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Titolo visi Tractatus de intllectes emendatione (:661, posto) Renati Des Cartes Prncpiorum Philosophiae Pats 1 et I (1663) Cogitata Metaphysica (2663) Introduzione, traduzione € note i Enrico de Angelis BENTO DE SPINOZA EMENDAZIONE DELL'INTELLETTO PRINCIPI DELLA FILOSOFIA CARTESIANA PENSIERI METAFISICI oINcHER EDITORE BORINGHIER! sp.» ' Taro, ve Broo » INDICE © we a Introdueione di Basico de Angels, 7 “TRATTATO SULL'EMENDAZIONE DELL'INTELLETTO, 33 Prefasione di Ludovico Meyer, 93 Prima parte, 105 Seconda parte, 159 "Terza parte, 231 PENSIERI METAFISICI, 229 Prima parte, 231 1, Leente eal, Vente fittizio € Vente ragione, 231 3, Che cosa sono essere del'essenza, Vessere del- YFsistenza, essere delfidea e essere della po- | tena, 238, 3. Di cid che & necesatio, impossible, possibile € contingente, 243 | rnuscirr DELLA riLosorts DE AENE DESCARTES, 9 4 5 6 La dumta e il tempo, 250 Lopposiione, Verdine, eceeter, 251 Liuno, il vero e il buono, Seconda parte, 259 Btermitd di Dio, 259 Lunt di Dio, 264 Limmensia di Dio, 265 Limmutabiita di Dio, 269 5. La semplicit di Dio, 272 La vita di Dio, 275 Lintelleto ai Dio, 277 La volonta di Dio, 285 La potenza di Dio, 286 La exearione, 290 1 concorso di Dio, 299 La mente umana, 301 Dei tre scritti presentati qui al lettre, due furono cediti dalo Spinoza stesso: i Prncipi della Slosofa car- tesiana furono infattipubblicati ad Amsterdam nel 1665, in un volume del quale facevano pate anche i Pensieri retafsici, presentati come appendice dello scritto pre- cedente. Fu questa Tunica pubblicazione che ust sotto nome di Spinoza durante la vita delf'autore. Liltra opera editz durante Ia sua vita, il Trattto teologico- politico (1670), uci infatti anonima. (Chi sincaiod delfedizone e della stampa di quel pri ‘mo volume spinoriao fu un amico delfautore, Ludovico “Meyer, medio, filosofo, drammaturg,teologo, eccetera! Del Meyer & anche Ia prefaione (per alto rivstae cor- retta da Spinoza: eft lett. 25), nella quale ci informa sulla nasita degli serittiediti, La composzione di que~ sti é legata ad uattvith di insegnante svolta da Spi- noes, che dettd ad un allevo? unoriginal esposizione # Sul Meyer ee W. ©. yan der Tak, De Lado Moye, 2 Chicon Spoor, wl a, LAR ag2h pp- gisce- 251 cham Giovnl Casati, wat nel 163, met vel 677 come peda nel Inde ands Sposa nepal aT. 7 i quella che era Yopern di Catesio pit utiizata in ‘queste attivitd pedagogiche (per Je quali sppunto era stata concepita),e cioe i Prinepi della Slosofa. Lespo- slaione (0 rifacimento) di Spinoza siguardava la seconds parte delfopera ed un frammento della terza. Inoltre ‘Spinora dettd anche lo sertto che ogei conostimo sotto A titolo di Pensiri metas. Su rchista del Meyer, Spi- nora srisse anche un'esposizione della prima parte dei Princip e, nell rganizate il testo per la stampa, vi por- 18 varie aggiunte e correioni. In occasione di questo ri- ‘maneggiamento Spinoza inser, nelle pagine scrite pet prime (e previsamente nella seconda parte dei Principi fe nei Pensieri), delle citzzioni che si rifericono alla prima parte dei Princip, sorita posteriormente. Reci- procaniente si trovano in questa delle citaioni che si tiferscono alle parti che Spinoza aveva serito prece- dentemente, Data la frets in cui Spinoza serise Ia prima parte € {fece questi ritcchi (in due setimane, come cinforma i Moyer e ei conferma Spinoza nella Jttera 13), i tir vil intern alle opere sono 2 volte imprecisi. Per esempio nei Prine (parte 1, vit prop, nota 6) Spinoza avverte che identifications, in Dio, fra fora ed essenza, avd poi melts importanza nei Pensies, quando si parlerh della potenza di Dio. E invece nei Pensiesi non si tro- AsSnendslo olin secomid seam & non negate ‘pons data, Nes It 1 rgete non el ylto ese inet pops Soka, Qoes ation eters tds ede ge vie Sanfene #c)che ie Meyer mals ants dl Pip © 2 Pome, Le Vetere sone race el gto volime dalfesene it per le tad, ¢ its Snr, Oper. tm Ata Teepe Absenie der Winewehafen beraseban yon C Gata, Hestee 24. fm ag35a936) 4 ell 8 va tracia di quell dentifcazione al luogo promesto (par- te-u, cap. 9), bensi nella discussione a proposito della vita di Dio (parte u, cap. 6). E si potrebbero fare vari altri esemp I Principi ¢ i Penser, pubblicetiinsieme, sono due ‘operette ben distinte, in nel loro procedimento espos- tivo: mentee infatti i Princip sono stati exposti (*dimo- strat”) da Spinoza in ordine geometrco, i Pensiesi si presentano nella forma tradizionale def trattato, Ey tae to per restate sul tereno delle diferenze macroscopiche, si aggiunga ques’atra: mentte nei Principi la parte dedicat alla fica catesiana & pi ampia di quella de- dicata alla metafsica, nei Pensesi Spinoza si limita ad utlizeare (e con una cert pasimonia) degli esempi di fisoa 2 maggior chiasimento di aleuni concetti meta- isi ‘Tuttavia, se quelle due operette venivano pubblicate assieme, cid non er certo dovuto ad un capricco. In- fat, s€ le diferenze fra di ese (diferenze che non si Timitana di certo 2 quelle enuneiate) vanno fenute ben recent, & altrest indispeasabile tener presente un pro- fondo Iegame fra i dve seritti esi rappresentano infatti tna precisa testimoniansa di distinti svluppi che, al momento in eui Spinoca sciveva, il cartesianesimo ave- va vistto e viveva nella cultura secentesea, partcolar mente in quella dei Paesi Bassi e delle zone ealviniste della Germania. Uno sviluppo, del quale ei fanno testimonianza i Pen- sier, ha avuto il nome ai “solasticn cartesiana”. Dato iI earattere della presente introduzione, che vuol essere «di semplice stimolo ad alcune letture, non ci si pub qui ° sddentrare in una minuziosa indagine di tale vasto ¢ compleso fenomeno culturae,e esi Kimiterpercid ad sccenname sommariamente aleuni pochi tat, riman- dando if lettore desideroso di pié ample informazioni ad alcune opere specali sull'argomento, dalle quali si ‘ud ricaare un’ampia bibliografia® Come git si & zecennato, al tempo in eui Spinoza 11, Bohs, Die crtesnicheSchabih in der Pore wd telomirten Dopmatit des a7. Jalhendet Lips apts, ot ‘Wand, Die deatche Setup ds 7. Jude, Ta Binge 938. C. Louse ‘Thsen Sent, Neder crc, ‘Aneta 1954 Cte sche vse tort hes In Dear te et extnime bolanda Pltions de litt Caves anstodam) Paig-mstrdam 150, € F. Dibes, ta phonic inde wu ace dor Tone. Vesigwment pang dar er Unites nena 8 Toeaue prc (095 260). Lida nose Quote pee sono eotina be Oboe tetova sult mviments cl pe et. Seno ance sae tae rh atin, gl ee St Si nol ioe che a0 sadio inci princes 2a ne {aE in determinate per tenn &woccenive ree al Sena non sta i Spe, ain gece det Sect, tet 4 aan J.P Spinra urd de Scolsk Gn PA hich Afar Edel ete eviet po. 65330. Lia 88 View! mis nla ene Spies koe ema le lia da uo tea e ce ne dase mel pete 1680 ud ilo et fone ieee ek eoseares ts os merit, pr poladaoe tutors conan ett Uo Stare | fondanetal ppt del latin scent el ae tinsino. Al wncamento dk auc Tite conta wn alee = Peodethat Talon Lewowite (Spies Cova metre tnd thr Verh 20 Deets wd ser Sola nsw Divertation, Bros ges) Per dle euch pt recent eda In ondanete open Stasis you Dune Bskowi Spore (oll) Maater 19513936 ema ele conden, aoche 22 Gene op ate pubblicava i suoi Pensieri (1663), l solastca cartesiana @ um fenomeno che si verifca prevalentemente su terre: no calvinsta (Paesi Basi, zone calviniste dell Germa- nla), Raze e arsai meno importanti sono le sue tracce nelle tee cattliche e Iuterane, I cattois infatti (tran- ne casi islati)tengono fede alla Yo metasiea di lan- he tradizion, senza accettare i tentatvi “riformatori” (sia concesco it termine) de eartesimesimo, nonostante Bl slr di Cartes stesso, e poi dei cartesian, di dit fondere lz nuova filosofa nelle scuole catolche, E la Riorma pee eecllenza, quella Iuterana aveva costruito ‘una propria melafsica che restB impenetabile al cate- ‘Ad un primo esume, I scolustica caresiona pud appa size nelle sue gradi lines, come un movimento conser- vatore. Se solo si prendono in mano Te opere pit diffuse Ai Catesio e le si confronta con qualcuno det pit dit- fosi manvali prodotti da tale morimento, i noterd sue Dito le grande diflerenza (a cominciare da quella quan- titativa) nelle citazioni desunte da autori clasici della scolastica: mentee le opere di Cartesio ne fanno un uso cextremamente pareo, le altre ne sono tanto fittamente intesute, che molte di ese si potrebbero riscrvere, a ‘meno in parte, come seamo commento a molte cita- sioni. Ma x fceia anche solo un contronto pili semplice € pit facile: si conftonti cio? la prima parte dei Prineipi sielaborati da Spinoza, con i Pensieti metafsici. Si no- ter subito la diferensa di termini, di preoccupation c, 1 volte, di impostazione degli stssi problemi. E si not, pet di pid, che i Pensien spinoziani si collocano git jn una fase avanzata dello sviuppo vissuto dalla scola stica cartesian cioe in un momento in cui Te tenden- ze “consenatrici” avevano perso in Olands molto in vivezza, per motvi che qui sarebbe troppo lunge anz- Tzare. ‘Se perd tale movimento pud essere deto conservatore, id pud avvenire solo dal punto di vista di un carte- slanesimo pensato a posteriori come rivoluzionario. Eco ‘monque quella eacaterzzarione non @ pitt valida dal unto di vsta della scolstea tadizionale, nel Seicento (non si dimentichi?) ancora validamente ed ampiamente rappresentata, ‘Comunque si vopliavisolvere fa questione della termi- oogia, una cosa @ certa attraverso fa loro opera di continuo confronto (0 mediaione) tra cartesinesimo “ortadosso" ¢ scolstca tradisionale (0, a volte, addi- rittura di mimetizazione del primo sotto fa second), ali scoato’ cartesian’ assicuravano fa permanenza e pot iI prevalere (sin pure condicionatamente) del cartesia- nesimo nelle univerti e nell vita culturale in genere; ‘ma contemporaueamente (verebbe da dire: con cid stesso) sviluppavano un movimento filsofco con carat- teri ben delieati e com una propris storia. In tale sto- sia j Pensiri spinoziani occupano un ben preciso posto. Si voglia tener conto, nel leggere quest’opera, soprat- tutto dl fatto che ess @scrita in chiave nominalistic, 1 Viene sso aot, istamente, che wi Pens! Sines de- ‘ese temo pent non lo pene esto, ma ace gels tleto. Eetvamente D @ pense, non slo tend piste 1n fomacione cate Spnom, ma prope pirndo conse tanat lla ito queione: numero son ini at Vesa ‘escent cai i on Tepe (ate W cp 6, wlino pores), Spars sens of wa dicuiane tesa le egress “pet {Tve Geo pels vt h Goon”, "perl it dl acer, Ceprnicot che Spices Here al toto ein, seompagnndae fon ln tadenone latins ebene gusta docanione aston Se i Pensiesi sono un interessante documento per la storia dei rapporti del cartesianesimo con 1a scolastca (0, se si prefeice, per Ix storia dells scolastica carte- siana), i Prine della Blosofa cattesiana ofrono un do- feumento su altri aspetti della storia del cartesianesimo. Tl maggiore spazio concesso nelVopera alla meccanica, piuttosto che alla metafsica, di un'idea dello sviluppo “eientstico” del cartesianesimo: 1a “flosofa naturale” cattesiana era allora (1663) nella sua epoca dro, de- ila che i ped definite came Ia Serna these dllebnismo, cot ells Guide deg indo Mont Naimoide (ate ap. (3), Bd ave indcmion! so pss einen do pre ff Spe ‘ona dian’ prope al clog ia, sno sate te, i ts, Feedeathal« dal Lestonte nel gp ea ‘Tatsiso se, in pin loo, chet ferment sno re tivneate ti ob in ir da ton comprometre iW ctere lecntcocateions dlfoecis Inde gle selon tt to plement ipbetce, pleads seme (o ss seme) toe tet colts cio! the ttino eg es pelt, a3 one eb petite fr peferbnerte . nga Inbar Teepe Gee oenaiol marinas ia ina lao, cine ds Naimonde ca wetted retnamente “hs us i scolati;wimporate figura di vecaico cso, AU tedesco Cer, tn esta vate vote, © con mela pesiene, (a MuimoideyEunque crest sfeimeat st ovolo ehen, cht {pearance net Persie non seb wa pecs dt Soma Is seed Tog, eta Spas sl pense ten {a scl cis) pub ee cofemnto dle casa det Nuovo Tetanenta tte malo pee Per us si del ppc Spooe con Ia Slant eee sono sede: Monel Joa, Zot Genesis der Lele Spine mit Beso ‘dace Beissehigung des Kuen Taba, Bea 187, Tidem, Spouse Thelstchpoltscher Tact nat sme Qvl sept, retour a8ye ry Astin Wollan, The phisspy of Spore {yal} Now York 1934. Abs Geen, Refers or gc tues detins de Spars et de Hosdl Crs, a Mages de Dhlrpbie ede Hitbtre fe, tome 1 et (th 19563957) om 9538 43 stinata 2 durare ancora molto. Si tenga presente che Spinoza siera in un primo tempo limitato ad esporre 1 fica catesana,e che solo su ivito del Meyer expo- se succsstamente la prima parte, cantenente la meta fisica, Pereid i Prineipi varebbero primariamente come documento per lo siluppo scientistico detto. Cid non toglie che ta parte dedicata alla fsca sin la meno in- teressante. Spinoza vi si mantiene tigidamente orto: dosso af cattesianesimo, e del resto sappitmo che per Iai, a quel tempo, la fica cartesiana yaleva quasi come ‘vangelo. Contemporaneamente, i Prieipi documentano ‘1 importanti problemi della’ metodologia cartesian: per esempio attraverso la pecullarth del procedimento ‘espositivo. Un primo inquadramento storico di sso vie- ne dato dal Meyer nella prfarione, Gil da essa il Iet- tore pud avere un'dea dellenorme importanca che ebbe il metodo geometrio per la cultura (non solo filosofca) del Seicento’ Per quanto i Princip, pi che i Penser, si muovano su terreno cartesian, etrattno di problemi pit immedia- famente cartesini (cisi sono infatl, come si & detto, um tifacimento e una dimostrazone “alla maniera geometi- a" dei Princip della Slosofa dello stesso Descartes), id non vuol dire ehe Yopereta spinoviana non presenti an- che dei tratti original, Bsi si manitestano sopratatto 11 ese che desiderse megs ifomasons pub seer, clue che ale oper cite del Duin Baowsti e del Wl, al Siete di Hennaon J. De Viechauwer, Moe so erie trme- theo demons (Comtunatiens afte Universi of te Sth ‘Aa) Pretoa 196, Ds eso pub senate aap bors, ‘er us srs ala Sloe netuale cata soo ds tle Pel Mou, Le descoppemert de i piyiae catéenoe 1646 ‘pix, Poa 193. Reo Dogs, La mécanique tl, Neo te 954 4 nelle numerose crtiche alla metodologia ¢ alla meta fsica di Cartes, aleune fatte palesomente, altre pit velate o addisttura sot. Per esempio gid all'nisio delfopera, parlando del principio primo della certezza fe della sciensa, il quale secondo Descartes va cercato ella proposiione “penso, dunque sono", Spinoza ten de invece a sostituite quel!'unico principio attraverso tutta una specie di priaeipi ugualmente cert. Pit sot- tile & i modo in eui Spinoza si distanzia da Cartesio (quando si tratts di dimostrare Tesstenza dei corp. Spi- rnoea conduce tale dimostrazione con accentuazioni di verse di quelle che si trovano in Descartes? Spinoza stesso si @ preoceupato di informare i suoi amici dello scopo che sirpromettera pubblicando i due seritti di cui si @ parlato. Scrvendo al segetaio della Soviet) Reale di Londra, Enrico Oldenburg, esprimeva 1a sua speranza che, “i eceasione [di quella pubblica- ione), forse si troveranno aleuni, che nella mia patria sono i pit influent, i quali desidereranno di vedere Te al- tre apere che ho serittoe che riconosco come mie; per «id faranno in modo che io possa pubblicarle senza pe- ricolo, Se cid avvert, non dubito che subito pubbl- cherd qualche cos. E se no, preter starmene zitto, piuttosto che imposre alla gente le mie opinioni contro Ja volonts dei pubblici poteri © cost inimicarmela.” (letra 13, luglio 1665). Spinoza intendeva attire su di sé Pattenzione di al- cuni eitcolicultuali, politicamente inflenti, Natusal- * Cte Spice, Piney pop 315 eset, Pipi tewart, 12, ey Medtasone Cle & Ginn, Spina itptle {be Devote, in Etaer srl tle de pense medial ds Jt fermstina a sine eaten, Pais 3930, Bo. 299315 as mente si rife ad ambient cartesian, importanti per- sonaggi in sno ai quali eran, ta gl alti, Jan De Witt, Gran Pensionario d'Olanda; lo Hudde, Borgomasteo di Amsterdam; eccetera. E non si pud negate che epli avese scelto con gran cura i mezai per riusire nel pro- prio