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N84 Ottobre 2014 1

Newsletter
N 84 Ottobre 2014
Trifir & Partners Avvocati
Diritto del Lavoro
Attualit 3
Le Nostre Sentenze 6
Cassazione 9
Diritto Civile,
Commerciale,
Assicurativo
Le Nostre Sentenze 10
Assicurazioni 12
Il Punto su 14
R. Stampa 17
Eventi 18
Contatti 19
Jobs Act: la (quasi) legge delega
Il testo del maxiemendamento relativo al Jobs Act approvato, con
voto di ducia, al Senato ora in attesa di approvazione alla Camera.
Se dovesse essere approvato senza modiche, la legge delega
entrer in vigore, anche se non avr un impatto immediato sul mondo
del lavoro. Infatti, occorrer attendere i decreti legislativi attuativi in
materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro
delle politiche attive, nonch in materia di riordino della disciplina dei
rapporti di lavoro e dellattivit ispettiva e di tutela e conciliazione delle
esigenze di cura, di vita e di lavoro.
I decreti dovranno essere adottati entro sei mesi dalla data di entrata
i n vi gor e del l a l egge per t ut t e l e mat er i e i nser i t e nel
maxiemendamento, e cio:
a) il riordino della disciplina degli ammortizzatori sociali, con revisione
della normativa e semplicazione delle procedure;
b) il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di
politiche attive, nonch listituzione di una Agenzia nazionale per
loccupazione;
c) la semplicazione e razionalizzazione delle procedure di
costituzione e gestione dei rapporti di lavoro e delle norme in tema
di igiene e sicurezza sul lavoro e degli adempimenti a carico di
cittadini e imprese;
d) il rafforzamento delle opportunit di ingresso nel mondo del lavoro
e il riordino dei contratti di lavoro vigenti. In particolare, il Governo
delegato ad emanare un testo organico semplicato delle
discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro (ci
sar nalmente un testo unico?), sfrondando le numerose tipologie
esistenti e promuovendo il contratto a tempo indeterminato come
forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo pi conveniente
rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti.
Tale tipologia di contratto dovr, inoltre, prevedere, per le nuove
assunzioni, tutele crescenti in relazione allanzianit di servizio.
Tale disposizione pu avere un impatto immediato, rendendo pi
convenienti, nella fase di attesa dei decreti legislativi attuativi, la
stipula, in caso di nuove assunzioni, di contratti diversi da quello a
tempo indeterminato (per esempio, il contratto a termine acausale
previsto dal Decreto Poletti). Infatti, il maxiemendamento oggi, e
la legge delega domani, sembrano suggerire di attendere
lemanazione dei decreti per poi stipulare contratti a tempo
indeterminato pi vantaggiosi (per esempio, in termini di minori
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oneri contributivi) e con tutele crescenti con lanzianit, posto che tali caratteristiche
riguarderanno, come espressamente detto, solo le nuove assunzioni.
Indubbiamente la delega molto ampia e lascia al Governo anche il compito di riformare lart. 18
dello Statuto dei Lavoratori, che non stato esplicitamente inserito nel maxiemendamento (se non
nellaccenno allistituzione del lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti). Bisogner,
dunque, attendere il decreto attuativo per avere la nuova disciplina della tanto discussa norma che
escluder o limiter la reintegrazione per i nuovi assunti almeno per qualche anno dallinizio del
rapporto a tempo indeterminato (dovrebbero comportare la reintegrazione i licenziamenti
discriminatori e, a quanto si dice, i licenziamenti disciplinari per le fattispecie pi gravi).
La delega prevede, inoltre, anche la revisione della disciplina delle mansioni: nei processi di
riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale si dovr contemperare linteresse
dellimpresa allutile impiego del personale con linteresse del lavoratore alla tutela del posto di
lavoro, della professionalit e delle condizioni di vita ed economiche, prevedendo limiti alla modica
dellinquadramento.
Un altro punto concerne la revisione della disciplina dei controlli a distanza che dovr tener conto
dellevoluzione tecnologica, contemperando le esigenze produttive ed organizzative con la tutela
della dignit e riservatezza del lavoratore.
Si prevede, ancora, lintroduzione, anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, non
solo per i rapporti di lavoro subordinato, ma anche per quelli di collaborazione coordinata e
continuativa nei settori non regolati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali
pi rappresentative.
Si prevede, inne, la razionalizzazione e semplicazione dellattivit ispettiva, con listituzione di
una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, integrando in ununica struttura gli ispettori INPS e
INAIL.
Stefano Beretta
Comitato di Redazione: Francesco Autelitano, Stefano Beretta, Antonio Cazzella, Teresa Cofano, Luca
DArco, Diego Meucci, Jacopo Moretti, Damiana Lesce, Luca Peron, Claudio Ponari, Vittorio Provera,
Tommaso Targa, Marina Tona, Stefano Trir e Giovanna Vaglio Bianco

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Il licenziamento per giusta causa pu essere illegittimo se fondato
esclusivamente sulla sentenza penale di proscioglimento per
prescrizione del reato
A cura di Antonio Cazzella
In materia di licenziamento disciplinare, spesso si pone il problema della rilevanza del procedimento
penale (in corso, ovvero concluso) nel procedimento civile inerente laccertamento sulla legittimit
del licenziamento.
Con riferimento al procedimento penale in corso, stato affermato che la presunzione di innocenza
dellimputato una regola esclusiva del processo penale, il che non esclude lautonomo accertamento
dei fatti disciplinarmente rilevanti nellesercizio dei poteri datoriali (Cass. 12 dicembre 2013, n. 27810).
Quando il procedimento penale viene denito con sentenza penale ex art. 444 c.p.p. (c.d.
patteggiamento), stato affermato che tale sentenza costituisce un indiscutibile elemento di prova per il
giudice di merito, nellambito del giudizio di responsabilit in sede civile, pur non essendo oggetto di
statuizione assistita dallefcacia del giudicato (Cass. 30 settembre 2013, n. 22333).
