendenza di tipo cognatico che non segue alcuna linea prestabilita. Vi sono poi societ
a discendenza doppia che associano il principio della patrilinearit a quello della matrilinearit.
Dunque alcune prerogative sono acquisite per via patrilineare, mentre altre per via
matrilineare. Oggi nella societ europea non abbiamo gruppi di discendenza, bens societ
unilaterali.
Discutere antropologicamente i concetti di sesso e genere
In tutte le societ umane il confine identitario quello tra femminile e maschile. Lidentit
sessuale di un individuo pu non essere legata al suo sesso anatomico, ma per distinguere tra

identit sessuale anatomica e identit sessuale socialmente costruita, gli antropologi usano
rispettivamente i termini: sesso e genere. Le differenze sessuali sarebbero, allora, legate alle
caratteristiche anatomofisiologiche di un individuo, mentre le differenze di genere
risulterebbero dal diverso modo di concepire culturalmente la differenza sessuale. Tra sesso e
genere non vi un rapporto di tipo biunivoco. Lantropologo ha cercato di spiegare che i tratti
femminili e maschili non sono intesi allo stesso modo in tutto il mondo, ma sono piuttosto
distinzioni di genere maturate dalle costruzioni culturali. La cultura utilizza, in modo simbolico,
le differenze biologiche costruendo rappresentazioni sociali e culturali dellidentit sessuale,
spesso, profondamente diverse fra loro

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