intent: j Pensisi facevano agilmente it punto sa tm certo svluppo del cartesanesim, i Princip davano tm buon saesio di quello che era, per cost dire, Yargo- ‘mento del giomo, cio’ il metodo geometico, In en trambe le operette Spinoza si mostrara ben informato sullo stto delle discusioni;aecoglcva aleune acquisite critihe al cartesianesimo e ne apportava delle prope. Eun certo success ci fu; Rayle © Leibniz si faranno pili tardi portavoce di un giudizio favorevole che, a quel che pare, dovera essere abbastanza diffs; Leib- niz anzi postilld copiosamente il rfacimento spinoxiano dei Princip. Ma un primo segno di successo si pud ri: cavare git dal fatto che di quei due srt fu pubblicata nel 1664 una trdutione olndese, opera di un alo mio di Spinoza, Peter Balling. In questa traduzione si trovano aleune modifiche e agsiunte, Qualeuna (cfr nota x ai Prinlpi) fr dettata dai problemi teenie della fraduzione © magari sari dovuta allo serupoto del tra: duttore; qualche alter pare proprio opera di Spinoza che, a quel che ne sappiamo, dovette collaborate col traduttore (cfr letera 21 del 28 gennaio 1665). Queste ‘modifiche e aggiunte sono particolatmente fequenti nei Pensiesi. Tutte sono state accuratamente registate dal Gebhardt, sulla cui edizione delle opere di Spinoza 2 Rion cit. Wt tt des Princo bi Peo 8 nat imo setame, p38 Lingala etn be Intute elo Stese tlamey alle pp. 69.633, 6 @ condotia la presente traduzione. I pass tradotti dat- TFolandese sono quelli chiusi ta parentsi acute. Forse non sath dl tuto superfvo aggiungere che quel le opertte tion vanno considerate come expresioni pro- pie dello spinozismo. Cid, del resto, o avverte (su sug- ‘gerimento di Spinoza: eft Iettera 15) lo stesso Meyer nella sua presentazione, e pet mezzo di qualche exempio illustra aleune diflerenze tra Ia filosofa di Spinoza ¢ ‘quella di Cartesio. ‘Cid non impedisce che Principi ¢ Pensiesi iano do- ‘cumenti dai quali non si pud presindere per ingua- rage storicamente To spinozismo e per spiegame al- ‘uni svluppi inter € nemmeno impedisce che, slle impostazioni di alcuni problemi, spinczismo, catesia nesimo e scolsticacartsiana coincidano, I tez0 sesitto qui tdotto, il Trattato sullemenda- zone dellintelletto, venne pubblcato per la prima volta tra le Opere postume di Spinoza (Amsterdam 1677) da- ali amici deautore,insieme con TEtica, il Tattato po- lic, aleune Lettee ed una Grammatiea ebraia, Il bre- ‘ve, ma importantssimo seritt, era rimasto incompiuto. Gii ecitor, nel presenta, invitavano if lettoe a scusat- ne cid che vis sarebbe incontato di non rifnito, di oscur 1, di appena abboczato, Si tratta dunque di uno serio formaliente manchevole per pit riguandi: per numerose seouettezze Cespressione, per una certa imprecisione nel vorabolaro, per una sinteticitd che speso sconfina nelfoscurti. E parienza quando questi difetiriguarda- no solo question silstche.) Purtroppo tale oscuritd é 1 Un exo ml Alii dl § 9 Spices sive in vith si sembravaehe fat qust moll ean srt dl ito che een ” 2 volte anche concettuale: valga, come esempi tipico, i problema ofeto dalfoscura espresione spinoziana dalle “cose fsse ed cteme" (S$ 100-101), che ha fatto sudare i critic. In general, poi, le wltime pagine delt- Pere sono una continua seve di ripensamenti Malgrado i difetti, it Trattato rappresenta una delle vette del pensiro secenteseo. Se exo si pub e si deve inguadrore nella seri di *discorsi sul metodo” che, spe- cialmente (ma non esclusivamente) diet stimolo eae. tesiano, fori nel Seicento, il Trattato spinocino ha tut- tavia ben alta fisonomia ¢ ben alti intenti dei due scit- {i sui quali ci siamo soflermati in presedenza. Spinoza affronta ora dei problemi ehe sono indubbiamente pa- trimonio comune a gran parte dela cultura seicentesa; ‘ma essi vengono ormai inquadrati da un punto di vista che appattiene in proprio allo spinozismo Si notino pet ‘sempio le diferenze fa Vimpostazione che ricevono ri- spettvamente ne? Tettato e nei Princpi i problemi det ubbio inzile e det primo fondamento della scienza; isi accorgerd di quanto sia notevole il salto fa le doe lmpostazioni. 11 fatto é che, mentze nei Principi Spino- 122 non voleva dare altro che un cartesianesimo riveduto € conetto, nel Trattato epli parla a nome proprio ¢ si ‘muove in’ maniera di gran lings pitt autonoma, id non impedisce che gli schemi del Discorso sul metodo e delle Meditazioni sino chisramente avverti- Dili. Come Descartes, Spinoza comincia col rifvtare fit) 0 inl de sno nea quid datessato oo que amore ef aie’, In lgugea id core, Tost. pases pote exincre cos “tte quel mal agen das catia 2 infatTa felch © Tinie Sige ove ala quia delfogcto eal gule Fema eh anice™ 8 ogni conoscensa precedentemente acquit, per con ‘entrate Ia sua indagine dapprima sui poteridelf'intel- letto, rimandando ad un secondo tempo Tindagine sul Yesistenza dl corpo e sulla sua unione con Vania. Ino! tre, il Trattto era stato concepito da Spinoza come seritto propedeutico ala sua grande opera (TEtica); di cid posione far fede varie annotazioni del tipo “cid To vediemo meglio nella mia flosofia"; da qui potiebbe ‘essere suggerito un paragone col modulo dei Prncipi di Descartes, nei quali una rielborazione delle Meditazio- ni faceva da propedeutica alla meccanica ed alla cosmo Togia. ‘Ma questi sono semplicemente degli schemi generali; vediamo piuttosto di entrar, sia pure brevemente nelle particolarita del Trattato dalle quali queli schemi ven- ono pit vote volti o cambati di senso. ‘La prospettiva pi generale di organizeazione dela filo- sofia, quale ci é data dal Trattato, era git presente, nelle sue grandi line, nella prima opera di Spinoza rimasta- cis? una gnoseologia ed una metaiea a servizio dun'e- tics: fine dll'vomo @ infattiraggiungere il sommo bene. In generale molti paragrf, a cominciare dai primi, rie- Iaborano dei pensesi espessi nel Breve Trattato (fe parte 1, exp. 5, cap. 14, eoc,). Nettssimo & Tinflsso 1 Pex wn we so all oti del Tata ee HH. Joshi, Simon's Tractor de itletes emendtone, Oxford 3940; C- Ceska, pines ADandng ther de Vebeserng dey Ver ‘ida, Helberg 4905; F. Di Vows, Ste orstenine dt Spo vl Peenze 2960 (ee ap 1 Bree Tinto au Dio, Taos e i su fli. Sito eine siete nine, ms pewneto! ol nuns tadesione ead, Bees Tato fe pubbleto pet pine volta vel 853. 9 stoico* sila morale in ess trateggiata:rinuncia alle rc- cheaze, agli onori, ai placer! dei sensi, per ricerare un Dene supremo, che sia garanzia e condizione della sal- vezas spirtule. Gi il fatto che Spinoza relaborava luoghi delln sua opera giovanile, pud esere stato uno stimolo ad adottare 1a forma lettearia delle prime pagine con te quali si apre Vindagine Sullemendazione delintelletto e che so- no seritte 2 mo’ di autobiografia. Ma probabilmente s2- 1 sato determinante Vindusso di afermati model, pri- smi fra tutti il Disoorso sul metodo ¢ le Meditazioni. ‘Come Descartes aveva cominciato col rfutare tute le conorcenze fiallora acquiste, per tovare in se steso il fondamento della scienza, cost Spinoza comincia it suo ‘Tattato con un sifiuto def comuni concetti di bene. Questo limitare inizilmente In trattszione a problemi tei, pud far apparie il rifuto spinozigno pi patico- Jace di quello extesiano. In reat) Spinoza, criticando i falsi concetti di Bene, yuol ragaungere Videa del som- mo bene ¢ deitessere supremo e, per questa via, il fon- ddamento Togico ed ontologico non solo deltetica, ma di tutta la sienze e Fesistenza, Si noti che a proposito del Trattato non si pud patlae di “cicolo” nello sesso senso che per Cartesio; Spinoza non ha quelle preoccupazioni che ayevano por- {ato Descartes a tener fermo il cogito come prima ve- sith; Ia prima veriti, secondo Spinoza, ¢ idea di Dio: id viene ripetuto per tutto il Trttato. Non & pid possibile un preciso paallelo con Tinizile soggettvi- ‘Interest pone lla siconn i Spins I sito W. Dithey ete Ccammele Seiten, rol (Lips € Beioo 1933) sno delle Meditasioni. Inoltre Spinozs non ha mai utlizzato Tipotesicartesiina d'un Dio (o di un genio maligno) ingannatore; la ricorda solo per eriticatla nom per servirsene alla maniere di Descartes ($§ 60 € 79). Dito Fesempio del Discorso sul metodo (parte mt) Spinoza enuncia i principi di una morale provvisoria (5-47); in ex, piuttosto che Ta passvtd cartesiana di fronte alfordine costitito, sembrano farsi Tuce gli i {cress politici liberali che poi Spinoza exprimeri com- piutamente nelle opere poitiche. In generale, la dimen sione sociale & ben presente nella morale di Spinoza (a3) Un'importante dottrina cartesiana che viene scettata nel Trattato @ quella dell'innatismo; perfino gli esem- pi con i quali viene illustrata sono desunti da Cartesio (SS 38, 39, 207). Ma é ass notevole il nettissimo predominio del principio di cause, che garantisce Ia por- tata gnoscologica ed ontologca di tutte le idee, com- prese quelle innate (5 43). In generale, pit che sulla chiarecza e distinzione delle idee, Spinoza metie 20- conto sui loro nesi causal, Nel Trattato sembra gii ab- Dowzata ta dotting pit interesante dell tica, © cioe il paralelismo delfordine delle idee e delle cose ($5 4 55, 85, 105, 108 n. 8; eft. Etia parte 1s, prop. 7). Ma ron pare che Spinova ne abbia gid fatto Ia pid: impor- tante applicazione partcolate, cioé che abbia risolto in base ad esi il problema del rapporto anima-corpo; € niente lascia concludere che quella dottrina gid nel ‘Trattato sia stata generalizata ad un parllelismo totar le degli atributi di Dio. Spinoza aveva acettato in un primo tempo Timpestaione cartesiana del rapporto ani- ‘macorpo; aveva ciod ammesso che Panima agisce sul corpo e vicevers;' tale impestazione sath eriticata € rifuata nellEtice, per essere sostituita da un’altra, be sata sul paallelismo dei modi delestensione e del pen- sero? Nel Trattato si possono silevare aleune tracce it base alle quali sembra di poter concludere che Timpo- stazione cartesiana venga tuttors mantenuta, Infati& si- {nifcatvo che Spinoza abbia acettato, come git detto, Jo schema delle Meditaioni, cio8 abbia cominciato col irigere Tindagine cul intellettoe eulle sve idee, promet- tendo di passare in un secondo tempo a quella su! corpo ¢ sulla sua unione con anima (§§ 21 e 84). Tuttavia iI Trattato @ rimasto incompiuto e Spinoza non ha potuto rmantenere le sua promess. Assi chia & in questoperetta (come pure nei Pen- siesi metafsic), Tin fusso nominalistico ($$ 12, 72, 73, 76, 9% #82 ecectera). Pur non potendosi fare dllsuto- ze un nominalita sic et simpliciter, quellnfusto non @ da sottovalutare. Esso ha stimolito Spinoza ad una critica che si pud a buon ditto considerare come pre- paratoria allo svilyppo ells dottrina del paralllismo, ed al nuovo eriteio delfadeguazione, Attrverso Tuso che epi ha fatto di quella eitica, Spinoza ha rifutato due punti cardinali della gnoseologia scolstica, negan- do alle idee sia la funzione di coneetti classifcatori, sa i sifesimento passivo alla reali. Dialtra parte il paral- Telismo garantisce il yalore ontologico (realstico) delle idee (§ 105). Spinoza ha critiato assai duramente Ia Togica e la metafsica scolastiche, “buone al pid a rin: # ofr, Bice Tato pate w cpp. 39 € 20, €m agen 2h, Boca pate m pop. 7 solo € pep. v3 se; pute Mt ‘op. 3: pate wy inane 7 forza ta memoria", consistenti in nient'altro che in chemi classifcatori (§§ 20 ¢ 95; eft. Ponsiri meta sii, parte 1 introdurione e cap. 2) Il Taatato @ rimasto interoto; gli ultimi paragrati sppaiono seriti con una cert fetta e denunctano vari sipensamenti; tuttavia sleuni tra i temi pi importan- 1 di questo breve sito saranno ripresi ne! secondo libro del Etica 1 Trattato pud esere definito una fenomenclogia del Tintelleto, Spinoza stesso ha avvertito che Tidea vera manifesta se stesa il flo ¢ che, per stabilie Ia ve ith dell'ides, non si deve ticorere ad un exiterio ad ess estemo. Di conseguenza, il metodo dovrebbe esau- rirsi nell conoscenza dellidea vera. Ma poiché non accade mai che ci siimbatta per e230 in tle conoscen- 423, dla quale poi aoquistae le alle, deducendo un'- deg dalfaltca, Spinoza propone un piano di ricerca or- tanizzata, secondo il quale avanzare dallignoranza al fastgio della sapienza (§ 44 € altrove). A parte i molti paradossi che scaturiscono da tale impastazione, ¢ che Spinoza stesso ha sottolineato (§ 46), si vede chira- ‘meate che l'impostazione del Trattato risponde ad un punto di vista ed a crteri tr fenomenologici ¢ pe- dagogici. I! punto di vista sistematico dell Etc li superedd di fato anche se Spinoza riterti sempre attuale In sua operetta propedeutica Lesigenza, che 1 aveteas de edits del Tratato, ada i sept Si tens anche peste chen li tan dea a its Spins nue ena entaponnn et lato event tela ii ve coo dla que ferna dae wa probleme a font nel Tietto; non seibe cxtmeste arent 4 SPE oes ave seule sepette quelle pasion. tt Trtata & ta 33 in questa viene sempre ripetota (S$ 38, 75, 99, cetera), di arivate subito alfidea di Dio, per poteme dedure tutta Ta scenza ¢ tutta Tesistenza (che dipen- dono escenzialmente da li), viene soddsfatta sotanto nelfEtica, che in cid siprenderd To schema del Breve Tratata. Queste due opere cominciano con In defini- zione di Dio © Spinoza givstamente indicherd que. inicio come un elemento diferensatore della sua f Tosofia rspetto a quella scolistica ed a quella eartesiana [La prima notiia riguardante il Tratato ci viene dz Spinoza steso, il quale in una lettera al gid ricordato Oldenburg seriveva di aver eomposto un‘opereta sulla emendarione dellintlletto, sui principi delfesistenza dolle cose ¢ sll Toro dipendenca da una couse prima. ‘Aggiungeva che in quel periodo Ta stava comeggendo, 1ma che ogni tanto interrompeva il voro perché non aveva ben deciso ciea la pubblicaione. La letera in ‘questione & databile fra In fine del 1661 ¢ Tinieio del 16633 ‘Serivendo ai star comeggendo Ia sua operetta, Spinoza cesagerava un pol. A gore, tracce di lievi coment ron pare che manchino. Ma si tratta di riteechi super- sche nlTBca (tem, oop. 40, woo. Seinfaenn €6t ‘Shenson tl mpor fsetendone it, ep. ‘tp. S046 39. 