Il giudicato penale invece vincolante, ai sensi dellart. 654 c.p.p., nel giudizio civile o amministrativo
quando in questo si controverte intorno ad un diritto o a un interesse legittimo il cui riconoscimento
dipende dallaccertamento degli stessi fatti materiali che furono oggetto del giudizio penale.
In una recentissima sentenza (Cass. 9 ottobre 2014, n. 21299), la Suprema Corte ha esaminato il caso
di un lavoratore che era stato licenziato in quanto aveva ottenuto liscrizione nella lista degli invalidi (e,
per tale motivo, era stato assunto) mediante la produzione di documentazione medica falsa.
Per gli stessi fatti era stato avviato un procedimento penale, che si era concluso con sentenza di
proscioglimento per avvenuta prescrizione del reato ai sensi dellart. 129 c.p.p.; tale sentenza era stata
ritenuta decisiva per affermare la legittimit del licenziamento del lavoratore.
La Suprema Corte ha riformato (con rinvio) la decisione di secondo grado, rilevando che la Corte di
merito aveva errato nel fondare il suo convincimento esclusivamente sulla sentenza penale.
In particolare, la Suprema Corte ha evidenziato che non ipotizzabile unestensione analogica dellart.
654 c.p.p. anche a sentenze dichiarative della prescrizione, in quanto tale norma ha carattere
eccezionale, costituendo una deroga al principio generale dellautonomia della giurisdizione del giudice
civile rispetto a quello penale (Cass. 17 giugno 2013, n. 15112). Inoltre, la Suprema Corte ha rilevato che
non sempre la prescrizione comporta un accertamento del fatto materiale, poich si tratta di un
accertamento assorbito dallobbligo di immediata declaratoria di una causa di estinzione del reato.
Lart. 129 c.p.p., secondo comma, prevede che quando ricorre una causa di estinzione del reato ma
dagli atti risulta evidente che il fatto non sussiste o che limputato non lo ha commesso o che il fatto non
costituisce reato o non previsto dalla legge come reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione o
di non luogo a procedere con la formula prescritta.
In relazione a tale previsione normativa, la Suprema Corte ha evidenziato come la mancanza del
proscioglimento nel merito non dimostra, di per s, un accertamento del fatto reato, trattandosi di una
norma che presuppone il predetto proscioglimento solo quando ictu oculi evidente la prova della non
colpevolezza, senza necessit di alcun accertamento.
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Alla luce di quanto sopra, la Suprema Corte ha affermato che il giudice di merito avrebbe dovuto
svolgere un autonomo apprezzamento non solo della potenziale rilevanza disciplinare del fatto, ma,
ancor prima, della sua effettiva esistenza, essendo la stessa controversa tra le parti.
Al contrario, la Corte di merito non ha svolto alcun autonomo apprezzamento delle prove raccolte in
sede penale, limitandosi a recepirne lesito complessivo in base allerronea supposizione della loro
vincolativit.
La Suprema Corte ha, quindi, precisato i criteri di utilizzabilit nel giudizio civile delle prove raccolte in
sede penale. A tal riguardo, stato affermato che il giudice civile pu anche non rinnovare innanzi a s le
prove testimoniali raccolte nel giudizio penale, ma solo se siano state assunte in dibattimento nel
contradditorio tra le parti o se la verica dibattimentale sia mancata per scelta dellimputato, che abbia
optato per il giudizio abbreviato ex art. 438 e ss. c.p.p. o per il c.d. patteggiamento ex art. 444 e ss.
c.p.p..
Inoltre, anche nel caso in cui non rinnovi le prove, il giudice civile non pu esimersi dal procedere ad un
loro autonomo apprezzamento quanto ad attendibilit, afdabilit e rilevanza, dando altres conto e
ragione del perch non ha ritenuto di accogliere leventuale istanza di nuova assunzione in sede civile;
diversamente, infatti, si nirebbe per reintrodurre quella vincolativit del giudicato penale che, invece,
esclusa al di fuori delle ipotesi tassative indicate dallart. 654 c.p.p..
La Corte di Giustizia e lart. 16 del Collegato Lavoro
A cura di Barbara Fumai
Con la sentenza del 15 ottobre 2014, emanata nella causa C-221/2013, la Corte di Giustizia ha
risolto il nodo interpretativo circa la compatibilit dellart. 16 del c.d. Collegato Lavoro con il diritto
dellUnione Europea ed, in particolare, con la Direttiva 97/81/CE in tema di part- time.
La vicenda, gi oggetto di analisi nella Newsletter n. 49 del luglio 2011, attiene ad una funzionaria del
Ministero della Giustizia presso il Tribunale di Trento, la quale, a seguito dellintroduzione dellart. 16 del
c.d. Collegato Lavoro, si vista convertire unilateralmente dal Dirigente del Tribunale il proprio rapporto
di lavoro da part-time a full time.
La norma in questione, infatti, consentiva alle amministrazioni pubbliche, nel rispetto dei principi di
correttezza e buona fede, nei 180 (centottanta) giorni successivi allentrata in vigore della stessa, di
sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione del part-time, adottati prima del decreto
legge 112 del 2008, convertito dalla legge 133 del 2008. Dopo una prima fase processuale introdotta
durgenza (analizzata per lappunto nella Newsletter n. 49 del 2011) - fase in cui il Tribunale di Trento ha,
dapprima, accolto le domande della lavoratrice annullando il provvedimento ministeriale ed il pedissequo
provvedimento emesso dal Dirigente del Tribunale e, successivamente, in sede di reclamo, ha revocato
la decisione presa in via cautelare dallo stesso Tribunale - la Funzionaria ha introdotto il giudizio in via
ordinaria. Il Giudice del Tribunale di Trento, chiamato nuovamente ad affrontare la questione della
compatibilit dellart. 16 c.d. Collegato Lavoro con la direttiva 97/81/CE ha cos deciso di investire della
questione, mediante rinvio pregiudiziale, la Corte di Giustizia. Pi precisamente, il Giudice trentino ha
richiesto alla Corte di Giustizia di statuire se una norma nazionale che preveda la trasformazione del part-
time in full time (e viceversa), senza il consenso del lavoratore e, quindi contro la sua volont, sia
compatibile o meno con la clausola n. 5 punto 2 dellaccordo quadro recepito dalla direttiva 97/81/CE.
