... comme un arbre de son jardin Stefano Scrima E SI ST E R E F OR T E Hasensoesistere?Camus,GideeSartrediconoche... Achicredediaverragione, mecompreso. Copertina e impaginazione: Jimmy Knows S.C.P., Barcelona (ES) I disegni della copertina sono opera di Eleonora Eta Liparoti, www.etadormesuipescivolanti.blogspot.com ISBN 978-88-98227-59-4 Edizioni del Giardino dei Pensieri di Mario Trombino Via Nadi 12, 40137 Bologna I edizione, gennaio 2014 I ND I C E PREFAZIONE INTRODUZIONE PRIMO CAPITOLO. JEAN-PAUL SARTRE Esisto: troppo? 1. Una specie di nausea nelle mie mani 2. Condannati a morte Impelagato 1. Condannati ad essere liberi 2. A che serve la libert se non per impegnarsi? 3. Scegliersi Vita di Jean-Paul Sartre SECONDO CAPITOLO. ALBERT CAMUS C un limite a tutto? 1. Sisifo in rivolta 2. La felice stanchezza di un giorno di nozze con il mondo 2.1. Mediterraneo 2.2. La felicit del suolo 3. Assurda libert Vita di Albert Camus TERZO CAPITOLO. ANDR GIDE E se io ti buttassi gi dal treno? 1. Vita nova 2. La vita capriccio? Vita de Andr Gide QUARTO CAPITOLO. NICHILISMI Maestro Nietzsche Oggi la mamma morta Vita di Albert Caraco APPENDICE Abbiamo tutti ragione DIZIONARIO MINIMO BIBLIOGRAFIA FILMOGRAFIA DISCOGRAFIA 7 11 18 18 22 26 26 29 34 37 42 42 50 54 60 66 71 74 74 85 95 99 106 112 113 120 124 130 131 7 P R E F AZI ONE Sala Borsa a Bologna una biblioteca comunale. Ce ne sono molte in citt, ma questa diversa dalle altre. a fanco di Piazza Maggiore, dentro il Palazzo, uno dei luoghi tipici della realt del tempo dei Comuni. Un luogo di potere. Qui entri, ti siedi sui divani o ai tavoli, leggi, sali in emeroteca, ascolti musica, scendi nei depositi, ci porti i nipotini perch c una sezione per bambini che possono leggerli l anche loro, i libri per la loro et. Fai tutto tu. Ti senti libero. Non mi azzarderei a dire che lo sei davvero, perch qui hanno regole severe, ma ti ci senti. E ci sono tanti libri che pi volte mi sono sentito come quando da ragazzo frequentavo il Beaubourg, allora appena costruito. Quando andavo al Beaubourg venivo in genere dai luoghi sacri della flosofa di allora: al mattino andavo a lezione a Vincennes dove insegnava Deleuze, al pomeriggio frequentavo le antiche sale della Sorbona e del Collge de France, dove insegnava Foucault. Sartre invece non cera gi pi, aveva lasciato da poco il suo quartiere latino, ma nei bar allincrocio di Saint- 8 Germain cera ancora tanta gente per cui la sua presenza era stata familiare. Cos adesso, studiando in sala Borsa (di studiare non si fnisce davvero mai), incontrando Stefano Scrima al bar della grande piazza coperta, e parlando di questo libro, un flo diretto mi ha ricondotto alla Parigi di quando avevo la sua et. Allora un senso di vuoto, la percezione quasifsica della mancanza di senso di cui parlavano i flosof parigini, era pi forte di adesso. Io, almeno, adesso la sento meno. Per cui mi sono un po meravigliato quando Stefano ha mostrato di sentirla ancora cos forte da scriverci un libro, che non nato come libro, ma ne ha assunto presto la forma. Sembra che per un giovane degli anni dieci non sia molto diverso da un giovane degli anni settanta. Poi rifetto che quarantanni certo che sono passati invano! Tutto sommato, che cosa sappiamo di pi oggi di allora sul senso dellessere e dellaccadere? Ecco, fare flosofa per me giovane allora e ancora adesso era ed non voltarmi dallaltra parte quando qualcuno ti ricorda che non sappiamo nulla dei fondamentali della vita. Ma nulla davvero. Eppure dobbiamo vivere, amare le persone di cui ci innamoriamo, allevare fgli e nipoti, speranze e destini, perch esistiamo e seguiamo la nostra natura. Che dire qual , esattamente, proprio non sapremmo dire. Un destino che ha qualcosa di crudele quello del flosofo: deve parlare del vuoto su cui poggia la nostra vita, che magari invece un pieno e non abbiamo capito che lo era, e allo stesso tempo tutti ci scambiano per maestri di vita e di sapere, come con il prete, e ci chiedono quale direzione dare alla propria vita. E certo se si flosof non si pu sfuggire ai due opposti compiti che abbiamo davanti. Dire la verit su quello che sappiamo, rifettere sulle scelte da compiere e sulla strada da prendere. Questo libro fa entrambe le cose. Come un libro di flosofa deve fare. 9 Quindi, da editore, stata ovvia la scelta di pubblicarlo e di accettare la richiesta di Stefano di scriverne una breve prefazione. Luoghi come Sala Borsa e come il Beaubourg ci ricordano che si pu progettare il futuro. Non sappiamo se si deve farlo, dirlo troppo. Sappiamo che si pu. Sisifo felice. S, stupefacente, ma Sisifo pu essere felice. Grazie a Stefano per avermelo (e pubblicando il libro anche avercelo) ricordato. Mario Trombino Chemimportachetunonlegga,letore, quelchehovolutometerci, sevileggiquelchetaccendedivita? Miguel de Unamuno 11 I NT R OD UZI ONE Cibasta,serifetamo, lincomprensibilitdelluniverso; volerlocapireesseremenocheuomini, perchessereuomo saperechenonsicapisce. Fernando Pessoa Siamo fgli di un mondo che pensiamo di conoscere, di una sua interpretazione chiara e decisa sviluppata dagli uomini in secoli e secoli di passioni e pensieri. Questo ci riporta indietro di un po di tempo: allalba della nostra cosiddetta epoca moderna. Qui, da un lato ritroviamo Galileo Galilei (1564- 1642), il quale, attraverso la rivoluzione della scienza moderna, sancisce un preteso dominio umano sulla natura, e dallaltro Ren Descartes (Cartesio, 1596-1650), il flosofo che inaugura il dualismo (per noi comune) soggetto/oggetto, identifcando il primo termine con lessere che pensa il reale, ovvero luomo, e il secondo con il reale stesso; arrivando anche qui a sancire una superiorit delluomo razionale sul resto dellesistente. Cartesio arriva a questa conclusione grazie allevidenza dellimpossibilit di dubitare del nostro stesso dubbio: posso dubitare dellesistenza di qualsiasi cosa, eccetto di quella del mio dubitare, e quindi se sto dubitando vorr dire che esisto, e ci indubitabile di qui il celebre Cogito, ergo sum (Penso, dunque sono). Da una parte, dunque, c il soggetto pensante, 12 dallaltra loggetto, autonomo, che il primo, attraverso un metodo deduttivo-razionale, matematico, quindi non sensoriale ma solo intellettuale, pu arrivare a conoscere adeguandosi ad esso; tuttavia luomo non conosce direttamente loggetto, ma solo la sua idea. Questo metodo garantito da Dio stesso, della cui esistenza Cartesio certo in quanto idea innata nelluomo, il quale bene e non potrebbe mai ingannare le sue creature migliori, gli uomini. evidente lo sbilanciamento procurato dalla rifessione cartesiana dalla parte del soggetto, della res cogitans, la sostanza pensante, che prevale cos sulla res extensa, il mondo oggettivo, interamente spiegabile attraverso due soli principi: la materia e il movimento. In tal modo il soggetto (umano) si fa praticamente autonomo, perlomeno metafsicamente esso la prima sostanza, in termini logici, lunica che possa costruire il fondamento di tutte le altre sostanze: senza il soggetto pensante, non ha senso parlare delloggetto, defnibile solo in quanto pensato riconoscendo nella facolt conoscitiva razionale il suo pi grande potere. Un soggettivismo, questo, che si radicalizzer con la flosofa di Immanuel Kant (1724-1804) e poi soprattutto con lIdealismo tedesco , per il quale loggetto, la natura, e le sue caratteristiche fsiche e matematiche esistono solo in relazione al soggetto, luomo, perch questultimo che attraverso le articolazioni del suo pensiero le concepisce. loggetto che si adegua al soggetto e non viceversa. Non che Kant neghi lesistenza di una natura in s (ci che invece faranno gli idealisti), indipendente dal pensiero umano esiste, certo, ma a noi inconoscibile , tuttavia ha senso parlare di natura solo dal e nel momento in cui essa si svela a noi come fenomeno. Tutto questo per una sorta di superiorit ontologica (quindi sul piano dellessere) dellattivit pensante rispetto al resto dellesistenza forse perch senza pensiero con cui pensare le cose esistenti queste stesse cose, per quanto belle, risulterebbero del tutto vane. (Per quanto riguarda Dio, a differenza di Cartesio, Kant ammette di non poterne dimostrare lesistenza, n attraverso idee innate n col ragionamento. La questione si sposta sul piano morale). 13 Nel mondo antico e fno al Rinascimento la distinzione, o perlomeno la contrapposizione, tra soggetto e oggetto non esisteva, oltre al fatto che soggetto aveva un signifcato diverso, quasi opposto a quello che intendiamo oggi: soggetto, dal latino subiectus, signifca sotto (sub) e gettare (iacere), dunque ci che sta sotto. Per Aristotele, infatti, il soggetto era la sostanza, lessenza della cosa, di quello che noi oggi chiamiamo oggetto, ma anche delluomo stesso. Tra gli antichi non si propose il dualismo soggetto/oggetto perch si pensava esistesse ununica legge cosmica, umana e naturale, che regolasse il tutto e che la realt esterna fosse quella che a prescindere dallocchio umano. Tra i medievali e i rinascimentali, invece, era lidea dellUno o di Dio a garantire ununit superiore cui ricondurre i due poli (quello soggettivo delluomo e quello oggettivo dellessere), che si pensavano cos come ununit inscindibile perch emanazione della stessa potenza regolatrice del tutto. Ed ecco allora come nellet moderna and defnendosi un uomo dalla rinnovata e rinvigorita coscienza di s (non si sar montato la testa?): la rivoluzione copernicana di Kant (come egli stesso lha denominata) che defnitivamente pone il soggetto al centro delluniverso in quanto parte attiva e fondamentale del processo conoscitivo le cose sono cos perch il nostro intelletto, attraverso le sue forme a priori (spazio, tempo, categorie), lo defnisce cos ai nostri occhi , e il nuovo potere conferitoci dalla scienza e dalla tecnica moderne in grado di piegare al nostro servizio (con ovvi limiti, ma sempre pi spostati) le forze della natura, non poterono che conferire alluomo una nuova e sconosciuta autonomia. Luomo diventa s pi autonomo, ma anche pi solo. Non a caso la modernit coincide anche con il processo di secolarizzazione del mondo occidentale (ovvero il graduale allontanamento della societ dalle tradizioni religiose che tuttavia, ridimensionate, permarranno), uno degli effetti pi profondi di questa nuova mentalit. Una volta sancito il potere sul reale, ora luomo rischia di ritrovarsi anche senza una forza o ragione esterna, 14 metafsica, per la quale esiste ed agisce. Grazie agli sviluppi della scienza i grandi passi fatti nel campo del naturalismo, dellarcheologia ma anche della storiografa si inizi ad ipotizzare una discendenza umana e naturale di tutto ci che concerne i rapporti sociali, politici e religiosi: forse il reale non opera di una mano esterna ordinatrice (Dio), ma un graduale delinearsi, uninterazione profonda tra esso e i suoi attori principali: gli uomini. La societ cambi lentamente fno a raggiungere la forma attuale in cui noi, ignari cittadini, ci ritroviamo in possesso di libert duramente conquistate nel corso di secoli, perch prima soffocate da rivendicazioni legate a un presunto diritto divino a governare. In mezzo c infatti la Rivoluzione Francese, evento che sanc sanguinosamente e defnitivamente (in Europa) la separazione tra vita sociale (e politica) e vita religiosa lasciando questultima alla coscienza dellindividuo , nonch lo Stato liberale (repubblica o monarchia costituzionale) come societ auspicabile, contro gli assolutismi 1 di tipo religioso e non, allinsegna duna convivenza pacifca fra uomini liberi di esprimersi. Ma nella storia del pensiero occidentale, eccetto qualche isolato episodio nellantichit e nellet moderna, fu con Friedrich Nietzsche (1844-1900) il quale fece confuire nella sua flosofa, in relazione a questo tema, le idee di altri autori fondamentali come Feuerbach, Stirner, Marx che si arriv al netto rifuto della religione (perlomeno della cristiana, regina dOccidente), per sondare gli sconosciuti lidi di unesistenza senza fondamento tutta da fondare. La vita assurda pu essere ma ci non signifca che non possiamo essere noi stessi a darle un senso. Questo il risultato della messa al bando di Dio, o meglio della sua morte. Dopo Nietzsche luomo [1] Il riproporsi di assolutismi in epoca contemporanea (le dittature nove- centesche, ma anche le attuali) tradiscono, evidentemente, tali conquiste, ma vanno comunque ricondotte a un soggettivismo estremo (e in particolare alla radicalizzazione dei concetti di soggetto e ragione da parte delle flosofe ot- tocentesche) fglio della mentalit moderna. 15 contemporaneo acquis suo malgrado coscienza della fragilit del terreno; il sentimento di vuoto che mina lesistenza, il nichilismo, penetr nelle trame della quotidianit ancor prima che nelle pagine di trattati flosofci, romanzi e poesie. Ma grazie a questi che la rifessione si fece universale, voce duna specie lumanit abbandonata da Dio. Un romanzo su tutti, La nausea di Jean-Paul Sartre (1905- 1980), ha assurto a classico non certo solo per le sue qualit stilistico-letterarie, ma soprattutto per la capacit dellautore di sondare le due facce dellinsostenibilit della vita: il troppo pieno e il troppo vuoto; qualcosa, in ogni caso, che sempre di troppo. Per Sartre luomo sarebbe lunico essere in cui lesistenza precede lessenza, non essendoci pi un Dio creatore capace di concepire questultima quale suo fondamento (e non a caso Sartre il padre dellesistenzialismo francese). Se praticamente fno a Nietzsche, nonostante la nuova autonomia del soggetto umano (pi che altro sul piano conoscitivo) sancita dapprima da Cartesio e defnitivamente da Kant, il reale e tutte le sue manifestazioni, noi compresi, trovano ununit originaria e fondativa in Dio che sia il Dio cristiano, lUno dei neoplatonici o il dio orologiaio dei desisti per i contemporanei, questo, non pi un dato di fatto, anzi, risulta fortemente contraddittorio. Luomo del Novecento, invischiato nella crudezza di una realt ostile, tra crisi generalizzate e guerre mondiali, non riesce pi a credere (oppure non ne ha pi bisogno?) in un Dio amorevole e ordinatore. Il risultato: una tremenda libert. Ma questo cosa comporta? Pochi anni dopo, col suo romanzo Lo straniero, irruppe sulla scena letteraria mondiale il franco-algerino Albert Camus (1913-1960): la vita assurda, completamente, ci dice; cosicch lunico problema serio diventa: ha senso continuare a vivere? Siamo rimasti soli anche qui: autonomi rispetto agli oggetti che abbiamo posto al nostro servizio e senza pi la certezza di una mano divina che possa consolarci al cospetto di un universo silenzioso, in balia del caos dei nostri pensieri slegati. Eppure 16 per Camus ci devessere qualcosa per cui abbia senso vivere, per cui abbia senso rivoltarsi contro lingiustizia di un mondo che non sa rispondere alle nostre domande esistenziali. Per lui il problema sta proprio l, in quella traiettoria emancipativa percorsa dalluomo moderno, la quale avrebbe ingiustamente e pericolosamente soffocato il legame originario col non-io, con la natura, gli oggetti, insomma col mondo, tutto quello che non siamo noi, anzi no, perch il mondo siamo anche noi. la separazione uomo/mondo il problema. Ma sia Sartre che Camus devono, in certa misura, questa loro peculiare sensibilit esistenziale (o esistenzialista) e letteraria ad un altro uomo e scrittore francese, non proprio flosofo, ma profondo interprete del suo tempo: Andr Gide (1869-1951). il romanzo I sotterranei del Vaticano, infatti, ad instillare nella letteratura europea il sentimento della gratuit della vita. 2
Che signifca agire moralmente? Se la vita non ha senso, e quindi, se nessuno ha il diritto di giudicarmi nemmeno Dio perch sottostare a una morale arbitraria? Perch non seguire lesistenza, nella sua apparente gratuit e assurdit, e fare come lei: agire senza scopo e senza veti? Tutti e tre questi autori, nonostante il loro personale riconoscimento di una sostanziale assurdit della vita, propongono, attraverso le loro opere (romanzi e non), un senso che renda degno il loro il nostro tempo desser vissuto, e amato. Vivere s assurdo, ma solo se non prendiamo in mano la nostra vita, se la lasciamo in balia dei venti e dei mari che non siamo noi. La libert che segue al non-senso dellesistere , invero, il dono pi prezioso che il caso (o chi per lui) potesse farci. Scopriamo cos di non essere obbligati o destinati, bens i creatori, gli artefci del nostro mondo. [2] Anche i romanzi del russo Fdor Dostoevskij (1821-1881) infuirono moltissimo sulla letteratura, flosofca e non, del Novecento europeo, nonch sullo stesso Nietzsche. 17 E come ci giocheremo questunica chance di esistere? Perch non capiter mai pi, in tutta leternit, una cosa del genere. Come gestiremo la responsabilit di un tale privilegio? Cosa ci impedir di non sentirci di troppo, straripanti da questesistenza? 18 PRIMO CAPITOLO. JEAN-PAUL SARTRE ESI ST O: T ROP P O? 3 Esolmelanconiamaggradaforte. 4 Cino da Pistoia 1. Una specie di nausea nelle mie mani. La nausea (La nause) di Jean-Paul Sartre vide la luce nel 38 provocando scalpore per la sua natura antiromanzesca di diario ritrovato dagli editori e pubblicato allinsaputa dellartefce. Antiromanzo poich non presente una storia, o perlomeno non una storia convenzionale ben defnita, distribuita in avvenimenti chiave che determinano svolte signifcative nella narrazione: Antoine Roquentin uno storico annoiato costretto a vivere da tre anni in una fttizia Bouville per concludere delle ricerche [3] Saggio apparso per la prima volta nel 2012 su XOS. Giornale di confne: Stefano Scrima, LEsistenza di troppo. Jean-Paul Sartre e il Romanzo della Nausea Esistenziale, in XOS. Giornale di confne, Ottobre 2012. URL: http://www.giornalediconfne.net/2012/stefano_scrima_sartre.htm. [4] Questa frase fa da esergo anche alla poesia Dolore (contenuta in Dolcez- ze, 1904) di Sergio Corazzini, e da questa tratta. Melancholia fu il titolo proposto da Sartre, poi scartato dagli editori a favore de La nause (La nausea), per il suo primo romanzo. 19 sul marchese di Rollebon; nella sua desolante quotidianit, scandita dalle ore in biblioteca, il ricordo dellex ragazza Anny e la musica jazz ascoltata al Ritrovo dei Ferrovieri, prorompe il peso della confessione che il trentenne teme di rivelare perfno al suo cuore: la contrazione della nausea. egli stesso a presentarci questo sentimento come una malattia 5 , a sentirsi infetto a tratti, nei momenti che rimane solo, quand la sua natura a parlare in lui e la realt a svelarsi per quella che realmente. Una specie di nausea il risultato. Ora me ne accorgo, mi ricordo meglio ci che ho provato laltro giorno. Quando tenevo quel ciottolo. Era una specie di nausea dolciastra. Comera spiacevole! E proveniva dal ciottolo, ne sono sicuro, passava dal ciottolo nelle mie mani. S, cos, proprio cos, una specie di nausea nelle mie mani. 6 Il ciottolo, loggetto, la realt che si svela. E che cosa dice? Non dice niente, qui che la nausea ci assale: lesistenza , ed senza un motivo, c come potrebbe non esserci. Lesistenza pura contingenza, gratuit assoluta. Nellagire Antoine si dimentica di ci, ma nel ricordo, nella rifessione, eccolo affitto dalla rivelazione che le cose compiono per mezzo della sua autocoscienza. per questo che lescamotage del diario rende lopera ancor pi effcace: solo dando voce ad un dialogo interiore pu emergere la reale potenza di questincombere. Vi uno scarto incolmabile tra agire e pensare, tra vivere unesistenza assurda, senza dubitare mai del senso intrinseco alle cose, e losservarsi da fermi, dallalto, quasi con occhi da narratore onnisciente. Se guardata cos, la realt, assume forme agghiaccianti; la Nausea che inizia ad impossessarsi dellintera esistenza di Antoine la quale per questo assumer da ora in poi la N maiuscola si mostra come sostanza costitutiva del reale: [5] J.-P. Sartre, J.-P. Sartre, La nause, Gallimard, Paris 1938; tr. it. La nausea, Einaudi, Torino 2005, cit., p. 14. [6] Ivi, p. 23. 20 La Nausea non in me: io la sento laggi sul muro, sulle bretelle, dappertutto attorno a me. Fa tuttuno col caff, son io che sono in essa. 7 Cos la Nausea da malattia diviene essenza. 8
Una parvenza di consolazione sembra prospettarsi nel pieno assaporamento degli istanti, unici e irripetibili, perci sublimi. Ma dura poco, il momento dellattimo o il momento in cui ci si ferma a ripensarlo, narrandolo: cos si pu far della vita unavventura. Bisogna scegliere: o vivere o raccontare 9 e per vivere si deve abbandonare il racconto e lavventura. Siamo obbligati a portar avanti questesistenza dal di dentro e non come fossimo narratori di noi stessi, ma il problema che quando si vive non accade nulla 10 . La situazione appare senza via di fuga; accettandola o no rimarr quellamaro in bocca che sa dassurdo. Accettare una vita assurda o rinunciarci? Dimenticarsi di se stessi impossibile: Anche se rimanessi, anche se mi rannicchiassi in silenzio in un angolo, non mi dimenticherei. Sarei l, peserei sul pavimento. Sono. 11