1 Ea tetinetna 2 fits dawn ammento Leib, che rex spent on a clogsio dll avo al Tien Ci Gee, Labs wd Spore io Strona der ust thon Alsdente der Wisencaten Be, 28 nove 188, botere Sa dea et 6 tn eth ble dts dstone 2 ben oi comple dl come Ta devo au Pet ea bons Intomaione su eo © px setae Sngepon pt ps vee dhe Tapers dt Cebu Spinach Aandi ex, ta 4 ficial, destinati a migiorae un po'lo stile; non certo di comezioni accurate € profonde. Spinoza sarebbe stato forse pid estto se avesse sritto di star sileggendo quel- 1a parte del Tratato che era pronta e, nelfoceasione, 4 venit aggiungendo al testo qualche nota e di fare qui e I qualche sitoce. Gi si guard, insomma, dallimmaginarsi di avere di fronte un testo in una forma pensata e ponderata nei suoi minimi particolai, inatiabilmenterivsto da Spi- nnoza durante tutta Ia sua vita. Si tatta ceramente di tno sertto pervenutoci in avanzato stadio di elaborszio- re, ma nientaflatto pefetto. Gli amici di Spinoza, che Ai quel testo conoscevano Ia storia, dovevano pur sapere ‘quelio che facevano, premettendone afedizione Tawver- tenza di cui si @ detto, e che si troverd tradatta al suo uog0. Contemporaneamente alfedizione latina delle Opere postume, ne uiciva uma tradvrione olundese (Nagelate Schriften) ad opera di un famoso traduttore, il Glaze- maker. Questa tradurione, in generale molto previo, presenta qualche divergenza rispeto al testo latino, Per id che riguarda il Trattato, il Gebhardt? ha ritenuto «di poter stabilce quanto segue: ess0 saebbe stato tr- dotto in olandese subito dopo essere stato srito da 1 Nala tte Spina sees “ho compost eines ope", superna co pir che quel open oe termi Tne ‘acca @ inet lo wto damn, 4 Anche 1 Tata sulfeneodasione dato viene tadeto lalfedsoo dt Gebhard (ot pp. 4, systole pp. 329. yeh, La mumctsione in paapad & ests difedanee che ese Spina acu del Bode (Lipa 1843846, Ttto Sis tna ne secoogo volume) es 8 pesto entre se Tene M Gebadt non Isp, peehé iso Ho ile dh Indaba coma, 5 Spinoza, e questa traduzione sarebbe poi passa sen- altro nelle Nogeate Schriften; tuttaia Spinoza avreb- be seguitato ad apportar corezioni al manoserito (per iI Trattato il Gebhardt non ammette una pluralits di manozeiti, come invece ammette per TEtita) ed eso, oti coretto, avebbe fomito Ia base per Tedizione la tina, It Gebhardt ha percid confrontato Pedizione latina con la tradvzione olandese. Il frutto migliore di questo ‘confront & consistito ne stable in pid punt i testo cost come & dato dalla Opete postume, contro Tinoppor- {uno zelo di molt eit, pronti ad integrazioni e come: ion’ arbitrarie, Olle a ei, il Gebhardt ha ritenuto op- portun introdurte nel testo latino delle parole olandesi che dasebbero il testo primitivo, sucessvamente cam biato di Spinoza. Poiché ls presente traduzione intende essere sempli cemente un aiuto per Ta lettura di Spinoza, © poi- ‘ché Spinoza lo si lege ecita comunemente dalledizione del Gebhardt, ci si @ mantenuti fedeli a tale edizione (i termini olandesi vengono compresi ta parentes acu te); e non si stanchert il lettore discutendo aleune xi- serve (del resto astolutamente marginal) che si potreb- Dero avanzare sui eriteri editorial del Gebhardt, 36 632 Bento dBaitna? ance ad Amtenfam, ih 24 roves, A Mig a aint> commecnte ot oigne poteshe '2)¢ data son secondo mele Hasse Deke Le mie 4 Slsto more wel novembie 168. La coment cries A Awsterdam, preno Is gel 20 Spinoza pve | primi 2 tan dels seh ts, 8 compos in manna pate po agi ala penis iia Est eno dei "mara, ot tre gb comet «fora a etlesinoy gare pot fot als eigone det pe quando, fapendo dale Sy dal Paonia er sepa ale peneeon, rene to tata in Anterdin oma et che permet fae dh pate (Se beams propo eka. Linge pate eect ‘pews sells coments erno lo spasnlo ef patie 639 Spine feguents Bs seals dae Amstedan. Ten ‘ot ict sano Sol Mota Tero Mensch hen fed Penoae riptats ell coma & ape abe Jt ask Abe. fe gered lacs & ents 28 Aster sho ia wande centidersine. Spee: nia con Poti ‘A seul Bento ipsa Teco sia pefendenete i Vecchio Testes can | pi tomo comment ad 0 seats prende conto eal Tamed. Tesla sve elt Soo} sth povatlprende connzeom coe 4 eat delle Taimo> Moimonide, Cenoide, In Ea, Cad Craze 1S sa Sm reed e on Rete trey Delt See Seen aan, “race, Nein Ieper = pe Sie eam ha St ayy ee Go Wate Sabet se Pitan a, Ta ie ne Tacs an teh Re inna in So dia pnd ee acl Pas spe sateen, ral a eR, De see tan Sua 8 7 Anche al porno dlls ovina ie la lets dt eo ‘ono Leone Ete? 6seg8 Dalfexeeuit Francis yn den Bode ips 3 tie a, incon € ecto I rt cl sel @ 3 hats dene un exe & beni. Trgaasda Iai, Spina x inpaitnie edetenen- eda pb petente sent cate, pote cosh acne ‘Sona kita ce fo snea deve nea fomane tan den Fade es wo qands ammintere dt Teens, lee commse 40 allel dna pebble pp Sentuon a sooxenn a Tee Tse chi tance frites di Spee" Aache 9 ques aml isle pcb mente tun Snces i Clowone dale epee (ite eonesnen ele qu 4 apgats cm ttt prob Tit ence gues dlle ope a Crt Lisi) Sinor in zs cone To stim, als ail pein Pondincnsie, Renivamentepreto doe ese vento At conatto Spina cone epee dela wasn ate Shon Ma cb. he dete el soo destino flea fa fm delle pee dk Dest Ache ent con Je opr dF Boone (tnt sifting © unto feode eo 2 sna, etna dese opinion) deve exie [poem fo govot6, BA tds sece In eeowena dele pve ei Hobboy, ce ah tans e gade ports per fomarone Galle dott poise spine. Shino Famamors dls Sa el wan den Eade ma em 654. Mowe rated Sines, Beat, coma al Bl, ase Fee de commestio items che pre fse wh commer ‘Go di ttt, con passione Set dl Spo? 1 Sale eanscenea dk Leone bic da pate i Spinone. 1B. Simi, Reon Spina Lzone bie. Stilo su wax foe de SMencate ello spasms, Madea 1903 (a, a een AG. Gente, prot in Sta ol Reascinesto, Faces 19 Ghent’ Snes wo der Pltsimar in Cheonion Span Sm, os Eau agen pee S224 Gone ie dele maa ow dela ie spnanina as epost emdae I aga di HL Leo, Be Sopa eo. Lise tnd Sinner potas, Hagae Camis 290, ph eay Slaton tressane de pp 4 5 % Gn Dassen der Tak, Sino efor et atic, Lab 5 8 1 aetepcs 3 uo aletenment dil site de tesama ex gon fate compe 166 Sibene Spann non macs il pop “Utes” i prin el cma ale ce rte ape ¢ fo worded wa "owsa Doc ee om boi Derine sums, poo spe s fr esas eer {Sido ale magne eats ed a feet bag, Soin ‘if Un foto tots eo cn a pe fans, La ete dena iene ed 37 hls Senn vine epi ila conan Task Aba oon wale ner nde ome ef aims Sonos diyete con on Ho ato fn sao, eal ssh « slestine: Apes pet hte dese {leon den Sums Guetope i pla € si" ddoca? a cna soothe inten {1 Tana bolic, sue se pa dese ae tite dala regen ¢ dale Bi Topi dala ncn, Spin Hara scr pd 2 di lea eta! coe ea on cits mene ol calor on teste come ee wee te ie Ons, che ino cone inant om Ad ae ve appa sche f De Wit © 6 Fgpens. Fa ok mena Spas Hed Jain Je, anon De Vs Pes Baling et sno | tr pm doe sto Symes lee Rnb, vo Ud of popag tee res ne qoiaae aie ert ae a mtn on ge een ‘sari al tcologo Slam von TU, Ct, Call Gebhard, Toedit ap SUR Re Peau hee Ee aoa Se ane hong) Heidelberg 1916. ~ 9 3651 Bre Tiatato & ph sito, Spins avec al Tite tfenendanne dete ‘Gonone i elec Enico Ouenbors, segtario dels So sie ale Loses. Tn gosto modo vine 2 conte com eat uns dele oi pond scndemie del temp, Ti Inte FOr, cone Je oper a Robert Bol pr le {tal po mont goes ceapeenone. A Ribu ol foe Aen sito pein, Ole iret mesoa5 Spontengono pobebimente ane Ian Hatem foro ee tae sige Ceepl) © Ip mentum Koeath, moto Fence il guste em sato condo pe le soe "re Sie) ol. Non dts te eorenay Spins eon {orl che st to 9 inteligente dept, Abram (Gales ict Specimen statins (Abu [In fc Amer) 2684) pb tts recom come TT piglor commssto piv el mendanane delle 1653 Pubcon dei Png ede Pens. Spine a into 2 livre tte Si tesla Voor, ino TA. Sv inerce net cal pits Mer hein get momento no al pete Sn Ole Sgue pil so t Enel Jan SGamatos De Wit, Contd ea Brannghen Goer Tree iit deg eer amar) 1 Domo 1 Amerdam Girzns Hedde 665, Biese evista dh Saint Evemond © i Sunt Cain® N66 Mace ance Sina de VsezSpanar ne lta wan eo 70 Palen, snonimo, i Tratatateagceltico. Ma & = fo identSeto come Tut, con Be comeraence zeal ‘heel nengina i volentatmt tects de aint To tava Topers ton vine condansa: el ub pte pte, Pena teocmannee dela plies boglee del De Wit © 4 Sula pina ifn dello ainnoma ia Olds a weds Yon ‘a, wesc oom smcorn nota & Aon det Linde, Spinoza ‘Sige Lelie und deen cate Nachwinonea to ete, Cato hoe; cl alte St von Donmdonowatiy Nachle tur ateten Gachiite dr Spine, Ncw foe Geschichte der Phone, Sehcsm, apeo po. 6498 2 cia. Veni, Space ots perte tensive avant 6v- aon owl a s954-4, vet po 1 Sune 34a; G. Caben, [tie de Sinebetond eo Holinde (662670, Reve 8 Hingatre ements, 935936 30 dale ose che te rtegunns ai mn pete elo, & ‘na sete crn sla elie, Spisor 3 tabdce aA spa ate cvpandenen con Ue. 16h: Le Proce Unite det Poet Ban too in gua com It ‘rnda La repubies & mal prepa ala goer, che Wo fe peril pene. La cl dela itasone tiene adlosts Be Wit che 20 apn vengana manacat dls pete ‘mae it pest cin ‘Verio usomelge Spices Ala poten & De Wit sacede quae deh Oreo 1675. -A ome di Culo Loon, eetione de Pits, vine of feta spinon ona ete Sloobs preso TUoWerith A Heda. Spins non sce, teoeato che cid aa ‘Gl senfee une Tnitascoe dela sos Bb a lore Na 'magga parte per Ue, dave i picige dk Cone ha nutato per ae concen, Ma quand Spinza tna pfncpe nan i toa? 674. Eatin corspondece cea. W. von Tcichans, lla fo Medsinn ment (6) slevahle ux gande taleso (8 Emenditne clint? A675. Vas ot Lats 3 Spina? Spina laos al Tt po Tico; Tepes rete eco 677, Shira mace il 31 feta. Nello seo sn00 Yengeno pct di ami soe Opee poste in io, com lemponeamente ne eace sche is tne andes “Tee mig tadains moderne dep sett prea ia gee st ole sewdinos ule fnew Ch. Appeb (Pa 3520, 0 Caos Par 934) eA A Koy (Pai 138; Uda a 1 le Rope tata at Vere, al vo, 2 Git. G: Rade, Cartsnetane spicata el pes dE Won Tethinins Gas Rendoot daa Academia neonate {Line Cle scence mot tice © Seber ol 3, pod play 1 even De bis at We Fahri eae (Tit oor 3 Toop, vo. an, apg BP, 945390) ateesiant spree fanT contocainie phoeeTe olan 8 pncan Eee ‘Gone peer Spices, Preme to Sal taper Late Spine sno @s ede, le Tar eos dk K Cede cata: L. Sic, Lani and Spiro, Bet Tio age; C. Fednane, Laibiset Soom, Pug 1946 3 YEnmendaie), aus ing 8 W. tle White (onde 1859 ‘ule tedoche SJ. Kichoonn (Lips 188g, 8 A Duchene ss sos tduce Primi e Fee dC. Gebondt iia font tndce Pendens Tole rieraio, del mentarare, Je tude! lane . ‘Danes (ota 1943) edi A. Cast (no 395, del Pen: es gues dE Carll (Uri 298) ‘Trattato sull'emendazione dell’intelletto e sulla migliore via per dirigerlo alla vera conoscenza delle cose Tl Trattato.sullemendazione delfintlletto cc, che, incompiuto, presentiamo qui al Iettore, fu com: posto dallautore gid molti anni or sono. Egli ebbe sempie Tintenzione di completarlo, m2, impedito da altze occupazioni ed infine rapito dalla morte, non poté condurre opera al termine desiderato. Ma con tenendo il Trattato pensieri di grande altezza e uli lita, 1 quali non dubitiamo affatto che saranno di non poco giovamento alfonesto riceratore della ve- rit2, non abbiamo voluto privarne il Tettor. E affinché non si sia troppo severi verso cid che di ‘oscuro, di ancora shozzato e non rifnito visi incon- tra qua e Ii, abbiamo voluto premettere quest avver tenza, perché non s'ignorino questi partcolai 34 [2] Dopo che Tesperienza mi ebbe insegnato che tutto id che spesso ci si presenta nella vita co- mune é vano e futile — e vedendo che tutto cid che temevo ditettamente 0 indirettamente non ave- va in sf niente di buono né di cattivo, se non in quanto Yanimo ne veniva commosso, decisi infine i rceteare se ci fosse qualeosa di veramente buono capace di comunicarsi e da eui solo, respinti tutti ali alts folsi beni, T'animo potesse venire affetto; meglio ancora, se ¢i fosse qualcosa tale che, trove tala ed sioquistatala, potessi godere in eterno di con- timua © grandissima felictt. [2] Dico “infine de- cisi®: infati a prima vista sembrava pazzesco voler lasciare il certo per qualcosa d'ancora incetto. Con- sideravo appunto gli agi che s'acquistano con le ricchezze e con gli onori e vedevo che sarei stato costretto ad astenermi dal ricercrli se volevo dedi- ‘carmi seriamente ad altra, nuova indagine; € se poi 1a somma felicia si fosse trovata in ess, mi accor- ‘gevo che avrei dovuto rimanetne privo, Ma se non Si fosse trovata Ife io avessi ricereato solo gli agi, 3% anche in tal caso sare rimasto privo della somma felicta. [5] Pensavo dungue se mai fosse possibile ragglungere una nuova impostazione della mia vit, 6 almeno la cestezza so di ess, pur non mutando Tordine ed il sistema normale della mia vita; ma To tentai speso invano, Infatt id com cut per lo pit si ha a che fare nella vita e che gli vorini, per quel che si pub dedorre dalle oro oper, stimana som 1mo bene, si riduce a queste tre cose: le icchezze, i sucoesi, il piacere dei sensi. La mente viene da aueste tre cose cost distratta che non. pud allatto pensare ad un qualche altro bene. [4] Inftti per Cid che riguarda il piacere dei sensi, animo ne vie ne tanto assorto come se riposase in un qualche bene. Cid glimpedisce in mania gravisima di de dicatsi ad altri pensie. Ma dopo il godimento di qual piacere segue una grande tristeza che, se non annienta Ia mente, tuttavia Ta turba e la stordisce ‘Anche persguendo riechezze ed onoti Ia mente si distrae non poco dal vero bene. E cid particolar tmente quando tali viccherze ed onoti si ricerca: rho solo per se stesi, perché allora si suppone che si siano il sommo bene? [s] Dalla sicera degli conori poi la mente viene assorbita molto di pitt parché si ritene sempre che ess siamo dei beni di per sé e si considerano come fine ultimo al. quale tutto si indcizza, Inoltxe al conseguimento di que- Tato ib a pote spiegue pid amplamente © aalties sete cat ditingunda Te eceme dhe eno 0 pet oo ‘vila del cnsguimesto one 0 del piacere sas 9 elt ‘ote e deinronesto dle wens e dalle rip ma can ‘al m0 Taega perché go ron inte nda cost see 36 ste due specie di beni nan consegue, come invece a quello del piacere sensuale, il pentimento, ma ‘quanto pit si possiede di enttambi, tanto pi au- rentals gioia di conseguenza tanto pit siamo ec citati ad aomentarlientrambi; ma sein qual siamo delusi nella nesta speranz, allora nasce una grande tristeza. Tnfine la vicerca degli onori & di gande imped mento in quanto, per conseguir, necesriamente bisogna regolae la vita secondo i citer’ comuni, citando cid che tutti gli alti evitano e cereando cid che tutti cerano. {6] Vedendo dunque che tute queste cose mi cstacolavano nella mia impresa di dare una nuova impostazione alla mia vita, anzi che vi erano tanto contarie da essere necessrio rinuncie alle une 0 alfaltra, fui costeetto a ricefare che cosa mi fosse Pi utile; infati, come ho detto, mi sembrava vo" Ter lasciate un bene certo per uno incerto. Ma dopo tun po’ di ifessione mi accorsi che se, tralasciate auele norme di vita, mi foss accinto a seguirne una riiova,aveeilasiato un bene per sua natora incerto (come si pud chiaramente desumere da quanto stato dete), pee un bene incerto non per sua natura (Cicercavo infati un bene stable) ma solo quanto al suo conseguimento. [9] Meditando costante- mente, arivai ala concusione che, purché potesi silletere a fondo, avei abbandonato dei mali ceti per un bene certo, Vedevo infatti che versavo in cstremo pericolo e che exo costco a cercare con tatle le forze un timedio, fesse sso anche inceto; come uno eolpto da una malattia motale che, pre 7 vedendo certa la motte se non si apporti un rime dio, @ costietto a cercarlo, anche se esso & incerto, con tutte le forze, poiché in esso & riposta tutta la sua speranza; ma quei tali “beni” a cui tutti spi ano non solo non apportano nessun rimedio utile a conservate il nostro essere, ma anzi impediscono Gi; di frequente poi sono causa della perdita di coloro che li posseggono ? € sempre causa della perdita di coloro che ne sono pposseduti. [8] Infatti ci sono moltissimi esempi di persone che hanno subito persecuzioni, fino a mo- Firne, a causa delle proprie ricchezze; ed anche esem- pi di persone che per acquistare ricchezze si sono ‘sposti a tanti peticoli da pagare infine con la vita 1h loro pazzia, Né sono meno numerosi gli esempi i persone che per conquistare onori o per difen derli hanno sofferto i mali pid penosi Tnfine sono ‘innumerevoli gli esempi di persone che con i loro straviai si sono affrettata la morte. [6] In verita ‘mi sembrava che tutti questi mali eano sorti dal fatto che ogni felicitt o infelicit’ risiede solo nella qualiti deloggetto col quale Vamore ci unisce, In fatti per cid che non si ama non sorgeranno mai Titi, non ci sar& tristezza se verrd meno, non invidia se sard posseduto da un altro, non timore, non odio; in una parola, Tanimo non si commuovera fatto. Passioni, tutte queste, che invece hanno luogo nel Vamore dei “beni” che possono perire, come sono tutti quelli dei quali abbiamo parlato. {10} Ma amore verso una cosa eterna ed infinita nutre Va 1B & de dimotne pid sccatament #8 nimo di sola letiia, priva di ogni trstezza; cosa che & da desiderare grandemente e da ricercare con tutte Te forze, Ora non senza ragione ho usato Vespres- sione seguente: “purché potessi riflettere seriamen- te", Infatti scbbene capissi certamente bene queste ‘cose, non potevo tuttavia per questo spogliarmi di ‘ogni desiderio di ricchezze, di. piaceri ¢ di suocessi social 1] Ma intanto constatavo che, per tuto il tempo che la mente faceva di questi penser, si dstoglieva da quei falsi beni e pensava seriamente a una nuo- va condotta di vita, E cid mi fu di grande consola ione. Infatti vedevo cosi che quei mali non erano tali da noa voler cedete ai rimedi. E benché alin: tio queste pause fossero rare e durassero pochissimo, tuttavia, dopo ehe il vero bene mi divenne sempre pid noto, ese furono pid frequenti e pit lunghe, particolarmente dopo che mi resi conto che Tacqui sizione di ricchezze o il piacere e