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INDIVIDUAZIONE E INTERPRETAZIONE CRITICA

DELLA TRACCE DI SPARO


Relatore:
prof. Carlo TORRE
associato di medicina legale
nellUniversit di Torino
Scopi della ricerca delle tracce
La ricerca delle tracce di sparo pu assumere importanza in tutti
i casi di interesse giudiziario in cui siano esplosi colpi darma da fuoco.
Essa viene condotta sulla cute delle mani o di altre regioni ana-
tomiche, su mucose e loro segreti, sugli indumenti di soggetti so-
spettati di avere recentemente sparato; su superfici adiacenti al ber-
saglio pu essere utile alla valutazione della distanza di sparo; su pa-
reti di un ambiente o suppellettili pu indicare se proprio in quel
luogo siano stati o meno esplosi dei colpi.
In sintesi, la identificazione di queste tracce su diversi substrati,
biologici e non, rappresenta sempre e comunque inequivoco segno di
unavvenuta esplosione.
Lorigine dei residui del colpo darma da fuoco
Oltre ai fenomeni pi appariscenti (espulsione del proiettile e di
granuli di polvere incombusta, ecc.), lesplosione di un colpo darma
da fuoco comporta la fuoriuscita dallarma di abbondanti residui mi-
croscopici.
Tali residui, denominati G.S.R. (Gun Shot Residue) dagli autori
di lingua inglese, non sono presenti nella cartuccia prima dello spa-
ro, ma vengono prodotti per condensazione di elementi derivanti prin-
cipalmente dallinnesco allatto dello sparo. Essi fuori escono in gran-
de quantit dalla bocca dellarma e, in minor misura, per altre vie;
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di particolare interesse sono quelli che fuoriescono posteriormente,
poich possono depositarsi sullo sparatore.
Per comprendere le modalit di formazione utile sommariamente
ricordare che durante lo sparo nella cartuccia si vengono a creare con-
dizioni fisiche particolari: per un tempo brevissimo, calcolato in poco
pi di un millisecondo, la temperatura e la pressione aumentano con-
temporaneamente sino a raggiungere valori elevatissimi.
Il fenomeno si articola in tre fasi principali:
la prima, della durata di qualche frazione di millisecondo, cor-
risponde allaccensione dellinnesco e comporta il rapido raggiungi-
mento di un primo plateau di temperatura e pressione;
la seconda fase corrisponde alla combustione delle polveri del-
la carica di lancio: la temperatura e la pressione salgono ai massimi
livelli sui quali si stabilizzano per breve tempo;
la terza fase, con lespulsione del proiettile, consiste in un ra-
pido ritorno alle condizioni di partenza.
Pare che tutte le particelle caratteristiche si formino nella prima
fase, in cui si raggiungono temperature superiori al punto di ebolli-
zione del piombo (1620 C), del bario (1140 C) dellantimonio (1380 C),
e che alcune subiscano modificazioni durante le fasi successive. Biso-
gna ricordare che durante la fase di raffreddamento le particelle di ogni
tipo possono ancora catturarare elementi non specifici, derivanti dal
proiettile, dalla superficie interna del bossolo o dalla combustione del-
le polvere; questi elementi contribuiscono alla disomogenit di costitu-
zione elementare dei residui di sparo rilevata da numerosi autori.
I pi recenti studi sulla dinamica della formazione dei residui
di sparo hanno stabilito, in sintesi, che durante lesplosione del colpo
darma da fuoco, per la particolari condizioni fisiche che si creano
allinterno dellarma, alcuni elementi derivanti dallinnesco (principal-
mente piombo, bario e antimonio nelle munizioni a maggior diffusio-
ne nei Paesi Occidentali) condensano in particelle microscopiche che,
pi o meno modificate ulteriormente, vengono espulse dallarma.
Tecniche di prelievo
Le tracce di sparo vengono ricercate generalmente sulla super-
ficie cutanea (mani, volto) di individui sospetti di avere esploso col-
pi, o su altri substrati (indumenti, bersaglio ecc.).