Il mio posto non in nessun luogo; io sono di troppo 12 . Eccolo: il compimento della coscienza, la saturazione defnitiva. La nausea fa straboccare Antoine dalla sua stessa vita; egli, da dentro, avverte il suo eccedere, il suo cader fuori dal vaso, e, come per la luna nel Diario di Eva 13 , il suo scivolar [7] Ivi, p. 34. [8] Ivi, p. 171. [9] Ivi, p. 59. [10] Ibidem. [11] J.-P. Sartre, La nausea, cit., p. 138. [12] Ivi, p. 165. [13] M. Twain, . Twain, Eves Diary, Harper and Brothers, London e New York 1906; 21 verso il basso per poi uscir dal disegno. Perdita gravissima per lintegrit dellio, smarrito in un impellente deliquio che tuttavia, a dispetto dei desideri del nauseato, mai sopravviene. Satura la coscienza, cade ogni senso. E piano piano una nebbia destate si fa largo. Che fare? Annullarsi? Sopprimersi? Le cose esistono forte, troppo perch ci si possa non pensare e troppo per credere che morire possa risolvere qualcosa. Il proprio cadavere sarebbe anchesso di troppo, tutto di troppo, lesistenza di troppo, noi siamo di troppo come gli alberi e i ciottoli. Antoine crede di aver trovato cos la chiave dellesistenza: larbitrariet, lassurdit, la contingenza, la perfetta gratuit. come unilluminazione, un incantesimo che rende accessibile la verit. E il pensiero va subito agli altri, a quei porcaccioni, gli abitanti di Bouville, al resto degli uomini che Tentano di nascondersi [la Nausea] con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cio amorf e vacui; tristi. 14 un moto di disprezzo e piet per gli altri che rimane al lettore dopo aver scorto i pensieri di Antoine, sentimenti che questultimo sente cadere anche su di s, attenuati soltanto da una consapevolezza maggiore che sommerge luomo negli abissi di unesistenza ingiustifcabile. Il romanzo si conclude senza soluzione, o meglio con ununica e provvisoria possibilit di salvezza nellorizzonte dellangoscia delluomo al cospetto del terrore per lesistenza: giustifcarsi ed accettarsi al passato, soltanto al passato 15 ; proprio quella limitata consolazione di cui gi Antoine intravide il potere tr. it. a cura di B. Lanati, Il diario di Eva, Feltrinelli, Milano 2006. [14] J.-P. Sartre, La nausea, cit., p. 177. [15] Ivi, p. 238. 22 salvifco: vivere o raccontare, vivere o scrivere. Scegliendo la seconda possibilit diventa realizzabile una contemplazione distaccata della propria vita, ma solo di quella passata, compiuta, non pi esistente. Lesistenza in atto non permette alcuna interferenza, la Nausea domina. Ascoltando la solita canzone Antoine immagina la sofferenza del compositore trovandola commovente, lo invidia perch sa che nessuno penser mai ad Antoine Roquentin come egli pensa allebreo che ha scritto Some of these days e alla negra che la canta. Sente qualcosa che [lo] sfora timidamente e non os[a] nemmeno muoversi per paura che scompaia. Qualcosa che non conoscev[a] pi: una specie di gioia 16 . Un libro. Un romanzo. E ci sarebbe gente che leggerebbe questo romanzo [] e credo che un po della sua luce cadrebbe sul mio passato. Allora, forse, attraverso di esso, potrei ricordare la mia vita senza ripugnanza. 17 2. Condannati a morte. I racconti de Il muro (Le mur, 1939), seconda fatica narrativa di Sarte, riecheggiano e approfondiscono alcune tematiche gi sviluppate ne La nausea, introducendo per nuovi elementi che contribuiranno allevoluzione del pensiero sartriano. Il sentimento della Nausea, che da germe infetto prende le sembianze dellesistenza al cospetto delluomo, viene affrontato qui attraverso gli occhi di un condannato a morte metafora della vita umana che non pu sfuggire allannullamento. Pablo Ibbieta, protagonista del racconto che d il nome alla raccolta, prigioniero durante la guerra civile spagnola ed pi vicino alla morte di quanto avrebbe mai potuto immaginare: ha scoperto che deve morire, e questa scoperta lascia il segno. [16] Ivi, p. 237. [17] Ivi, p. 238. 23 Nello stato in cui mi trovavo, se fossero venuti ad annunciarmi che potevo tornarmene tranquillamente a casa mia, che mi avevano graziato, la cosa mi avrebbe lasciato indifferente: qualche ora o qualche anno dattesa assolutamente la stessa cosa, una volta che si perduto lillusione di essere eterni. 18
lennesimo trionfo dellAssurdo, dellimpossibilit di smarcarsi dal paradosso della vita che ci tiene attaccati a s prospettandoci il nulla. Sembra quasi che Pablo, col suo rassegnarsi, abbia subto uninvoluzione rispetto ad Antoine e alla sua precaria via di salvezza; da dire, per, che questultimo non aveva annusato il profumo della morte della carne, quella reale, non raccontata o immaginata. Perch continuare a vivere se la morte un dovere? Quando la coscienza raggiunge il suo apice, linizio del cerchio da cui era partita, perch fngere ancora a se stessi nel recitare una commedia mal scritta? Pablo saturo di s, anchegli ha scoperto la Nausea, quella sottile pellicola che riveste la realt. Luomo imprigionato nella sua esistenza e vive come fosse eterno, la coscienza dellincombere della fne paralizza luomo come un prigioniero sbattuto al muro e puntato dai fucili di un plotone desecuzione provocando ancora una volta una specie di nausea, ora per molto pi asfssiante. Pablo pi lucido di Antoine: non cerca nemmeno di fuggire al suo destino, anzi, gli va incontro sacrifcandosi. Il racconto lo vedr vincitore per mera fortuna e si chiuder col suo riso apotropaico. Ma non c salvezza, non c soluzione. C una vita che scorre; vediamo che ne possiamo farne. Il muro anche il simbolo dellincomunicabilit, delle diversit insormontabili, dellimpossibilit di veder oltre, di capire. Lucien in Infanzia di un capo (Lenfance dun chef) ammette di aver perso il proprio tempo a rimpiangere desser nato per non esser riuscito a liberarsi dallimpaccio che la vita gli procura quotidianamente, ma soprattutto per lincapacit di darsi conto [18] J.-P. Sartre, Le mur, in Le mur, Gallimard, Paris, 1939; tr. it. Il muro, in Il muro, Einaudi, Torino 2003, cit., p. 24. 24 del perch dellesistenza, questo dono voluminoso e inutile 19 . Tom ne Il muro paragona agli incubi il tentativo delluomo di darsi ragione: Si vuole pensare a qualche cosa, tutto il tempo si ha limpressione di esserci arrivati, di star per capire e poi ecco che tutto scivola via, che ti sfugge e ricade. Mi dico: dopo non ci sar pi nulla. Ma non capisco cosa vuol dire. 20 Paul Hilbert, protagonista di Erostrato (Erostrate), crede invece di esorcizzare la paura dellesistenza aizzando la sua volont di potenza contro gli altri, ma lassassinio non ottiene gli effetti sperati. Non cambia niente, la paura e la Nausea ci sono ancora. Paul un misantropo, sogna dessere anarchico e attentare alla vita dello Zar, si domanda ironicamente perch ha il desiderio duccidere gente che gi morta 21 quegli stessi porcaccioni di cui parla Antoine: di troppo senza coraggio dammetterlo. S perch gli uomini, bisogna vederli dallalto 22 , dice Paul, onnipotente, dal balcone del sesto piano:
Non sanno combattere questo grande nemico dellumanit: la prospettiva dallalto. Mi sporgevo e mi mettevo a ridere: dovera andato a fnire quel famoso portamento eretto di cui andavano cos orgogliosi: erano spiccicati sul marciapiede e due lunghe gambe mezzo rampanti uscivano da sotto le loro spalle. 23
*** [19] J.-P. Sartre, Lenfance dun chef, in Le mur; tr. it. Infanzia di un capo, in Il muro, cit., p. 182. [20] J.-P. Sartre, Il muro, in Il muro, cit., p. 18. [21] J.-P. Sartre, Erostrate, in Le mur; tr. it. Erostrato, in Il muro, cit., p. 82. [22] Ivi, p. 67. [23] Ibidem. 25 Per Sartre, lo si detto, non v salvezza. forse per questo che scrisse romanzi, cos che il tempo non gli fu soltanto struggersi dellesistenza, ma anche e soprattutto consolazione dellamarezza della fnitudine. Egli fu maestro nel narrar la diagnosi senza terapia del disinganno che abita luomo contemporaneo, quello pi ardito, colui che coltiv la coscienza, forse per sbaglio, e ci trov dentro il vuoto, un ammasso di niente. Al di l del nauseante viver quotidiano, per Sartre, come miraggio, c solo il raggiungimento dellEt della ragione, il momento in cui luomo capisce desser condannato alla libert; libero di scegliere e schiavo nella scelta. Il suo impegno letterario approder a questi lidi, ma a una condizione: non far rimarginare le ferite. 26 I MP ELAGAT O 1. Condannati ad essere liberi. La nausea (1938) e Il muro (1939) prime esperienze narrative di Jean-Paul Sartre rappresentano la fase primitiva del cammino personale e romanzesco che condurr lo scrittore parigino allengagement (impegno) letterario, il momento dincubazione del pensiero circa il ruolo (nella sua vita e nel mondo) di flosofa e letteratura. Con la conferenza Lesistenzialismo un umanismo (Lexistentialisme est un humanisme) del 45 che potremmo considerare come il compendio della summa flosofca Lessere e il nulla (Ltre et le nant) di due anni precedente e Che cos la letteratura? (Quest-ce que la littrature?) del 47 che riprende tematiche gi abbozzate nella Presentazione di Temps Modernes 24
(Prsentation des Temps Modernes) , Sartre arriver a teorizzare limpegno a cui dedicher entrambe. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale maturarono in lui le esigenze della rifessione flosofca e motivarono gli orientamenti acquisiti; la coscienza della responsabilit di scrittore loccupazione [24] Les Tempes Modernes (Tempi moderni) una delle pi importanti rivi- ste francesi a sfondo politico, flosofco e letterario. Il comitato direttivo fu fondato nel 1944 ed era composto da Raymond Aron, Simone de Beauvoir, Michel Leiris, Maurice Merleau-Ponty, Albert Ollivier, Jean Paulhan e Jean- Paul Sartre. 27 [gli] ha insegnato la [sua] 25 cos apparsa sempre pi chiara e ineludibile. Sartre spezza lance, imperterrito, in favore dellesistenzialismo ateo, ingiustamente accusato, a suo dire, desser venuto meno alla solidariet umana 26 e daver gettato luomo in un quietismo di disperazione 27
diffondendo un pessimismo dostoevskijano privo di valori. Ma questa solo unistantanea, per altro distorta dai detrattori, dellesistenzialismo flosofco. Sartre, al contrario, sostiene lottimismo di questultimo indotto dalla riscoperta della scelta: linconsistenza di valori universali e la mancanza di un senso intrinseco allesistenza non danno forse alluomo la possibilit di defnirsi egli stesso? di scegliersi come vorrebbe? Se Dio non esiste [] c almeno un essere in cui lesistenza precede lessenza, un essere che esiste prima di poter essere defnito da alcun concetto: questessere luomo []. Luomo [] non defnibile in quanto allinizio non niente. Sar solo in seguito, e sar quale si sar fatto. Cos non c una natura umana, poich non c un Dio che la concepisca. 28 Da qui nasce tutto: luomo deve farsi da s, realizzarsi in un progetto costruitosi liberamente perch luomo liberta, [] condannato a essere libero 29 . La possibilit di scelta questa condanna di libert presuppone la completa responsabilit delluomo nei confronti di se stesso e gli altri: [25] J.-P. Sartre, Presentazione di Temps Modernes, in Che cos la lette- ratura? Lo scrittore e i suoi lettori secondo il padre dellesistenzialismo, il Saggiatore, Milano 2009, cit., p. 125. [26] J.-P. Sartre, Lexistentialisme est un humanisme, Nagel, Paris 1946; tr. .it. Lesistenzialismo un umanismo, Mursia, Milano 1990, cit., p. 41. [27] Ibidem. [28] J.-P. Sartre, Lesistenzialismo un umanismo, Mursia, Milano 1990, cit. pp. 49-50. [29] Ivi, p. 63. Ivi, p. 63. 28 Non c uno solo dei nostri atti che, creando luomo che vogliamo essere, non crei nello stesso tempo una immagine delluomo quale noi giudichiamo debba essere [] La nostra responsabilit [] coinvolge lumanit intera. 30 Tali affermazioni conducono a un ridimensionamento dellidea di esistenza: luomo conscio del suo peso non pu agir male, anzi, a fortiori, sapendo che ogni suo gesto coinvolge tutti, agir bene per realizzarsi nel mondo come ha progettato dessere. Di qui anche limpegno: il vivere stesso impegno, scegliere impegno che non pu esser mancato, poich anche il non scegliere una presa di posizione. Si ha piena responsabilit di noi stessi; tutto ci che facciamo pu ricaderci addosso. Partendo da questi presupposti flosofci risulta naturale, per Sartre, anche ladesione della letteratura allengagement. Scrivere non atto neutro, presuppone la libert di un uomo che nel suo agire modifca il mondo: lo scrittore ha scelto di svelare il mondo e, in particolare, luomo agli altri uomini, perch questi assumano di fronte alloggetto cos messo a nudo tutta la loro responsabilit 31 . La coscienza di ci rende possibile la trasmissione di idee che portino al miglioramento della condizione umana (non potendo pi parlare di natura) e della convivenza pacifca, giacch parlare e scrivere svelare e svelare cambiare: non si pu svelare se non progettando di cambiare 32 . Ma non bisogna confondere lengagement sartriano con la militanza politica: lo scrittore, seppur attivo politicamente, non deve ostentare il suo esser iscritto al partito se lo fosse o far opera di proselitismo; il suo intimo appello devessere rivolto alluomo in quanto libert, in quanto [30] Ivi, pp. 53-54. Ivi, pp. 53-54. [31] J.-P. Sartre, J.-P. Sartre, Quest-ce que la littrature?, in Situations II, Gallimard, Paris 1948; tr. it. Che cos la letteratura?, in Che cos la letteratura? Lo scrittore e i suoi lettori secondo il padre dellesistenzialismo, il Saggiatore, Milano 2009, (pp. 11-121), cit., p. 23. [32] Ibidem. 29 coscienza libera di accoglierlo e scegliere autonomamente il da farsi. La letteratura, la flosofa, larte, le parole, sono mezzi per trasformare il mondo; Sartre le utilizzer come strumento per veicolare il suo appello di cambiamento allumanit. 2. A che serve la libert se non per impegnarsi?. Prodotto di tal impegno sar la tetralogia romanzesca I cammini della libert (Les chemins de la libert), sebbene soltanto tre romanzi su quattro videro la luce; del primo, lomonimo I cammini della libert Sartre compose solo una parte. Ma ci restano tre opere fondamentali: Let della ragione (Lge de raison), Il rinvio (Le sursis) e La morte nellanima (La mort dans lme). Dopo la rivelazione defagrante della Nausea tocca progettare una ricostruzione. Ed proprio grazie a questa, la Nausea, che luomo comprende il suo ruolo, il diritto e dovere di crearsi un progetto personale desistenza. Let della ragione, gi dal titolo, esemplifca il passaggio sartriano dalla Nausea allimpegno, dallet adolescenziale, in cui emerge lo scontro con la gratuit della vita, allet, appunto, della ragione, la quale pretende dalluomo una presa in carico della responsabilit derivante dallesistere. Questo romanzo, pubblicato nel 45 ma iniziato nel 39, documenta perfettamente la maturazione del suo autore impegnato in quegli anni nella resistenza: Mathieu Delarue un trentaquattrenne professore di flosofa (i personaggi sartriani sono spesso esplicitamente alter ego dellautore) costretto a rendersi conto del valore della vita quasi suo malgrado, a causa di avvenimenti imprevisti che gli sconvolgono la quotidianit. La ragazza che frequenta da anni, di cui si sta disinnamorando, gli comunica che aspetta un fglio da lui, avvenimento che avevano sempre cercato devitare; la ricerca dei cinquemila franchi per farla abortire trasciner Mathieu anche al furto, e lincapacit di scegliere se, invece 30 che perdere il bambino, sposare Marcelle, oppure lasciarla defnitivamente, lo condurr alla stasi, al dover rassegnarsi e vedere gli altri decidere per lui: sar Daniel a chiedere la mano di Marcelle e convincerla a tenere il bambino. Quello di Mathieu un riconoscimento amaro della sua libert, del suo fallimento come uomo proprio perch incapace di darsi una forma, di scegliersi. Le conseguenze della libert si affacciano alla sua coscienza assumendo lentamente le fattezze dellesistenza; allinizio dellopera ha ancora unidea adolescenziale come labbiamo intesa qui di libert, non ancora approdata allet adulta: Io vorrei dipendere solo da me stesso S. Essere libero. Totalmente libero. il tuo vizio. 33
Mathieu ancora non sa della sua responsabilit, del valore delle sue scelte. Vorrebbe liberarsi anche se non sa da cosa, probabilmente dal peso di una relazione ormai soffocante. Ma anche quando alla fne del romanzo si ritrover libero, o meglio liberato, si accorger del suo desiderio effmero e astratto: Resto solo. Solo ma non pi libero di prima. [] Nessuno ha ostacolato la mia libert, ma stata la mia vita a berla. 34
Il suo un lungo processo che dalla confusione approda alla lucidit. Non la solitudine, il bastare a se stessi, la libert; non far tutto quel che si vuole quando lo si vuole 35 , ma progettarsi [33] J.-P. Sartre, J.-P. Sartre, Lge de raison, Gallimard, Paris 1945; tr. it. Let della ragione, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 13. [34] Ivi, p. 349. [35] Ne La mort dans lme Mathieu ripensa ad alcune vicende del suo pas- sato (narrate ne Let della ragione) ricredendosi su ci che prima intendeva per libert: Egli prese un coltello sulla tavola, Ivich sanguinava, egli si in- 31 responsabilmente soppesando azioni e conseguenze. una condizione esistenziale che rende possibile la vita cos com. Cos lamico Daniel sprona Mathieu: eccoti una magnifca occasione di fare un atto di libert, [] sposare Marcelle, ma Mathieu sembra non capire. Non hai che da dire una parola e cambi tutta la tua esistenza 36 . Limpegno gli appare come una rassegnazione 37 . E ancora Jacques, il fratello: Il bambino che nascer il logico risultato di una situazione in cui volontariamente ti sei messo, e tu vuoi sopprimerlo perch non vuoi accettare tutte le conseguenze dei tuoi atti. [] Tutta la tua esistenza costruita sopra una menzogna. [] Io credevo [] che la libert consistesse nel guardare in faccia le situazioni in cui uno s cacciato di sua piena volont e nellaccettare ogni responsabilit. 38 Un primo e timido approccio a questa ridimensionata idea di libert assale Mathieu a una mostra di Gauguin: I quadri non afferrano [] ma si propongono; dipende da me che essi esistano o no, io sono libero di fronte a loro. Troppo libero; ci gli creava una responsabilit supplementare, si sentiva colpevole. 39 ferse un colpo nel palmo, gesti, gesti,piccole distruzioni, che cosa signifcano, io ho creduto che questa fosse la libert. La mort dans lme, Gallimard, Paris 1949; tr. it. La morte nellanima, Mondadori, Milano 2009, cit., p. 158. Tagliarsi la mano con una coltellata, buttar via la fede nuziale, sparacchiare sui Fridolins: e poi? Spaccare, rovinare, non era una soluzione; un colpo di testa non signifca la libert. Ivi, p. 180. [36] J.-P. Sartre, Let della ragione, cit., p. 109. [37] Ivi, p. 122. [38] Ivi, pp. 119, 121. [39] Ivi, p. 80. 32 La colpevolezza una delle forme della responsabilit, e, come questa, impossibile da scacciare, a meno che luomo non voglia tornare a vivere da porcaccione o adolescente. Altro episodio fondamentale quello che vede il vecchio amico Brunet tentar di convincere Mathieu ad iscriversi al partito comunista: infondo a che serve la libert se non per impegnarsi? 40 . Mathieu realizza che Brunet pi libero di [lui]: daccordo con se stesso e daccordo col partito 41 . Daltronde egli non crede nel partito e non sarebbe giusto aderirvi, ma ci non impedisce ai suoi occhi dammirare in Brunet un uomo pieno di realt, con un vero sapore di tabacco in bocca 42 ; in altri termini: un uomo libero. Libero perch consapevole della portata delle sue scelte, libero perch si scelto come uomo e come destino 43 . Finalmente Mathieu sembra capire: Sono un irresponsabile. [] Sono anni che sono libero per nulla. Crepo dalla voglia di barattarla [la libert] una volta per sempre con una certezza. [] Ho condotto una vita sdentata, [] non ho mai morso, aspettavo, mi conservavo per pi tardi e ora mi accorgo che non ho pi denti. 44 Ciononostante, questapparente presa di coscienza non gli consente dagire, di prendere in mano la propria vita. Mathieu rimane immobile, ancora nauseato. La sua consapevolezza non piena: la libert non va barattata, la condizione dellesistenza, lesistenza stessa. Le certezze, se si pu parlare di certezze in una vita segnata dalla contingenza, vanno costruite liberamente. Mathieu non riesce a procurarsi i cinquemila franchi, arriver a rubarli (e restituirli). Ma che fare? Sposare Marcelle? Lasciarla? [40] Ivi, p. 134. [41] Ivi, p. 136. [42] Ibidem. [43] Ibidem. [44] J.-P. Sartre, Let della ragione, cit., pp. 137-138, 215. 33 Continuare questa vita come se nulla fosse? Cosa consiglia la sua libert? Egli era libero, libero di tutto, libero di fare lanimale o la macchina, libero di accettare, libero di rifutare, libero di tergiversare; sposare, piantare, trascinarsi per anni quella palla al piede; poteva fare quel che voleva, nessuno aveva il diritto di consigliarlo, vi sarebbero stati per lui il Bene e il Male solo se li avesse inventati. 45 Ora chiaro. Mathieu sa desser libero condannato a decidere senza possibilit di appello, condannato per sempre ad essere libero 46 , e sa cosa comporta. Ma non sceglier, conscio che anche questa una scelta; o meglio, si tormenter nelle contraddizioni: prima lasciando Marcelle per poi rendersi conto daverlo fatto per niente 47 . Troppo tardi, Daniel decider per lui: Marcelle ha accettato di sposarlo e abbandonare lidea dellaborto. Lapprodo allet della ragione non indolore, sa di fallimento, ma anche una conquista che permette a Mathieu di gustare, minuto per minuto, da conoscitore, [la sua] esistenza fallita 48 . Sartre ha lanciato il suo appello: non vi determinismo: luomo libero, luomo libert 49 e anche il fallimento un suo progetto. In verit a Mathieu sar concessa unaltra possibilit; infatti, ci che [] inoltre e pi profondamente separa [Antoine da Mathieu], ci dice Maurice Blanchot che questa rivelazione [la Nausea per il primo e la Libert per il secondo] non un nuovo inizio per Roquntin, ma devesserlo per Mathieu 50 . [45] Ivi, p. 281. [46] Ibidem. [47] Ivi, p. 348. [48] Ivi, p. 350. [49] J.-P. Sartre, Lesistenzialismo un umanismo, cit., p. 63. [50] M. Blanchot, M. Blanchot, Les romans de Sartre, in La part du feu, Gallimard, Paris 34 3. Scegliersi.
