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Newman: classico ed inattuale

Angelo Bottone
University College Dublin

Nel mio intervento evidenzier tre concetti fondamentali nel pensiero di Newman: il sapere un
bene in s da non sacrificare a nessun utile, il sapere va ricondotto ad unit e luniversit un luogo
di relazioni umane. Tenter di mostrare come queste tre idee possano arricchire la discussione
riguardante la riforma universitaria, presentando anche i limiti e linattualit di Newman.

Un fallimento
Le riflessioni di Newman sulluniversit hanno un che di paradossale perch nonostante il consenso
di cui ancora godono sono legate ad unimpresa che stata in gran parte fallimentare.
La vicenda nota: fino al 1794 la stragrande maggioranza della popolazione irlandese, di
confessione cattolica, non poteva accedere allunica istituzione universitaria, il Trinity College di
Dublino, riservata agli anglicani. Quando alla fine degli anni Quaranta dellOttocento il governo
inglese propose listituzione di nuovi college, aperti a cattolici e protestanti, i vescovi cattolici ne
vietarono la frequenza ai fedeli, promovendo una nuova universit cattolica e chiamarono John
Henry Newman a fondarla e a dirigerla. Prima dalla conversione al cattolicesimo avvenuta pochi
anni prima, nel 1845, Newman aveva passato met della sua vita ad Oxford, prima come studente e
poi come membro dellOriel College e come cappellano della parrocchia universitaria di Saint
Mary, era quindi un uomo profondamente addentro al mondo universitario e sicuramente
lintellettuale pi brillante di lingua inglese del suo tempo.
Nel 1852, in vista della fondazione della nuova universit cattolica, Newman pronunci una serie di
discorsi, poi raccolti insieme ad altri pronunciati in qualit di rettore nella celebre opera lIdea di
Universit. A questi famosi discorsi andrebbero aggiunti gli articoli che scrisse sulle due riviste
della sua universit, ancora poco conosciuti e mai tradotti in italiano.
Le riflessioni di Newman riguardanti luniversit nascono pertanto con un fine ben preciso e in una
situazione storica molto particolare. Nellopera si intrecciano quindi tre ordini di problemi: cos
ununiversit, cos ununiversit cattolica e cosa significava ununiversit cattolica in Irlanda in
quel preciso momento.
LUniversit Cattolica dIrlanda fu aperta il 4 giugno e cominci le sue lezioni il 3 novembre 1854
ma ebbe una vita travagliata. Sopravvisse autonomamente fino al 1879; successivamente fu
inglobata nella Royal University che poi prese il nome di University College Dublin.
I motivi del fallimento sono molteplici: la classe media irlandese era piuttosto povera, siamo infatti
negli anni che seguirono la Grande Carestia; diversi vescovi erano scettici riguardo limpresa;
unistituzione confessionale non era gradita a molti che la vedevano semplicemente come una

reazione ecclesiastica ai Queens College e i nazionalisti non vedevano di buon occhio il


coinvolgimento di insegnanti inglesi e dello stesso Newman. 1 Fu quindi unimpresa fallimentare
perch dopo pochi anni venne trasformata da universit cattolica a ununiversit non confessionale,
anche se di fatto frequentata principalmente da cattolici. Inoltre, doveva essere destinata a tutti i
cattolici di lingua inglese, non solo irlandesi, eppure dei 1196 studenti che ebbe nei 25 anni delle
sua esistenza, 7 provenivano dallInghilterra, uno solo dagli Stati Uniti e uno dallAustralia ma
proprio qui risiede il paradosso di Newman; infatti nonostante lapparente fallimento del progetto
iniziale, le riflessioni nate intorno a quel progetto mantengono un vigore immutato, un interesse ed
un valore costante.

