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Dostoevskij, La Leggenda del Grande Inquisitore

La leggenda del grande inquisitore un apologo, un racconto fatto da un Ivan Kar


amazov all interno del grande romanzo di Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov,
pubblicato in Russia nel 1880.
Il romanzo la lunga storia della famiglia Karamazov, e delle sofferenze, degli o
di e delle passioni che legano quattro fratelli e il loro padre. Dostoevskij uno
dei pi grandi e tormentati scrittori russi dell800, sempre attento a scavare nell
e profondit dellanimo umano, con le sue pulsioni sordide o i suoi slanci generosi
. Ivan, il fratello che racconta la leggenda del grande inquisitore, nega lopera
di Dio, in nome delle sofferenze terrene e specialmente di quelle degli innocen
ti, in particolar modo dei bambini. Nella leggenda del grande Inquisitore Ivan
esprime la contrapposizione tra libert e costrizione, tra fede nella vita e negaz
ione di essa. Ivan che un intellettuale e uno scrittore, nella lotta che in lui
si combatte tra sentimento e ragione, alla fine impazzisce.
Nella leggenda del grande inquisitore si esprime, come vedrai, un forte pessimi
smo per la condizione umana e anche lesigenza di una spietata sincerit. Il vecchi
o inquisitore non si fa illusione sugli uomini anzi invita Ges a lanciarsi alle s
palle ogni immotivata speranza o irragionevole idealizzazione.
Proprio per questo, cio la negazione dei valori ritenuti sacri e linvito a guardare
in faccia alla realt, per quando tremenda e disperata essa sia, Dostoevskij consi
derato un profeta del nichilismo, assieme a Nietzsche, suo contemporaneo. Nota b
ene che mentre nel senso comune nichilismo ha una connotazione negativa ( colui
che non crede in nulla), in questi contesti filosofici non necessariamente cos. I
l nichilismo, in questa accezione filosofica, loperazione di distruzione, di null
ificazione, dei falsi valori che ingannano luomo, impedendogli di essere libero.
Lannullamento delle illusioni, anche quando queste assumono la forma di Valori
Eterni, il primo passo per il recupero della libert e della autenticit, come inseg
nano i filosofi del sospetto.
F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Il grande Inquisitore fa riferimento, nel sui discorso, alle tentazioni di Ges.
Richiamo brevemente:
Ges, dopo il battesimo, si ritira per quaranta giorni nel deserto. L subisce da
parte del Diavolo tre tentazioni. Le prime due sono richieste di miracolo Coma
nda a queste pietre di diventare pane e Ges risponde Non di solo pane vive luomo; po
i port Ges nel punto pi alto del tempio e gli chiede di buttarsi gi, perch Dio lavrebb
e protetto. Ges risponde Non sfidare il Signore Dio tuo. Per ultimo il diavolo po
rt Ges su una montagna da cui si vedevano tutti i regni del mondo e disse Io ti da
r tutto questo se mi adorerai e Ges risponde Adora il Signore Dio tuo e solo a Lui
rivolgi la preghiera ( cfr MT 4, 1-11)
Il grande Inquisitore d una interpretazione particolare a questo passo, come puoi
vedere leggendo, e confessa che la chiesa ( qui simbolo del Potere) ha ceduto
a queste tentazioni, e giustamente, secondo lui. Essa, infatti, non deve occupa
rsi dei virtuosi, dei buoni, che sono una infima minoranza degli uomini, ma dei
deboli e dei vili che sono la stragrande maggioranza.
Nel testo io ho inserito dei paragrafi, sperando cos di aiutarvi a seguire meglio
il discorso, ovviamente non sono presenti nell originale e sono una interpretazi
one personale.
Sta parlando Ivan al fratello Aljosa
La mia azione si svolge in Spagna, a Siviglia, al tempo pi pauroso dellinquisizion
e quando ogni giorno nel paese ardevano i roghi per la gloria di Dio e con grand
iosi autodaf si bruciavano gli eretici.
1- Nella Spagna dellinquisizione, tra i roghi degli eretici, appare il personagg
io misterioso
Oh, certo, non cos che Egli scender, secondo la Sua promessa, alla fine dei tempi,
in tutta la gloria celeste, improvviso come folgore che splende dallOriente allOcc
idente. No, Egli volle almeno per un istante visitare i Suoi figli proprio l dove
avevano cominciato a crepitar i roghi degli eretici. Nellimmensa Sua misericordia
, Egli passa ancora una volta fra gli uomini in quel medesimo aspetto umano col
quale era passato per tre anni in mezzo agli uomini quindici secoli addietro. Eg
li scende verso le vie roventi della citt meridionale, in cui appunto la vigilia so
ltanto, in un grandioso autodaf, alla presenza del re, della corte, dei cavalieri,
dei cardinali e delle pi leggiadre dame di corte, davanti a tutto il popolo di Si
viglia, il cardinale grande inquisitore aveva fatto bruciare in una volta, ad ma
jorem Dei gloriam, quasi un centinaio di eretici. Egli comparso in silenzio, ina
vvertitamente, ma ecco cosa strana tutti Lo riconoscono. Spiegare perch Lo ricono
scano, potrebbe esser questo uno dei pi bei passi del poema. Il popolo attratto v
erso di Lui da una forza irresistibile, Lo circonda, Gli cresce intorno, Lo segu
e. Egli passa in mezzo a loro silenzioso, con un dolce sorriso dinfinita compassi
one. Il sole dellamore arde nel Suo cuore, i raggi della Luce, del Sapere e della
Forza si sprigionano dai Suoi occhi e, inondando gli uomini, ne fanno tremare i
cuori in una rispondenza damore. Egli tende loro le braccia, li benedice e dal c
ontatto di Lui, e perfino dalle Sue vesti, emana una forza salutare. Ecco che un
vecchio, cieco dallinfanzia, grida dalla folla: Signore, risanami, e io Ti vedr, ed
ecco che cade dai suoi occhi come una scaglia, e il cieco Lo vede. Il popolo pi
ange e bacia la terra dove Egli passa. I bambini gettano fiori dinanzi a Lui, ca
ntano e Lo acclamano: Osanna!. E Lui, Lui, ripetono tutti, devessere Lui, non pu ess
he Lui. Egli si ferma sul sacrato della cattedrale di Siviglia nel preciso moment
o in cui portano nel tempio, fra i pianti, una candida bara infantile aperta: c de
ntro una bambina di sette anni, unica figlia di un insigne cittadino. La bimba m
orta tutta coperta di fiori. Egli risusciter la tua bambina, gridano dalla folla al
la madre piangente. Il prete della cattedrale uscito incontro alla bara guarda p
erplesso e aggrotta le sopracciglia. Ma ecco risonare a un tratto il grido della
madre della bambina morta. Essa si getta ai Suoi piedi: Se sei Tu, risuscita la
mia creatura!, esclama, tendendo le braccia verso di Lui. Il corteo si ferma, la
bara deposta sul sacrato ai Suoi piedi. Egli la guarda con piet e le Sue labbra p
ronunziano piano ancora una volta: Talitha kum, e la fanciulla si lev. La bambina si
solleva nella bara, si siede e guarda intorno sorridendo con gli occhietti sgran
ati, pieni di stupore. Ha nelle mani il mazzo di rose bianche col quale era dist
esa nella bara. Il popolo si agita, grida, singhiozza; ed ecco in questo stesso
momento passare accanto alla cattedrale, sulla piazza, il cardinale grande inqui
sitore in persona.