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La tecnica di prelievo pi rapida e semplice, da tempo utilizza-
ta per vari tipi di tracce, prevede luso di nastro adesivo.
Per lindagine con microscopio elettronico a scansione e mi-
croanalisi sono disponibili appositi kits, costituiti da nastro biadesi-
vo gi applicato sulla superficie di appositi supporti (stubs), accolti
in contenitori a chiusura ermetica al riparo da inquinamenti, di uso
davvero elementare.
Un tipo di prelievo che pu avere grande utilit in alcuni casi
(in particolare quando sia trascorso lungo tempo dallo sparo) quel-
lo cosiddetto nasale, che si ottiene detergendo linterno delle narici
con usuali bastoncini igienici cotonati.
Recentissime pubblicazioni di ricercatori israeliani consigliano,
poi, in analoghe condizioni (quando sia trascorso lungo tempo dal-
lo sparo) il prelievo con nastro adesivo dai capelli del sospettato.
Il prelievo da tessuti (indumenti) pu essere effettuato con i gi
descritti kits o con aspirazione e concentrazione su filtri.
Identificazione del residui
La microscopia elettronica a scansione abbinata a microanalisi
permette di apprezzare simultaneamente la morfologia e la compo-
sizione elementare delle particelle individuate sul campione.
La superficie del campione viene osservata con elettroni secon-
dari e, soprattutto, con elettroni retrodiffusi (backscattered): que-
stultimo metodo consente di selezionare le particelle composte da
elementi di alto numero atomico rispetto a quelle irrilevanti. Indi-
viduata una particella, su questa viene effettuata lanalisi con spet-
trometro a dispersione di energia o di lunghezza donda (microa-
nalisi), che ne fornisce la composizione elementare. Lo spettro che
appare sullo schermo dellapparecchio composto da picchi che per-
mettono lidentificazione degli elementi presenti sul campo di os-
servazione.
Lindagine non distruttiva, e pu essere perci ripetuta indefi-
nitamente sullo stesso campione.
I moderni microscopi elettronici sono abbinati a sistemi com-
puterizzati che, consentendo lindagine automatica del campione, ri-
ducono notevolmente limpiego delloperatore. Il sistema permette
inoltre, ove se ne renda necessario un ulteriore studio (lindagine, co-
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me gi si detto, ripetibile), di rintracciare agevolmente particel-
le gi in precedenza osservate.
In ogni caso la particella che il sistema automatico suggerisce
come possibile residuo dello sparo deve in un secondo tempo esse-
re studiata e valutata manualmente dalloperatore.
Composizione elementare e specificit de G.S.R.
Alcuni Autori hanno ampiamente studiato i residui di sparo e
gli inquinanti ambientali, determinandone le composizioni elemen-
tari; il primo e pi completo lavoro risale al 1979 (Wolten et Al: Par-
ticle Analysis for the Detection of Gunshot Residue. I: Scanning Elec-
tron Microscopy/Energy Dipersive X-Ray Characterization of Hands De-
posits from Firing. J. Forensic Sci., 24, 409, 1979) e contiene la se-
guente classificazione delle composizioni elementari.
Primo gruppo (esclusive dello sparo):
Pb, Sb, Ba;
Ba, Ca, Si, con tracce di S;
Ba, Ca, Si, con tracce di Pb, se mancano Cu e Zn;
Sb, Ba.
Secondo gruppo (caratteristiche ma non esclusive):
Pb, Sb;
Pb, Ba;
Pb, se mancano Fe e P;
Ba, se S assente o presente solo in tracce;
Sb.
Tutte le particelle (del primo e del secondo gruppo) possono con-
tenere anche i seguenti altri elementi (se non specificamente esclu-
si prima):
Si, Ca, Al, Cu, Fe, S, P, Zn (solo se associato a Cu), Ni (raro, so-
lo se associato a Cu e Zn), K, Cl, Sn (nelle vecchie munizioni).
La presenza di altri elementi indica generalmente unorigine di-
versa della particella.
