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scenza di essa. Cosicch coscienza, secondo iI modo in cui abitualmente gli uomini usano la parola, significa unbpinione, non tanto circa la verit della proposizione, quanto della loro conoscenza di essa, aIIa qual cosa Ia verit della proposizione conseguente. Io definisco quindi coscienza lbpinione dell'evidenza.

Vrr. Il piacere

9. La credenza, che consiste nell'ammettere delle proposizioni per fede, in molti casi non meno aliena dal dubbio della conoscenza perfetta e manifesta. Infatti, come non v' nulla di cui non vi sia una causa, cosi, quando v' un dubbio, bisogna che venga eoncepita qualche causa di esso. Ora, vi sono molte cose che riceviamo dalla voce altrui, e di cui impossibile immagiinare una ragione di dubbio; infatti, cosa si pu opporre contro il consenso di tutti gli uomini, a proposito di cose che essi possono conoscere e non hanno motivo di riportare in modo differente da come sono (cos come gfran parte delle nostre storie) a meno che uno dica che tutto il mondo ha cospirato per ingannarlo? E tanto basti del senso, dell'immagfinazione, del ragionamento, del raziocinio e della conoscenza, c}re sono gli atti del nostro potere conoscitivo, o concettivo. Quel potere della mente che chiamiamo motivo, differisce dal potere motivo del corpo; infatti, il potere motivo del corpo quello mediante iI quale il corpo stesso ne muove altri, e che noi chiamiamo forza: ma iI potere motivo della mente, quello grazie al quale la mente d movimento animale al corpo in cui essa esiste; i suoi atti sono Ie nostre affezioni e passioni, di cui io ora mi accingo a parlare.

1. Del piacere, del dorore, dell'amore, delrbdio 2. Appetito, awersione, timore 3. Bene, mare, purcritudine, turpitraine. 5. Fine, godimento 6. utile, uso, inutile z. r'ncita. 8. Bene e male mescolati g. piacere e dolore sensuali; gioia e afflizione

l. Nellbttava sezione del secondo capitolo si mostra come i concetti o apparimenti non siano nulla di reale, se non moto in qualche sostanza interna del capo; e poich tale moto non si ferma l, ma prosegue fino al cuore, necessariamente esso deve, o assecondarvi o contrastarvi quel movimento che si chiama vitale; quando lo asseconda detto piacere e contentezza o diletto, che non nulla di reale ." rro' moto interno al cuore, cosi come il concetto non altro che moto all,interno del capo; e gli oggetti che Io causano sono chiamati piacevoli o dilettevoIi, o con qualche nome equivalente; i Latini avevano il termine jucunda, a juvando, dal verbo aiutare; e il medesimo piacere, allbggetto, si chiama anLore: quand.o ma tatl 1if91ito moto indebolisce o contrasta il moto vitale, allora si chiam a d,olore; e in relazione a ci che lo causa, od,io, che i Latini esprimono, talvolta con odiuirrz, talvolta con taed,ium.l 2. Questo movimento, in cui consiste il piacere o il dolore, anche una sollecitazione o provocazione, o ad awicinarsi alla cosa che piace, o a ritrarsi dalla cosa che dispiace. E questa sollecitazione il conato o inizio interno del moto animale, che quando lbggetto piace, si chiam a appetito; quand.o dispiace, si chiama awersione, se riferito a una ripugnanza presente; ma riferito a una ripugnanza attesa, si dice tirnore. cosicche pi*""fe, amore e appetito, che si chiama anche desiderio, ,orro diversi nomi per diverse considerazioni della medesima cosa. 3. ogni uomo, dal canto suo, chiama ci che gli piace ed per lui dilettevole, bene; e male ci che gli dispiace; cosicch, dato