la gloria muoeciono nella misura in cui list sicerchi per se stessi e non come mezai per altri fini; ma se li si ricerca come ‘mezzi alloca resteranno contenuti entro cesti limiti non satanno affatto di ostacolo, anzi di grande aiuto (come mostreremo a suo Iuogo) per arrivare al fine per il quale si ricercano. [12] Qui mi limiterd a dice brevemente cid che intendo per vero bene ed anche che cos’ il sommo bene. Per una retta comprensione di questi concetti foccore notare che buono € cattivo si dicono solo in senso relativo, di modo che un'unica e medesima cosa pud essere detta buona o cattiva a seconda dei diversi aspeti. Lo stesso vale per i concetti di per- 39 fezione ed impertezione. Niente, infatti, considerato nella sua natura, si dich perfetto o imperfcto, par- ticolarmente poi che avremo saputo che tutto cid che accade, accade secondo un ordine eterno ¢ se- condo determinate leggi naturali. [13] Ma Tuomo, non potendo nella sua debolezza arcivare a capire quellordine, concepisce nel frattempo una qualche natura umana molto pid forte della propria e con- temporsneamente, non vedendo ostacoli al conse- guimento di tale natura, é stimolato a ricereare i ‘mezzi che lo conducano 2 quella tale perfeione, € tutto cid che pud essere un mezzo per pervenitvi si chiama vero bene, II sommo bene poi é onside rato il pervenirvi, cost che Tuomo con alts indivi ui, se & possibile, goda di tale natura, Mostrere- ‘mo a suo Tuogo qual @ questa natura, tiot che essa @ Ia conoscenza dell'unione che ha la mente con tutta la natura fig] Questo dunque & il fine at quale tendo: acquistare una tale natura © cercare ‘che molti la acquistino insieme con me; ciod fa parte della mia felictt anche Tadoprarmi_ perché ‘molti alti pensino come me ed i Toro intelletto € {loro desideri s'accordino perfettamente col mio in- telletto e coi miei desideri. A questo fine? & necessa- rio capire della natura delle cose tanto quanto basta ad acquistare tale natura umana; ‘poi formare una societ tale quale & da desiderare per- cch6 quanti pid vomini& possibile vi peevengano nella maniera pitt facile e sicua, (15) Inoltce occorre occuparsi della flosofia morale e del- la dottrina sulleduceaione dei bambini. E.poiché la salute non @ piccolo mezzo per conseguite questo scopo, occorreelaborare una me- dicina completa. E poiché motte cose che sono dif ficli vengono sese facili dal'arte, per mezzo della quale possiamo guadagnare in vita molto tempo e ‘molta comodit}, per questo la meceanica non’ @ affatto da disprezzare. [36] Ma innanzitutto occorre escogitare un modo di guarire Tintelleto « per quanto 2 possibile allinizio, di purificalo pevché conosca felicemente le cose, senza ferrore € quanto meglio possibile. Da questo pro sgramma ognuno pots gid vedere che io voglio diti- gate tutte le scienze ad un unico fine* ; che & quello di pervenite alla somma petfezione uumana della,quale abbiamo detto. E cost, tutto cid che nelle scienze non ci fa allatto avanzace versa i nostro fine e scopo, sard da riftare come inutile. Ciod, per disla in una parola, tutte le nostre azioni, come pure i pensieri, sono da dirigere a questo fine. [27] Ma, mentee ef occupiamo di conseguitlo ed sttendiamo a ricondurre Pintelleto sulla retta via, @ necesario vive. Percid innanzitutto siamo co- stretti a. premettere come buone alcune regole di vita, e precisamente le seguent 1. Parlare al lvello della gente comune e fare tut te quelle azioni che non apportano nessun impedi ‘mento al raggiungimento del nostro scopo. Infatti possiamo ottenere dalla gente comune non pochi 11 foe dele ane & unico ttle vnno dite « eno * vantaggi solo che concediamo alla sua intelligenza cid che & possibile concedere, Tnoltre in questo ‘modo porgerd orecchie propense ad ascoltare la ve- rit 2. Godere dei piaceti nella misura suffciente a conservate la salute, 3. Infine icercare denaro, 0 qualsiasi altra cosa del genere, quanto basta a conservare la vita ¢ Ja salute a conformarsi agli usi sociali non contrati al nostro scopo. {18} Cid premesso, mi accingerd al primo compito, che @ da assolvere prima di tutti ciod ad emendare Vintelletto € a renderlo adatto a conoscore Te cose rel modo che occorre per conseguite il nostro fine. Per far questo, Vordine naturale esige che qui rias ‘sum tutti i modi di conoscenza che ho avato fino- per affermare 0 negare qualcosa senza lasciar dub- , di modo che scelga il migliore di tutti ¢ contem- pporaneamente cominci a conascere Te mie fore ¢ Ta natura che desidero perfezionare. [19] Se fac- cio un attento esame, trovo che tali modi si posso- no egregiamente ridure @ quattro: a. C’@ una conoscenza che abbiamo da cid che abbiamo inteso dire o da un qualche segno che vie- ne detto arbitrario. 2. C’ una conoscenza che abbiamo da un'espe- senza vaga, cio’ da un'espericnza che non viene de- terminata dallintelletto; viene pet® chiamata espe- rienza solo perché, essendocisi accidentalmente of- ferta enon avendo noi nessun altro esperimento ‘che le contrast, essa seguita a valere come incon- trastata, 3. C$ una conoscenza nella quale Vessenza di una cosa si conclude da un‘atra cosa, ma non adegua- tamente; cid succede! © quando da un qualche ef fetto coneludiamo alla causa oppute quando da un qualche universale si conclude che una qualche pro- pietd lo eccompagna sempre, 4 Infine c% una conoscenza nella quale la cosa 2 conosciuta per la sua sola essenza, ovvero per Ia co- nnoscenza della sua causa prossima, {20} Illustrerd tutte queste diverse conoseenze con degli exempi. Per solo inteso dire conosco il giorno della mia nascita e so di aver avato cetti genitori — € simili cose, delle quali non ho mai dubitato. So per esperienza vaga che morird: infatti To af fermo perché ho visto altri miei simili morire, seb- Dene non tutti abbiano vissuto nel medesimo lasso di tempo né siano morti per la stessa malattia. Inoltre per esperienza vaga so anche che Volio @ adatto ad alimentare Ia amma, e che Tacqua @ atta ad estin- ‘guerla; so anche che jl cane &.un animale latrante © Tuomo un animale'figionevole ¢ con questo genc- re di conoscenza conosco quasi tutto cid che serve nella vita quotidiana, {21] Nel seguente modo poi si traggono conclusio- 1 Quindo cb mcede, wom comptendiame dla cus site clue che comidesamo nafeetos it she ita wfients {2 Eontatone che allo I cut non ee epee ce con teming etremamente nei, come “donque c® guise "un fue ce una qalcbe poems”. O-sache della cnraton che cou viene erat. sepitvanente "dene nea taut © sell” crete Nel veendo eno si atbuce alt sat, So Sin defeeto, quicon che sf conapice cham come IRowsceno nel'empo; ma ten A allabuacno ae che pe Pi non cea Teseas pene dele co 8 ni da un’altza cosa: avendo capito chiaramente di sentire un tale corpo € nessun allzo, ne ricaviamo Ia chiara conclusione che Yonima & unita al corpo,t la quale unione & causa di tale sensazione; ma quale sia quella sensazione e unione mon possiamo 2sso- Ttamente capitlo da ci? Oppure, conosciuta la natura dela vista, ed anche che essa ha la propricta seguente, che una e medesima cosa posta a. grande distanza la vediamo minore che se la osserviamo da vicino — ne concludiamo che il sole & maggiore di quanto appare, ed altre cose simili, [22] Infine la cosa si conosee per la sua sola exsenza quando, per il fatto che conosco qualeosa, so che cosa sia co- woscere qualeosa; oppure, poicht conosco Vessenza dell'anima, so che essa anima é unita al corpo. Co rnosciamo con la stessa specie di conoscenza che due pid tre fa cingue e che se si dinno due linee paral Tele ad una terza, esse sono fra di loro parallele, ec- cetera, Tuttavia sono state pochissime le cose che finora ho potuto conoscere con tale conoscenza 1 Ds questo empie ets atta con chisera ad dle lo vmanese Af qel'tdeto eo qale cmelodeamo ty cats ela gle non comprendamo site 2 usta conctnone, abe et tuts nan & astnae sic, ne nom pr cheeses pes Tat eon st Inet sterty cdl ait ene, pec ee, gud ‘cepon cok ltanest, non pe Trove eee ee fm inmeditamite cafe dinmsiasone, Toit ob he 2 st oo, sh wom: inmainso che a melee, = 0 ‘he congo aatamente, sepantanente € consent, Sor Dawe ie nal cecal dl cone ey sonlbee Se cow Eom; dk modo che imgitano gle cs come solos 4 [23] Ma perché tutto cid si capisca meglio, mi serv un unico esempio, e precisamente del se- fuente, Si diano tre numeti: se ne cerca un quarto che stia al terzo come il secondo sta al primo. A {questo proposito qualsiasi mercante dice di sapere ‘che cosa bisogna fare per trovare il quarto, poiché certo non a ancora dimenticato Voperazione che da sola, senza dimostrazione, ha appreso dal mac stro, Ma alti dallesperienza di casi serplici rica: vano un assioma universale, cio? quando il quarto numero & manifesto per sé, come nella proporzione 2, 4, 3, 6, Si ccorgono, calcolando, che moltiplcato il secondo numero per il terz0, ¢ diviso il prodotto pet il primo, si ha per quoziente 6; e vedendo che siottiene lo stesso numero, che senza far Voperazione sapevano eser proporzionale, ne concludono che Vopetazione & adatta trovare sempre un quatto numero proporzionale. [2g] Ma ii matematici in base alla dimostrazione della prop. 19 del libro 7 di Euclide sanno quali numeri sono tra i Toro propor- ional, Cio’ To sanno in base alla natura della pro- pporzione e alla sua proprieta secondo la quale il nu ‘mero che risulta dal prodotto del primo col quarto 2 vguale al numero che risulta dal prodotto del se- condo col terzo;tuttavia non vedono Vadeguata pro- porzionalit dei numeri dati ¢, se 1a vedono, non Ta vedono in vir di quella proposizione, ma intui- tivamente, senza fare alcuna operazione, [25] Ma pperché tra questi scegliamo il miglior modo di co- rnoscenza, si richiede che enumeriamo brevemente quali siano i mezzi necessari a conseguite il nostro fine. Essi sono i seguenti 6 1, Conoseere esattamente la nostra natura, che desideriamo perfezionare; © conoscere, della natura delle cose, tanto quanto & necessario, 2, affinché possiamo dedurne correttamente le dif: fetenze, afinit © contrrieth delle cose, 3. alfinché si conosca con esattezza che cosa este .Possono sopportare e che cosa no, 4. affinché cid si paragoni con la natura ¢ la po- tenza dell'uomo. Eda cid apparira facilmente la somma petfezione alla quale I'somo pub pervenire. [26] Fatte queste consideraeioni, vediamo quale modo di tonoscenza dobbiamo sceglere. ‘Quanto al primo, appare da sé che per sentito dite, a parte la grande incertezza di questo modo, non conosciamo affato Tessenza della cosa, come appare dal nostio esempio. E poiché Tesistenza di una qualche cosa singolate non si conosce se non co nosciutane Vessenza (come poi si vedi) ne conclu: diamo chiaramente che tutta la certezza che abbiamo per inteso dite deve essere esclusa dalle scienze. Ine, fatti dal semplice inteso dice (ove non To abbia pre ceduto un atto del vero e proprio intelleto) nessuno potré mai estere colpto, {27}? Per quel che siguarda il secondo modo di conoscenza, non é da ditsi che si abbia attraverso i eso Tidea della proporzione cercata. A patte il fatto che si tratta di indagine estremamente incerta senza termine, resta che in questo modo non si conoscerh delle cose naturali niente oltre gli ac Qu paled un po difwamente deepeienss of eunined i metodo 8h pocedee deg empties € del loeb moder “6 dent, i quali non si intendono mai chisramente se non avendo git conoicinte le exenae. Qnindt oc cone efciudere anche gusto [38] Del terzo modo occore pur dire che so i d8 idea alla com ed anche che i porta alla conlaso ne senza periclo deror; tuttavia non ext por reazo por aequitare la nostra perfezione [25] Solo il quarto modo comprende Tessenza ade gusta della cosa e senza percolo Pemore, prc Bisognerd fame uso pi i tutti gli all, Dun aque ei prenderemo cura di spicgae come eso sa da applicare per poter conosere con questo modo ak conoseenza le cose che ci sono ignte, anche afinché id avvenga nella manna pit breve por [30] , avendo spnto quale comoscenea ci & necessria,oceorteSnsegnare la via ¢ il metodo per conosere con tale conoscenaa le cote che dabbie smo conoscere, Perche eid svvengs, I prima const derarione da fae & che qui non of sad indagine a: Winfnito, Cod, perché tov il miglor metodo di viereare il vero, hon occorte un alto metodo per viercate il metodo dela ricerca del vero; «, pt cetere il secondo metodo, non 8 bisegno dion ter “Go ¢ cos allinfito, Infatti a questo mado non st aervercbbe mai alla conoscnza del vero, ani non Si arrveebse afta ad una conoscena, In vei 3 probleme si pone qui negl ste termini che per aX steumentd materi, « propoito dei quali si po feebbe argomentae allo steso modo. Infati per foxgiae il feo oceorte um martll per avere wn matelle, & necesaio filo; «por fatto, ocorre un alo matello ed ale stramenti,e per avere quest a fccorreranno altri stanmenti, € cost allnfinite; e in questo modo invano si cercherebbe di provare che li vomini non hanno alcuna possibilitt di forgiare il feo. [51] Ma come gli uomini al'nizio pote- ono fare con degli strumenti naturali delle cose fa- cilssime, sebbene fatioosamente ed impesfettamente, e falte queste ne eseguirono altre pi dificili con rinote fatica © maggior perfezione, ¢ cost gradata- ‘mente procedendo dai lavoti pit semplii agli stra- ‘menti © dagti strumenti ad altri lavori ¢ ad altsi strumenti, arrivarono al. punto da exeguite tanti © tanto diffcili lavori con poca fatica — cost anche Tintelleto con Ta sua forza innata? si fa degli stax. ‘menti intellettuali con i quali si acquistaaltre for ze per altte opere® intellettuali € da queste ope- te si forma altri strumenti, ossia il potere dinda- gare ulteriormente; e cost avanza gradatamente, fino ad attingere il culmine della sapienza. [ga] Che poi Finteletto si comporti cos, sard facile vederlo Solo che si capisca che cosa sia il metodo di ricerca del vero € quali siano quegli strumenti innati dei ‘quali solo Tintelletto ha bisogno per costmuire con ‘ssi altri strumenti,cosi da procedere oltre, Per mo- strare cid procedo nel modo che segue. [33] Lidea? vera (abbiamo infatti Tidea vera) & ‘qualcosa di diverso dal suo ideato: infatti altro & 1 Perform fant intndo Gi eben ai nom viene cota ‘oot ete, Sete 0 In sega nels mia Slots Qa chiomo oper nels mis los peed be com 5; not ce qui earame di dinate non slob che wi 2 ppc deta, me anche che sto pocdimenta Hows © to Hoo e isive lve cor mon neceuare = sect a il cerchio, alte idea del cerchio, Infatti Tidea del cerchio non & qualcosa avente una circonferenza © ‘un centro, come il cerchio, né Yidea del vorpo é lo stesso corpo: ed essendo qualcosa di diverso dal suo ideato, sari anche per sé qualcosa di intelligible; cio’ Tidea, quanto alla sua essenza formale, pub es sore Voggetto di un‘altra essenza obiettiva, ¢ di nuo- vo questaltraessenza obiettiva sak anche, ins con- siderata, qualcosa di reale ed intelligible, € cost in- definitamente. [34] Pietio per esempio € qualcosa di real; la vera idea di Pietro poi é Tessenza ogget- tiva di Pietro, ed @ in sé qualcosa di reale ¢ del tut to diverso da Pietro stesso. Essendo dunque Tidea di Pietro qualeosa di reale, avente una sua essenza peciliare, sarh ariche qualeosa di intelligibite, ciot ‘oggetto di un'altra idea, la quale avra in sé ogget- tivamente tutto cid che Videa di Pietro ha formal. ‘mente, e poi Tidea dell'idea di Pietro, ha di nuovo tuna sua essenza, la quale anche pud essere oggetto 'uwaltra idea, € cosi indefinitamente. Di cid ognu no pud rendersi conto constatando di sapere che cosa sia Pietro ed anche di sapere di sapere, ¢ di nuovo sa di sapere che sa, eccetera. Ne risulta che, per conoscere Tessenza di Pietro, non & necessario conoscere Videa stessa di Pietro, ¢ molto meno Tidea dell'idea di Pietro, Tl che & come dite che non & necessaio, perché io sappia, di sapere di sapere, ¢ molto meno & necessatio di sapere che so di sapere non pit di quanto, per conoscere V'essenza del trian- agolo, sia necessario conoscere Vessenza del cerchio.! 