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CASSB - Ciclo istituzionale Metodologia di studio 2009-2010

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Centro di Alti Studi San Bruno, Vescovo di Segni
Ciclo istituzionale
METODOLOGIA DI STUDIO
Dispensa
Anno accademico: 2009-2010
I Semestre
Prof.: P. Marco Mikalonis, IVE


















CASSB - Ciclo istituzionale Metodologia di studio 2009-2010
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INTRODUZIONE
1. Alcune considerazioni generali sullo studio
Studio significa sforzo. Non quindi soltanto lavoro dellintelligenza, ma pure della volont. Di fatti,
letimologia della parola studio la seguenet: dal lat. stdu(m), der. di studre "applicarsi, attendere a
qcs."
1
.
Perch studiare? Anche se vero che la Metodologia di studio cerca di aiutarci a capire come si deva
studiare, ci pu aiutare ricordare, prima, perch studiare.
Nelle nostre Costituzioni si dice: nella formazione intellettuale, il principio e il fine Ges Cristo
2
. E nella
Scrittura si legge: le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca
l'istruzione, perch egli messaggero del Signore degli eserciti (Mal 2,7). Si studia, quindi, per unirci di
pi a Ges Cristo e per per illuminare gli altri.
Il seminarista vuole essere sacerdote. Il sacerdote maestro. Quindi, il seminarista studia per diventare
maestro.
Ufficio proprio del maestro insegnare. Che cosa significa insegnare? Possiamo riassumerlo con il
vecchio proverbio che dice: contemplata aliis traedere. Ci sono due momenti: ricevere (contemplata) e
trasmettere (traedere).
Ricevere, perch nessuno d ci che non ha, implica: ascoltare, leggere, capire, memorizzare.
Trasmettere implica: esporre ci che si ha contemplato in modo orale (esame, lezione, predica,
conferenza, ecc.) o in modo scritto (relazione, lavoro scritto, tesi, ecc.)
Senza dimenticare che punto di riferimento sono quelli aliis ai quali si rivolge linsegnamento: si insegna
ad un determinato pubblico, non per far vedere quanto sa il maestro, ma affinch quel pubblico impari.
Lo studio personale. Anche se in certi momenti lo studio di gruppo possa aiutare, lo studio sar
sempre un lavoro di assimilazione personale. Nessuno pu pensare a conto nostro.
2. Alcune considerazioni generali sulla metodologia dello studio
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Metodologia significa discorso circa il cammino (met jodon logos).
Proprio come pre-scienza e propedeutica alla scienza, il problema cruciale di una sensata metodologia
consiste nellarmonizzare il personale con luniversale.
Ci detto ci si atterr severamente al seguente principio metodologico: una volta compiuta la scelta [del
cammino o metodo pi adeguato] si dovr sempre operare in conformit e non sar mai lecito, nel corso
della stessa operazione, discostarsene; il principio delluniformit , in questo caso, drastico.
La dialettica della ricerca essenzialmente costituita da un doppio movimento, analisi-sintesi (disciolgo;
colloco insieme). Si tratta cio di individuare i nessi che intercorrono tra le verit fenomeniche, di