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ugmo del quale ammira il modo di agire. ci chiamat o vanagloria: ed esemplificato nella favola aeila o."* che s,era posa_ ta sull'asse delle ruote e d.iceva a se stessa: euanta polrrer sot_ levo! L'espressione della vanagloria ci che chiamiamo rio, e che alcuni scolastici, confondendolo con qualche desideappetito distinto da tutto il resto, hanno chiamato velleit,1 coniando un nuovo vocabolo, mentre creavano una nuova passione che prima non c'era. segni ggiamento sono Iimitazione degli altri, a cose che non si capiscono, l'affettazion di trarre onore dai propri sosni, artre piccore " 9"nome, e sim.li. storie su di s, o a"i-p*oprio paese, dal proprio 2. La passione contraria alla gloria, derivante dalla coglnizione della propria debolezza, chiarr ata umilt, d.a coloro daf quali a,pprovata; dagli altri, awilimenfo e meschinit; e tale pu essere bene o mare fondato. se bene, produce "orr"tto tentare alcuna cosa awentatamente; se mare, pu timore di essere chiamato vano timore, come il contrario vanagloria, e consiste nel timore del potere, senza che ne ar".r' altro segno di azione, come i bambini temono di "orr."g.ra carminare *r ur..io, p"*ch si immaginano gli spiriti, e temono tutti gli estranei come nemici. Questa la passione che doma interamente in modo tale che egri n osa parlare in pubbrico, n un uomo, si attende un buon successo da alcuna sua azione. 3. Accade talvolta, che corui che ha una buona opinione di se stesso, e su un buon fondamento, pu nondimeno, a causa d.el_ l'ardimento che tale passione difetto o debolezza, il cui ricord chiamata vergogna; ed, essend nel suo ardimento, egri e piir cauto per lawenire. euesta passione, cosi come segno di deborerz", cio ai disonore, anche segno di conoscettza, che onore. segno di essa l,arrossire, che accade meno negli uomini dei r,oro difetti, perch ossi palesano meno re deborezze "orrr"r di cui hanno coscienza. 4. rl_coraggio, in senso rato, assenza di timore in presenza di qualsiasi male; ma in_ senso piir stretto e fit disprezzo delle ferite e della morte, quando esse "o*,rne ostacolano un uomo sulla via del suo scopo.

5. L'irq, (o coraggio improwiso) non altro che appetito o desi_ derio di sopraffare unbpposizione presente. Essa stata comuderivante dal pensare che to dalla non rara esperien_ all'ira da cose inanimate e incapaci di dispre zzarci. 6. Lo spirito vendicativo quella passione che sorge ci aspettiamo o immaginiamo di indurre colui che quando noi ci ha danneggiato a trovare la pro er lui stesso, e a riconoscerla come tale; della vendetta. Infatti, bench non sia rendere il proprio awersario scontento o"rfl3l?'#"il:'"j invece tanto difficile indurro a riconoscerro, preferirebbero morire, piuttos o che farlo. che morti uomini La vendetta mira non alla morte, ma-aila prigionia e soggezione der nemic; ci fu ben espresso nell,esctrnazior. Cesare, rigfr-ardo a ucciso in prigione: coloro che odiano, I trionfo,s che vien

7- rl pentimento ra passione che deriva dailbpinione o dar sapere che l'azione che si compiuta in disaccordo con lo scopo che si voleva ra_Biungere. Il suo effetto consiste proseglrire piir per quelra strada, ma in considerazione nel non dirigersi verso una migliore. Il primo *oto-i, questa del fine passione e quindi un dolore. Ma l,a itorno alla strada giusta, o gioia.+ Di pentidel mento composta e te predomina Lgioia, pu essere. Infatti, rry.nr.ao,,^;-:: procede verso un ;. fine concepisce un bene toegioia, come s L:::t'to'El'appeti8. La speranzct, l'aspettazione di un bene futuro, come il timo_ re l'attesa di un-mare: ma quando vi sono delle cause, arcune che ci inducono ad attenderci del bene, alt"e che ci indrrconi ad aspettarci del male, che operino "alternatamente nella nostra mente: se re cause che ci ind.ucono ad aspettarciel bene sono maggiori di quelre che ci inducono ad aspettarci der

ifflt3;l;