4 Sinai che gui non cetcismo in ebe modo ts pine keting css nose, Int ob igsde Tidigne als o ‘Ma il contiario avviene in quelle idee, Infatti per sapere di sapere, devo necesariamente prima sapoe {35] Risulta di qui chiro che Ia eertezza non & alizo che la stesa essenza oggttiva; ied il modo in cui conosciamo Vessenza formale @ la stesa cer- teaza, Di nvovo ne risulta che per conseguire cer- tezza dalla vest non occorre avere alti segni che idea vera. Infati, come abbiamo mostrato, non & necessario, porch jo sappia, che io sappia di sapere. a cid maovamente appare che non pud sapere che cosa sia Ia somma cettezza se non colui che abbia Tidea adeguata 0 Vessenza obietiva di una qualche cost € cid naturalmente perché la certeza e Vessen- 21 oggcttiva sono la stessa cosa. [36] Percié, non avendo la verti bisogno ai segno alcun, ma esen do suifciente avere le essenze oggettive delle cose 0,1 che @ lo stesso, le ides, per togliere ogni dub- bio, ne consegue che il vero metodo non consste nel cercare i segno della verita suecessvamente al- Ja conoscenza delle idee, ma che il vero. metodo € tn via per la quale cercae Ta stesa verti, 0 le cessenze opgettve delle cose o Te idee (termini tutti che significano Ia stessa cosa) nelfordine dovuto? {57] Dial parte it metodo deve trattae necesa- riamente del ragionamento 0 delfintellezione; cio’ it metodo non & lo stesso ragionace por conoscere Te cause delle cose, € molto meno & il conasoere le cause del cose; ma & il capire che cosa sia Ia vera tus, ¢ in ese pepe quits quttine pi donee © Contenpirtemate mastnrone the ainfot delider non C8 Alcon eimacine #6 pepicne né toll wns ‘Neto mia flows speed che eov8 A Heeewe nein 50 x fdea, distinguendola da altte percezioni e ricercan- done la natura, cost da conoscere la nostra capacith i conascere e costringere la mente a conoscere se- condo quella norma tutto cid che & da conoscere; dandole, come aiuti, determinate regole, ed anche facenda in mado che la mente non sia stancata da rioetche inutili, [38] Se ne ricava che il metodo non c' Tidea, il metado non ei sara se prima non sath V'idee, Petcid sar buono quel metodo che mostsi come sia da dicigere la mente secondo la norma del- idea vera data, Inoltre, poiché il apporto che vi & fra Te duc idee & lo stesso che vi @ fra le essence for- ‘mali di quelle iee, me consegue che la conoscenza 1 Aessiva dell'idea dell'Ente perfettissimo, rh superiore alla conoscenza rilessiva delle altre idee; cio® sark perfettissime quel metodo che mostra come si deb- ba ditigere la mente secondo la norma delidea data dall'Ente perfttssimo. {39] Da quanto detto si comprende facilmente in cche modo la mente, aumentando le sue conoscenze, acquisti contemporaneamente altri strumenti con i quali pit facilmente avanzare nella conoscenza. In- fatti, come si pub ricavare da quanto si detto, in- nanditutto deve esistere in not Tidea vera, come strumento innato, conosciuta la quale si capisca ccontemporancamente la differenza che c' fre una tale conoscenza e tutte le altre. In cid consiste una parte del metodo, Ed essendo per sé chiaro che ta mente tanto meglio conosce sé stessa quanto pitt conosce della natura, ne risulia che questa parte st Gel metodo saré tanto pid peretta quanto pid cose Jn mente conosce sarh perfettssima quando la mente attende, ossa rifette, alla conoscenza del Ente peretissimo. [40] Inolee, quante pit cose Ja mente conesce, tanto meglio conosce sia le pro pie forze, sa Vordine della nate; quanto meglio Poi conasce le sue forze, tanto pit faclmente pud Uirigre se stesa e porsi delle epoe; € quanto me io conosce Fordine della natura, tanto pid fail mente pod astenesi da operationi inatiiy in que Sti prcetticonsste tutto il metado, come abbiamo ett. [4] Si aggunga che Tidea si comporta og: gsttivamente nello stesso modo in cui il suo ideato Si comporta realmente, Se percid nella natura ci fosce qualosa che non avesse nessun rapporto con alle cose? anche se ce ne fosse unessenzaoggetiva, che dovrebbe convenite completamente con quella formale, nemmeno essa avrebbe slcun rapporte con alte idee, cio’ non pottemmo ‘oncluderne niente; ¢vioeversa quelle ese che hanno rapporte con altro, come To hanno tutte quelle che ceistono nella natura, saranno conasciute ed anche Je loro essenze oggettive aveanno lo stesso rapport, cod da ese si dedurranno alte idee, che a loro vlla saranno in sapporto con alt, € cost cresceranno 2 strumenti per procedece oltre. £ questo che ce ‘ewamo di dimostare. [42] Inoltre da cid che detto in ultimo, ciob che Videa deve conveni completamente con Ta sua essenza formale, risulta 2 nuovo che la nostra mente, perché possa ripro- durre completamente il modelio della natura, deve derivare tutte le sue idee da quelidea che rappre- senta Torigine e la fonte di tutta la Natura, di mo- do che essa idea sia anche fonte delle alte idee. [43] A questo punto forse ci si meravglierd che noi, dapo aver detto che buon metodo & quello che mostra come sia da ditigere la mente secondo Ia norma di una data idea vera, proviamo questa dot- trina col ragionamenta; cfd sembra.mostrare che quella dottrina non & per sé nota. Ma si pud per Sino chiedere se noi ragioniamo bene. Se ragioniamo bene dobbiamo comincire dz una data idea, ed iI cominciae da unlidea data avendo bisogno di dimostrazione, dovremmo di nuovo provare il no- stro ragionamento, ¢ poi di muovo quellaltzo € cost alnfinito. [44] Ma rispondo 2 quest obiezione: se qualcuno, nelle sue indagini sulla natura, avesse procedato per un qualche caso a questo modo, co acquistando nellordine dovuto luogo sta bilice un ordine perché non ci affatichiamo in ricer- che inutili, Conosciuto questo metodo, abbiamo visto jn quarto luogo che esso sara perfettissimo quando avtemo Tides delfessere perfettissimo. Quindi fin dallinizio ovcorrerh fare attenzione sopratutto ad artivare quanto prima alla conoscenza di tale Ente [50] Cominciamo dunque dalla prima parte del me todo, la quale consste, come si @ detto, nel distin fauere e separare Tidea vera dalle altre percezioni ipedire alla mente di confondese le ie false, ft- ‘can Ie vere. Ho intenzione di dar qui egazioni_ sul problema per intrattenere i Tettori nelVesame di na cosa cos! fondamentale — anche perché ci sono molti che dubitano pur della vet, perché non hanno fatto attencione alla distinzione che 'é fra la percezione vera ¢ tutte le alte; di modo che sono come womini che, veglian do, non dubitano di vegliae — ma dopo che in sogno, come spesso aceade, credettero che cectamen- te vegliavano e si accorgevano poi essere cid falso, ubitarono anche della veglia: questo succede per- cché mon distinsero mai tra il sonno ¢ la vega. Iga] Frattanto avverto che qui non spicgherd Tes: senza di ogni percezione © non ricorrerd ad una spiegazione attraverso la causa prossima perché que- sto compito appartiene alla filosofa. Ma esportd solo cid che il metodo richiede, e cio’ che cosa ti- guard Ia percezione fittzia, la percezione falsa e la Percezione dubbia € in che modo liberari da ognu- na di esse, Indaghiamo ora dapprima sullidea fit 56 {5a] Poiché ogni percerione & percezione o della cout consderata come esstente o della sola essen- a di esa, e poiché i casi pitt frequent di idee fit- tisie i presentano a proposito di cose considerate come caistenti, parlerd dungue prima di ques'ut- ra percezione nella quale cod si fnge la sola esi stenaa e si conosce, © si suppone di conoscere, la ‘cosa che in tale atto si finge. Per esempio fingo che Piotr, che io conosco, vada a casa e che mi vist, e altre cose simili! Ora chiedo: che cosa riguarda tale idea? Constato che esa rignarda solo i possibil, rma non i necesari né gli impossbili. [53] Chiamo impossbile una cosa la tui natura implica che & contraddittoio che essa sista; necessaria, una cosa Ja cui natura implica che & com teaddittoio che esta non essta; possibile, una cosa Ja cai esstenza, per sua propria natura, non impli- ca che sarebbe contraddittorio che esa esstesse 0 contraddittorio che non esistesc, ma Ta cui neces Sith o impossibilita di exstere dipende da cause che sono ignote finché fingiamo la sua esistenza. Per cid se Ta sva necessitd o impossbilita, che dipende da cause estern, ci fosse nota, noi non potremmo fingere niente di tale cosa. [54] Ne consegue che se 2 un qualehe Dio o un qualche essere omni- sciente, egli non pud fingece niente. Inftli, per eid che viguarda noi stesi, poi che? so di essere, nom 1 Si neds 6d ee anatiana ia vege & propo deli pte ‘he nat eanocamohinomente: na Bone come Soteoee che gel ipte! estan propio nga mado org ee Cte ote 2a 957.52 Pash Te eo, slo ehe Is ene, manifest, ab ca posso fingere di esistere o di non esistere; nemmeno posse fingere un elefante che pasi pet Ia cuna di tun 'ifo; né posso, poi che conosco la natura di Dio, fingetlo esstente © non esistente; lo stesso & da intendere a proposito della chimera, la cui na- tura implica che & per essa contraddittoria exstere. Da questi esempi risulta chiaeo cid che ho detto, ciot che a proposito delle verita eteme® non si ha la finzione di cui ora si parla. Pesto mostrer anche che nessuna finzione riguarda le verita eterne. [55] Ma prima di procedere oltre occorre notare incidental- mente che la stessa diferenza che passa fra essenza di tuna cosa e Vessenza di un’atra, passa fra Tattualiti Yesistenza della prima cosa e Tattuaitt @ Yesistenza delfaltra, Perc volendo concepite Vesistenza, per e- sempio di Adamo, solo per mezzo delfesistenza in ge- nerale, sarebbe To stesso che se, per concepimne Fessen- ‘za, attendessimo alla natura dellente per dare inf- ne Ia definizione “Adamo & un ente”. Percid quanto pid in generale si concepisce I'sistenza, tanto pit con fusamente la si concepisce e tanto pid facilmente la si attribuisce fttiziamente a qualsist cosa; invece, so esl com ls sx ciadtras ocone slo camel pre fio sl manifest ae come ried pet, quads, perme TS: not che, selene malt dso ai dabtue deesstenes Di et non eon dk iol ee i noe, oppie Be fe qultess an dino B name Dos © guest non Ficus on natu db Dia, come yor mostd 500 Tune 3 per weit etna intend ana eri tae he 0 8 erat, son poh mat cue neva Cos pina eta Yule & "Do este me non & sid elem, “Adimo peo” "La che 8 4 | | | | quando la si concepisce pi in particolae,allora la si intende con piii chiarezza e pid dificilmente la si attsibuisce fittiziamente (quando non facciamo at tenzione alfordine della natura) ad una cosa che non sia quella stessa cui appattiene, Cid che & degno i nota. [56] E qui il luogo di esaminare quelle che comu- remente vengono chiamate fncioni, sebbene sap- ppiamo con chiarezza che la cosa non sta cosi come In si finge, Per esempio, sebbene sappia che la tera 2 rotonda, tuttavia niente mi vieta di dice a qual- ccuno che la terra & una semisfera e come la metd di ‘urvarancia in una scodella, 0 che il sole si muove intorno alla terrae simili, Se esaminiamo questi cas, ‘non noteremo niente che non si accordi con cid che si gid detto, solo che prima si awverta che noi qué cche volta abbiamo potuto errare ed ora sizmo con ei nostei ertori; € inoltxe che possiamo fingere (0 almeno ritenere) che altri uomini sono nello stesso errore © possono cadere nello stesso in cui siamo caduti noi precedentemente. Questo, dico, possia: ‘mo fingerlo perché non ce ne risulta né Yimpossi- Diliti né Ja necessti: percid quando dico a qual- ‘cuno che Ta terra non @ ratonda, eccetera, non faccio altro che vichiamare alla mente Verrore che per caso ebbi o nel quale potei scivolare e poi fingo 0 riten- go che colui a cui lo dico sia ancora nel medesimo .errareo vi pasa cadere I che, come ho detto,fngo finché non ne vedo Timpossbiitd né la necessiti: ché se Tavessi veduta non aviei potuto fingere af fatto e sarcbbe occorso solo dire che io ho fatto ‘una qualche cosa 50 (57] Restano ora da notare le supposizioni che ven-, ‘gone fatte nelle Quiestiones € che a volte riguar: ddan anche gli impossbii. Per esempio quando di- ciamo: supponiamo che questa candela ardente ora rion ada, 0 supponiamo che essa arda in qualche spazio immaginario, ciot dove non ct nessun corpo (cose del genere vengono a volte supposte, sebbene dellultima supposizione si capisea chiaramente Tim- possibiliti); ebbene, quando si fa cid, non si forma- no affatto finzioni, Infatti nel primo esempio non hho fatto altro che richiamare alla mente un’altca ‘candela non ardente (oppure ho concepito questa candela senza flamma) e cid che penso di quella candela Io intendo anche di questa, in tanto che non bado alla ismma: Nel secondo esempio non si fa altro che astare il pensiero dai corpi che sono al- Vintomo perché ta mente si applichi alla sola con- templazione della candela considerata in sé sola, per poi concluderne che la candela non ha nessuna causa che la distrugga. Di modo che, se allintorno non vi fossero corpi, questa candels, ed anche la amma, reserebbero immutabil, e cost via. Percid 2 In serie, quando paren dels Boson che sews Je sent, paid thro Che Ie Etone nen fama ofte alt frente ited x, mache vengono slo hina als et ‘mais quale exe chemo nd colo © aTimmegiciooe © the Is mente eumina confonimeste tte iniemes Der me (pe of shimano alt memes Is fella ¢ Tales © ged Tate vf alnde connects © tea dine, ce che Tater pais Lo sesso so sede = propo detent ‘pes! modo, come abo dete, guido lab eocepice cok in gecenle tome Vente: poeht alos fsinnte Haan # Tous Te coe he 6 pecan cntempermenment al eo tin Go & esvemamnate eyo d esere nesta 6 ‘qui non © alcuna fnsione, ma ci sono pure ¢ semplic assertion? {58] Ora passiamo alle finzioni che riguardano le essenze da sole oppure insieme con qualche attua- Jit, cio® con esstenza. A proposto di ese & da considerare soprattutto cid che segue: che quanto 1meno cose Ia mente conosce e quante pid tattavia percepisee, tanto maggiore patenza ha di fingere — ¢ quante pti cose conosce, tanto pit quella potenza diminvise. Per esempio nell stesso modo che so pra abbiamo visto di non poter fingere (finché pen- siamo) di pensare ¢ non pensare — cosi anche, co- noscinta lt natura del corpo, non possiame fngere una. mosea infnita; oppure conosciuta la natura? ell'anima non possiamo fingere che essa sia qua: Arata, sebbene possiamo dic tutto eid a parole. Ma, come abbiamo detto, quanto meno gli uomini co. noscono la natuss, tanto pit failmente possono fingere molte cose, per esempio che gli albesi par: lino, che gamit si mutino istantaneamente in _pietie, im fonti, che negh specchi appaiano spettri, * Le soso & 8 intendee et Je fot che st fnno pe ie: ere dant ovine che stems | fenoment cee hon Ghe da ese, se sf pple at moti eet cael Ik fsa del it i qe als pod ere de, speclnete ‘pet spice tat meds! pomono canes mse ale ce 1a Spon inte che Tuono cham’ als memoria deine ‘anima” e comempotieaments fori vot quiche mere cerpres, Pic qunte dor Sle Negooo tporoatate ie, cede Temete “i immagie.