2- Il vecchio cardinale inquisitore lo fa arrestare e portare in prigione
un vecchio quasi novantenne, alto e diritto, dal viso scarno, dagli occhi infos
sati, ma nei quali, come una scintilla di fuoco, splende ancora una luce. Oh, eg
li non ha pi la sontuosa veste cardinalizia di cui faceva pompa ieri davanti al p
opolo, mentre si bruciavano i nemici della fede di Roma: no, egli non indossa in
questo momento che il suo vecchio e rozzo saio monastico. Lo seguono a una cert
a distanza i suoi tetri aiutanti, i servi e la sacra guardia. Si ferma dinanzi all
a folla e osserva da lontano. Ha visto tutto, ha visto deporre la bara ai piedi
di Lui, ha visto la bambina risuscitare, e il suo viso si abbuiato. Aggrotta le
sue folte sopracciglia bianche e il suo sguardo brilla di una luce sinistra. Egl
i allunga un dito e ordina alle sue guardie di afferrarlo. E tanta la sua forza
e a tal punto il popolo docile, sottomesso e pavidamente ubbidiente, che la foll
a subito si apre davanti alle guardie e queste, in mezzo al silenzio di tomba ch
e si fatto di colpo, mettono le mani su Lui e Lo conducono via. Per un istante t
utta la folla, come un solo uomo, si curva fino a terra davanti al vecchio inqui
sitore; questi benedice il popolo in silenzio e passa oltre. Le guardie conducon
o il Prigioniero sotto le volte di un angusto e cupo carcere nel vecchio edifici
o del Santo Uffizio e ve Lo rinchiudono. Passa il giorno, sopravviene la scura,
calda, afosa notte di Siviglia. Laria odora di lauri e di limoni. In mezzo alla teneb
ra profonda si apre a un tratto la ferrea porta del carcere, e il grande inquisi
tore in persona con una fiaccola in mano lentamente si avvicina alla prigione. s
olo, la porta si richiude subito alle sue spalle. Egli si ferma sulla soglia e c
onsidera a lungo, per uno o due minuti, il volto di Lui.
3- Il grande inquisitore interroga lospite misterioso: perch sei venuto a disturb
arci: domani ti far bruciare, e il popolo che ti osannava, attizzer il rogo! Non h
ai pi nulla da dire: noi parliamo a nome tuo
Infine si accosta in silenzio, posa la fiaccola sulla tavola e Gli dice:
Sei Tu, sei Tu? Ma, non ricevendo risposta, aggiunge rapidamente: Non rispondere, t
aci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai
il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu gi dicesti una volta. Perch sei venu
to a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che
cosa succeder domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o s
oltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condanner e Ti far ardere sul ro
go, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tu
oi piedi si slancer domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? S, f
orse Tu lo sai, aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo
sguardo dal suo Prigioniero.
Io non comprendo bene Ivn, che voglia dir questo sorrise Aljsa, che aveva sempre a
scoltato in silenzio; semplicemente una fantasia delirante, o un errore del vecc
hio, un assurdo qui pro quo?
Ammetti pure questultima ipotesi, scoppi a ridere Ivn, se il realismo contemporaneo
ti ha gi tanto guastato che tu non possa tollerare nulla di fantastico; vuoi che
sia un qui pro quo? E sia pure! vero, e torn a ridere, il vecchio ha novantanni e
da un pezzo la sua idea poteva averlo fatto impazzire. Egli poteva essere stato
colpito dallaspetto esteriore del Prigioniero. Poteva infine essere un semplice
delirio, la visione di un vecchio novantenne sulla soglia della morte, sovreccit
ato per giunta dallautodaf dei cento eretici bruciati la vigilia. Ma qui pro quo o
fantasia troppo sfrenata, non lo stesso per noi? Limportante qui solo che il vec
chio deve infine manifestare il proprio pensiero e lo manifesta e dice ad alta v
oce ci che per novantanni ha taciuto.
E il Prigioniero rimane zitto? Lo guarda e non dice nemmeno una parola?
Ma cos che deve essere, in ogni caso, rise nuovamente Ivn. Il vecchio stesso Gli o
sserva che Egli non ha il diritto di aggiunger nulla a quanto gi fu detto. C appunt
o qui, se vuoi, il tratto pi fondamentale del cattolicesimo romano, come a dire. T
utto stato da Te trasmesso al papa, tutto quindi ora nelle mani del papa, e Tu n
on venirci a disturbare, quanto meno prima del tempo. In questo senso non solo pa
rlano, ma anche scrivono i cattolici, i gesuiti almeno. Lho letto io stesso nelle
opere dei loro teologi.
Volevi renderli liberi? Ma essi hanno consegnato la loro libert ai nostri piedi!
Hai Tu il diritto di rivelarci anche un solo segreto del mondo da cui sei venuto?.
Gli domanda il mio vecchio e risponde egli stesso per Lui: No, Tu non lhai, se no
n vuoi aggiungere qualcosa a quello che gi fu detto e togliere agli uomini quella
libert che tanto difendesti quando eri sulla terra. Tutto ci che di nuovo Tu ci r
ivelassi attenterebbe alla libert della fede umana, giacch apparirebbe come un mir
acolo, mentre la libert della fede gi allora, millecinquecentanni or sono, Ti era p
i cara di tutto. Non dicevi Tu allora spesso: Voglio rendervi liberi?. Ebbene, ades
so Tu li ha veduti, questi uomini liberi, aggiunge il vecchio con un pensoso sorri
so. S, questa faccenda ci costata cara, continua, guardandolo severo, ma noi labbi
amo finalmente condotta a termine, in nome Tuo. Per quindici secoli ci siamo tor
mentati con questa libert, ma adesso lopera compiuta e saldamente compiuta. Non cr
edi che sia saldamente compiuta? Tu mi guardi con dolcezza e non mi degni neppur
e della Tua indignazione? Ma sappi che adesso, proprio oggi, questi uomini sono
pi che mai convinti di essere perfettamente liberi, e tuttavia ci hanno essi stes
si recato la propria libert, e lhanno deposta umilmente ai nostri piedi. Questo si
amo stati noi ad ottenerlo, ma questo che Tu desideravi, una simile libert?.