Le parabole esistenziali dei personaggi conosciuti ne Let della ragione continuano dunque il loro percorso, con la fgura di Mathieu ancora in primo piano, nei due romanzi che completano il ciclo I cammini della libert: Il rinvio e La morte nellanima. Ne Il rinvio fa lingresso la sconvolgente minaccia della guerra a preannunciare un immenso cataclisma comune 51 ; qui che Sartre inizia a trasporre in narrazione la sua idea di libert nella sua reale portata, nel dipingere un destino collettivo dellumanit, nellintrecciare le responsabilit reciproche degli uomini affetti e complici della sventura imminente. Ma La morte nellanima, nel quale la guerra ormai realt, che rappresenta il culmine della maturazione sartriana. Uscito nel 49, testimonia i terribili momenti delloccupazione nazista in Francia: Mathieu al fronte, non si trova affatto bene nei panni di soldato, e sa che la guerra anche suo prodotto, conseguenza delle sue azioni: siamo tutti coinvolti, tutti responsabili. Ma Pinette, suo compagno di sventure, non la pensa in questo modo: Perch mi ci hanno preso dentro, proprio io? Dov la mia colpa? Credi forse che siano venuti a chiedere il mio parere? / Mathieu alz le spalle: / da quindici anni che la sentiamo arrivare [la guerra]. Bisognava pensarci a tempo, o per evitarla o per vincerla. / Io non sono mica un deputato. / Ma hai votato. / [] Mathieu sorrise: / Neanchio votavo. 52 1949, (pp. 195-211), p. 203 (traduzione mia). [51] Ivi, p. 209. [52] J.-P. Sartre, La morte nellanima, cit., p. 85. 35 Qui pu leggersi unautocritica di Sartre che, come egli stesso ammise, prima del 39 non votava 53 mantenendo ideali pseudoanarchici e individualistici senza tuttavia capirne la portata. Pinette il Mathieu-Jean-Paul dellet delladolescenza, luomo non ancora cosciente delle implicazioni dellagire individuale nel vivere comune. Luomo, una volta arrivato allet della ragione, edotto sul suo ruolo, non potr crogiolarsi nel quietismo, ma sar senza illusioni e [] far ci che potr 54 . Non possibile rimanere immobili soltanto perch al singolo cambiare il mondo sembra impossibile: se tutti si illuminassero su ci le cose cambierebbero. Nel frattempo il dovere e limpegno si rifugiano nella sensibilizzazione degli animi ignoranti. Lavventura di Mathieu avr un epilogo ambiguo: unimmensa rivincita personale, per il fallimento di uomo, per la sua ignavia, e contemporaneamente laffermazione di una libert pura, che prender la forma anche duna liberazione prefgurazione della liberazione dal nazismo ; un atto in cui Mathieu impegna la sua esistenza intera, senza remore, liberandosi da essa, ma allo stesso tempo impregnando laria del suo atto. Mathieu va incontro alla morte come Pablo ne Il muro e non ha paura. Ha scelto: Ho deciso che la morte era il senso segreto della mia vita, che ho vissuto per morire; muoio per dimostrare che impossibile vivere; i miei occhi spegneranno il mondo, ne salderanno in conto per sempre. 55
[53] Durante lintero anteguerra non ho avuto opinioni politiche e, beninte- so, non ho votato. Cit. di Autoritratto a settantanni (1975) tratta dallintro- duzione a La nausea, Einaudi, Torino 2005. [54] J.-P. Sartre, Lesistenzialismo un umanismo, cit., p. 76. [55] J.-P. Sartre, La morte nellanima, cit., p. 205. 36 Mathieu si sceglie come uomo, fnalmente. Diventa eroe, martire della resistenza. Non chiaro se abbracci coraggio o ignavia, tuttavia la sua scelta non potrebbe essere pi defnitiva. Muore consacrandosi alla libert che perder per sempre. Spara contro i nazisti, assieme ai suoi compagni, resistendo per quindici interminabili minuti: il tempo necessario per morire soddisfatto. Tuttavia come evidenziato sopra questo fnale si muove allinterno duna nube di pessimismo e ambiguit: per Mathieu impossibile vivere. E perch? la guerra? ancora la Nausea? Sparava sulluomo, sulla Virt, sul Mondo: la Libert Terrore 56 . Era lunica via duscita? Langoscia pu davvero essere il motore dellazione? Luomo pu bastare a se stesso? Si pu continuare a vivere conciliando angoscia e impegno? Non sar certo un romanzo a dircelo, e questo Sartre lo sa. Le risposte a queste domande spettano alle nostre coscienze. Merito di Sartre quello di avercele proposte. [56] Ivi, p. 228. 37 V I T A DI JEAN- PAUL SART RE Jean-Paul Sartre nacque a Parigi il 21 giugno 1905. Fu romanziere, flosofo, drammaturgo, critico letterario, giornalista. Per la sua attivit intellettuale nel 1964 fu insignito del Premio Nobel che per rifut sostenendo limpossibilit di dare un giudizio defnitivo su uno scrittore ancora in vita. Nel 29, allcole Normale Suprieure di Parigi, incontra colei che gli rester sempre accanto: Simone de Beauvoir, la quale racconta il loro rapporto in alcune opere come Memorie duna ragazza per bene (Mmories dune jeune flle range, 1958). Dal 31 al 45 insegn flosofa nei licei di Le Havre, Laon e Parigi. Nel 33-34 vinse una borsa di studio allIstituto francese di Berlino dove venne a contatto con la flosofa tedesca (Husserl in particolare). Nel 39 venne chiamato alle armi e fatto prigioniero dai tedeschi, poi liberato nel 41: in questi diffcili anni che matura la necessit dellengagement (impegno) letterario. Tornato in Francia partecip alla Resistenza (era gi iscritto al Partito Comunista Francese) e fond con altri intellettuali francesi la rivista a carattere politico, sociale e culturale Les Temps Modernes, diventando cos uno dei pi importanti punti di riferimento culturali della Francia del Novecento. Muore a Parigi il 15 aprile 1980. 38 Opere principali Romanzi e racconti La nausea (La nause), 1938. Il muro (Le mur), 1939. Let della ragione (Lge de raison), 1945. Il rinvio (Le sursis), 1945. La morte nellanima (La mort dans lme), 1949. Filosofa Lessere e il nulla (Ltre et le nant), saggio di ontologia fenomenologica, 1943. Lesistenzialismo un umanismo (Lexistentialisme est un humanisme), 1945. Critica della ragione dialettica I: Teoria degli insiemi pratici preceduto da Questione di metodo (Critique de la raison dialectique), 1960. Critica della ragione dialettica II: Lintelligibilit della storia, 1985. Critica letteraria Che cos la letteratura? (Quest-ce que la littrature ?), 1948. Teatro Le mosche (Les mouches), 1943. A porte chiuse (Huis clos), 1944. Morti senza tomba (Morts sans spulture), 1946. Le mani sporche (Les mains sales), 1948. Il Diavolo e il buon Dio (Le Diable et le bon Dieu), 1951. I sequestrati di Altona (Les squestrs dAltona), 1959. Autobiografa Le parole (Les mots), 1964. 39 Trame dei romanzi citati La nausea, 1938. Antoine Roquentin uno storico che vive da tre anni a Bouville per condurre delle ricerche sul marchese di Rollebon (un libertino del Settecento). Tra le ore passate in biblioteca, il ricordo dellex-fdanzata Anny e losservazione della piccola borghesia provinciale, tiene un diario flosofco nel quale si confessa ( questa la forma del romanzo: un diario). Ed qui che racconta il sentimento di nausea linsopportabile peso di unesistenza gratuita che lo ossessiona. Gli unici momenti degni di essere vissuti diventano i momenti perfetti, gli istanti vissuti senza bisogno dessere analizzati. Ma dura poco, nemmeno questo riesce a giustifcare unesistenza cos ingombrante. Tuttavia, ascoltando la solita canzone jazz al solito Ritrovo dei ferrovieri, Antoine crede di aver trovato la soluzione: scrivere un romanzo. Questo s, potrebbe dare un senso allesistenza: cos magari qualcuno, un giorno, avrebbe potuto leggerlo e pensare a lui. Avrebbe cos vissuto per qualcosa e per qualcuno, riuscendo forse ad accettarsi, anche se soltanto al passato. Il muro, 1939. 1) Il muro. Durante la guerra civile spagnola (1936-1939), quando i Nazionalisti spagnoli di Franco entrarono a Madrid sconfggendo i difensori della Repubblica, Pablo Ibbieta, prigioniero, viene condotto insieme ad altri due uomini in una cella dove viene loro comunicata la fucilazione prevista per lalba il titolo del racconto infatti (anche) un riferimento al muro davanti al quale si schierano i condannati a morte. La notte di attesa tremenda. Senonch viene concesso a Pablo di salvarsi in cambio di alcune informazioni riguardo alla posizione del suo pi infuente compagno Ramn Gris. Dapprima Paul si rifuter di collaborare per poi fornire informazioni false nel tentativo di sviare i nemici. Ironia della sorte: le indicazioni di Paul corrispondono alla realt. Gris viene ucciso e Paul ha salva la vita, almeno per il momento. 40 2) La camera. Eve, la moglie di un uomo divenuto folle, viene spronata dai parenti ad abbandonare il marito in un manicomio, ma non ha il coraggio di decidere il da farsi nella speranza che lamato riacquisti il senno. Sembra quasi desiderare di diventare folle come il marito, separandosi cos da una realt ormai estranea. 3) Erostrato. Paul Hilbert un misantropo. Il suo odio lo porta ad uccidere sei persone a caso, una per ogni pallottola della sua pistola. Si sente onnipotente e proprio come Erostrato, il pastore greco che nel 356 a. C. bruci il tempio di Artemide in Efeso per rimanere impresso nella storia, decide di raggiungere la fama attraverso un gesto eclatante. 4) Intimit. Lul ha un marito impotente, Henry, il che la fa sognare, evadere dal reale, fantasticare su viaggi sensuali con Pierre. Rimarr incagliata nella contraddizione tra lamore carnale, Pierre, e la purezza di Henry, dimenticandosi per di come stanno realmente le cose. 5) Infanzia di un capo. Lucien Fleurier, fglio di un ricco industriale, alla ricerca della sua identit e di un signifcato da dare alla sua esistenza. In una sorta di romanzo di formazione Lucien passer dal cedere alle lusinghe di un poeta pedoflo fno a macchiarsi dellassassino di un ebreo assieme ai suoi amici coinvolti in unorganizzazione fascista. I cammini della libert. Let della ragione, 1945. Mathieu Delarue un trentaquattrenne professore di flosofa costretto a rendersi conto del valore della vita quasi suo malgrado, a causa di avvenimenti imprevisti che gli sconvolgono la quotidianit. La ragazza che frequenta da anni, di cui si sta disinnamorando, gli comunica che aspetta un fglio da lui, avvenimento che avevano sempre cercato devitare; 41 la ricerca dei cinquemila franchi per farla abortire trasciner Mathieu anche al furto (poi rinnegato cercando di restituire i soldi rubati), e lincapacit di scegliere se, invece che perdere il bambino, sposare Marcelle, oppure lasciarla defnitivamente, lo condurr alla stasi, al dover rassegnarsi e vedere gli altri decidere per lui: sar Daniel a chiedere la mano di Marcelle e convincerla a tenere il bambino. Quello di Mathieu un riconoscimento amaro della sua libert, del suo fallimento come uomo proprio perch incapace di darsi una forma, di scegliersi. Il rinvio, 1947. Due mesi dopo lepilogo degli avvenimenti de Let della ragione, Mathieu si ritrova in quella drammatica settimana (dal 23 al 30 settembre 1938) che si conclude con gli Accordi di Monaco. Il titolo rimanda al rinvio della guerra di un anno che questi accordi sanciscono. La prospettiva qui allargata rispetto al precedente romanzo: dal microcosmo interiore di pochi personaggi alla percezione globale di una minaccia che coinvolge tutti. La morte nellanima, 1949. I nazisti hanno occupato Parigi e Mathieu al fronte. Non si trova affatto bene nei panni di soldato, e sa che la guerra anche suo prodotto, conseguenza delle sue azioni: siamo tutti coinvolti, tutti responsabili. A pochi giorni dallarmistizio Mathieu si sceglie come uomo, fnalmente. Diventa eroe, martire della Resistenza. Muore consacrandosi alla libert che perder per sempre. Spara contro i nazisti, assieme ai suoi compagni, resistendo per quindici interminabili minuti: il tempo necessario per morire soddisfatto. 42 SECONDO CAPITOLO. ALBERT CAMUS C UN LIMIT E A T UT T O? Conilsudoredeltuovoltomangeraiilpane; fnchtorneraiallaterra,perchdaessaseistatotrato: polveretuseieinpolveretornerai! Genesi, 3, 19. 1. Sisifo 57 in rivolta. Un mondo che possa essere spiegato, se pure con cattive ragioni, un mondo familiare; ma viceversa, in un universo subitamente spogliato di illusioni e di luci, luomo si sente un estraneo, e tale esilio senza rimedio, perch privato dei ricordi di una patria perduta o della speranza di una terra [57] Sisifo pure vidi, che pene atroci soffriva; / una rupe gigante reggendo con entrambe le braccia. / E puntellandosi con le mani e coi piedi, / la rupe in su spingeva, sul colle: ma quando gi stava / per superare la cima, allora lo travolgeva una forza violenta, / di nuovo al piano rotolando cadeva la rupe maligna. / E lui a spingere ancora tenendosi: scorreva il sudore / colando gi dalle membra; intorno al capo saliva la polvere. Omero, Odissea, XI, vv. 593-599. Sisifo, personaggio della mitologia greca, leggendario fondatore e primo re di Corinto, per aver osato sfdare gli di viene costretto da Zeus a far rotolare un masso su per un altissima rupe, ma nel momento in cui avrebbe raggiunto la cima, il masso sarebbe rotolato gi, cosicch Sisifo avrebbe dovuto ricomin- ciare tutto da capo, in eterno. Camus chiam il suo primo trattato flosofco (anche se egli non si defniva flosofo) Il mito di Sisifo (1942) utilizzando questo personaggio quale simbolo dellassurdit della vita. 43 promessa. Questo divorzio tra luomo e la sua vita, fra lattore e la scena, propriamente il senso dellassurdo. 58
Nasce da qui, per Albert Camus, ogni considerazione sulluomo degna dascolto, da queste parole de Il mito di Sisifo (Le mythe de Sisyphe, 1942). Il confronto tra la disarmante irrazionalit del mondo e il nostro ossessivo desiderio di chiarezza alimenta in noi il sentimento dellassurdo. Inizieremo cos a scorgere lassurdo ovunque e svincolarci dalle nostre convinzioni metafsiche per cogliere la crudezza di una situazione insolvibile. Un uomo divenuto cosciente dellassurdo, legato a questo per sempre. Un uomo senza speranza, e cosciente di esserlo, non appartiene pi allavvenire 59 . Ed suffciente questultima frase che si potrebbe eleggere a manifesto del primo Camus per distogliere lo scrittore da qualsiasi ideologia razionale o teleologica. 60 Eppure qualcosa che ci innalzi e che ci renda resistenti al tremendo confronto, a questo divorzio, deve pur esserci se [58] A. Camus, Le mythe de Sisyphe, Gallimard, Paris 1942; tr. it. Il mito di Sisifo, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 9. [59] Ivi, p. 32. [60] Nel 1934 Camus, ancora in Algeria, dette la sua adesione al Par- tito Comunista, il quale lo destin alla campagna tra gli arabi; e fu a contatto con questo mondo che Camus cominci a convincersi della necessit dun cambiamento. Non chiaro se in seguito agli accordi presi tra il primo ministro francese Pierre Laval e Stalin o ai suc- cessivi incidenti fra lo stesso PC e il Partito del Popolo Algerino di Messali Hadj, ma Camus, gi tra il 35 e il 37, prese le distanze dal partito: da questo momento in poi egli attuer attraverso i suoi scrit- ti una feroce critica del marxismo inteso come flosofa della storia. Limpegno camusiano, dunque, sorpassato il breve sodalizio con gli ideali socialisti, sar impegnato a dimostrar le cause dellimpossibili- t di unadesione al comunismo decostruendo dallinterno le sue fon- damenta concettuali: lo storicismo hegelo-marxista (vedi Lhomme rvolt, Gallimard, Paris 1951; tr. it. Luomo in rivolta, Bompiani, Milano 1994). 44 non ci si vuole inabissare in quel dolce crogiolarsi quotidiano dellunico problema flosofco veramente serio: quello del suicidio 61 . Lungi dalle evasioni proposte dellesistenzialismo, meri suicidi flosofci, offerte devasione, Camus arriver allaccettazione della vita cos com rifutando il suicidio (fsico) e proclamando la rivolta delluomo in una perpetua tensione tra il suo grido e il silenzio del mondo. Gi Il mito di Sisifo preannuncia il tema della rivolta una delle sole posizioni flosofche coerenti la rivolta, che un perpetuo confronto delluomo e della sua oscurit 62 , che per sar sviluppato appieno da Camus soltanto ne Luomo in rivolta (Lhomme rvolt, 1951). La rivolta un no allassurdit della vita e contemporaneamente un s al senso di positivit, di bene, di giustizia col quale luomo accetta lesistenza, la sua fnitudine. qualcosa di ben diverso dalla rivoluzione, movimento con cui luomo Camus dovette far i conti in un mondo logorato dalla minaccia duna terza guerra mondiale. Ogni moto di rivolta delluomo sintomo dellinvocazione di un valore, anche se ci non signifca che ogni valore implichi necessariamente una rivolta, e ogni rivoluzione una sorta di generatore di disvalori. Essa la corruzione della rivolta: il rivoluzionario tradisce la rivolta ponendosi come strumento al suo servizio affnch questa non si estingua in un grido. Egli ne pretende la perpetuit, ne forza il moto. Di certo lopzione per luna o laltra rivolta o rivoluzione determinata da questeffcacia, propria soltanto della seconda. Mentre il gesto del rivoltoso nasce da una difesa della natura umana, procedendo dallesperienza al valore, il rivoluzionario traspone lidea nella concretezza storica, rinunciando a quegli stessi valori per cui combatte; cos facendo, per, la sua rivoluzione non rispetter la natura umana, giacch mira a edifcarne una nuova in un nuovo sviluppo storico. [61] A. Camus, Il mito di Sisifo, cit., p. 7. [62] Ivi, p. 50. 45 evidente come un ridimensionamento del concetto di natura abbia contribuito a plasmare il pensiero politico-sociale del flosofo/scrittore: tra uomo e mondo vige una misura, un equilibrio vitale che devessere salvaguardato affnch non produca, una volta distorto e manipolato dalluomo, effetti catastrofci; ma il comunismo (lideologia su cui tutti, in questo delicato periodo storico, sono costretti a confrontarsi) , al contrario, portatore di dismisura: spezza, dimenticandolo, questequilibrio originario. La credenza in un assoluto irreale non collima con la nostra situazione concreta, costruita su quella relazione tessuta tra noi ed il mondo; lattuazione di tali credenze non pu che forzare la natura umana ad esprimersi in azioni innaturali, contro se stessa. Dunque, foriero duna vera alienazione degli uomini , con buona pace di Marx, il comunismo stesso. 63 [63] Karl Marx (1818-1883), flosofo tedesco teorizzatore del comunismo, sosteneva che luomo contemporaneo alienato (e praticamente costretto a una condizione di schiavo con lunica differenza che era salariato) dal nuo- vo tipo di lavoro sviluppatosi nelle societ industrializzate, dunque il lavoro in fabbrica, e dal relativo sistema produttivo capitalistico che faceva il suo esordio nelle grandi nazione europee dellOttocento (Inghilterra e Francia su tutte). Loperaio non vedeva riconosciuto il prodotto del suo lavoro il quale apparteneva al capitalista e non lavorava per soddisfare i suoi bisogni perso- nali, bens sempre quelli del capitalista. Di qui lalienazione. Lunico modo per liberare luomo da questa condizione sarebbe stata la rivoluzione del proletariato gli operai contro la classe dominante la borghesia. Obietti- vo: il comunismo, societ in cui sarebbe regnato legualitarismo economico, nonch lassenza di classi dirigenti. Tuttavia, nel momento in cui in Russia si cerc di mettere in pratica la teoria marxiana attraverso la rivoluzione del 1917 guidata da Lenin, lagognato equilibrio del sistema comunista sincrin (in particolare dal 1924 in poi con a capo del Partito comunista Stalin): chi non era daccordo con le idee della nuova classe dirigente (il proletariato) venne incarcerato e mandato a lavorare nei gulag (campi di concentramento sovietici). Invece che una societ di eguali si venne delineando unennesima dittatura questa volta paradossalmente dellegualitarismo. Il regime russo si giustifc affermando che per giungere a una societ realmente comuni- sta si sarebbe dovuti passare per un periodo intermedio in cui il proletariato avrebbe dovuto prendere il potere e, in sostanza, educare (anche attraverso 46 Se il rivoltoso, per affrancare il valore invocato dalla sua intima rivolta, costretto ad uccidere, con tale atto disintegrer il valore stesso della solidariet umana che dava calore alla sua rivolta. Il problema principale, per Camus, proprio questo: luso della violenza in politica. Come fare a giustifcare i processi di Mosca degli anni Trenta 64 ? E i campi di concentramento sovietici?
Nella storia considerata come assoluto, la violenza si trova legittimata; come rischio elevato, essa costituisce una frattura nella comunicazione. Deve dunque serbare, per linsorto, il suo carattere di provvisoria effrazione, andar sempre congiunta, se non pu evitarsi, a una responsabilit personale, a un rischio immediato. 65
Dunque, la violenza dei processi non pu trovare alcuna giustifcazione: una violenza al servizio di un fne assoluto, quello del marxismo, del quale si ritiene certa la realizzazione, senza dubbio ordinaria amministrazione, ma se, come afferma Camus, il marxismo non rispecchia la realt umana e naturale, mantenendosi nellutopia, la violenza non potr esser utilizzata per sacrifcare gli altri, ma soltanto se stessi come posta di una lotta per la dignit comune 66 : chi accetta di morire, di pagare vita contro vita, quali che siano le sue negazioni, afferma con la violenza, se necessario) il popolo alla nuova ideologia, che prevedeva le- gualitarismo economico, la statalizzazione di ogni propriet, lateismo, las- senza di violenza. Ci che non prevedeva, ed qui la critica avanzata dai suoi detrattori, era il diritto al dissenso, possibile solo allinterno di un sistema de- mocrazia. La rivoluzione dOttobre, invece, si trasform in un totalitarismo. Ecco perch Camus, riferendosi al marxismo, e soprattutto al comunismo reale, parla di dismisura e alienazione: un uomo che non pu pensare con la sua testa , per forza di cose, un uomo alienato. [64] Tra il 1936 e il 1938 furono giudicati, per una serie di presunti reati antisovietici, membri di spicco del Pcus (Partito Comunista dellUnione So- vietica). Furono quasi tutti condannati a morte e giustiziati. [65] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 318. [66] Ivi, p. 319. 47 ci un valore che lo trascende in quanto individuo storico 67 . Ma la rivolta deve poggiare sul reale per raggiungere, in uninevitabile lotta, la verit; si fa fautrice del vero realismo 68
e non deve cadere nellutopia delle rivoluzioni del XX secolo che dallassoluto pretendono riconfgurare il reale. Il valore emerso dalla rivolta si fa portavoce della fnitudine cosciente duna dignit umana che devessere preservata e difesa. E cos questo valore diverr misura. Esiste dunque un limite oltre il quale ogni impresa umana si tramuta nel suo contrario. Perci rivolta e rivoluzione devono essere ognuna limite dellaltra, giacch la rivoluzione ha bisogno, per rifutare il terrore organizzato e la polizia, di custodire intatto il principio di rivolta che le ha dato origine, come la rivolta stessa necessita di uno sviluppo rivoluzionario per trovare un corpo e una verit. 69
Queste le due facce della dialettica rivolta-rivoluzione. come se Camus affdasse la purezza delle intenzioni alla rivolta e la concretezza di queste, trasformate in fatti, alla rivoluzione. Il problema sta nel saper mantenere intatte le intenzioni nel passaggio tra rivolta e rivoluzione, e quindi nel non oltrepassare il limite oltre al quale le intenzioni verrebbero negate. La rivoluzione, per come stata interpretata dal comunismo 70 , oltrepassa il limite e non tiene fede ai suoi ideali iniziali, quelli della rivolta, quelli che vedono luomo lessere supremo per luomo, che inneggiano a un egalitarismo totale. Ma attuando la [67] Ivi, p. 192. [68] Ivi, p. 325. [69] A. Camus, A. Camus, Dfense de LHomme revolt, in Essais, Gallimard, Paris 1965; tr. it. Difesa de LUomo in rivolta, in Estate e altri saggi solari, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 176. [70] Camus spiega come questa contraddizione sia un problema comune a tutte le rivoluzioni compiute dalluomo. 48 violenza in politica e i processi di Mosca 71 ne sono un chiaro esempio sintacca la dignit umana, quella rivendicata dagli ideali della rivolta. Questa contraddizione pu rintracciarsi nella dottrina marxista, la quale giustifca la violenza nei casi limite per il raggiungimento dello stadio ultimo della storia. 72