& Fogeeensninacorpoee Tee non ditinge S-aome dlls conn set Qu he | leo non sano oppo precipi etre enone € spo che ton fo fn teint gh chem i che segue 6 che it niente diventiqualos, anche che gi tis tating in bse ed in uomit, ed alte infinite a turd di questo genere. [se] Qusleano forse erederd che la fizione, € non Tintellezioe, limita la finzione; cod avendo into aualera ¢avendo volato con una ceria qual ibeti Ammetiere che i prodotto della mia inzione esste Come ile nella nstur, ob farebbe sf che poi non posiamo pensar quel gualosa in altro modo. Pec ‘esempio avendo finto (per dirla con costoro) una co- siatts natura del comp, ed essendomi voluto per tuadere Iiberamente che esa este realmente in ‘el modo, on & pid lect fingee per exmpio una tmoscainfnita — ¢ dopo che ho fnto Tesenza dl anima, non posso quad, ecetera, [60] Ma ages tes va csaminata, In primo liogo: © negano © concodono che noi posiamo intendere qusleoc, Selo coneedono, cid ce dicono della fnzione dovh dissi necesramente anche delfintellcione, Mas Jo. nogano, vediama, noi che sappiamo di spre uals, che cosa esi dicono, Es dicono che Tani mma pud sentire © percepte in molt: modi non se Stesa-né le cose che exstono, ma solo quelle che non sono in lei né in aleun luogo; cio’ dlcono che Tanima pud con la sua sola forea crete sesaioni « idee, che non sono sensazoni 0 idee ef cose, di todo che sotto questo esptto la considrano come tn Dio, Inolte dicono che noo {eneglio) ln nostra anima ha una tale Iibeth da potercostngere noi Stes oe testa, anai la propia sts Uibath: i fat avendo esa fnto quslcosa dato il suo asenso 2 tale fazione non pid pensate © Sngere quell 6 cosa in altro modo; ¢ anzi viene costetta da quella finzione a fare si che anche le altre cose vengano pensate in quel modo per non contraddire alla pri ima finzione; come qui anthe sono costretti ad am: “nettere, a causa della Toro finzione, le assurditd che ‘qui expongo ¢ che non ci stancheremo a confutare ‘con Je dimostrazioni. [61] Ma lesciando costoro ai loro deli, corcheremo di attingere, dale parole scambiate con essi, qualche verti per la nostra ri: ‘cerca, ¢ ciod Ia seguente:? lyrnente, quando pre- sta attenzione ad una cosa che & prodotto ci finzio ne e falsa per sua natura, a fine di esaminarla © co: hoscerla, e ne deduce nel debito ordine cid che & da ‘dedusne, facilmente ne mostreri la falsit; € se il pro- dotto della finzione & per sua natura veto, quando la mente lo prende in considerazione per conoscerlo © comincia a dedurne nelfordine debito cid che ne segue, fdlicemente andr’ avanti senza aleuna in- termzione, cosi come abbiamo visto, nel caso della falsa finzione precedentemente addotta ad esempio, che Tintelleto si offre subito a mostrame Tassurdita quella dele conseguenze dedottene. {62] Dongue in nessun modo dobbiamo temere che moi fingeremo qualcoss, sempreché conosciamo aifesptema ¢-qeceno pte de ee Te cose non (Bsa, New ptcido ctr mins als ators che canst com Je ue leg aeedcndo ato secondo determinate Tei ia ee (20 bs prone senna detminte leg let determi com trefaple cocstesnons, ne vegas che Taina, guano conep ‘eels com secondo vel, sgte foes ogptmente #8 Ain eft, Ved i sepito dove palo delle fa Yoggetto chiaramente © distintamente: infatti se per caso diciamo che gli uomini vengono mutati istantaneamente in bestie, cid lo si dice in maniera ‘molto generica, cosi che non «' nella mente nessun concetto, ciot idea, cio? concordanza di soggetto ¢ predicato: se infatti ci fosse, Ia mente vedsebbe con cid anche il mezzo ¢ la causa del come e perché av venga una cosa del genere, Inoltre non si fa nem ‘meno attenzione alla natura del soggetto e del pre dicato. [63] Inoltre, solo che la prima idea non sia ftisia e da essa vengano dedotte tutte Ie alte idee, a poco 4 poco si smettera di precpitarsi a formare finzioni. Si noti poi che Tidea fittizia non pud essere chiara & dlistinta, ma solo confuss, ¢ che ogni confusione procede da cid, che la mente conosce solo in parte luna cosa intera © composta di molte patti, ¢ non distingue i noto dallignoto; e inoltre da cid, che prende in considerazione, senza fare alcuna distin. Zione, i molti componenti che sono contenuti in ciascuna cosa. Da cid segue in primo Tuogo che, se YVidea @ idea di una qualche cosa.semplicissima, non ppotrd non essere chiara e distnta: infatti quella cosa dovrd essere conosciuta non parzialmente ma tutta, intera oppure per niente affatto. [64] Ne segue in secondo Iuogo che se una cosa che si compone di ‘molte viene divisa col pensiero in tutte le sue parti pi semplici e si prendono queste in esame ognuna Separatamente, allora spariri ogni confusione, Ne segue in texzo luogo che la finzione non pud essere semplice ma che essa risulta dalla compesizione di reise idee confuse che sono di diverse cove ¢ azio- 6 ni csstenti nella natura; o meglio rsulta dalfatten- ione simultanea fatta (Senza perd assentirvl) a tali idee diverse:? infatti se la Sinzione fosse sem. plice, sarebbe chiara e distinta ¢ di conseguenza vera, Se risultasse dalla composizione di idee i stinte, anche la loro composizione sarebbe chiara € distinta e di conseguenza vera. Per esempio cono- sciuta la natura del cerchio ed anche quella del qua- rato, non possiamo ora comporre quelle due idee famne un cerchio quadrato, 0 unanima quadrata ¢¢ simili. [65] Concludiamo di nuovo brevemente ‘¢ vediamo come non sia in aleun modo da temere che la finzione venga confusa con le idee vere. In- fatti quanto alla prima finzione, di cui abbiamo par- lato precedentemente, nella quale cioé Ia causa si ‘eoncepisce chiaramente, ed anche la sua existenza é i per sé una verita eterna, bisogna solo prender cura «i confrontare Vesistenza della cosa con la sua essen za, ¢ contemporaneamente fate attenzione all'ordine della natura, Quanto alla seconda finzione, che ab- Diamo detto essere attenzione simultanca prestata senda assentivi a diverse idee confuse di diverse cose € azioni esistenti nella natura, abbiamo visto anche in questo caso che wna cosa semplicssima non pud ‘sere finta, ma solo conoscinta, e lo stesso per una cota compesta, solo che facciamo attenzione alle 1 Si ot ce B foro in of opidenta non ier melo {81 sogo, se non pee nel sop oon lone Te ae, Je ‘qual song per mero deseo 4 cl edn dale qa Take che geele appetite, fa gue! moments, 0 eh Goon pode da oe sent aletens. Ma Pee, come re Sones china ¢ s4 sapate dt seh ese sume Copltameste, schisms del 65 parti somplicissime di cui si compone; anzi noi non ‘possiamo finger di tali parti nessuna azione che non sia vera: infatti contemporaneamente saremo ¢o- stretti a vedere come e perché avvenga una cosa del gonere, [66] Copii cosi questi problemi, passiamo ora al- Vindagine sulfides falsa per vedere che cosa riguar- ie come possiamo evitare di cadere in false per- cezioni. L'uno e Tltro obiettivo non ci sard dit cile ora raggiungerli dopo Vindagine sull'idea ft ia: infatti fra queste due specie di idee non e'e alta differenza se non che Tidea falsa suppone 13s: senso, cio® (come abbiamo gid notato) che non si offrano cause alcune (mentee si presentano le rap presentazioni) dalle quali si possa dedurte, come fa Colui che finge, che quelle rappresentazioni non na- scono da cose esstenti alfesterno, e che il formaile non sia quasi altto che sognate ad occhi aperti,ciot da svegl Pereid Videa falsa riguatda o (per dir me- Blio) si riferisce alfesistenza di una cosa di cui si conosce V'essenza, oppure si riferisce aessenza, allo stesso modo delliden fittizia. [67] Quella che si tifersce al¥esistenza, si coregge allo stesso modo della finzione: infatti se la natura di una cosa co- nosciuta suppone Tesistenza necessaria, 2 impossi- bile che ci sbagliamo sulesistenza di quella cosa; ma se esstenza di una coga non & vert’ eterna, co: ‘me Jo @ invece la sua essenza, mala nocesitd @ im- ppossibilita di esistere dipende da cause esterne, al- ora Yidea falsa & da intendere completamente ‘allo stesso modo della finzione: infatti si cortgge allo stesso modo. 66 [68] Pec quel che riguarda Yalta specie di idea fale sa, che si tiferisce alle essenze o anche alle azioni, tali percezioni sono di necessti sempre confuse, composte di diverse percezioni confuse di cose esi stenti nella natura, cosf come gli uomini credono che nelle sve, nelle immagini, negli animali ed in al- tue cose siano presenti dei numi, che ci siano corpi dalla cui sola composizione risulti Vintelletto; che i cadaveri ragionino, camminino, parlino, che Dio si inganni eccetera. Ma le idee che sono chiare e dir stinte non possona mai essere falbe: infatti le idee delle cose che si concepiscono chiaramente e distin: tamente sono o semplicssime o composte di idee saanplicissime, cio’ dedotte da idee seaplicissime. E che Mdea’semplicissima non possa essere falsa, poted constatarlo ciascuno, solo che sappia che cosa sia il veto, cio’ Tintelletto, e contemporaneamente che cosa sia il fal, [6] Infati per cid che riguarda cid che costtuisce Ja forma del vero, @ certo che il pensiero vero si di- stingue da quello falso non solo per una denomina- alone estrinseca, ma soprattatto per una inttinseca. Infatti se un qualche artefice concepisce cortetta mente una costtuzione, sebbene essa non sia mai ‘sstta né esisterd, nondimeno il suo pensiero & vero cd il pensiero & lo stesso, che Ia costruzione exista ‘9 meng; ¢ invece se qualcuno dice che per esempio Pietro existe ¢ tuttavin non sa che Pietro esiste, quel pensiero rispetto a colui che pensa é falso 0, se si preferisce, non & vero; sebbene Pietro esista real- ‘mente. Né questa enunciazione, “Pietro esiste”, 8 ve- ra, se non rispetto a colui che sa con certezza che G Pietro esiste, [70] Ne consegue che nelle idee ‘qualeosa di reale, per cui le idee vere si distinguono dalle fale: ¢ su cid doveemo ora svolgere un‘inda- gine per avere Ia migliore norma di verita (infatt abbiamo detto che dobbiamo determinare i nostsi pensiri in base a una nocma data di un‘idea vera, € che il metodo @ una conoscenza riflessva) e conoscere le proprietd dell'ntelletto; né bisogna dire che que- sta differenza nasea da cid, che pensiero vero & il cconascere Je cose attraverso Te Toro cause prime, proprieti questa in cui certo diffeisce molto dal pensiero falso, secondo la spiegazione che di esso hho dato sopra: infatti si dice anche vero il pensiero che implica obiettivamente Tessenza di un qual- ‘che principio che non ha causa ¢ si conosce in sé € per sé, [ya] Pescid 1a forma del pensiero vero deve siedere proptio nel pensiero stesso, sengs rclazione ad altri, né riconosce Toggetto come causa, ma deve dipendese dalla stessa potenza e natura dellintellet- to, Infatti se supponizmo che Vntelletto percepisea tun qualehe nuovo ente che non sia mai eistito — come aleuni concepiscono Intelleto di Dio prima cche ei creasse il mondo (la quale percezione cer- tamente non poté nascere da nessuno oggetto) — € da tale percezione ne deduca altre con_procedi- mento legitimo, tutti quel pensie sarebbero veri fe non determinati da sleun oggetto esterno; essi dipenderebbero solo dal potere e dalla natura del- Vintelleto. Peseid cid che costituisce la forma del veto pensieto va riceteato proprio nel pensieto stes- so e dedotto dalla natura dellintelletto, [72] Per 6 svolgere dunque questa indagine prendiamo in esa- ‘me una qualche idea vera, il cui oggetto sappiamo, con extrema certezza, dipendere dalla nostra forza di pensate né avere oggetto sleuno nella natu infati in tale idea, come risulta dalle cose gia dette, ppotremo indagare pi facilmente cid che vogliamo. Per esempio per formare il concetto di una sfera ne fingo wna cause a piacere, cio® che un semicer- chio mioti intomno al centro € che la sfera quasi tie sult dalla rotazione, Questa idea & cettamente vera, fe sebbene sappiamo che nella natura mai una sfe- 1a ha avuto otigine in questo modo, tuttavia que- sta percezione @ vera ed @ un modo faclisimo di formare il concetto della sera. fda notate inoltre che questa percezione aferma che ill semicerchio ruota, la quale affermezione sarebbe falsa se non fosse wnita al concetto della sfea, o alla cavsa che ne determina wn tale movimento, ossia, detto in ‘sengo assoluto, fosse stata senza restrzioni, Infatti allota la mente tenderebbe ad affermate il solo mo- vimento del semicerchio, il quale movimento non Econtenuto nel concetto del semicerchio, né ha ori- gine dal concetto della causa che determina il mo- vimento, Percid a fast’ consiste in eid solo, che «di una qualche cosa si afferma una qualche propre. {non contenta nel concetto che ne abbiamo for- mato, per esempio affermando del semicerchio il moto 0 la quiete, Ne segue che i pensieri semplici non possono non essere veri, come Tidea semplice del semicerchio, del movimento, della quantita, ec- cetera, Cid che queste idee contengono di afferma- tivo corsisponde esattamente al Taro concetto né si 69 estende ote, peed ci & lcito formate @ pitcere ice semplic, senza timorealeano di enor. {73] Resta dunque solo da ricerate per quale po- tere ln nostia mente possa formate € fino a che puto si stenda quel potere infati, appuato cd, facimente sapemo qual € la soma conoscenza alla quale possiamo pervenie. B certo infatt che questa sua potenza non si estende allinfnito: in fat quando affermiamo di qualche cosa alevnché che non & contenuto nel concetto che di eta for: mmiomo, cid indica un eifetto della sta conoscen- zi, ossia che abbiamo peusieri (cioé idee) quasi mutt 0 toncati. Abbiamo ‘visto inftti che snovimento del semicerchio di origine ad un'dea fala sesso si presents aso nella ments, ma che eso stesso di origine a untdea vera se unite SU concetto ai sfera al concetto dt una qualche cosa che determina questo movimento. Ché se ap partiene alla natura dell'essere pensante, come ap- pe 2 pia vista, di fomare dei posi er, coe degiai, & certo che idee inadegoate st oxiginano jn noi slo perehé noi siamo parte di qualche o sexe pensont, aleoni pened del quale cositusco- no la nostra mente, ale nella Toro total, alt Jnvoce_povraimente {p4) Ma il prcbloma che ora & opportune cons dere (¢ che a proposto dela Fnzione non vale Ja pena notre) e sl quale matsimamente cis in tgxnna, si ha quando aviene che sleane cose che st presentano sellimmaginszione, sono anche nell telletto, cod si concepicono chiaramente distin tamente; perché alo, fnché non a ditinge cid 7 che & distinto de id che & confuso, la cetezz,ciod Tidea vera, viene mescolata con idee non distinte Per esempio aleuni stoi udirono per caso il term: ne “enima" e anche che essa & immortale (concetti che esi immaginavano solo confasamente}; imma ginavano inolire (¢ contemporameamente intende- ‘vano} che { corp sotilissimi penetrano tutti glial: tsi e non yengono penctrati da alcuno. Immaginan- do tutte queste cose contemporancamente, © accom pagnandosiataleimmaginazione la certezza del det to assioma, erano senzaltro sicuri che In mente & quei corp sotilisimi © che quei comp sotisimi non si dividono, coctera. [75] Ma anche da questo crrote ci liberamo, sforzindeci di esaminare tute Te nostre peicezioni secondo la norma di un'dea vera data, evtando, come dicemmo allnizo, qulle che abbiamo per inteso dite © per esperienza vaga Si aggiunga che tale exore nasce pexché le cose sf concepiscono troppo astattamente: infatti& per sé chiarssimo che io non poss applicre ad altro cid che concepisco nel suo vero oggetto, Taine, Yer tore nasce anche dal fatto che gl womini now capi seouo i primi elementi di tutta Iz natura quind procedendo senzordine e confondendo la natura on assiomi stati (benché quest sano ves), con fondono sé stesi e pervertono Verdine della natura. Ma noi, s© procedizio il meno astrattamente che sia possibile e cominciamo, non appena possibile, ai primi element, cot dalla fonte © origine della natura, non doviemo in aleun modo temere questo {761 Per que che riguarda poi la conescenzn del or gine della natura, non dobbiamo affatto temere di poterla confondere con gli assiomi astratti: infatti {quando alcunché & concepito astrattamente, cost co- ime € il caso pet tutti gli universal, esi hanno sem elletto una portata pit vasta dell patticolari, Inolte, essendovi nella natura molte co- se la cui differenza & cost piecola da sfuggire quasi alfintelleto, allora pud succedere facilmente (se si Cconcepiscono asteattamente) che esse vengano con ‘fuse, Ma Totigine dela natura, come poi vedremo, non si pd concepire né astrattamente, ossia univer salmente, né si pud estendere nell'intelletto pit am piamente che nella realta, né ha aleuna somiglianza con Te cose mutevoli. Percid, quanto all'idea di ess, non ¢ da temere alcuna confusione patché noi ab- biamo la norma della verit8 (norma che abbiamo gid indicato): senza dubbio questo ente ? unico, infinito* cot 2 tutto Tessere e alts esso non c' aleun essere? [77] Fin qui abbiamo parlato delldea falsa; resta de svolgere un'indagine sull'dea dubbia, cio’ da tieeteate quali siano quelle cose che ci postono utre in dubbio, ¢ contemporancamente come si supera il dubbio. Parlo del vero dubbio della mente, fe non di quello che vediamo presentarsi qua e li, quando cioe qualeuno dice a parole di dubitare, sebbene il suo animo non dubiti: infatti non & com- 1 Quest non sone sists a Dio cbe pe mastivo Tesems, come fb vedere el ts Tei ti tata imate, Se ith te Me 90a eee, oo petbe i ce podtta; ped mente peel (Gnd od che le atern'nan_potecbbe fre — co che Ccleoteente nat ese ab n pito del metodo emendate questo difetto, ma cid Tiguarda piuttosto Yindagine sullostinazione la sua emendatione. (78) Pereid nell'anima nessun dlubbio & causato ditettamente dalla cosa stessa di cui si dubita; cot se nell'aima c@ solo unica idea, sia essa vera o falsa, non avrd Inogo aleun dubbio ‘© nemmeno certezza, ma solo quella tale sensazo- ne; infatt in sé idea non & altro se non quella tale sensazione. Ma il éubbio avi luogo pet unfaltra idea che non & chiara e distinta a tal punto che da essa possiamo concludere alcunché di cetto ctca la cosa di cui si dubita; cio’ Tides che ci getta in Gubbio non & chiara e dstint. Per esempio, se uno nnon ha mai pensito alla fallacia dei sensi (origin essa dallesperienza 0 in altro modo qualsis) non si ddomanderd mai se il sole sia maggiore 0 minore di quello che appare; perc i contadini in generale si smeravigliano quando odono dite che il sole ® mot to pit grande del globo terestre. Ma pensando alla fallcin di sensi nasce il dubbio. Cio uno sa che i sensi qualche volta To hanno ingannato, ma lo sa solo confusamente: infatti nom sa in quale modo i sensi ingannano; e se, dapo aver dubitato, si im- pata a conoscere veramente i sensi, © come pet mezzo loro vengeno rappresentate le cose a distan- 2, allora daccapo il dubbio viene tolto. [79] Ne consegue che noi non pessiamo revocare in éubbio Te idee vere diet Tipotsi che forse este um qual- che Dio ingannatore che ci inganni persino nelle cease pith cete, non finché non abbiamo alcuna idea chiara e dstinta di Dio; cf’ se non finch, esa rminando la conoscenga che abbiamo delerigine di B tutte le cose, non troviamo niente che (con quella ‘medesima conascenza per cui, studiando la natura del triangolo, troviamo che i suoi tre angoli sono tuguali a due retti) ci insegni che egli non é ingan- natore.