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In copertina
Rembrandt, "Betsabea".
per la medicina contemporana il dipinto riveste
un elevato interesse storico clinico.
La macchia scura del seno sinistro di Betzabea
il primo esempio di rappresentazione pittorica
del carcinoma mammario.
mario baroni
Introduzione
Prefazione
Ricordi dinfanzia
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Quella di ieri stata uninfanzia molto triste. Molti vorrebbero rivivere la loro, io vorrei dimenticare per sempre la mia. Non perch
sia stata molto povera, ma perch quasi sempre vissuta senza
sorrisi, senza il conforto di un dialogo.
Se fossi stato in grado di chiedere il perch probabilmente la risposta sarebbe stata che il tempo era poco, che le necessit
erano molte e sicuramente pi importanti del dialogo.
Non cera il tempo.
Da piccolo avevo la sensazione che le brutte notizie non fossero
pi novit. Erano la regola. Ci si abituava.
Alcuni ricordi sono ancora molto precisi:
Detestavo andare allasilo; vivevo quellesperienza come una grave punizione.
Non cera giorno che non piangessi strada facendo.
Il massimo della mia contestazione fu quando decisi di nascondermi nel pollaio delle suore che gestivano lasilo; la Superiora mi
chiese il motivo di quel comportamento.
Le risposi che non volevo dormire a comando ad una certa ora
del pomeriggio: si perch, dopo il pranzo, tutti i bambini dovevano
sedersi vicino al proprio tavolino, appoggiarvi le braccia e chinare
su di esse il capo: era il momento del sonno che avrebbe fatto
bene al corpo ed allo spirito.
Il clima familiare era quello di Ortodossia Religiosa.
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trascorrevo delle notti insonni. Stavo per ore seduto sul bordo del
suo letto: temevo che non respirasse, che morisse. Non le raccontai mai queste mie paure.
Il mio nucleo famigliare era composto da mio padre, da mia madre
e da due fratelli.
Mio padre.
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era lultimo numero del corriere dei piccoli. Questo accadde anche la sera prima di quel maledetto 17 marzo quando, al mattino,
lurlo lacerante di mia madre annunci la sua scomparsa.
Quel caro signore lo vedevo spesso, in piedi sopra una sedia,
a caricare un grande orologio a muro appeso sopra un arco di
una parete. Nella ricarica doveva recuperare i rintocchi perduti fin
quando il loro numero corrispondeva allora di quel momento.
I rintocchi erano solenni, percorrevano tutta la casa; di giorno non
creavano premura ma stimolavano alla vita laboriosa; di notte distribuivano serenit donavano pace e garantivano il giorno successivo. Niente come un tono musicale ci permette di riconoscere
noi stessi. E una catarsi necessaria.
Da un giorno di marzo del 42 tacque per sempre. Aveva ancora
un mondo di cose da raccontarmi.
Le cose importanti non sono cose, sono necessit senza le quali
sempre difficile proseguire. Nella vita mi mancato molto il padre.
ll fratello maggiore era pi anziano di me di molti anni, ma ancora
troppo giovane per svolgere funzioni di padre. La madre, laltro
pilastro della famiglia, in nessun modo avrebbe potuto sdoppiare
s stessa per ricoprire un ruolo non proprio.
E il gioco delle parti che si ripete da quando nato il mondo.
Per questo credo che il mondo vero sia sempre formato da coppie
dove luno diverso dallaltra.
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Un ricordo molto caro, forse il pi sereno, quello del tavolo della terrazza. Era un semplice tavolo di ferro, rotondo da giardino,
che mio padre compr ai tempi della villa in Milano.
Un ricordo per me molto caro perch fu acquistato da mio padre
forse nel periodo pi felice della sua vita; un ricordo per me molto
sereno perch mi ricorda il suo sorriso, espressione molto rara
nei pochi ricordi. Quel tavolo rotondo, non molto grande, aveva al
centro un foro per l'ombrellone.
La superficie, nella sua parte periferica, terminava con un bordo di
pochi centimetri, rivolto verso il basso.
Sulla superficie inferiore, in prossimit del foro, a circa una ventina
di centimetri da esso, nascevano le quattro gambe. Ricordo che
la loro era una struttura a "u", a concavit verso l'interno, tenute
insieme da due fascette, una in alto e l'altra in basso.
Subito al di sotto dalla fascetta inferiore le gambe si allontanavano
a "zampa di elefante".
All'estremit assumevano una struttura appiattita, a foglia, per definire un largo e sicuro poligono di appoggio.
La parte interna della fascetta inferiore aveva quattro raggi che
facevano da supporto ad un anello: il fermo dell'ombrellone.
Il tutto concedeva un risultato molto armonico di proporzioni e di
volumi. Sembrava che ogni parte della struttura si rallegrasse con
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Il pensiero corre verso linfinito. Non so cosa sia il pensiero, quando nasca, dove nasca, quando finisce. Non so se il pensiero sia
legato allesperienza vissuta.
Se cos fosse il neonato non pensa e lo smemorato perderebbe
la facolt di pensare. Non so perch il pensiero nasca n dove
nasca, mi sembra istintivo e senza una morale: pu essere buono,
pu essere cattivo.
Forse quando si dorme si pensa.
Sono confuso. Non so dove finisca il pensiero e dove inizi lidea.
So che il pensiero condiziona il futuro. Per alcuni il pensiero la
vita. Cartesio: cogito ergo sum.
Una cosa assolutamente certa: il pensiero muore con noi.
Non ho pi quellorologio: mi rattrista pensare di non sapere dove
sia finito.
Non ho pi quel tavolo, quella base spaziale.
Ho solo pochi ricordi.
Mia madre
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I miei fratelli
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E poi ci fu la guerra.
SPAZIO
La guerra:
SPAZI O
Alle ore 18 del 10 giugno 1940 gli altoparlanti disseminati per la citt
trasmisero la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Inghilterra e alla
Francia.
..."L'ora del destino era scoccata..."
Avevo otto anni.
La risposta degli aerei nemici non si fece attendere. Comparvero
nel cielo di Milano non molti giorni dopo la dichiarazione di guerra.
SPAZIO
La grande strage la seminarono nel 1942.
SPAZIO
Mio padre guardava il tutto dall'Alto.
