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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA NAVALE











S. MI RANDA

APPUNTI DI ARCHI TETTURA NAVALE



La resi stenza al moto
















OTTOBRE 2001





S. MIRANDA, Appunti di Architettura Navale, Dipartimento di Ingegneria Navale
Napoli, Ottobre, 2001

1














La resi stenza al moto


Cap. 1: I l Model l o teori co




1 . I N T R O D U Z I O N E
2. LA RESISTENZA AL RIMORCHIO: IL MODELLO TEORICO
3. LE CONDIZIONI AI LIMITI
4. LE CONDIZIONI AI LIMITI PER LA NAVE
5. PRIMA ESPRESSIONE DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO
6. SECONDA ESPRESSIONE DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO
7. UNESPRESSIONE LINEARIZZATA DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO





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Napoli, Ottobre, 2001

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1 . I N T R O D U Z I O N E

La nave, come noto, un corpo galleggiante progettato e costruito per lo svolgimento di un
determinato servizio.
In relazione al servizio da svolgere, essa deve avere forme, dimensioni e sistemazioni tali da
muoversi nel mare secondo percorsi voluti, a conveniente velocit e con la necessaria sicurezza.
Ne consegue che ciascuna nave ha proprie specifiche caratteristiche e qualit. Tutte le navi,
comunque, devono avere alcune qualit essenziali, nel senso che da esse non si pu prescindere.

Le qualit essenziali di una nave sono:

La galleggiabilit
La manovrabilit
La robustezza strutturale
La stabilit
La tenuta al mare
La velocit

L'Architettura Navale si occupa, in generale, del progetto idrodinamico della carena e del
propulsore della nave. In particolare, il progetto deve fornire, in maniera chiara e precisa, le
caratteristiche della carena riguardanti:

La Geometria;
La Stabilit;
Le Prestazioni idrodinamiche;
La Manovrabilit;
La Tenuta al mare.

Riguardo al propulsore, il progetto deve definirne il tipo e le caratteristiche, sia geometriche che di
funzionamento, pi adatte alla carena della nave.
In questo corso si affronter lo studio delle prestazioni idrodinamiche di una carena e della
progettazione di massima del propulsore ad essa accoppiata, al fine di consentire alla nave di
conseguire la velocita richiesta.







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Si consideri la nave avanzante di moto traslatorio uniforme sulla superficie libera del mare.
Lavanzamento della nave induce un moto fluido; sulla superficie libera esso si manifesta con le
caratteristiche di una particolare formazione ondosa, che dal corpo si propaga nel fluido a valle.
Per effetto di questo moto, il liquido esercita delle azioni dinamiche distribuite sulla superficie della
carena.
La componente nella direzione del moto della loro risultante la resistenza allavanzamento della
nave. Un idoneo propulsore dovr sviluppare una forza uguale e contraria, che si dir spinta
Pertanto, indicate queste forze con R
AS
e T
S
rispettivamente, lequazione di equilibrio dinamico
alla traslazione si scrive:


R
AS
+ T
S
= 0 R T
AS S
=


Si consideri la nave un sistema dinamico composto dalla carena, dal propulsore e dall'impianto di
propulsione.
Ogni singolo elemento del sistema, isolatamente preso, ha proprie specifiche caratteristiche di
funzionamento. Quando operano insieme i tre elementi danno origine a mutue interazioni, che
influenzano sensibilmente il funzionamento dell'intero sistema.
Una delle fasi fondamentali del progetto riguarda lo studio e la definizione delle caratteristiche dei
singoli elementi del sistema, l'analisi e la valutazione delle mutue interazioni tra essi e dei loro
effetti ed, infine, l'ottimizzazione delle condizioni di funzionamento dell'intero sistema nei riguardi
delle varie e diverse esigenze, tra le quali, in particolare, quella relativa al massimo valore
dell'efficienza propulsiva.
Del sistema nave gi definito, si consideri la sola carena.
Si dir resistenza al rimorchio R
TS
la componente nella direzione del moto della risultante delle
azioni dinamiche esercitate dal liquido sulla superficie della carena.
In generale si pu affermare che:


R T
TS S



e scrivere la relazione scalare di equilibrio dinamico alla traslazione nella forma:

R T R F
AS S TS
= = +




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Con il termine F si vuole tenere conto degli effetti di interferenza tra la carena ed il propulsore.
Se V
S
la velocit della nave, il prodotto R V
TS S
la potenza utile. Essa viene detta potenza
effettiva ed indicata con P
ES
.
L'impianto di propulsione fornisce la potenza P
DS
al propulsore; questo trasforma la potenza
ricevuta sviluppando la spinta che far avanzare la nave.
La velocit richiesta deve essere conseguita con l'assorbimento della minima potenza,
compatibilmente con gli altri dati progettuali assegnati.
Pertanto, il sistema nave deve lavorare in condizioni ottime, conseguenti dalla combinazione di una
bassa resistenza all'avanzamento e di una alta efficienza propulsiva.
Il rapporto tra la potenza effettiva e quella fornita al propulsore definisce il rendimento propulsivo o
efficienza propulsiva del sistema nave considerato ed indicato con
D
:

D
ES
DS
P
P
=

Di seguito si affronter lo sudio della resistenza al rimorchio di una carena, iniziando con la
descrizione dei modelli teorici disponibili.
Successivamente si presenteranno i modelli fisici e si forniranno gli strumenti per la determinazione
della resistenza R
TS
e delle prestazioni propulsive della nave.


















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2. LA RESISTENZA AL RIMORCHIO: IL MODELLO TEORICO

Si consideri la carena della nave un corpo rigido avanzante di moto traslatorio uniforme sulla
superficie libera del mare, con il piano diametrale costantemente verticale e la velocit orizzontale e
ad esso complanare.
Come gi detto, lavanzamento della carena genera nel fluido una perturbazione, che si suppone
essere stazionaria rispetto alla nave. Sulla superficie libera essa si manifesta con le caratteristiche di
una particolare formazione ondosa, che si propaga dal corpo e si diffonde indefinitamente a valle di
esso. Allinfinito a monte, il fluido nella condizione iniziale di quiete.
Ne consegue linsorgere di azioni dinamiche tra il corpo ed il liquido che lo lambisce.
Si definisce resistenza al rimorchio R
TS
la componente nella direzione della velocit della
risultante delle azioni dinamiche esercitate dal fluido sulla superficie del corpo: essa la forza che
si oppone al moto di avanzamento della carena. La denominazione data vuole ricordare che
necessario trascinare o rimorchiare la carena con una forza uguale e contraria alla R
TS
per
assicurare le condizioni cinematiche richieste.
Si assuma la terna levogira di riferimento Oxyz solidale alla nave e ci si riferisca alle condizioni di
moto relativo, vale a dire si consideri la nave ferma investita da una corrente uniforme avente la
velocit V della nave. Lasse z sia la perpendicolare avanti con verso positivo verso lalto; i piani
Oxz e Oxy coincidano rispettivamente con il piano diametrale della nave e con quello cui
appartiene la superficie libera del liquido indisturbato (coincidente anche con il piano del
galleggiamento statico); lasse x abbia la direzione ed il verso di V, sicch detti i, j, k i versori
degli assi, risulta V i = V.
Sia S
W
la superficie della carena lambita dal liquido (superficie bagnata), n il versore della
normale esterna in un generico punto P S
W
; t
n
lo sforzo specifico in P, sicch, detto d un
elemento di S
W
preso nellintorno di P, sia t
n
d la forza superficiale esercitata dal fluido.
La forza risultante F
T
agente sulla carena data dalla relazione:




