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Il Chinino | Bimestrale dinformazione | Anno IV - numero UNO - Aprile 2014 | Copia gratuita

Chinino
il
LINCHIESTA

IL BiMESTRALE CON EFFETTi COLLATERALi

Gazebo anno zero


Come un urugano la burocrazia spazza via i dehors dei commercianti

prImE pIETrE

PONTINIA OTTANTA

I SEGRETI DEL MAP

E dalla palude nacque una citt


Littoria, le sue leggende e le sue utopie

La persecuzione degli ebrei


Lo zelo dei funzionari nella provincia del duce

La bonica integrale secondo Bonetti


Il capolavoro futurista patrimonio cittadino

SOMMARIO

Andrea Zuccaro

BUROCRACY

I SEGRETI DEL MAP Un futurista in palude CRONACHE CITTADINE Lindustriosa Forum Appii

4 8 10 12 14 18 20 22 25 26

LINCHIESTA
Il pasticcio dei gazebo

CRONACHE CITTADINE
Ex torre idrica, atto nale

i potrebbero chiamare storie di ordinaria burocrazia, riderci sopra, raccontarlo allestero. Eppure di ordinario non c proprio niente nella storia dei dehors, o pi semplicemente gazebo. Cos come non c niente di ordinario nella riqualificazione dellex torre idrica, con lavori che vanno avanti dal 2009. Nel primo caso si assiste ad autorizzazioni pro tempore che non diventano mai definitive, malgrado ci sia un regolamento comunale. Insomma la strada sembra tracciata, ma poi ci si dimentica che c pure la Regione Lazio che deve tutelare il centro storico e il codice della strada che deve tutelare gli automobolisti e i pedoni. Il risultato che non si trova una quadra. Nel secondo caso, invece, si assiste al solito balletto delle responabilit di chi paga il conto. Tra Ministero, Regione e Comune alla fine a rimetterci quello pi squattrinato, quello che ha cittadini sulluscio. Storie che corrono sulla pelle di cittadini e commercianti. E sui loro portafogli.

AGRI_CULT
Salviamo i nostri semi

BCC
Filiali in doppia cifra

PRIME PIETRE
Il mito felino di Littoria

PONTINIA OTTANTA
Ebrei nellAgro

LANGOLO DEL POETA

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SantAnna, madre nostra

Ecco le coordinate bancarie: Associazione Il Chinino Causale: contributo volontario IBAN: IT 41 H087 3874 0600 0000 0027 024

ANTICHE ORME
La villa dellimperatore

Il Chinino Bimestrale dinformazione Anno IV numero 1 Aprile 2014

Registrato al Tribunale di Latina numero 6 del 29/04/2011 Copia gratuita

Direttore Vicedirettore Collaboratori

Andrea Zuccaro Paolo Periati Federica Guzzon, Ilenia Zuccaro, Gianpaolo Danieli, Alessandro Cocchieri, Lucia Andreatta, Graziano Lanzidei, Loretana Cacciotti, Carmela Anastasia Alessandro Rogato, Simone Olivieri, Fabrizio Bellachioma Foto di copertina: Fabrizio Bellachioma Keller Adv Tipografia Monti srl Via Appia, Km 56,149 04012 Cisterna di Latina

Fotografie

Progetto Grafico Stampato presso

http://ilchinino.blogspot.com - ilchinino@gmail.com

LINCHIESTA
di ILENIA ZUCCARO foto di FABRIZIO BELLACHIOMA

ualcosa cambiato a Pontinia, nel giro di qualche settimana alcuni marciapiedi sono stati liberati, la visuale diversa e sembra quasi che alcune vie respirino meglio. Allo stesso tempo, dei malumori stanno caratterizzando questa improvvisa ossigenazione delle strade. Di seguito il racconto di un maldestro pasticcio amministrativo dove i concetti ci conosciamo tutti, chiudiamo un occhio e facciamo lavorare i commercianti, ne sono stati i principi ispiratori. Il 2014 iniziato in malo modo per alcuni esercizi commerciali di somministrazione di alimenti e bevande: i cari amati bar e ristoranti, che a Pontinia non mancano di certo e, probabilmente, sono in percentuale la maggioranza degli esercenti. Rispetto alla crisi dei consumi che stiamo vivendo, riescono ad andare avanti seppur con mille difficolt, affrontando oggi anche una guerra a colpi di regolamenti, concessioni, regolarizzazioni, ricorsi al TAR e