Non possibile, insiste Camus, instaurare il regno della libert per mezzo della violenza. Non sarebbe possibile nemmeno se questultima fosse necessaria al raggiungimento duna societ dove essa stessa troverebbe la sua fne; il problema, comunque, non sussiste, poich Camus non pu sostenere una flosofa della storia. La storia non segue un corso razionale, non dovr dispiegarsi in un ultimo stadio idilliaco. Questo , peraltro, quello che Camus pensava stesse dimostrando il comunismo stesso attraverso il suo fallimento. Ma egli, spesso accusato di non sapersi svincolare da posizioni astratte, cercher di analizzare anche nel concreto i fatti storici che portarono a questo sconftta. Alla fne dellOttocento e ai primi del Novecento, il movimento rivoluzionario ha vissuto come i primi cristiani, nellattesa della fne del mondo e della parusia del Cristo proletario 73 . Ma la parusia 74 non avvenne mai. Camus individua le cause del fallimento della profezia marxista, in primis, nellinfondatezza della sua flosofa della storia, ma [71] Vedi nota 64. [72] Lungi dallessere una giustifcazione di tipo morale, il marxismo am- mette luso della violenza rivoluzionaria quale unico metodo per sovvertire il potere della classe dominante (la borghesia). Una volta passato il periodo di transizione in cui il proletariato sarebbe dovuto rimanere al potere per con- solidare le conquiste della rivoluzione, si sarebbe potuto istituire la nuova societ comunista che corrisponde allo stadio ultimo della storia nella quale sarebbe scomparso, perch non pi necessario, ogni tipo di violenza. [73] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 231. [74] La parusia (che signifca presenza, intesa in generale come presenza del divino) nella teologia cristiana indica il ritorno di Ges sulla terra il gior- no del Giudizio universale. 49 pi concretamente nellevoluzione economica, non prevista da Marx, del mondo contemporaneo; essa stessa smentisce una serie di postulati del flosofo: capitale e proletariato sono stati ugualmente infedeli a Marx 75 . Lintroduzione della societ per azioni alter le dinamiche capitalistiche di fne Ottocento, che invece di accentrarsi, permisero il nascere di una nuova categoria di piccoli proprietari. Intorno alle grandi imprese proliferarono un gran numero di piccole manifatture: i piccoli industriali formano uno strato sociale intermedio che complica lo schema immaginato da Marx 76 . Oltre a tutto ci Marx ignor anche il fenomeno nascente del nazionalismo; le barriere non caddero grazie ai commerci e alla stessa proletarizzazione: la lotta della nazionalit si rivelata almeno altrettanto importante, per spiegare la storia, della lotta di classe 77 . Per di pi la classe proletaria non si accrebbe indefnitamente grazie alla produzione industriale che, oltre ad aumentare in misura la classe media, permise laffrancamento del nuovo strato sociale dei tecnici. La produttivit sviluppata in proporzioni smisurate indusse allinevitabile divisione del lavoro, che il flosofo tedesco pensava potesse evitarsi. La missione cui Marx insign il proletariato non pot dunque incarnarsi nella storia, giacch la storia stessa dimostr di non essere quella profetizzata da Marx. Senza il riconoscimento di un limite invalicabile, garante duna misura, oltre il quale latto dimentica le sue radici per tramutarsi nel suo pericoloso opposto, il determinismo comunista, con la sua logica assoluta, andr avanti a disseminare diseguaglianza e terrore proclamando i valori delluguaglianza e della pace. La misura camusiana sar dunque una misura democratica. Legualitarismo politico democratico pone il problema delluguaglianza totale dei cittadini di fronte allo stato non [75] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 233. [76] Ibidem. [77] Ibidem. 50 eleggendo un egualitarismo economico come meta fnale (intento comunista), seppur ritenendo anchesso fondamentale quale parte integrante dellegualitarismo completo. 2. La felice stanchezza di un giorno di nozze con il mondo. Il presentimento, materializzatosi in certezza a seguito delle atrocit del XX secolo, della frattura tra uomo e natura (ormai intesa come mero oggetto a nostra infnita disposizione), turba lanimo del franco-algerino; la necessit che lo spinge a dichiarare una guerra senzarmi alla societ matricida scaturisce dai fatti del suo secolo. Se solo fosse rimasto nella sua povert, senza badare agli altri, senza preoccuparsi di cosa ci sia fuori, sarebbe rimasto felice come quando allinfuori del sole, dei baci e dei profumi selvaggi, tutto [gli] sembra[va] futile 78 . Ma, una volta cosciente della realt storica, Camus, tradito dagli uomini istitutori dun regno antinaturale, avverte lesigenza di proporre un antidoto al mondo la natura si esprime sui volti di tutti, ma bisogna ridestarne la coscienza. La conquista della flosofa dello scadere del XIX secolo, linsegnamento pi importante lasciatoci da Friedrich Nietzsche, la fedelt alla terra 79 il non cedere alle lusinghe delle religioni, non credere in una vita dopo la morte a scapito di questa , fu probabilmente avvertito come lennesimo delirio del folle venuto troppo presto. 80 Daltronde Nietzsche [78] A. Camus, Noces, Gallimard, Paris 1938; tr. it. Nozze, in Estate e altri saggi solari, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 4. [79] Nietzsche per bocca di Zarathustra ammonisce: rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speran- ze!. F. W. Nietzsche, Also sprach Zarathustra. Ein Buch fr Alle und Keinen (1883-85), Insel, Frankfurt 2000; tr. it. Cos Parl Zarathu- stra, Adelphi, Milano 2008, cit., p. 6. [80] Riportiamo qui laforisma 125 (Luomo folle) de La gaia scienza in cui racchiuso in nuce il fulcro della flosofa nietzscheana: Avete 51 stesso sapeva della portata catastrofca delle sue affermazioni: sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: Cerco Dio! Cerco Dio!. E poich proprio l si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscit grandi risa. E forse perduto? disse uno. Si perduto come un bambino? fece un altro. Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si imbarcato? emi- grato? gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balz in mezzo a loro e li trapass con i suoi sguardi: Dove se n andato Dio? grid ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fno allultima goccia? Chi ci dette la spugna per strusciar via lintero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov che si muove ora? Dov che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non il nostro un eterno precipitare? E allindietro, di fanco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infnito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si fatto pi freddo? Non seguita a venire notte, sempre pi notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Del- lo strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non futiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli di si decompongono! Dio morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di pi sacro e di pi possente il mondo possedeva fno ad oggi, si dissanguato sotto i nostri coltelli; chi deterger da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giuochi sacri dovremo noi inventare? Non troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare di, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai unazione pi grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparter- ranno, in virt di questa azione, ad una storia pi alta di quanto mai siano state tutte le storie fno ad oggi!. A questo punt il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anchessi ta- cevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gett a terra la sua lanter- na che and in frantumi e si spense. Vengo troppo presto prosegu 52 luomo contemporaneo non avrebbe voluto sobbarcarsi il peso infame della sua misera nobilt, incredibile responsabilit; necessitava dun alibi; preferiva guardare il cielo o attendere nella pi iniqua servit la giustizia della fne della storia. Nietzsche, il profeta della terra, ci aveva avvertito del pericolo; grazie a lui non avremmo pi dovuto incorrere nella tentazione di camminare con la testa rivolta troppo allins o troppo in l rispetto ai nostri piedi. Se la religione esorta luomo a cercar di svincolarsi dalla materia corrotta per abbandonarsi alla grazia di Dio, alla speranza, lo storicismo, la flosofa della storia di Hegel e Marx 81 , sprona a unambigua devozione nei confronti non ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non ancora arrivato fno alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perch siano vedute e ascoltate. Questazione ancor sempre pi lontana da loro delle pi lontane costellazioni: ep- pure son loro che lhanno compiuta!. Si racconta ancora che luomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?. F. W. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125, tr. it. di F. Masini, in Opere di F. Nietzsche, Adelphi 1967, vol. V, tomo 2, pp. 129-130. [81] Secondo Camus, Marx fece suo lo storicismo hegeliano quindi la Storia come Assoluto attualizzando la dialettica signoria-servi- t (introdotta da Hegel ne La fenomenologia dello spirito). Eccola in sintesi: per riconoscersi luomo deve negare. Lautocoscienza potr affermarsi soltanto contrapponendosi a ci che altro da s. Il distin- guersi dellautocoscienza delluomo dal mondo naturale consiste nel desiderio lappetito che egli solamente pu nutrire nei confronti del mondo; e per essere, lautocoscienza, deve necessariamente sod- disfarsi nellappagamento di questo desiderio. Dunque agir solo per appagarsi, e negando ci di cui si appaga. Sar negazione, distruzio- 53 della storia, alla convinzione assoluta che presto verr il tempo della resa dei conti. Dunque, i devoti e gli sfruttati saranno ne. E tuttavia lunico modo dato alluomo di appagarsi veramente risiede nel riconoscimento di unaltra autocoscienza, giacch distrug- gere un oggetto senza coscienza proprio anche dellanimale. Solo nella societ riceviamo il valore umano degno dappagamento. Qui si istaurer una feroce lotta tesa al completo riconoscimento di tutti con tutti, e il desiderio di questo riconoscimento non potr che cessare quando tutti si saranno riconosciuti con tutti, e quindi alla fne della storia. In questo processo di riconoscimento, ci che pu distinguerci dalla- nimale accettare e volere la morte. Ogni coscienza, per essere, ormai vuole la morte dellaltro, ma la contraddizione e lassurdit di questa lotta non lasciano scampo: annientando laltro non si ottiene nessun riconoscimento, perch laltro non pi. E dunque proprio qui che si inseriscono le fgure del signore e dello schiavo. Hegel ci dice che fn dallorigine sono dati due tipi diversi di coscienza, il che permette di uscire dallaporia sopra citata. Una di queste due coscienze, quella dello schiavo, non ha il coraggio di rinunciare alla vita e accetta cos di riconoscere laltra coscienza, quella del signore, senza per essere da questultima riconosciuta. Questautonomia del signore tuttavia sar soltanto negativa, giacch, essendo riconosciuta da una coscien- za della quale egli non ne riconosce lautonomia, non pu esser paga fno in fondo. Il signore non serve a nullaltro, nella storia, che a su- scitare la coscienza servile, la sola appunto che crei la storia. Infatti lo schiavo non vincolato dalla propria condizione, vuole mutarla (A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 158.). La storia dunque sidentifca con la storia del lavoro e della rivolta. Non ci si stupir che da questa dialettica, il marxismo-leninismo abbia tratto lideale contemporaneo del soldato-operaio (Ibidem.). Ed ecco dunque svelata per Camus leredit di Hegel fatta propria da Marx e dai rivoluzionari marxisti contemporanei. Lintento di questi sar instituire lo Stato Assoluto, lultimo stadio della storia, nel quale seguendo linsegnamento he- geliano lo spirito del mondo si rifetter infne in se stesso nel rico- noscimento reciproco di ognuno da parte di tutti e nella conciliazione universale di tutto ci che stato sotto il sole (Ivi, p. 159). 54 premiati, i pagani e gli sfruttatori castigati. Ma il corpo ignora la speranza direbbe Camus parafrasando il suo modello antimetafsico Nietzsche, esso non conosce che il pulsare del sangue 82 . Nietzsche voleva dirci questo: non si pu negare lunica realt possibile a favore di qualcosa di irreale, che ci snatura, e, a dispetto di quel che sostengono i credenti delle fedi sopracitate, rende ancor pi infma lesistenza delluomo. Non chiede lennesimo sforzo dautopersuasione per abdicare la ragione e saltare nelle braccia dun nuovo dio, ma di ritrovare noi stessi; ci siamo perduti ed il momento di imparare la strada per non perderci pi, perch non ci si pu perdere rimanendo fedeli a ci che si . 2.1. Mediterraneo. Per introdurre la cultura del limite e della misura camusiana, ancora necessario il confronto col pensiero nietzscheano. Ne La Nascita della Tragedia (1872) Nietzsche illustra quel che confuir in una vera e propria rivoluzione flosofca ed estetica la reinterpretazione della grecit volta ad una profonda critica della cultura contemporanea. Limmagine della grecit di cui si nutre fno ai giorni nostri la tradizione europea dominata dallidea di armonia, bellezza, equilibrio e misura 83 . Ma questa, per Nietzsche, non la Grecia ma soltanto lAtene del V secolo a. C., riguardante solo un certo genere di prodotti artistici: larchitettura e la scultura. Fu il cristianesimo a fssare lantichit nei suoi tratti classici, secondo Nietzsche gi esemplifcativi di decadenza e ascrivibili alla traiettoria nichilistica della storia, giacch non pi appartenenti ad un movimento pienamente vitale. Opposta a questa tendenza [82] A. Camus, Nozze, cit., p. 30. [83] Equilibrio e misura in questa accezione non paragonabili agli stessi ter- mini proposti da Camus. 55 apollinea dellarmonia e della misura classica sono i miti tragici e la diffusione dei culti orgiastici e misterici, i quali ci rimandano a unidea diversa di grecit, a un suo necessario ridimensionamento, mostrandoci laltro fuoco che vive in essa: il sentimento dionisiaco. qui che racchiuso il cosiddetto pessimismo greco, il meglio non essere nati recitato dai poeti arcaici e il relativo bisogno delluomo di entrare in contatto con le recondite forze della natura, come a suggellare un rapporto originario unico in grado di salvarlo dalla sofferenza della vita, dal suo incrollabile mistero. Liberare gli istinti repressi da uningombrante umanit, avvicinarsi al divino per sentirsi parti integranti dellequilibrio cosmico, sono gli imperativi di chi si lascia guidare da Dioniso. Apollineo e dionisiaco rappresentano dunque una dualit che caratterizza profondamente lanima greca. Il mondo degli di olimpici, il mondo del sogno, quello prodotto dallimpulso apollineo, mentre lesperienza del caos, dellebbrezza, frutto del dionisiaco. Questi due aspetti sono anzitutto un rapporto di forze che trova dimora nellintimit del singolo. Per Nietzsche tutta la cultura umana frutto del gioco di questi due impulsi. La pi grande manifestazione di questo gioco la si scorge nella tragedia attica: il dramma la rappresentazione apollinea sensibile di conoscenze e moti dionisiaci 84 . Il prodotto artistico dellimpulso dionisiaco, per Nietzsche, la musica; ed proprio dalla musica che avrebbe origine la tragedia. Ma non tutta la tradizione tragediografa manterr questi connotati: fu Euripide a porre fne a questequilibrio trasformando il mito tragico in un susseguirsi di vicende razionalmente concatenate e realistiche. E Nietzsche ci spiega anche il motivo per cui il tragediografo sent lesigenza di privilegiare lapollineo a scapito del dionisiaco: il suo realismo non altro che la conseguenza dellottimismo teoretico [84] F. W. Nietzsche, Die Geburt der Tragdie aus Dem Geiste der Musik (1872), Cambridge University Press, 2010; tr. it. La Nascita della Tragedia, Adelphi, Milano 1994, cit., p. 61. 56 proposto da Socrate: ci che merita di essere rappresentato sulla scena appunto la struttura razionale della vita. Apollo, come divinit etica, esige dai suoi la misura e, per poterla osservare, la conoscenza di s. E cos, accanto alla necessit estetica della bellezza, si fa valere lesigenza del conosci te stesso e del non troppo, mentre lesaltazione di s e leccesso furono considerarti i veri demoni ostili della sfera non apollinea, quindi qualit dellepoca preapollinea, dellet titanica, e del mondo extra apollineo, cio del mondo barbarico. 85
Se esiste una struttura razionale delluniverso, come Socrate e tutta la successiva flosofa classica ci insegnano, allora il tragico non ha pi senso. Alluomo corrotto da Socrate ora serve qualcosa che possa rendergli tollerabile il caos della vita, unesasperata rassicurazione metafsica cercata nelle essenze, sintomo, per Nietzsche, duna cultura decadente, quella che innester il processo del nichilismo europeo. Ed qui che si innesta il pensiero camusiano, proprio in questa perdita del sentimento vitale che legava luomo della Grecia arcaica alla natura. Sulla scorta di Nietzsche 86 , Camus identifca la mancanza di equilibrio vitale delluomo, arrivata intatta sino a noi attraverso le rivendicazioni di religioni e ideologie, in questo sbilanciamento verso il polo della ragione soffocatrice degli istinti, ossia nella vittoria dellapollineo sul dionisiaco. 87 Anche per Camus sono stati proprio i greci arcaici, [85] F. W. Nietzsche, La Nascita della Tragedia, cit., p. 37. [86] Si racconta che Camus portasse sempre con s, nella sua borsa, una co- pia de La gaia scienza di Nietzsche regalatagli dal suo insegnate di flosofa Jean Grenier, nel 1933, quando ancora viveva in Algeria. Venne poi ritrovata tra gli oggetti che lo scrittore aveva con s il giorno in cui si schiant in auto (era il 4 gennaio 1960). [87] Non si pu per affermare che Camus riconduca questo disequilibrio vitale a Socrate (come invece fa Nietzsche), forse pi a Platone. Infatti, per capire a fondo il concetto di limite camusiano, dobbiamo tornare al santuario 57 preapolinnei, o meglio ancora quei greci che seppero trovare un accordo tra Apollo e Dioniso, a concepire un pensiero che rendesse possibile un modo autenticamente umano di abitare la terra, che, s, convivesse con la presenza degli di, ma senza confondere umano e divino, senza rubare alluomo la gioia dei sensi solo perch portatori di inganni e confitti in defnitiva la vita questa, non pu (non deve) essere repressa. Sono stati loro ad inventare il Mediterraneo, inteso come la ricerca della misura, il fecondo equilibrio tra ragione e natura. Il cedere delluomo alle lusinghe duna fnalit, duna razionalit, religiosa o storicista che sia, lo ha indebolito e condotto allo smarrimento. Camus identifca questo momento di mistifcazione come limporsi della storia sulla natura: [Nella storia] si compiono venti secoli di vana lotta contro la natura in nome di un dio storico dapprima, e poi della storia divinizzata. Senza dubbio, il cristianesimo non ha potuto conquistare la propria cattolicit 88 se non assimilando di Apollo a Delf, sulla cui facciata era scritto conosci te stesso assieme alla precisazione nulla di troppo (quelli che poi diverranno i motti della flosofa socratica). Conoscere se stessi, infatti, non signifca altro che conoscere i pro- pri limiti, sapere fn quanto ci si pu sporgere dal precipizio senza rischiare di cadere. Platone narra che Socrate durante i simposi bevesse tantissimo, tanto quanto gli altri commensali; ma mentre questi si ubriacavano, egli rimaneva lucido, perch sapeva di non aver ancora raggiunto il suo limite, di poter ben sopportare tutto quel vino. Conoscere e accettare i propri limiti, renderli mi- sura della vita, non dunque un mortifcare la carne o lo spirito, abbandonare sensi e piaceri, anzi, saperli vivere al meglio, pienamente, in tutte le loro possibilit di espressione autentica. [88] Camus ci dice che lincontro del cristianesimo, inizialmente dottrina chiusa che ignorava le concessioni, con la cultura mediterranea, diede inizio ad una nuova dottrina: il cattolicesimo. Questa nuova flosofa ebbe modo di abbellirsi e rifnirsi adattandosi alluomo. E fu ancora un mediterraneo, Francesco dAssisi, a far del cristianesimo interiore e tormentato un inno alla natura e alla semplicit. Inoltre Camus sostiene che il solo tentativo di sepa- rare dal mondo il cristianesimo fu opera dun nordico, Lutero, che col Prote- stantesimo strapp il cattolicesimo dal Mediterraneo. Su questo tema vedi il 58 quanto poteva del pensiero greco. Ma sperperata la sua eredit mediterranea, la Chiesa ha messo laccento sulla storia a detrimento della natura, ha fatto trionfare il gotico sul romanico e, distruggendo in se stessa un limite, ha sempre pi rivendicato la potenza temporale e il dinamismo storico. 89
Da queste parole emergono due termini chiave del pensiero camusiano: limite e Mediterraneo. questo limite, garante duna misura, eredit della cultura mediterranea, loggetto di rivendicazione del flosofo. Ma la misura di cui egli parla non ha niente a che vedere con larmonia apollinea, ordine illusorio, usurpatrice del gioco vitale reale che lega luomo, perenne Anteo, alla natura, premurosa madre. Il concetto di misura di Camus senzaltro pi affne allarmonia nietzscheana tra razionale e irrazionale, apollineo e dionisiaco. La misura nasce dalla rivolta dellistinto represso e non pu viversi che per suo tramite. costante confitto, perpetuamente suscitato e signoreggiato dallintelligenza. Non trionfa dellimpossibile n dellabisso. Qualunque cosa facciamo, la dismisura serber sempre il suo posto entro il cuore delluomo, nel luogo della solitudine. 90
Necessario alla misura il confronto con la dismisura: un limite esiste solo se pu esser superato; sta poi alluomo scegliere. Evidente che optando per una vita senza misura, senza limiti, lunico traguardo raggiungibile la mistifcazione della natura, della nostra natura di uomini, a favore del trionfo dellipostatizzazione dellirreale che ci domina e manovra dallalto in realt siamo noi che ci autoreprimiamo , e delle saggio camusiano La culture indigne. La nouvelle culture mditerranenne, in Jeune Mditerrane, aprile 1937, 1, in Essais, Gallimard, Paris 1965; tr. it. possibile una nuova cultura mediterranea?, in Estate e altri saggi solari, Bompiani, Milano 2010. [89] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 327. [90] Ivi, p. 329. 59 teleologie 91 , ideologie 92 e religioni 93 che allontanano luomo dalla realt sostituendola con illusioni e armonie che per si scontrano coi bisogni primariamente umani. Il limite da non superare, in questo caso, corrisponde alla stessa possibilit di una vita piena, fatta dellaccordo tra ragione e sentimento, libert di capire (e sognare) e necessit di vivere coi mezzi di cui siamo a disposizione. Superando il limite, da una parte o dallaltra, alteriamo questa misura originaria, il tutto a nostro svantaggio. Perch la misura camusiana quellunico sentimento che ci permette di mantenere lautenticit del rapporto vitale con la natura, di capire noi stessi e trovare le nostre radici sepolte. Luomo del XX secolo, evidentemente, non stato fedele a se stesso: tutti portiamo in noi il nostro ergastolo, i nostri delitti e le nostre devastazioni. Ma il nostro compito non quello di scatenarli attraverso il mondo; sta nel combatterli in noi e negli altri 94 . [91] Quelle dottrine improntate su uno scopo di futura e sicura realizza- zione, cui tutto dipende. Il cristianesimo, ad esempio, una teleologia (dal greco tlos, scopo e lgos, discorso, pensiero), poich interpreta lesistenza umana come momentaneo passaggio sulla terra in attesa della fne dei tempi e dellinizio della vera vita accanto a Dio, o della dannazione eterna. Anche lhegelismo e il marxismo sono teleologie (o meglio flosofe della storia): vedi nota 81. [92] Come ad esempio il marxismo, ma anche il fascismo e ogni altro tipo di sistema di idee totalitario che non ammette critiche. [93] Stiamo parlando, nella fattispecie, del cristianesimo. Nietzsche e Ca- mus, pensatori occidentali, vennero cos educati e vissero personalmente solo questa religione. [94] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 329. 60 2.2. La felicit del suolo. Nozze a Tipasa (Noces Tipasa), la prima confessione della raccolta camusiana Nozze (Noces, 1939), si apre a una visione panteistica dun paesaggio mediterraneo in cui confuiscono in assoluta armonia storia, natura e mito. In questo luogo simbolico, quasi magico, i resti della civilt perduta le rovine romane portate alla luce dagli scavi appaiono in perfetta simbiosi con la bellezza della natura: In primavera, Tipasa abitata dagli dei e gli dei parlano nel sole e nellodore degli assenzi, nel mare corazzato dargento, nel cielo dun blu crudo, fra le rovine coperte di fori e nelle grosse bolle di luce, fra i mucchi di pietre. 95
Dalla fertilit e brillantezza della natura scaturisce quella ricchezza di sensazioni e impressioni che conducono luomo, immerso in quei luoghi, allestasi, allappagamento di tutti i desideri di corpo e anima. Questintensit di vita, questa pienezza, si rifette nelle numerose metafore che Camus utilizza per rendere tangibile la sensualit e la semplice grandezza dei momenti narrati. Con il fragoroso sospirare del mondo e la descrizione dellacqua marina che scorre sul suo corpo, Camus proietta il lettore in unatmosfera dubriachezza sensuale pronta a celebrare la festa pagana del corpo. Qui lessere si realizza completamente nellesaltazione della vita, lontano dal bisogno di signifcato e unit. Mediatore, il corpo si apre allesperienza e alliniziazione spirituale, a una sorta dilluminazione di carattere (quasi) mistico. Questa felicit, dunque, non va cercata fra gli uomini, ma la si incontra nel momento in cui si vive in perfetta assonanza con la natura che ci circonda. Le parole di Camus, che ci narrano della sua stessa esperienza, sono certamente le migliori per rievocare questo sentimento: [95] A. Camus, Nozze, cit., p. 3. 61 Mare, campagna, silenzio, profumi di questa terra, mi riempivo di una vita odorosa e mordevo nel frutto gi dorato del mondo, turbato di sentire il suo succo dolce e forte colare lungo le mie labbra. No, non ero io che contavo, n il mondo, ma soltanto laccordo e il silenzio che fra il mondo e me faceva nascere lamore. 96
Questa lunica felicit possibile per Camus, lamore pi grande che possa travolgerci. Solo nel matrimonio tra uomo e natura pu celarsi la nostra realizzazione. Sentire i propri legami con una terra, il proprio amore per alcuni uomini, sapere che c sempre un luogo in cui il cuore trover la sua armonia, ecco gi molte certezze per una sola vita umana 97 . E come si evince da questultima frase, la felicit, oltre che realizzazione, punto di partenza; gi insita in noi, per nostra stessa natura. Il compito delluomo riconoscerla, e di qui la sua realizzazione. La felicit, per Camus, prorompe dallaccettare con naturalezza la trasparenza, limmediatezza delle cose, senza cercare di assegnarne forzatamente un signifcato. Solo in questo modo potremo trovar noi stessi in questo mondo sfuggente e inafferrabile. La capacit di meravigliarsi per il mondo e godere dei momenti pi semplici e naturali, che luomo contemporaneo sorvola puntando lo sguardo oltre, alla ricerca dun fne esterno, lunica che ci permette di superare la sofferenza e la frustrazione quella sensazione derivante dallassurdo di cui sono costituiti i nostri pensieri in relazione al mondo. Ne Lestate a Algeri (Let Alger, terzo saggio di Nozze) Camus, con la descrizione di Algeri e degli algerini, celebra la lode alla gioia semplice, che quella del vivere nel presente in piena armonia con la natura. La patria dellanima di cui parla Camus non si trova in un altro mondo o in una dimensione metafsica, ma, sempre seguendo le orme di Nietzsche, in questa stessa realt terrena. Contro le astrazioni denigratorie [96] Ivi, p. 9. [97] Ivi, p. 25. 62 della natura, promulgate nel corso dei secoli dallambizione assolutistica e sovraterrena delluomo, Camus ne Lestate a Algeri dice: Imparo che non esiste felicit sovrumana, n eternit fuori della curva dei giorni. Questi beni irrisori ed essenziali, queste verit relative sono le sole che mi commuovano. Le altre, le verit ideali, non ho abbastanza anima per capirle. Non che sia necessario esser bestia, ma non trovo senso nella felicit degli angeli. 98