Il fratello maggiore, Giorgio, era in guerra.
L'altro fratello, Giugi, per la sua infermit, era militare con "servizio
sedentario".
Alla sera era sempre con noi.
SPAZIO
I bombardamenti.
SPAZIO
L'urlo delle sirene squarciava la notte.
Erano tre, molto lunghi, separati l'uno dall'altro da un breve intervallo.
Annunciavano la morte.
Entravano nel nostro corpo e lo facevano tremare.
Gli uomini, che non si sono mai voluti bene, non si sa per quale
ragione avevano deciso di uccidere altri uomini.
La tolleranza, il dialogo, l'amore che i nostri vecchi avevano insegnato erano stati sovvertiti da altri concetti.
Era sufficiente che un codice genetico, un colore della pelle, una
razza di origine non fossero graditi al potere politico perch quella
incolpevole realt facesse precipitare un individuo in un percorso
di sterminio umano.
Il significato del futuro che faceva parte della nostra cultura era
scomparso.
SPAZIO
I miei ricordi da bambino sono scolpiti nella pietra.
SPAZIO
I grandi sterminatori arrivarono nell'autunno del 1942.
La mamma, con la sua valigetta di color cuoio chiaro che conteneva il nulla del nostro avere, organizzava l'emergenza.
SPAZIO
Quel giorno, il 24 ottobre 1942 di quell'anno, alle sei del pomeriggio,
Milano sub il pi grave bombardamento incendiario della sua storia.
Dur un'ora.
Furono sganciate solo bombe incendiarie.
Milano fu trasformata in un rogo.
Era illuminata a giorno.
A mezzanotte, vi fu un secondo bombardamento, questa volta dirompente, su una citt prfettamente illuminata.
Le case esplosero.
Le loro strutture si trasformarono in una pioggia di cemento.
Le finestre e i portoni sventrati delle case vomitavano sulla strada mattoni
e oggetti che caraterizzavano la vita di tutti i giorni di quei locali distrutti.
Molte persone non furono mai pi trovate.
Polverizzate come le loro case.
Talvolta era difficile distinguere un vivo da un morto.
Le montagne di macerie avevano trasformato la citt.
La retorica del fascismo si sgretolava sotto le bombe.
Qualche volta per la premura e per la paura non si chiudeva la porta di
casa.
Tutti scendevamo a piedi. Noi, dall'ultimo piano, il quinto, avevamo sempre davanti a noi una fiumana di persone.
Alcune di esse, per le loro difficolt fisiche, procedevano lentamente.
Il "capo fabbricato", il signor Bardone, cercava di aiutare le persone in
difficolt.
Si correva come topi, in fila indina, nei budelli delle cantine in cerca di
protezione.
Tutto era puntellato con lunghi pali; vicino alle pareti c'erano delle cassapanche di legno chiaro.
La portinaia, signora Letizia, ripeteva ritmicamente in dialetto milanese: "in
adre a bumbard Milan". Spesso attirava la nostra attenzione sui rumori che
provenivano dall'esterno.
Si sentiva il fragore delle bombe che da lontano lentamente si avvicinava.
Si avvicinava sempre di pi.
Adesso si sentiva anche il rombo dei motori degli aerei.
Quando il rombo era sopra di noi. Il silenzio era assoluto.
Tutti guardavano in alto.
Chi pregava o chi in coro recitava il Rosario in quel momento interrompeva
la preghiera.
Era il momento in cui tutto poteva improvvisamente finire.
Chi fosse morto nei minuti successivi non avrebbe nemmeno avuto la
possibilitdi salire in Paradiso.
Il cielo era sbarrato da quelle grandi ali dei draghi volanti che seminavano
morte.
L'enorme fragore che adesso faceva tremare i muri della nostra casa era
la realt di distruzioni molto vicine a noi, per pi in l di noi, secondo
quell'ipotetico percorso degli aerei costruito dalla nostra immaginazione.
La ripresa della recitazione del Rosario con voce pi chiara, con voce pi
alta, con voce pi sicura era un segnale di cessato pericolo.
Esistono tante "Ave Maria": quelle recitate con un filo di voce, legate alla
paura del dolore o della morte e quelle pronunciate con voce pi sicura,
ricche di riconoscenza, associate al fervore e al ringraziamento per lo
scampato pericolo.
Il marito della signora Letizia, il signor Amos, dava spesso prova di coraggio: usciva dal rifugio per vedere cosa fosse accaduto.
Al suo ritorno diceva sempre la stessa frase: "brusa tuscoss": tutto sta
bruciando.
Non capivo.
Ero molto confuso.
Guardavo la mamma. Quando vedeva il mio viso rigato di lacrime mi
ripeteva: "a noi non succeder mai nulla".
Quelle parole per me erano una garanzia.
Garanzia che derivava da cosa? Dalla sua fede in Dio? Dal fatto che
stavamo gi soffrendo molto e non avremmo potuto soffrire di pi oppure
dovuta a quella preveggenza che sole poche madri hanno e sanno
trasmettere una particolare serenit?
Mamma era sempre in preghiera. Mio fratello, sempre avvolto da una
coperta, tremava come tremano in autunno le foglie prima di cadere.
Capii perch non aveva mai sete quando per varie ragioni l'acqua
scarseggiava.
Oggi mi domando quanto passa soffrire una madre quando ha poco da
offrire ai figli e quando non ha possibilit economiche per affrontare un
fiorente mercato nero.
Ricordo che qualcuno pag mille lire un chilogrammo di sale da cucina.
Non c'era carbone. Ci si riscaldava con stufette alimentate con palle di
carta bagnata, pressate e asciugate al sole.
Nel 1943, per fotunate circostanze, ci rifugiammo in un paesino nelle
vicinanze della citt .
Fu un anno tragico per Milano.
I dati ufficiali: nella notte fra il 13 e il 14 di agosto 1370 quadrimotori
alleati sganciarono sulla citt 4000 tonnellate di bombe e 400.000
spezzoni incendiari.
L'effetto fu devastante: 1600 morti, 3600 feriti, mezzo milione di persone senza tetto.
Anche la nostra casa fu colpita.
Per nostra fortuna una bomba rimase inesplosa tra la terrazza, che
era il tetto della casa, ed il nostro appartamento sottostante.