Classico

Classico ci che supera la contingenza del tempo e delloccasione che lha fatto nascere e ancora
oggi non possiamo discutere di universit senza confrontarci con questo classico delleducazione.
Per quanto il fine dei discorsi fosse molto chiaro, fondare ununiversit cattolica, Newman dichiara
spesso che i principi che andava enucleando potevano essere accettati anche da non cattolici:
Si osservi che i princpi sui quali vorrei condurre lindagine sono stati ottenuti, come
ho gi detto implicitamente, dalla semplice esperienza della vita. sorgono quasi
dalla natura del caso, sono dettati anche dalla prudenza e dalla saggezza umana,
anche se mancasse una illuminazione divina, sono riconosciuti dal senso comune,
anche quando linteresse personale non sia pronto a stimolarlo e quindi, in quanto
veri, giusti e buoni in se stessi, non implicano niente riguardo la professione
religiosa di quanti li sostengono. (I, 2)2
Credo che proprio il carattere universale delle riflessioni e il tentativo di evitare argomenti che
facessero direttamente appello a questioni di fede o dottrinali siano stati la fortuna di questopera.
Verrebbe da dire che, se ancora oggi lIdea viene considerata un classico delleducazione a motivo
dellimpostazione che Newman ha voluto darle, intesa a superare langusto limite della
confessionalit e delle situazioni contingenti.

Inattualit di Newman

1 Vedi Ker, I. John Henry Newman. A Biography, Oxford, Oxford University Press, 1988, p. 407.
2 La notazione (I,2) sta ad indicare discorso primo, capitolo secondo. Il testo italiano de LIdea di Universit tratto
dalla traduzione, da me curata, di prossima uscita.

Newman sempre un po attuale proprio perch non lo e non lo stato mai definitivamente. Cosa
pu suggerirci oggi, dopo esattamente 150 anni? Luniversit italiana si trova da oltre decennio
coinvolta un processo di riforma, iniziato tra la fine degli anni '80 e i primissimi anni '90, con il
riconoscimento agli atenei dell'autonomia statutaria e regolamentare (legge 9 maggio 1989, n. 168)
e dell'autonomia finanziaria o budgetaria (legge 24 dicembre 1993, n. 537).
Passando agli interventi legislativi pi recenti, (con il Decreto 509, del 3 novembre 1999), si sono
introdotte rilevanti novit:
1. i nuovi titoli: laurea, dopo tre anni; laurea specialistica, dopo altri due anni, la specializzazione,
il master ed il dottorato;
2. il titoli vengono acquisiti attraverso laccumulazione di crediti, (che corrispondo alla quantit di
lavoro di cui capace in media uno studente).
Anche le riflessioni di Newman nascono in un contesto di riforma. Nel Regno Unito per tutta la
prima met del diciannovesimo secolo erano sorte critiche, sia in Parlamento che sulla stampa
popolare, nei confronti delle due universit tradizionali: Oxford e Cambridge. Due erano i rilievi
sostanziali che venivano generalmente avanzati: lastrattezza dei curricula rispetto alla vita
professionale ed il loro esclusivismo religioso, legato allanglicanesimo, specialmente a Oxford.
Queste sono in fondo le stesse grandi tematiche che Newman pone al centro delle riflessioni: il
rapporto tra formazione e bisogni sociali, il ruolo della religione nel curriculum ed il suo rapporto
con lo Stato. Non bisogna dimenticare i grandi cambiamenti che stavano avvenendo a livello
sociale: il processo di industrializzazione che aveva il suo centro in Inghilterra, la conseguente
nascita del movimento operaio, dei sindacati, la riforma della legge elettorale. Aumentavano le
richieste delle nuove classi di entrare pienamente nel mercato e nei processi decisionali e
lammissione al sistema educativo veniva ad assumere una importanza crescente per linserimento
sociale. Malgrado le professioni venissero ancora apprese non nelle vecchie universit ma
attraverso sistemi di praticantato, acquistavano sempre pi importanza nel curriculum le discipline
utili, in particolare leconomia politica; di qui la crescente richiesta di inserirle nel percorso
accademico.
Newman si esprime largamente a favore di uneducazione che privilegi le arti cosiddette liberali
rispetto alle nuove materie. Egli propone uneducazione di gentiluomini, non di professionisti. Non
disprezza la ricerca dellutile ma ritiene che non debba essere il fine ultimo dello studio.
E se proprio bisogna assegnare un fine pratico alle istituzioni accademiche,
che esso sia leducare buoni membri della societ. La sua arte larte della vita
sociale e il suo fine lessere adatti al mondo. Da un lato esso non limita le sue

prospettive a professioni particolari, dallaltro non crea eroi o inspira geni.