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male, l'intera passione speranza; se iI contrario, timore. L'assoluta mancanza di speranza la disperazione, e un suo grado la sfidueia.
9. La fiduciq, una passione derivante dal credere in colui dal quale ci aspettiamo o speriamo del bene, in modo cos privo di dubbi, da non perseguire altra strada per giungere aI bene stesso. La sfiducia, o diffidenza, il dubbio che induce a tentar di prowvedere a se stessi con altri rnezzi. E che questo sia il

significato delle parole fiducia e sfiducia reso manifesto dal fatto che un uomo mai prowede a se stesso per altra via, se non quando non ha piir fiducia che Ia prima sia buona. 10. La compassione consiste nell'immagin azione o finzione di una futura calamit per noi, derivante dal senso della presente
calamit di un altro uomo; quando poi Ia disgrazia capita a coloro che noi pensiamo non I'abbiano meritata, Ia compassione massima, perch allora si palesa una maglgiore probabilit, che la stessa cosa possa capitare a noi. Infatti, iI male che capita a un uomo innocente, pu capitare a ogni uomo. Ma quando vediamo un uomo soffrire per gfravi crimini, nei quali noi non possiamo facilmente pensare di incorrere, la compassione minore. E quindi gli uomini sono inclini ad aver compassione di coloro che amano: infatti, essi stimano coloro che amano meritevoli di bene, e quindi non meritevoli di disgrazia. Da ci proviene anche, che gli uomini compiangano i vizi di certe persone che non hanno mai visto prima; e quindi ogfni bell'uomo trova compassione tra le donne, quando sale al patibolo. II contrario della compassione La durezzo di cuore, che deriva, o dalla lentezza dell'immagiinazione, o da una straordinaria opinione circa la propria immunit da una simile calamit, o da odio per tutti, o Ia maglgior parte degli uomini.s
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colpa aumentano la compassione. E la diminuzione del merito di una persona, insieme con l'esaltazione del suo ,r"""..o ?"o." che rientrano neglri argomenti dertbratore), sono g"ao ai i' volgere queste due passioni al furore.? 72. L'emulazione un dorore che scaturisce dar fatto che uno si vede sorpassato o superato d.a un proprio concorrente, insieme di eguagliarlo o superarlo in futuro, grazii ala Ma l'invidia il medesimo dolo*" ,rrrlto al pia_ nell'immasiinare qualche sfortuna che possa

vi una passione che non ha nome, ma il cui segno quel13. la smorfia del volto che chiamiamo ris,o, e che r"pr. g=ioia; ma di che gioia si tratti, che cosa noi si pensi, e in che consista il nostro trionfo quando rid.iamo, non stato finora chiarito da spirito, o come si dice, nell,arguzia, esperienza: gli uomini ridono alle
ne spirito, n E Ji"',rlT i""1::ffi1";::"Ij:iTl; ,argwzia: ridicola quando diventa vecchir o usuale, qualunque cosa che muova al riso dev'essere nuova e inaspetta. Gli uomini rido_ no s loro che sono avidi di plauso per ogni alle loro azioni p", ai poco """a.itJr, aspettazione; come anche al loro prop caso manifesto, che la passione del riso sorgfe in colui che ride dall'improv'isa di qualche sua propria abilit. Ugualmente gli "orrrup"rroi.rru uomini ridono alle debolezze altrui, al parasone eile quali le loro abitit ven_ gono poste in rilievo e varorizzate. Ugualmente gli uomini rido_ no alle arguzie, il cui spirito consisie sempre nello scoprire e nel far notare elegantemente alle nostre nienti qualche dit altrui. E anche in questo caso ra passione der risoassursorge dall'imprornrisa immaginazione della ,rot*, superiorit, e preminenza; infatti, non la stessa eosa che raccomandare noi stessi alla nostra buona opinione, mediante un paragone con Ie debolezze o l'assurdit di un altro uomo? euanao infatti un,ar_ guzia riferita a noi, o ad amici al disono-re dei quali p*"t"i_ piamo anche noi, non ne ridiamo mai. posso quindi concludere, che la passione del riso non altro che un ipro,wison ren"o

L'indignazione iI dolore che consiste nel concepire iI buon

che essi odiano, Ii considerano non solo indegni della buona fortuna di cui godono, ma anche delle loro doti. E di tutte Ie passioni dello spirito, queste due, indignazione e compassione, sono piir facilmente risvegliate e accresciute dall'eloquettza; infatti, I'agfgfravamento della disgrazia e l'attenuazione della

successo che arride a coloro che ne vengfano considerati indegni.6 Poich quindi gli uomini considerano indegni tutti coloro