Ero presente quando informarono mia madre dell'accaduto; la sentii dire
sottovoce: grazie Carlo.
Arrivarono i pompieri.
Con potenti getti d'acqua diradarono la folla.
Tutto quel mondo arretr, dalla periferia al centro, verso i confini
della piazza.
Poco pi tardi qualcuno pens malvagit.
Qualcuno url malvagit.
Qualcuno esegu con efferatezza, con ferocia disumana, con ferocia
barbarica quella malvagit.
I cadaveri furono appesi, a testa all'ingi, ad una trave del distributore
di carburante, La Standard Oil.
SPAZIO
Abbiamo dimostrato ai nostri figli e al mondo intero il nostro grado
di civilt.
SPAZIO
Mi consola pensare alla misericordia di un uomo, al suo pensiero
misericordioso:
si tolse la cintura dai pantaloni e con quella leg la gonna di
Claretta Petacci.
SPAZIO
La misericordia quella virt che inclina l'animo umano alla piet
e al perdono degli errori del mondo.
SPAZIO
Corsi a casa con il cuore gonfio di lacrime. Piansi fra le braccia
di mia madre.
Quando ebbi un po' di respiro le raccontai.
Mi disse consolandomi: "non era una cosa da fare"
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Larticolo:
Milano - Meazza aveva conservato da allenatore tutte le caratteristiche che lo avevano reso celebre da attaccante.
Era particolarmente esigente con noi portieri, esasperante addirittura nellallenamento sui calci di rigore.
Piazzava la palla sul dischetto e anticipava il tiro indicando, con
lindice teso, la direzione, a destra o a sinistra, esclamando: a
dieci centimetri dal palo!
E invariabilmente la palla sinsaccava con quella angolazione.
Era una cosa impressionante, una vera lezione di fisica applicata
che aveva per componenti precisione e velocit della palla.
Meazza cercava in questo modo di farci capire perch il rigore
parato andasse attribuito allerrore del tiratore.
A rievocare questi particolari il dottor Mario Baroni, specialista in
Medicina Generale, Oncologia Clinica e Patologia Professionale
della divisione di Medicina Generale degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano.
Il ricordo riemerge, fra una pausa e laltra della assistenza ai de-
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Una risposta a questo fine altamente umanitario venuta nellottobre scorso dalla Scaladi Milano che ha dedicato la serata di
una prima alla Sezione milanese Loredana Dallavalle.
Gli spettatori che prendevano posto trovarono sulla poltrona una
busta con la scritta: c bisogno di tanta solidariet per aiutare chi
soffre.
Le offerte fioccarono.
Per sconfiggere il male del secolo sono necessarie Borse di studio
per medici ricercatori, istituzioni di visite periodiche gratuite per
fasce di popolazioni a rischio neoplastico, raccolte di fondi per
dotare i centri antitumorali pi sprovvisti di attrezzature adeguate.
< So - dice il dottor Baroni dopo aver sottolineato questa sua sensibilit altruistica a mo di un personaggio dei film di Frank Capra
- che anche il mondo del calcio, quel mondo che io ho vissuto di
scorcio da giovane e che continua ad affascinarmi come spettatore, si muove spesso in questa direzione prendendo iniziative
benefiche.
Rivolgo pertanto un appello alle societ perch si rendano interpreti di questo sentimento nella maniera ad esse pi congeniale >
Mario Laudano
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La fotografia ha un commento:
il dottore Mario Baroni, come specialista in Oncologia, vive quotidianamente le sofferenze e le speranze dei malati di tumore alla
cui causa s dedicato anche dal punto di vista della promozione
di raccolta di fondi da quando la madre di una sua paziente di
Trento, Loredana Dallavalle, gli consegn una personale donazione, prima catena di solidariet che impegn il dottor Baroni nella fondazione della sezione milanese dellAssociazione Nazionale
per lo studio e la cura dei tumori solidi.
anno 90 - N138 - sabato 14 giugno 1986
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Ricordi di tragiche esperienze vissute: quel sorriso che sembrava naturale non era di serenit ma di dramma profondo.
Problema nel problema: come dire la verit nellassoluto rispetto
dellinterlocutore?
Quando si parla con un paziente il momento in cui si capisce
se abbiamo ottenuto la sua fiducia. Se gli sforzi delloncologo
hanno ottenuto dei risultati.
Loncologo deve vivere con il paziente i successi della terapia.
Il paziente oncologico ha pi bisogno degli altri: importante condividere un p di serenit; parlare con lui del suo futuro.
Linguaggio universale.
Unaltra nostalgia ricorre frequentemente: la mancanza dellinsegnamento. Non c pi quella meravigliosa sensazione di travasare nella mente degli altri quelle faticose, sudate conquiste che
consentono, a chi le riceve, di raggiungere pi velocemente i traguardi successivi. Una lezione ricordo in particolare con tanto affetto. Non fu unesibizione di cultura, anzi fu quasi unammisione
di colpe, una revisione introspettiva di errori commessi dal mondo
medico. Il suo titolo era: analisi delle cause degli insuccessi del
trattamento antitumorale. Ebbe molti consensi.
Ricordo lultima lezione, quella di commiato. Cera unatmosfera
del tutto particolare. Il silenzio dellambiente era assoluto. Le parole costruivano concetti che rappresentavano unesperienza
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Perch lOncologia
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Da adulto mi dissero che non sempre un buon internista pu essere un buon Oncologo.
Questa seconda parte del discorso stata per anni per me incomprensibile. Oggi le idee sono pi chiare: penso che essere un
buon Internista una condizione necessaria ma non sufficiente.
Loncologia figlia della Medicina Interna ed madre della sensibilit, della disponibilit, dellintuizione, del sacrificio, della tolleranza, del dialogo, dellamore.
La pratica oncologica richiede caratteristiche che non si studiano.
Forse si ricevono come donazione genetica e, in parte, con la
modulazione del proprio carattere.
Forse esiste un gene che ci permette di avere quella sensibilit
necessaria per entrare in lunghezza con il nostro prossimo e quindi di capire quello stato danimo, quellespressione, quella voce,
quel sorriso, quello sguardo.
Lo sguardo.
Se la malattia progredisce lo sguardo del paziente diverso.