Io torno a non comprendere, interruppe Aljsa, egli fa dellironia, scherza?
4- Noi inquisitori abbiamo reso gli uomini felici, non tu, con la libert. No
i abbiamo completato meglio di te la tua opera e abbiamo fino in fondo inteso l
e tre domande che ti sono state fatte nel deserto.
Niente affatto. Egli fa un merito a s ed ai suoi precisamente di avere infine sop
presso la libert e di averlo fatto per rendere felici gli uomini. Ora infatti per
la prima volta (egli parla, naturalmente, dellinquisizione) diventato possibile p
ensare alla felicit umana. Luomo fu creato ribelle; possono forse dei ribelli esse
re felici? Tu eri stato avvertito, Gli dice, avvertimenti e consigli non Ti eran
o mancati, ma Tu non ascoltasti gli avvertimenti. Tu ricusasti lunica via per la
quale si potevano render felici gli uomini, ma per fortuna, andandotene, rimette
sti la cosa nelle nostre mani. Tu ci hai promesso, Tu ci hai con la Tua parola c
onfermato, Tu ci hai dato il diritto di legare e di slegare, e certo non puoi or
a nemmeno pensare a ritoglierci questo diritto. Perch dunque sei venuto a disturb
arci?.
Ma che cosa significa: Non Ti sono mancati avvertimenti e consigli? domand Aljsa.
Ma qui appunto sta lessenza di ci che il vecchio deve esprimere. Lo spirito intelli
gente e terribile, lo spirito dellautodistruzione e del non essere, continua il v
ecchio, il grande spirito. Ti parl nel deserto, e nei libri ci riferito come egli
Ti avesse tentato. Non cos? Ma si poteva mai dire qualcosa di pi vero di quanto egl
i Ti rivel nelle tre domande che Tu respingesti e che nei libri sono dette tentazi
oni? Tuttavia, se mai ci fu sulla terra un vero e clamoroso miracolo, fu in quel
giorno, nel giorno di quelle tre tentazioni. Precisamente nella formulazione di
quelle tre domande era racchiuso il miracolo. Se si potesse, soltanto a mo di ese
mpio e di ipotesi, immaginare che quelle tre domande dello spirito terribile fos
sero scomparse dai libri senza lasciare traccia e che occorresse ricostruirle, p
ensarle e formularle di nuovo, per rimetterle nei libri, e se per questo si riun
issero tutti i sapienti della terra governanti, prelati, dotti, filosofi, poeti,
e si assegnasse loro questo compito: immaginate, formulate tre domande tali da
corrispondere allimportanza dellevento non solo, ma da esprimere per giunta in tre
parole, in tre proposizioni umane, tutta la futura storia del mondo e dellumanit,
ebbene, credi Tu che tutta la sapienza della terra, insieme raccolta, potrebbe
concepire qualcosa di simile per forza e profondit a quelle tre domande che Ti fu
rono allora rivolte nel deserto dallo spirito intelligente e possente? Gi solo da
quelle domande e dal prodigio della loro formulazione si pu capire che si ha da
fare non con lo spirito umano transitorio, ma con quello eterno ed assoluto. In
quelle tre domande infatti come compendiata e predetta tutta la storia ulteriore
dellumanit, sono dati i tre archetipi in cui si concreteranno tutte le insolubili
, contraddizioni storiche dellumana natura su tutta la terra. Questo non poteva a
ncora, a quel tempo, essere cos chiaro, poich lavvenire era ignoto, ma adesso, pass
ati quindici secoli, noi vediamo che in quelle tre domande tutto era stato a tal
segno divinato e predetto e che tutto si a tal segno avverato, che non pi possib
ile aggiungervi o toglierne alcunch.
5- luomo vuole il pane, non la libert, avere, non essere.
Decidi Tu stesso chi avesse ragione, se Tu o colui che allora Tinterrogava. Ricord
ati la prima domanda: se non la lettera il senso era questo: Tu vuoi andare e vai
al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libert che gli uomi
ni, nella semplicit e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepir
e, che essi temono e fuggono, giacch nulla mai stato per luomo e per la societ uman
a pi intollerabile della libert! Vedi Tu invece queste pietre in questo nudo e inf
ocato deserto? Mutale in pani e lumanit sorger dietro a Te come un riconoscente e d
ocile gregge, con leterna paura di vederti ritirare la Tua mano, e di rimanere se
nza i Tuoi pani. Ma Tu non volesti privar luomo della libert e respingesti linvito,
perch, cos ragionasti, che libert pu mai esserci, se la ubbidienza comprata coi pani
? Tu obiettasti che luomo non vive di solo pane, ma sai Tu che nel nome di questo
stesso pane terreno, insorger contro di Te lo spirito della terra e lotter con Te
e Ti vincer, e tutti lo seguiranno, esclamando: Chi comparabile, a questa bestia?
Essa ci ha dato il fuoco del cielo!. Sai Tu che passeranno i secoli e lumanit proc
lamer per bocca della sua sapienza e della sua scienza che non esiste il delitto,
e quindi nemmeno il peccato, ma che ci sono soltanto degli affamati? Nutrili e p
oi chiedi loro la virt!, ecco quello che scriveranno sulla bandiera che si lever co
ntro di Te e che abbatter il Tuo tempio. Al posto del Tuo tempio sorger un nuovo e
dificio, sorger una nuova spaventosa torre di Babele, e, quandanche essa restasse,
come la prima, incompiuta, Tu avresti per potuto evitare questa nuova torre e ab
breviare di mille anni le sofferenze degli uomini, giacch essi verranno a noi, do
po essersi arrovellati per mille anni intorno alla loro torre! Essi torneranno a
llora a cercarci sotto terra, nelle catacombe, dove ci nasconderemo (perch saremo
di nuovi perseguitati e torturati), ci troveranno e ci grideranno: Nutriteci, pe
rch quelli che ci avevano promesso il fuoco del cielo non ce lhan dato. E allora sa
remo noi a ultimare la loro torre, giacch la ultimer chi li sfamer e noi soli li sf
ameremo, in nome Tuo, facendo credere di farlo in nome Tuo. Oh, mai, mai essi po
trebbero sfamarsi senza di noi! Nessuna scienza dar loro il pane, finch rimarranno
liberi, ma essi finiranno per deporre la loro libert ai nostri piedi e per dirci
: Riduceteci piuttosto in schiavit ma sfamateci!.