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Tale clausola, infatti, dispone che il riuto di un lavoratore ad essere trasferito da un lavoro a tempo
pieno ad un tempo parziale, o viceversa, non dovrebbe in quanto tale, costituire motivo valido per il
licenziamento, senza pregiudizio per la possibilit di procedere () a licenziamento per altre ragioni come
quelle che possono risultare da necessit di funzionamento dello stabile considerato.
Nella propria ordinanza di rinvio pregiudiziale, il Giudice trentino ha fatto discendere dal divieto di
licenziamento contenuto in tale clausola la legittimit di un riuto alla modica dellorario e, quindi, in via
interpretativa, la necessit che la legislazione nazionale preveda - per essere in linea con il diritto
dellUnione Europea - il consenso alla trasformazione da part-time a full time (e viceversa).
Da qui il dubbio sulla compatibilit dellart. 16 Collegato lavoro con il diritto dellUnione Europea.
La Corte di Giustizia, investita della questione, giunta invece a stabilire, dopo aver fatto un distinguo tra
trasformazione da full time a part-time e quella da part-time a full time, che le due situazioni non siano
comparabili, dato che la riduzione del tempo di lavoro non comporta le stesse conseguenze del suo
aumento, in particolare a livello di retribuzione.
Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che laccordo quadro e, in particolare, la sua clausola 5, punto 2,
deve essere interpretata nel senso che non osta, in circostanze come quelle oggetto del procedimento
principale, a una normativa nazionale in base alla quale il datore di lavoro pu disporre la trasformazione
di un contratto da lavoro a tempo parziale in contratto a tempo pieno senza il consenso del lavoratore.
Gi la Corte Costituzionale, peraltro, con sentenza n. 224 del 19 luglio 2013, aveva dichiarato la
legittimit costituzionale e la compatibilit con i principi dellUnione Europea dellart. 16 del c.d.
Collegato Lavoro, sostenendo che il potere previsto dalla norma in questione non fosse arbitrario e
indiscriminato, ma soggetto alla presenza di oggettive esigenze funzionali e gestionali, nonch al rispetto
dei canoni di correttezza e buona fede. Di conseguenza, solo in mancanza di tali presupposti il
lavoratore avrebbe potuto riutare la trasformazione senza poter essere per ci stesso licenziato.
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LA SENTENZA DEL MESE
LEGITTIMO IL CONTROLLO OCCULTO DELLATTIVIT DEL DIPENDENTE SVOLTA ALLESTERNO
DELLAZIENDA
(Tribunale di Roma, 1 ottobre 2014, n. 8988)
Gli accertamenti effettuati da unagenzia investigativa, incaricata dal datore di lavoro di osservare gli
spostamenti del suo dipendente allesterno dellazienda, durante lorario di lavoro, sono legittimi e, se
confermati in giudizio dagli investigatori che hanno svolto lindagine, costituiscono prova dei fatti
addebitati al lavoratore.
Il principio si ricava da una recente sentenza del Tribunale di Roma, che ha deciso un giudizio di
impugnazione di un licenziamento intimato per giusta causa. Al lavoratore, dipendente di una societ
commerciale, con compiti di promotore della clientela - da svolgersi prevalentemente presso il domicilio
dei clienti e, quindi, allesterno del luogo di lavoro - era stato contestato di non aver visitato la clientela
da lui indicata nei report consegnati allazienda e di aver lucrato indebiti rimborsi spese in relazione alle
mancate visite. La contestazione disciplinare era stata fondata sui rapporti di una societ investigativa
appositamente incaricata che, attraverso suoi agenti, aveva seguito il promotore nei suoi spostamenti
durante alcune giornate e aveva accertato che, in orario lavorativo, questi aveva svolto attivit di
carattere personale, anzich di lavoro. Tali accertamenti avevano consentito allazienda di vericare che i
report del promotore contenevano dati falsi e che, sulla base di questi, erano state rimborsate al
dipendente spese in realt mai sostenute. Il lavoratore, ricorrendo al Tribunale, aveva, tra laltro,
censurato il licenziamento, perch - a suo dire - basato su indagini investigative illegittime, in quanto i
controlli effettuati dalla societ sarebbero stati posti in essere in violazione dellart. 2 dello Statuto dei
Lavoratori (che vieta lutilizzo di guardie giurate per vigilare sullattivit dei dipendenti); i report forniti dagli
investigatori non si sarebbero perci potuti utilizzare come prove dei fatti contestati.
Il Tribunale ha respinto leccezione e ha affermato la legittimit dei controlli investigativi: secondo il
Giudice non vi violazione della norma citata, la quale vieta il controllo dellattivit lavorativa solo quando
questa svolta allinterno dellazienda, non, invece, nelle ipotesi in cui il dipendente esegua le proprie
mansioni allesterno dei locali aziendali (come nel caso giudicato). La Corte capitolina, quindi, sulla base
degli accertamenti investigativi - confermati in sede testimoniale dagli agenti - ha ritenuto provato che il
promotore aveva infedelmente redatto i report illustrativi della propria attivit, facendo apparire come
svolte visite mai effettuate e riscuotendo indebiti rimborsi; conseguentemente ha accertato la
sussistenza della giusta causa di licenziamento (la condotta contestata congurava un falso truffaldino ai
danni del datore). La sentenza si pone nel solco della giurisprudenza che ritiene legittimi i controlli attuati
attraverso agenzie investigative se posti in essere per scopi difensivi, ovvero per prevenire attivit
fraudolente o altri illeciti a danno del datore di lavoro (tra le altre, Cass. 31 ottobre 2013, n. 24580); ci
anche nel caso in cui vi sia solo il dubbio o lipotesi che il dipendente stia compiendo tali illeciti (Cass. 14
febbraio 2011, n. 3590). Circa i rapporti investigativi quale fonte di prova, va detto che le dichiarazioni in
essi contenute sono attendibili, in quanto gli investigatori che le hanno rese sono soggetti
specicatamente autorizzati dalla Prefettura, che ne certica sia la specica esperienza professionale, sia
la capacit tecnica. E qualora gli agenti investigatori confermino i loro rapporti in giudizio, la loro
testimonianza ha un valore probatorio intrinseco, come affermato da altra sentenza che ha deciso un
caso analogo (Trib. Napoli 27 settembre 2013, n. 16643).