Ununiversit non una culla per poeti o autori immortali, per fondatori di scuole,
capi di colonie o conquistatori di nazioni. Non promette una generazione di uomini
come Aristotele o Newton, Napoleone o Washington, Raffaello o Shakespeare, per
quanto in passato ha ospitato tra le sue mura questi miracoli di natura. N si
accontenta daltra parte di formare il critico o lo sperimentatore, leconomista o
lingegnere, per quanto anche questi rientrano nel suo campo dazione. Ma
leducazione universitaria il grande mezzo ordinario per un fine grande ma
ordinario: mira ad elevare il tono intellettuale della societ, a coltivare lo spirito
pubblico, a purificare il gusto nazionale, a fornire principi veri allentusiasmo
popolare e scopi definiti alle aspirazioni popolari, a dare ampiezza e sobriet alle
idee dellepoca, a facilitare lesercizio del potere politico e a raffinare i rapporti
della vita privata. (VII, 10)
Newman intende contrastare quella concezione, espressa da John Locke prima e dalla Edinburgh
Review successivamente, per cui leducazione dovrebbe limitarsi a qualche fine particolare e
tradursi in opere che possono essere pesate e misurate. Secondo questa visione utilitaristica ogni
cosa ha il suo prezzo e se per leducazione vi una spesa, intesa sia dal punto di vista sociale che
come lavoro del singolo studioso, dovremmo aspettarci un corrispettivo proporzionato che la
giustifichi.
Lattivit universitaria acquista cos un valore di mercato, il suo prodotto appunto leducazione e i
suoi frutti attesi saranno il miglioramento delleconomia civile, le scoperte scientifiche oppure, ad
esempio, nuovi metodi di coltivazione, nuovi brevetti.3
Ci che legittimerebbe lesistenza delle istituzioni di istruzione superiore sarebbe quindi la loro
utilit ma ladozione dellutilit a valore guida comporta naturalmente delle sensibili conseguenze
nellordinamento degli studi.
Newman riprende la polemica che alcuni decenni prima aveva opposto lUniversit di Oxford alla
Edinburgh Review, la quale sosteneva, sulla linea di Locke, che nessun bene poteva venire da un
sistema che non fosse basato sul principio di utilit. La Edinburgh Review, nota rivista di critica
sociale e letteraria, nel 1808 aveva criticato il curriculum di Oxford nelle materie classiche, appena
ristrutturato, accusandolo di non preparare gli studenti alla futura vita professionale. Se Locke
insisteva sullutilit individuale come fine delleducazione, i redattori della Edinburgh Review

3 Cfr. (VII, 2).

guardano alla comunit in generale considerando il progresso della scienza come il sommo e
autentico fine di un universit.
Newman ribatte:
se un corpo sano un bene in s perch non dovrebbe esserlo un intelletto sano?
E se un Collegio di medici unistituzione utile, perch si occupa della la salute
corporea, perch non lo un corpo accademico, per quanto esso fosse
semplicemente ed esclusivamente impegnato nel conferire vigore e bellezza e
capacit di comprensione alla parte intellettuale della nostra natura? (VII, 4)
Newman presenta un parallelo con la salute corporea la quale un bene in s, non produce nulla di
particolare ma permette una vita buona e ha quindi in ci la sua utilit. Analogamente la cultura
intellettuale non legata ad un uso particolare, anzi, il fatto di non poterne mostrare le possibili
applicazioni immediate non diminuisce la sua necessit.
Inoltre,
come la salute dovrebbe precedere la fatica del corpo e come un uomo in salute
riesce a fare ci che un uomo malato non pu e come le propriet di questa salute
sono forza, energia, agilit, portamento e azione armoniosi, destrezza manuale e
tolleranza della fatica, similmente la generale cultura della mente il migliore
aiuto allo studio professionale e scientifico e uomini colti riescono a fare ci che
non possono gli illetterati e luomo che ha imparato a pensare, a ragionare, a
confrontare e a discriminare ed analizzare, che ha raffinato il suo gusto e formato
il suo giudizio, e acuito la sua visione mentale non sar certo subito un avvocato,
o un penalista, o un oratore, o un uomo di stato, o un fisico ma egli sar posto
in quello stato intellettuale nel quale pu intraprendere qualsiasi scienza o
vocazione di cui ho parlato e qualsiasi altra per cui egli abbia un gusto o talento
specifico, con una facilit, una grazia, una versatilit e un successo che ad altri
sono sconosciuti. In questo senso dunquela cultura della mente decisamente
utile. (VII, 6)
La cultura della mente ha quindi unutilit non immediatamente spendibile ma che si mostrer nel
corso della vita, in ogni possibile attivit o professione. La polemica di Newman contro la
conoscenza professionale non intende disprezzare particolari studi o vocazioni e quanti sono
impegnati in essi ma piuttosto mira a proporre una formazione che sappia inserire ogni forma di
sapere allinterno di un quadro pi ampio.
Dicendo che la Legge o la Medicina non il fine di un corso universitario, io non
intendo dire che luniversit non insegni Legge o Medicina. Cosa infatti pu
insegnare, se non qualche scienza particolare? Insegna tutta la conoscenza

