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di Alfred Hitchcock
Lo sdoppiamento di personalit e gli oggetti
Per capire Psyco di Hitchcock bisogna porsi subito una domanda perch ha
abbordato tanto alla larga il suo tema? 25 minuti di film per portare Marion
Crane (J. Leigh) dalla camera d'albergo dove fa l'amore con il fidanzato al
solitario motel di Norman Bates (A. Perkins). La domanda ne coinvolge
immediatamente e logicamente un'altra: perch la protagonista Marion
Crane tutt'altro che stupida all'aspetto, impiegata efficiente e fedele se
dobbiamo giudicare dai dieci anni di lavoro ininterrotto che presta nello
stesso ufficio, si lascia trascinare a un gesto - furto o appropriazione
indebita che sia - palesemente stolto o assurdo? Eppure la sua intelligenza
funziona, il furto nasce da un calcolo preciso (le banche chiuse per il weekend pi di 48 ore di vantaggio), ma limitato, miope: sar presto scoperta.
Senza dire, poi, che con ogni probabilit l'amante rifiuter il denaro che
Marion aveva sottratto per il loro matrimonio.
Questo comportamento irrazionale - ma tutt'altro inverosimile sul piano
psicologico - ha una sua profonda ragione narrativa: Hitchcock vuole
subito indicare nel personaggio un impulso irresistibile (cio una
provvisoria mancanza di libert, una distruzione della volont) e di
conseguenza, prestabilire un rapporto con il protagonista maschile Norman
Bates, anch'egli in preda, in forma ben pi grave e terribile, a una
alienazione. Compiuto il furto, la ragazza comincia il suo viaggio in preda
alla paura. Hitchcock crea uno stato di tensione psicologica (normale) che
non che il veicolo, lo schermo, il falso scopo di una "suspense" patologica
(anormale); alla sua apparente gratuit, l'episodio del poliziotto esemplare
per indicare quale sia la scaltrezza del regista nel suggerire e anticipare il
mistero con mezzi normali, quotidiani. Ci sembra inutile sottolineare, tanto
palese, il suo significato di avvertimento, di ultima possibilit di salvezza,
contemporaneamente si accentua nella ragazza (e nello spettatore portato
ad identificarsi con lei) il senso di colpa e l'angoscia che ne l'effetto.
L'azione effettuata dalle "cose" su Marion Crane, l'azione che la porta alle
soglie del "motel" in questo caso un altro esempio della sottile tecnica
narrativa di Hitchcock: cos la notte, la pioggia, i fari abbaglianti, tutti i
particolari naturali che, per, anche in virt della loro accumulazione,
intensificano lo stato d'angoscia. Quando la ragazza arriva al motel pur
senza aver fatto ricorso ad alcun trucco od artifizio, il meccanismo
hitchcockiano gi caricato al massimo. Comincia la scena-chiave del
film: il colloquio tra Marion e Norman nel salotto degli uccelli impagliati,
l'unico momento del racconto in cui Hitchcock insiste sulla scenografia.
Sebbene la storia si appoggi agli elementi pi tradizionali della letteratura
"nera" ottocentesca (villa abbandonata, porte che scricchiolano, cantina,
ecc.) il ricorso alle suggestioni ambientali minimo. Dalla
rappresentazione del sinistro motel e dalla misteriosa casa vittoriana
adiacente si potevano cavare effetti ben pi vistosi. Invece la presenza della
casa del mistero confinata a una fondale da palcoscenico; bastano due o
tre particolari nella stanza da letto per rinforzare il clima agghiacciante
come sono sufficienti altri due o tre oggetti nell'altra camera: il salotto
antistante (soprattutto il dipinto dello stupro, quello degli uccelli e gli
uccelli impagliati) per completare il quadro psicologico di Norman Bates.
Come di consueto Hitchcock non ha bisogno di insistere, di dilungarsi, di
decorare: accenna, risolve e tira via, quel che gli importa l'atmosfera,
suggerita non attraverso effetti esteriori, ma in virt di linguaggio, di stile:
un'atmosfera che si riverbera sui personaggi e che a sua volta a contatto con
questi, si colorisce e si trasforma di rimando per poi venire scaricata - e qui
l'ironia ci sembra palese - nella sequenza finale in cantina.