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Una pi recente classificazione la seguente:
particelle esclusive dello sparo:
Pb, Sb, Ba
Sb, Ba.
particelle indicative:
Si, Ca, Ba
Pb, Sb
Pb, Ba
Sb, S
Sb senza S
Pb
Alcune cartucce a scarsa diffusione nellOccidente (il giudizio
dovr per forse essere rivisto anche alla luce dei risultati di recenti
indagini peritali hanno inneschi diversi e producono pertanto, con
lo sparo, residui caratterizzati da differente composizione (essen-
zialmente Hg-Sb-Sn).
Anche qui bisogna considerare che la presenza di elementi di-
versi da quelli considerati come compatibili o anche di questi ulti-
mi, ma in proporzioni eccessive indica, di norma, una origine della
particella diversa dallo sparo.
Permanenza dei residui e tempi utili per lindagine
Le particelle caratteristiche, una volta che si siano depositate su
di una superficie anatomica, tendono a disperdersi col trascorrere
del tempo (soprattutto quelle di maggiori dimensioni).
Lavare le mani, o anche solo sciacquarle rapidamente, o strofi-
narle energicamente con panni, sono operazioni capaci di allonta-
nare immediatamente ogni traccia di un avvenuto sparo.
Discorso diverse vale per il cadavere, ove la dispersione pu es-
sere nulla; anche qui per la presenza di forte umidit (come pu
avvenire per fenomeni atmosferici o per permanenza in cella frigo-
rifera) o addirittura un inopportuno lavaggio possono rendere del
tutto inefficace il prelievo.
I tempi di dispersione sono comunque brevi, senza che si pos-
sano fornire dati precisi e di valore generale. Si ritiene che trascor-
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se 4-6 ore dallo sparo la gran parte delle particelle sia andata per-
duta. Eccezionalmente nella nostra esperienza ne abbiamo rinvenu-
te dopo una diecina di ore o pi.
La dispersione invece minore negli indumenti poich le parti-
celle possono venire intrappolate tra le fibre del tessuto per lun-
ghissimo tempo (anche indefinitamente).
Un tipo di prelievo di notevole interesse quello nasale che con-
sente di rintracciare residui nelle secrezioni ancora dopo molte ore.
Si tratta di pratica che meriterebbe maggiore diffusione di quanto
ora non avvenga. Analoghe considerazioni merita la tecnica di pre-
lievo dai capelli.
Interpretazione dei risultati
Primo livello di interpretazione: se una particella derivi o meno sicu-
ramente da uno sparo.
Il giudizio deve tener conto di quanto prima detto sullorigine
dei residui di sparo e del fatto che i recenti lavori sulla composizio-
ne delle particelle occupazionali ed ambientali tendono a restringe-
re sempre pi il campo di quelle da classificare come esclusive.
Ricordo che gli elementi di cui si detto, che sono oggetto di ricer-
ca di tutti i moderni metodi di indagine, assumono significato solo quan-
do siano presenti contemporaneamente nella singola particella nelle as-
sociazioni Pb-Sb-Ba o Sb-Ba. Essi, in altre associazioni, si osservano fre-
quentemente in particelle di origine sicuramente diversa dallo sparo.
Il bario non ha alcun significato quando sia associato a rilevanti
quantit di solfo, cos come lantimonio non associato a piombo e
bario pu derivare da alcune attivit lavorative.
Si pensi poi alla grande quantit di piombo prodotto in forma
di particella dai motori a combustione interna.
Inoltre anche quando i tre elementi (Pb, Ba, Sb) coesistono, ma
siano presenti in associazione elementi estranei, il giudizio deve es-
sere sempre improntato alla massima cautela: in questi casi sarebbe
doveroso confrontare le particelle sospette con quelle presenti in bos-
soli repertati sulla scena del fatto.