* Ma se di Dio abbiamo una tale conoscen- quale é quella del triangolo, allora ogni dubbio toto. E cost come possiamo pervenite a questa tale conoscenza del triangolo, sebbene non sappia- ‘mo con cettezza se un qualche sommo ingannatore ci inganni, allo stesso modo possiamo pervenite ad una tale conoscenza di Dio, sebbene non sappiamo con certezza se ci sia un qualche sommo inganna- tore; © purché abbiamo quella conoscenza, esta ba sta a toglicre, come dissi, ogni dubbio che possiamo vere sulle idee chiare ¢ distinte. [So] Tn verith se si procede rettamente ricercando cid che & da rice cate in primo Tuogo, senza interrompere Ja concate- nazione delle cose; € se si sa come sono da deter- ‘inate le questioni, prima che ci accingiamo alla Toro soluzione, non’si avranno mai che delle idee cettssime, cio’ chiare ¢ distinte: infatti il dubbio non @ altro che incertezza dell'snimo a proposito i qualche affermazione 0 negazione — affermazio- nie che l'snimo farebbe se non gli si presentasse qual- + (Ques & I tadone dl tet tin fot dane nie Opere Potame, I Celt, fonando asl adorns Shndese ewntmperm, spunea tao sens ply aba $a to edison, ln tadarsoe dove eee Ts seen fons Ie pie sit): "ey se eansiomo ly ean he sina define fete Te ere ¢ non wi tone mete he (con quel ede concen perc odin [aaa de {nga trooimo chef soe doe sng soso al a dae 1) inset the eg nn fingers, lors tame dbo” at 4 cosa, restando ignota Ia quale, la conoscenza della cosa in questione deve essere imperftta. Se ne deduce cche il dubbio nasce sempre dalfesame disordinato delle cose. [81] Questi sono i problemi che promisi di trattare jn questa prima parte del metodo. Ma per non tra lasciare niente di cid che pud condurre alla cono scenza delVintelletto © delle sue forzs, parlerd an che un po’ della memoria ¢ dellobio. A questo pro- posto & il caso di considerare soprattutto che la me- ‘moria si raforea per opera dell'intelletto ed anche senza opera dellintelletto, Infati, per cid che ri- guarda il primo punto, quanto pit una cosa é intel: ligibile, tanto pi facimente viene icordata, ¢ al contrario quanto meno essa & intelligible, tanto pitt facilmente la dimentichiamo. Per esempio se pre- sento a qualcuno un insieme di parole slegate, Te ri- order’ molto pitt dffclmente che se gli presento le ‘medesime parole in forma di narrazione, [82] Si tafforza anche senza opera delVintelletta cioe in ‘base alla forza con 1a quale Timmaginazione o il cosiddetto senso comune sono affeti da qualche cosa singolare corporea. Dico singolare: Vimmaginazione infatti viene affetta solo da cose singolari; infatti se dualeuno legge per esempio una sola storia d'amo- te, la ricorderh ottimamente, finché non Ieggerd var tie altte cose dello stesso gencre, perché allora essa domina da sola nellimmaginazione; ma se nellim- ‘maginazione ce ne sono molte dello stesso gener, Je immaginiamo tutte insieme e si confondono fa. cilmente. Dico anche corporea: infatti Timmagina- ione viene affetta dai soli corpi. Patcid, poiché la 7s memoria viene raforzata dallintelletto e anche sen: ‘a Tintelletto, se ne conclude che essa é qualcosa di diverso dalintelleto © che, quanto allintelletto in sé considerato, in ess0 non @ né memoria né oblio, {83] Che sarh dunque la memoris? Nientaltro che la sensazione dalle impressioni del cervelo, insieme con il pensiero della durata determinata della sensa- ione# e questo lo dimostra anche ta reminiscenza Tnfatt in essa Tanima pensa a quella sensazione, ma non nella sua durata continua, e cosi idea di questa sensazione non @ a stesa durata della sensazione,cioé la stessa memoria. Se poi le idee stesse siano sotto- poste a qualche corruzione, lo vedremo nella filosofa. E se cid sembsa a qualcuno molto assurdo, basterd peer il nostro scopo che egli pensi che quanto pit 1a cosa @singolare, tanto pid facilmente la si sicorda, co- ‘me visulta Tesempio della commedia poco fa addot- to, Inoltre, quanto pid la cosa @ intelligible, tanto pili facilmente la si ricorda, Percid non potremo fa- fe a meno di ritenere una cosa estremamente singo- late, purché intelligible. [84] Cost dunque abbiamo distinto tra Tidea vera ele altre percezioni ed abbiamo mostrato che Te idee fttizie, le false € le altre traggono la Toro ori 1 Ma se be dota & indeterminate & guts ene & inperets, com che ciszune rol ser input al aa Int pose, pr eedve medio + aan Io eb che de hie humo quando e Gove cb a avesta. Tf, sbben Te Idee Seve shane fs loro duets sella mente, ts, endo nak stent 2 deteminue Ye dante per meno dela is Snoviesto, che snche avese per opera lina eo enews fowes ean iodo she ta vierdoparmeste 6 dallimmaginazione, cit da aleune sensszioni fortuite (per csi dite) legate, che non sono ori inate dalla stosa potenza della mente ma da cause stern, a seconda che il corpo, sia nel sonno che nella vegla, rceve movimenti dives O, se si pre fesse, si prenda qui per immaginazione cid che si vuole, purché sia qualeoss di diverso dallinteleto Tanima vi si comporti pasivamente, Inftti lo stesso qualungue concetto si assuma, poiché sap: piamo che esa & qualeosa di vago e atraverso cui anima patscee contemporaneamentesappiamo an- che iberarcene per mezzo dellintelletto, Perid nes- suno si metavigt che io qui non provi ancora che 8 un corpo ne faccia alte necesarie dimostraio- nie tuttavia parlidellimmaginazione, del corpo ela sua cosituzione.Infatti, come ho detto, fa lo stesso quale concetto assumo, poiché so che Ti rmaginazione & qualeosa di vago eccetera [85] Abbiamo perd mosrato che Videa vera 2 sem. plice 0 composta di idee semplici ¢ tale da mo- strae come e perché qualeosa sia 0 sa stato fattos! ced abbiamo inolte dimostiato che i suai ett of- gettvi nellanima procedono proporeionslmente alla formaliti dello stesso oggetto? il che equivale a quello che gli antichi disero, cio’ che la vera scienza procede dalla causa allefeto; senonché, csi mai, a quanto sappia, concepirono, come not ui, Vanima agire secondo Tega certe e quasi come un automa spirituale. [86] Quindi, per quanto & 2 [Ghe $56y G4 6, 68 a. NLD tet B aregs Raed ” stato lecito alnizio, abbizmo acquistato una cono- scenza del nostzo inelleto ed una tale notma dell'r dea vera che ora non temiamo di confondere le idee vere con le false o con Ie fittzie; e neppure ci mera- viglieremo di conescere certe cose che non eadono affatto sotto Vimmaginazione, ¢ che nellimmagina- ione ve ne siano alte che contrastano completa- mente con Vintelletto od altre infine che s'accorda ‘no con esto, Giaeehé sappiamo che quelle operazio- ni dalle quali vengono prodotte Je immaginazioni awengono secondo altic leggi, completamente di- verse dalle leggi dell'intelleto, © che Yanima in rie ferimento allimmaginazione si comports solo pas vamente, [87] Da quanto si & detto tisulta anche ‘quanto facilmente possono cadere in grandi ervoti coloro che non distinsero accuratamente fra imma ‘inazione ed intelleione. Per esempio in queste pro posizioni, che Testensione debba essere in un luo- 30, debba essere fnita, che Te sue parti debbano avere reeiprocamente una distinzione reale, che sia il primo ed unico fondamento di tutte le cose e che in un tempo eccupi pit spazio che in un allio — fe molte cote dello stesso genere, le quali si oppon- gon tutte assolutamente alla veriti, come mostre- emo a suo luogo. (88] Inoltre essendo le parole parte dellimmagina- ione (cio fingendo noi molti concetti 2 seconda delVirvegolare comporsi delle parole nella memoria in seguito a qualche disposizione del corpo) nom dob- biamo dubitare che anche le parole, cosi come Yim- rmaginazione, possano essere causa di molti ¢ gran- i errori, se nom ce ne guardiamo con molta cura {89] Si segiunga che esse sono costitute secondo Taito € la comprensione di tut, di modo che non sono altro che segni delle cose come esse sono nellimmsginazione, ma non come esse sono nell telleto; il che chiramente risulta dal fatto seguen- te, che a tutte quelle cose che sono solo nelVntel- letto € non nellimmaginazione, gli uomini impo- sexo spsso dei nom negativ (pet esempio “incorpo- 1.0, iniito” eecetera) — ed esprimono con termini negate anche molt cose che in realth sono aller tive e vicevers, come per esempio “increato, ind pendente, infinite, immortale” eccetera, Infattiim- Imaginiamo molto pi facimente i contrat di tal cose © perid questi contrari si presentarono per pr 1ni ai primi uomini e presero nomi positivi. Noi af- fermiamo e neghiamo molte cose perché quelle a fermazioni ¢ negazioni le ammette la natura delle parole, non quella delle cose; percd,ignorando que- stltima faclmente prendetemo il falso per vero. [po] Evitiamo inolue un’alta grande eausa di con fusione, la quale impedisce che Vintelletto rifletta su se stesso; ciot quando non distinguismo tra im maginazione ed intellezine, siteniamo che quelle cose che immaginiamo pid facimente ci siano pid chiae ¢ riteniamo dintendere cid che immaginia- mo. Percid anteponiamo cid che & da posporce cost il vero ordne di procedimento viene sovvetito 16 si trae una qualehe conclsione legttima, {pi] Inoltre? per artivareinfne alla second pac 4 Regs nip db quia pte, come segue dls prima pte, td recente tte Je idee purmente ileal che Novae in ao per ditagvee de Gul che imiginamos 9 te i questo metodo, export) in primo logo lo se: po che noi in eso ef proponiamo, e poi i mezzi pet conseguilo. Lo scopo dunque & ai avece idee chia. ree distinte, cit tali che siano fatte dalla pura ‘mente ¢ non dai fortuiti movimenti del corpo. Quin- &, perché tutte le ee siano ricondotte ad una, cet chetemo di concatenarle ¢ ordinarle in mado che Ja nostra mente, per quanto é possibile, riproduca oggettivamente la formalita della natura_quanto alla totalith ed alle parti della natura stessa. {ga] Per quel che riguarda il primo punto, si chiede peril nostro fine ultimo, come gia abbiamo detto, che la cosa sia concepita o per la sola sua essenza o per la sua causa prossima. Cio’ se la cosa 2 in sé 0, come si dice comunemente, causa dis, allora si dovri conoscere per la sua sola esenza; se invece la cosa non @ in sé ma per esistererichiede una causa, allora si deve conoscere per Ia sua causa prossima:”infatti in reat conoscere Teffetto non vol dite altro che aoquistare una pit pesttta conoscenza della causa! [93] Pescid non ei saeh mai lecito, finché indaghiamo sulle cose, trarte conehi- sioni dagli assiomi astrati, e ci guarderemo bene dal mischiare quelle cose che sono solo nellintelet- to con quelle cose che sono nella realtd; ma Ia eon- clasione migliore sara da dedurce da un'essenea par- he dont esere dedoto dale pric si dinmainsone ‘de dint 15) oo che Gh gu sts che ol om polio canon Ie sitinments, ern mais dort mete del atts ‘even tendee cotemparateeste pid apis coanrna dle ‘os pins, at Dio 80 ticolae affermativa, ossia da una vera ¢ leittima Aefnitione. Infatti dai soli assiomi universal non ppud Tintlletto dscendere alle cose singolari perché ali asiomi si estendono ad infinite cose e non de- tecminano Vintelletto ad esaminare piuttosto un singolare che un altro. [94] Percid la retta vie d'in- dagine & di formare pensiri da una definiione dats; dl che procederd tanto pid feicemente e faclmente quanto meglio definiamo una qualche cost. Percid il cardine di tutta questa seconda parte del metodo consiste solo nella conoscenza delle condizioni del- la buona definizone ¢ quindi nel modo ai trovare tal defnizioni. Ouindi in primo Tuogo tatterd del- le condizioni della definizione. 95] Perché la definizione sia detta peretta dovrd spiegare Fessenza intima della cosa farcievitae di assumere al posto di quel'essenza delle semplici ropriet; per spiegarlo, omettendo altri esempi. per rnon volet Sembrare di volerscoprie gli error ate addurd solo Vesempio di una cosa astratt, per Ia quale fa lo stesso comungue Ia si demise, ciot del catchio: che se To si defnisce come una figura Te cui linge condotte dal centro alla circonferenza sono ‘gual, a nessuno sfuggird che tale defnizione non spiegn fatto Vessenza del cerchio ma solo una sua proprietd. E sebbene, come ho detto, riguardo alle figure ed agli altri enti di ragione cid conti poco, tutiavia conta molto a proposito degli enti fsici € reali: perché di certo non sintendono le propreta delle cose finché se ne ignorano Te essenze; ma se tralasciamo queste, necessaramente perverttemo 1a serie cavsale deintelletto, che deve ripetere quella 4 ella natura, ¢ devieremo completamente dal nostro scopo, [96] Percd, pr iberarci da questo difetto, nel- Ia definizione saranno da osservare le seguenti regole: 1) Se la cosa da definire 2 una cosa creata, la de- finizione dovei, come abbiamo dette, comprendere Ja causa prossima, Per esempio il eetehio, secondo questa regola, dovrebbe essere definito cosl: @ una figura che viene deseritta da unz linea qualsiasi di cui un‘estiemita 2 fs, Yaltra mobile; la quale de- finizione comprende chiaramente la causa prassina. 2) Si tichiede che il concetto o definizione della cosa sia tale che tutte le proprieta di questa, men: tre viene considerata da sola, non congiunta con al- tre, postana esserne dedotte, come si pud vedere nel a definizione data del cerchio. Infatti da essa si conclude chiaramente che tutte le linee condotte dal centeo alla cixconferenza sono uguali. E che questo sia-un requisito necessario della definizione & cosi di per sé manifesto a chi esamina con atten- ione, che non sembra valga la pena indugiare nella sa dimostrazione e nemmeno di dimostare, in base a questo secondo requisito, che ogni definizione de- ve essere affermativa, Parlo dellaffermazione intel- lettiva, poco curandomi di quella verbale, 1a quale per la scarsezza dei termini qualche volta potrd forse ‘essere expressa negutivamente, sobbene sia intesa af- fermativamente, [7] I requisti della definizione della cosa increata sono poi i seguenti: 1) Che escluda ogni causs, ciod che Toggetto non abbia bisogno, per venir spiegato, di nientaltro che del suo essere, & 2) Che data Ia defnizione di quella cosa, non resti luoge alla domanda “se essa sia". 