Il dialogo tra Marion e Norma la chiave di volta del film. Per pi di un
motivo: perch offre allo spettatore sveglio e svelto la chiave del "puzzle"
(le allusioni e la relazione con gli oggetti sono piuttosto esplicite,
Hitchcock gioca a carte scoperte); perch illumina il tema del film, (il
libero arbitrio) perch infine induce la ragazza a prendere coscienza,
reagendo intuitivamente alla patologica reazione di Norman, della propria
mancanza di libert; subito dopo, rimasta in camera sola, decide di
restituire il denaro. A questo punto (intanto Norman la spia attraverso il
di piani sui palazzi fino alla facciata di mattoni, dove una finestra socchiusa
si lascia penetrare attraverso gli avvolgibili. Una coppia ha appena fatto
l'amore, nell'intervallo del pranzo. Da una situazione di banale
trasgressione, alla tentazione di quarantamila dollari. Il prologo di baci,
abbracci, discussioni e promesse di futuro meno incerto travolto dalla
prima incursione nel "torbido", il furto. La necessit del cambiamento di
visuale spinge Psyco alla soglia del labirinto hitchockiano: il melodramma
ha assunto i toni di un "mystery" che presto si riveler come un altro
beffardo assurdo. Marion ruba per ottenere la libert (del divorzio) di Sam,
ma nello stesso istante lei che cessa di essere libera. Il secondo
movimento del film aggredisce il viaggio, propone in rapide dissolvenze
(tutte sugli occhi di Marion) l'entrata nelle tenebre. Il sonno della donna ha
il brusco risveglio di un fondale nero: gli occhiali inquisitori del poliziotto.
Poi il panico, il cambio d'auto, il buio, la pioggia, e come se il sogno
proseguisse, il motel (e la sua insegna bianca, onirica) si materializza. Ma il
luogo della fascinazione sorge accanto alla vecchia, ordinata fila di camere:
il lugubre edificio sulla collinetta, dove la rottura violenta di una famiglia
(il matricidio e l'eliminazione di un estraneo, il patrigno) ha suscitato un
processo di irreversibile dannazione. L'ombra che Marion intravede a una
finestra , ormai, il nuovo ego di Norman, la sua duplicazionetravestimento nel corpo fittizio di chi ha ucciso. Il ragazzo timido e
premuroso che, di corsa, scende le scale sotto l'acqua, esiste unicamente in
brevissimi ritagli di eguale schizofrenia, perch, nella completa
affermazione dell'irrazionale e nel rifiuto della colpa, il figlio non accetta il
delitto. La madre stata impagliata e gli uccelli che dominano le pareti
dell'ufficio sono le "sentinelle del suo masochismo. La sua colpevolezza si
riflette nello sguardo di questi animali che lo sorvegliano". E nel colloquio
con la sconosciuta, sar invece la donna a fruire di una purificazione che il
giorno dopo dovrebbe riportarla a Phoenix.
Il Protagonista immaginario
Il regista ha svolto in Psyco un tema che andava accarezzando da diverso
tempo: la creazione di un "protagonista immaginario" e l'identificazione tra
questi e il protagonista reale. Basta pensare, tralasciando gli abbozzi ancora
timidi di L'ombra del dubbio e di L'altro uomo, di Caccia al ladro e di La
finestra sul cortile, alle due opere La donna che visse due volte e Intrigo
internazionale. Nel primo caso Judy fingeva di essere Madeleine Ester per
assecondare il piano criminoso dell'amante (e solo come Madeleine aveva
rilievo sullo schermo); nel secondo Roger Thornhill scambiato per un
inesistente George Kaplan coniato a fini di spionaggio dal Fbi, si
convinceva di dover essere, appunto, questo Kaplan. Qui Norman Bates
vuole invece identificarsi con la sua inesistente madre, lo ha sempre voluto,
prima ancora di apparire sullo schermo, per placare il rimorso di averla
uccisa, ma anche e soprattutto, per sfogare il suo complesso di Edipo, la
sua impotenza, la sua tendenza al "travestitismo".
Un caso clinico attorno al quale e in funzione del quale Hitchcock mobilita
un bagaglio di cifre pseudo freudiane: gli uccelli impagliati, le coltellate
come sostituzione dello stupro, la madre nel sottosuolo. Ma se l'horror,
l'anormale e il patologico predominano totalmente, se i personaggi sani
(Sam e Lila) appaiono per la prima volta in Hitchcock privi di qualunque
rilievo, non si pu nemmeno dire che il film costituisca lo studio di un
caso. L'unica preoccupazione dell'autore al contrario quella di imbrogliare
le carte, di tenere la verit segreta fino all'ultimo istante, di concentrare
ogni attenzione sulla madre di Norman che non esiste anzich su Norman,
riducendo cos in limiti ben precisi la stessa recitazione, peraltro
notevolissima di Antony Perkins.
Sinossi
A Phoenix (Arizona) Marion Crane e il suo "fidanzato" Sam Loomis hanno
fatto all'amore nell'intervallo del pranzo. Non possono sposarsi perch non
possiedono abbastanza soldi per sostenere una vita in due e soprattutto
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Bibliografia
Natalino Bruzzone, Valerio Caprara, I film di Alfred Hitchcock, Gremese
Editore, Roma 1992.
I grandi capolavori del brivido, Alfred Hitchcock, Psyco, De Agostini,
Milano, 2002.
Giorgio Simonelli, Invito al cinema di Hitchcock, Mursia, Milano, 1996.
Donald Spoto, Il lato oscuro del genio, Lindau, Torino, 1999.
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