1
Dizionario Di Mauro.
2
ISTITUTO DEL VERBO INCARNATO, Costituzioni, n. 221.
3
Cfr. Valerio FERRUA, Manuale di metodologia, PIEMME, Asti 1991, 9-20.
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raccordarle, di motivarle, di scoprire nei vari processi il rapporto causa-effetto. Dal dato concreto e
sperimentale si risale ai principi generali che detengono la capacit di spiegarne la natura.
La ricerca presuppone, almeno virtualmente, una certa visione dinsieme per quanto nebulosa e
approssimativa. Chi nuovo o quasi ad una determinata disciplina, non sia precipitoso nelle scelte. Nulla
di pi contrario al rigore scientifico che limprovvisazione.
Tutore e garante di questo cammino, si aderge il mitico ordine. Da secoli glinsegnanti ripetono
lanonimo proverbio ordinem serva et ordo servabit te: tu cura lordine e lordine avr cura di te. Lordine
che ispira la ricerca scientifica non una struttura prestabilita: perch ciascuno ha un proprio ordine,
come ogni scienza, del resto. Ma questa legittima soggettivit non pu prescindere da esigenze di fondo,
che promanano dalle insopprimibili esigenze della ragione, pur disposandosi a norme convenzionali, pi
o meno universalmente accettate. Nella scia classica che da Cicerone passa per Agostino e Tommaso
dAquino, ordine significa quindi disposizione armonica, collocazione organica delle parti nel tutto,
equilibrio razionale tra postulati universali ed esigenze personali.
Se vogliamo accenare quali sono queste esigenze della ragione possiamo ricordare alcune espressioni
di San Tommaso dAquino, dalla Somma teologica: la conoscenza dei dati pi universali precede quella
dei dati meno universali (I, 85, 3); l'intelletto pu intendere pi cose in quanto formano un'unit, non in
quanto formano una pluralit (I, 85, 4); l'intelletto umano conosce componendo e dividendo i concetti,
come pure conosce ragionando (I, 85, 5); la conoscenza confusa precede la conoscenza distinta (I, 85,
8); nell'acquisto di una scienza non sempre i princpi e gli elementi vengono per primi: poich noi spesso
partiamo dagli effetti sensibili per giungere alla conoscenza dei princpi e delle cause intelligibili. Ma nella
scienza gi formata la conoscenza degli effetti dipende sempre da quella dei princpi e degli elementi:
infatti, al dire del Filosofo [l. cit. nell'ob.], "noi riteniamo di avere la scienza di una cosa quando sappiamo
ricondurre i vari princpi alle loro cause" (I, 85, 8, ad 1).
3. Itinerario di studio
4

Ricettivit iniziale: Nessun uomo nasce da solo n cresce senza alimenti. [...] Lo stesso dicasi rispetto al
sapere: non si parte mai da un punto zero per ricostruire da s e da soli tutta la scienza, ma prima di tutto
si riceve un sapere tradizionale gi costituito da altri - che per ognuno deve assimilare inconfondibile,
facendone il suo sapere.
Lo sforzo di capire: Nessun alimento nutre, se viene soltanto inghiottito e non anche digerito.
Un atteggiamento puramente ricettivo nello studio non avrebbe altro risultato che quello di ingombrare
5
la
memoria con informazioni spesso inutili (nozionismo). Bisogna digerire linsegnamento che si riceve,
cio fare lo sforzo di capirlo, per il fine di appropriarselo.
Perci ogni studio, anche quello assimilativo, necessariamente attivo.

4
Cfr. Peter HENRICI, Guida pratica allo studio, EPUG, Roma 1992, VI-VII.
5
Ingombrare: occupare un luogo, costituendo un ostacolo, un intralcio (Dizionario De Mauro).
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Peculiarit dello studio universitario: Nello studente universitario si suppone gi acquisita quella maturit
che gli permetta di assimilare per conto suo le materie propostegli. Nelle scuole elementari e medie, tale
assimilazione era aiutata da continui esercizi tra insegnante e studenti. A livello universitario si
propongono semplicemente le materie, lasciando alla sollecitudine dello studente lo sforzo per assimilarle
attivamente. Perci lo studente universitario pu sembrare pi passivo e pi puramente ricettivo di quello
liceale; ma di fatto gli si richiede unattivit pi responsabile e pi personale.

