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potuto richiedere una giustizia maggiore della loro. per Ia stessa ragione Cristo nostro Salvatore dice: "Il pubblicano se ne and dal tempio giustificato, piuttosto che il Fariseo". E cristo disse: "iI suo g!io!!o comodo, e il suo carico leggero"; il che deriva dal fatto che Cristo richiedeva non piir del nostro massimo sforzo. B in Rom.74,23: "colui che dubita, condannato, se mangia". E in innumerevoli luoghi, sia del vecchio che der Nuovo Testamento, Dio Onnipotente dichiara che egli prende la volont per il fatto, sia nelle buone che nelle cattive azioni. Da tutto ci appare chiaro, che la legge divina dettata alla coscienza. D'altro lato non meno chiaro che, per quanto numerose e odiose azioni un uomo possa mai commettere per debol ezza, egli nondimeno in qualsiasi tempo condanner Ie med.esime nella propria coscienza, verr esentato dalle punizioni che altrimenti sono pertinenti a tali azioni. Infatti, "In qualunque tempo un peccatore si penta dei suoi peccati dal profondo del suo cuore, io canceller dal mio ricordo tutte le sue iniquit,,'dice il Signore". 11. Riguardo alla vendetta, che per Ia legge di natura non d.eve mirare, come ho detto al cap. xvl, sez. 10, a un diletto presente, ma a un vantagsio futuro, si fa qualche difficolt, come se la medesima non si accordasse con la legge divina, da parte di coloro che si oppongono alla continuazione della pena dopo iI gliorno del giudizio, quando non vi sar, posto, n per l'emendamento, n per I'esempio. Questa obiezione sarebbe stata di qualche forza, se tale punizione fosse stata ordinata dopo che tutti i peccati fossero stati consumati; ma considerando che Ia punizione fu istituita prima del peccato, essa serve al beneficio dell'umanit, perch mantiene gli uomini in un rapporto pacifico e virtuoso mediante il terrore; e quindi tale vendett era diretta unieamente al futuro. 12. Infine, non vi e leglgfe della ragione naturale che possa essere in eontrasto con Ia legge divina; infatti Dio Onnipotente ha dato la ragione all'uomo perch fosse in lui una luce. E spero che non sia empiet pensare che Dio Onnipotente ne richiedera stretto conto, il giorno del giudizio, come delle istmzioni che noi dovevamo seguire nella nostra peregrinazione quaggiir; nonostante lbpposizione e gli insulti dei soprannaturalisti dbggigiorno, nei eonfronti di un sistema di rapporti umani che sia raaionale e morale.

xrx. Lo stato di gfuerra e il corpo politico

Gli uomini nonostante queste leggi sono ancora in stato di guerra, fino a che non si sentano sicuri l,uno nei confronti dell'altro z.La legge di natura in giuerra non null'altro che onore B. Non vi alcuna sicurzza senzala concordia di molti 4. La concordia di molti non pu essere mantenuta senza iI potere di tenerli tutti in soggezione 5. La causa per cui Ia concordia permane in.rrr, iloltitrdine di creature irrazionari, e non in una di uomini 6, 7. come fatta l'unione g. Definizione di corpo potitic; 9. Definizione di corporazione 10. Definizione i *r"rrro e suddito 11. Due specie di corpi politici, quello patrimoniale e lo stato
1.
I

Nel cap. xrI, sez. lG, stato mostrato che le opinioni che gli uomini hanno circ le ricompense e le punizioni che segluiranno aIIe loro azioni sono le cause che prducono e governano la volizione dj uuelle azioni. In quera umana quindi, in "orrdirione cui tutti gli uomini sono a ogni uomo consentito di essere il proprio giudice, he essi hanno I uno dell,altro sono eguali, e lqs_peartze si ogni uomo consistono nella sua abilit e forza; e dionsegluenza- quand.o un uomo indotto dalla sua naturale passione a infrangere queste leggi di natura, non vi sicurezza per alcun altro uomo sua difesa, se "igrr**doIt, non Ia prevenzione. E per questo motivo, il diritto di ogni ,o*o (comunque egli sia incline arla pace) di fare qualsiasi cosa appaia buona ai suoi occhi, rimare ancora con lui, il rnezzo necessario per la sua conservazione. E quindi, fino "orrr" a che non vi sia sicurezza. tra gli uomini circa lbdservanza della legge di natura da parte degli uni verso gli altri, gli uomini sono *r:"o*u in stato di guerra, e nulla iliegittimo per alcur, ,o*o tenda alla propria salvezza e al proprio vantagio; e questa sal"h" vezza e questo vantaggio consiston0 nel mutuo aiuto e soccorso reciproco, da cui degu anche ir mutuo tiriire, di uno per l,ao.
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Lo stato di guerra e il corpo politico