Diventa una domanda che attende una risposta.
Il malato non capace di nascondere.
La paura e la speranza si consumano a vicenda, lottimismo e il
pessimismo si confondono fra loro, perdono i loro confini, travolgono lindividuo e lo trasformano in unaltra persona.
Il malato si allontana dai propri interessi, dalle proprie relazioni,
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po della cellula tumorale, con il passare del tempo, la cellula tumorale assume percorsi metabolici diversi senza lutilizzo di quel
metabolita precedentemente bloccato.
E ancora: Il tessuto tumorale produce autonomamente strutture
vascolari necessarie per la propria sopravvivenza.
Il tumore costruisce il proprio futuro.
La cellula tumorale ha un metabolismo e un tempo di duplicazione
diverso da quello di una cellula normale.
Il Settimo Sigillo
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Un profilo
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Anchio come tutti gli esseri di questo mondo sono nato con un
codice genetico e sono cresciuto con le influenze del mondo famigliare e dellambiente esterno.
Il risultato stato quello di un essere sempre motivato, dal carattere particolarmente spigoloso, con una buona dose di intolleranza
e con una caratteristica che ritengo molto importante: Il rispetto
per il prossimo.
Molte volte mi sono chiesto quale sarebbe stata la mia risposta se
mi avessero chiesto il consenso di venire al mondo.
Se avessi potuto conoscere in precedenza il mio codice molto probabilmente la mia risposta non sarebbe stata entusiastica.
Dalla genetica avrei desiderato qualcosa di pi.
Capire sempre stato uno dei grandi traguardi delluomo.
Avrei desiderato una maggiore vivacit nella capacit di apprendere, non perch mi riconosca una pigrizia mentale ma solo per
un pi facile arricchimento culturale.
Ho sempre avuto particolare ammirazione per le persone che reputavo molto intelligenti.
A Los Angeles, durante un congresso, in una sala dove si discuteva un problema oncologico; un signore, dopo un intervallo occup
per errore la mia poltrona. Si scus con me per laccaduto.
Rimasi senza parole. Era il premio Nobel Dulbecco.
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Anche il concetto religioso di condanna eterna mi spaventa; proprio perch non ha una fine.
Difficile immaginare una condanna eterna senza la libert della
morte. Se vero che per un suicida, tra il ponte e lacqua pu esistere Il tempo del pentimento, la Misericordia di Dio, pu essere
anche vero che la condanna eterna sia unespressione di terrorismo spirituale costruita dalluomo.
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La maggior parte della mia attivit ospedaliera si svolta agli Istituti Clinici di Perfezionamento, struttura che da qualche anno
stata unificata allOspedale Policlinico di Milano.
Gli Istituti Clinici di Perfezionamento, nacquero nel centro di Milano, agli inizi del 900 ed ebbero sempre la caratteristica di essere
composti da strutture, in parte ospedaliere e in parte universitarie,
di alto livello specialistico; vere punte di diamante nel loro settore.
Esempi di questa caratteristiche sono: la Clinica del Lavoro,
la pi antica e famosa in Italia,la Clinica Ostetrico Ginecologica Mangiagalli, tra le prime in europa, la Clinica Pediatrica De
Marchi, la Clinica Odonto Stomatologica, la Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva, la Chirugia Vascolare, il Centro Taumatologico
Ortopedico e molte altre, tuttora presenti.
La struttura meno specialistica era la Medicina Generale, nata forse per concretizzare una consulenza Internistica da sempre presente negli anni precedenti in tutte le strutture specialistiche.
Tra gli anni 70 e linizio degli anni 80 nacquero per gemmazione spontanea altre attivit, complementari a quelle gi esistenti:
Dalla radiologia nacque La Senologia per lo studio e la prevenzione del tumore della mammella; dalla Chirurgia: La Chirurgia
della Mammella"; Dalla Chirurgia Plastica: La Chirurgia Plastica
per la Ricostruzione della Mammella; dalla Medicina Generale:
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Il Day Hospital
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Il day hospital oncologico un moderno modello di ricovero ospedaliero con caratteristiche particolarmente interessanti:
QETXHVWRWLWRORGHYHDYHUHORVWHVVRFDUDWWHUHGHJOLDOWULWLWROL
YHGLSDJKDIXQ]LRQL
TITOLO:
CARATTERE DA
CAMBIARE
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Per futuro intende la propria sopravvivenza, non una possibile sofferenza. La vita che si spegne spaventa pi del dolore fisico.
E il trionfo della vita sulla morte.
Si giustificher con se stesso e con i propri familiari dicendo di non
avere avuto lopportunit per quella domanda.
Sembra quasi che il malato sacrifichi se stesso sullaltare del destino.
I sogni, che sono poi i sogni di tutti: la famiglia, i figli, i nipoti
perdono il significato del traguardo per assumere quello del ricordo. Non sono pi sorgenti di vita: sono immagini di accompagnamento. Si allontanano con una crudelt feroce.
Le immagini sbiadiscono, si sovrappongono, si confondono fra di
loro, diventano indistinguibili; perdono quel ruolo nobile del conforto, che una delle ragioni di vita, per assumere quello falso
dellindifferenza: costruito dalla depressione del malato.
Il paziente sa che non avr lunghe attese, degenze inutili, che
sar accolto da persone che lo conoscono.
Essere accolti con un sorriso importante. Il personale medico
e paramedico altamente specializzato.
Conosce i particolari di quel paziente perch quando si sono conosciuti hanno parlato con i famigliari anche di argomenti cari al
malato. Questo modo di comunicare avvicina gli animi, facilita la
lunghezza donda, non ti fa sentire estraneo.
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Conservo con estrema cura un biglietto di una mia paziente, tuttora vivente e in buona salute, conosciuta nel 1997 per un grave
problema tumorale. E scritto: grazie per avermi portato nel 2000.
Oggi, nel 2014, una cara amica.
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mori del colon-retto, alla scoperta delle cellule dormienti allinterno della massa tumorale solida; cellule che sono resistenti ai
trattamenti antitumorali e che, in particolari circostanze, riprendono attivit e riaccendono la malattia.
Penso alla scoperta, credo svedese, di una nuova molecola in
grado di ostacolare la respirazione della cellula neoplastica, determinandone la morte, per blocco del polmone cellulare.