3) Che non abbia, per quel che siguarda la mente, aleun sostantivo che possa essere aggettivato, ciot ‘che non venga spiegata attraverso qualche concetto strato. 4) Ed in ultimo (gebbene notar cid non necessatio) si richiede che dalla sua definizione si cconcludano tutte le sue proprietd. Anche tutti que- sti requisiti divengono manifesti a chi Ti considera con attenzione. [8] Dissi anche che Ia migliore conclusione sari da dedurre da un'essenza particolare affermativa: infatti quanto piti unvidea & speciale, tanto pié & distinta e percid chiara. Quindi dobbiamo ricereare soprattutto la conoscenza dei particolai. [96] Quanto poi allordine, e perché tutte Te no- stre conoscenze siano ordinate ed unite, si richiede ‘che, non appena & possibile farlo © Ta ragione lo si- chiede, ricerchiamo se c'8 un qualche ente, € con tempotaneamente quale, che sia causa di tutte le cose ¢ ls cui exsenza oggettiva sia anche causa di tutte le nostre idee; ed allora la nostra mente, come dicemmo, riproderst la natura nella misura_mas- sima: infatti ne avr oggettivamente Tessenza, Vor. dine ¢ Yunione. Da qui possiamo vedere che innan- 2i tutto ci é necessario dedurte tutte le nostre idee sempre dalle cose fisiche, ciot da enti reali, progre- dendo, per quanto si pud, secondo la serie delle ‘cause da ente reale ad un altso ente reale ed in un modo tale da non passare agli astratti ed agli uni- versali, sia in modo da non concludeme qualcos 8 i reale sia in modo che essi non vengano conclusi dda qualcosa di reale: infatti V'uno e Taltro procedi- ‘mento intetrompe la vera progresione delintelltto. [1c0] Ma é da notare che io qui per serie delle cause ‘degli enti reali non intendo la serie delle cose sin golari mutevoli ma solo Ta serie delle cose fisse ed eterne. Sorebbe infattiimpossibile all'umana debolez- ‘2a abbraceiate la serie delle cose singolati mutevol, sia per la loro moltitudine che supera ogni nu mero, sia per le infinite citeostanze, vetifcantsi per una e medesima cosa, delle quali circostanze tuna qualsiasi pad essere causa che la cosa esista 0 no, Giacché Is loro esistenza non ba connestione al: ccuna con la loro essenza, cio’ (come gid dicemmo) non @ verith etema, [x01] Ma in verti non & nem: meno necessaio conoscere la loro serie, dal momen: to che le essenze delle cose singolari mutevoli non sono dz dedurre dalla loro serie 0 ordine di esisten 23, non offrendoci questo alto che denominazioni estinseche, relazioni o al massimo civcostanze; tutte cose che sono di gren lunga lontane dallintima es: senza delle cose. Questa in verti é da sicereae solo attraverso cose fise ed eteme, e attraverso le leggt che sono iserite in esse come nei loro veri codied ¢ secondo le quali tutte le cose singolari vengono fatte € ordinate, In verith le cose singolari mutevoli di- pendono cost intimamente od essensialmente (per cosi dire) da quelle fise, che senza quelle non pos- sono essere né venir concepite, Percid queste cose fisse ed etere, sebbene siano singolai, tuttavia per Ja Toro presenza universale e per Ia loro vastssima potenza, ci vatranno quali universali o generi delle & efinizioni delle cose singolari mutevol, e cause prossime di tutte Te cose {h02] Ma, stando eos le cose, appare che non «8 piceoladifieolt per poter pervenite alla conascenza A questi singoari infati concept tut insieme & cosa di molt al ai sopra delle forze dllntelleto umano, Ma Tordine per conoscere V'ono prima del: Taltt, come dicemmo, non va desunto dalla sere delle loro existence, © nemmeno dalle cose eter, nelle quali inftti tat i enti singolari sono pet ‘uatura simullaneamente. Quindi sono da. cereate necesaramente alte aati oltre quelli dei quali usiamo per conoscere Te cose eterne ¢ Te Tro lege Nondimeno non & questo il logo di tattame € nemmeno & necesatio fro, se non dopo che ave 1mo imparato a conoscee suffiientemente Te ease eterne € Te loro Teg infalibli e ci sath divenata nota la natura dei nostri sensi. {n03] Prima di accingec alla conoscenza delle co- se singolari, sak tempo di parlare i queglt sta: enti che tendono tutti allo scopo di fret imparaxe ad usare dei nosti sensi ed a fate gli experiment secondo cert legged in un certo ordi, the bastino 2 determinate la cosa su eu si indaga, per conclu- derne finalmente secondo quali lege delle cose eter- ne quela cosa sia ftta e la sua natura intima ci diventi nota, come mosterd a suo lingo. Qui, per tomare al nostro scopo, mi sforzerd solo di teattare i eid che sembra necesario pet poter pervenite alla conoscenza delle cose eteme, ¢ pet formarne Je definizioni alle condiioni sopra riportate. [io4] A questo fine occort richiamaze alla memo 8s ria cid che dicemmo sopra: ciod che quando la ‘mente si concentra su qualche pensiero per esami- narlo attentamente e dedurne in buon ordine cid che @ legittimamente da dedurne, se quel pensiero @ falso ne scoprith Ia fasta; ma se & vero alloa fe licemente seguiterd, senza aleuna interruzione, 2 dedume idee vere; ci, dio, si tichiede per il no- stro compito. Infatti 7 nostsi pensisi non possono essere determinati da nessun altro principio. [205] Percid se vogliamo vicercare la prima di tutte Te cose, & necessario che ci sia un qualche principio che vi diriga i nostri pensieri, Inoltz, poiché i metodo & la stessa conoscenza sifiessva, questo. principio che deve divigere i nostri pensieri non pud essere alto che la conoscenza di cid che costituisce la for- ‘ma della verita — e la conoscenza delintlletto, delle sue propzieti e delle sue forze: infati, conseguita questa conoscenza, avremo un principio dal quale dedarre i nostri pensier, ed avremo una via per la quale Vinteletto, a seconda i quello che comporta Ja sua eapaciti, potrA pervenire alla conoscenza del Je cose eteme, appunto tenuto conto delle forze éalVinteletto, [106] Che se poi spetti alla natura del pensiero di formare idee vere, come abbiamo mostrato nella prima parte, qui ora @ da ricercare che cosa inten dliamo per forze © potenza dellintelletto, Poiché in veriti la principale parte del nostro metodo consiste nel conoscere nella maniera migliore Te forze dellintelletto ¢ la sua natura, siamo co: stretti necessariamente (in conseguenza di cid che hho esposto in questa seconda parte del metodo) 86 4 dedurle dalla stessa definizione del pensicro e del Vintelleto. [107] Ma fin qui non abbiamo avuto aleuna regola per trovare Te definizioni, © poiché pon possiamo dame se non conosciuta Ta natura 0 definiione dellntelletto e Ta sua potenza, ne segue che o le definizione dellnteetta deve essere chiara i per s& 0 non possiamo conoscere niente. Essa perd non & assolutamente chiara per sé; tuttavia poi- hé le sue proprieti, come tutto cid che ci viene alfntelletto, non possono essere conosciute com chiarezza e distinzione se non conosciuta la loro na tura, a definizione delfintelletto si rivelerd da sé se ‘caminiamo le proprieta di esso che noi conoseiamo chiaramente ¢ distintamente, Percid enumeriamo gui Te proprietd delfintelletto ed esaminiamole at tentamente ¢ cominciamo a trattare dei nostri stu ‘enti innati [108] Le propriet delfintelleto che ho princi- palmente notato € che conosco chiaramente sono le seguenti: 1) Che implica certezza; cio’ sa che le cose sono formalmente cost come in eso sono contenute of gettivamente. 2) Che conosce aleune cose, cio’ the forma aleu- ne idee, asolutamente, ed alcune, a partite da altze. Per esempio forma assolutamente Tidea della quan- 114 né si viferisce, per formal, ad alti pensieri; ma le idee di movimento non le forma se non tiferen oxi allidea di quanti, 3) Le idee che forma assolutamente, exprimono YYinfnit; ma forma le idee determinate procedendo Si yeda § 38 es &% da altee. Si prenda per esempio Tidea di quantiti: se Tintelletto concepisce la quantiti per mezzo di tuna eausa,allora la determine per mezzo della quan {i8h, come quando concepisce il corpo generarsi dal moto di un qualche piang, il piano poi dal moto di tuna linea, infine la linea’ dal moto di un punto; concezioni che certo non servono a capire, ma solo 4 determinare la quantiti. 1 che appare chiaramen- te da cid, che concepiamo che quelle idee quasi ab biano origine dal moto, mentze tuttavia il moto rnon viene concepito se non concepita Ta quantita, ed anche possiamo continuate allinfnito il moto per formare una lines, cos che non potremmo af fatto fare se non avessimo Tides della quant Sinita, 44) Forma le idee postive prima delle negative, 5) Concepisce le cose non tanto sotto Tidea della darata quanto sotto una certa specie di eteriti, ed in numero infnito; 0 piuttosto per concepire Te cose non prende in considerazione né il numero né Ja Gurata; ma quando immagina le cose, le percep sce sotto un certo mumero, sotto una determinats durata e quantita 6) Le idee chiare e distinte che formiamo, sem. brano conseguire dalla sola necessitd della nostra natura in maniera tale che sembrano dipendere as solutamente dalla nostra sola potenza; il contrario pet le idee confuse, che infatti spesso si formano contro la nostra volontl 7) La mente pud determinate in molti modi Te ‘dee che Vintelletto forma procedendo da altre: co- ime per esempio per determinare una ellis finge che 88 uno stl cllegato a una cords, venga moso in tomo a due cent, oppure eoncepisce infiniti punti sent sempre un tedesimo e determinato rapporto 241 una data fetta, o un eono intersecato da un piano ‘obliquo casi che Tangolo d'neinazione sia mag giore dellangolo al vertce del cono, o in alti in fit modi 8) Le idee sono tanto. pid perce. quanta pit perfezone di un oggetto esprimono. Inatti non ammiriamo tanto Vartsta progetatore di una cap- pelletia, quanto il progetista di un tempio insigne. {10g} Non indugio a parle delle altre propricta che vengono rifeite al pensiero, come amore, let 2a, cetera infati non riguardano il nostioattuale disegno e nemmeno pessono esserconcepite se non dopo aver conosciuto Vintelleto, Infatti, climinata del tutto quella conoscenzs, tutte quelle proprieti vengono sopprese. {110} Le idee fake ¢ le fittisie non hanno niente Ai positivo (come abbiamo abbondantemente dimo- strato) per cui vengano dette false 0 tiie; ma in base a solo eifetto di conoscenza vengono conside- rate come t Pesci le idee fale e Te Sti, in quanto tal, non possono insegnare niente sulfcxenza del pensiero; ma questa 8 da ricerears attraverso Te propvita po sitive, poco fa pussite ia sasegna; cio’ ora bisogna stabilize qualeosa di comune da cui queste propieta conseguano necessriamente, cio’ dato il quale esse siano necesariamente date tolto il quale ese siano tole [11 resto manca) & Dimostrazione geometrica della prima e seconda parte dei Principi della flosofia di René Descartes Pretazione di Ludovico Meyer Per unanime riconoscimento di tutti coloro che ricetcano una conoscenza superiore alla volgate, il ‘metodo matematico di indagine ed exposizione scientifca, cio® il metodo col quale si dimostrano conelusioni in base a defnizioni, postulate assiomi, 2 Ia via migliote e pid sicura per ticetaze ed inse nate Ia vetit. E questo riconoscimento @ indub. biamente fondato. Infatti poiché conoscenza sada c sicura di una cosa ignota s1 pud dedurte e derivare solo da precedenti sicure conoscenze, queste dovran rho essere necessariamente fondate ‘pee prime, ap- punto come saldo fondamento sul quale poi sin nalzera tutto Yedificio della conoscenza umana, ev tando cost che esso crolli da solo o si sfasci al mi- imo urto. Ma che questo caratere di conoscenze fondamentali lo abbiano le nozioni che i vultoti della matematica incontrano sotto il nome di defi nizioni, postulate assiomi, non potri dubitarlo nes suno che si sia affaciato anche solo alla soglia di 93 questa grande scienza. Infati le definizioni non so nig alto che chiarssime spiegazioni dei termini ¢ dei nomi con cui si designano le cose da trattare; i postulati e gli assiomi, ossia le comuni nozioni del: Venimo, sono enunciazioni cost chiare ed evidenti che tutti coloro che semplicemente ne abbiano ca: pito bene i termini non possouo affatto negate loro assenso, Perd, scbbene le cose stiano cos, non troveri, quasi nessuna scienza, eccettuata la matematica ‘posta con questo metodo, ma le troverai espo ste con un altro le mille miglia lontano da que sto, ciot con uno che sbriga il suo compito con Gefinizioni e divsioni ininterrottamente concatenate fra di sé e qua e ld mescolate di discussioni e spiega- ioni, Infatti quasi tutti coloro che si dedicarono alla Fondazione o allsposizione della scienaa ritennero {¢ molti lo ritengono ancor ogg!) che questo metodo 2 peculiare alla matematica e che tutte le axe scien 26 lo respingono lo tifiutano, Ne é risultato che, i qualungue cosa parlino, non lo dimostrano mai ‘con ragioni apodittiche ma cercano di farlo stare in pedi con argomenti solo vetsimili e probabili ¢ ‘per questa ragione dinno alla luce una grande far gine di grossi volumi nei quali non si trova niente Gi saldo € di certo ma tutto @ pieno di contese Aissidi; € id che da uno & stato bene 0 male provato con qualche argomentuccio’ da quattro soldi, viene subito dopo confutato da un altro ¢ demolito ¢ di- strutto con le stesse armi; cost che Ia mente, bra- moss dellimmutabile verti, dove aveva creduto di trovare il tranguillo lago che desiderava, da traver- 4 sare con rotta sicura € propizia, per toccare infine dopo la traversta il desiderato porto della conoscen- za, si vede flottuare nel burrascoso mare delle opi nioni, cinta tuttintomo dalle tempeste delle con. ‘ese, shallottata e trascinata senza sosta dai flutti elle incertezze, senza speranza alcuna di poterne emergar. Hava non mancarono alcuni che giudicarono iversamente da costoro ed avendo compassione di questa misera sorte della filsofi, abbandonarono guesta comune via di esporte Ie scienze, seguita da tutti, ¢ si misero su una nuova via, indubbiamente Aificle ¢ ita di molte diffcoltd, per lasciare ai po steri una dimostrazione delle altte parti della filo sofia (oli la matematica), fatta con metodo € cer tezaa matematica, Di costoro, aleuni redassero in questordine ed offricono al mondo delle lettere 1a filosofia tradizionale i comune insegnamento nelle scuole, altri una Blosofia nuova, scoperta col loro ingegno. F sebbene questimpresa sia stala ten- tata con assai searso successo per Tungo tempo € ‘da moti, sorse infine tuttava il pid. splendido astro ‘del nostro secolo, René Des Cartes, il quale, dopo cche nella matematica con un nuovo metodo ebbe portato dalle tencbre alla luce tutto fd che era ri ‘masto inaccessibile agli antichi e cid di cui inoltee i suoi contemporanci potevano mancate, gettd in- collabili fondamenta della filosofiz, sulle quali si possono innalzare pitt vert’ con ordine e certezea ‘matematica, come egli stesso effetivamente dimo- strd © come appare pit chiato della luce del sole 2 tutti quelli che hanno studiato con attenzio os ne i suoi seit, che non saranno mai lodati abba- stanza. E sebbene gli seitti fllosofci di quest'uomo illa- stre e incomparabile contengano Tordine € il me- todo della dimostrazione matematiea, essi non s0- no stati scitti tuttavia con quello comune, ussto negli Elementi di Euclide, e dagli altsi geomet col quale ciot te propasizioni e le loro dimostre ioni vengono subordinate a definizioni, postulati ¢ assiomi premessi; ma con un altro molto diverso, che gli chiama analitico € che dichiara essere la via vera e migliore per insegnare, Infati alla fine delle Risposte alle seconde obiezioni viconosee due ‘metodi di dimostrazione apodittica; uno per anal che mostra la vera via per la quale Ja cosa viene indagata metodicamente ¢ quasi a prioti ecceter Yaltro per sintesi, che utilizaa una longa serie definizioni, postulati, assiomi, teoremi ¢ problemi, cost che se viene negata una conseguenza, mostra subito che essa & contenuta nelle premesse © cost costiinge ad assentice il lettore pili rosalitrante € cocciuto, ccceters, Perd sebbene in entrambi i metodi ai dimostra- ione si trovi una certezza al di la di ogni tischio

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