Causa seguita da Marina Olgiati e Francesco Torniamenti
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LE NOSTRE SENTENZE
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ALTRE SENTENZE
RITO FORNERO: INAMMISSIBILE LOPPOSIZIONE INCIDENTALE
(Tribunale di Roma 16 ottobre 2014)
Cos di recente, con ordinanza del 16 ottobre 2014, ha statuito il Giudice del Lavoro di Roma.
Come noto, ex art. 1, commi 48, 49 e 50, L. 92/2012 il giudizio avente ad oggetto limpugnativa del
licenziamento si conclude con ordinanza (immediatamente esecutiva) di accoglimento o di rigetto.
Ai sensi del successivo comma 51, contro la predetta ordinanza pu essere proposta opposizione da
depositare innanzi al tribunale che ha emesso il provvedimento opposto, a pena di decadenza, entro
trenta giorni dalla noticazione dello stesso, o dalla comunicazione se anteriore. Nel caso in esame,
essendo state accolte solo in parte le domande svolte nella fase sommaria del giudizio, costituendosi,
10 giorni prima delludienza, nel giudizio di opposizione ex art. 1, comma 51, della c.d. Legge Fornero,
promosso dalla parte soccombente (lopponente), e quindi ben oltre il termine di trenta giorni previsto dal
comma 51 dellart. 1 della L. 92/2012, la parte opposta ha, a sua volta, proposto opposizione
incidentale avverso lordinanza. Il Tribunale di Roma, in accoglimento delleccezione sollevata in
udienza dallopponente principale, ha dichiarato linammissibilit dellopposizione incidentale. Osserva, in
particolare, il Giudice del lavoro che il giudizio di opposizione ai sensi dellart. 1, comma 51, della L. n.
92/2012, non ha natura impugnatoria, bens natura di un giudizio ordinario di cognizione conseguente
ad una fase sommaria. A sostegno della propria affermazione, il Giudice richiama la sentenza dalla Corte
di Cassazione la quale, pronunciandosi a Sezioni Unite sulla natura del rito Fornero, ha stabilito che Il
carattere peculiare di questo nuovo rito sta nell'articolazione del giudizio di primo grado in due fasi: una
fase a cognizione semplicata (o sommaria) e l'altra, denita di opposizione, a cognizione piena nello
stesso grado. La prima fase caratterizzata dalla mancanza di formalit: non c' - rispetto al rito
ordinario (quello delle controversie di lavoro) - il rigido meccanismo delle decadenze e delle preclusioni di
cui agli artt. 414 e 416 cod. proc. civ.; l'istruttoria, essendo limitata agli atti di istruzione indispensabili,
semplicata o sommaria quale quella cos qualicata nel procedimento di cui agli artt. 702 bis ss. cod.
proc. civ.. La seconda fase invece introdotta con un atto di opposizione proposto con ricorso
contenente i requisiti di cui all'art. 414 cod. proc. civ., opposizione che non una revisio prioris istantiae,
ma una prosecuzione del giudizio di primo grado, ricondotto in linea di massima al modello ordinario,
con cognizione piena a mezzo di tutti gli atti di istruzione ammissibili e rilevanti (cfr. Cass. Sez Un. n.
19674 del 18.9.2014). Ci posto, conclude il Giudice del Lavoro, la domanda incidentale deve essere
dichiarata inammissibile in quanto avrebbe dovuto essere proposta nel termine di 30 giorni successivo
alla comunicazione del provvedimento della fase sommaria con autonomo motivo.
Causa seguita da Damiana Lesce
LEGITTIMO IL CRITERIO PATTIZIO DELLA MATURAZIONE DEI REQUISITI PENSIONISTICI PER
LA SCELTA DEI LAVORATORI DA LICENZIARE
(Tribunale di Aosta, Ordinanza 23 settembre 2014)
Il Tribunale ha rigettato il ricorso di un lavoratore, il quale aveva impugnato il proprio licenziamento
collettivo, per asserita violazione dell'unico criterio previsto dall'accordo sindacale per lindividuazione dei
soggetti nei confronti dei quali poteva essere comminato il licenziamento. Detto accordo - intervenuto
ad esito della procedura di riduzione del personale - faceva riferimento alla avvenuta maturazione dei
requisiti per la collocazione in pensione.
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Il dipendente sosteneva lillegittimit della condotta aziendale in quanto - a suo dire - detta risoluzione
avrebbe imposto allAzienda di assumere altro lavoratore per la stessa mansione, non in esubero; inoltre
non vi sarebbe stata una interpretazione corretta dellaccordo, poich il medesimo non poteva
coinvolgere soggetti che gi percepivano il trattamento pensionistico (pur avendo in essere un contratto
di lavoro). In merito, anche a conferma di un consolidato orientamento della Suprema Corte (cfr. ex
plurimis, Cass. 20.2.2013, n. 4186), il Tribunale ha statuito che deve ritenersi giusticato laccordo tra le
parti che, in deroga ai criteri di legge, prevede ladozione di un criterio oggettivo che permette di
scegliere, a parit di condizioni, il lavoratore che subisce il danno minore dal licenziamento, potendo
sostituire il reddito da lavoro con il reddito da pensione. Inoltre, il Tribunale ha statuito che del tutto
irrilevante il fatto che il dipendente percepisse gi un reddito da pensione sin dall'inizio del rapporto di
lavoro: la ratio dell'accordo era proprio quella di procedere al licenziamento di coloro che possono,
comunque, fruire di un reddito da pensione (peraltro, nella specie ben superiore ai trattamenti minimi da
pensione). Inne, si ritenuto legittimo e razionale procedere al licenziamento di soggetti che rientrino
nelle categorie individuate nell'accordo con i sindacati, indipendentemente dal fatto che il posto da loro
occupato venga o meno soppresso. Lo scopo dell'accordo , infatti, quello di ridurre il personale in
relazione alla situazione di crisi creatasi, sicch detto scopo viene raggiunto se quel posto, non
soppresso, pu esser ricoperto da altro dipendente dell'azienda, come nella specie avvenuto.