Questa molecola rappresenta una terapia assolutamente selettiva
a livello delle strutture mitocondriali della cellula tumorale; quindi
una terapia completamente diversa da quella indiscriminata della
chemioterapia tradizionale.
Ho sempre pensato, anzi sperato, che chi ha la fortuna di entrare
nelle segrete cose di un mondo che esiste, ma che a noi ancora
sconosciuto, debba avere un consenso speciale, non so bene
dato da chi, che gli consenta di togliere quel velo, che gli permette
di trasformare la fantascienza in realt.
Prima di scoprire con la microscopia elettronica quel polmone
della cellula nel suo intimo sistema respiratorio mitocondriale, prima di realizzare una manipolazione genetica, prima di guardare
quella galassia per quel volo spaziale, prima di viaggiare nellinfinito il ricercatore deve avere unetica. Chi fa ricerca deve essere
anche garante: ha lobbligo di costruire un futuro migliore.
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Loncologia medica
fondamentalmente divisa in due grandi capitoli:
I tumori solidi
Le emolinfopatie
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Con queste premesse fui ammesso alla Scuola Europea del Tumore della Mammella, aperta ad un numero ristretto di oncologi
europei. Agli esami ogni oncologo disponeva di un computer che
simulava i pi complessi problemi oncologici.
I tempi per le risposte erano strettissimi.
I risultati degli esami erano immediati.
Fu unesperienza molto interessante di alto livello scientifico.
oncologo italiano; a Franco Pannuti del Malpighi di Bologna, Padre universale dellOrmonoterapia e Gioacchino Robustelli della
Cuna direttore della Fondazione Oncologica di Pavia.
La quantit e la qualit del lavoro svolto si misura dai risultati ottenuti e dal numero di pubblicazioni segnalate su riviste oncologiche
di prestigio.
Abbiamo pubblicato molto. In Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
Con un po di orgoglio, ricordo, in particolare una pubblicazione
su Cancer, la Bibbia delloncologia mondiale:
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Ha funzioni diagnostiche
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Ha funzioni Terapeutiche
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Precauzionali,
Neoadiuvanti,
Della Fase Avanzata.
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Si definisce intervallo libero da malattia la durata della remissione completa. Si parler di Guarigione quando la Remissione
Completa si manterr per molti anni.
Questa probabilit aumenta quanto pi ci si allontana nel tempo
dal momento della diagnosi.
Ha funzioni di Follow Up
Follow Up: monitoraggio del paziente, valutazione della risposta
terapeutica, diagnosi precoce di una eventuale progressione.
E un percorso di controlli clinico - strumentali che, nel caso di progressione di malattia ci consente una diagnosi precoce e il conseguente trattamento tempestivo. S P A Z I O PRIMA DI UNA NOTA
Una nota:
Il Day Hospital annoverava anche tumori della mammella maschile.
Ricordo un caso particolare.
Un giorno venne da me un signore molto anziano per una piccola
tumefazione in regione mammaria. Nella sua vita aveva svolto attivit
di ricercatore presso il C.N.R. (Centro Nazionale di Ricerca).
Durante l'ultima guerra mondiale, l'industria farmaceutica, per ragione di
costi, estraeva gli estrogeni dalle urine di cavalle gravide.
Una fase del processo di estrazione prevedeva l'essicazione del
composto chimico in una stufetta elettrica.
Quando il ricercatore, al termine del processo di essicazione, apriva la
porta della stufetta, per poi procedere alla lavorazione del prodotto, di
fatto subiva un aerosol di estrogeni. Vera causa del tumore mammario.
Fu sottoposto ad intervento di mastectomia. Non fu necessario un trattamento chemioterapico.
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Ha funzioni ambulatoriali
Gli ambulatori hanno funzione selettiva. Il paziente con dubbio interpretativo viene automaticamente inserito nel circuito diagnostico del Day Hospital per la definizione della diagnosi.
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Tutto quanto stato scritto sul Day Hospital oncologico corrisponde ad una struttura tuttora esistente e ben funzionante.
Agli inizi degli anni 80 tutto questo non esisteva.
Esistevano solo le mie specializzazioni in Oncologia, in Medicina
Interna, in Patologia Professionale, e, poco tempo dopo, la mia
Idoneit a Primario Oncologo.
Esisteva tanta volont di fare.
Quando giunse dallUniversit la mia nomina a Professore a contratto con la definizione del corso di insegnamento oncologico che
mi era stato assegnato, quella nomina fu tenuta nascosta da chi
avrebbe dovuto divulgarla.
Personalmente ho sempre pensato che se un mio collaboratore ha successo il suo merito anche mio. Chi non brilla di luce
propria teme molto la luce riflessa degli altri. Non dissi niente a
nessuno, avrei creato maggiori rivalit. Il silenzio un metallo che
va bene per tutti gli amalgami. Non gradito uscire dalla media.
Perch la media spesso il mondo che ci circonda. Talvolta
quello che ci comanda. Solo i risultati dicono la verit. La mediocrit non pu accettare una riduzione del proprio potere.
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Gli equilibri, quando sono molto instabili, si modificano per raggiungere una maggiore stabilit.
Homo Homini Lupus.
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dei caloriferi. Questo voleva dire che i locali creati erano estremamente caldi durante linverno e forni crematori in estate per la
scarsa aerazione. L amministrazione non forniva condizionatori.
Esistevano i malati; ma loro non conoscevano il programma e le
possibilit di questa struttura. Bisognava farsi conoscere.
Iniziarono allora i miei contatti personali con i chirurghi degli ospedali dellinterland. Potevo solo garantire molta seriet e, se le cose
fossero andate bene, delle pubblicazioni scientifiche.
Furono momenti molto difficili.
Qualche malato arrivava al nostro day hospital dai circuiti interni
del nostro ospedale. In quel periodo dalla Clinica del Lavoro degli
Istituti Clinici furono segnalati pazienti con tumori professionali.
La specialit in quella branca di medicina mi fu di grande aiuto. Mi
chiesero la disponibilit di praticare terapie nel loro reparto.
Accettai. Non era un prestigio lavorare in casa daltri ma nei momenti di difficolt si accetta di tutto, pur di sopravvivere.