richieste di accesso agli atti. Questa vicenda sta coinvolgendo in particolare gli esercizi commerciali del centro storico di Pontinia, che comprende un perimetro delimitato da viale Italia, via Napoli, via Fedor von Donat, viale Giulio Cesare, via della Libert e via Leonardo da Vinci. Pi o meno allinizio dellanno alcuni bar si sono visti recapitare una raccomandata da parte del comando dei vigili urbani. La comunicazione ordinava la rimozione, immediata, della struttura esterna denominata dehors, o pi comunemente gazebo. Perch? La motivazione non facile da spiegare. Per capire cosa sta succedendo abbiamo provato a destreggiarci tra Ptpr (Piani territoriali paesistici regionali), autorizzazioni paesistiche, codice della strada e regolamenti comunali, tecnicismi, voci di paese, responsabilit e irregolarit. La comunicazione ufficiale pervenuta ad alcuni dei proprietari di bar che avevano installato delle strutture esterne ai locali nel centro storico di Pontinia, riporta tre

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CAOS DEHORS MONTA, SMONTA, RIDUCI

Lodissea di baristi e ristoratori di fronte a codici e regolamenti

Un dehors che si trovava in via Fedor von Donat.

motivazioni: la prima sottolinea che i dehors richiedono unautorizzazione preventiva da parte della Regione Lazio, poich situati nel centro storico. La seconda punta sulla non conformit con le leggi del codice della strada (sforamento dei limiti minimi: il gazebo non deve occupare oltre il 50 per cento della larghezza del marciapiede). La terza fa fede sulle preventive dichiarazioni dei proprietari che, in caso di irregolarit della strutture, si erano impegnati a rimuoverle secondo le indicazioni. Si potrebbe dedurre che il soggetto in questione non si trovava in una situazione di regolarit, per cui lAmministrazione Comunale aveva tutto il diritto di intervenire. Peccato per che, solo pochi mesi prima, il via libera alloccupazione di quella superficie di suolo pubblico era giunta proprio dal Comune. Autorizzazione che veniva rinnovata ogni sei mesi, dietro pagamento, da almeno tre anni. Ora lecito chiedersi: perch a questo commerciante, come ad altri, stata data lautorizzazione per occupare il suolo pub-

blico con una struttura che non era regolare? Perch sono state rilasciate senza il beneplacito della Regione Lazio, mai sollecitato dal Comune di Pontinia? Perch dallultima Conferenza dei Servizi del 17 dicembre scorso lAmministrazione ha deciso di regolarizzare la situazione chiedendo a tutti i commercianti coinvolti di ottenere tali autorizzazioni dallorgano regionale? Il Regolamento Dehors, approvato nel 2010 dal Comune di Pontinia, recita che la Conferenza dei Servizi viene costituita in caso di richieste di installazione di strutture diverse da ombrelloni e tende richiudibili. Quella del dicembre 2013 stata sollecitata dal Bar Caff Centrale. Secondo i gestori era stata presentata tutta la documentazione per installare un gazebo non sul marciapiede ma nellarea parcheggio adiacente al bar. Il Comune, allora, su istanza del Kokos Bar si mosso per richiedere lautorizzazione regionale, ma a detta del tecnico che ha seguito la procedura, essa non poteva essere inoltrata dal proprietario del bar, ma da