=

d
W
S
n T
t F




La resistenza al rimorchio la componente di F
T
nella direzione della velocit, vale a dire
R
TS T
= F i.
Lo sforzo specifico t
n
, in generale, funzione delle coordinate del punto P, dellorientamento di
d e delle velocit e pressioni presenti nel fluido.



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Nota la geometria del corpo, lesame delle azioni dinamiche esercitate dal fluido richiede, qunidi, lo
studio preliminare della corrente fluida intorno alla carena
Si supponga isotermico il processo termodinamico che ad essa si accompagna e si supponga, altres,
il liquido incomprimibile, newtoniano, orizzontalmente indefinito, di profondit illimitata ed
inizialmente ovunque in quiete.
Il campo di moto, per le ipotesi fatte, limitato, solo superiormente, dalla superficie S, che si
compone di quella libera S
F
e di quella bagnata di carena S
W
.
Le forze esterne siano unicamente quelle gravitazionali, sicch, detta F la forza per unit di massa,
si abbia F k = g .
Il modello teorico disponibile quello del moto stazionario del fluido viscoso incomprimibile, le
cui equazioni in forma locale si scrivono:


( )

+ =
= =
F v v
v v
t
0 0 div



La prima la condizione analitica alla quale devono soddisfare le velocit v in tutti i punti del
campo di moto, perch sia rispettato il principio di conservazione della massa.
La seconda equazione quella del moto ed la relazione di equilibrio di Newton tra la forza di
inerzia e la risultante delle forze esterne agenti sulla particella liquida di volume unitario. A primo
menbro, infatti, ( )v v il vettore avente componenti sugli assi x, y, z rispettivamente pari a:


( )


z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
z
z
y
z
x
y
z
y
y
y
x
x
z
x
y
x
x
v v





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e pertanto ( )v v laccelerazione a
v
=
d
dt
:
e il vettore


( ) a
v
v v = =
dt
d



la forza di inerzia agente sulla particella fluida di volume unitario.
Detto v il modulo della velocit e la vorticit, pari a:



= = rotv v



il vettore ( )v v pu anche scriversi nella forma:


( ) ! v v v a

= =
2
v
2



Luso della notazione con gli indici pu rendere pi semplici e sintetiche le scritture.
Si ponga x x y x z x = = = = = =
1 2 3 1 2 3
; ; ; ; ; i i j i k i e si assuma la convenzione degli indici:
Un indice che appare una sola volta in un termine o prodotto di termini prende valori da 1 a 3
(indici liberi);
Un indice che ripetuto in un termine o prodotto di termini sommato da 1 a 3 (indici bloccati).

Pertanto:

v i j k v i i i i = + + = + + = v v v v v v v
x y z i i 1 1 2 2 3 3




u v =
=

u v u v
i i i i
i
;
1
3




( ) ( ) ; 3 , 2 , 1 i ; v v
x
v v
x
j i
3
1 i i
j i
i
=

=




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Con la notazione degli indici la forza di inerzia si scrive:


( )
j
i
j
x
v
v
dt
d

= = = a
v
v v


Il secondo membro dellequazione del moto



( ) F v v + = t


presenta due termini; con riferimento alla particella di volume unitario, essi sono, nellordine, la
forza esterna superficiale e la forza esterna di massa.
Il termine t il tensore degli sforzi:





=
z zy zx
yz y yx
xz xy x
t



e t il vettore che rappresenta la forza superficiale per unit di volume, con componenti sugli
assi x, y e z pari rispettivamente a:


x
xy
xz
yx y yz
zx
zy
z
x y z
x y z
x y z
+ +
+ +
+ +
;
;
;





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A queste relazioni, come noto, si perviene scrivendo lequazione di equilibrio alla traslazione di
una particella elementare, isolata dalla massa fluida circostante, avente, ad esempio, la forma di un
cubo di volume d dxdydz = .
Le componenti
x y z
, , , che si indicheranno anche
xx yy zz
, , , sono gli sforzi normali, i
pedici indicano i piani ad essi normali; le altre,
xy xz
, ;
yx yz
, ;
zx zy
, ; sono gli sforzi
tangenziali, agenti nei rispettivi piani indicati dai pedici.
Imponendo anche la condizione di equilibrio alla rotazione, si ottengono le relazioni:




xy yx xz zx yz zy
= = = ; ; .




Ne segue che il tensore degli sforzi rappresentato da una matrice simmetrica rispetto alla
diagonale principale:







=
z yz xz
yz y xy
xz xy x
t



La notazione di doppio tratto vuole indicare che la matrice rappresenta un tensore del secondo
ordine.
I vettori, intesi come tensori del primo ordine, sono scritti con una notazione sottolineata; avendo la
loro matrice una sola colonna, essi sono anche detti vettori colonna. Ad esempio la velocit v pu
essere scritta con le seguenti notazioni:





( )
T
z y x
z
y
x
z y x z y x
v , v , v
v
v
v
k v j v i v v v v v =

= + + = = + + = k j i v









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Con la notazione degli indici il tensore t si scrive:





= =




=
33 32 31
23 22 21
13 12 11
ij
zz zy zx
yz yy yx
xz xy xx
t t



Si consideri nel campo di moto una particella fluida. Sia d un elemento della sua superficie
esterna, preso nellintorno del punto P(x, y, z). Si indichi con n il versore della normale esterna in
P e ( )
z y x
n , n , n i suoi coseni direttori. Il prodotto t
n
d la forza superficiale agente su d,
esercitata sulla particella dal fluido circostante. Ovviamente, la forza esercitata in corrispondenza di
P dalla particella sul fluido circostante t
n
d.
Lo sforzo specifico t
n
in generale funzione delle coordinate (x, y, z) del punto e dellorientamento
di d. Infatti, fissato il punto, esso funzione lineare omogenea di ( )
z y x
n , n , n per il tramite
della relazione:


t t t t
n x x y y z z
n n n = + +


I vettori t t t
x y z
, , sono gli sforzi specifici che si esercitano sugli elementi di superficie passanti per
P e aventi normali parallele agli assi x, y, e z rispettivamente.
Se ( )
xz xy xx
, , , ( )
yz yy yx
, , , ( )
zz zy zx
, , sono le rispettive componenti cartesiane di
t t t
x y z
, , , lo sforzo t
n
completamente definito e le sue componenti sugli assi x, y e z sono
nellordine:




( )
xz z xy y xx x
n n n + +

( )
yz z yy y yx x
n n n + +

( )
zz z zy y zx x
n n n + +


Con la notazione degli indici, lo sforzo t
n
ha lespressione:



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( )
( )
( )

+ +
+ +
+ +
zz z zy y zx x
yz z yy y yx x
xz z xy y xx x
n n n
n n n
n n n
t
n
=
ij j ij j
j
n n i =
=

1
3
12 3 ; , ,




Con la notazione tensoriale t
n
viene espresso nella forma:


t n
n
= t



Se si fa riferimento alle relative matrici , si scriver:


=
33 32 31
23 22 21
13 12 11
3
2
1
3 n
2 n
1 n
n
n
n
n
t
t
t
t n t




ed il prodotto va eseguito moltiplicando le righe per le colonne.
La deformazione ed il relativo stato tensionale sono indotti dal campo di velocit presente nel
fluido. In condizioni statiche, pi in generale, se il fluido non viscoso, le uniche tensioni presenti
sono quelle normali di pressione. Le condizioni di equilibrio richiedono la isotropia della pressione,
sicch, indicata questa con p, ne consegue:




x y z
xy yz xz
p = = =
= = = 0






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e il il tensore degli sforzi :


= =
p 0 0
0 p 0
0 0 p
p
ij ij




dove
ij
la funzione delta di Kronecker data da:


=

j i 0
j i 1
ij




In queste ipotesi il fluido non subisce deformazioni e si muove con le leggi dei moti rigidi.
In presenza di viscosit, il fluido si sposta e si deforma, generando al suo interno uno stato
tensionale che presenta tensioni tangenziali in aggiunta a quelle normali.
Per il fluido incomprimibile, la deformazione elementare non presenta dilatazione, ma unicamente
distorsioni. Il cubo elementare, isolato dalla massa fluida, conserva il suo volume e la distorsione
subita trasforma le sue facce in parallelogrammi.
La deformazione si ritiene funzione del campo delle velocit del fluido; le tensioni insorte si
considerano dipendenti dalla velocit con la quale avviene la deformazione.
In analogia alla legge elastica di Hooke, lipotesi pi semplice ritenere lineare la legge di
variazione degli sforzi viscosi con la velocit della deformazione. La validit di tale ipotesi trova
conferma, per le pratiche applicazioni, nel comportamento dei fluidi pi comuni, tra i quali lacqua
e laria.
Queste considerazioni furono poste da Stokes (1845) e sintetizzate in tre postulati:
Il fluido continuo e le componenti del tensore degli sforzi sono funzioni lineari delle velocit di
deformazione;
Il fluido isotropico, vale a dire che le sue propriet sono indipendenti dalla direzione lungo la
quale ci si muove in esso;
Quando la velocit della deformazione nulla, gli sforzi tangenziali si annullano e lo stato
tensionale si riduce a quelle delle condizioni idrostatiche, con la presenza dei soli sforzi normali
di pressione.




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Queste propriet definiscono il fluido newtoniano e la sua legge generale di deformazione :



v div
x
u
x
u
p
ij
i
j
j
i
ij ij
+

+ =


Per il fluido anche incomprimibile, essa si scrive:

Con la notazione degli indici:

+ =
i
j
j
i
ij ij
x
u
x
u
p


Con la notazione cartesiana:

Gli sforzi agenti sulla superficie elementare di normale x sono:


;
x
v
z
v
;
x
v
y
v
;
x
v
2 p
z x
13 xz
y
x
12 xy
x
x 11 xx

= =

= =

+ = = =



In modo analogo si scrivono le altre componenti.




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Con la notazione delle matrici:



=
z
w
2
z
v
y
w
z
u
x
w
y
w
z
v
y
v
2
y
u
x
v
x
w
z
u
x
v
y
u
x
u
2
p 0 0
0 p 0
0 0 p
ij






La prima matrice il tensore degli sforzi normali o di pressioni, la seconda matrice il tensore degli
sforzi viscosi. Se il fluido in quiete da considerare la sola matrice delle pressioni, essendo nulle
le componenti tangenziali degli sforzi. Alla stessa matrice ci si riduce nell'ipotesi di fluido ideale,
essendo in tal caso la viscosit = 0.
Sostituendo le espressioni date delle componenti di t in t, si perviene alle equazioni del moto
di Navier-Stokes:

Con la notazione degli indici:


v
v
x
p
x
v
x x
F
j
i
j i
i
j i
i




= + +
1 1
2



In forma vettoriale:


( ) F v v v

+ +

=
1
p
1
2







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In forma cartesiana:


+ +

+ +

+ +

z z
2 z
z
z
y
z
x
y y
2
y
z
y
y
y
x
x x
2 x
z
x
y
x
x
F
1
v
z
p 1
z
v
v
y
v
v
x
v
v
F
1
v
y
p 1
z
v
v
y
v
v
x
v
v
F
1
v
x
p 1
z
v
v
y
v
v
x
v
v




dove si indicato:

= = viscosit cinematica;

= + + =
2
2
2
2
2
2
2

x y z
operatore di Laplace


Alle equazioni di Navier-Stokes vanno associate:

Lequazione di continuit


divv v = = 0 0


Le condizioni ai limiti






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Si dispone, pertanto, di un sistema di quattro equazioni differenziali, non lineari, alle derivate
parziali, nelle quattro funzioni incognite p v v v
x y z
, , , .
La loro conoscenza in in tutto il campo di moto, in particolare sulla superficie di carena S
W

consentirebbe di risolvere lintegrale:



=

d
W
S
n T
t F


e quindi il calcolo della resistenza al rimorchio della carena.
Infatti, le componeti dello sforzo specifico:


t n
n
= t

sono:

+ =
x
v
z
v
n
x
v
y
v
n
x
v
2 p n t
z x
z
y
x
y
x
x nx

+ +

=
y
v
z
v
n
y
v
2 p n
x
v
y
v
n t
z
y
z
y
y
y
x
x ny

+ +

=
z
v
2 p n
z
v
y
v
n
z
v
x
v
n t
z
z
y
z
y
x z
x nz



In funzione della vorticit:


v v ! = = rot





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Le stesse componenti possono scriversi nella forma:



( )
( )
( ) k ! n n
j ! n n
i ! n n
+ + =
+ + =
+ + =
z z nz
y y ny
x x nx
v 2 n p t
v 2 n p t
v 2 n p t




Pertanto, indicando con ( )v n il vettore avente componenti:



( )


z
v
n
y
v
n
x
v
n
z
v
n
y
v
n
x
v
n
z
v
n
y
v
n
x
v
n
z
z
z
y
z
x
y
z
y
y
y
x
x
z
x
y
x
x
v n



lo sforzo specifico pu scriversi:




( ) ! n v n n n t + + = = = 2 p t t n
n











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3. LE CONDIZIONI AI LIMITI

Nellintegrazione delle equazioni differenziali precedentemente viste, necessario tenere conto
delle condizioni ai limiti.
Esse consistono nellimporre che le soluzioni del sistema di equazioni differenziali, vale a dire le
funzioni p v v v
x y z
, , , dei punti del campo di moto, verifichino particolari condizioni, dinamiche
e cinematiche, su tutte le superfici, sia proprie che improprie, limitanti il fluido in movimento.
Il problema generale riguarda, pertanto, la definizione delle condizioni analitiche cui deve
soddisfare un fluido assoggettato, durante il moto, a rimanere in contatto con una superficie . Di
seguito si far riferimento sia al fluido viscoso che a quello perfetto.
Sia una superficie propria, in particolare:
1. una superficie rigida fissa;
2. una superficie rigida mobile;
3. una superficie avente forma e posizione variabile nel tempo

1. una superficie rigida fissa.

La condizione da imporre di tipo cinematico. Se il fluido non viscoso, in ogni istante le
particelle fluide a contatto con devono avere le velocit tangenti ad essa.
Pertanto, detti:
( ) 0 z , y , x = lequazione di ;
n il versore della normale ad nel generico punto P(x, y, z) ;
v la velocit della particella fluida che allistante t si occupa di P, con componenti v
x
, v
y
, v
z
;
deve valere:



= = + + = t P S grad
x
v
y
v
z
v
x y z
, : v n v 0 0 0





La relazione esprime anche la cos detta condizione di incompenetrabilit tra la superficie e il
fluido.
Se il moto ammette un potenziale di velocit , questa funzione deve essere tale che:



= = = t P S grad
n
, : v n n 0 0 0









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Nel caso del fluido viscoso, sulla superficie va imposta la condizione di completa aderenza, vale
a dire:


( ) 0 t , P : S P , t = v


2. una superficie rigida mobile;

In questo caso, se il fluido non viscoso, su dovr essere costantemente nulla la componente
normale della velocit relativa del fluido.
Detta V la velocit di e v quella assoluta della particella fluida che si occupa di un punto P di S,
la velocit relativa v v V
r
= ; la condizione su si scrive:

= = t P S grad
r r
, : v n v 0 0

Ad esempio, se animata di moto rettilineo uniforme di velocit V, avente la direzione e verso
dellasse x, la precedente relazione diventa:


= + + = t P S grad
x
v V
y
v
z
v
r x y z
, : ( ) v

0 0


Si il moto assoluto del fluido a potenziale, sicch v = grad e
v v V
r
grad Vx = = ( ) , la condizione su si scrive:


= = + + = t P S grad
x x
V
y y z z
r r
, : ( ) v n v 0 0 0




Se il fluido viscoso, la condizione da imporre :


= = = t P S
r
, : v v V v V 0




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20
3. una superficie avente forma e posizione variabile nel tempo

La superficie sia variabile di forma e di posizione nel tempo, come avviene, ad esempio per un
fluido contenuto in un recipiente variabile di forma ed in moto nel tempo. azione Nel caso del fluido
privo di viscosit, occorre imporre la condizione che consente al fluido di scorrere sulla superficie.
Sia ( ) 0 t , z , y , x = lequazione di . Pertanto se P(x, y, z) un punto della superficie occupato
dalla particella fluida allistante t, allistante t+dt essa dovr occupare la posizione P+dP
appartenente ancora ad .
Si ha cos la condizione:


( ) 0 dt t , dz z , dy y , dx x = + + + +


Tenendo conto che ( ) 0 t , z , y , x = , e sviluppando in serie la precedente relazione, limitatamente
ai termini del primo ordine, la condizioni ai limiti su si scrive:


+ + + = = + = t P S
x
u
y
v
z
w
t
d
dt
grad
t
, :

0 0 v


La precedente relazione si ottiene anche dalle seguenti considerazioni.
Una funzione ( ) t , z , y , x = sia definita in ogni istante nei punti P della regione R dello spazio
occupato da un fluido continuo in movimento. Durante il moto il fluido si sposta e si deforma; ne
segue che corrispondenti variazioni subisce R.
Sia R
0
la regione dello spazio occupato dal fluido allistante t
0
, R quella allistante t>t
0
.
Per effetto del movimento un generico punto P R
o o
si porter nel punto P R .
Le coordinate x y z , , , di P sono ovviamente funzioni delle coordinate x y z
o o o
, , di P
0
e del
tempo t:


( ) ( ) ( ); t , z , y , x z z ; t , z , y , x y y ; t , z , y , x x x
o o o o o o o o o
= = =


Pertanto, la velocit del punto P avr componenti cartesiane;




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dx
dt
dy
dt
dz
dt
; ; ;


Associando la posizione del punto a quella della particella fluida che di esso si occupa, ne segue che
le velocit su scritte devono essere uguali alle rispettive componenti v v v
x y z
, , della velocit della
particella considerata:


v
dx
dt
v
dy
dt
v
dz
dt
x y z
= = = ; ; ;


La superficie ( ) 0 t , z , y , x S = = ha forma e posizione variabili nel tempo ed il fluido
assoggettato a rimanere in contatto con essa
Se si considerano i punti materiali inizialmente disposti su di essa, ne segue, per i noti motivi di
continuit del mezzo, che le posizioni da essi occupate nel tempo dovranno sempre appartenere alle
superfici continue trasformate di S, e verificarne lequazione ( ) 0 t , z , y , x = = .
Pertanto dovr essere:


d
dt t x
v
y
v
z
v
x y z

= + + + = 0


Il vettore:


grad
x y z
= + + i j k


ha la direzione della normale n alla superficie; i coseni direttori di n sono:



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( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( )
; n
; n
; n
2
z
2
y
2
x
z
z
2
z
2
y
2
x
y
y
2
z
2
y
2
x
x
x
+ +

=
+ +

=
+ +

=



Allistante t la componente v
n
secondo n della velocit v del punto ( ) z , y , x P pari a :


dt
dz
n
dt
dy
n
dt
dx
n v
z y x n
+ + = = n v


Dalla espressione della derivata rispetto al tempo della funzione , segue che la stessa
componente anche data dalla relazione:


( ) ( ) ( )
2
z
2
y
2
x
t
n
v
+ +

=


La particella fluida che nello stesso istante si occupa del punto P, affinch possa continuare ad
appartenere alla superficie , deve avere la componente della sua velocit nella direzione della
stessa normale, uguale a quella del punto P appartenente alla superficie, vale a dire:


( ) ( ) ( )
2
z
2
y
2
x
t
z z y y x x
n v n v n v
+ +

= + +




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23
Sostituendo in essa le espressioni dei coseni direttori, segue lespressione gi trovata:


v v v
x x y y z z t
+ + + = 0


Se il moto fluido a potenziale, la stessa relazione si scrive:



x x y y z z t
+ + + = 0


Nel fluido viscoso, valgono analoghe relazioni, equivalenti alla condizione di velocit relativa nulla
tra il fluido e la superficie considerata, vale a dire la completa aderenza del fluido alla superficie.
Un esempio di superficie variabile di forma e posizione nel tempo, la superficie libera di un
liquido.
Si supponga il fluido non viscoso. In quanto superficie di separazione da imporre su di essa la
condizione dinamica di pressione uguale a quella esterna presente.
La stessa condizione da considerarsi valida per il liquido viscoso, quando si ritengano trascurabili
gli sforzi tangenziali in superficie. Lipotesi da ritenersi accettabile per la superficie di
separazione tra laria e lacqua, essendo la densit di questultima molto pi grande di quella
dellaria.
La condizione cinematica, essendo in presenza di una superficie materiale fluida richiede, per
motivi di continuit, la indefinita appartenenza ad essa delle particelle fluide ivi poste. Pertanto, le
velocit, pur consentendo lo scorrimento su di essa, devono avere componenti normali nulle.
Ne segue la relazione analitica generale:


= t P S , : v n 0











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24
4. LE CONDIZIONI AI LIMITI PER LA NAVE

Le condizioni di moto della nave ed i riferimenti siano quelli gi assunti; si faccia riferimento alle
condizioni di moto relativo, sicch la nave investita da una corrente uniforme di velocit
V i = V.
Le superfici al contorno sono:
La superficie libera
La superficie della carena
Il fondale
La superficie libera abbia equazione:


( ) 0 ) y , x ( z z , y , x = =


La superficie libera una superficie fluida e le particelle, ivi poste, devono indefinitamente
appartenere ad essa. La condizione al contorno che ne segue quella del fluido assoggettato a
rimanere in contatto con una superficie rigida fissa di equazione
( ) 0 ) y , x ( z z , y , x = = . Detta v la velocit del fluido, si ha:



= = + = t P S grad
x
v
y
v v
F x y z
, : v n v 0 0 0





Oltre alla condizione cinematica scritta, sulla superficie libera necessario imporre anche la
condizione dinamica di pressione p costante, pari a quella atmosferica p
a
:



= t P S p p
F a
, :


Ritenendo trascurabili gli effetti della tensione superficiale nellespressione del tensore degli sforzi,
su deve altres essere verificata la condizione:



= = t P S n t grad t
F
, : 0 0




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25
Anche la superficie di carena una superficie rigida fissa di equazione:



( ) 0 ) z , x ( y z , y , x S
W
= =



dove la semilarghezza.
Per il fluido viscoso, la condizione si scrive:







Per il fluido perfetto, la condizione ai limiti quella di incompenetrabilit:



= = + = t P S grad
x
v v
z
v
W x y z
, : v n v 0 0 0





Il fondale una superficie rigida fissa S
B
di equazione:



( ) 0 ) y , x ( h z z , y , x S
B
= =

dove h la profondit in valore assoluto. Su di esso la condizione ai limiti si scrive:



( ) 0 t , P : S P , t
B
= v



per il fluido viscoso, per quello perfetto :



= = + = t P S grad
h
x
v
h
y
v v
B x y z
, : v n v 0 0 0





che, nel caso di fondale con profondit costante diventa:






( ) 0 t , P v : S P , t
W
=



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26


= = = t P S grad v
B z
, : v n v 0 0 0



Nel caso di fluido orizzontalmente indefinito e di profondit illimitata, allinfinito sulla superficie
libera e sul fondo deve essere:



( )
( ) V v
V v
=


=

) P ( ; z : S z , y , x P , t
0 ) y , x (
) P (
; y ; x : S ) y , x ( , y , x P , t
B
F

















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6. PRIMA ESPRESSIONE DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO

Si consideri intorno alla nave il volume di controllo
C
, individuato da un parallelepipedo limitato
dalle superfici:
Laterali S
l
, appartenenti a piani paralleli a quello diametrale della carena,
Trasversali S
1
e S
2
appartenenti a piani perpendicolari alla corrente uniforme, con S
1
e S
2

sufficientemente a monte e a valle della nave rispettivamente;
Inferiore S
0
appartenente ad un piano parallelo a quello del liquido indisturbato
sufficientemente lontano dalla nave;
Superiore che si costituisce della superficie bagnata di carena S
W
e della porzione S
F
di
superficie libera compresa tra i suddetti piani verticali.