Tu parli di libert e di pane celeste, ma gli uomini sono deboli, viziosi, abbiett
i, non sono capaci di vivere insieme senza di noi, che decidiamo per loro.

Comprenderanno infine essi stessi che libert e pane terreno a discrezione per tut
ti sono fra loro inconciliabili, giacch mai, mai essi sapranno ripartirlo fra lor
o! Si convinceranno pure che non potranno mai nemmeno esser liberi, perch sono de
boli, viziosi, inetti e ribelli. Tu promettevi loro il pane celeste, ma, lo ripe
to ancora, pu esso, agli occhi della debole razza umana, eternamente viziosa ed e
ternamente abietta, paragonarsi a quello terreno? E se migliaia e diecine di mig
liaia di esseri Ti seguiranno in nome del pane celeste, che sar dei milioni e dei
miliardi di esseri che non avranno la forza di posporre il pane terreno a quell
o celeste? O forse Ti sono care soltanto le diecine di migliaia di uomini grandi
e forti, mentre i restanti milioni, numerosi come la sabbia del mare, di esseri
deboli, che per Ti amano, non devono servire che da materiale per i grandi e per
i forti? No, a noi sono cari anche i deboli. Essi sono viziosi e ribelli, ma fi
niranno per diventar docili. Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di di per
avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quell
a libert che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine
di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo.
Li inganneremo di nuovo, perch allora non Ti lasceremo pi avvicinare a noi. E in q
uestinganno star la nostra sofferenza, poich saremo costretti a mentire. Ecco ci che
significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ci che Tu ricusast
i in nome della libert, da Te collocata pi in alto di tutto. In quella domanda tut
tavia si racchiudeva un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracol
o dei pani, Tu avresti dato una risposta alluniversale ed eterna ansia umana, del
luomo singolo come dellintera umanit: Davanti a chi inchinarsi?.

Luomo ha bisogno di qualcuno a cui inchinarsi, qualcuno da adorare, tu non hai ca
pito ! hai chiesto alluomo cose che lui, vile e pauroso, non ti pu dare
Non c per luomo rimasto libero pi assidua e pi tormentosa cura di quella di cercare u
n essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma luomo cerca di inchinarsi a ci che gi inconte
stabile, tanto incontestabile, che tutti gli uomini ad un tempo siano disposti a
venerarlo universalmente. Perch la preoccupazione di queste misere creature non
soltanto di trovare un essere a cui questo o quelluomo si inchini, ma di trovarne
uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme. E
questo bisogno di comunione nelladorazione anche il pi grande tormento di ogni si
ngolo, come dellintera umanit, fin dal principio dei secoli. per ottenere questador
azione universale che si sono con la spada sterminati a vicenda. Essi hanno crea
to degli di e si sono sfidati lun laltro: Abbandonate i vostri di e venite ad adorare
i nostri, se no guai a voi e ai vostri di!. E cos sar fino alla fine del mondo, anc
he quando gli di saranno scomparsi dalla terra: non importa, cadrnno allora in gin
occhio davanti agli idoli. Tu conoscevi, Tu non potevi non conoscere questo fond
amentale segreto della natura umana, ma Tu rifiutasti lunica irrefragabile bandie
ra che Ti si offrisse per indurre tutti a inchinarsi senza discussione dinanzi a
Te; la bandiera del pane terreno, e la rifiutasti in nome della libert e del pan
e celeste. Guarda poi quel che hai fatto in seguito. E sempre in nome della libe
rt! Io Ti dico che non c per luomo pensiero pi angoscioso che quello di trovare al pi
presto a chi rimettere il dono della libert con cui nasce questa infelice creatur
a. Ma dispone della libert degli uomini solo chi ne acqueta la coscienza. Col pan
e Ti si dava una bandiera indiscutibile: luomo si inchina a chi gli d il pane, gia
cch nulla pi indiscutibile del pane; ma, se qualcun altro accanto a Te si impadron
ir nello stesso tempo della sua coscienza, oh, allora egli butter via anche il Tuo
pane e seguir colui che avr lusingato la sua coscienza. In questo Tu avevi ragion
e. Il segreto dellesistenza umana infatti non sta soltanto nel vivere, ma in ci pe
r cui si vive. Senza un concetto sicuro del fine per cui deve vivere, luomo non a
cconsentir a vivere e si sopprimer piuttosto che restare sulla terra, anche se int
orno a lui non ci fossero che pani. Questo giusto, ma che cosa avvenuto? Invece
di impadronirti della libert degli uomini. Tu lhai ancora accresciuta! Avevi forse
dimenticato che la tranquillit e perfino la morte alluomo pi cara della libera sce
lta fra il bene ed il male? Nulla per luomo pi seducente che la libert della sua co
scienza, ma nulla anche pi tormentoso. Ed ecco che, in luogo di saldi principi, p
er acquetare la coscienza umana una volta per sempre, Tu hai scelto tutto quello
che c di pi inconsueto, enigmatico e impreciso, hai scelto tutto quello che supera
va le forze degli uomini, e hai perci agito come se Tu non li amassi per nulla, e
chi mai ha fatto questo? Colui che era venuto a dare per essi la Sua vita! Inve
ce dimpadronirti della libert umana, Tu lhai moltiplicata e hai per sempre gravato
col peso dei suoi tormenti la vita morale delluomo. Tu volesti il libero amore de
lluomo, perch Ti seguisse liberamente, attratto e conquistato da Te. In luogo di s
eguire la salda legge antica, luomo doveva per lavvenire decidere da s liberamente,
che cosa fosse bene che cosa fosse male, avendo dinanzi come guida la sola Tua
immagine; ma non avevi Tu pensato che, se lo si fosse oppresso con un cos terribi
le fardello come la libert di scelta, egli avrebbe finito per respingere e contes
tare perfino la Tua immagine e la Tua verit? Essi esclameranno, alla fine, che la
verit non in Te, perch era impossibile abbandonarli fra ansie ed angosce maggiori
di come Tu facesti, lasciando loro tante inquietudini e tanti insolubili proble
mi. In tal modo preparasti Tu stesso la rovina del Tuo regno, e non darne pi la c
olpa a nessuno. Ma questo intanto che Ti offriva? Ci sono sulla terra tre forze,
tre sole forze capaci di vincere e conquistare per sempre la coscienza di quest
i deboli ribelli, per la felicit loro; queste forze sono: il miracolo, il mistero
e lautorit. Tu respingesti la prima, la seconda e la terza e desti cos lesempio. Lo
spirito sapiente e terribile. Ti aveva posto sul culmine del tempio e Ti aveva
detto: Se vuoi sapere se Tu sei Figlio di Dio, gettati in basso, poich di Lui dett
o che gli angeli Lo sosterranno e Lo porteranno, ed Egli non cadr e non si far alc
un male, e saprai allora se Tu sei il Figlio di Dio e proverai allora quale sia
la Tua fede nel Padre Tuo; ma Tu, udito ci, respingesti lofferta, non Ti lasciasti
convincere e non Ti gettasti gi. Oh, certo, Tu agisti allora con una magnifica fi
erezza, come Iddio, ma gli uomini, questa debole razza di ribelli, sono essi for
se di? Oh, Tu comprendesti allora che, facendo un solo passo, un solo movimento p
er gettarti gi, avresti senzaltro tentato il Signore e perduto ogni fede in Lui, e
Ti saresti sfracellato sulla terra che eri venuto a salvare, e si sarebbe ralle
grato lo spirito sagace che Ti aveva tentato.