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parte di quello del suolo da occupare, quindi il Comune. Azione per non prevista da nessuna regola a livello regionale, dunque impossibile da attuare. E quindi? Un cane che tenta di mordersi la coda senza arrivarci mai. Impossibilitati a procedere, i proprietari del bar hanno fatto richiesta di accesso agli atti per capire come superare la questione partendo, appunto, dalle precedenti autorizzazioni rilasciate. E questo pare abbia causato prima una caccia ai gazebi irregolari da parte dei vigili urbani, con le attuali palesi conseguenze, e poi la caccia a colui che ha scatenato questa situazione. Ubaldo Coco, gestore del bar finito sotto i riflettori, da parte sua ha dichiarato di aver solo seguito le regole esistenti, e rivolgendosi a tutti i commercianti coinvolti, ha deprecato lesplosione di una guerra fra colleghi che lontana anni luce dallessere una soluzione, mentre conclude sarebbe auspicabile la costruzione di un sereno clima di collaborazione tra tutte le realt di Pontinia. Certo non si pu biasimare unAmministrazione che vuole riportare la legalit in paese. Le regole esistono e valgono per tutti, vanno rispettate, ci che lascia interdetti che si sia cominciato a far rispettare la legge solo ora, bench esistesse un regolamento comunale pi vecchio di tre anni. Dunque dal 2010 alla fine del 2013, i commercianti del centro storico sono stati autorizzati a occupare il suolo pubblico anche se il loro gazebo non rispondeva alle regole perch si voleva farli lavorare. In tempo di crisi meglio chiudere un occhio, anzi due. Adesso invece ora di applicare la legge, anche se la soluzione trovata a dir poco maldestra. Inoltre, smontare un gazebo di quelle dimensioni comporta un investimento in denaro forse pari a quanto si sborsato per installarlo. In pratica si detto ai commercianti: Smontate per il momento, cos poi lo potrete rimontare secondo le regole. C chi per ancora non ha proceduto a disinstallare i

Un dehors vicino piazza Indipendenza.

dehors, ma ha messo in moto tutta la procedura presso la Regione per poter avere lautorizzazione quindi possibile ottenerla? e al contempo ha provveduto a fare ricorso al TAR, poich il s da parte dellAmministrazione Comunale cera e linvestimento stato fatto allincirca 20mila euro ma si vedono costretti a smontare. Ora si aspettano le risposte del TAR e della Regione Lazio. Intanto per le vie cittadine i malumori e la vox populi hanno portato a una situazione per cui la maggioranza incolpa uno solo, e si maledice lAmministrazione che ha dato permessi non a norma di legge a richiedenti che comunque erano consapevoli di non essere in regola. Una classica situazione allitaliana. Nel frattempo a livello comunale si dice che verr presto redatto un nuovo regolamento sul tema, pi chiaro e preciso di quello precedente, per poter installare di nuovo i gazebi. Era gi in corso una regolarizzazione, ora c necessit di ripartire da un punto zero, ha dichiarato il delegato al commercio Giuseppe Belli, dolendosi per la situazione che si creata e ribandendo lintenzione di continuare a dare la possibilit a tutti i commercianti di svolgere la propria attivit con serenit. Beh Fine della storia? Staremo a vedere.

Anche il Tribunale Amministrativo di Latina stato chiamato in causa

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cronache cittadine

La primavera dellex acquedotto


Lattuale cantiere dellex torre idrica. Foto di Fabrizio Bellachioma

di LUCIA ANDREATTA

uando si passa per piazza Roma a Pontinia, non si pu fare a meno di notare la torre bianca e rossiccia che si staglia in mezzo al caseggiato e a qualche erbaccia. Massiccia e squadrata la torre meglio conosciuta come ex acquedotto. Ledificio inizi a funzionare il 17 luglio 1936 erogando lacqua corrente ai cittadini di Pontinia. Ma subito dopo la guerra a causa del mal funzionamento la struttura venne chiusa e lasciata invecchiare ai margini del paese. Fu solo nel novembre 2008 che venne deciso di ristrutturare lacquedotto a seguito dellapprovazione di un programma di Riqualificazione Aree Urbane, che aveva come obiettivo il recupero, la riconversione e la sostenibilit delle aree urbane e dei centri storici, come condizione per lo sviluppo interno del paese e per attrarre nuovi flussi economici: miglioramento della qualit della vita, rafforzamento della coesione sociale, ridefinizione delle funzioni delle aree urbane, recupero dei valori identitari e culturali dei sistemi urbani, promozione delle pari opportunit territoriali e il contrasto a povert e marginalit urbane. Stipulato tra il Ministero dello Sviluppo Economico, quello delle Infrastrutture e la Regione Lazio, laccordo prevedeva una spesa di oltre 16 milioni e mezzo di euro da dividersi tra le parti contraenti: il 95 per cento a carico di Stato e Regione e il restante 5 per cento di competenza del Comune. La gara dappalto vinta dalla RM Costruzioni di Formia d il via, nel 2009, allinizio dei lavori di ristrutturazione con la certezza che entro un anno Pontinia avrebbe avuto il suo storico acquedotto rimesso a nuovo. Ma, come ormai di regola in questo paese a forma di stivale, qualcosa va storto. La Regione