Causa seguita da Vittorio Provera e Andrea Beretta
DIFETTA DI PERICULUM IN MORA IL RICORSO DURGENZA PROMOSSO PER IMPUGNARE LA
SOSPENSIONE IN CIGS
(Tribunale di Cassino, ordinanza 8 settembre 2014)
Cos ha stabilito il Tribunale di Cassino, rigettando il ricorso di un lavoratore che ha chiesto la
riammissione in servizio con ricorso ex art. 700 cod. proc. civ., lamentando la pretesa illegittimit della
sua sospensione in CIGS. Lordinanza ha evidenziato che lintegrazione salariale per un operaio (come il
ricorrente) non molto distante dallimporto netto mensile percepito dal lavoratore a titolo di retribuzione.
Tali integrazione , pertanto, normalmente adeguata a fornire i mezzi necessari per il sostentamento del
lavoratore e della sua famiglia, tanto pi che la differenza retributiva, rispetto ai dipendenti in attivit, pu
essere compensata da economie interne, quali il risparmio delle spese di trasporto sino al luogo di
lavoro. Nel caso di specie, lordinanza ha anche stigmatizzato che il ricorrente avesse allegato al proprio
ricorso dei conteggi redatti in palese malafede, in cui lintegrazione salariale stata indicata al netto e la
retribuzione al lordo, onde far apparire le pretese differenze retributive maggiori di quelle reali.
Lassenza di periculum in mora confermata dal fatto che il ricorrente, sebbene laccordo sindacale sulla
CIGS lo consentisse, non ha chiesto unanticipazione del TFR, giusticando tale suo comportamento - in
sede di interrogatorio - con la disponibilit di risorse personali, con ci ulteriormente manifestando la
sussistenza di una situazione economica non cos grave da impedirgli di fronteggiare le ordinarie
necessit familiari. Inne, lordinanza ha escluso il rischio di un danno irreparabile alla professionalit,
rilevando che le competenze di un operaio, in assenza di specializzazione tecnica, non sono suscettibili
di compromissione nel breve termine.
Causa seguita da Tommaso Targa
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OSSERVATORIO SULLA CASSAZIONE
A cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella
RAPPORTO DI LAVORO AUTONOMO E SUBORDINATO
Con sentenza n. 20367 del 26 settembre 2014, la Corte di Cassazione ha evidenziato che, se il lavoratore
svolge mansioni ripetitive ed elementari, non necessaria la sussistenza di precise direttive per affermare
la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, essendo invece sufciente accertare lesistenza di
criteri sussidiari. Nel caso di specie, il lavoratore (addetto al terminale di unagenzia di scommesse)
svolgeva la sua prestazione percependo un compenso sso, utilizzava beni aziendali, osservava turni
predisposti dal datore (che provvedeva dopo aver accertato la disponibilit dei collaboratori) e, in caso di
assenza, era tenuto ad avvisare un responsabile dellagenzia. La Corte ha precisato che la necessit di
vericare la sussistenza di tali indici - ove venga affermata la sussistenza di un rapporto di lavoro
subordinato - vale anche nel caso in cui il collaboratore svolga unattivit connotata da un contenuto
professionale molto qualicato, che, come tale, pu comportare unattenuazione del potere direttivo.
LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA: IPOTESI VARIE
Con sentenza n. 21079 del 7 ottobre 2014, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento
per giusta causa di un dipendente, con mansioni di capo del personale, che aveva alterato la lettera di
assunzione di un altro dipendente, modicando lindicazione delle mansioni ed eliminando la clausola
contenente il patto di prova.
Con sentenza n. 22054 del 17 ottobre 2014 la Corte di Cassazione ha evidenziato, con riferimento
allattivit di vigilanza, che non sufciente il venir meno di tale attivit per congurare labbandono del
posto di lavoro, in quanto la condotta del lavoratore deve essere connotata dalla coscienza e volont di
allontanamento dal luogo in cui egli opera, con la precisa intenzione di violare le direttive ricevute ed in
mancanza di una previa autorizzazione da parte del datore di lavoro, che deve comunque dotare il
dipendente di radio rice-trasmittente e/o di telefono portatile in buono stato di funzionamento, proprio per
consentire agevoli ed immediate comunicazioni del medesimo.
Con sentenza n. 22152 del 20 ottobre 2014 la Corte di Cassazione ha affermato che il netto riuto del
dipendente di eseguire le direttive del proprio superiore congura una giusta causa di licenziamento,
specialmente laddove tale comportamento si sia ripetuto nel tempo, determinando lapplicazione di
precedenti sanzioni disciplinari conservative.
INFORTUNIO SUL LAVORO: DATORE RESPONSABILE ANCHE SE IL DIPENDENTE DISATTENDE
UN ORDINE
Con sentenza n. 21647 del 14 ottobre 2014, la Corte di Cassazione ha affermato che il datore di lavoro
responsabile dellinfortunio occorso al dipendente, anche nellipotesi in cui questultimo disattende un
ordine. Nel caso di specie, il dipendente, che stava effettuando una riparazione sul tetto di un capannone,
si era addentrato in un percorso che gli era stato vietato. La Corte ha evidenziato che le norme dettate in
tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro sono dirette a tutelare il lavoratore non solo dagli incidenti
derivanti dalla sua disattenzione, ma anche da quelli ascrivibili ad imperizia, negligenza o imprudenza dello
stesso, sicch il datore responsabile non solo quando omette di adottare delle cautele, ma anche
quando non accerti e vigili che di queste misure venga fatto effettivamente uso da parte del dipendente.
Solo il rischio elettivo esclude la responsabilit del datore di lavoro e ci consiste nella deviazione -
puramente arbitraria ed animata da nalit personali - dalle normali modalit lavorative. In particolare, per
congurare il rischio elettivo occorre la presenza di un atto volontario ed arbitrario, la direzione di tale atto
alla soddisfazione di impulsi personali e la mancanza di un nesso di derivazione con lo svolgimento
dellattivit lavorativa.