Si indichi con
W 2 1 0 F W C
S S S S S S S S + = =

, dove

S S S S S
2 1 0 F
= , la superficie che limita il volume
C
. Lequazione del moto,
applicata al liquido contenuto nel detto volume, si scrive:


( )


+ =
C C C
C C C
d d t d F v v


Si esamini il primo integrale. Come gi detto il vettore ( )v v ha componenti sugli assi x, y, z:




( )


z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
v
v
y
v
v
x
v
v
z
z
z
y
z
x
y
z
y
y
y
x
x
z
x
y
x
x
v v





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28
Queste, ricordando che divv = 0, possono scriversi nella forma:



( )
( )
( ) v
v
v
z
z
z
z
y
z
x
y
y
z
y
y
y
x
x
x
z
x
y
x
x
v div
z
v
v
y
v
v
x
v
v
v div
z
v
v
y
v
v
x
v
v
v div
z
v
v
y
v
v
x
v
v
=




Detta n il versore della normale esterna a S
C
, integrando ciascuna componente sul volume
C

ed applicando il teorema della divergenza, si ottiene:


( )
( )
( ) dS v ) ( d v div
dS v ) ( d v div
; dS v ) ( d v div
C C
C C
C C
S
z z
S
y y
S
x x



=
=
=

v n v
v n v
v n v


Indicando con ( )v v n il vettore avente componenti:


; v ) (
; v ) (
; v ) (
) (
z
y
x
v n
v n
v n
v v n



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29
si pu scrivere:


( ) ( ) dS d
C C
S
C
v v n v v

=



Il secondo integrale:


C
d t
C




la forza superficiale agente sul volume
C
. Il tensore t , le cui componenti costituiscono il
tensore degli sforzi:




=
z zy zx
yz y yx
xz xy x
t



pu essere anche inteso come risultante dei vettori:


t i j k
t i j k
t i j k
x x xy xz
y yx y yz
z zx zy z
= + +
= + +
= + +





Ne segue che:


= + + t
x y z
t t t





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30
e quindi:


C z C y C x C
d d d d t
C C C C
+ + =


t t t


Applicando ancora il teorema della divergenza si ottiene:




= = + + =

C C C C C C
S S S
z
S
y
S
x C
dS t n dS t dS dS dS d t n t n t n t n


Pertanto lequazione del moto si scrive:


( )


+ =
C C C
C
S S
d dS t dS F n v v n


Le condizioni al contorno richiedono:


0 : S P , t
; 0 t ; 0 : S P , t
W
F
=
= =
v
n v n


Ne seguono le relazioni:


( ) ( ) dS dS
C
S


= v v n v v n







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dS t dS t dS t
W C
S S


+ = n n n


Sostituendo nella precedente relazione


( ) =

dS v v n dS t dS t
W
S


+ n n

+
C
C
d F


si perviene alla equazione:



( ) [ ]


+ =
C W
C
S
d dS t dS t F v v n n n


Il vettore n t lo sforzo specifico t
n
esercitato dal fluido sulla carena, pertanto ne segue che
lintegrale:



T
S
dS t
W
F n =

( ) [ ]


+ =
C
C
d dS t F v v n n


la forza risultante F
T
esercitata dal fluido su di essa; la componente nella direzione della
velocit, R
T T
= F i, la resistenza al rimorchio della carena:


dS t R
W
S
T

= n i





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Lo sforzo specifico t
n
esercitato dal fluido sulla carena pu anche esprimersi, come gi visto, nella
forma:



( ) [ ] ! n v n n n t + = = 2 p t
n



Il termine in parentesi pu scriversi:


( ) ( ) [ ] ! n ! n v n ! n v n + + 2 22 2 = == = 2


Ricordando che divv v = = 0, vale ancora:


( ) ( ) ( ) [ ] ! n ! n v n v n ! n v n + + 2 22 2 = == = 2


Come si pu verificare, vale la relazione:


( ) ( ) ( ) v n ! n v n v n + = == =

Ne segue che:


( ) ( ) ! n v n ! n v n + 2 22 2 = == = 2


e quindi lo sforzo specifico esercitato dal fluido sulla carena :


( ) ! n v n n t + = 2 p
n



La forza F
T
pu, quindi, esprimersi nella forma:




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33


( ) [ ] + + = =

dS dS 2 dS p dS t
W W W W
S S S S
T
n v n n n F


Si indichi con WL la linea di galleggiamento dinamico, intersezione tra la superficie libera e
quella di carena.
Il secondo integrale nellespressione a secondo membro pu essere trasformato facendo ricorso al
teorema di Stokes, applicato nella forma pi generale riportata nel testo di L. M. Milne Thomson,
Theoretical Hydrodynamics, MacMillan&Co LTD, Fifth Edition, 1968.
Posto il vettore d dS S n = e detta X una generica funzione, scalare o vettoriale del punto di
normale n appartenente a S
C
, vale la seguente relazione:


( ) X d X d
WL S
W

= S S


Ponendo in essa X = v , si ottiene:


( ) v S v S =

WL S
d d
W


equivalente anche alla:


( ) v S v n =

WL S
d dS
W



La condizione ai limiti richiede che in tutti i punti di WL sia v =0, pertanto seguono le relazioni:


( ) 0 d dS
WL S
W
= =

v S v n



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+ + = =

dS dS p dS t
W W W
S S S
T
n n n F


( )dS dS p R
W W
S S
T
n ! i n i + =




Lultima relazione esprime la resistenza R
T
come somma di due aliquote: il primo integrale d la
resistenza di pressione R
P
, risultante degli sforzi normali; il secondo integra le componenti di
vettori tangenti alla superficie di carena e d la resistenza viscosa o di attrito superficiale R
V
.
Nelle formule scritte pu sembrare non influente la presenza della superficie libera. Si noti che la
superficie S
W
quella bagnata di carena, certamente funzione della formazione ondosa generata;
le pressioni p dipendono dalle velocit indotte dalla perturbazione fluida.
Nel caso di fluido non viscoso, la resistenza al moto si riduce alla sola componente data dal primo
integrale, di valore certamente non nullo per la evidente presenza di onde sulla superficie libera. In
questo caso, lintegrazione degli sforzi normali, unici non nulli, d una risultante, detta resistenza di
onda R
W
. I valori della pressione p dipendono, ovviamente, dal campo delle velocit della
corrente fluida non viscosa intorno alla carena.















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7. SECONDA ESPRESSIONE DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO

Come gi visto nel paragrafo precedente, la forza risultante F
T
esercitata dal fluido sulla carena
data anche dalla relazione:


( ) [ ]


+ =
C
C T
d dS t F v v n n F


Questa relazione pone la forza uguale alla variazione della quantit di moto, subita nellunit di
tempo, dalla massa dalla massa fluida che attraversa il volume di controllo.
Procedendo alla sostituzione:


( ) [ ] ! n v n n n + + = 2 p t


Sostituendo si ottiene:


( ) ( ) [ ]


+ + + =
C
C T
d dS 2 p F v v n n v n n F

Sostituendo la relazione gi trovata:


( ) ( ) ! n v n ! n v n + 2 22 2 = == = 2

segue:


( ) ( ) [ ]


+ + =
C
C T
d dS 2 p F v v n n v n n F



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36
Applicando ancora il teorema di Stokes nella forma pi generale riportata nel testo di L. M. Milne
Thomson, Theoretical Hydrodynamics, MacMillan&Co LTD, Fifth Edition, 1968, si ha:


( ) 0 d dS
WL
= =

v S v n


essendo su tutti i punti di WL sia v =0. Pertanto segue:


( ) [ ]


+ =
C
C T
d dS p F v v n n n F


Si supponga che la perturbazione fluida, indotta dal corpo nella corrente uniforme, sia confinabile
entro una definita porzione del fluido, detta scia viscosa. Il campo di moto rimane, pertanto, diviso
nelle due regioni interna ed esterna alla scia viscosa. Le caratteristiche di moto della regione esterna
alla scia viscosa siano quelle della corrente traslatoria uniforme indisturbata, con valori asintotici
V
0
e p
0
della velocit e della pressione. In essa il moto quello stazionario ed irrotazionale del
fluido incomprimibileNella scia viscosa il moto fluido presenta le medesime caratteristiche, ma non
conserva quella della irrotazionalit, sicch in essa si assumer 0 rot = v .
Si indichi con la sezione della scia con il piano S
2
e con S
F()
la parte della superficie libera
S
F
che limita superiormente la scia.
Si consideri lequazione del moto di Navier-Stokes nella forma vettoriale:


( ) F v v v

+ +

=
1
p
1
2



e si usino le seguenti identit vettoriali:

( ) ! v v v

=
2
v
2





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37

( )
! v v
! v v
= =
=
2
2
0
; ;; ;



Essendo ( ) z g = F , lequazione assume la forma:


! ! v =

+ +

z v
g 2
1
g
p
g
2



Se la vorticit nulla, vale a dire se il flusso irrotazionale, si ha:


0 z v
g 2
1
g
p
2
=

+ +




Ne segue, anche per il fluido viscoso, lequazione di Bernoulli:


p
g
v
g
z t H

+ + = =
2
2
cos .


Per le ipotesi poste, il trinomio di Bernoulli assume valore costante in tutto il campo di moto
esterno alla scia viscosa e pari a quello della corrente uniforme:

p
g
V
g
z H
0
2
0
2
+ + =

Riferendosi alle pressioni relative, sulla superficie libera indisturbata lequazione di Brenoulli
assume il valore:



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38


H
V
g
0
2
2
=

Pertanto:

g 2
V
H z
g 2
V
g
p
2
0
2
0
= = + +




Nella scia viscosa, lequazione di Bernoulli assume il valore H funzione della posizione e tale da
verificare la relazione:


=

+ +

v z
g 2
1
g
p
g

Si ponga:


z v
g 2
1
g
p
H
2
+ +

=


Esternamente alla scia il trinomio di Bernoulli ha valore costante:


2
0
V
g 2
1
H =


Ne segue per la pressione la relazione:


H g z g v
2
1
V
2
1
p
2 2
=
Dove si posto H H H
0
= .



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Lintegrale pu porsi nella forma:



+
=
W C
S
C
dS z g d n F


Pertanto, lazione dinamica complessiva:


( ) [ ]
( )


+
+
=
= =
dS dS z g dS dS p
dS z g dS p
W
W
S
S
T
v v n n n n
n v v n n n F



Si indichino rispettivamente con I
1
, I
2
, I
3
e I
4
le componenti nella direzione del moto degli integrali
a secondo membro della precedente relazione.
Prima di procedere alle integrazioni si osservi:
Sulla superficie libera S
F
la pressione relativa ovunque nulla, pertanto il relativo integrale d
contributo nullo;
Sulle superfici laterali S
0
e S

, essendo il prodotto n i =0 anche i relativi integrali si


annullano;
Sulle superfici S
1
e S
2
il prodotto n i vale rispettivamente 1 e 1.
Si consideri lintegrale I
1
sostituendo in esso lespressione data della pressione:


dS H z g v
2
1
V
2
1
I
dS H z g v
2
1
V
2
1
I
2 1
S S
2 2
1
2 2
1
i n
i n

=
=


Sulla superficie S
1
la quantit H =0 e v =V, peratnto:



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40


dS z g dS H z g v
2
1
V
2
1
1 1
S S
2 2

=

i n


Sulla superficie S
2
la quantit H 0 solo sulla sezione della scia, pertanto lintegrale si
scrive:


dS H dS z g v
2
1
V
2
1
dS H z g v
2
1
V
2
1
2
2
S
2 2
S
2 2

i n



Ricordando che le superficie S
1
e S
2
sono uguali, ne segue per I
1
lespressione:


dS H dS v
2
1
V
2
1
I
2
S
2 2
1


+

=


Si consideri lintegrale:

= dS I
2
n


La vorticit nulla ovunque, tranne che su e su S
F
() ; essendo su i vettori n e i paralleli,
si ha:




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= =

) ( F
S
2
dS dS I i ! n i ! n

Lintegrale I
3
pu scriversi:


dS z g dS z g dS z g I
W W
S S
3
i n i n i n = =

+



In esso le integrazioni su S
0
e S
l
danno contributi nulli, quelle estese ad S
1
e S
2
si annullano,
lunico integrale non nullo quello sulla superficie libera S
F
; pertanto:


dS z g dS z g dS z g I
W F W
S S S
3
i n i n i n = =

+



Lultimo integrale:


( ) dS I
4
i v v n =



ha valore nullo sulla superficie libera, essendo tale la funzione integranda, e su S
0
e S

. Sulle
superfici S
1
e S
2
, le velocit sono rispettivamente V e v e i versori n sono uguali e contrari,
pertanto:


( ) ( ) dS V v dS v dS V dS I
1 1 1
S
2 2
x
2
x
S
2
S
4

= + = =

i v v n



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42
Raccogliendo i vari integrali, si perviene alla relazione:


= + + + = =
4 3 2 1 T T
I I I I R i F


+ +

=


dS H g dS v
2
1
V
2
1
2
S
2
x
2



) ( F
S
dS i ! n +

dS z g dS z g
W F
S S
i n i n

( ) dS V v
1
S
2 2
x

+


Ricordando che:
2
z
2
y
2
x
2
v v v v + + = e per la condizione di continuit:



= =
1 0
S
x
S
dS v dS V


gli integrali:


dS v
2
1
V
2
1
2
S
2
x
2

( ) dS V v
1
S
2 2
x

+


si possono scrivere nella forma:




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43

( ) [ ]ds v V v v
2
1
1
S
2
x
2
z
2
y

+


Ne segue lespressione della resistenza:


= + + + = =
4 3 2 1 T T
I I I I R i F


+ =

dS H g ( ) [ ] + +

ds v V v v
2
1
1
S
2
x
2
z
2
y



) ( F
S
dS i ! n dS z g dS z g
W F
S S
i n i n




Gli ultimi due integrali possono essere scritti nella forma:




=
W F W F
S S S S
dS rot g dS z g dS z g n a i n i n

dove si posto:

( ) z y ;
yz 0 0
x x x
z rot k a
k j i
z i a =

= = =


Se il contorno della superficie S
F
US
W
, per il teorema di Stokes vale la relazione:




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44



= dl dS rot
W F
S S
t a n a


Nel calcolo della circuitazione lunico contributo non nullo viene dal tratto di appartenente alla
superficie S
2
, in particolare dallintersezione di S
2
con S
F()
. Essa lelevazione ondosa z =
(y) nel piano di S
2
. La funzione z =(y) simmetrica rispetto al piano zx, diminuisce
allaumentare della distanza da esso, annullandosi nei punti di coordinate ( ) 0 , y , intersezioni di
S
2
, S
F()
e S
F
. Esternamente ad essi costantemente nulla.
Ne segue:


( )


= = dl z y dl dS rot
W F
S S
t k t a n a


Detto langolo tra i versori t e k, si pu scrivere:


) y ( '
2
tan dl ;
2
cos
dy
dl ;
2
sen cos =

= = k t k t

Ne segue:
( ) ( ) ( )dy y ' y y dl z y
y
y
=

+

t k


Essendo la quantit ( ) ( ) y ' y la derivata della funzione ( ) y
2
1
2
, integrando per parti si
ottiene:





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( ) ( ) ( ) [ ] ( ) ( )dy y y
2
1
dy y y
2
1
y y
2
1
dy y ' y y
y
y
2
y
y
2
y
y
2
y
y

+

= =


Pertanto:


=

dS z g dS z g
W F
S S
i n i n ( ) ( )dy y y
2
1
dy y y
2
1
2
S
2
y
y
2

=
+




dove lestensione dellultimo integrale ad S
2
una pura posizione.
Ritenendo, infine, a grande distanza dal corpo, trascurabile rispetto agli altri il valore dellintegrale:


) ( F
S
dS i ! n


che compare nellultima espressione data della resistenza, si perviene alla relazione:


R
T
+ =

dS H g ( ) [ ] + +

ds v V v v
2
1
2
S
2
x
2
z
2
y
( )dy y y g
2
1
2
S
2




Nel paragrafo che segue, si perverr ad unespressione della resistenza pi semplice, con termini
approssimati al primo ordine. Ci consentir una pi chiara individuazione delle sue componenti.







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46
8. UNESPRESSIONE LINEARIZZATA DELLA RESISTENZA AL RIMORCHIO

Le caratteristiche di non linearit costituiscono la difficolt maggiore nellintegrazione delle
equazioni differenziali del moto dei fluidi viscosi.
Nel caso di un corpo investito da una corrente traslatoria uniforme, sotto lazione di forze di inerzia
e viscose di entit comparabili, C. W. Oseen sugger nel 1910 un metodo per superare questa
difficolt.
Si supponga che a grande distanza dal corpo le caratteristiche del moto fluido siano poco diverse da
quelle della corrente uniforme, sicch la velocit si possa ritenere somma di una costante, pari alla
velocit asintotica V della corrente uniforme, di un termine perturbativo v . Vale a dire:

=
=
+ =
+ =
'
z z
'
y y
'
x x
v v
v v
v V v
' v V v


dove le componenti
'
z
'
y
'
x
v , v , v
della velocit di perturbazione v sono piccole rispetto a V.
Sostituendo lespressione della velocit v nellequazione della quantit di moto:


! ! v =

+ +

z v
g 2
1
g
p
g
2


si ottiene:



! v

z g
p
'
x
V


dove a primo membro, data la piccolezza di v, si trascurato il termine ( ) ' ' v v .



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La soluzione della precedente equazione pu essere espressa come combinazione lineare di due
aliquote: una velocit vr dovuta al moto rotazionale, unaltra dovuta al moto irrotazionale e,
pertanto, esprimibile in funzione del potenziale di velocit:


+ =
r
' v v




La velocit vr deve soddisfare le equazioni:

=
=
|

|
'
\
|


0
0
x
V
r
r
2
v
v



Esternamente alla scia vorticosa =0 . Nellambito dellapprossimazione lineare, si esprima la
pressione, sia nella scia vorticosa che allesterno di essa, in funzione delle componenti della velocit
irrotazionale


x
V z g p


=


Si esprima anche lelevazione ondosa come somma di due aliquote, una
p
dovuta al moto
irrotazionale, laltra
r
al moto rotazionale.
Sostituendo le espressioni della pressione e delle velocit nella relazione:






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48


R
T
+ =

dS H g ( ) [ ] + +

ds v V v v
2
1
2
S
2
x
2
z
2
y
( )dy y y g
2
1
2
S
2




questa diventa:


R
T
+

|
|

|
'
'
\
|

|
|

|
'
'
\
|


+
|
|

|
'
'
\
|

ds
x z y 2
1
2
S
2 2 2
( )dy y g
2
1
2
2
S
2
P

+


+ ( )dy y g
2
1
2
2
S
2
r

+ ( )dy y g
2
S
p r

-


+


ds v ds v
x
2
2
rx rx



( )


+ ds v V ds
2
1
rx
2



In questa relazione, quando la distanza dalla nave tende allinfinito, tutti gli integrali tendono a zero,
tranne il primo, il secondo e lultimo, pertanto si pu scrivere:


+

|
|

|
'
'
\
|

|
|

|
'
'
\
|


+
|
|

|
'
'
\
|

ds
x z y 2
1
R
2
S
2 2 2
T
( ) +

dy y g
2
1
2
2
S
2
P

ds v V
rx






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In essa, come si nota, le approssimazioni fatte hanno portato allassenza di tutti i termini di
interferenza tra le componenti rotazionali ed irrotazionali del moto. Pertanto, associando ai primi la
componente viscosa R
V
della resistenza, ed ai secondi quella R
W
di onda, si pu scrivere:


W V T
R R R + =
dove:


+

|
|

|
'
'
\
|

|
|

|
'
'
\
|


+
|
|

|
'
'
\
|

ds
x z y 2
1
R
2
S
2 2 2
W
( )dy y g
2
1
2
2
S
2
P

= ds v V R
rx V



Ne segue che, nellambito delle approssimazioni lineare fatte, la resistenza totale stata scomposta
in due aliquote, sommabili e tra loro indipendenti.
Questa ipotesi, come noto, alla base del metodo di Froude; le considerazioni fatte ne
evidenziano, almeno qualitativamente, i limiti e le approssimazioni.

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