insegnando tutti i settori della conoscenza e in nessun altro modo. Io dico solo
che vi sar questa distinzione per quanto riguarda un professore di Legge, o di
Medicina, o di Geologia, o di Economia politica, in ununiversit e fuori di essa;
dico che fuori di ununiversit egli in pericolo di essere assorbito e circoscritto
dalla sua specializzazione e di fare lezioni che sono niente pi che lezioni di un
avvocato, fisico, geologo o economista politico mentre in ununiversit egli sa
dove collocare se stesso e la sua scienza a cui arriva, per cos dire, da una
sommit, dopo aver avuto una panoramica di tutta la conoscenza; la rivalit con
altri studi lo trattengono dalla stravaganza, egli ha guadagnato da essi una
speciale illuminazione, larghezza di mente, libert e possesso di s e tratta di
conseguenza la sua disciplina con una filosofia e una ricchezza che non
appartengono allo studio in se stesso ma alla sua educazione liberale. (VII, 6)
Leducazione liberale quindi raggiunge ugualmente, anche se non in modo diretto, tanto lutilit
personale, consigliata da Locke, che quella sociale, perseguita dai redattori della Edinburgh Review,
nella misura in cui insegna a ricercare e produrre il bene in s. Ricercando il buono si avr anche
lutile ma non viceversa, questa la geniale risposta del Cardinale inglese ad una questione che
aveva acceso aspri dibattiti.
E leducazione a dare ad un uomo una chiara e consapevole visione delle sue
opinioni e giudizi, unautenticit nello svilupparli, uneloquenza nellesprimerli e
un vigore nello stimolarli. Gli insegna a guardare le cose come sono, ad andare
diritto al nocciolo, a sbrogliare pensieri confusi, a discernere ci che sofistico e
a scartare ci che irrilevante. Lo prepara a ricoprire qualsiasi posto con onore
e a dominare qualsiasi argomento con facilit. Gli mostra come adattarsi agli
altri, come mettersi nella loro condizione mentale e come presentare la propria ad
essi, come influenzarli, come intendersi con loro, come sopportarli. Egli si trova a
suo agio in qualsiasi compagnia, ha un terreno comune con ogni classe, sa
quando parlare e quando tacere; egli capace di conversare e di ascoltare, sa
porre una domanda pertinente e far tesoro opportunamente di una lezione quando
egli stesso non ha nulla da insegnare Larte che tende a fare di un uomo tutto
questo nel suo fine tanto utile quanto larte della ricchezza e larte della salute,
per quanto sia meno riconducibile ad un metodo e meno tangibile, meno certa,
meno completa nei suoi risultati. (VII, 10)