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I. LA LEZIONE
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Come seguire con profitto una lezione?
Il nostro studio ha tre momenti principale: la lezione, lo studio personale e lesame. Cominciamo a
considerare quella prima, cio la lezione o corso. Per seguire con il massimo frutto una lezione, si deve:
ascoltare, dialogare, seguire, e scrivere. Vediamo alcuni consigli pratici per ciascuna di queste azioni.
1. Ascoltare
Seguire con attenzione il discorso del professore. Non lasciarsi distrarre da punti che rimangono oscuri o
da proprie meditazioni. I punti oscuri si chiarificheranno probabilmente col proseguire del discorso.
Altrimenti se ne prenda brevemente nota (p. es. delle parole o dei nomi sconosciuti che ricorrono spesso)
per chiarirgli pi tardi. Chi non conosce perfettamente la lingua nella quale si d il corso, porti con s un
dizionarietto.
Siccome in questo ascoltare si vede quanto importante lattenzione, e allattenzione si oppongo le
distrazioni, pu essere utile segnarle alcune cause di distrazioni. Ce ne sono tante. Nellambito dello
studio alcune sono: non conoscere n lo scopo n la fine n il cammino, un tema o argomento che
supera le capacit attuali o preparazione, lesposizione monotona, la mancanza di riposo. Dal punto di
vista soggettivo e in collegamento con questultima causa, si possono anche enumerare la debolezza
organica, la vita dissipata, la mancanza di trainning nello studio e lesaurimento patologico
7
.
2. Dialogare
Il corso si dovrebbe presentare come una risposta (aspettata o inaspettata) alle domande che ogni
studente porta con s.
Quanto pi un corso appare come una risposta, tanto pi esso fa senso e diventa intelligibile. Per trarre
frutto da un corso bisogna perci suscitare in s delle domande, aspettarsi qualcosa, informandosi prima
dellascolto di che cosa si tratta (dare uno sguardo sul libro di testo, studiare il programma stampato,
rivedere brevemente la lezione precedente).
Questo dialogo interno si esteriorizza talvolta con espliciti interventi (chiedendo ulteriori spiegazioni,
proponendo delle difficolt, ecc.) nellintervallo o anche durante la lezione.
3. Seguire
Ci che mi interessa nellascolto di un corso non sono le mie idee che forse esso suscita, n quanto il
professore ripete di ci che gi conosco, ma le cose nuove che posso imparare.

6
Cfr. Peter HENRICI, op. cit., 2-5.
7
Cfr. Dispensa di Metodologia di studio 2008-2009, di P. Andres Ayala IVE.
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Perci giova stare attenti a: parole o nomi nuovi che ritornano pi volte, in genere tutto ci che viene
sottolineato o ripetuto pi volte o scritto sulla lavagna, alle critiche che si fanno ad altre opinioni, agli
esempi illustrativi.
4. Scrivere
Per poter conservare i frutti di tale attenzione e tornarci sopra indispensabile prendere alcuni appunti
durante la lezione. Si possono distinguere due casi.
Se c un libro di testo o delle dispense che il corso segue abbastanza fedelmente, basta normalmente
fare qualche annotazione nel libro stesso. Per prendere nota di aggiunte o commenti pi sostanziosi fatti
dal professore si possono inserire dei fogli nel libro stesso.
Se non c tale libro, occorre prendere appunti pi coerenti, che riproducano (abbreviandolo e
semplificandolo) lo svolgersi del discorso.
Tali appunti si prendono su fogli (o meglio su un quaderno) di formato abbastanza grande, affinch si
possano scrivere in maniera ben disposta e spaziosa, cos da poter abbracciarli tutti con uno sguardo e
da potervi inserire eventuali aggiunte. Per lo stesso motivo, labbreviazioni che uno utilizza devono
essere chiare.
Si deve prendere nota soprattutto di tutte le divisioni della materia che il professore indica, delle
informazioni materiali (bibliografia, rinvii a fonti, nomi, ecc.) nonch delle sue spiegazioni (annotando
soltanto lessenziale, s da poter ricostruire pi tardi il discorso del professore).
Larte di prendere appunti non simpara da un giorno allaltro. Normalmente c tendenza a scrivere
troppo. Lideale sarebbe scrivere non pi di quanto pu servire a ricostruire tutto lessenziale del discorso
del professore. Questo suppone che si scriva man mano che si abbia capito quel discorso.