il secondo saggio, Il vento a Djemila (Le vent Djmila), che per mezzo della suggestione duna citt attraversata dal vento evoca a Camus una meditazione sulla morte. Djmila un altro villaggio della costa algerina particolarmente caro a Camus, sul quale, come per Tipasa, sorgono rovine romane testimoni di un glorioso passato; resti che si innestano perfettamente nella conformazione del paesaggio creando unarmonia inebriante per i sensi di quelluomo ancora in grado di meravigliarsi. Anche qui vi spazio per la celebrazione della simbiosi tra uomo e natura: Il vento mi foggiava a immagine dellardente nudit che mi era intorno. E, pietra fra le pietre, la sua stretta fugace mi dava la solitudine duna colonna o dun olivo nel cielo destate Ben presto, sparso ai quattro angoli del mondo, dimentico, dimenticato da me stesso, io sono questo vento e, nel vento, queste colonne e questo arco, queste pietre che sanno di caldo e queste montagne pallide intorno alla citt deserta. 99
Creare delle morti coscienti 100 il desiderio camusiano che emerge da questo saggio, in modo da diminuire la distanza che ci separa dal mondo, e entrare senza gioia nel compimento, coscienti delle immagini che esaltano un mondo [98] Ivi, pp. 25-26. [99] Ivi, pp. 12-13. [100] Ivi, p. 16. 63 perduto per sempre 101 . Lebbrezza di vita di Camus acquista ancor pi potenza nel momento in cui egli si fa cosciente della sua fnitezza, delleffmerit di questunica vita terrena. Cos luomo, spogliato da false aspettative ultraterrene, potr sposare la natura e fnalmente ritrovare la felicit. Una felicit fnita e fugace per il singolo individuo ed eterna, o perlomeno lunga quanto la vita della nostra specie, per lumanit. Infne, nellultimo saggio Il deserto (Le dsert) questa volta ambientato in Toscana , Camus ripercorre tutti i temi trattati nei tre saggi precedenti alludendo in termini espliciti alla fedelt alla terra proclamata da Nietzsche: Firenze! Uno dei pochi luoghi dEuropa in cui ho capito che nel cuore della mia rivolta dormiva un consenso. Nel suo cielo misto di lacrime e di sole imparavo a dire di s alla terra e a ardere nella famma cupa delle sue feste Come consacrare laccordo dellamore e della rivolta? La terra! 102
Con queste parole viene suggellato lequilibrio tanto agognato dalluomo camusiano: quel sottile equilibrio tra lamore, che potremmo identifcare con lapollineo, e la rivolta allassurdo, il dionisiaco. Il tema delle nozze uomo-natura, cos sentito e amato dal romanziere flosofo, trova spazio in gran parte della sua produzione letteraria. E cos nel romanzo che lo port alla ribalta nel 42, Lo straniero (Ltranger), si hanno continue allusioni ai luoghi della costa algerina, allo splendore e al calore del sole, ai bagliori dei raggi solari rifessi dal mare, alla spiaggia infuocata, agli odori inebrianti. Tuttavia nel passaggio tra Nozze e Lo straniero sembra che Camus si lasci momentaneamente alle spalle il suo radiante ottimismo per affrontare pi da vicino la tragicit e assurdit dellesistenza. Un ritorno allottimismo, alla possibilit dun equilibrio vitale, anche se con caratteristiche diverse, [101] Ibidem. [102] Ivi, p. 39. 64 sopravverr solo col completamento del suo percorso flosofco: la consapevolezza del valore della rivolta de Luomo in rivolta. Ma Lo straniero non si dimentica affatto del rapporto vitale tra uomo e natura; esso rimane sempre sulla scena, a tratti da antagonista, tentatore che incrina lequilibrio naturale e trascina gli avvenimenti nel tragico: Tutto quel calore pesava sopra di me e contrastava il mio andare Mi tendevo tutto per vincere il sole e quella ubriachezza opaca che esso riversava su di me. A ogni sciabolata di luce sprizzata dalla sabbia, da una conchiglia candida o da un frammento di vetro, mi si contraevano le mascelle. 103
La conclusione di questo disaccordo tra il protagonista Meursault e la natura (ostile) che lo avvolge saranno i quattro colpi di pistola riversati sul corpo inerte del marocchino disteso sulla spiaggia: Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dellimpugnatura e l, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto lequilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. 104 E poi il processo, ladattamento alla vita della prigione, e infne la non rassegnazione e la scoperta duna nuova esistenza. S, perch in prigione Meursault ritrover la quiete trasformando il suo inconscio sentimento dellassurdo in rabbia contro il cappellano 105 che avrebbe voluto salvargli lanima. [103] A. Camus, Ltranger, Gallimard, Paris 1942; tr. it. Lo straniero, Bom- piani, Milano 2010, cit., p. 73. [104] Ivi, pp. 75-76. [105] Riferimento alle speranze offerte dalla religione. 65 Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo cos simile a me, fnalmente cos fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. 106
Questa dolce indifferenza del mondo il silenzio avvilente che caratterizza il nostro sentimento dellassurdo, che si contrappone alle nostre domande gridate contro un cielo insensibile; e di qui la rivolta tesa alla rivendicazione della nostra dignit, la quale verr riconosciuta soltanto nella compenetrazione tra uomo e natura, nel tacito accordo fra i due. Camus, tramite il simbolo letterario di Meursault, riduce le bestialit del XX secolo a questo essenziale disaccordo tra uomo contemporaneo e natura e a quellimporsi di principi irreali che snaturano ci che di naturale, per defnizione, esige luomo nella ricerca della felicit. come se la forza di gravit ad ogni nostro movimento, consapevole o no, sannullasse per permetterci la libert di vivere il mondo in una sorta di tensione atmosferica. Le ambiguit permangono e se non fosse cos, se defnissimo un concetto stabile di natura, ne elimineremmo seduta stante il carattere dinamico, evolutivo, ossia ci che pi la contraddistingue. Quel che ci rimane questa certezza nellambiguit. La certezza che se non possiamo far a meno di rifettere sulle cose, essendo animali rifessivi, dobbiamo almeno ammettere che la natura, il nostro suolo, si trova al di l dogni rifessione essendo ci che ci permette di concretizzarla. Lappello di Camus, se vogliamo estenderlo alla prassi, alla quotidianit, spinge alla meditazione sulla nostra condizione umana, alla salvaguardia della nostra dignit attraverso un pesato interscambio con lambiente. [106] A. Camus, Lo straniero, cit., pp. 149-150. 66 3. Assurda libert. Se per Camus la dialettica uomo-natura appare inscindibile lessere umano natura, elemento tra gli elementi, in equilibrio nel e col mondo , tuttavia nel momento in cui luomo scorge nei suoi gesti la minaccia dellassurdo, questo equilibrio originario sembra sgretolarsi. La ragione dello smarrimento legata allo scarto che intercorre tra il bisogno insoddisfatto di risposte e il silenzio frustrante delluniverso. Se fossi albero tra gli alberi o gatto tra gli animali, questa vita avrebbe un senso o piuttosto questo problema non sussisterebbe, perch farei parte del mondo. Io sarei quel mondo, al quale mi oppongo ora con tutta la mia coscienza e con tutta la mia esigenza di familiarit. 107
Dunque il problema sorge con la nostra coscienza, dalla capacit, propria solo alluomo, di poter penetrare la sua condizione assurda, colpevole dello spezzarsi dellincantesimo che lo manteneva in un equilibrio menzognero. Ciononostante, lacquisita coscienza della gratuit della vita non pu separarci realmente dalla natura, poich resteremo irreducibilmente parte di essa, in uno scambio reciproco imprescindibile ai fni della vita stessa; la scissione pu avvenir solo nella nostra mente. Lassurdit pi clamorosa, che assumer il volto dellassurdo solo dopo la liberazione della nostra coscienza da false speranze, la morte. Essa si presenta come la distruttrice dogni nostra pretesa di libert. Ogni cosa si trova smentita in modo vertiginoso dalla assurdit di una possibile morte. Pensare al domani, fssarsi uno scopo, avere preferenze, tutto suppone la credenza nella libert [107] A. Camus, Il mito di Sisifo, cit., pp. 48-49. 67 Ma, a questo punto, so bene che la libert superiore, la libert di essere, che sola pu fondare una verit, non esiste. La morte l, di fronte, come la sola realt. 108
Appare qui, pertanto, una prima considerazione sulla libert, la quale verrebbe negata dalla morte che incombe prepotentemente sulluomo. Se la morte avesse realmente questo potere negare la libert di essere delluomo saremmo condannati a una vita insensata nellunica triste prospettiva della fne. Ma questa prima approssimazione del problema della liber umana, che si pone luomo ormai entrato in contatto con lassurdo, non risulta soddisfacente. Infatti, contemporaneamente a questa sensazione dimpotenza luomo assurdo capisce che fno a questo momento era legato a un postulato di libert, sulla cui illusione viveva 109 . Luomo, prima della rivelazione, immaginava degli scopi nella vita, si conformava ad essi per poi farsi schiavo della sua stessa libert. In realt non era affatto libero. Nella misura in cui spero o mi do pensiero di una verit che mi sia propria, di un modo di essere o di creare, nella misura in cui ordino la mia vita e provo, con ci stesso, di ammettere che essa abbia un senso, mi creo barriere entro le quali rinchiudo la mia vita. 110
Ecco lilluminazione dellassurdo: non esiste un domani 111 . Scopriamo desser liberi, profondamente liberi, molto pi di quanto credevamo prima dimbatterci nellassurdo. Questultimo, negando ogni nostra propensione a una libert eterna, non fa altro che riconsegnarci, esaltandola, la nostra libert dazione: questa privazione di speranza e di avvenire [108] Ivi, p. 53. [109] Ibidem. [110] Ivi, p. 54. [111] Ibidem. 68 signifca un accrescimento nelle disponibilit delluomo 112 . Tale libert sar limitata, avendo termine con la morte, ma non pi imprigionata in un senso, in una direzione fttizia. Scorgiamo cos infnite possibilit di essere. Appare dunque chiaro come per Camus luomo non debba sottrarsi allassurdo e nemmeno costruirsi false prospettive atte a scioglierlo e ci non possibile se non con fni superiori inventati su misura. Luomo deve, al contrario, mantener questa tensione tra il suo indomabile desiderio di conoscere le confgurazioni segrete della natura e limpossibilit di soddisfarlo, tra il suo grido disperato e lestenuante silenzio del mondo. Questo lo potr fare solo attraverso la rivolta: solo cos il corpo, la tenerezza, la creazione, lazione, la nobilt umana riprenderanno allora il proprio posto in questo mondo insensato. Luomo vi ritrover infne il vino dellassurdo e il pane dellindifferenza, di cui nutre la sua grandezza 113 . Negando schopenhauerianamente 114 il suicidio, Camus consegna alluomo contemporaneo il privilegio di essere un condannato a morte il contrario del suicida, ovvero un uomo cosciente delle proprie possibilit e profonda libert , che nonostante tutto non accetta il suo limite mantenendosi in costante rivolta, capace dellesaltazione della vita terrena, lunica, nella liberazione, attraverso la consapevolezza della morte, da tutto ci che non sia lappassionata attenzione 115 . [112] Ivi, p. 53. [113] Ivi, p. 49. [114] Come Schopenhauer afferma che il suicidio, lungi dallessere la nega- zione della volont, ne rappresenta in realt il compimento, Camus sostiene linutilit del suicidio come mezzo per risolvere lassurdo. Si pu credere che il suicidio sia la rivolta, ma a torto, poich esso non rappresenta il logico sbocco di questa, ma , anzi, esattamente il suo contrario, a causa del con- senso che presuppone. Il suicidio laccettazione del proprio limite. Ivi, p. 51. [115] Ivi, p. 54. 69 Questa rivolta d alla vita il suo valore. Diffusa per tutta unesistenza, quella restituisce a questa la sua grandezza. Per un uomo senza paraocchi, non vi spettacolo pi bello di quello di unintelligenza alle prese di una realt che la supera. 116 La tensione dellassurdo aumenta, paradossalmente, il nostro sentimento dappartenenza al mondo. Luomo, svelata la sua contingenza, condannato a vivere alla perenne presenza dellangoscia; tuttavia la maggior parte degli uomini persister nella costruzione di scale di valori e obiettivi da portare a termine. Questa una delle conseguenze possibili della rivolta: il non arrendersi allabisso del non senso, il continuare a crearsi, inventarsi nelle piccole cose, sebbene la nostra coscienza abbia ben salda lunica certezza possibile: non c fondamento; se qualcosa ha per me un senso solo grazie alla mia capacit di conferirglielo. In ogni caso, qualunque siano le conseguenze della libert assurda camusiana, quel che certo che la potenza del ragionamento assurdo non perder di vitalit nel cuore umano; rimarr, nelluomo consapevole, il termine di paragone privilegiato, il suo affato, la possibilit di una vera valutazione della grandezza dellesistenza. Ogni libera scelta comporta limiti allagire se si vuole che azioni e decisioni abbiano un senso per il futuro. Propria di Camus la volont di creare uomini liberi consapevoli; consegnar alluomo contemporaneo la sua essenziale corresponsabilit nello sviluppo della storia personale e universale. necessario aver coscienza della propria libert e, soprattutto, della responsabilit che ci comporta nellazione individuale. Immediato il rimando alla misura camusiana, a quel concetto di limite che occupa cos tanto spazio nella rifessione sulluomo del Pied-Noir 117 . [116] Ivi, p. 51. [117] Pied-Noir (Piede Nero), nel linguaggio corrente francese, signifca rimpatriato, ed in particolare fa riferimento ai francesi dAlgeria rimpatria- ti a partire dal 1962. 70 In uno dei pochissimi riferimenti alla libert de Luomo in rivolta egli scriver: La libert, questo nome terribile scritto sul carro degli uragani, al principio di tutte le rivoluzioni. Senza di essa, la giustizia sembra inimmaginabile al ribelle. Eppure viene il momento che la giustizia esige la sospensione della libert. Il terrore, piccolo o grande, viene allora a coronare la rivoluzione. 118
Qual miglior esempio della rivoluzione per sensibilizzar luomo sulle possibili conseguenze delluso improprio della libert? Per Camus noi siamo potenzialmente tutti liberi in egual modo, ma abbiamo la responsabilit di mantener lequilibrio necessario un equilibrio ai fni della convivenza degli uomini e della salvaguardia del rapporto uomo-natura. Nel momento in cui dovessimo abusare di questa libert, alimentando la dismisura, superando il naturale limite impostoci dalla coesistenza dellaltro, giungeremmo alla negazione stessa della libert; affermeremmo forse uneffmera libert personale al prezzo, per, della libert altrui. E per prendere lesempio di Camus nella rivoluzione questo si concretizzerebbe in terrore. Se per Camus, al di l e per mezzo della consapevolezza dellassurdo, lo scopo delluomo consiste in una fedelt alla terra di stampo nietzscheano, nellesaltazione della nostra relazione privilegiata, perch cosciente, con la natura, e dunque, per concludere, nella salvaguardia della nostra misura propria quella che ci rende propriamente uomini , che non pu esser considerata a prescindere dal rapporto con gli altri, il nostro impegno dovr essere volto al mantenimento di questa misura, nel non oltrepassare il limite superato il quale un atto negherebbe se stesso. La libert senza dubbio il nostro bene pi prezioso, senza il quale non potremmo capir la gioia del creare e del crearci; appunto perch cos profonda, se utilizzata male, pu diventare pericolosa e contraddizione di se stessa. [118] A. Camus, Luomo in rivolta, cit., p. 121. 71 V I T A DI AL BERT CAMUS Albert Camus nacque il 7 novembre 1913 in Algeria a Mondovi, oggi Dran. Fu romanziere, flosofo, drammaturgo, giornalista. Vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1957 per la sua importante produzione letteraria, che con perspicace zelo getta luce sui problemi della coscienza umana nel nostro tempo (motivazione dellAccademia Svedese). Crebbe con la madre e la nonna (il padre mor in guerra). Grazie allaiuto del suo professore Jean Grenier e a una borsa di studio si laure in Filosofa allUniversit di Algeri, fnendo gli studi da privatista, nel 36, a causa della tubercolosi. Nel 34 dette la sua adesione al Partito Comunista, il quale lo destin alla campagna tra gli arabi, ma gi tra il 35 e il 37 ne prese le distanze: da questo momento in poi attuer attraverso i suoi scritti una feroce critica del comunismo (soprattutto per luso della violenza). Inizi la sua carriera scrivendo per un giornale locale algerino, ma emigr presto in Francia dove, da attivista (contro loccupazione nazista), scrisse per Paris-Soir. Partecip poi alla Resistenza avvicinandosi al giornale partigiano Combat. A causa dellentrata nellONU della Spagna franchista lasci il suo posto allUNESCO. Mor il 4 gennaio 1960 in un incidente automobilistico avvenuto nella cittadina di Villeblevin. 72 Opere principali Romanzi Lo straniero (Ltranger), 1942. La peste (La peste), 1947. La caduta (La chute), 1956. La morte felice (La mort heureuse), 1971, postumo. Il primo uomo (Le premier homme), 1959, ma 1994, postumo e incompiuto. Filosofa e saggi autobiografci Il rovescio e il diritto (Lenvers et lendroit), 1937. Nozze (Noces), 1938. Il mito di Sisifo (Le mythe de Sisyphe), 1942. Luomo in rivolta (Lhomme rvolt), 1951. Lestate (Lt), 1954. Teatro Caligola (Caligula), 1944. Il malinteso (Le malentendu), 1944. Lo stato dassedio (Ltat de sige), 1948. I giusti (Les justes), 1950. Trama de Lo straniero (1942) Meursault, uomo di origini francesi che vive ad Algeri, apprende della morte della madre. La notizia non lo prova pi di tanto: giunto allospizio in cui si trova la salma rifuta addirittura di vederla. Nei giorni successivi al funerale inizia una relazione con una donna, ex collega di uffcio, conosciuta in spiaggia. Marie, questo il nome della donna, si innamora di lui e vuole sposarlo, ma Meursault pare essere interessato solo ad una relazione superfciale. Meursault si ritrover, praticamente per caso, ad uccidere un arabo disteso sulla spiaggia. La pistola gli era stata data da un suo amico, Raymond Synths, un magazziniere che aveva schiaffeggiato e picchiato la sorella dellarabo, provocando in questi un desiderio di vendetta. Meursault viene 73 arrestato. Durante il processo viene discusso, pi che lassurdo assassinio, il fatto che Meursault sembri non provare alcun tipo di rimorso, e, nonostante i tentativi dellavvocato difensore, Meursault viene condannato a morte. Rifuta anche il confronto col cappellano che avrebbe voluto redimerlo, ma la collera che sfoga nei confronti di questultimo, in qualche modo, lo purifcher, riconciliandolo con lindifferenza del mondo. 74 TERZO CAPITOLO. ANDR GIDE E SE IO T I BUT TASSI GI DAL T RENO? Evannoadammirarelemontagnealtssime eleondepaurosedelmareeilbacinodeigrandifumi elorizzontedelloceanosconfnato eilgirotondodellestelle:etrascuranosestessi, gliuomini,enonsimeraviglianocheioparli ditutequestecosesenzavederlecongliocchi. Agostno (Confessioni, X, 8.15).
1. Vita nova. La fgura di Gide infuenz generazioni di scrittori francesi che dopo di lui cercarono respiro allinterno di una letteratura e un mondo in profonda trasformazione , in alcuni casi lasciando tracce inconfondibili. Si potrebbe considerare questautore, facendo forse un torto alla sua originalit, come il trait dunion fra due differenti concezioni dellarte (e della letteratura in primo luogo): nella sua lunga avventura letteraria, Gide, raggiunse un sofferto equilibrio che prese le mosse da una concezione giovanile dellarte come pura creazione dal 75 valore intrinseco, come seconda natura disinteressata (o come natura vera e propria di cui lartista medium), dunque non eterogenea, non piegata dalla realt; questo lideale simbolista o parnassiano (per parlare dei movimenti contemporanei a Gide) sebbene egli dichiar sempre la sua estraneit alle loro affettazioni e velleit astrattive , di un fnale ottocentesco ancor intriso di sapore romantico; per poi approdare, quasi subito, a un far letteratura dettato dalla pi intima esigenza introspettiva, che, per, simpone come attivit pratica, formativa, allinterno della crescita e sperimentazione di s Blanchot, a proposito di ci, parler di Letteratura desperienza. Attraverso unautoanalisi disinibita Gide metterebbe a nudo gli aspetti pi oscuri e indecifrabili del proprio essere anelando alla vera realizzazione dellesistenza: laccettazione di s, di tutto ci che riguarda il corpo e lo spirito. Lopera gidiana afferma Maurice Blanchot risponde a quel bisogno della letteratura contemporanea di essere qualcosa di pi che letteratura: unesperienza vitale, uno strumento di scoperta, un mezzo per luomo di sperimentarsi, di scandagliarsi e di oltrepassare cos, in questo tentativo, i propri limiti. 119
Limiti che sono, evidentemente, quelli imposti dalla societ, da costumi e pregiudizi, nemici della natura mai assentatasi dal percorso umano: il profondo e celato rapporto celebrato da Gide nella sua attivit creatrice tra uomo e natura, intima alluomo contemporaneo di spogliarsi dellartifciosit di una morale costruita sul dolore, per recuperare una sorta di ebbrezza primordiale memore dei legami vitali che ci alimentano costantemente. Ma le due concezioni letterarie, coesistenti nella complessa esperienza gidiana, non si escludono, bens tendono a fondersi [119] M. Blanchot, M. Blanchot, Gide et la Littrature dexprience, in La part du feu, Gallimard, Paris 1949; tr. it. Gide e la letteratura desperienza, in Cos sia ovvero Il gioco fatto, SE, Milano 2001, (pp. 119-132), cit. pp. 121-122. 76 armonicamente nel nesso vita-scrittura proprio dellautore francese. Per Gide lopera letteraria mantiene quel valore superiore, avvolto dalla gioia creatrice contemplatrice di se stessa attribuitole dallarte tradizionale, concedendo per allo spirito dellartefce una comunione di sorte con essa: la letteratura diventa un cammino che porta a diventare ci che si . indubbio che colui che si chiede, al momento di prendere la penna: di che utilit sar ci che sto per scrivere? Non uno scrittore nato e meglio farebbe a rinunciare immediatamente a esprimersi. 120 Dunque, la letteratura non avr alcun impegno prestabilito n quello desser flosofca n socialmente e politicamente situata se non quello desser vera, ossia espressione libera. Avr a che fare con la materia reale lungi da Gide rannicchiarsi nei mondi fantastici e surrealisti , ma non con fni dettati dallesterno: lo scopo e rimane interno al nesso vita-opera dellautore. Se gli avvenimenti mi incalzano sono pronto ad affrontarli. E cercher di farlo senza disonorarmi, cercher di non tremare troppo di fronte allorrore. Ma non venite a chiedermi di falsare la voce e di introdurre nei miei scritti qualche opportunistico fremito 121 Di qui la distanza dallengagement (impegno), che pur risente, nelle psicologie dei personaggi dei romanzi sartriani, dellinfusso gidiano 122 . Per usare la terminologia di Sartre, [120] A. Gide, A. Gide, Ainsi soit-il ou Les jeux sont faits, Gallimard, Paris 1952; tr. it. Cos sia ovvero Il gioco fatto, SE, Milano 2001, cit., p. 90. [121] Ivi, p. 86. [122] Lo stesso Sartre ammette che tutto il pensiero francese degli ultimi trentanni, volente o nolente, quali che fossero le sue altre coordinate, Marx, Hegel, Kierkegaard, si doveva anche defnire in rapporto a Gide. J.-P. Sartre, Gide vivant, in Situations IV, Gallimard, Paris 1964; tr. it. Attualit di Gide, in 77 Gide si manterrebbe indefesso nellet delladolescenza, assorta in quel celebre atto gratuito che spesso banalizza ferocemente, cercando di racchiuderla in unetichetta, la sua intera opera ; non riuscirebbe a superare il sentimento di smarrimento che segue alla coscienza della Nausea, del riconoscimento dellassurdit, della completa gratuit e contingenza della vita. Il suo un gioco che necessiterebbe di unulteriore presa di posizione sul reale. La stessa letteratura sarebbe per lui atto gratuito, spirito materializzato volto al diletto dei fruitori; senza cause (se non la propria libera volont creatrice) n conseguenze. Eppure si avuto modo di spiegare come lesperienza gidiana sia un continuo compromettersi dellautore, testimonianza di una lacerazione, di una lotta contro se stessi e i propri residui pregiudiziali; per Gide costituir una vera e propria purifcazione. Pi la scrittura diventa mezzo di autocomprensione e superamento di s, pi i connotati di unarte gratuita, dellart pour lart (larte per larte), sbiadiscono. Ci considerato resta netta la divergenza con il futuro impegno sartriano, il quale non potr far a meno di un lucido e costante confronto con le attuali contingenze politico-sociali. Tuttavia c un avvicinamento gidiano a questo modo dintendere la letteratura concentrato in alcuni episodi letterati della maturit: le denunce contro lo sfruttamento umano e il feroce colonialismo contenute nel Viaggio in Congo (Voyage au Congo, 1927) e Ritorno dal Ciad (Le retour du Tchad, 1928); le deluse considerazioni su un comunismo reale pi repressivo di quel che si credeva del Ritorno dallURSS (Retour de lU.R.S.S., 1936); e lesplicito tentativo di Corydon (1920) di sensibilizzare lopinione pubblica sul problema sociale, che agli occhi di Gide avrebbe dovuto defnitivamente smettere di esser considerato tale, dellomosessualit. In questi episodi Gide, entrato pienamente nellet della ragione, prende coscienza del forte impatto che lattivit letteraria permette sulle coscienze dei lettori. La compromissione degli scritti Che cos la letteratura? Lo scrittore e i suoi lettori secondo il padre dellesi- stenzialismo, il Saggiatore, Milano 2009, (pp. 444-447), cit., p. 444. 