Lazio, pur avendo ricevuto il contributo da parte dello Stato, tarda nei pagamenti e i lavori si bloccano. Cos il Comune di Pontinia si trova costretto ad anticipare ben 200mila euro e alle sollecitazioni di pagamento inviate alla Regione ottiene solo risposte vaghe, che non spiegano il perch di questi ritardi. Lassessore ai Lavori Pubblici e Arredo Urbano di Pontinia, Giovanni Bottoni, si dice sicuro che i lavori, che inizieranno durante la seconda settimana di aprile, verranno ultimati per lestate, in quanto mancano solo alcuni ritocchi da realizzare sullimpianto elettrico e su alcune opere in cartongesso per il completamento dellopera. Rifiniture il cui importo stimato oscilla tra i 60 e i 100mila euro (che ancora una volta dovr anticipare il Comune). Lex acquedotto, quindi, diventer un museo con tanto di ascensore panoramico in vetro che permetter al visitatore una vista dallalto dellintero perimetro cittadino, oltre che della campagna circostante. Allinterno, nella zona in cui si trova la vasca originale di raccoglimento dellacqua, sar allestita una sala conferenze. Oltre alla vasca, delledificio sono state mantenute le pompe che servivano per aspirare lacqua, visibili anchesse allo stadio primordiale. Infine, sulle sorti della casa situata proprio accanto allacquedotto che con le sue pareti dipinte di rosa non passa certo inosservata lassessore Bottoni ha azzerato le istanze portate da molte associazioni giovanili di Pontinia, le quali avevano chiesto di poter usufruire dello spazio per svolgere le proprie attivit di riunione, considerato che la maggior parte di esse costretta a farlo in case private, per la mancanza di un luogo comune ad hoc. Tuttavia, non sar questo il futuro della casetta rosa, perch pare che il Comune stesso necessiti di nuovi spazi e quindi ledificio diventer sede di uffici, probabilmente della polizia municipale e della protezione civile. Le associazioni potranno occupare il piano terra della biblioteca. Almeno, si spera, senza dover pagare laffitto.

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agri_cult

NON AVRETE I NOSTRI SEMI


Semi geneticamente modificati.

di GIANPAOLO DANIELI te sementiere trasformandole in filiali speciali che eliminano le variet antiche, sostituite da ibridi F1 e semi transgenici (Ogm).

l 2014 lAnno Internazionale dellAgricoltura Familiare (Aiaf), stabilito dalle Nazioni Unite con lo scopo di difendere un modello produttivo di piccola scala, rurale, genuino e sostenibile.

Lagricoltura familiare un antidoto contro linsicurezza alimentare, i cambiamenti climatici e aiuta la protezione delle risorse naturali. Nel sesto censimento generale dellagricoltura del 2012 prevale la conduzione familiare, anche se laumento della gestione del fondo da societ di capitali o cooperative, evidenzia una necessit legata al periodo di crisi economico e alle nuove tecnologie usate in agricoltura. Sono mille e 382 le aziende coinvolte nella produzione di colture per lalimentazione dimpianti biogas. Con meno del 32,4 per cento delle aziende rispetto al 2000, cala anche la conduzione familiare (95,4 per cento), alimentata da ruralit, cultura contadina e disponibilit di superficie coltivabile media per azienda (circa 8 ha). Per conservare la biodiversit agricola e alimentare, e arginare le problematiche globali, si adoperano molte associazioni e movimenti: i Seed Savers (in Italia, Civilt Contadina e Rete dei Semi Rurali). La loro azione cerca di conservare semi antichi, riprodurre le variet e scambiarli allinterno della rete solidale per contrastare le nuove politiche industriali sulle sementi e il loro brevetto: da anni lagro industria ha messo in atto una politica di ibridazione e di brevetti sui semi, inducendo i contadini a non riprodurre le variet antiche, con il controllo sulle produzioni agricole e la qualit della biodiversit alimentare. Inoltre le multinazionali (Monsanto, Basf, Sygenta), hanno acquistato dit-