Luomo ha bisogno dei miracoli, della magie, non della fede del cuore
Ma, ripeto, ce ne sono forse molti come Te? E in verit potevi Tu ammettere, non f
osse che per un momento, che anche gli uomini avessero la forza di resistere a u
na simile tentazione? forse fatta la natura umana per respingere il miracolo e,
in cos terribili momenti della vita, di fronte ai pi terribili, fondamentali e ang
osciosi problemi dellanima, rimettersi unicamente alla libera decisione del cuore
? Oh, Tu sapevi che la Tua azione si sarebbe tramandata nei libri, avrebbe raggi
unto la profondit dei tempi e gli ultimi confini della terra, e sperasti che, seg
uendo Te, anche luomo si sarebbe accontentato di Dio, senza bisogno di miracoli.
Ma Tu non sapevi che, non appena luomo avesse ripudiato il miracolo, avrebbe subi
to ripudiato anche Dio, perch luomo cerca non tanto Dio quanto i miracoli. E sicco
me luomo non ha la forza di rinunziare al miracolo, cos si creer dei nuovi miracoli
, suoi propri, e si inchiner al prodigio di un mago, ai sortilegi di una fattucch
iera, fossegli anche cento volte ribelle, eretico ed ateo. Tu non scendesti dalla
croce quando Ti si gridava, deridendoti e schernendoti: Discendi dalla croce e c
rederemo che sei Tu. Tu non scendesti, perch una volta di pi non volesti asservire
luomo col miracolo, e avevi sete di fede libera, non fondata sul prodigio. Avevi
sete di un amore libero, e non dei servili entusiasmi dello schiavo davanti alla
potenza che lha per sempre riempito di terrore. Ma anche qui Tu giudicavi troppo
altamente degli uomini, giacch, per quanto creati ribelli, essi sono certo degli
schiavi. Vedi e giudica, son passati quindici secoli, guardali: chi hai Tu inna
lzato fino a Te? Ti giuro, luomo stato creato pi debole e pi vile che Tu non credes
si! Pu egli forse compiere quel che puoi compiere Tu? Stimandolo tanto, Tu agisti
come se avessi cessato di averne piet, perch troppo pretendesti da lui, e chi ha
fatto questo? Colui che lo amava pi di se stesso!
Hai stimato troppo luomo, hai dato doni che non vogliono
Stimandolo meno, avresti anche meno preteso da lui, e questo sarebbe stato pi vic
ino allamore, perch pi leggera sarebbe stata la sua soma. Egli debole e vile. Che i
mporta che egli adesso si sollevi dappertutto contro la nostra autorit e si inorg
oglisca della sua rivolta? lorgoglio del bambino e dello scolaretto. Sono i picco
li bimbi che si sono ribellati in classe e hanno cacciato il maestro. Ma anche le
saltazione dei ragazzetti avr fine e coster loro cara. Essi abbatteranno i templi
e inonderanno di sangue la terra. Ma si avvedranno infine, gli sciocchi fanciull
i, di essere bens dei ribelli, ma dei ribelli deboli e incapaci di sopportare la
propria rivolta. Versando le loro stupide lacrime, riconosceranno infine che chi
li cre ribelli se ne voleva senza dubbio burlare. Essi lo diranno nella disperaz
ione, e le loro parole saranno una bestemmia che li render anche pi infelici, perc
h la natura umana non sopporta la bestemmia e alla fin fine se ne vendica sempre
da s. Inquietudine dunque, tumulto e infelicit: ecco lodierna sorte degli uomini, d
opo che Tu tanto patisti per la loro libert! Il Tuo grande profeta dice nella sua
visione e nella sua parabola di aver visto tutti i partecipi della prima resurr
ezione e che ce nerano dodicimila per ciascuna trib. Ma se erano tanti, vuol dire
che quelli erano pi di che uomini. Essi sopportarono la Tua croce, essi sopportaro
no diecine danni di vita famelica nel nudo deserto, cibandosi di cavallette e di
radici; e certo Tu puoi appellarti con orgoglio a questi eroi della libert, dellam
ore libero, del libero e magnifico sacrificio da essi compiuto in nome Tuo. Ma r
icordati che erano in tutto appena alcune migliaia, ed erano per giunta degli di,
ma i rimanenti? E che colpa hanno gli altri, gli uomini deboli, di non aver pot
uto sopportare ci che i forti poterono? Che colpa ha lanima debole, se non ha la f
orza di accogliere cos terribili doni? Possibile che Tu sia venuto davvero solo a
gli eletti e per gli eletti? Ma se cos, c qui un mistero e noi non possiamo compren
derlo. E se c un mistero, anche noi avevamo il diritto di predicarlo e di insegnar
e agli uomini che non la libera decisione dei loro cuori quello che importa, n lam
ore, ma un mistero, a cui essi debbono ciecamente inchinarsi, anche contro la lo
ro coscienza.