78 gidiani come si cercato di dimostrare pi sopra sempre stata totale, risultando quasi un intimo diario esperienziale dellautore; tuttavia, questi casi particolari di testimonianza diretta di situazioni politico-sociali (e morali) propongono altres un Gide engag (impegnato) nella vera accezione sartriana. La differenza tra Gide e Sartre risiede nel fatto che le opere del primo, quelle sopracitate, sono appunto testimonianze vere e proprie, esplicite, e non narrative ad eccezione di Corydon, opera di fantasia costruita sul modello del dialogo socratico : Gide, al contrario di Sartre, non utilizza il romanzo (o il racconto) in un cosciente impegno volto al miglioramento delle condizioni dellesistenza umana. Eppure, il suo tentativo di rovesciamento della morale comune palpabile in ogni sua opera, ma la dimensione individualistica e intimistica, in cui spesso si inseriscono i personaggi gidiani, collocano il suo autore su un piano differente rispetto allengagement. Gide non flosofo, non vuol esserlo, non divide la sua produzione letteraria in narrativa e trattatistica flosofca: la sua opera tendenzialmente omogenea e si concentra sulla narrazione, sul racconto o romanzo. Tuttavia, essendo sterminata, lopera gidiana conta anche opere daltro tenore si vedano appunto i resoconti dei viaggi e altri scritti di natura trattatistica; ma non vi unelaborazione teoretica, come avverr per esempio in Sartre o Camus, di una flosofa personale. Se per flosofo intendiamo colui che teorizza una particolare visione del mondo, Gide non pu esser considerato tale, ma se intendiamo, invece, colui che, attraverso qualunque genere di letteratura (o arte in generale), veicola uno sguardo coerente e personale sul valore dellesistenza, allora anche Gide e lo stesso potrebbe dirsi ad esempio per Dostoevskij ascrivibile allambito flosofco. Di certo, a prescindere da questo, alle spalle di Gide vi il sorgere e consolidarsi di un contesto flosofco che lo scrittore francese abbraccia entusiasticamente, seppur in una continua tensione spirituale. E di certo lesperienza letteraria gidiana, comunque la si voglia considerare, infuenz la Francia del Novecento non soltanto letterariamente ma anche flosofcamente sulla questione morale di sicuro. 79 Le convinzioni e posizioni flosofche di Gide emergono sensibilmente dai suoi scritti, a partire dai primissimi lavori, sostenute come gi detto dalla necessit di autocomprensione e accettazione di s. Vi una completa fusione tra vita-pensiero e pratica letteraria dellautore, per cui ogni opera si erger a portavoce del sentimento flosofco che in quel momento domina il suo modo di agire. Non possibile determinare quanto egli avesse coscienza della portata dellappello personale a cui dedicava i suoi scritti e di quanto questo avrebbe potuto irrompere nella realt per trasformarla, tuttavia possiamo esser certi che volesse mostrarsi allumanit come testimone dei benefci dellapplicazione alla vita duna particolare flosofa da lui sperimentata. Attraverso la letteratura e la flosofa, Gide comprende come i suoi tormenti, le turbe mentali che lo avevano cresciuto, fossero frutto di uneducazione fondata su una morale convenzionale, repressiva, e su una tensione religiosa portata al parossismo, le quali, invece che mantenere luomo nella sua condizione naturale e pertanto equilibrata , cercavano il suo innalzamento a Dio recidendo i legami vitali con la natura. Loro prodotto non poteva che essere un uomo malato, estraneo a se stesso; e se luomo in questione si ritrova altres emarginato dalla societ per la sua tendenza omosessuale, la situazione assumer tinte ancor pi fosche. Gide avverte il bisogno di recuperare una serenit perduta, fno ad allora mai conosciuta se non nella propria immaginazione, di lasciar al corpo la propria espressione naturale, dar libero sfogo allistintualit che da tempo rivendica una riemersione tra le censure causate dalla morale. In questa prima fase di intima liberazione la flosofa di riferimento non pu che essere quella di Nietzsche, che, allo scadere del XIX secolo, gi suscitava accesi dibattiti in Europa. Gide fu tra i primi in Francia a trasmettere, con mezzi non convenzionali quali il lirismo letterario giacch per ben parlare di Nietzsche bisogna essere pi passionali e meno scolastici 123 , quello che lui chiama niceismo. In una [123] A. Gide, A. Gide, Lettres Angle, Mercure de France, Paris 1900; tr. it. Lettere 80 lettera del 1898 quindi con il flosofo tedesco ancora in vita Gide esprime esplicitamente lentusiasmo per il pensiero di Nietzsche, il quale riempie di vita gioiosa [gli uomini], con essi vive nel mezzo delle rovine e vi semina a pi non posso. Mai cos esuberante di vita come quando si tratta di mandare in rovina cose mortali e tristi. Allora ogni pagina saturata da una energia creatrice: indistinte novit vi si agitano; sa prevedere, sa presentire e chiama a raccolta e ride. opera stupenda? No, ma prefazione dopere stupende. Dunque Nietzsche demolisce? Suvvia! Vi dico che costruisce, tutto indaffarato a costruire. 124 Nietzsche non semplicemente il decostruttore dellimpalcatura platonico-cristiana della vita, bens colui che permette una rinascita, la costruzione di valori nuovi dettati dalla ritrovata fedelt alla terra, dal coraggio dellaccettazione della morte di Dio o meglio della sua mancata nascita. E dunque lenergia creatrice di cui parla Gide quella che erompe da un uomo fnalmente padrone di se stesso, consapevole delle sue radici terrene, della sua nobile miseria. I nutrimenti terrestri (Les nourritures terrestres, 1897) la cui pubblicazione precede di un solo anno le considerazioni nietzscheane sopracitate sono lesempio pi affascinante di questa rinascita, vera e propria purifcazione gidiana. Non un romanzo, poich manca dun preciso intreccio di avvenimenti, bens uno sfogo lirico, la narrazione della liberazione dello spirito e del corpo dalloppressione della tradizione; perfetto manuale edonistico incentrato sullo sprigionamento del fervore istintivo. Agire senza giudicare se lazione sia buona o cattiva. Amare senza giudicare se sia il bene o il male. Natanaele, io ad Angela, in Incontri e pretesti, Bompiani, Milano 1945, (pp. 71-104), cit., p. 81. [124] Ibidem. 81 tinsegner il fervore. [] Ci che di pi bello ho conosciuto sulla terra / Ah! Natanaele! la mia fame. 125 Linterlocutore di Gide, Nathanal, lo scrittore stesso prima della scoperta della natura, ovvero luomo malato, represso da una morale meschina e menzognera, neutralizzatrice delle passioni terrene e del primigenio rapporto uomo-natura. Qui Gide si colloca al di l del bene e del male rifettendo liricamente la sua personale rieducazione degli istinti 126 e la riscoperta di s sperimentata nel primo viaggio in Algeria del 93. Dalla sua autobiografa leggiamo: La morale con la quale ero vissuto fno a quel giorno, cedeva da poco a non sapevo bene quale cangiante visione della vita. Cominciavo a intravedere che il dovere non era lo stesso per ciascuno, e che anche Dio poteva avere in orrore luniformit contro cui protestava la natura, ma cui tendeva, mi sembrava, lideale cristiano, nella sua pretesa di mortifcare la natura stessa. [] Invero ero inebriato dalla diversit della vita. 127 Lallontanamento di Gide dalla religione sar graduale: lateismo vero e proprio verr abbracciato soltanto nellultima fase della sua vita; ancora nel 26 Gide pu confessare: non dissi addio al Cristo senza una specie di schianto; per questo oggi dubito di averlo mai abbandonato 128 . Per il momento, il giovane scrittore, considera lattuale morale puritana a cui venne rigorosamente educato attuazione non fedele dellinsegnamento di Cristo; ed proprio paradossalmente il pensiero nietzscheano ad assumersi, secondo Gide, le [125] A. Gide, A. Gide, Les nourritures terrestres, Mercure de France, Paris 1897; tr. it. I nutrimenti terrestri, Garzanti, Milano 2004, cit., pp. 93, 110. [126] Cfr. p. 299 di A. Gide, Cfr. p. 299 di A. Gide, Si le grain ne meurt, Nouvelle Revue Franaise, Paris 1926; tr. it. Se il grano non muore, Bompiani, Milano 1990. [127] Ivi, pp. 266-267. [128] Ivi, p. 279. 82 conseguenze di una piena realizzazione del protestantesimo. Infatti accogliere il pensiero nietzscheano possibile solo a cervelli da lunga pezza preparati a riceverlo da[l] [] protestantesimo o da un innato giansenismo, [] [i quali] conservano tutto il calore della fede 129 . Perch Nietzsche un credente: ha fede nella vita; distrugge, ma ancor pi costruisce. La reinterpretazione gidiana di Nietzsche gli utile per combattere la menzogne della morale convenzionale, senza per intaccare il piano metafsico, momentaneamente saldo; lo scetticismo ateo appare ai suoi occhi ancora troppo arido per realizzare quellimmersione richiesta dalla crisi spirituale che lo ossessiona nella natura viva. Tuttavia Gide non cred[e] pi al peccato 130 e, durante lesperienza algerina, trover il vero benessere nella volutt 131 : Capivo fnalmente quanto orgoglio si celasse in tale resistenza a ci che cessavo di chiamare tentazione poich ormai smettevo di fortifcarmi contro di lei. 132
questa la felicit, il desiderio defnitivo delluomo: la mia felicit fatta di fervore. Attraverso indistintamente ogni cosa, io ho perdutamente adorato 133 . Per la prima volta Gide sperimenta la gioia dellinnocenza; il sentimento della colpa ha a che fare con una morale non pi sua. Nel viaggio in Algeria la natura di Gide riemerge dallassopimento dellinfanzia per manifestarsi nella sua veste originaria: il piacere della carne e la libera e desiderata esperienza dellomosessualit. Gide recupera il fondamentale equilibrio che lo fonde con la natura lasciando cadere gli [129] A. Gide, Lettere ad Angela, cit., p. 80. [130] A. Gide, I nutrimenti terrestri, cit., p. 115. [131] Cfr. A. Gide, I nutrimenti terrestri, p. 121. [132] A. Gide, Se il grano non muore, cit., p. 293. [133] A. Gide, I nutrimenti terrestri, cit. p. 145. 83 ostacoli pregiudiziali che ancora vivevano in lui. Lambiente africano, che gli permette di abbeverarsi di luce in unestasi sensuale 134 , si fa complice di questa rinascita: mi sembrava perfno di esistere per la prima volta, uscito dalla vallata dellombra della morte, di nascere alla vita vera 135 . Il calore della terra predispone lanimo gidiano allaccoglimento della sua verit. La narrazione di questa nuova vita prender forma anche e soprattutto ne Limmoralista (Limmoraliste), primo vero e proprio romanzo di Gide apparso nel 1902, che narra del viaggio di nozze con lAfrica come tappa fondamentale di Michel e Marceline. Troppo autobiografco per non esser anche questo un tentativo di autoanalisi dellautore, e, nello stesso tempo, necessit di comunicare la gioia della libert conquistata. Anche qui sar la natura africana, il sole cocente, le carezze del vento, i canti degli uccelli e i giochi allaria aperta dei fanciulli ad infuire profondamente sulla disposizione danimo del protagonista: Laria era luminosa. Le cassie, i cui fori spuntano assai prima delle foglie, la imbalsamavano: a meno che non venisse da ogni parte quella specie dodore leggero, incognito che mi pareva entrare in me da pi sensi e mi incantava. [] Mi divertivo ad ogni rumore. Mi ricordo dun arbusto la cui scorza da lontano mi pareva duna consistenza cos bizzarra che dovetti alzarmi per andarla a palpare. Pi che toccarla la carezzavo: ci trovavo un rapimento [] Dovevo forse nascere alla vita in quel mattino? 136 Michel si sente guarire, non solo dalla malattia che lo aveva colpito durante il viaggio, ma anche dalla sua vita precedente straripante di pensiero, il quale mai gli permise di sentire [134] Ivi, p. 204. [135] A. Gide, Se il grano non muore, cit., p. 302 . [136] A. Gide, A. Gide, Limmoraliste, Mercure de France, Paris 1902; tr. it. Limmo- ralista, Jandi Sapi, Roma-Milano 1945, cit., p. 52. 84 realmente; arriva addirittura a rinnegar la sua statica vita da studioso, dedicata alla teoria, che sempre gli precluse lo stupore di fronte allazzurro del cielo. La natura viva gli ricorda le pretese dei suoi sensi sullo spirito, le perentorie esigenze delle sensazioni, della corporeit; tutto il [suo] essere affuiva verso la pelle 137 . Michel-Andr, nella sua vita in Francia, avev[a] preso la decisione di dissociare il piacere dallamore 138
proiettando nella fgura della sposa Marceline-Emanuelle tutta la venerazione spirituale possibile, che non avrebbe potuto, e dovuto, collidere con la passione carnale. Il risultato di questa scissione esperienziale, dettata dalleducazione puritana, non fece altro che reprimere il bisogno sensoriale di Michel-Andr. Ed ecco come linsopprimibile naturalit delluomo riemerge dalloffesa proprio nel momento di contatto con le radici forzatamente dimenticate: In unanfrattuosit di quelle rocce scorreva dellacqua chiara. [] Tre volte cero andato, mero coricato, disteso sullargine, pieno di sete e pieno di desideri. [] Quel [] giorno avanzai, deciso, sino allacqua pi pura che mai, e senza pi rifettere, mi ci tuffai tutto intero. [] Lasciai lacqua e mi distesi sullerba. L crescevano mente odoranti. Le colsi, ne spremetti le foglie, ne sfregai tutto il mio corpo umido ma bruciante. Mi guardai lungamente, senza pi vergogna alcuna, con gioia. 139 Michel-Andr, a Biskra, ritrova la gioia del corpo, la genuinit del piacere, un forsennato desiderio di vivere 140 . Lattrazione per i ragazzi algerini non verr pi mascherata o giudicata dalle artifciosit di una morale caduca. Da ora in poi Gide sar un altro uomo, non estraneo al modello nietzscheano dellbermensch (oltreuomo), o meglio dello spirito libero. [137] Ivi, p. 74. [138] A. Gide, Se il grano non muore, cit., p. 278. [139] A. Gide, Limmoralista, cit., p. 75 . [140] A. Gide, Se il grano non muore, cit., p. 308. 85 2. La vita capriccio? Gide non ha solo scritto, ma ha vissuto dice Sartre [] le sue idee, e una soprattutto: la morte di Dio 141 . E infatti sar la presa di posizione avversa alle istituzioni e tradizioni morali, che si facevano portavoce di Dio, a permettere a Gide dassaporare il suo nuovo respiro, mentre lidea di Dio sopravvivr nel suo animo ancora per molti anni. Ma la morte di Dio non ha soltanto il risvolto positivo della rigenerazione dellesistenza, ma anche quello negativo della perdita di punti di riferimento, quello che Nietzsche identifc col nichilismo. Dipende dalla forza delluomo, dalla sua volont, se abbandonarsi allangoscia o canalizzare lenergia per risorgere. Gide affronter anche questulteriore aspetto mutuato dal pensiero nietzscheano per il quale viene oggi maggiormente ricordato introducendo nei suoi lavori narrativi la formulazione e dimostrazione dellatto gratuito. Labbandono del fondamento della morale tradizionale, che rendeva lesistenza necessaria causata e diretta a un fne , provoca nelluomo uno spaesamento vertiginoso, quella specie di nausea di cui parler Sartre; I nutrimenti terrestri e Limmoralista narrano gi della possibilit di una vita priva di condizionamenti etici e storici, regolata sul principio del piacere, ma con I sotterranei del Vaticano (Les caves du Vatican) del 14 che Gide dar spazio al capriccio a cui questa liberazione pu condurre. Il primo passo sempre quello della presa di coscienza: Per la prima volta, un dubbio spaventoso sorgeva in lui [], un dubbio sulla sincerit di quei sorrisi, sul valore di quellapprovazione, sul valore delle sue opere, sulla realt del suo pensiero, sullautenticit della sua vita. 142
[141] J.-P. Sartre, Attualit di Gide, in Che cos la letteratura? Lo scrittore e i suoi lettori secondo il padre dellesistenzialismo, il Saggiatore, Milano 2009, cit., p. 446. [142] A. Gide, A. Gide, Les caves du Vatican, Nouvelle Revue Franaise, Paris 1914; 86 Che il senso della vita non sia quel che ci viene raccontato? I dubbi iniziano a pervadere il visconte Julius de Baraglioul, scrittore affermato, tra i protagonisti di questo romanzo. Sar lui a formulare la teoria dellatto gratuito (prefgurando lo sconcertante episodio di chiusura) dopo aver saputo dal cognato Amde Fleurissoire, incontrato fortuitamente in Piazza San Pietro in Vaticano, dellimprigionamento del Santo Padre nei sotterranei di Castel Gandolfo e della sua sostituzione con un sosia. Juluis era appena stato ricevuto dal papa da lui creduto tale per rivolgere lappello daiuto da parte dun amico convertito, caduto in disgrazia dopo la radiazione dalla massoneria; Amde, invece, era l per la crociata, altrettanto segreta, di liberazione del pontefce. Prima dellincontro tra i due, Gide avverte il lettore dellimbroglio messo in scena da Protos, abile truffatore, che, travestendosi da prete, aveva inventato la storia del rapimento per ottenere denaro (che a suo dire avrebbe aiutato la liberazione del papa) da qualche ingenua, devota, e soprattutto ricca famiglia. Ma Julius, informato dal cognato del grave episodio, non mostra alcuna preoccupazione per le sorti della Chiesa: ad infastidirlo solo il tempo perso con un impostore. Liquida la questione portando il cognato a far colazione, e qui gli confesser la rivelazione 143 che lo colse durante il colloquio col Santo Padre, al punto di distrarsi e ritrovarsi a pensare a qualcosaltro 144 : tr. it. I sotterranei del Vaticano, Feltrinelli, Milano 2007, cit., p. 32. [143] Ivi, p. 129. [144] Ibidem. 87 Il proftto non la sola motivazione della condotta umana; [] ci sono azioni disinteressate. [] Quando dico disinteressato, intendo gratuito. E penso che il male, ci cui diamo il nome di male, pu essere tanto gratuito quanto il bene. / Ma, in tal caso perch farlo? / Appunto! per lusso, per spreco, per giuoco. Perch sostengo che le anime pi disinteressate non sono necessariamente le migliori, nel senso cattolico della parola; anzi, dal punto di vista cattolico lanima pi degna quella che sa far meglio i suoi conti. 145 Gide enuncia la teoria dellatto gratuito per bocca di Julius e prepara il lettore a qualcosa di sconvolgente: il delitto senza scopo, pago esclusivamente dellidea della riuscita. Lafcadio Wluiki, scopertosi fglio illegittimo del morente conte Juste-Agenor de Baraglioul e fratellastro di Julius, dopo aver riscosso leredit a lui dovuta, parte da Parigi verso lItalia con lintento dimbarcarsi alla volta di nuovi mondi. Sul treno per Napoli incontra Fleurissoire, il quale diverr, suo malgrado, loggetto dei suoi esperimenti e diletti. Quel vecchio sconosciuto lo irrita, gli ispira fantasticherie da assassino: chi sospetterebbe di Lafcadio de Baraglioul se, per mano sua, quella cavia sprofondasse nel buio della notte, tra le rotaie del treno? Lepisodio verrebbe etichettato come disgrazia, suicidio; le investigazioni cercherebbero invano un movente per lomicidio, ma Lafcadio non ne ha, ed solo il movente, il motivo del delitto, [] ci che tradisce il criminale 146 . A disorientare il lettore linvocazione dinnocenza che sia Julius che Lafcadio attribuiscono al misfatto compiuto senza motivazioni: tolto linteresse cade la colpa. A muovere Lafcadio , infatti, solo il saggiar il disinteresse nella realt, trasferir la fantasia sulla carne; sperimentare s stessi, la propria potenza; consacrar la libert. Non tanto degli avvenimenti sono curioso, quanto di me [145] A. Gide, I sotterranei del Vaticano, cit., p. 128. [146] Ivi, pp. 129-130. 88 stesso 147 pensa Lafcadio nei minuti che precedono latto; Gide fa sprofondare nel solipsismo e nel culto di s il suo personaggio, lindividualit domina lintero episodio: sono i suoi pensieri, la sua segreta interiorit, a chiedere al lettore la complicit dun gesto assurdo, gratuito, ingiusto. Ancora indeciso, Lafcadio, si affda alla sorte, al gioco: se posso contare fno a dodici, senza affrettarmi, prima di vedere una luce nella campagna, il tapiro salvo. Cominciamo: uno; due; tre; quattro (piano, piano!); cinque; sei; sette; otto; nove Dieci, una luce 148 . Tutto si compie. Egli diviene la consacrazione vivente dellilluminazione di Julius, il quale, ancora ignaro di tutto, ci viene mostrato intento a creare un personaggio per il suo prossimo romanzo che incarni le sue nuove idee. Le notizie sui giornali dellinspiegabile morte del cognato lo ispireranno, mentre Lafcadio, accortosi (ritrovando un biglietto tra gli oggetti personali della vittima) della parentela che legava Fleurissoire a Julius, invaso da un desiderio irresistibile di rivedere il fratello, una sfrenata curiosit di assistere alle ripercussioni di quel fatto sulla sua mente calma e logica 149 . Lafcadio aveva bisogno di commettere quel delitto per affermare la propria libert e Julius ha bisogno di un personaggio come Lafcadio per oltrepassare i limiti imposti dalla tradizione, dai suoi valori e dal senso comune. Agire gratuitamente un modo di sentire le vibrazioni dellesistenza, di affrancare una libert occlusa. Noi siamo liberi, completamente liberi e assurdi, gratuiti, contingenti. Alla gratuit di questesistenza corrisponde la gratuit dellazione che riesce ad assumere tratti nobili: capacit di librarsi, accettare il proprio destino. Esprimere la propria potenza, per il semplice bisogno umano desprimerla, la realizzazione completa di una libert sempre [147] Ivi, p. 139. [148] Ivi, pp. 139, 140. [149] Ivi, pp. 142-143. 89 in bilico. Kirillov 150 si uccide per diventare Dio, Lafcadio uccide per sentirsi onnipotente, ma contemporaneamente innocente; entrambi sperimentano la morte di Dio, lo sgretolarsi di un terreno e il dubbio angosciante che, una volta sgretolato del tutto, alluomo rester ununica scelta: disperarsi o accettare. Lafcadio ha gi accettato, forse senza sceglierlo, di assumersi gli oneri di unesistenza completamente gratuita in un mondo altrettanto gratuito; forse, cos, la vita avr un sapore meno anonimo. Gide condivide col lettore i suoi dubbi: esiste qualcosa che luomo ha soffocato per secoli sotto montagne di macerie e che ora necessario riesumare? Qual la vera natura delluomo? Il disinteresse, il capriccio, prodotto della noia del mondo borghese o lautenticit primordiale delluomo? I sotterranei del Vaticano trova la sua ragion dessere nellinnovativo fascino letterario proposto dal suo autore, nel dono che egli crede di lasciare disinteressatamente al lettore; tuttavia esso rimane un intento di marca nietzscheana cosciente o meno di demolizione della morale tradizionale, o perlomeno di critica nei confronti di una societ chiusa, snaturante. Gide tra i primi in Francia, in ambito letterario, a maturare ed esaltare quegli interessi flosofci esploratori dellambiguit e precariet della condizione umana che diventeranno i fuochi dellesistenzialismo flosofco e letterario novecentesco; le infuenze di Nietzsche, su un piano prettamente flosofco, e Dostoevskij, su quello narrativo, conducono lo scrittore a una messa in discussione dellordine stabilito, allestenuante ricerca di una nuova dimensione per luomo insoddisfatto del mondo, costretto a sopportare una realt arbitraria e decadente, ma spacciata per lunica possibile; contro la menzogna, per la libert. Ma la libert che propone lopera gidiana quella dellindividuo, la protesta di un uomo svincolato dalla realt effettuale; Gide [150] Uno dei personaggi del romanzo I demoni (1873) di Fdor Dostoevskij. 90 non sa che cosa sia una situazione 151 . I suoi personaggi vivono limitati dalla loro interiorit, dalla loro smania di realizzazione personale, la quale sembra raggiungibile attraverso una semplice presa di coscienza: laccettazione di s; essi vivono e pensano solo per s, non per lavvenire dellumanit, se non marginalmente, come esito secondario. Gide stesso che racconta la sua esperienza di redenzione attraverso i suoi alter ego letterari; Andr-Lafcadio uno, astratto, conosce soltanto i problemi del suo malessere spirituale, e non, ad esempio, la sofferenza provocata dal suo disinteresse, dal suo capriccio, il dolore assurdo provato dai famigliari di Fleurissoire. Non crede e non sa che i suoi atti muovono il mondo intero, condizionano lavvenire e i gesti degli altri, plasmano lumanit come vorrebbe che sia. Questa , invece, la teoria dellumanismo sartriano, lengagement, la consapevolezza del potere delle parole, e dunque il loro utilizzo calibrato, atto a consapevolizzare luomo della responsabilit di ogni suo gesto libero. Gide, poich elude la situazione socio-politica concreta, si colloca dalla parte opposta dellimpegno, nella gratuit che non tiene conto delle conseguenze, che agisce per puro piacere. Ciononostante anche in Gide si va formando un umanismo, diverso da quello sartriano, ma anche e soprattutto da quello autocelebrativo. S, si tratta pur sempre di celebrare luomo, ma non in quanto culturalizzato, bens redento, ossia lo spirito libero nietzscheano; colui che prende le distanze dalla tradizione per ricongiungersi alla natura; una celebrazione che qualche tempo dopo, Camus, lettore di Gide, avrebbe liricamente interpretato come la felice stanchezza di un giorno di nozze con il mondo 152 . Latto gratuito la conseguenza dellassurdo che invade la nostra quotidianit, quella dellindividuo che si confronta con la morte di Dio. Non detto che questa conduca [151] J.-P. Sartre, Lesistenzialismo un umanismo, Mursia, Milano, 1990, cit. p. 92. [152] A. Camus, Nozze, in Estate e altri saggi solari, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 7. 91 allaccettazione misurata della propria condizione come per il Gide de I nutrimenti terrestri o il Michel de Limmoralista; pu invece portare alleccesso, allesperimento estremo, allanarco- individualismo come esemplifcato nella fgura di Lafcadio. Gide, mosso da una tensione interna, offre al lettore varie possibilit di realizzazione di unesistenza autentica, per poi optare per se stesso verso una cosciente trasvalutazione dei valori tradizionali e una purifcazione attraverso la liberazione del piacere proibito. Compie tutto questo, in primo luogo, per se stesso, per cristallizzare la sua conquista personale; tuttavia, come effetto secondario, lopera gidiana si offre come rifessione sulla condizione umana, sui suoi pregiudizi e su come combatterli. una testimonianza che mette a disposizione di tutti i segreti appresi in un tormentoso viaggio. Il Gide scrittore sarebbe rimasto in quellet delladolescenza di cui parla Sartre, incapace forse volontariamente di superare la dimensione delluomo solo 153 ; un uomo in perpetua lotta contro i propri pregiudizi e quelli della societ, in perenne contrapposizione allaltro. Linfuenza gidiana sul romanzo esistenzialista francese perlomeno della sua prima fase, quella che precede Lesistenzialismo un umanismo facilmente rintracciabile: opere come La nausea e Lo straniero sono gli esempi pi signifcativi. Anche Meursault, protagonista del romanzo di Camus, compie il suo atto gratuito: [153] Non da dimenticare, per, il vero e proprio engagement gidiano delle requisitorie scritte a seguito dei viaggi in Congo, Chad e U.R.S.S.: non ro- manzi, ma pur sempre letteratura. 