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II. LO STUDIO ASSIMILATIVO - LO STUDIO PRIVATO
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1. Appuntare la terminologia
Primo compito dello studio privato sar di fare capire la nuova terminologia, in modo che si potr dippoi
usarla correttamente e correttamente.
Perci occorre cercare in un dizionario il significato delle parole o sconosciute o del cui significato esatto
si incerti, e che tornano pi volte.
Oltre ai dizionari della propria lingua, per tale prima consultazione ci sono diversi dizionario specializzati.
Prestare particolare attenzione a capire i titoli delle diverse divisione del corso!
2. Accedere alle fonti
Compito principale dello studio privato sar un ripetuto e diretto contatto con i testi principali del corso
(Dispensa, Manuale o Testi degli autori principali ai quali si fa riferimento), al fine di rendersele familiari.
Si tratta di rivedere e ruminare sul testo stesso delle fonti ci che il corso e/o il libro potevano soltanto
brevemente indicare.
3. Ripensare le dottrine
Ri-pensare per conto proprio per appropriarsi quanto si imparato. Alcuni esercizi speculativi
- Concretizzare i concetti: Che cosa significa...?
- Notare le connessioni: Trovare che rapporto esiste tra i diversi concetti. Cosa centra...? Perch...?
- Ri-dire in proprie parole: Non soltanto traducendo la terminologia, ma rifacendo e ricomponendo tutto il
discorso per conto proprio.
- Controllare il metodo: Rigore critico. Fondazione delle mie affermazioni. Coerenza. Intelligibilit.
4. Scrivere un riassunto
Si vedano le prossime lezioni.
NB: Come organizzare il tempo dello studio privato?
- Tenere conto di due esigenze psicologiche: si dovrebbero studiare le materie quando sono ancora
fresche; ci si concentra meglio studiando per un tempo pi lungo la stessa materia (organizzare lo studio
in blocchi).
- Distinguere tra materie principali e secondarie: dedicare pi tempo alle materie principali che hanno
bisogno di pi tempo ed impegno per essere assimilate.
- Nel caso delle lingue, ricordare che queste hanno bisogno di particolare ripetizione costante, anche se
breve.


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Cfr. Peter HENRICI, op. cit., 22-52.
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III. LA LETTURA
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Come si deve leggere?
1. Doppia lettura delle fonti
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Specialmente per le fonti, si raccomanda una doppia lettura. Si comincer con una prima lettura
completa delle fonti con lo scopo di: a) segnarsi le pagine o i paragrafi che interessano il tema scelto; b)
farsi una idea generale dellopera, dellautore, del suo pensiero, del suo stile, della sua mentalit; c) farsi
unidea approssimativa dellestensione che potr avere il proprio lavoro e del metodo che bisogner
seguire; d) integrare, se lo ritiene opportuno, lenunciato e lo schema scelto; e) stabilire, per quanto
possibile, un ordine di importanza tra le fonti nei riguardi del tema; f) acquisire quella sicurezza del tema
scelto e della strada da seguire che ci porti naturalmente alla seconda lettura e alla schedatura. Si passi
quindi ad una seconda lettura completa delle fonti: a) sul testo originale, badando anche alle singole
parole usate; b) tenendo presente non solo la lettera, ma anche lo spirito del tema scelto; c) cominciando
dalla fonte che ha pi importanza per il tema; d) schedando con la massima precisione e fedelt ci che
interessa, e) traducendo, se il caso, nella propria lingua qualche passo pi importante o pi difficile.
2. Leggere attivamente
Non basta lasciarsi impressionare dal libro che si legge, ma occorre rifare per contro proprio il discorso
dellautore, facendo sorgere nella propria mente le idee che lautore aveva nella sua. A questo aiuta:
- Leggere con un certo preconcetto, cio avendo gi una vaga idea di che cosa tratti il libro e come si
volga il discorso. A tale fine si studia prima lIndice Generale (se si legge un libro). Nel caso delle
dispense, o degli appunti del corso, occorre avere sempre a mano il programma del corso.
- Leggere in ordine come procede il libro stesso, perch soltanto cos si segue il discorso dellautore.
Talvolta bisogna andare avanti senza aver capito tutto, perch certi passaggi diventeranno chiari soltanto
alla luce di ci che sar detto pi tardi.
- Leggere lentamente ed attentamente, cio con lo stesso ritmo che si pu seguire pensando. Di tanto in
tanto ci vuole una breve interruzione per ricapitolare il discorso dellautore.
- Leggere dialogando con lautore, come con il professore durante il corso, cio opporre da una parte una
certa riserva critica alle sue affermazioni, e dallaltra lasciar modificare e correggere dalla lettura i propri
(pre) concetti.
3. Scrivere
Ricordiamo due principi gi enunciati nelle lezioni precedenti: serve scrivere quando si ha capito
qualcosa, e, si scrive principalmente per conservare i frutti della lettura.