La pianura pontina, nonostante la biodisponibilit agricola, ha assunto fin dalla sua nascita un modello agricolo moderno, le colture specializzate nellalimentazione animale prodotte hanno avuto un ruolo prevalente, la diffusione delle cooperative ha favorito luso di semi ibridi F1. Cos le variet antiche sono quasi scomparse: ne rimangono poche nelle realt agricole di collina e nelle aziende biologiche e biodinamiche. Il sistema di progresso moderno indicato dai summit internazionali chiede sostenibilit ambientale con la produzione di energia dalle piante, per ridurre luso delle fonti fossili e diminuire le emissioni nocive per il clima. Vivremo lo stravolgimento dellequilibrio agricolo, con la totale copertura di colture ibride e nella peggiore delle ipotesi da quelle transgeniche. La strategia delle multinazionali un progetto da 30 milioni di dollari: una banca genetica dei semi, un bunker sotto il permafrost del Mare di Barents, dove si conservano 4,5 milioni di variet di sementi: la banca dellApocalisse contro la perdita botanica del patrimonio genetico tradizionale delle sementi in caso di catastrofe mondiale. La resistenza contadina per continua. Un esempio a Latina con il Manifesto Banca della Zappa, ideato da Roberto Lessio, agricoltore biologico, giornalista e ambientalista. La lotta trover un percorso unico con la Carovana Internazionale di Solidariet per i Semi, a Firenze il 29 aprile prossimo, che rafforzer lintenzione di continuare la storia dei nostri nonni, proteggere i nostri figli, tutelare la biodiversit coltivata, continuare a scegliere da soli il nostro cibo.

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LA FILIALE 10 E LODE
Sotto la sede della nuova filiale di Terracina. Sopra il taglio del nastro.

di LORETANA CACCIOTTI

l 10 il numero che caratterizza la nuova liale della Cassa Rurale ed Artigiana dellAgro Pontino, inaugurata il 2 marzo scorso. A distanza di 10 mesi dallapertura dellultima, quella di Terracina, sita in via Appia 120, rappresenta il ore allocchiello delle 10 liali della Cassa. Ledificio, che rimanda al periodo della bonifica, ha una struttura movimentata, comprendendo anche una torretta sulla quale stato collocato il simbolo del Credito Cooperativo, con lintento che fosse ben visibile la presenza, anche nel Comune di Terracina, della realt sempre pi solida della Cassa Rurale. Larredamento interno caratterizzato da linee semplici ed essenziali, colori innovativi, trasparenze (come il modus operandi della banca). In conclusione, un design che ben si sposa con larchitettura esterna della struttura e in linea con il percorso intrapreso da qualche anno. Con lapertura della filiale numero 10 stata creata una nuova figura professionale, il Direttore Zona Sud, a oggi lincarico stato assunto dal collega Giuseppe Porcelli, con il compito di coordinamento della ultima nata e della filiale di San Felice Circeo- Borgo Montenero, capitanate, rispettivamente, dai colleghi Mirko Bellini e Massimiliano Popolla. Suggestivo lintervento del Prefetto Giuseppe Procaccini, che ha riservato per la Cassa Rurale parole di stima e ammirazione, sottolineandone il lavoro instancabile e laugurio di mete sempre pi ambiziose, continuando a rafforzare il radicamento

e la prossimit al territorio. Erano inoltre presenti il sindaco della citt di Terracina, Nicola Procaccini, il quale ha speso parole fiduciose e di augurio per la nuova filiale e Paolo Giuseppe Grignaschi, il Direttore Generale della Federazione della Banche di Credito Cooperativo Lazio, Umbria, Sardegna, che oltre a rimarcare lo sviluppo anticiclico della Cassa Rurale, lha descritta come uneccellenza: Una banca attenta alle esigenze del territorio e a tutti coloro che lo vivono, in quanto, prima di tutto, formata da persone che lavorano per le persone, attenta alle nuove esigenze dettate dai tempi, in sostanza, una banca nata dal territorio, cresciuta con esso, affianco alle persone che lo compongono. Malgrado il tempo non sia stato clemente, continuando a piovere per tutta la durata della cerimonia, assai numerosa stata la partecipazione dei soci e dei clienti ma, come ha detto anche il parroco durante la benedizione: Filiale bagnata, filiale fortunata.

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PRIME PIETRE
di GRAZIANO LANZIDEI foto di SIMONE OLIVIERI

LA PRIMA PIETRA, LA PRIMA LEGGENDA

Dalla roccia alla plastica, dal duce ai Forconi, cronaca dei natali di Latina-Littoria

ono gi diversi anni che i bambini giocano intorno al gigantesco e accecante albero di Natale, fatto installare ogni anno con puntualit svizzera l8 dicembre e fatto smontare pochi giorni dopo la Befana.