Noi abbiamo corretto lopera tua, abbiamo capito veramente la natura umana, a abb
iamo accettato quello che tu hai rifiutato nel deserto
E cos abbiamo fatto. Abbiamo corretto lopera Tua e labbiamo fondata sul miracolo, s
ul mistero e sullautorit. E gli uomini si sono rallegrati di essere nuovamente con
dotti come un gregge e di vedersi infine tolto dal cuore un dono cos terribile, c
he aveva loro procurato tanti tormenti. Avevamo noi ragione dinsegnare e di agire
cos? Parla! Forse che non amavamo lumanit, riconoscendone cos umilmente limpotenza,
alleggerendo con amore il suo fardello e concedendo alla sua debole natura magar
i anche di peccare, ma per col nostro consenso? Perch mi guardi in silenzio coi tu
oi miti occhi penetranti? Va in collera, io non voglio il Tuo amore, perch io stes
so non Ti amo. E che cosa dovrei nasconderti? Non so forse con chi parlo? Tutto
ci che ho da dirti, gi Ti noto, lo leggo nei Tuoi occhi. E dovrei io nasconderti i
l nostro segreto? Forse Tu vuoi proprio udirlo dalle mie labbra, ascolta dunque:
noi non siamo con Te, ma con lui, ecco il nostro segreto! Da lungo tempo non si
amo pi con Te, ma con lui, sono ormai otto secoli. Sono esattamente otto secoli c
he accettammo da lui ci che Tu avevi rifiutato con sdegno, quellultimo dono chegli
Ti offriva, mostrandoti tutti i regni della terra: noi accettammo da lui Roma e
la spada di Cesare e ci proclamammo re della terra, gli unici re, sebbene non ab
biamo ancora avuto il tempo di compiere interamente lopera nostra. Ma di chi la c
olpa? Oh, questopera finora soltanto agli inizi, ma cominciata! Ancora a lungo si
dovr attenderne il compimento e molto ancora soffrir la terra, ma noi raggiungere
mo la mta, saremo Cesari, e allora penseremo alluniversale felicit degli uomini. Tu
per gi allora avresti potuto accettare la spada di Cesare. Perch ricusasti questult
imo dono? Accogliendo questo terzo consiglio dello spirito possente, Tu avresti
compiuto tutto ci che luomo cerca sulla terra, e cio: a chi inchinarsi, a chi affid
are la propria coscienza e in qual modo, infine, unirsi tutti in un formicaio in
discutibilmente comune e concorde, giacch il bisogno di unione universale il terz
o e lultimo tormento degli uomini. Sempre lumanit mir nel suo insieme ad organizzars
i universalmente. Molti furono i grandi popoli con una grande storia, ma quanto
pi elevati erano quei popoli, tanto pi erano infelici, perch pi fortemente degli alt
ri sentivano il bisogno dellunione universale degli uomini. I grandi conquistator
i, i Timr e i Gengis-Chan, passarono come un turbine sulla terra, cercando di con
quistare luniverso, ma anche essi, per quanto inconsapevolmente, espressero quell
o stesso potente bisogno umano di unione mondiale ed universale. Accettando il m
ondo e la porpora di Cesare, Tu avresti fondato il regno universale e dato la pa
ce universale. Chi mai infatti deve dominare gli uomini, se non quelli che domin
ano la loro coscienza e nelle cui mani il loro pane? E noi abbiamo preso la spad
a di Cesare, ma naturalmente, prendendola, ripudiammo Te e andammo dietro a lui.
Oh, passeranno ancora secoli di orgia del libero pensiero, di umana scienza e d
i antropofagia, perch, avendo cominciato a costruire la loro torre di Babele senz
a di noi, con lantropofagia che termineranno. Ma proprio allora la bestia strisce
r verso di noi e leccher i nostri piedi e li spruzzer con le lacrime di sangue dei
suoi occhi. E noi ci assideremo sulla bestia e leveremo in alto una coppa su cui
sar scritto Mistero!. Ma allora soltanto, e allora spunter per gli uomini il regno
della pace e della felicit.
Tu hai portato la salvezza a pochi eroi, ma noi alla moltitudine della masse
Tu sei fiero dei Tuoi eletti, ma Tu non hai che eletti, mentre noi daremo la pac
e a tutti. Daltra parte, c anche questo: quanti di quegli eletti, e di quei forti c
he avrebbero potuto diventarlo, si sono infine stancati di attenderli, e hanno p
ortato e ancora porteranno su altri campi le forze del loro spirito e la fiamma
del loro cuore, e finiranno anche per sollevare contro di te la loro libera band
iera! Ma questa bandiera linnalzasti Tu stesso. Con noi invece tutti saranno feli
ci e pi non si rivolteranno, n si stermineranno fra loro, come facevano dappertutt
o nella Tua libert. Oh, noi li persuaderemo che allora soltanto essi saranno libe
ri, quando rinunzieranno alla libert loro in favore nostro e si sottometteranno a
noi. Ebbene, avremo ragione, perch ricorderanno a quali orrori di servit e di tur
bolenza li conducesse la Tua libert. La libert, il libero pensiero e la scienza li
condurranno in tali labirinti e li porranno davanti a tali portenti e misteri i
nsolubili, che di essi gli uni, ribelli e furiosi, si distruggeranno da s, gli al
tri, ribelli ma deboli si distruggeranno fra loro, mentre i rimanenti, imbelli e
infelici, si trascineranno ai nostri piedi e ci grideranno: S, voi avevate ragion
e, voi soli possedevate il Suo segreto e noi torniamo a voi, salvateci da noi me
desimi. Ricevendo i pani da noi, certo vedranno chiaramente che prendiamo i loro
stessi pani, guadagnati dalle loro stesse braccia, per distribuirli fra essi, se
nza miracolo alcuno, vedranno che noi non abbiamo mutato in pani le pietre, ma i
n verit, pi che del pane stesso, saranno lieti di riceverlo dalle nostre mani! Gia
cch troppo bene ricorderanno che prima, senza di noi, gli stessi pani da essi gua
dagnati si mutavano nelle loro mani in pietre, mentre, dopo il ritorno a noi, le
pietre medesime si sono mutate nelle mani loro in pani. Troppo, troppo apprezze
ranno quel che significa sottomettersi una volta per sempre! E finch gli uomini n
on capiranno questo, saranno infelici. Ma chi pi di tutti, dimmi, ha favorito que
sta incomprensione? Chi ha diviso il gregge e lha disperso per vie sconosciute? M
a il gregge torner a raccogliersi, torner a sottomettersi, e questa volta per semp
re.