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Civile, Commerciale,
Assicurativo
LE NOSTRE SENTENZE
GIUSTA CAUSA DI RECESSO PER LAGENTE CHE CARICA SUL SISTEMA INFORMATICO
DELLA PREPONENTE COMMISSIONI NON DOVUTE
(Tribunale di Bologna, 10 giugno 2014)
Nel caso in esame, lagente aveva adito il Giudice del lavoro, chiedendo laccertamento dellillegittimit
del recesso per giusta causa operato dalla preponente, con condanna al pagamento dellindennit di
mancato preavviso e delle indennit di cessazione rapporto, nonch al risarcimento di un preteso danno
dimmagine. La preponente si costituiva contestando le domande avversarie e chiedendone il rigetto.
Il Tribunale adito, allesito dellistruttoria dalla quale era emerso che lagente aveva caricato sul sistema
informatico della preponente commissioni non effettivamente acquisite e/o commissioni per un valore
superiore a quella effettivo, ha ritenuto sussistente la giusta causa di recesso, precisando che si tratta di
comportamenti di tale gravit, siano essi dolosi o dovuti a gravissima negligenza, idonei a giusticare il
recesso in tronco dal rapporto di agenzia.
Causa seguita da Luca Peron
RESPONSABILIT DELLAMMINISTRATORE VERSO LAZIONISTA IN CASO DI AUMENTO DI
CAPITALE
(Tribunale di Milano, 26 settembre 2014)
L(ex) amministratore delegato di una societ di capitali veniva convenuto in giudizio da un azionista, che
chiedeva di essere risarcito ex art. 2395 c.c. per avere partecipato allaumento di capitale di tale societ,
condando sul fatto che si trattasse di unazienda sana e solida - allorquando nella realt non era cos -
e ritenendo lamministratore responsabile per non avere dato un quadro delleffettiva situazione di
dissesto in cui la societ versava. Lamministratore, assistito dal nostro Studio, si costituiva in giudizio,
negando una sua responsabilit diretta in ordine alla decisione dellazionista di partecipare allaumento di
capitale della societ, la quale, al momento della delibera di aumento, aveva chiuso lultimo esercizio
sociale con perdite per milioni di euro, avviato una procedura di riduzione dellorganico, avuto ripetuti
solleciti da parte del collegio sindacale e degli istituti di credito perch procedesse alla ricapitalizzazione
e disponeva di poco pi di un centinaio di migliaia di euro di liquidit di cassa. Tutte circostanze, queste,
che erano ben note allazionista, che aveva ritenuto, ugualmente, di procedere allaumento di capitale,
nella piena consapevolezza, dunque, dei rischi che stava assumendosi con tale decisione.
Il Tribunale di Milano, in adesione alle difese dellamministratore, con sentenza del 26 settembre 2014 ha
rigettato le domande attoree, affermando, in particolare, i seguenti principi:
N84 Ottobre 2014 11
a) ai ni dellaccoglimento o meno dellazione di risarcimento danni promossa ex art. 2395 c.c. dal
singolo azionista che lamenta di avere subito un danno dalla partecipazione allaumento di capitale,
carattere decisivo assume laccertamento se le carenze informative addebitate allamministratore
siano state determinanti rispetto alla decisione dellazionista di partecipare all'aumento di capitale;
b) al riguardo, la rilevanza causale della condotta omissiva dellamministratore delegato pu escludersi
quando dalla documentazione nella disponibilit dellazionista al momento della delibera emergano gi
fattori di debolezza patrimoniale e nanziaria preesistenti, tali da far congurare in capo allazionista la
consapevolezza della assunzione di un rischio comunque elevato di cessazione della continuit
aziendale;
c) assume altres rilievo la condotta dellazionista successiva alla sottoscrizione dellaumento, ove, come
nel caso di specie, abbia effettuato nanziamenti di scopo fruttifero e non li abbia revocati pur
avendone la possibilit.
Causa seguita da Salvatore Trir e Jacopo Moretti
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Assicurazioni
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
Assicurazioni
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
COMUNICAZIONE DI
RECESSO LUOGO DI
INVIO
In tema di agenzia di assicurazione, la lettera raccomandata con la quale
l'agente chieda la specicazione dei motivi del recesso dell'impresa
preponente pu essere indirizzata ad un'agenzia in economia dell'impresa
stessa, anzich alla sede legale, in quanto l'art. 12 bis e il terzo protocollo
d'intesa dell'Accordo Nazionale Agenti del 1981, applicabile "ratione
temporis", indicano quale destinatario l'"impresa", termine che, per
ampiezza, idoneo a ricomprendere gli ufci periferici della compagnia di
assicurazione.
(Cassazione, 2 settembre 2014, n. 18516)
POLIZZA DI RC AUTO
In tema di assicurazione della responsabilit civile derivante dalla
circolazione di veicoli a motore, la previsione di una clausola di esclusione
della garanzia assicurativa per i danni cagionati dal conducente non
abilitato alla guida non idonea ad escludere l'operativit della polizza ed il
conseguente obbligo risarcitorio dell'assicuratore, se detto conducente,
legittimamente abilitato alla guida, abbia omesso di rispettare prescrizioni
e cautele imposte dal codice della strada. Infatti, per mancanza di
abilitazione alla guida deve intendersi l'assoluto difetto di patente, ovvero
la mancanza, originaria o sopravvenuta, delle condizioni di validit e di
efcacia della stessa (sospensione, revoca, decorso del termine per la
conferma, sopravvenienza di condizioni ostative), onde, ove esista
un'abilitazione alla guida, l'inosservanza di prescrizioni o limitazioni,
eventualmente imposte dal legislatore, non si traduce in una limitazione
della validit od efcacia del titolo abilitativo, ma integra una ipotesi di
mera illiceit della guida.