Avevo la sensazione di dover sfondare il muro del suono. I pazienti che provenivano dallinterland erano quasi tutti in fase clinica avanzata, con nessuna possibilit di miglioramento.
Aumentarono i ricoveri in Medicina Generale. Spesso si trasformarono in lunga degenza con giustificato risentimento di tutta la
struttura. Purtroppo la storia dei nostri ospedali non mai stata
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favorevole ad accettare di buon grado il ricovero del malato tumorale perch spesso il paziente diventa lungodegente, perch un
degenza pi impegnativa, pi faticosa per il personale paramedico e perch riduce lindice statistico annuale dei ricoveri di quella
struttura.
Al momento della dimissione spesso i famigliari pongono resistenze con richieste di trasferimento in luoghi di lunga degenza che
condizionano sempre ritardi burocratici.
Con il trascorrere dei giorni si faceva sempre pi evidente limpossibilit di un successo; lattivit del Day Hospital non decollava.
Le coefore che da tempo erano presenti aumentavano il pianto.
La sua esistenza era ad alto rischio e la sua fine sarebbe stata
molto vicina se non si fosse verificato il miracolo:
Una grande lezione di vita ha cambiato il mio mondo e le prospettive del Day Hospital.
Unesperienza da fiaba, da film di altri tempi, che se non fosse capitata alla mia persona avrei molte difficolt a considerarla vera.
Ne parleremo pi avanti.
Questa grandissima esperienza fu taumaturgica.
Arrivarono i primi riconoscimenti. Molto lentamente il Day Hospital
oncologico incominci ad assumere una sua connotazione.
La casistica incominci ad essere rappresentata da patologie
oncologiche della mammella, del polmone, del tratto gastrointe92
Questo era un corretto comportamento nei confronti del paziente che si rivolgeva al medico esperto della sua patologia; era un
modo onesto di esprimere la nostra competenza, era la speranza
di ricevere in cambio un riconoscimento di questo tipo.
E cosi fu.
Le coefore erano praticamente estinte.
Adesso i problemi esterni erano altri: Il mondo non ti perdona il
successo. Nel momento in cui sembra che diminuisca quella gravit, che ostacolava il tuo volo, il mondo diventa improvvisamente
ostile. Sulle rive del fiume aumentava il numero degli spettatori,
apparentemente affaccendati, in realt erano tutti in attesa di vedere galleggiare un fallimento.
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Da medico giovane
Ospedale di Niguarda. Le prime notti di guardia.
Lemozione che ti stringe il cuore. Lesperienza che non mai
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Qualche mese dopo, sempre di notte un giovane paziente diabetico in terapia insulinica tent il suicidio praticandosi ulteriori dosi
di insulina. Il suo vicino di letto fu svegliato dal rumore dei suoi tremori. La grande difficolt fu quella di trovare una vena di accesso
in un giovane con tremore scuotente.
La trovai in un piede.
Quando riprese la capacit di deglutire approfittai della mancanza
di un dente premolare per iniettare attraverso quel pertugio del
glucosio; il trisma, le mascelle serrate, non mi davano altre possibilit. Uscito dal coma mi parl dei suoi problemi.
Era stato un tossicodipendente. Era solo.
Lo affidai ad una assistente sociale.
Ho conosciuto persone che simulavano la malattia. La loro patofobia, nota ai colleghi psichiatri, era tale da sapere elencare una
serie di sintomi perfettamente correlabili con quella patologia.
Solo con unattenta raccolta dei dati anamnestici si poteva intuire
che la successione o la localizzazione dei sintomi elencati presentava al medico esperto delle contraddizioni che permettevano di
dubitare della veridicit della malattia.
Ho conosciuto persone che involontariamente rifiutavano la realt
della malattia.
Ricordo con tristezza di avere incontrato nel centro di Milano un
mio primo cugino che da molto tempo non vedevo. Dopo i saluti di
circostanza mi accorsi che sulla punta del suo naso era presente
unalterazione cutanea molto sospetta per fase iniziale di tumore
cutaneo. Gli raccomandai di venire in Day Hospital per i dovuti
accertamenti. Non venne. Parlai con i famigliari. Anche loro cercarono di convincerlo. Senza successo. Non molti mesi dopo una telefonata dallospedale di Niguarda mi inform che un mio parente
era stato sottoposto ad intervento chirurgico: gli fu asportata la piramide nasale.
Fu dimesso con una protesi di naso in parte mascherata da un
paio di occhiali che certamente non miglioravano la sua cecit
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Da medico vecchio
Ho parlato con una donna molto anziana, era chiusa nella sua
depressione e avvolta dalla sua solitudine.
Depressione e solitudine: tristi compagne di vita. Con occhi spenti
e guardando nel vuoto, mi disse che aveva accettato lintervento
chirurgico solo per amore di madre verso un figlio che tanto aveva
insistito perche lei si sottoponesse a quella operazione. Non voleva lasciare di s un brutto ricordo.
Era stata recentemente sottoposta ad intervento di mastectomia
per tumore della mammella. Il decorso operatorio era stato soddisfacente. La stadiazione postoperatoria segnalava la necessit di
un trattamento ormonale.
Ricordo di avere spiegato alla paziente che avrebbe tollerato molto bene quella terapia e che soprattutto non avrebbe avuto effetti
collaterali.
Avevo anche cercato di sottolineare che certamente avrebbe
avuto importanti vantaggi.
Segu con scarsa attenzione le mie parole.
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Mentre parlavo avevo la netta sensazione di una persona disinteressata, che ascoltava solo per educata cortesia.
Al termine delle mie parole mi disse che non si sarebbe sottoposta a nessuna terapia.
Cerc anche di convincermi che il domani sempre peggio delloggi e che solo per questa ragione la vita del momento va conservata cosi com senza modificazioni e senza programmi di terapia.
Temeva solo il dolore. Mi chiese solo questo aiuto.
Non ero daccordo sulle sue conclusioni. Capii che era inutile insistere.
Pi volte nella vita mi sono chiesto chi dei due avesse avuto ragione. Forse a quel dialogo erano presenti lenergia della vita e il
tramonto del sole. Forse la verit era in tutti e due. Forse la verit
stava nel sapere quanto fosse alto il sole.
Ricordo che quel dialogo si concluse con un rispettoso abbraccio.