92 il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dellimpugnatura e l, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto lequilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. 154 Meursault spara sul corpo inerte del marocchino disteso sulla spiaggia. Lo fa senza un motivo apparente, vinto dallubriachezza opaca del sole 155 . Attraverso la narrazione di questatto assurdo Camus presenta al lettore la vita come gratuit, smarrimento, estrema libert dazione. Il delitto immotivato, ma lavversione degli elementi naturali ai danni di Meursault potrebbe esser interpretata come la rappresentazione del possibile disaccordo tra uomo e natura, la vittoria di storia e cultura su questa. Camus, come Gide, utilizzer la letteratura come testimonianza, come esperienza di rinascita alla vita misurata, a quella fedelt alla terra nietzscheana intenta a ridimensionare la corrotta mentalit umana Nozze uno degli episodi pi riusciti. La dismisura, lidealizzazione del mondo, la supremazia delle ideologie o le menzognere rassicurazioni metafsiche tutte racchiuse nellesemplifcazione metaforica dellatto gratuito di Meursault portano inevitabilmente a tragici scenari. Questaspetto, cos fondamentale in Camus, meno approfondito in Gide: il Pied-Noir, impegnato in prima persona nella resistenza contro totalitarismi e conseguenti dismisure imperanti, presta maggior attenzione ai pericoli dellatto gratuito da questo punto di vista egli pi affne al Sartre della conferenza sullesistenzialismo, sebbene originalit e divergenze rimangano comunque numerose e insormontabili. Tuttavia, anche latto gratuito di Lafcadio ha in s i risvolti negativi dellabuso di potenza, della sopraffazione immotivata di un uomo libero nei confronti di un uomo altrettanto libero; Lafcadio, per, agisce per gioco, per misurare la sua potenza, non mosso da alcuna forza misteriosa, da nessun accecamento [154] A. Camus, Lo straniero, Bompiani, Milano 2010, cit., pp. 75-76. [155] Ivi, p. 76. 93 momentaneo. Meursault non lucido, Lafcadio s. Camus e Gide mostrano, attraverso i loro romanzi, le possibili conseguenze della morte di Dio, ma senza darne coscienza ai personaggi, creati solo in funzione della loro parte. I saggi flosofci camusiani Il mito di Sisifo e Luomo in rivolta , per, gettano luce sullintento del romanziere, per cui la non piena coscienza della vita come contingenza da parte di Meursault completata dallinterpretazione del suo autore- flosofo e da quella del lettore, mentre per i lettori di Gide, al contrario, linterpretazione resta inevitabilmente aperta: egli ci mostra i fatti, senza giudizi di valore. Roquentin, protagonista de La nausea di Sartre, a differenza di Meursault e Lafcadio, sente la Nausea invaderlo, e sa che cosa signifca. Il mio temperino sul tavolo. Lapro. Perch no? In ogni modo porter un piccolo cambiamento. Poso la mano sinistra sul block-notes e mi vibro un bel colpo sulla palma. Il gesto era troppo nervoso; la lama scivolata, la ferita superfciale. Sanguina. 156 Roquentin si ferisce senza motivo, la vista del sangue che ha cessato fnalmente di essere [lui] 157 gli ricorda limpossibilit devasione di cui questesistenza custode. Il suo atto gratuito, non foriero di altro dolore, se non superfciale, ma cosciente della sua gratuit, del suo muoversi per mezzo dun corpo fragile e contingente. Sartre si identifca con Roquentin, Gide e Camus non fanno altrettanto con Lafcadio e Meursault, limitandosi a narrare possibili scenari dellassurdo; entrambi per rivendicano la riscoperta della felicit terrena, immergendosi completamente nelle proprie opere: I nutrimenti terrestri e Nozze sono i loro manuali di gioia e libert. [156] J.-P. Sartre, La nausea, Einaudi, Torino 2005, cit., p. 137. [157] Ibidem. 94 Gide stato un innovatore, romanziere anti-romanziere, uomo assetato di vita ed esperienze; la fecondit letteraria della sua analisi interiore, del superamento dei propri limiti, dovuta al coraggio daddentrarsi nei lati oscuri della sua persona per uscirne ancor pi fortifcato. Ne I falsari (Les faux- monnayeurs), romanzo del 25 che rifette nei personaggi vari signifcativi aspetti della personalit gidiana, egli ci ricorda, per bocca dello scrittore douard, che: in arte e, in particolare, in letteratura, contano solo quelli che si lanciano verso lignoto. Non si scoprono terre nuove senza accettare di perdere prima di vista e per molto tempo ogni terra sconosciuta. 158 [158] A. Gide, A. Gide, Les faux-monnayeurs, Gallimard, Paris 1925; tr. it. I falsari, Bompiani, Milano 2010, cit. p. 332. 95 V I T A DI ANDR GI DE Andr Gide nacque a Parigi il 22 novembre 1869. Fu scrittore e drammaturgo. Nel 1947 vinse il premio Nobel per la Letteratura per la sua opera artisticamente signifcativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verit e con una appassionata penetrazione psicologica (motivazione dellAccademia Svedese). Tra l85 e l88 visse un periodo di esaltazione religiosa, frutto della sua educazione puritana, che condivise con la cugina Madeleine (la quale divenne sua moglie nel 95). Ma nel 93, durante un viaggio tra Tunisia, Algeria e Italia con lamico pittore Paul Laurens, riscopr il piacere dei sensi (fatto che infuir molto sulla sua produzione letteraria successiva), nonch unomosessualit poi confessata in Corydon. Con Copeau, Ghon, Schlumberger e Rivire fond la Nouvelle Revue Franaise, che nel periodo tra le due guerre divenne la pi prestigiosa rivista letteraria europea. Con il viaggio in Congo (1925-1926), e la conseguente denuncia dello sfruttamento colonialista, inizi la sua presa di coscienza politica che lo port nel 32 ad aderire al comunismo, anche se dopo il viaggio in Unione Sovietica (1936) ne criticher aspramente i metodi. Nel 35, assieme allo scrittore Andr Malraux, presiedette al primo Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura. Mor a Parigi il 19 febbraio 1951 e venne sepolto vicino alla moglie Madeleine nel piccolo cimitero di Cuverville, nel dipartimento della Seine-Maritime. 96 Opere principali. Romanzi e racconti. I quaderni di Andr Walter (Les cahiers dAndr Walter), 1891. Paludi (Paludes), 1895. I nutrimenti terrestri (Les nurritures terrestres), 1897. Limmoralista (Limmoraliste), 1902. Il ritorno del fgliol prodigo (Le retour de lenfant prodigue), 1907. La porta stretta, (La port troite), 1909. Isabelle, 1911. I sotterranei del Vaticano (Les caves du Vatican), 1914. La sinfonia pastorale (La symphonie pastorale), 1919. I falsari (Les faux-monnayeurs), 1925. La scuola delle mogli (Lcole des femmes), 1929. Saggi. Lettere a Angela (Lettres Angle), 1900. Dostoevskij,1923. Corydon, 1924. Viaggio in Congo (Voyage au Congo), 1927. Ritorno dal Ciad (Le retour du Tchad), 1928. Ritorno dallURSS (Retour de lU.R.R.S.), 1936. Pagine dautunno (Feuillets dautomne), 1949. Teatro. Filottete o il Trattato delle tre morali (Philoctte ou le Trait des trois morales), 1899. Sal, 1904. Edipo, (Oedipe), 1930. Persefone (Persphone), 1934. Teseo (Thse), 1946. Autobiografa e diari. Se il seme non muore (Si le grain ne meurt), 1926. Pagine del Diario 1929-1932 (Pages de Journal 1929-1932), 1934. 97 Nuove pagine del Diario 1932-1935 (Nouvelles Pages de Journal 1932-1935), 1936. Diario 1889-1939 (Journal 1889-1939),1939. Diario 1942-1949 (Journal 1942-1949),1950. Cos sia ovvero Il gioco fatto (Ainsi soit-il ou les jeux sont faits), 1952. Trame dei romanzi (o racconti) citati. I nutrimenti terrestri, 1897. Pi che un romanzo si tratta di un poema in prosa, unalternanza di rifessioni e sogni espressi in forma lirica, i cui temi principali sono il fervore, la gioia dei sensi e il felice contatto con la natura. Il narratore si rivolge a Nathanal per raccontargli le proprie esperienze e gli insegnamenti appresi dal maestro Mnalque (che assomiglia molto ad Oscar Wilde, col quale Gide aveva effettivamente da poco fatto amicizia). Limmoralista, 1902. la confessione fatta ad alcuni amici di un giovane flologo, Michel, il quale ha sposato Marceline, donna alla quale era molto legato ma che non ha mai amato veramente. Durante il viaggio di nozze in Nord Africa Michel si ammala di tubercolosi e rischia di morire, ma le cure della moglie, e soprattutto la compagnia dei giovani del luogo, riescono a salvarlo. Questa esperienza lo rinnova, lo apre alla vita semplice del corpo, soffocata fno ad allora da una morale tradizionale reprimente e da una professione dedita esclusivamente allo studio. I due tornano in Francia, ma lontani da Parigi e dalla vita accademica, stabilendosi in una fattoria della Normandia che permette loro di vivere in modo semplice e a contatto con la natura. Michel inizia una relazione segreta col giovane Charles ed felice. Ma dovr presto tornare a Parigi per tenere la sua prima lezione durante la quale incontra Mnalque nelle cui idee ritrova le sue, quelle maturate col viaggio in Nord Africa. E cos, approfttando della debilitazione della moglie incinta, torner 98 con lei in quei luoghi convincendola che sia proprio quella la soluzione migliore per ritrovare la salute. Tuttavia Marceline, trascurata dal marito, morir durante il viaggio. I sotterranei del Vaticano, 1914. La nobile famiglia parigina de Baraglioul viene aggirata da un gruppo di truffatori che, travestiti da preti, vanno diffondendo la falsa notizia del rapimento del papa (ad opera della Massoneria), nascosto nei sotterranei di Castel Gandolfo e sostituito da un impostore, per estorcere alle ricche e devote famiglie denaro che sarebbe servito per la sua liberazione. Nel frattempo il giovane Lafcadio Wluiki scopre di essere il fglio illegittimo del morente conte Juste-Agenor de Baraglioul e fratellastro di un famoso scrittore, il visconte Julius de Baraglioul. Alla morte del vero padre, Lafcadio riceve cos la sua parte di eredit e parte per nuove avventure. Intanto Amde Fleurissoire, cognato di Julius, dalla sua citt, Pau, prende un treno diretto a Roma con lobiettivo di salvare il papa. Arrivato in piazza San Pietro incontra lo stesso Julius che era andato dal Santo Padre a chiedere un aiuto per un amico convertito caduto in disgrazia. Qui Julius gli racconta la sua nuova rivelazione dellatto gratuito. Fleurissoire, convinto dai truffatori a raggiungere Napoli, si ritrova sul treno con Lafcadio, il quale lo uccide senza motivo, buttandolo gi dal treno, a conferma della possibilit dellatto gratuito di cui sopra. Successivamente Protos, il truffatore, dopo aver strangolato lamante, colpevole di averlo denunciato, viene arrestato con laccusa di essere lomicida di Fleurissoire. Il fratellastro Julius consiglia a Lafcadio di pentirsi del suo gesto, ma Genevive, la fglia di Julius, confessa i suoi sentimenti a Lafcadio, il quale abbandona cos ogni idea di redenzione per approfttare delle gioie dellamore. 99 QUARTO CAPITOLO. NICHILISMI QuantprofondolinfussodiNietzsche nellaleteraturaflosofcafrancesedelNovecento? Ilnichilismo,qualiformeleterarieassume? MAEST RO NI ET ZSCHE 159 Eglinoninalcunmodoilcoronamentodellacreazione:ogniessere ,accantoalui,suunostessogradinodiperfezione...Eafermando questo,afermiamoancorasempretroppo:relatvamente parlando,luomolanimalepeggioriuscito,ilpimalatccio,ilpi pericolosamenteaberrantedaisuoiistnt. Friedrich Nietzsche, lantcristo. Andr Gide e Jean-Paul Sartre hanno in comune la capacit desplorare le trame delle frustrazioni fglie della societ contemporanea, il coraggio dosare e raccontar i meandri disordinati dellesistenza, sovente avvertita come carico eccessivamente penoso per le piccole spalle degli uomini. Entrambi coinvolti, in diversa misura, in quella corrente [159] Saggio apparso per la prima volta nel 2012 su Etica e Letteratura: Stefano Scrima, Gli ammiratori di Nietzsche. La morale del suolo nelle esperienze letterarie di Gide e Sarte, in Etica e Letteratura, settembre 2012. URL: http://www.etica-letteratura.it/el-interventi.asp?Item=7. 100 flosofco-letteraria che prese il nome di esistenzialismo: Sartre a tutti gli effetti, fno a diventarne il caposcuola francese, Gide, invece, solo marginalmente; celebrato piuttosto come precursore dello sguardo esistenzialista che si fa narrazione, e traghettatore della Francia di fne Ottocento verso il nuovo fervore letterario europeo. Condivisero, con occhi differenti, le esperienze pi signifcative del XX secolo: il primo abbracci la resistenza si tratta dimpegno intellettuale con lenergia dei suoi quarantanni, mentre il secondo, ultraottantenne, non pot che assumere a riguardo il disincanto dun uomo giunto al termine delle sue fatiche. Del resto levoluzione dellengagement sartriano dovuta anche a questo, alle particolari contingenze che legarono luomo alla realt. Gide visse una giovinezza diversa, quella duna generazione che si apprestava, con lentusiasmo positivistico da lui rinnegato, a viver lebbrezza del nuovo secolo, quello che, nonostante le promesse di rigoglio indefnito, sarebbe diventato il vero e proprio teatro dellassurdo, o il mattatoio della storia. La differenza tra questi due giganti, oltre il ruolo giocato dalla letteratura nella societ lo scrittore ha sempre, nolens volens, responsabilit sensibilizzante nei confronti del lettore (Sartre); lopera darte risponde allintima necessit dellesperienza di s (Gide) si incontra nella funzione assunta dalla flosofa nelle loro rispettive produzioni letterarie. Sartre fu flosofo oltre che romanziere questo pacifco , Gide no: pervicace homme de plume non teorizz mai una propria flosofa, non scrisse il suo Lessere e il nulla; si limit ad accogliere gli impulsi flosofci proposti dal contesto culturale dellepoca, i pi affni alle sue esigenze spirituali. Occorre anzitutto fare una considerazione preliminare a sostegno delle incursioni qui proposte: dopo Nietzsche il mondo non fu pi lo stesso. Egli il confuire di vie precedentemente abbozzate, lasciate seccare o mal seminate, scordate sotto terra fno allarrivo del flosofo di Rcken, che con aforismi e martello ri-scolp i lineamenti del pensiero occidentale. Conosciamo bene la fortuna del corpus nietzscheano la letteratura non sfugg ai suoi aculei. 101 Si pu dire cos che Sartre, nato nel 1905, ebbe modo di tesaurizzare gli insegnamenti nietzscheani che accompagnarono tutta la rifessione flosofco-culturale della prima met del Novecento europeo. La stagione post-nietzscheana avvert infatti obbligato il confronto con questo autore capitale (si veda la cosiddetta Nietzsche-Renaissance), cuspide e frattura della tradizione flosofca dominante. Ci signifca che Sartre pot nutrirsi di unatmosfera rigenerata, di un mondo dal suolo pi fermo o pi sdrucciolevole? , cosciente del suo inestimabile valore, insostituibile; duna fedelt alla terra, unica possibile dimensione dellesistenza, eletta a nuova morale. Signifca unantimetafsica come punto di partenza, una libert riscoperta in tutta la sua potenza condizionante. Non si vuol qui affermare un niceismo sartriano, bens suggerire un suggestivo confronto fra alcuni tratti fondamentali del pensiero nietzschenao (uno su tutti la morte di Dio) senza i quali non si potrebbe comprendere del tutto Sartre e la sua generazione e alcuni punti fermi dellautore de La nausea. La liaison intellettuale tra Gide e Nietzsche fu, per motivi cronologici, meno scontata: necessit dun abbandono entusiastico da parte del letterato francese alle coinvolgenti brame demancipazione scorte in superfcie agli scritti del flosofo, i quali cominciavano a circolare in Europa negli ultimi decenni del XIX secolo. La lettura gidiana di Nietzsche, naf e poco approfondita, risulta il perfetto viatico per labluzione dalla morale tradizionale, sia in termini esperienziali che letterari. Se Sartre si ritrov al cospetto dun Nietzsche rielaborato e ormai confezionato dalla critica, che pretese di conoscerlo fno in fondo, Gide ebbe la fortunata possibilit di crearsi un Nietzsche personale, epurato da molti dei suoi aspetti (che poi diventarono) caratteristici per esser esaltato come il flosofo dellenergia creatrice. In una lettera del 1898 leggiamo: [Nietzsche] riempie di vita gioiosa [gli uomini], con essi vive nel mezzo delle rovine e vi semina a pi non posso. Mai cos esuberante di vita come quando si tratta di mandare in rovina cose mortali e tristi. Allora ogni pagina saturata da una 102 energia creatrice: indistinte novit vi si agitano; sa prevedere, sa presentire e chiama a raccolta e ride. opera stupenda? No, ma prefazione dopere stupende. Dunque Nietzsche demolisce? Suvvia! Vi dico che costruisce, tutto indaffarato a costruire. 160 Fu questa la flosofa di Gide, quella che pot salvarlo dallimputridirsi della morale puritana che lo stava risucchiando nelle sabbie del peccato; bast questo allo scrittore francese per esaurir lesigenza duna propria edifcazione flosofca: tutta la sua opera, a vari livelli, da I nutrimenti terrestri a Limmoralista, da I sotterranei del Vaticano allautobiografa Se il seme non muore (Si le grain ne meurt), sar permeata da questa volont di liberazione e accettazione della vita, che trov nel suo Nietzsche lo slancio flosofco iniziale. Leggiamo questi passi esemplifcativi dal breve romanzo autobiografco Limmoralista: Laria era luminosa. Le cassie, i cui fori spuntano assai prima delle foglie, la imbalsamavano: a meno che non venisse da ogni parte quella specie dodore leggero, incognito che mi pareva entrare in me da pi sensi e mi incantava. [] Mi divertivo ad ogni rumore. Mi ricordo dun arbusto la cui scorza da lontano mi pareva duna consistenza cos bizzarra che dovetti alzarmi per andarla a palpare. Pi che toccarla la carezzavo: ci trovavo un rapimento [] Dovevo forse nascere alla vita in quel mattino? 161 Il protagonista del romanzo, Michel, alter ego dello scrittore, viene rapito dallebbrezza sprigionata al contatto con la natura, dalla riscoperta febbrile della corporeit. Gide nasce a nuova vita, purifcato, cogliendo appieno la portata dellinsegnamento nietzscheano. [160] A. Gide, A. Gide, Lettres Angle, Mercure de France, Paris 1900; tr. it. Lettere ad Angela, in Incontri e pretesti, Bompiani, Milano 1945 (pp. 71-104), cit., p. 81. [161] A. Gide, A. Gide, Limmoraliste, Mercure de France, Paris, 1902; tr. it. Limmo- ralista, Jandi Sapi, Roma-Milano 1945, cit., p. 52. 103 Torniamo a Sartre. Instancabile scrittore flosofo, romanziere, critico letterario, giornalista non scrisse mai di Nietzsche, o perlomeno mai gli dedic studi o articoli monografci. Ma ora si potrebbe obiettare: nemmeno Gide scrisse di Nietzsche, salvo qualche lettera privata! vero, ma Gide non si dava n alla critica n alla flosofa 162 , Sartre s. un paradosso: trattare degli infussi nietzscheani su un flosofo indifferente a Nietzsche. Alcuni sostengono che Sartre non elabor mai un suo Nietzsche a causa duna sorta di complesso dinferiorit che lo paralizzava di fronte ai contemporanei pi esperti in materia (ad esempio Bataille). Usciamo dallimpasse cercando dattirar lattenzione esclusivamente sulle opere narrative dei due autori francesi (la gran parte della produzione gidiana e una considerevole di quella sartriana), il che permette di concentrarci, in questo caso, sulle intersezioni flosofche che saturano i romanzi di Sarte prescindendo dal Sartre flosofo. Cio a dire: leggiamo i romanzi di Sartre e chiediamoci che cosa, contenutisticamente e in parte anche stilisticamente, non potrebbe esser stato proposto ante Nietzsche. Ora me ne accorgo, mi ricordo meglio ci che ho provato laltro giorno. Quando tenevo quel ciottolo. Era una specie di nausea dolciastra. Comera spiacevole! E proveniva dal ciottolo, ne sono sicuro, passava dal ciottolo nelle mie mani. S, cos, proprio cos, una specie di nausea nelle mie mani. 163 Che cos la Nausea se non la morte di Dio? Il lampo di coscienza che squarcia la nostra illusa quotidianit intrisa fno allunghia di morale tradizionale, quel mostro decadente inventato da Socrate e Platone e poi riadattato dal [162] Invero anche la lunga carriera di Gide cont episodi di critica letteraria e flosofca (soprattutto conferenze) e dimpegno sociale (i famosi resoconti dei suoi viaggi). Ci non suffciente a sradicare il letterato francese dal suo ambito principale, il romanzo e il racconto. [163] J.-P. Sartre, J.-P. Sartre, La nause, Gallimard, Paris, 1938; tr. it. La nausea, Einau- di, Torino 2005, cit., p. 14. 104 Cristianesimo, il fautore del regno della repressione. La Nausea lapice del nichilismo, il momento in cui luomo scorge la possibilit, se non il dovere, di scacciare i falsi demoni a favore duna trasvalutazione di tutti i valori; valori ascendenti, per la vita, il sangue, la carne, il corpo in tutte le sue manifestazioni, per la terra, la potenza, ma anche per il male, il dolore e le tenebre. Accettare la vita, rimaner fedeli alla terra, madre e sorella. Far trionfare le ragioni del corpo, delle mani con le quali sentiamo lesistente opporsi e, nello stesso tempo, darsi a noi. Roquentine (protagonista de La nausea) disprezza gli abitanti della cittadina di Bouville, i quali tentano di nascondersi [la Nausea] con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cio amorf e vacui; tristi. 164
Amorf, vacui e tristi, dorigine e destino non divini e celestiali, bens bestie geniali, miseramente belli, e tuttavia sperduti nellinfezione di false credenze. I porcaccioni di cui parla Roquentine-Sartre sono gli stessi sbalorditi e sogghignanti frequentatori del mercato, quelli interrotti dalluomo folle nietzscheano, ovvero tutti gli uomini incapaci di sostenere il tremendo peso dellesistenza, incapaci di darsi forma. Essi sono di troppo giacch nascono e muoiono senza ragione, sono liberi e gratuiti, legati soltanto alla loro natura. Il senso di Nausea, il disincanto, penetra anche nelle personalit dei personaggi sartriani che seguono a La nausea, dai racconti de Il muro alla tetralogia incompiuta I cammini della libert; ma ci che di nuovo emerge nei tre romanzi Let della ragione, Il rinvio e La morte nellanima che compongono questultima, la volont dapprodare allet della ragione, responsabilizzarsi dopo la caduta dalla torre davorio della tradizione, sempre cieca alle esigenze del reale. [164] Ivi, p. 177. 105 Le contingenze storiche fanno contrarre la Nausea a Mathieu (protagonista della trilogia) la quale permette al giovane professore di flosofa anche qui alter ego dello scrittore di riconsiderare la sua vita, morderla, come lodore del cadavere putrefatto di Dio d allo spirito libero la possibilit di riappropriarsi della sua esistenza, allinseguimento di nuovi valori terreni. Mathieu, a differenza delle mire superumane di Nietzsche, fallisce nel suo intento, permane triste nel pantano dellinettitudine. Daltronde la guerra non permette di pensare e Mathieu-Jean-Paul non ha mai ambito ad uscire dalla storia. Le differenze fra Nietzsche e Sartre sono evidenti, ma altrettanto evidenti sono i nessi che li legano. Sartre fu, non immeritatamente, il massimo esponente dellexistentialisme anche e soprattutto per il suo impegno flosofco, per il suo tentativo teoretico di penetrare le insondabili profondit della condizione umana. A differenza di Gide, egli volle elaborare un punto di vista prettamente personale sullesistenza, seppur non estraneo agli esistenzialismi tedeschi di Heidegger e Jaspers, che sarebbe dovuto esser altrettanto foriero come la proposta letteraria gidiana dun rinnovamento critico dellapproccio alla vita, lontano dalle consolazioni metafsiche e da false speranze di riscatto ultraterreno. Romanzo e flosofa, in entrambe le esperienze letterarie qui ricordate, intrecciano legami essenziali, seppur dinamici, custodi dun messaggio che la cultura contemporanea non dovrebbe dimenticare sugli scaffali impolverati delle biblioteche. 106 << OGGI LA MAMMA MORTA >> Onoratuopadreetuamadre,comeilSignore, iltuoDio,thaordinato,afnchituoigiorni sianoprolungateafnchvengaatedelbene sullaterracheilSignore,iltuoDio,td. Deuteronomio 5: 16. Muore la madre e con lei la tradizione; cade lultimo baluardo, invincibile per noi, ma non per le stagioni. Il mondo si stinge, si sfuoca il contorno e le Apocalissi fan visita ai pensieri, ma solo per apparir ancor pi inutili dazio troppo amaro da pagare. Quando si pensa alla morte della madre il ricordo corre subito alle pagine de Lo straniero (1942) di Albert Camus, il cui incipit recita: Oggi la mamma morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dallospizio: Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti. Questo non dice nulla: stato forse 107 ieri 165 . Non importa. La mamma morta, che importa quando? e cosaltro pu pi importare? La sottile ombra dincanto che riluceva nel cuore del fglio ormai evaporata. Non assurdo, oltre che orribile, vedere morire la propria madre? ricordandoti cos il tuo destino: polvere nella sua polvere? Il protagonista del romanzo di Camus, Meursault, nasce per noi con questa morte: non sappiamo quasi nulla di lui prima di questavvenimento. Qualche fashback tuttavia ci fa credere che non sia stata la perdita della madre a renderlo cos indifferente in materia di sentimenti i veri colori della realt , eppure lex abrupto camusiano scaraventare il lettore nello sbigottimento per lapatia di Meursault di fronte al lutto non pu esser solo caso. bens gran mossa letteraria, e ancor di pi flosofca. Camus, ne Il mito di Sisifo (1942), lo dice a gran voce: il mondo assurdo, la vita assurda. Non c Dio, e perch dovrebbe? Nietzsche ha danzato sul suo cadavere. I valori sui quali i nostri avi plasmarono le condotte, per noi senza-Dio, sono crollati come montagne di marzapane. Tutto permesso metteva in bocca pi che altro in testa Dostoevskij a Ivan Karamazov. Gratuito vivere e ogni gesto regalato al vento. Il nichilismo, labbraccio del nulla come destino, inonda i nostri campi rendendoli incoltivabili. La fgura della madre rappresenterebbe soltanto lultimo simbolo duna tradizione imputridita dai miasmi del lutto divino. Camus lo sa e la utilizza come escamotage letterario, conferendo al suo romanzo altissima caratura flosofca non serve Il mito di Sisifo per rendersene conto. Pur essendo Meursault sostanzialmente inconsapevole di tutto ci un nichilista ignaro , in lui agisce la mano dello scrittore lucido e la coscienza generale duna generazione dai piedi inchiodati a terra. La sua una rappresentazione artistica, un dipinto, non pu avere coscienza di s. Una volta morta anche la madre, lultimo valore che conferiva [165] A. Camus, Ltranger, Gallimard, Paris 1942; tr. it. Lo straniero, Bom- piani, Milano 2010, cit., p. 7. 108 senso al nostro peregrinare esistenziale, la vita e la forza di credere saranno defnitivamente vinte. Eppure Camus basti leggere Nozze (1938), ma anche Luomo in rivolta (1951) trover il modo di trarre giovamento (anche) dallassurdo. Un altro Albert, quasi sconosciuto, di qualche anno pi giovane di Camus, un altro scrittore francofono del Novecento, anche lui invischiato nelle sabbie immobili del nichilismo, ma molto di pi, Albert Caraco, esordisce cos in quella sorta di diario- commiato che Post Mortem (1968): La Signora Madre morta, lavevo dimenticata da qualche tempo, la sua fne me la restituisce alla memoria []. Mi chiedo se le voglio bene e sono costretto a rispondere: No, le rimprovero di avermi castrato, poca cosa davvero, ma insomma [] e poi mi ha messo al mondo e io professo lodio per il mondo. 166