Per quanto riguarda laffidabilit del metodo e, conseguentemente,
la sua concreta utilizzabilit a fini di Giustizia, in relazione a que-
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sto primo livello interpretativo, bisogna dire che esso pienamente
affidabile, a condizione, ovviamente, che lo studio sia stato condotto
correttamente ed il risultato altrettanto correttamente valutato. In-
dividuata una particella, studiatane la morfologia e determinatane la
composizione elementare, se le sue caratteristiche corrispondono in
tutto a quelle sopra descritte si pu con tutta tranquillit affermare
che di particella di sparo si tratta.
Esistono indubbiamente possibilit di errore nella interpretazio-
ne della natura di una particella: queste possono dipendere (esclu-
dendo ipotesi di macroscopica incapacit o ignoranza delloperato-
re), da eccessiva fiducia nelle possibilit discriminative delle funzio-
ni automatiche dellapparecchio o da prudenza derivante da scarsa
dimestichezza con il metodo scientifico in generale.
E soprattutto questultima causa derrore (e quindi di inaffidabi-
lit non del metodo, bens del risultato disponibile) che pare di do-
vere considerare, poich quella pi difficilmente correggibile e con-
temporaneamente la meno percettibile. Essa deriva ragionevolmente
dal fatto che al grande progresso tecnologico delle apparecchiature
non pare sia corrisposta una altrettanto approfondita revisione dei
risultati dei primi storici lavori scientifici sullargomento; non al-
meno in termini di studi puramente sperimentali e condotti indipen-
dentemente da indagini di interesse giudiziario. Il fenomeno facil-
mente spiegabile se consideriamo lelevato costo di un laboratorio ec-
cellente ed il fatto che gli apparecchi dellultima generazione (specifi-
camente studiati per la ricerca delle tracce di sparo) sono disponibi-
li soltanto presso i centri di polizia scientifica dove vengono (ovvia-
mente e giustificatamente) utilizzati a tempo pieno per indagini rou-
tinarie.
Premesso che nella maggior parte dei casi unindagine ben con-
dotta idonea a fornire risultati di tutta sicurezza, accade che tal-
volta (purtroppo non eccezionalmente) ci si imbatta in residui di dub-
bia interpretazione, derivando il dubbio proprio dalla indisponibilit
di dati sperimentali di confronto; dati che devono possedere i re-
quisiti di tutti i dati scientifici in generale, tra cui quello della pub-
blicit, della ripetibilit e dellavere superato il vaglio della critica
della comunit scientifica internazionale.
Quando particelle prive di questi requisiti si rinvengano isolate
(vale a dire non accompagnate da particelle sicure) credo che pru-
denza imponga di considerarle con estrema cautela, ipotizzandone
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concretamente la possibile origine da uno sparo, senza per espri-
mere giudizi perentori. Nella personale esperienza mi sono imbattu-
to in casi in cui questo prudente atteggiamento ha poi trovato pie-
na conferma nellevoluzione della storia processuale.
Secondo livello interpretativo: come debba essere valutata la posi-
tivit o negativit di un prelievo.
Studiata la composizione delle particelle ritrovate su di un cam-
pione o riconosciutele come derivanti o meno da uno sparo (secon-
do i parametri sopra discussi) occorre una ulteriore interpretazione
dei risultati.
Non sempre, infatti, un prelievo positivo significa che il sog-
getto abbia esploso un colpo darma da fuoco, n necessariamente
un prelievo negativo dimostra, al contrario, che il soggetto sia del
tutto estraneo ad uno sparo.
Bisogna innanzitutto considerare il luogo in cui avvenuto il fat-
to: il comportamento dei G.S.R. che fuoriescono dallarma e si diffon-
dono nellambiente circostante per depositarsi sulle superfici vicine
molto differente a seconda che lo sparo sia avvenuto allaperto ovve-
ro in ambiente chiuso, e tanto pi se particolarmente angusto.
Studi ormai classici hanno dimostrato che in occasione di spa-
ri in ambiente chiuso significative quantit di elementi caratteristici
dello sparo si depositano non solo sulle mani di chi impugna larma,
ma anche su quelle di altre persone presenti, anche a distanza rela-
tivamente grande.