Non vidi mai pi quella paziente. Ricordo il suo nome.
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Allo sbigottimento iniziale a poco a poco prese spazio il ragionamento e, alla fine, il ringraziamento.
Era un discorso di un medico che era anche padre. Il giorno dopo
la madre di Ivano mi telefon per dirmi che sua sorella le aveva
suggerito un altro parere. Feci il nome di un illustre oncologo milanese. Gli scrissi una breve relazione; precisai di non avere dubbi,
di essere convinto delle mie conclusioni e di avere unicamente il
grande desiderio di proteggere in tutti i modi due genitori disperati.
La sua risposta fu: un abbraccio in silenzio.
Ivano fu operato.
Lestate successiva venne da me al mare, a Fano.
Andammo anche a Urbino. Fu molto bello.
Era sereno. Per la prima volta vidi sua madre sorridere.
Ivano mi regal una penna stilografica. Il bigliettino da lui scritto
diceva: perche lei sia sempre piu preciso. Non ho mai capito
quale fosse il significato di quella frase. Nemmeno sua mamma
seppe dare una interpretazione.
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Gianna da sempre stata una cara compagna di vita di mia moglie; per me una cara amica acquisita. Donna con personalit fragile, insicura, colma di generosit e di affetto per tutto il mondo.
Aveva sempre bisogno di riferimenti sicuri e teneva conto dei consigli di persone fidate.
Aveva sempre desiderato un figlio che non era mai nato. Aveva riversato sui nipoti, figli di una sorella, tutto quellaffetto che solo una
madre sa dare.
Gianna nella vita di tutti i giorni era una persona gradevolissima.
Subiva il fascino delle persone che avevano un contenuto; per la
sua bont era portata ad enfatizzare il valore degli altri al punto
dei miti; spesso inesistenti.
Errori di valutazione che talvolta si sono trasformati in errori di vita,
con gravi conseguenze per sua fragile struttura psicologica.
Aveva il culto dellestetica. Per una banale gibbosit del naso ricorse allaiuto del chirurgo estetico; il risultato fu che il profilo greco ottenuto era cosi insolito da fa capire al mondo che era stato
tolto un difetto. Non ebbi mai il coraggio entrare nellargomento.
Gianna aveva delle mani molto belle.
Quando era in difficolt parlando spesso le volteggiava con molta
disinvoltura vicino al naso, come se avesse voluto polarizzare lattenzione degli altri sulla loro bellezza.
Personalmente ho dei flash indimenticabili di questa amica. Per
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un certo periodo della mia vita sono vissuto fuori Milano, a pochi
chilometri dal centro della citt, in una villa con un grande giardino.
Di tanto in tanto Gianna e suo marito venivano a trascorrere il weekend da noi. Una volta volle improvvisare un pranzo in giardino.
Mi inform sui dettagli. Ebbe la mia approvazione.
La vidi camminare un poincerta sulle beole al bordo della piscina.
Inciamp e cadde a terra con una pila di piatti in mano.
Fu una frantumazione generale. Ricordo bene lespressione del
suo sguardo. La sorpresa, la vergogna, lincredulit la facevano
da padroni. Per fortuna non fini in acqua, non sapeva nuotare.
Eravamo a Fano per festeggiare il Carnevale.
I soliti amici. La solita compagnia.
Gianna mi si avvicin per riferirmi una sua preoccupazione. La
visitai subito in casa mia. Programmai telefonicamente una serie
di controlli a Milano. Fu accertato il tumore della mammella.
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dellidrocortisone usati furono stratosferici. Uscii dalla sala Operatoria alle sei del pomeriggio. Mi gratificava pensare di aver speso
bene il pomeriggio di una domenica.
Dopo lintervento la paziente rimase in Rianimazione per alcuni
giorni. Il decorso postoperatorio fu buono.
Quando fu dimessa il personale paramedico organizz una piccola festa. Fu molto commovente.
Anni dopo, ricevetti ancora una particolare telefonata di Costantino Mangioni: questa volta il tono della voce era molto allegro:
quella giovane paziente era tornata spontaneamente: voleva salutarci e farci vedere sua figlia nata pochi mesi prima.
Eroi.
Solo per un giorno.
Un gravoso problema delloncologo anche quello di definire, nel
corso di un trattamento chemioterapico, quella linea al di l della
quale inizia laccanimento terapeutico.
Laccanimento terapeutico disumano. E sempre da proscrivere.
Loncologo ha il difficile compito di capire quando il paziente non
pi in grado di subire gli effetti collaterali di un trattamento.
Il dialogo corretto crea sempre un senso di protezione.
Il senso di protezione migliora la speranza.
Vivere con il malato i piccoli successi di una terapia un obbligo
del medico che cura. Quando la terapia viene interrotta deve subito
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Grazia
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Giulio
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Nel linguaggio comune il miracolo definito come un evento straordinario che si verifica.
E questo si verificato.
Riconosco di avere vissuto unesperienza che ha cambiato non
solo la mia vita, ma anche quella del Day Hospital Oncologico e dei
miei pazienti.
Non sono stato spettatore, ma attore di un episodio sconvolgente.
Un giorno Il Direttore della Clinica Ostetrica Ginecologica Mangiagalli, mi segnal il caso di una giovane paziente, infermiera
dellospedale di Trento, ricoverata in quella clinica per sospetta
neoplasia ovarica.
Gli accertamenti, da loro eseguiti, avevano dimostrato che non si
trattava di una neoplasia primitiva dellovaio ma di metastasi ovariche a primitivit sconosciuta.
Mi invi la paziente per competenza.
Era un tumore gastrico di Krukemberg che, come spesso accade,
aveva indotto secondarismi ovarici.
E un tumore particolare per le sue caratteristiche. Le sue cellule presentano una immagine microscopica a castone perch la
mucina prodotta dal citoplasma comprime il nucleo alla periferia
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Mi sono chiesto tante volte come mai in quel momento avessi pensato ai funghi, argomento che non aveva alcuna ragione di essere
presente nella mia mente in quella circostanza, anche perch non
sapevo che Loredana fosse davvero interessata a quel particolare
passatempo.
Nellinverno successivo si ripropose il problema della tossicit midollare con grave riduzione delle sue difese immunitarie.