Noi diamo la felicit ai deboli, guidiamo la loro vita
Allora noi daremo loro la tranquilla, umile felicit degli esseri deboli, quali es
si furono creati. Oh, noi li persuaderemo infine a non inorgoglirsi, ch Tu li inn
alzasti e in tal modo insegnasti loro a inorgoglirsi: proveremo loro che sono de
boli, che sono soltanto dei poveri bimbi, ma che la felicit infantile la pi dolce
di tutte. Essi diverranno mansueti, guarderanno a noi e a noi si stringeranno, n
ella paura, come i pulcini alla chioccia. Ci ammireranno e avranno paura di noi,
e saranno fieri che noi siamo cos potenti e cos intelligenti da aver potuto pacif
icare un cos tumultuoso e innumere gregge. Temeranno la nostra collera, i loro sp
iriti si faranno timidi, i loro occhi lacrimosi, come quelli dei bambini e delle
donne, ma altrettanto facilmente passeranno, a un nostro cenno, allallegrezza, e
d al riso, alla gioia luminosa ed alle felici canzoni infantili. Certo li obblig
heremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro organizzeremo la loro vita com
e un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti. Oh, noi consentiremo l
oro anche il peccato, perch sono deboli e inetti, ed essi ci ameranno come bambin
i, perch permetteremo loro di peccare. Diremo che ogni peccato, se commesso col n
ostro consenso, sar riscattato, che permettiamo loro di peccare perch li amiamo e
che, in quanto al castigo per tali peccati, lo prenderemo su di noi. Cos faremo,
ed essi ci adoreranno come benefattori che si saranno gravati coi loro peccati d
inanzi a Dio. E per noi non avranno segreti. Permetteremo o vieteremo loro di vi
vere con le proprie mogli ed amanti, di avere o di non avere figli, sempre giudi
cando in base alla loro ubbidienza, ed essi sinchineranno con allegrezza e con gi
oia.
Noi soli, custodi degli inganni che rendono gli uomini felici, siamo infelici: s
ulle nostre spalle ricade il peso della loro ingenua felicit
Tutti, tutti i pi tormentosi segreti della loro coscienza, li porteranno a noi,
e noi risolveremo ogni caso, ed essi avranno nella nostra decisione una fede gio
iosa, perch li liberer dal grave fastidio e dal terribile tormento odierno di dove
re personalmente e liberamente decidere. E tutti saranno felici, milioni di esse
ri, salvo un centinaio di migliaia di condottieri. Giacch noi soli, noi che custo
diremo il segreto, noi soli saremo infelici. Ci saranno miliardi di pargoli feli
ci e centomila martiri che avranno preso su di s la maledizione di discernere il
bene dal male. Essi morranno in pace, in pace si spegneranno nel nome Tuo e oltr
e la tomba non troveranno che la morte. Ma noi conserveremo il segreto e li lusi
ngheremo, per la loro felicit, con una ricompensa celeste ed eterna. Infatti, qua
ndanche in quellaltro mondo ci fosse qualcosa, non sarebbe certo per esseri simili
. Si dice e si profetizza che Tu verrai e vincerai di nuovo, che verrai coi Tuoi
eletti, superbi e possenti, ma noi diremo che essi hanno salvato solamente se s
tessi, mentre noi abbiamo salvato tutti. Si dice che la meretrice seduta sulla b
estia, con la coppa del mistero nelle mani, sar svergognata, che i deboli tornera
nno a rivoltarsi, strapperanno la sua porpora e denuderanno il suo corpo impuro. M
a io allora mi alzer e Ti additer i mille milioni di bimbi felici, che non conobbe
ro il peccato. E noi, che ci siamo caricati dei loro peccati, per la felicit loro
, noi sorgeremo dinanzi a Te e diremo: Giudicaci, se puoi e se osi. Sappi che io n
on Ti temo. Sappi che anchio fui nel deserto, che anchio mi nutrivo di cavallette
e di radici, che anchio benedicevo la libert di cui Tu letificasti gli uomini, che
anchio mi ero preparato ad entrare nel numero dei Tuoi eletti, nel numero dei po
tenti e dei forti, con la brama di completare il numero. Ma mi ricredetti e non vo
lli servire la causa della follia. Tornai indietro e mi unii alla schiera di que
lli che hanno corretto lopera Tua. Lasciai gli orgogliosi e tornai agli umili per
la felicit di questi umili. Ci che Ti dico si compir e sorger il regno nostro. Ti r
ipeto che domani stesso Tu vedrai questo docile gregge gettarsi al primo mio cen
no ad attizzare i carboni ardenti del rogo sul quale Ti brucer per essere venuto
a disturbarci. Perch se qualcuno pi di tutti ha meritato il nostro rogo, sei Tu. D
omani Ti arder. Dixi.
Ivn, si ferm. Egli si era accalorato e aveva parlato con fervore; quando poi ebbe
finito, fece improvvisamente un sorriso.
Aljsa, che laveva sempre ascoltato in silenzio e verso la fine, in preda a straord
inaria agitazione, molte volte aveva voluto interrompere il discorso del fratell
o, ma si era visibilmente trattenuto, si mise dun tratto a parlare, come scattand
o:
Ma... un assurdo! esclam, arrossendo. Il tuo poema lelogio di Ges e non la condan
... come tu volevi. E chi ti creder l dove parli della libert? cos, forse cos che va
intesa? quello il concetto che ne ha lortodossia?... Quella Roma, e neppure tutta
Roma, sbaglio, sono i peggiori fra i cattolici, sono gli inquisitori, i gesuiti
!... E un personaggio fantastico come il tuo inquisitore non pu esistere affatto.
Che cosa sono quei peccati degli uomini che egli ha presi su di s? Chi sono quei
detentori del mistero, che si sono addossata non so quale maledizione per la fe
licit degli uomini? Quando mai si son visti? Noi conosciamo i gesuiti, se ne parl
a male, ma sono forse come i tuoi? Non sono affatto cos, sono tuttaltra cosa... So
no semplicemente larmata romana per il futuro regno universale terreno, con limper
atore, il pontefice romano, alla testa... ecco il loro ideale, ma senza nessun m
istero e nessuna sublime tristezza... La pi semplice brama di potere, di sordidi
beni terreni, di asservimento... una specie di futura servit della gleba, nella q
uale essi sarebbero i proprietari fondiari... ecco tutto quello che essi voglion
o. Forse non credono nemmeno in Dio. Il tuo inquisitore con le sue sofferenze no
n che una fantasia...
Fermati, fermati! rise Ivn, come ti sei scaldato! Fantasia, tu dici, sia pure! Fa
ntasia, certo. Permetti per: credi tu davvero che tutto questo movimento cattolic
o degli ultimi secoli non sia in realt che una brama di potere in vista soltanto
di beni volgari? forse padre Paisio che tinsegna cos?
No, no, al contrario, padre Paisio diceva una volta perfino qualcosa del tuo gen
ere... ma era una cosa diversa, certo, tutta diversa, si riprese Aljsa.