(Cassazione, 25 settembre 2014, n. 20190)
ASSICURAZIONE
CONTRO I DANNI
L'estensione della copertura assicurativa deve essere rilevata in ragione
del contenuto del contratto. Esaurita la fase della trattazione non pi
consentito al convenuto di rendere controverso un fatto non contestato,
n attraverso la revoca espressa della non contestazione, n deducendo
una narrazione dei fatti alternativa e incompatibile con quella posta a base
delle difese precedentemente svolte.
(Cassazione, 12 settembre 2014, n. 19267)
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TRA LE NOSTRE
SENTENZE:
Tizio, ex agente della Compagnia Alfa, adiva il Tribunale di Milano
chiedendo la condanna della preponente al pagamento di una somma a
titolo di provvigioni ex art. 20 ANA 2003.
Costituendosi in giudizio, la Compagnia eccepiva, in primo luogo,
linammissibilit della domanda, stigmatizzando il comportamento
processuale dellattore che aveva parcellizzato le domande rivenienti dal
cessato rapporto di agenzia - e che rappresentavano, per, un credito di
natura sostanzialmente unitaria - in una pluralit di contenziosi. Ci, in
contrasto con il principio sancito dalla Suprema Corte di Cassazione a
Sezioni Unite (sentenza n. 23726/2007) in base al quale il frazionamento di
un credito unitario (contestuale o sequenziale) in plurimi giudizi contrario
alla regola generale di correttezza e buona fede, in relazione al dovere
inderogabile di solidariet di cui all'art. 2 della Costituzione, e si risolve in
abuso del processo, ostativo all'esame della domanda.
Nel merito, la Compagnia precisava di avere, in realt, riconosciuto allex
agente le somme da lui richieste ex art. 20 ANA, sia pure per un minore
importo.
Con sentenza del 16 ottobre 2014 il Tribunale di Milano, in accoglimento
delleccezione di inammissibilit della domanda sollevata dalla
Compagnia, ha respinto la domanda attrice, affermando che la
reiterazione delle iniziative giudiziali da parte dellattore integra unipotesi di
abuso del diritto.
(Tribunale di Milano, 3-16 ottobre 2014. Causa seguita da Bonaventura
Minutolo e Teresa Cofano)
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IL PUNTO SU
A cura di Vittorio Provera
COPERTURA DELLE POLIZZE PER LE RESPONSABILIT PROFESSIONALI ANCHE
IN PRESENZA DI FATTI ANTERIORI ALLA STIPULA DEL CONTRATTO
Lo sviluppo delle attivit imprenditoriali, manageriali e professionali di elevato livello, nonch una sempre
maggior consapevolezza degli ambiti di responsabilit dei professionisti e manager (in abbinamento ad
un sistema normativo piuttosto complesso), ha determinato anche in Italia un incremento nel ricorso alle
polizze assicurative a copertura dei rischi professionali, in relazione ai pregiudizi che possono essere
causati nellesercizio di attivit non solo libero professionali, ma anche di amministrazione e gestione
societaria. Peraltro, come noto, per determinate categorie di professionisti ormai obbligatoria la stipula
di polizze destinate ad assicurare i terzi verso possibili danni per la condotta del consulente. Sotto un
prolo assicurativo, tale situazione ha condotto al passaggio - nellambito delle polizze per la
responsabilit civile di professionisti e manager - dal cosiddetto sistema del LOSS OCCURRENCE a
quello del CLAIMS MADE. Molto sinteticamente, nel primo loperativit della garanzia limitata ai fatti
(ovvero alle condotte illecite) che sono causa di un danno, avvenuti durante il periodo di vigenza della
polizza ed a prescindere dalla data di richiesta di risarcimento e di denuncia del sinistro (fermi i limiti di
legge in materia di prescrizione). Nel sistema CLAIMS MADE loperativit della garanzia concerne,
sostanzialmente, le richieste di risarcimento avanzate dal danneggiato nei confronti dellassicurato e da
questi denunciate allassicurazione entro il periodo della validit della polizza, a prescindere dalla data di
vericazione dellevento produttivo del danno. Si tratta, dunque, di una regolamentazione in parte
derogatoria rispetto a quanto previsto dallarticolo 1917 primo comma c.c., secondo cui lassicuratore
deve tenere indenne lassicurato in conseguenza del fatto accaduto durante il periodo di esplicazione
degli effetti della polizza assicurativa.
La clausola CLAIMS MADE ampiamente utilizzata per far fronte a particolari tipologie di sinistri
cosiddetti lungo latenti ed stata elaborata dalla prassi anglosassone. A fronte della introduzione di
tale disposizione possono essere garantiti i fatti precedenti alla stipula del contratto; mentre, al contrario,
possono essere sforniti di copertura i comportamenti tenuti allassicurato nel corso di validit ed efcacia
della polizza, qualora la domanda di risarcimento sia proposta successivamente alla cessazione degli
effetti del contratto (pur con possibili eccezioni al riguardo). Limpianto descritto presenta indubbie
peculiarit ed diffuso il suo impiego nel campo della responsabilit civile professionale, cos come
anche nel caso di responsabilit gestorie di manager, amministratori, sindaci, ecc.. In questi campi (cos
come nel settore sanitario) lassicurato pu avere interesse ad ottenere una garanzia retroattiva per
comportamenti illeciti vericatesi anteriormente alla stipula del contratto di assicurazione. Ci tanto pi
rilevante in Italia ove - ad esempio in materia scale - lAmministrazione nanziaria pu accertare (decorsi
diversi anni dal compimento di determinati atti o incombenze) pretese irregolarit, che potrebbero
determinare il coinvolgimento del professionista/manager preposto.
Proprio con riferimento alla clausola CLAIMS MADE, la Giurisprudenza, soprattutto di merito, ha visto
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N84 Ottobre 2014 15
con un certo sfavore loperativit della medesima, respingendo talvolta le domande di garanzia formulate
verso la compagnia di assicurazione durante il periodo di vigenza della polizza, ma per fatti accaduti
antecedentemente.
In questo contesto, ci occupiamo di un caso, trattato da una recente sentenza della Corte di Cassazione
(con sentenza del 17 febbraio 2014 n. 3622), in cui stata cassata una pronuncia della Corte dAppello
di Roma che aveva ritenuto non operante la garanzia.