Al centro di piazza del Popolo, coperti da cappotti, cappelli e sciarpe di lana, questi bambini si scatenano in nascondini, partite improvvisate di pallone, pose fotografiche da grandi vicino allalbero. Quando saranno adulti, tra almeno una decina danni, racconteranno di aver visto una volta anche i trattori, poco distanti dallenorme albero di Natale. Lo racconteranno ai loro figli o ai nipoti o magari a qualche amico. Ti ricordi quella volta dei trattori in pieno centro?. Qualcuno si ritrover anche le foto scattate dai genitori, come prova a suffragio delle parole. E proprio dalle foto potr notare che, non pi di due o tre, erano parcheggiati sulle strisce blu, come le macchine. Solo nelle occasioni pi importanti, quando venivano le televisioni da fuori, i trattori si moltiplicavano, cos come si moltiplicavano le persone sotto al tendone. I pi attenti o meglio, quelli con i

genitori maggiormente fissati per la cronaca politica ricorderanno pure che quelli che protestavano in piazza, ma senza cori e solo con qualche striscione, venivano chiamati Forconi e protestavano contro entit malvagie che si nascondevano dietro asettici acronimi: Bce, Fmi, Wto. Devono aver perso malamente la loro battaglia, visto che dopo nemmeno un mese, ancora prima che smontassero lalbero di Natale dalla piazza, dei trattori e dei Forconi non cera pi traccia. Lo spirito della Prima Pietra dice qualcuno deve aver colpito ancora. Ma sulla Prima Pietra e sul suo spirito ne diremo ancora tra un po. Per adesso torniamo ancora agli adulti di domani. Durante la stessa ipotetica e futura passeggiata in centro, i bambini dei giorni nostri nel frattempo cresciuti ricorderanno, oltre al fatto che ci si radunava con la famiglia sotto il gigantesco e sbrilluccicante albero di Natale a farsi fotografie, girotondi, nascondini, anche di quella leggenda che ci si confidava luno con laltro, nelle pause del gioco o per spaventare i pi piccoli o per far colpo sullamichetto o sullamichetta pi carina: quella del gattino e del camion

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Latina: monumento al Bonificatore, piazza del Quadrato.

sotto piazza del Popolo. Lhai sentito?, faranno ancora, dandosi di gomito luno con laltro, tendendo lorecchio. E la mente andr a quelle volte in cui ognuno ammutoliva allimprovviso per ascoltare il miagolio del gattino. E come gli stata raccontata dai loro genitori o a scuola o dagli amichetti durante un qualsiasi gioco cos la racconteranno ai loro figli. Magari con qualche modifica: chi far sprofondare il camion dentro una colata di cemento, come se fosse unesecuzione della criminalit organizzata, chi invece far sprofondare tutti insieme al camion, perch lhappy ending allora non andr pi di moda, chi, con la sovrapposizione dei ricordi e dei monumenti, far volare tutto camion, gattino e autista dentro laereo che svetta vicino al centro commerciale Latina Fiori. Tutto lecito, una leggenda nasce e cresce cos: simboleggia qualcosaltro, nasce da un fondo di verit e affascina chiunque lascolti. E cambia, sarricchisce e singigantisce. I bambini di oggi, gli adulti della ipotetica passeggiata di domani, contrapporranno nei ricordi i nemici dagli acronimi sconosciuti, e parlo dei nemici contro cui

combattevano i Forconi la Bce, lFmi non tanto ai nemici contro cui hanno dovuto lottare quelli i loro avi, bisnonni e trisavoli che fondarono Littoria/Latina: la zanzara anofele, la fame, la guerra, un terreno fertile ma che doveva essere addomesticato solo con tanto, tantissimo lavoro. Quanto ai nemici che vengono tenuti a bada dalla fontana con la palla, quelli che sono stati imprigionati con il sacrificio di un camion e di un gattino. [...] Lho sentito sia da mio nonno che dai miei zii: il giorno che viene gi la palla o che si sposta, quel giorno la rovina per Latina-Littoria e lAgro Pontino. Inizia la fine e non c pi niente da fare. Viene gi tutto. Morte e distruzione totale. Quella palla un tappo signore mio un tappo che tiene chiuse le potenze ctonie. Se lei lo toglie anche per un minuto solo, come il vaso di Pandora, arrivederci e grazie; le potenze degli inferi fuoriescono tutte ed entrano in insanabile contrasto con quelle sidereo-celesti. un cortocircuito cosmico e non vorrei proprio essere l, il giorno che dovesse accadere. La fine di Latina-Littoria. E forse proprio per questo che certi politici dorigine sermonetana seme dei Caetani, marocssi maladti vogliono