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Cfr. Peter HENRICI, op. cit., 60-63.
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Cfr. Raffaello FARINA, Metodologia, LAS, Roma 1986, 89-93.
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Quando scrivere? A modo di consiglio, si raccomanda non scrivere nulla mentre si fa la prima lettura
delle fonti.
Nella seconda lettura, si possono fare diverse annotazioni per prendere nota tanto di ci che si
compreso dalla lettura, quanto delle proprie riflessioni che si affacciano mentre si legge. A questo scopo
possono aiutare diversi tipi di annotazioni:
- Annotare il libro, naturalmente soltanto nei libri propri. Si possono sottolineare, non passaggi interi, ma
parole e formulazioni importanti. Si possono pure segnalare i paragrafi che sembrano pi importanti per
ritornare ad essi pi facilmente.
- Farsi un riassunto, non copiando, magari abbreviandoli, interi passaggi del libro, ma cercando di
conservare per iscritto ci che si compresso del discorso dellautore.
- Appunti su schede per conservare quelle informazioni, idee, formulazioni o riflessioni proprie che
sembrano particolarmente rilevanti, sia per il lavoro che uno sta maturando, sia per qualsiasi altro
ulteriore uso (p. es. la catechesi, corsi da dare, ecc.).














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IV. SCRIVERE UN RIASSUNTO
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1. Utilit del riassunto
Un riassunto scritto serve:
- allautocontrollo, perch: aver capito = poter dirlo chiaramente;
- alla conservazione, in forma condensata, dei risultati dello studio privato;
- alla preparazione dellesame, perch d una visione sintetica e cos aiuta la memoria.
2. Cosa deve contenere un riassunto?
Nella forma pi breve possibile ci si scriva tutto il contenuto essenziale di un capitolo del libro di testo o
del corso, aggiungendovi i risultati pi importanti dello studio privato. Per condensare cos in una o due
pagine (non troppo fitte) tutto quel materiale, occorre che sia ben digerito: un buon riassunto sempre il
risultato di una elaborazione propria; non basta trascrivere, abbreviandolo, il testo del manuale!
3. Come si scrive il riassunto?
Su carta di formato non troppo piccolo, in maniera sempre uniforme, ben nitido e soprattutto ben
spazioso, affinch sia ben leggibile e scolpisca anche visivamente nella memoria.
utile procedere sempre secondo lo stesso ordine. Per esempio:
- dopo il titolo si riassume in una sola proposizione il contenuto essenziale del capitolo;
- poi si indica brevemente perch si tratta a questo punto tale problema;
- si raccolgono le nozioni pi importanti (ev. con definizioni, distinzioni, spiegazioni, indicando esempi
ecc. con una sola parola-chiave);
- si d un breve schizzo della storia del problema;
- infine si accenna brevemente alle prove che possono darsi per quanto si asserisce.
4. Come utilizzare i riassunti?
Si tratta essenzialmente di una memoria materializzata. Perci il riassunto deve scriversi quando la
materia ancora fresca nella memoria, e dovrebbe venir riletto di tanto in tanto. Con tale rilettura regolare
dei riassunti non ci vuole praticamente pi lavoro di memorizzazione prima degli esami.