Era inverno inoltrato. Un focolaio di broncopolmonite le fu letale.
Era una signora molto anziana, magra, non molto alta, vestita di
nero, dagli occhi scavati, in parte nascosti da occhiali scuri.
Gli occhiali non la proteggevano dalla luce, la difendevano da quel
mondo che non voleva pi considerare, che non voleva pi rivedere; erano uno scudo contro quellambiente ospedaliero che non
voleva pi ricordare.
Per una madre, quando la vita di una giovane figlia tace per sempre, inizia la morte quotidiana. Che si ripete allinfinito senza pause.
Credo che la sofferenza di una madre sia diversa da quella di un
padre. E la patologia del funicolo ombelicale attraverso il quale la
madre una volta nutriva e veniva a sua volta nutrita di gioie, di
speranze, di amore, di voglia di vivere, di serenit, di futuro.
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Cosi sono nate, a favore dellassociazione, le gare nazionali di Bridge, le serate di beneficenza alla famiglia Meneghina di Milano,
le cene di beneficenza, numerosi spettacoli teatrali nei migliori teatri della citt. Parlai dei nostri programmi con il Sovraintendente
del Teatro alla Scala di Milano. Al termine del colloquio assegn
allAssociazione La Prima di un Balletto.
Fu una serata indimenticabile. Giovanissime ballerine in tu tu
posero, prima dello spettacolo, su tutte le poltrone un fiore ed una
busta che conteneva il nostro messaggio: quello di Loredana.
Al termine del loro spettacolo ritornarono alle poltrone per incontrare la solidariet dei milanesi. Fu una serata molto suggestiva.
Sulle Locandine del Teatro cera scritto: Serata a favore della
Sezione Milanese Loredana Dallavalle per lo studio e cura dei
tumori solidi.
Con il grande aiuto di Monsignor Angelo Majo sono nati i grandi
concerti alla Basilica San Marco di Milano.
Alcuni artisti vennero dallestero. Quelle serate ebbero un grande
successo di pubblico e di solidariet.
Analoghe iniziative nacquero in Piemonte; molte nel trentino.
A sua volta la signora Bruna organizzava incontri nei salotti buoni
della sua citt per pubblicizzare
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questo proposito negli anni successivi, devo ammettere che qualche volta, soprattutto nei rari momenti di ottimismo, ho accarezzato lidea di trovarmi su una piccola barca, nel corso di un fiume.
Il mio libero arbitrio era rappresentato dalla possibilit di approdare alla sponda di destra o di sinistra del fiume; il mio destino era
per rappresentato dalla direzione del corso delle acque.
Era forse una soluzione opportunistica che in certi momenti fa
bene al cuore.
dava un loro atteggiamento, una loro abitudine, una loro caratteristica, un loro difetto. Spesso quel soprannome veniva detto
anche al femminile per identificare la moglie di quel pescatore.
Il porto aveva la sua storia costruita da leggende, da tragedie del
mare, da episodi di grande generosit.
La gerarchia dei pescatori era costruita dalla loro storia.
Dalla storia del porto.
Con i Grandi Vecchi si parlava con molto rispetto.
Con loro si parlava con il cappello in mano.
La fischiona era la moglie di fischion, Il Grande Vecchio del
Porto di Fano. I fischioni sono un tipo di pasta che il pescatore
prediligeva. Erano analfabeti. Durante lultima guerra sub delle
punizioni perch, non sapendo leggere lorario di partenza di un
treno, arriv con molto ritardo a un raduno militare.
Non calz mai un paio di scarpe, nemmeno in occasione dei matrimoni dei figli. Provenivano da uninfanzia poverissima. La signora Pina, questo era il vero nome della moglie, non nascondeva di
avere vissuto di carit.
Ebbero dei figli che fecero una buona e stimata carriera nel porto
di Fano; divennero proprietari di numerose imbarcazioni.
I due Grandi Vecchi furono miei pazienti.
Fischion mor per un tumore del polmone. La signora Pina pur
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non sapendo leggere ne scrivere tutti i giorni con il suo baracchino, come lei lo amava definire, era di fatto un radiotelefono,
rimaneva in contatto con le imbarcazioni di Fano in mare aperto.
A lei si rivolgevano gli uomini in mare perch provvedesse
ad allertare gli specialisti di cui i marinai avrebbero avuto immediatamente bisogno al loro rientro. Potevano essere problemi di
reti, problemi meccanici o problemi elettrici. Era quasi centenaria
quando ebbe una serie di problemi cardiaci.
Era estate. Mi trovavo a Fano.
La mia casa era a muro a muro con la sua. Quel giorno ebbe una
crisi pi grave del solito. Tutti erano presenti, in lacrime: i figli, le
nuore, i nipoti, uno stuolo. Sembrava che fosse alla fine.
Misi in pratica disperati interventi terapeutici.
Fummo fortunati. Ad un certo punto apr gli occhi.
Si guard a fatica intorno.
Mi ero allontanato per lasciare spazio ai parenti.
Incroci il mio sguardo.
Con un gesto della mano mi fece segno di avvicinarmi.
Capii che voleva sussurrarmi qualcosa allorecchio:
Ho ricevuto il pi bel augurio della mia vita: "sei stat te?"
Dissi di si con il capo."te hai da camp cent'ann e mur se hai voia!"
"sei stato tu? tu devi campare cento anni e morire solo se hai
voglia!"
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Alla fine delle scale c una porta che non ho mai aperto.
Apro quella porta.
Sto per varcare quella soglia.
Vedo davanti a me una moltidudine di persone.
C molto fragore. Non riesco a capire le loro parole.
Le guardo con attenzione, le riconosco: rivedo il volto di quella
donna anziana, depressa, che voleva convincermi a non credere
nel domani; rivedo quelluomo vecchio, circondato da nessuno;
rivedo Ivano: sorridente; rivedo Gianna dal profilo greco indimenticabile. Ad un tratto, come per incanto, ho la sensazione che
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Indice
Introduzione
pag.
Prefazione
pag.
Ricordi dinfanzia
pag. 11
pag. 29
pag. 43
Perch loncologia
pag. 49
Un profilo
pag. 57
pag. 63
pag. 67
pag. 97
pag. 127
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mario baroni
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