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vare reciproca,mente in tempo di guerra, in cui l'esistenza e il la norma delle sue azioni. Pure, la legge di natura in Eperra comanda almeno questo: che gli uomini non sazino Ia crudelt delle loro presenti passioni, p@r Ia quale essi, nella loro cosciettza, non prevedano un beneficio futuro. Infatti ci denuneia, non una necessit,, ma una disposizione della mente alla guerra, che eontraria alla legge di natura. E nei tempi antichi noi legfgliamo che iI saccheggio era unbccupazione della vita, ma che nondimeno, molti di coloro che lo praticavano, non solo risparmiavano le vite di coloro che assalivano, m& lasciavano loro anche Ie cose necessarie a conseryare quella vita che essi avevano dato loro, cio ad esempio, i Ioro buoi e gli strumenti per Ia coltivazior,q bench portassero via ogni altro loro arrnento e sostanza. E come il sacchellgio stesso era siustificato nella legge di natura, perch maneava la sicurezza di conservarsi in altro modo, eos l'esererzio della crudelt era proibito dalla legge di natura medesima, a meno che il timore suggerisse qualcosa in contrario. Infatti null'altro che il timore pu giustificare la soppressione della vita di un altro. E poich iI timore difficilmente si pu manifestare, se non attraverso qualche azione disonorevole, che denuncia involontariamente Ia coscienza della propria debolezza, tutti gli uomini in cui la passione del coraBio e della masnanimit sono state predominanti, si sono astenuti dalla crudelt,; tanto che, sebbene in guerra non vi sia legge, I'infrazione della quale costituisca ingiuria, pure esistono leggi I'infrazione delle quali costituisce disonore. fn una parola, quindi, l'unica legge delle azioni glrerra lbnore,z e il diritto di guerra la previdenza. i-n 3; E poich J'aiuto reciproco necessario per la difesa, come il timore reciprocp necessario per la pace, noi dobbiamo consid.erare quunt gfrandi aiuti siano richiesti per una difesa tale, e per causare un tal reciproco timore, che gli uomini non possano facilmente arnrenturarsi l'uno contro I'altro. E prima di tutto evidente che il reciproco aiuto di due o tre uomini di ben poca sicurezza: infatti la differenza in pitr di un uomo o due dall'altra parte fornisce sufficiente incoraglgiamento a un assalto. E quindi prima ehe gli uomini traggano sufficiente
benessere dell uomo sono

2. un detto proverbiaLe, inter arrna, silent leges.l C' quindi poco da dire riguardo alle leggi che gli uomini hanno da osser-

riamente ora

vari del

san-

e; e le

cause

ii

bene

e il

i nooetti. oggettl' malc destati neu'anrmu -.*5'i che consiste' nella fruizione

2. La passione che. il bene stess i; d;"il ,i toncepisce ii i,.uPPeso di uL ' HffkJ'J*

di un bene'

). Quando.invece rn tal
mutamento

col male' 9n sqo

venga ranz6.. piamo opput connesso' ,^.tto - chiato qqinC


Soeranza

.'t ilfi.t*.T:: concetimore.

.i un bene si possa- Perdere, un qualche male

I ilrnore si altervi quasi tem'o

t""' illi. t?*:'**-,,ffi,,,';;;";' ti e tli i'' 'tu"to'

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speraflZA O ttruore'

4.

Se nelf incomb

ccpisce la- sPetanz un"t^t" lottando chc si chiama ira'

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veniente, si perturbano, del volto, e questo i una molestia che turba momento in cui sono stati sconveniente fare o dire. di chi desidera ard.nt.m.n
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no quindi me, congiunti in e subitaneit. sli

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e una maggiore negli amici, Ridono di pi .oloro ch traggono pochissime prove der 1oro ouloi.-ai'rodevori

lla lacrimazione, e a traboccare negli coloro che in i

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