La morte della madre conquista anche qui il primissimo pensiero dellopera, ma in questo caso anche la gran parte dei restanti: Post Mortem infatti una rifessione, a caldo, sullesistenza dello stesso Caraco a seguito della perdita dellamata-odiata madre. La Signora Madre morta, lavevo dimenticata da qualche tempo, sembra una frase di Meursault, di un Meursault forse un po pi educato; ma quel mi chiedo se le voglio bene e sono costretto a rispondere: No rivela un Caraco, (a differenza di Meursault) non pi personaggio romanzesco o alter ego camusiano, lontano dallindifferenza 167 e dallinconsapevolezza: [166] A. Caraco, Post mortem (1968), ditions Lge dHomme, Lausanne 2012; tr. it. Post Mortem, Adelphi, Milano 1984, cit., p. 9. [167] Tuttavia nel Brviaire du chaos Caraco scriver: La natura del mondo lassoluta indifferenza, e dovere del flosofo quanto meno essere simile alla natura del mondo, continuando a essere luomo che non potr smettere di essere. A. Caraco, Brviaire du chaos, ditions Lge dHomme, Lausanne 109 ha i sentimenti chiari, odia il mondo e per questo anche la porta attraverso cui venne forzatamente alla luce: la madre. Il vivere un gioco odioso, laido intrattenimento dun Dio che non esiste; post mortem non saremo che ricordi sporchi, terriccio silenzioso. Lantidoto per sopportare una vita che, nonostante tutto, persevera nel suo stato di malattia: la coscienza del nulla, il dolore, lamore per unumanit condannata lodio; odio per tutto, compresi se stessi. Fu verso il 60 che la Signora Madre si fece malinconica, il che le diede un magnifco aspetto, e questo cambiamento, di cui non approfondii la causa, me la rese pi cara, le ombre della morte sono le spezie dellamore e la vita eterna sar la scuola della freddezza assoluta. Si ama un essere che lavvenire minaccia, e tanto pi lo si ama quanto pi minacciato, Dio non ama e non pu essere oggetto damore, lamore divino un non-senso, la cosa migliore certo non amare nessuno, e per arrivare a questo dobbiamo cominciare da noi stessi. Chi professa lodio di se stesso spezza i legami sensibili. 168 Caraco, estremamente lucido, vede la morte della madre come una liberazione, un peso in meno che gli avrebbe lasciato, piano piano, imparare a morire; poich la morte lunica verit: noi tendiamo alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira 169 . Accetta la vita cos com, non spera di trovar conforto tra le nuvole candide, ma nemmeno vede un senso, al contrario del Pied-Noir Camus, nel godere della felice stanchezza di un giorno di nozze con il mondo 170 , in spiagge di sole ed estati profumate; attende semplicemente la fne, con inumana coerenza e vezzo letterario le uniche nozze 1982 (postumo), tr. it. Breviario del caos, Adelphi, Milano 1998, cit., p. 24. Il suo obiettivo dunque lindifferenza. [168] A. Caraco, Post Mortem, Milano 1984, cit., p. 33 (corsivo mio). [169] A. Caraco, Breviario del caos, Milano 1998, cit., p. 9. [170] A. Camus, A. Camus, Noces, Gallimard, Paris 1938; tr. it. Nozze, in Estate e altri saggi solari, Bompiani, Milano 2010, cit., p. 7. 110 che conosce sono quelle tra caos e morte (domani la morte celebrer le sue nozze con in caos 171 scrive nel suo Breviario del caos (Brviaire du chaos, 1982)). Egli viveva per cortesia, per i suoi genitori 172 , come ricorda il suo editore Vladimir Dimitrijevi, e una volta sciolti questi due ultimi lacci vitali, anche la sua frustrazione avrebbe potuto cessare di sprecare pagine e pagine dinchiostro. Infatti, se per Camus la fgura materna lunico punto di riferimento, per Caraco incombe anche quella del padre: il lutto materno soltanto linizio della fne (totale, fsica e morale, non dedita alle delizie del nichilismo). La letteratura camusiana prescinde dalla fgura paterna, forse perch Lucien Auguste Camus mor quando il fglio non aveva neanche un anno, mentre la carachiana pende (totalmente, perch qui vita e letteratura si fondono) da essa: il Signor Padre dorme nella stanza accanto, come se volesse imparare a morire; lui lultimo legame che mi tiene attaccato a questo mondo, e se un bel mattino non dovesse svegliarsi, lo seguirei di buona grazia 173 . A pochi giorni dalla morte del padre Caraco si tagli la gola. In un appunto, isolato, destinato a far parte della sua autobiografa-romanzo rimasta incompleta Il primo uomo (Le premier homme, 1994) , Camus ci lascia scritto: Sua madre cristo 174 : la madre di Jacques Cormery, ovvero la madre di Albert Camus Cristo, il simbolo dunintera tradizione che vanta pretese ultraterrene, divine. Morta la madre, non resta nulla, anzi resta il nulla, il nichilismo. [171] A. Caraco, Breviario del caos, Milano 1998, cit., p. 96. [172] V. Dimitrijevi, Nota a A. Caraco, Post Mortem, Milano 1984, cit., p. 128. [173] A. Caraco, A. Caraco, Ma confession, ditions Lge dHomme, Lausanne 1975, cit., p. 16. [174] A. Camus, Le premier homme, Gallimard, Paris 1994 (postumo); tr. it. Il primo uomo, Bompiani, Milano 2011, cit., p. 308. 111 Le letterature di Camus e Caraco, inscindibili dalle loro esperienze di uomini (nel secondo caso in modo esplicito), condividono questo: la morte della madre come simbolo del nichilismo che regna fuori e dentro di loro. Che il nichilismo venga inteso come liberazione da uningiusta tirannia divina le esperienze letterarie che seguono a Lo straniero testimoniano questapertura a unesistenza spoglia o come composta disperazione riassunta da un ultimo gesto estremo del non- senso della vita, non pu nascondere, tuttavia, unintuizione comune, traccia ipersensibile di una contemporaneit senza pi padri n fgli. 112 V I T A DI AL BERT CARACO Albert Caraco nacque a Istanbul l8 luglio 1919. Fu flosofo e scrittore. Trascorse linfanzia tra Vienna, Praga e Berlino. La famiglia, di origine ebraica, fu presto costretta ad abbandonare la Germania e si trasfer a Parigi dove Caraco frequent lcole des Hautes tudes Commerciales. Successivamente acquisirono la cittadinanza dellHonduras trasferendosi in Argentina e poi in Uruguay, convertendosi, per opportunit, anche al cattolicesimo. Dopo il 46 tornarono di nuovo a vivere a Parigi. Ma Caraco, pur ottenendo premi e onorifcenze per le sue opere, fu sempre snobbato da critica e editori, e tuttora, a molti anni dalla morte, ben poco conosciuto (anche se la casa editrice Adelphi ha tradotto alcune delle sue opere pi signifcative). Visse in completa solitudine e mor suicida nel 71, il giorno dopo la morte del padre. Opere citate. Post mortem, 1968, 1985. La mia confessione (Ma confession), 1975. Breviario del caos (Brviaire du chaos), 1982. 113 APPENDICE ABBI AMO T UT T I RAGI ONE Rotola,rotola,rotola comeilmioamoreinutle. Gianni Meccia, Il baratolo. Ci vuole tempo per interiorizzare i cambiamenti, che, sotterranei, emergono solo quando i bollori dellentusiasmo cedono alle lusinghe della stanchezza. Gli uomini, soggiogati dalla tirannia del tempo, un inizio e una fne che si inseguono senza posa e che ciclo dopo ciclo assistono a quella costante ricombinazione degli elementi che fa s che nelleterno fuire ci sia sempre qualcosa di nuovo non aveva tutti i torti Eraclito quando diceva che il tempo un fanciullo che gioca a dadi , si ritrovano in mano idee e convinzioni dure come la pietra e pericolose come il fulmicotone. E proprio questo ritrovarsi in mano materia spirituale da noi non direttamente coltivata ci 114 conduce alla critica (o perlomeno dovrebbe farlo, sempre che il nostro fne sia quello di affnare le tecniche di convivenza), doverosa e puntuale, di ogni comportamento. La si pu chiamare flosofa, anche se poi, troppo spesso, questa fnisce per prendere le difese delle varie ideologie (che, come si sa, nel loro statuto non contemplano il mettersi in discussione). La flosofa, che sia indagine su noi stessi e sul mondo o portavoce di una peculiare visione di esso, non ha come mezzo di trasmissione soltanto il (forse ormai desueto) trattato di seicento e passa pagine o la lezione universitaria: oggi sono la televisione, il cinema e larte in tutte le sue manifestazioni i veicoli privilegiati. Ma uno su tutti il romanzo , lettura apparentemente innocua, lo strumento sul quale si vuol qui porre lattenzione. La sua pervicacia sconosciuta al video e allarte fgurativa, ma anche allo stesso trattato flosofco, sovente di diffcile accesso. Il romanzo si fa portavoce delle esigenze di unepoca (magari solo allo scadere della stessa, ma ci non ne riduce il valore) e, contemporaneamente, educa i suoi lettori allinterpretazione del loro tempo, i quali non sempre hanno i mezzi e la voglia di analizzare i propri comportamenti e quelli di chi li circonda. Il romanzo il bel romanzo, ovviamente sprona, sconvolge, fa rifettere. Ne sanno qualcosa le generazioni del primo Novecento, invischiate in vicende belliche e di mutamento politico economico e sociale di assai complicata decifrazione, che si rispecchiarono (anche loro malgrado) nei personaggi dei romanzi di Kafka, Proust, Gide, Svevo. La mentalit, le convinzioni, le idee erano cambiate, e andavano cristallizzandosi nellinchiostro di quelle pagine romanzesche che tanto parlavano, forse anche inconsapevolmente, del nuovo spirito occidentale. Un cambiamento su tutti: la consapevolezza della fragilit (in alcuni casi da intendersi anche, paradossalmente, come potenza perch sono caduti i vecchi ostacoli) umana; Dio si nascosto dietro langolo, e qualcuno, addirittura, giurerebbe sia morto. Antoine Roquentin, il protagonista de La nausea (1938) di Jean-Paul Sartre, colui che svela al mondo ci che il mondo non 115 ha il coraggio di confessare nemmeno a se stesso: la gratuit della vita, lassurdit dei nostri gesti quotidiani, in breve: il nostro essere di troppo. Sartre-Roquentin non certo n il primo n lultimo ad immergersi negli abissi delle esistenze contemporanee, ma probabilmente colui che maggiormente rimasto nellimmaginario collettivo quando si pensa, appunto, alla nausea esistenziale, quel sentimento di alienazione dalla vita che contraddistingue questo tempo dalle instabili fondamenta. Roquentin, infatti, ci dice che gli uomini, nella fattispecie quei porcaccioni di Bouville, tentano di nascondersi [la Nausea] con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cio amorf e vacui; tristi 175 . Quindi, tutti gli uomini sono di troppo ma se lo nascondono a vicenda, non ci pensano, forse smettono di chiederselo, mentre pochi eletti e da chi? espiano la colpa di essere nati, e lo fanno per tutti, sperimentando una terribile nausea. Tutto diventa fatto di nausea. La consapevolezza del terreno screpolato, dellassenza di signifcato, devessere stata una rivelazione per i lettori de La nausea che, ancora confusi e non sapevano che il bello doveva ancora arrivare 176 , cercavano di sedare il loro senso di vomito con aspirine e intrugli della nonna, o meglio ancora con alcol e vizi consumati nella migliore delle ipotesi tra il Caf de Flore e il Deux Magots di Saint-Germain-des-Prs. Ma sar limpegno letterario (o artistico) lunica possibilit di fuga dalla ripugnanza per se stessi ed il mondo immaginata da Antoine mentre ascolta la solita canzone al Ritrovo dei Ferrovieri. Solo cos si pu dare un senso al nauseante scorrere dei giorni: immaginando il lettore innamorato della tua opera, giustifcazione di una vita intera [175] J.-P. Sartre, La nause, Gallimard, Paris 1938; trad. it. B. Fonzi, La nausea, Einaudi, Torino 2005, p. 177. [176] La nausea del 1938, un anno dopo scoppier la Seconda Guerra Mondiale, le cui atrocit vennero a galla soltanto alla fne del confitto, dopo il 1945. 116 passata a cercare giustifcazioni allingiustifcabile. E tuttavia Antoine non pu sconfggere la Nausea, essa lo possiede; vive per lui. Ma, come abbiamo ricordato allinizio, le cose dentro di noi cambiano, spesso senza che nemmeno ci sia il tempo per accorgersene. I tempi cambiano, le epoche si susseguono, e con loro signifcati, esigenze e convinzioni. La Nausea esistenziale divent di moda e parte integrante del modus vivendi occidentale, fno a che, come accadde col Dio morto del primo Novecento, non si fece anchessa innocua sensazione che si avverte, ad esempio, leggendo Hanno tutti ragione (2010) di Paolo Sorrentino. La storia ambientata nel secondo Novecento, ma la coscienza che la sottende la nostra, quella del tempo in cui il romanzo stato scritto, quella che anche sforzandoci non riusciamo bene a decifrare, proprio perch la stiamo vivendo. Ed come al solito un romanzo a venirci incontro svelando il lato oscuro del formalismo (che non solo dellitaliano) al quale luomo soggiace come sotto incantesimo. Tony Pagoda, il cantante napoletano protagonista del romanzo di Sorrentino, dichiara, senza fronzoli, senza alcuna pretesa giustifcativa: eccedono, gli uomini che non hanno nulla da perdere, fno alla nausea. Ma la differenza tra me e il resto del mondo che io, dentro allo stato di nausea, ci sto una meraviglia. Non la vivo come un problema, la nausea 177 . Se Roquentin scopre la Nausea per poi rimanerne succube, Pagoda la calpesta, lha gi interiorizzata e ha tutte le intenzioni di ribaltare la sua condizione di essere di troppo a proprio vantaggio; daltronde, come dice egli stesso, non ha niente da perdere. Tony non pu non vivere nella nausea, eredit dei tempi fagocitati dalla contemporaneit, non pu non aver una coscienza abituata ad una vita assurda che si barcamena tra effmeri signifcati come la famiglia e la carriera. Nessun Cristo lo salver, ma non poi cos grave. La pienezza dellistante (che facilmente si concretizza in vizio, perlomeno secondo i canoni [177] P. Sorrentino, Hanno tutti ragione (2010), Feltrinelli, Milano 2013, cit., p. 223. 117 morali dellOccidente) quella che conta, non il compiuto dellopera, sterile emanazione morta di s. Ma attenzione, egli non un semplice Don Giovanni, un Casanova rivisitato o un marchese De Sade lascivo e spregiudicato, perch questi non conobbero la Nausea, o almeno non il suo stato terminale raggiunto soltanto col Secolo Breve. Perch una volta provata la Nausea non si torna pi indietro. Lassurdo la parola chiave, lassurdo mischiato allinutilit dei giorni. La cocaina, la frivolezza sentimentale, lo sdoganamento del corpo, la fama insomma: la bella vita vanno bene se questa la condotta una come unaltra che ci fa sopportare serenamente il peso dellesistenza. Una come unaltra, s, e non un caso che il romanzo di Sorrentino si intitoli Hanno tutti ragione: una volta che gli assoluti sono stati consumati e digeriti, per poi riafforare soltanto come pallidi ricordi tra i rigurgiti della Nausea, chi pu pi sostenere di aver ragione? perch aver ragione signifca che c qualcuno che non ce lha, che c chi vive nella menzogna. Non cos: molto pi plausibile che tutti abbiano ragione, o perlomeno che tutti abbiano le proprie ragioni per comportarsi in un modo invece di un altro. Tony Pagoda lo sa (anche se il percorso verso questa consapevolezza, allinterno del romanzo, sar graduale), e ha accettato se stesso. C per un prezzo da pagare: lidiosincrasia col mondo ancora lontano da queste conclusioni: per questo sono inadatto al mondo. Per questo sono solo 178 . La consapevolezza di Tony Pagoda non lascia spiragli allalternativa. Arrivato alla stanchezza della routine, con la moglie che vuole il divorzio, il successo sulla via del declino e uno scheletro nellarmadio da nascondere, Pagoda decide di semplifcare il suo stile di vita trasferendosi in Brasile, raggiunto inizialmente per una piccola tourne con la sua band, optando cos per il completo anonimato. La vita al limite non gli d pi lemozione dun tempo, ed ora di cambiare con esso. Sar nei successivi diciotto anni brasiliani che afforer in lui la defnitiva sensazione che abbiano tutti ragione: perch dovrebbe essere lui ad aver ragione, lui che ha cambiato vita, lui [178] Ibidem. 118 che se avesse vissuto mille anni avrebbe cambiato vita almeno altre venti volte? E questo vale per tutti. qui che la Nausea smette di nauseare riafforando sulla pelle come lieve prurito. Non sappiamo che fne abbia fatto Antoine Roquentin, rimasto seduto al Ritrovo dei Ferrovieri a contemplare lidea di scrivere un romanzo che avrebbe potuto rendere accettabile, o forse addirittura riempire, il suo senso di vuoto. Sappiamo invece com invecchiato Tony Pagoda, che dopo quasi ventanni torn in Italia sedotto da unofferta irrifutabile. Ma non facciamoci illusioni: non sto tornando per nostalgia. Torno, perch non ho niente di meglio da fare. Perch si scaricano, dopo un certo tempo, tutte le consistenze 179 . A consistenze scariche, dunque, Tony Pagoda si prepara alla morte. diventato vecchio e ha scoperto, fnalmente, qual sempre stato il senso della sua vita: diventare vecchio. Vivere, e prendersi tutto dalla vita. La Nausea non fa pi paura, labbiamo digerita: sappiamo di essere gratuiti e con una scadenza senza data, ma ineluttabile. I tempi cambiano e ci si abitua a tutto, anche allassenza di signifcato, soprattutto quando non si ha niente da perdere. E noi, oggi, cosa abbiamo da perdere? Nota su Paolo Sorrentino. Paolo Sorrentino, scrittore, regista e sceneggiatore, nato a Napoli il 31 maggio 1970. Con il lungometraggio Il divo (2008), che ripercorre la storia di Giulio Andreotti, avviene la sua consacrazione: vince il Premio della Giuria a Cannes. Il suo romanzo desordio Hanno tutti ragione (2010) si classifca terzo al Premio Strega del 2010. [179] Ivi, p. 272. 119 Opere principali.
Romanzi. Hanno tutti ragione, 2010. Racconti. Tony Pagoda e i suoi amici, 2012. Lungometraggi. Luomo in pi, 2001. Le conseguenze dellamore, 2004. Lamico di famiglia, 2006. Il Divo, 2008. This Must Be the Place, 2011. La grande bellezza, 2013. Trama di Hanno tutti ragione, 2010. La carriera di Tony Pagoda, cantante melodico napoletano di successo, ormai sulla via del declino e a complicare le cose ci si mette anche la moglie che vuole il divorzio. Questo porter Pagoda, dopo una breve tourne in Brasile, a decidere di mollare tutto e stabilirsi dallaltra parte del mondo per ricominciare una nuova vita, prima a Rio e poi a Manaus. Vive tranquillo in Brasile per diciotto anni, ma arriva il 1999 e un onorevole italiano pronto a pagare una cifra esorbitante perch torni in Italia a cantare a casa sua, per la sua famiglia, la sera dellultimo dellanno. Pagoda accetter trascorrendo cos i suoi ultimi anni a Roma. 120 DI ZI ONARI O MI NI MO Angoscia. Con il flosofo danese Sren Kierkegaard (1813- 1855) il concetto di angoscia entra nella terminologia flosofca quale sentimento fondamentale della vivenza umana in rapporto allesistenza e soprattutto alla morte: luomo prova angoscia, ossia smarrimento, forte preoccupazione, perch si rende conto della sua fnitezza e della sua condizione di mera possibilit nel mondo che laccoglie, nonch della tragica prospettiva della morte che lo attende. Per Martin Heidegger (1889-1976) proprio grazie allesperienza dellangoscia che luomo pu compiere le scelte pi signifcative, perch conscio della sua fnitezza e della reale possibilit della morte. Assurdo. Nella flosofa e letteratura contemporanea lassurdo la condizione stessa delluomo. Mancando punti di riferimento universali, lesistenza delluomo viene concepita come libera possibilit di realizzazione nelle trame di una realt in incessante divenire. Naturale che il sentimento dellassurdo provochi, al pari del sentimento dellangoscia, un forte senso di straniamento che pu anche condurre al desiderio della morte, il non dover pi affrontare le diffcolt di una vita priva di certezze e signifcati prestabiliti. 121 Atto gratuito. Nella letteratura europea (Fdor Dostoevskij, Andr Gide) di fne Ottocento / inizio Novecento latto gratuito quellatto compiuto, per lappunto, gratuitamente, senza un fne prefssato, ma soltanto per il gusto (che non signifca necessariamente che provochi piacere in chi lo compie) di farlo. Ad esempio Lafcadio, personaggio de I sotterranei del Vaticano (1914) di Andr Gide (1869-1951) uccide un uomo gratuitamente, e lo fa con lucidit; mentre Meursault, protagonista de Lo straniero (1942) di Albert Camus (1913-1960) uccide s gratuitamente, ma il suo atto confuso, annebbiato. Ad ogni modo latto gratuito frutto della mancanza di certezze del mondo contemporaneo e soprattutto della mancanza di una morale universale e condivisa che nella storia delluomo sempre stata garantita da (e identifcata in) Dio. Engagement. Termine francese entrato nel linguaggio comune (anche italiano), soprattutto con Sartre e gli intellettuali francesi militanti durante la Seconda Guerra Mondiale, per designare un impegno ( questa la traduzione) di tipo sociale e politico, oltre che prettamente letterario e culturale. Uno scrittore engag (impegnato) uno scrittore che attraverso i suoi scritti attua una critica esplicita (articoli di giornale, saggi) ma anche implicita (romanzi, teatro, poesia) nei confronti della societ. Esistenzialismo (ateo). una corrente flosofca, ma anche letteraria e artistica, che trova espressione nel XX secolo. Lidea portante di questi flosof che lesistenza delluomo preceda lessenza (in contrapposizione alla concezione comune, opera del cristianesimo, ma anche della flosofa greca, di unessenza comune magari divina che designi lessere uomo, dalla quale egli poi prender forma con la sua esistenza particolare). Risultato di questo ribaltamento una piena libert e responsabilit delluomo nei confronti della sua vita e di quella degli altri. Alcuni celebri precursori dellesistenzialismo sono considerati Sren Kierkegaard, Friedrich Nietzsche, Franz Kafka, Fdor Dostoevskij e Andr Gide, mentre come autori 122 principali in Francia troviamo Jean-Paul Sartre (1905-1980) e Maurice Merleau-Ponty (1908-1961), ma anche Albert Camus (1913-1960), il quale per ne prendeva le distanze, mentre in Germania Martin Heidegger (1889-1976) e Karl Jaspers (1883- 1969). Fedelt alla terra. Il flosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900), nel suo Cos parl Zarathustra (1883-85), scrive: rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze!. Rimanere fedeli alla terra signifca dunque vivere pienamente questa vita terrena senza farsi condizionare (e alienare, sempre secondo Nietzsche) da dottrine religiose o sovraterrene, che hanno come punto di riferimento il Cielo (cristianesimo), o il dopo la morte (sempre cristianesimo e qualunque altra religione), ma anche per esempio lultimo stadio della storia (hegelismo, marxismo), piuttosto che la vita stessa, unico bene in nostro possesso e quindi da non sprecare. La fedelt alla terra diviene necessaria dopo la scoperta della morte di Dio. Morte di Dio. La morte di Dio la consapevolezza fatta propria da Nietzsche della morte nellet contemporanea occidentale delluniversalit dei valori. Non c pi un Dio garante dellordine delluniverso e delle vite degli uomini, perch piano piano, nel corso dei secoli, ridimensionato a semplici illusione e speranza umane (ovviamente non per tutti) e dunque nemmeno di valori universali condivisi da tutti. La morte di Dio strettamente collegata al nichilismo, di cui una sorta di fondamento. Nausea. Termine flosofco-letterario entrato nel linguaggio comune, con il signifcato di noia esistenziale, con il romanzo La nausea (1938) di Jean-Paul Sartre. Pi precisamente il protagonista de La nausea Antoine Roquentine prova un senso di disgusto, di nausea appunto, nel momento in cui la rifessione lo porta a rendersi conto dellassoluta gratuit, e quindi, per certi versi, assurdit dellesistenza.
123 Nichilismo. Da nihil (nulla). Termine che compare per la prima volta in Germania alla fne del Settecento. la mancanza di solide fondamenta della societ, la corrosione dei valori tradizionali dOccidente che seguono allannunciazione nietzscheana della morte di Dio. Di conseguenza nichilismo diventata la flosofa stessa del flosofo tedesco, ma anche ogni atteggiamento privo di speranze per un futuro che si sa gi intriso di morte di nulla. Trasvalutazione dei valori. In Nietzsche la creazione di nuovi valori, esaltatori delluomo e della sua condizione terrena, contro i valori della morale tradizionale (in sostanza del cristianesimo). Obiettivo ultimo di Nietzsche: la creazione di oltreuomini, ossia uomini capaci di sopportare il peso di unesistenza fne a se stessa, gioiosa ma allo stesso tempo tremendamente dolorosa. 124 BI BLI OGRAF I A Jean-Paul Sartre J.-P. Sartre, La nause, Gallimard, Paris 1938; trad. it. a cura di B. Fonzi, La nausea, Einaudi, Torino 2005. J.-P. 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