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PRIME PIETRE

Latina, fontana delle Spighe, piazza della Lbert.

scavare a tutti i costi un parcheggio sotterraneo sotto piazza della Palla. Dio stramaledica chi tocca la piazza e la fontana. Anatema [...]. Cos scrive Antonio Pennacchi in Canale Mussolini, romanzo vincitore del premio Strega 2010. Lo scrittore che ha reso queste terre, e lho ha fatto in maniera definitiva, un luogo letterario. E lo ha fatto andando a prendere i ricordi di quando, bambino, ascoltava a occhi sgranati anche la storia del camion e del gattino, direttamente dai parenti che lo accompagnavano in centro tenendolo per mano. La leggenda nasce la notte del 17 dicembre 1932, quando tutto il durissimo lavoro di sei mesi sembrava perduto, e anche Cencelli stesso, il capo dellOpera Nazionale Combattenti, lideatore di Littoria, si vedeva perduto in qualche isola di confino. Il regime fascista non poteva permettersi una sconfitta nella guerra che, a loro dire, preferivano: quella della conquista della terra. Alla disperazione del conte Orsolini Cencelli, che avrebbe dovuto subire le ire del duce, si sommava la disperazione dei tanti lavoratori che, a loro volta, avrebbero dovuto subire le ire del Cencelli prima che cadesse in rovina. Quant vero Iddio, ve la faccio pagare come la faranno pagare a me. Muoia Sansone con tutti i Filistei. E invece quello che oggi definiremmo, in maniera scientifica, un sink hole e che allora si chiamava soltanto un enorme e gigantesca buco nero, inghiott, magicamente e allimprovviso, oltre al camion un 18 BL e al gattino, anche tutto il fango che stava rendendo impraticabile la piazza e stava impedendo agli operai di terminare il lavoro. E insieme al fango, al camion e al gattino

anche tutte le forze del male che fino ad allora avevano dominato la terra da Pomezia fino al Circeo dominio della Maga Circe, per restare in tema di leggende e che avevano reso questo territorio famoso come un deserto paludoso-malarico, luogo di disperazione, di sofferenza e di morte. Il giorno dopo il sink hole, e le foto depoca stanno l a testimoniarlo, la ghiaia era stata stesa dappertutto e le persone ci si affollavano senza che i pantaloni sinzaccherassero di fanghiglia. Il deserto paludoso-malarico divent magicamente lagro pontino, quel paradiso terrestre che col tempo arrivato a ospitare circa 300mila persone. La Prima Pietra venne posata l dove cera il quadrato di fondazione, cera un cancello che segnava il passaggio da Sermoneta fino al Fogliano una strada dritta come un fuso, fateci caso pi o meno dove viene posizionato, da qualche anno, lalbero di Natale, poco distante dalla palla della fontana. Quello, e le prove nei documenti, riportati nei testi di Pennacchi, sono molteplici, lo spirito di Littoria. Quello che riesce a tenere prigioniere le potenze ctonie e che assicura vita e prosperit allagro. Per farla breve: sarebbe bastato davvero poco, ai Forconi, per poter avere la meglio degli asettici acronimi (Bce, Fmi, Wto). Ma il sospetto , anche dai cognomi, i Forconi non fossero altro che marocssi. E per quello la Prima Pietra non pu niente. E sono sicuro che gli adulti di domani, e i bambini di oggi, avranno pi di un sospetto che a far sparire quei Forconi sia stato lo stesso buco nero di allora. Marocssi maladti.