Di fronte alle sollecitazioni provenienti dalla situazione sociale e alla domanda di adeguamento
delluniversit al nuovo spirito del tempo, Newman propone quindi una concezione classica
delleducazione, che pi che alla tecnicit delle discipline miri alla formazione della personalit. 4 Si
noti che paradossalmente dellUniversit fondata da Newman sopravvivr solo la facolt di
Medicina, quella nella quale limpostazione professionalizzante era prevalente.
Il secondo concetto fondamentale in Newman che il sapere va condotto ad unit.
Newman definisce luniversit come il luogo dellinsegnamento del sapere universale.
Io dico che una Universit ha questo scopo e questa missione: non la ricerca n
la formazione morale n la produzione meccanica, non afferma di esercitare la
mente n nellarte n nel dovere; la sua funzione nella cultura dellintelletto
Essa educa lintelletto a ragionare bene in tutti i campi, a slanciarsi verso la verit e
ad afferrarla. (VI, 1)
Newman ritiene che il suo scopo primario non sia la ricerca, che egli affiderebbe piuttosto alle
accademie, ma linsegnamento perci al centro dellidea di universit c lo studente e la vita che
egli conduce a contatto con i suoi compagni ed insegnanti. Questo un principio anche oggi
fortemente significativo per il nostro contesto educativo.
Bisogna ricordare che nel diciannovesimo secolo ci fu un vasto dibattito sullorganizzazione degli
studi universitari e sul ruolo delluniversit allinterno della societ e Wilhelm von Humboldt, la
figura che pi ha influenzato il modello che si poi imposto nel mondo tedesco e non solo,
rinveniva proprio nella ricerca, fatta in solitudine e libert, il fine delluniversit.5
La scelta di privilegiare la ricerca o piuttosto linsegnamento aveva significative ripercussioni sulla
struttura accademica, sul rapporto docente-studente e universit-societ ma dietro queste alternative
ci sono posizioni teoriche che nascono da diverse opzioni filosofiche. Il progetto di Newman infatti
fortemente condizionato dalla concezione che egli ha della realt e del rapporto tra le diverse
scienze; tutte le sue riflessioni sono guidate da un ideale che prima di essere educativo
gnoseologico. Newman professa una concezione olistica del sapere: la conoscenza un tutto che si
tiene, dove ogni disciplina ha una sua dignit ed un suo ruolo. E compito precipuo delluomo,
tramite lesercizio intellettuale, distinguere gli oggetti del sapere, di qui la pluralit delle discipline,
per poi sintetizzare e ricondurre tutto allunit. Nellarchitettura del sapere ogni disciplina ha un suo
posto; la filosofia, intesa nel senso pi ampio del termine, lesercizio di quella facolt sintetica che
riconduce le diversit ad unit. Lunit del sapere, che preserva dagli errori e dalle deviazioni, viene
garantita dal suo esercizio.
4 Per una discussione sullattualit di questi aspetti dellideale educativo di Newman si veda Pelikan J. The Idea of a
University A reexamination, New Haven e Londra, Yale University Press, 1992.
5 Cfr. Stracca L. (a cura di) LUniversit e la sua storia, Torino, ERI, 1979.

La comprensione dei rapporti di una scienza con laltra e luso di ognuna, e la


collocazione, e la limitazione e ladattamento, e il dovuto apprezzamento di tutte,
delluna nei confronti dellaltra, tutto questo appartiene, secondo me, a un genere di
scienza distinta dalle altre e, in qualche senso, ad una scienza delle scienze che la
mia concezione di ci che si intende per Filosofia, nel senso vero della parola (III, 4)
La filosofia qui intesa non tanto come una disciplina ma come la capacit di far propri tutti i
saperi per poi elaborare una visione dinsieme della realt umana. Ci non significa che luomo
colto debba possedere ogni genere di sapere ma che egli deve essere in grado di collocare qualsiasi
disciplina in una trama di rapporti con tutte le altre, in modo tale da accordarle il valore che merita.
Alla luce di questo ideale gnoseologico lerrore consiste proprio nellinnalzare il particolare ad
universale.
La conoscenza cessa di essere se stessa nella misura in cui tende ad essere sempre
pi particolare.(VI, 5)
E ancora:
Nessuna scienza, per quanto comprensiva sia, pu far a meno di cadere in grandi
errori se venisse considerata come unica interprete di tutte le cose che ci sono in
cielo e sulla terra e questo per il semplice fatto che sconfina in un terreno che non
il suo e si occupa di problemi senza avere strumenti per risolverli. (IV, 2)
Tutte le nostre conoscenze hanno bisogno di inserirsi in una trama di rapporti e relazioni nei quali
acquistano senso.
Lideale gnoseologico esposto nellIdea di Universit una visione prospettica capace di cogliere
ogni cosa in un tutto:
Il solo vero arricchimento mentale il potere di vedere in una sola volta molte cose
come un tutto, di riferirle distintamente al loro posto autentico nel sistema
universale, di comprendere i loro rispettivi valori e di determinare la loro mutua
dipendenza. (VI, 6)
Far propri gli oggetti della conoscenza significa, per Newman, sistematizzarli, porli cio in
relazione con quanto gi sappiamo. Il campo del sapere un universo, un cosmo ordinato dove ogni
cosa ha il suo significato definito. Questa concezione del sapere ha naturalmente ripercussioni
rilevanti sullidea di universit e sulla sua organizzazione; educare allunit del sapere comporta
necessariamente un rapporto dinamico tra le diverse discipline.
Per usare una terminologia contemporanea, potremmo dire che Newman concepisca lUniversit
come luogo per eccellenza destinato alla formazione alla interdisciplinarit e allatteggiamento
mentale ed etico che questa richiede e presuppone.6