Una sparo in ambiente chiuso, soprattutto se angusto, pu per-
ci determinare positivit di prelievi eseguiti su persone che, pur sen-
za esplodere colpi darma da fuoco, fossero presenti, in occasione del
fatto, nonch sulla vittima stessa.
Inquinamento innocente pu verificarsi anche per contatto con
un bossolo esploso o con unarma che abbia sparato.
In sintesi, la positivit del prelievo autorizza solo ad affermare
con certezza che il soggetto ha in qualche modo avuto recentemen-
te a che fare con lesplosione di un colpo darma da fuoco.
Un discorso a parte merita la interpretazione del risultato di ri-
cerca di G.S.R. su indumenti. Esso pu dipendere dalla tecnica di
prelievo, con nastro adesivo o mediante aspirazione. Con la seconda
tecnica infatti possibile raccogliere particelle che siano rimaste im-
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brigliate fra le fibre del tessuto anche da moltissimo tempo; bisogna
quindi usare cautela nellattribuire con sicurezza una eventuale po-
sitivit ad uno sparo recente.
Per quanto riguarda la situazione opposta, quella cio di un ri-
sultato negativo dellindagine, si tratta di un dato che di norma con-
sente solo di affermare che non esiste prova che quel soggetto abbia
avuto a che fare con uno sparo.
La conoscenza di elementi circostanziali ha perci importanza;
la negativit di un prelievo effettuato immediatamente dopo lo spa-
ro ha infatti ben diverso significato rispetto a quella di un altro pre-
lievo effettuato a distanza di ore, soprattutto se non si conoscono le
attivit svolte nel frattempo dal soggetto.
Lattivit (usuale o casuale) svolta prima del prelievo dallinda-
gato assume poi notevole interesse quando si rinvengono numerose
particelle atipiche o non esclusive. Esse assumono, ovviamente, di-
verso significato a seconda dalla sua possibile esposizione a fonti di
inquinamento innocente.
Conclusioni
Si pu concludere affermando che il metodo di cui si discus-
so contrassegnato da ottima affidabilit; e che i risultati ottenibili
possono essere di grande utilit nel corso di una indagine e talora
risolutivi; a condizione, ovviamente, che lo studio dei campioni sia
stato condotto in ogni sua fase in modo scientificamente ineccepi-
bile.
Credo di dovere, a questo punto, richiamare lattenzione su di
un problema importante e concreto che, pur riguardando in genera-
le il rapporto tra consulente tecnico e magistrato, assume in questo
tipo di indagine la massima delicatezza.
Largomento di cui si trattato richiede altissima specializza-
zione; nel nostro Paese le persone che posseggono gli strumenti cul-
turali necessari per una sua seria discussione sono davvero pochis-
sime. Voglio aggiungere che lo studio delle tracce di sparo richiede
luso di apparecchiature tanto sofisticate e meravigliose da sugge-
rire una sensazione di assoluta e neutrale infallibilit; di ineccepibi-
lit del risultato che infine giunge al magistrato. Questo suggerimento
ingannevole. La taratura dello strumento e lattribuzione di picchi
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presenti sullo spettro a determinati elementi spettano ad un opera-
tore, che pu sbagliare per imperizia, per imprudenza, per semplice
disattenzione; che pu per mancanza di metodo scientifico interpre-
tare la natura di una particella in modo arbitrario.
E evidente il rischio che il risultato di una indagine cos elita-
ria comporta per la Giustizia quando il magistrato non sia corretta-
mente informato sulle possibilit e sui limiti del metodo.
Spero che quanto ho detto possa essere di qualche utilit nel lo-
ro pratico lavoro quotidiano; in termini di acquisizione di notizie es-
senziali, e di acquisizione di un salutare atteggiamento di dubbio da
cui derivi lo stimolo ad un indispensabile discussione tra giudice e
perito dei dettagli dello studio che viene condotto. Discussione che
pu e deve essere chiara, oltre che franca e disinteressata.
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