Il contenzioso trae origine da unazione promossa da una Societ a responsabilit limitata nei confronti di
uno Studio commercialista, a cui era stata demandata lattivit di compilazione delle dichiarazioni IVA per
il periodo 1990/1991. Secondo la Societ, a fronte di errori per inadempimento del professionista, la
medesima avrebbe perso un ingente credito IVA. Ci legittimava lazione per responsabilit professionale
verso i commercialisti, i quali, convenuti in giudizio, hanno chiamato in causa la compagnia di
assicurazioni. Sia in primo che in secondo grado la domanda di garanzia nei confronti dellassicurazione
veniva respinta in quanto, secondo i Giudici di merito (nonostante la presenza di una clausola CLAIMS
MADE), poich lillecito addebitato allassicurato risaliva ad una data anteriore a quella di decorrenza
dellefcacia della polizza, questa non poteva coprire un evento gi vericatosi prima della stipula del
contratto, dovendosi rispettare il principio di cui al citato articolo 1917 c.c..
La Suprema Corte, con la citata sentenza, ha riformato la decisione della Corte dAppello di Roma,
stabilendo la piena validit e operativit della clausola in questione. In merito, si statuito che
lestensione della garanzia assicurativa ad eventuali fatti anteriori alla stipula del contratto il risultato di
una specica scelta dellassicuratore che inserisce detta previsione fra le condizioni generali del contratto
sulla base di una consapevole valutazione di rischio (rischio, peraltro, poi circoscritto attraverso altre
clausole ad hoc). Per quanto concerne la considerazione inerente il rischio o lalea del contratto
assicurativo in cui presente la clausola CLAIMS MADE, i Giudici di legittimit hanno precisato che lalea
(generatrice del rischio dellassicuratore, che trova il suo corrispettivo nel premio assicurativo) non
concerne comportamenti passati e la loro materialit, ma la consapevolezza da parte dellassicurato del
loro carattere colposo e della loro idoneit ad arrecare danno a terzi.
Dunque, ci pu ben riguardare anche il caso di evento gi intervenuto in precedenza, per la semplice
circostanza che non detto che qualunque comportamento colposo induca il danneggiato a proporre
domanda di risarcimento danni. In merito - proprio al ne di limitare e circoscrivere il rischio - al
momento della stipula del contratto viene richiesto allassicurato di dichiarare se a conoscenza di
sinistri risarcibili gi vericatesi e, pertanto, la compagnia di assicurazione potr opporre allassicurato
una eventuale propria responsabilit e gli effetti delle eventuali dichiarazioni inesatte e reticenti ex artt.
1892 1893 c.c. . In tal modo la garanzia assicurativa concerne eventi effettivamente incerti.
In aggiunta a quanto sopra, la Suprema Corte ha ritenuto che la clausola in esame sia anche meritevole
di tutela ex art. 1322 c.c., sulla base del fatto che viene predisposta dallo stesso assicuratore nelle
condizioni generali di contratto e che, pertanto, il frutto di meditate e consapevoli valutazioni dei rischi,
a cui corrisponde unadeguata remunerativit del corrispettivo, convenuto come premio assicurativo.
Su queste basi la Compagnia , quindi, tenuta a rispondere delle azioni e domande avanzate dai terzi nei
confronti dei professionisti/manager assicurati durante il periodo di vigenza della polizza (anche se per
avvenimenti risalenti ad un periodo anteriore), allorch non stato dimostrato che detti assicurati fossero
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consapevoli degli illeciti commessi, n dellintenzione dei danneggiati di agire in responsabilit al
momento della stipula del contratto.
Si tratta di una statuizione che, ci auguriamo, possa fare chiarezza una volta per tutte sulla portata di tale
disposizione contrattuale, al ne di garantire la sua piena operativit nelle polizze per responsabilit civile
professionale, in sintonia con le moderne prassi negoziali di settore ed a garanzia sia degli stessi
assicurati che dei danneggiati.
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Rassegna Stampa
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 28/10/2014
Controllo occulto degli spostamenti del dipendente all'esterno dell'azienda
di Marina Olgiati e Francesco Torniamenti
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 27/10/2014
Legittimo il criterio pattizio della maturazione dei requisiti pensionistici per la scelta dei lavoratori da
licenziare
di Vittorio Provera e Andrea Beretta
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 27/10/2014
Il requisito dimensionale di applicabilit dellart. 18 St. Lav. deve essere calcolato sulla base della
media occupazionale
di Orazio Marano e Giuseppe Gemelli
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 14/10/2014
Jobs Act: la situazione attuale
di Stefano Beretta
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 14/10/2014
Licenziamento per giusta causa illegittimo se fondato esclusivamente sulla sentenza penale di
proscioglimento per prescrizione del reato
di Antonio Cazzella
Il Sole 24 Ore: 01/10/2014
Disciplinari, rischio incertezza del diritto
Intervista a Giacinto Favalli
Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 01/10/2014
La negoziazione assistita: riconosciuto dalla legge il ruolo degli avvocati
di Giorgio Molteni
ilGiornale: 01/10/2014
Ladri, sabotatori, disonesti: ecco i reintegri pi assurdi
Intervista a Stefano Trir
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Eventi
12 novembre 2014
Convegno IIR: Risorse Umane in compliance alle nuove Regole del Lavoro
Le ripercussioni delle novit normative sulla contrattazione collettiva

Il ruolo della contrattazione collettiva nei contratti a tempo determinato e nellapprendistato

Il rapporto tra contrattazione collettiva e la legge

Lefcacia del contratto collettivo

La contrattazione aziendale
Relatore: Avv. Giacinto Favalli
PROGRAMMA
Labour 2014 Awards - 16 Ottobre 2014
Giacinto Favalli - Avvocato dellanno 2014 Relazioni Industriali/Sindacali
VIDEO: Relazioni industriali e sindacali
Intervista a Giacinto Favalli
tra i professionisti pi segnalati e apprezzati da clienti e
colleghi. stato, tra laltro, protagonista di complesse e
articolate vertenze sindacali, nellambito di operazioni di
rilievo economico e risonanza mediatica.
ARCHIVIO EVENTI
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