6 Mura G. LIdea di Universit di Newman in AA.VV. Lunit del sapere. La questione universitaria nella filosofia
del XIX sec., Roma, Citt Nuova, 1977, p. 142.

C un ultimo aspetto da trattare: per Newman luniversit innanzitutto un luogo di relazioni


umane:
Quando una moltitudine di giovani, acuti, di cuore aperto, cordiali e rispettosi come
sono i giovani, si trovano insieme e si frequentano liberamente, sicuramente
imparano luno dallaltro, anche se non c nessuno ad insegnare loro; la
conversazione di tutti una serie di lezioni per ciascuno ed essi si arricchiscono di
nuove idee e punti di vista, di nuovi argomenti di pensiero e di precisi principi per
giudicare e agire, giorno per giorno. (VI, 9)
E ancora:
Questo quello che considero il vantaggio di una sede del sapere universale,
considerata come un luogo di istruzione. Un insieme di uomini colti, zelanti della
propria scienza e tra loro rivali, sono condotti dalla familiarit dei loro rapporti e
nellinteresse della pace intellettuale a conciliare le pretese e i rapporti degli oggetti
delle rispettive materie di ricerca. Essi imparano a rispettarsi, a consultarsi, ad
aiutarsi. Si crea cos unatmosfera di pensiero pura a chiara, che viene respirata
anche dallo studente, sebbene personalmente egli studi solo una tra le tante scienze.
Egli approfitta di una tradizione intellettuale, , che lo guida nella sua scelta delle
materie e interpreta rettamente per lui quelle che sceglie. Egli apprende le grandi
linee della conoscenza, i principi sui quali si basa, la gerarchia tra le sue parti, le
sue luci ed ombre, i suoi punti maggiori e quelli minori, come altrimenti non
potrebbe apprenderli. Ecco perch questa educazione chiamata Liberale. Si
forma un abito mentale che dura tutta la vita, i cui attributi sono la libert, lequit,
la calma, la moderazione e la saggezza. ... Indicherei dunque questo come il frutto
specifico dellistruzione fornita dallUniversit, se confrontata con altri luoghi o
modi di insegnamento e questo il principale scopo di una universit nella sua cura
degli studenti. (V, 1)
Emerge chiaramente unidea di universit nella quale fondamentale laspetto relazionale. La
cultura dellintelletto si sviluppa non semplicemente con linsegnamento ma dalla frequentazione
degli stessi luoghi, dalla vita comune, dal crearsi di un ethos. Basilare quindi il contatto
quotidiano, la convivenza, tra studenti e docenti. E il vivere comune che produce quasi
unautoeducazione; ognuno ha qualcosa da insegnare e da imparare. Questi pensieri si trovano
sviluppati in particolare negli articoli che Newman scrisse per le riviste della nuova universit
cattolica.
E importante ritornare sul fatto che al centro della vita universitaria egli ponga lo studente e la sua
cura, attraverso linsegnamento ma anche grazie al suo essere parte di una tradizione. Lalunno
viene inserito in unatmosfera che lo forma, nel senso pi ampio della parola, lo educa per la vita
che laspetta. Il senso di appartenenza lo ricondurr sempre ad un ideale di vita.
Riassumendo, dunque, Newman presenta almeno tre grandi motivi per la nostra riflessione:
1. il sapere un bene in s da non sacrificare a nessun utile
2. il sapere va ricondotto ad unit
3. luniversit un luogo di relazioni umane.
Se confrontiamo questi principi con luniversit che conosciamo evidente quanto Newman sia
inattuale: il sapere sempre pi succube delle logiche del mercato, si fa sempre pi frammentario e