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Cfr. Peter HENRICI, op. cit., 50-52.
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V. GLI ESAMI
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1. La preparazione degli esami
La preparazione di un esame si fa in due tempi: preparazione remota e preparazione immediata.
La prima consiste nello studio privato durante tutto il semestre.
Per la preparazione immediata occorre ripercorrere tutta la materia, colmando le lacune di memoria e
soprattutto quelle di comprensione. Informazioni frettolosamente raccolte e riassaggi altrettanto
frettolosi non servono invece a preparare un buon esame, in quanto non fanno che disturbare la calma
della memoria.
Limportante dunque di aver fatto bene la preparazione remota, cio di aver studiato regolarmente
durante il semestre. Allora la preparazione immediata richiede poco, talvolta pochissimo tempo. Durante
le ultime settimane prima dellesame invece assolutamente impossibile fare tutta la preparazione
adeguata. Si torna allora alla mera memorizzazione nozionistica, che pura perdita di tempo, perch non
si ricava nessun sapere duraturo e assodato.
Tutto ci vale naturalmente solo per gli esami principali; per le materie secondarie e i corsi opzionali si
cerchi piuttosto di non sprecare troppo tempo nel preparare esami che finalmente contano poco (le ore
di lezione di ogni corso - o i crediti - aiutano a capire quanto impegno conveniente investire nei singoli
esami).
2. Lesame stesso
Gli esami sono un bene o sono un male necessario? In ogni caso non sono lo scopo n la cosa pi
importante degli studi. Vitae, non examini discimus. La prassi della vita porter la definitiva verifica della
teoria degli studi.
Sarebbe per presuntuoso voler rimandare ogni verifica del successo degli studi al momento di dover
metterli in pratica: in quel momento sar oramai troppo tardi per riparare eventuali difetti. Ci vogliono
perci nel corso stesso degli studi quelle verifiche parziali (e un po artificiali) che sono gli esami.
Lo studente verifica, di fronte alla presenza oggettivante dellesaminatore, la sua conoscenza e
comprensione della materia e la sua capacit di espressione. Inoltre gli esami sono per lui unoccasione,
con un forte stimolo psicologico, per riprendere, in maniera insieme pi approfondita e pi sintetica, le
materie gi studiate.
Il professore controlla in primo luogo il progresso ordinario degli studenti per scoprire se vi sono grosse
lacune nel loro sapere materiale o nella loro comprensione delle materie. Con ci egli verifica anche il
successo del suo proprio insegnamento, e riceve un feed-back che laiuter a migliorarlo.
In genere, per fare un buon esame, ci vuole un pizzico di spirito sportivo, poich si tratta di una vera
competizione, ove lo studente misura le proprie forze misurandosi con un altro (lesaminatore). Ci vuole
fairness, un po di aggressivit, ma si deve anche saper perdere. Il risultato di un esame non valuta mai

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Cfr. Peter HENRICI, op. cit., 50-56.
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tutta la personalit dello studente, e nemmeno tutto il suo profitto negli studi, ma indica soltanto la misura
della sua prestazione in quel quarto dora.
Perci anche ad un buon studente pu capitare di fare un cattivo esame, n basta fare buoni esami per
essere un buon studente.
3. Lesame orale
Lesame orale, a causa della presenza e del ripetuto intervento dellesaminatore, pi competitivo. C
la possibilit di chiedere e dare ulteriori spiegazioni, di (far) correggere risposte sbagliate, di intavolare un
approfondito e disteso dialogo su qualche punto pi interessante.
Lo studente pi debole pu farsi guidare passo per passo dal professore; c sempre anche la possibilit
di passare ad unaltra domanda o un altro tema, se lo studente non sa niente sulla prima.
Lo studente buono e brillante pu persino prendere in mano liniziativa del dialogo. Il professore si rende
pi facilmente conto della personalit dello studente, e pu cos dare un giudizio pi equo; lo studente
invece spesso impressionato ed inibito nel trovarsi faccia a faccia col professore.
Importante per il buon esito di unesame orale un buon inizio del dialogo. Per superare almeno il primo
minuto di panico bene aver previsto qualche formula abbastanza generale per intavolare il discorso
(agganciandosi anche al tesario stampato che lesaminando trova sempre davanti a s sul tavolo).
Non si dia per limpressione di recitare un testo memorizzato, ma si stia sempre attento alla questione
precisa, come era posta.
Bisogna anche essere preparati alla domanda con la quale non pochi professori iniziano talvolta lesame:
Su quale punto vuoi essere esaminato?. bene comunque aver previsto sui singoli punti un breve
schema di esposizione.
La maggior parte degli studenti tende a sopravvalutare nellesame il ruolo della memoria, mentre le
domande dellesaminatore si indirizzano per lo pi alla loro intelligenza. Non bisogna dunque avere la
risposta gi pronta o far correre ansiosamente il dischetto nel computer mentale. Un esame non un
quiz televisivo, bens un dialogo tra persone intelligenti. Limportante dunque riflettere sulla domanda
posta, vedere il suo significato preciso, metterla in un contesto pi vasto, prevedere eventuali connessioni
e difficolt, e possibili risposte. Cos, nellelaborare una risposta pensata, preoccupandosi pi del
problema reale che delle parole, riemergeranno anche, man mano, quei dati di memoria che in un primo
momento potevano sembrare dimenticati.
Dando il primato alla riflessione (e talvolta al semplice buon senso!) pi che alla memoria, si riesce anche
pi facilmente ad evitare o a superare quel blocco nellesame, che un fatto psicologico ansioso -
causato non tanto dalla tensione e fatica generale, quanto dal pensiero bloccante: Questo non lo so! -
badando soltanto ai contenuti attualmente emergenti dalla memoria.
Se poi si riceve una domanda alla quale, dopo riflessione, si sa positivamente di non poter rispondere,
meglio dirlo subito e pregare il professore che passi ad unaltra domanda. Forse nel corso del dialogo
riemerger la risposta ignorata o dimenticata.
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4. Lesame scritto
Lesame scritto pu essere o a forma di quiz, con brevi domandine, o a forma di dissertazione, oppure
misto.
Le risposte siano come le domande: brevi, concise e precise, il pi possibile oggettive.
Prima di scrivere si leggano pi volte accuratamente le domande o i temi (per non essere sviati su ci
che si chiede), e per una dissertazione si faccia un piano; poi, scrivendo, si cerchi di formulare
accuratamente. A tutto ci aiuta molto essersi esercitati a scrivere e comporre. E non si dimentichi: il
professore sar portato a valutare tanto pi positivamente lesame, quanto pi sar questo leggibile.


