14- Il tormento del inquisitore: il fallimento dei grandi ideali
Informazione preziosa, per, nonostante il tuo tutta diversa. Io ti domando: perch i
tuoi gesuiti e inquisitori si sarebbero collegati solo in vista di beni material
i e volgari? Perch non pu incontrarsi fra di loro neanche un solo martire, torment
ato da una nobile sofferenza e amante dellumanit? Vedi: supponi che fra tutti ques
ti uomini non desiderosi che di sordidi beni materiali se ne sia trovato anche u
no solo come il mio vecchio inquisitore, che abbia mangiato anche lui radici nel
deserto e si sia accanito a domare la propria carne per rendersi libero e perfe
tto, ma che per abbia in tutta la sua vita amato lumanit: a un tratto ha aperto gli
occhi e ha veduto che non una gran felicit morale raggiungere la perfezione del
volere, per doversi in pari tempo convincere che milioni di altre creature di Di
o sono rimaste imperfette, che esse non saranno mai in grado di servirsi della l
oro libert, che dai miseri ribelli non usciranno mai dei giganti per condurre a c
ompimento la torre, che non per simili paperotti il grande idealista ha sognato
la sua armonia... Dopo aver compreso tutto ci, egli tornato indietro e si unito..
. alle persone intelligenti. Non poteva questo accadere?
A chi si unito, a quali persone intelligenti? esclam Aljsa quasi adirato. Essi non
hanno n tanta intelligenza, n misteri o segreti di sorta... Forse soltanto lateism
o, ecco tutto il loro segreto. Il tuo inquisitore non crede in Dio, ecco tutto i
l suo segreto!
E anche se fosse cos? Infine tu hai indovinato. proprio cos, ben qui soltanto che
sta tutto il segreto, ma non forse una sofferenza, almeno per un uomo come lui,
che ha sacrificato tutta la sua vita nel deserto per una grande impresa e non ha
perduto lamore per lumanit? Al tramonto dei suoi giorni egli acquista la chiara co
nvinzione che unicamente i consigli del grande e terribile spirito potrebbero in
staurare un qualche ordine fra i deboli ribelli, esseri imperfetti e incompiuti,
creati per derisione. Ed ecco che, di ci convinto, vede come occorra seguire le in
dicazioni dello spirito intelligente, del terribile spirito della morte e della
distruzione, e, alluopo, accettare la menzogna e linganno, guidare ormai consapevo
lmente gli uomini alla morte e alla distruzione, e intanto ingannarli per tutto
il cammino, affinch non possano vedere dove sono condotti affinch questi miseri ci
echi almeno lungo il cammino si stimino felici. E nota: linganno compiuto in nome
di Quello nel cui ideale il vecchio ha per tutta la sua vita cos appassionatamen
te creduto! Non questa uninfelicit? E anche se un solo uomo simile si fosse trovat
o alla testa di tutta quellarmata avida di potere in vista di soli beni volgari, no
n sarebbe sufficiente questunico perch si avesse la tragedia? Pi ancora: basterebbe
che ci fosse alla testa un solo uomo cos perch si scoprisse, finalmente, la vera
idea direttiva di tutta lopera di Roma, con tutte le sue armate e i suoi gesuiti,
lidea suprema dellopera stessa. Te lo dico schietto, io credo fermamente che ques
tunico non sia mai mancato fra quelli che erano alla testa del movimento. Chiss, c
e ne sono stati anche fra i pontefici romani! Chiss, questo vecchio maledetto, ch
e cos ostinatamente e cos a modo suo ama lumanit, esiste forse anche oggid sotto laspe
tto di tutta una schiera di vecchi consimili, e non gi casualmente, ma perch esist
e come un accordo, come una segreta alleanza, gi da gran tempo stabilita per cust
odire il mistero, per salvaguardarlo dagli uomini sventurati ed imbelli, allo sc
opo di rendere costoro felici. Cos senza dubbio, e cos devessere. Io immagino che p
erfino i massoni abbiano, fra i loro principi, qualcosa di analogo a questo mist
ero e che i cattolici odino tanto i massoni perch vedono in essi dei concorrenti,
che spezzano lunit dellidea, mentre unico deve essere il gregge e unico il pastore
... Del resto, difendendo il mio pensiero, io ho laria di un autore che non soppo
rta la tua critica. Ma basta di ci!
Sei forse massone anche tu! sfugg ad Aljsa. Tu non credi in Dio, soggiunse, ma orm
ai con profonda amarezza. Gli parve inoltre che il fratello lo guardasse con far
e canzonatorio. E come termina il tuo poema? domand a un tratto, con lo sguardo a
terra, o gi terminato?
15- Il silenzio e il bacio dellagnello
Io volevo finirlo cos: linquisitore, dopo aver taciuto, aspetta per qualche tempo
che il suo Prigioniero gli risponda. Il Suo silenzio gli pesa. Ha visto che il P
rigioniero lha sempre ascoltato, fissandolo negli occhi col suo sguardo calmo e p
enetrante e non volendo evidentemente obiettar nulla. Il vecchio vorrebbe che di
cesse qualcosa, sia pure di amaro, di terribile. Ma Egli tutta un tratto si avvic
ina al vecchio in silenzio e lo bacia piano sulle esangui labbra novantenni. Ed
ecco tutta la Sua risposta. Il vecchio sussulta. Gli angoli delle labbra hanno a
vuto un fremito; egli va verso la porta, la spalanca e Gli dice: Vattene e non ve
nir pi... non venire mai pi... mai pi!. E Lo lascia andare per le vie oscure della ci
tt. Il Prigioniero si allontana.
E il vecchio?
Il bacio gli arde nel cuore, ma il vecchio persiste nella sua idea.

F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, Milano, 1979, vol. I, pagg. 2
63 e 282

Leggendo questo celeberrimo dialogo puoi notare le affinit con molte pagine filos
ofiche:
Kierkegaard : il concetto di angoscia che la libert di scelta d alluomo, e da cui lu
omo vuole scappare;
Nietzsche : il bisogno spietato di sincerit, di esaminare fino in fondo i valori
e gli ideali della societ e di conoscere la vera natura umana ( eroismo o vilt, l
ibert o schiavit, individuo o gregge)
Dostoevskij sembra anticipare, -ma siamo nel 1880!-, alcuni dei grandi temi dell
a societ di massa e della tragica storia del 900: i totalitarismi, la manipolaz
ione delle folle, la rinuncia alla libert individuale in favore della massificazi
one.
Molti autori elaborano questi temi, tra gli altri:
- Erich Fromm, Fuga dalla libert ( Escape from freedom, 1941) lautore, psicoanali
sta, analizza come luomo doggi, raggiunta la libert, non riesce ad usarla, anzi la
libert sembra averlo reso fragile e impotente. Molti, di fronte alle responsabili
t che accompagna il godimento della libert, preferiscono fuggire verso nuove front
iere di totalitarismo o si rifugiano nel conformismo della societ di massa.

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