luniversit per la maggioranza degli iscritti un luogo di alienazione, dove i fallimenti prevalgono
sui successi.
Indubbiamente alcune problematiche che sono state poste al centro della riforma universitaria
contemporanea difficilmente sono assimilabili a quelle trattate da Newman. La necessit di
armonizzazione dei sistemi di educazione superiori nello spazio europeo, il legame tra formazione e
mercato del lavoro, la mobilit internazionale non erano problemi nel mondo Ottocentesco.
Gli obiettivi della ristrutturazione dei percorsi di studio daltronde sono noti: aumentare il numero
dei laureati, avvicinare il tempo reale di studio a quello legale ed elevare la bassissima percentuale
di matricole che completano il percorso di studi; parametri rispetto ai quali siamo molto indietro al
confronto con gli altri Paesi europei. A mio modesto parere Newman avrebbe ben poco da dire su
simili questioni tecniche.
Newman inattuale perch non ci offre soluzioni ma i suoi criteri possono valere come ideali
orientativi secondo i quali andrebbero coniugate le scelte fondamentali che guidano il corrente
processo di riforma.
Se infatti crediamo il sapere un bene in s, da non sacrificare a nessun utile, compito
delluniversit non sar rincorrere il mercato ma piuttosto precederlo per orientarlo. Tra mercato e
formazione non prevarr un rapporto servile; obiettivo delluniversit sar non preparare tecnici
diligenti ma professionisti dalla capacit critica.
Se crediamo che il sapere vada ricondotto ad unit, luniversit sar il luogo dove si acquista la
capacit di godere dei risultati di ogni branca del sapere, sapendo superare le parzialit per elaborare
una visione unitaria. Di fronte alla frammentazione dei saperi e alla proliferazione delle discipline,
cresce lesigenza di ricondurre la conoscenza allinterno di un orizzonte comune di senso, nellera
della complessit si fa ancora pi vivo il bisogno non solo di analisi ma di sintesi.
Oggi, tanto a chi fa ricerca che a chi lavora, richiesta la capacit di uscire dai limiti della propria
disciplina. Un buon ingegnere non pu essere solo un ingegnere, un buon medico non pu essere
solo un medico. Un professionista deve sapere sempre pi di quello che fa e questa oggi una
condizione fondamentale per poter reggere una vita lavorativa che sar sempre meno un posto e
sempre pi un percorso.
Infine se crediamo poi che luniversit debba essere un ruolo di relazioni umane sar necessaria una
razionalizzazione del rapporto tra il numero degli studenti e quello dei docenti; pensando inoltre a
forme di tutorato per frequentanti a tempo limitato e monitorando periodicamente il carico di lavoro
reale e la sua corrispondenza ai crediti formativi dichiarati nei vari moduli didattici.
Ho consultato i registri delluniversit di Newman conservati presso gli archivi dello University
College Dublin. Il giorno dellinaugurazione, il 3 novembre 1854, cerano 6 professori, 9 lettori e
17 alunni, che sarebbero diventati una quarantina durante lanno accademico. Questa
ununiversit a misura duomo!

Per poi creare veramente una comunit universitaria, va promosso e sostenuto lassociazionismo
studentesco7; in ununiversit sempre pi individualistica, con percorsi sempre pi autonomi, il suo
ruolo pu essere quello di costruire quella rete di relazioni umane e di approfondimenti
extracurriculari tale da rendere lesperienza dello studio unoccasione di crescita globale.
Newman non un uomo per tutte le occasioni, anzi, non era attuale nel suo tempo, quando non fu
molto ascoltato ed il suo progetto di universit non ebbe successo, e probabilmente non lo neppure
oggi ma proprio per questo che continueremo ad interrogarlo, per ascoltare una voce mai
abbastanza attuale.

7 Tra i tanti meriti di Newman c quello di aver fondato la Literary and Historical Society, che oggi non solo ancora
viva ma la pi importante associazione studentesca di UCD e la pi grande debate society dEuropa.

Bibliografia

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