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A MODO DI CONCLUSIONE: COME SI STUDIA?
Lettera di San Tommaso d'Aquino a uno studente
Carissimo in Cristo, Giovanni, giacch mi hai chiesto in che modo tu debba applicarti allo studio per
acquistare il tesoro della scienza, ecco in proposito il mio consiglio.
Non voler entrare subito in mare ma arrivaci attraverso i ruscelli, perch dalle cose pi facili che
bisogna pervenire alle pi difficili.
Questo dunque l'avviso mio che ti servir di regola.
Voglio che tu sia tardo a parlare e restio a scendere in parlatorio. Abbi purit di coscienza. Non
tralasciare di attendere alla preghiera. Sii amante della tua cella. Mostrati amabile con tutti.
Non essere per nulla curioso dei fatti altrui. Non essere troppo familiare con nessuno, perch la familiarit
eccessiva genera disprezzo e d occasione di trascurare lo studio. Non t'intromettere in nessun modo ne
discorsi e nei fatti secolari. Non divagare su tutto. Non lasciar d'imitare gli esempi dei santi e dei buoni.
Non guardare chi colui che parla, ma tieni a mente tutto ci che di buono egli dice.
Procura di comprendere ci che leggi ed ascolti.
Certficati delle cose dubbie e studiati di riporre nello scrigno della memoria tutto quello che ti sar
possibile.
Non cercare infine cose superiori alla tua capacit.
Seguendo queste norme, metterai fronde e produrrai utili frutti nella vigna del Signore, in tutti i giorni di
tua vita.
Mettendo in pratica questi insegnamenti potrai raggiungere la mta alla quale tu aspiri.
Stai bene.
Quia qaesivisti a me, in Christo mi carissime Joannes, qualiter te studere oporteat in thesauro scientiae
quirendo, tale a me tibi super hoc traditur consilium:
ut per rivulos, non statim in mare, eligas introire, quia per faciliora ad difficiliora oportet devenire.
Haec est ergo monitio mea et instructio tua.
Tardiloquum te esse jubeo et tarde ad locutorium accedentem. Conscientiae puritatem amplectere.
Orationi vacare non desinas. Cellam frequenter diligas. Omnibus te amabilem exibe. Nihil quaere penitus
de factis aliorum. Nemini te multum familiarem ostendas, quia nimia familiaritas parit contemptum et
subtractionis a studio materiam subministrat. De verbis et factis saecularium nullatenus te intromittas.
Discursus super omnia fugias. Sanctorum et bonorum imitari vestigia non omittas.
Non respicias a quo audias, sed quidquid boni dicatur, memoriae recommenda.
Et quidquid poteris in armariolo mentis reponere satage.
Altiora te ne quaesieris.
Ista sequens vestigia, frondes et fructus in vinea Domini quandiu vitam habueris, proferes et produces.
Haec si sectatus fueris, ad id pertingere poteris, quod affectas. Vale.

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