Un improvviso buco nero salv Cencelli e il fascismo

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di PAOLO PERIATI

STORIA DI 46 SCHEDATI
Emilio Drudi racconta lapplicazione delle leggi razziali
Un momento della presentazione del libro. Al centro, con il microfono, Emilio Drudi.

on cera una sedia vuota nella libreria Kiryat Sefer, il centro di cultura ebraica nel cuore del ghetto di Roma, a due passi dal Tempio. Numerose persone sono accorse allora del tramonto per la presentazione del nuovo libro di Emilio Drudi, gi responsabile de Il Messaggero di Latina e ora storico per passione, gran conoscitore della realt passata e presente dellagro pontino. Con la curiosit e locchio meticoloso del giornalista di strada, con la precisione accademica dello storico di professione, Drudi nel suo Non ha dato prova di serio ravvedimento. Gli ebrei perseguitati nella provincia del duce, racconta le vicende personali di 46 ebrei italiani residenti in provincia di Littoria tra il 1938 e il 1944 dallemanazione delle leggi razziali alla Liberazione nel loro tentativo di sfuggire allarresto e alla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Il Chinino, come altre associazioni, dar il suo contributo ai festeggiamenti per gli 80 anni di Pontinia. Oltre agli eventi per, abbiamo deciso di dare spazio sul bimestrale alla

voce di cinque personaggi in grado di raccontare la storia del nostro territorio che, seppur breve, senza dubbio densa e meritevole di essere portata alla luce perch crediamo che lItalia si racconti meglio guardandola dal basso. Quando si parla della provincia di Littoria e delle citt di fondazione, la storiografia e la letteratura tendono a concentrarsi di pi su argomenti come la bonifica integrale delle paludi, larchitettura, le istituzioni, lagricoltura e limmigrazione interna. Pochi si sono cimentati con gli aspetti sociali e ancora meno con la storia degli ebrei pontini. Ecco perch abbiamo deciso di partire da qui: per non dimenticare che lagro pontino e la provincia di Littoria nella mente di Benito Mussolini doveva essere il laboratorio del nuovo italiano fascista litaliano rurale, procreatore e soldato funzionale al nuovo ordine vagheggiato dal duce. E dunque, nella gemma della propaganda di regime nel mondo non poteva esserci posto per gli ebrei, almeno a partire dal 1938. Gi, perch gli ebrei italiani pur non formando una nutrita comunit radicata sul territorio, erano presenti nei paesi lepini ben prima della bonifica, mentre altri giunsero da

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lontano insieme a veneti e ferraresi proprio per contribuire alla realizzazione dellopera in qualit di braccianti e commercianti, ma anche di medici e soldati, pienamente inseriti nella neonata realt pontina. Gente come Fabio Steindler e sua moglie Giuliana Minerbi (farmacisti a Cisterna), come la famiglia di Amedeo Spagnoletto (che serv la patria in Abissinia nel 36), e quella Di Veroli a Sezze, la famiglia Sonnino di Priverno, i Marino di Sermoneta e cos via, che con gli altri giunsero nellagro redento per coltivare la terra, e invece si ritrovarono uguali ma diversi, isolati, sottoposti a divieti, discriminazioni e proibizioni, passando dal sogno di una degna vita rurale allincubo della persecuzione: 46 ebrei braccati con accanimento perch dovevano sparire dalla fucina di Littoria. Questi nomi, riportati nella ricerca di Drudi, erano stati schedati insieme ad altri non perch avessero commesso chiss quali reati, ma solo perch di origine non ariana. Nessuno di loro era un antifascista di spicco, un oppositore pericoloso per la patria fascista. Si trattava per lo pi di anonimi cittadini che si erano sin l segnalati per i loro comportamenti non trasgressivi, tanto che nellaggiornamento effettuato nel settembre 1939 del censimento dellanno precedente, alla domanda se si ritenesse di cancellarli dallelenco dei sovversivi, i carabinieri di Sezze risposero in modo sconcertante alla Questura di Littoria scrivendo accanto ai singoli nomi: No. [Perch] pur non avendo dato luogo a rimarchi [cio a qualcosa degno di essere segnalato, nda.], non ha dato prova di serio ravvedimento. Come se ci si potesse ravvedere dallessere nati in una famiglia di religione e tradizione ebraica. A rafforzare la tesi delineata nel libro, man mano che la ricerca avanza si scopre che il momento di maggior impegno nella ricerca di questo pugno di ebrei pontini fu quello successivo allo sbarco di Anzio e al bombardamento di Littoria: nel bel mezzo dellinfuriare della battaglia, il prefetto non trov di meglio da pensare che a impartire ancora ordini per la cattura di alcuni cittadini schedati a Priverno, mentre tedeschi e repubblichini davano luogo a una vera e propria caccia allebreo. Le pagine del libro di Emilio Drudi si sfogliano una dopo laltra con gran celerit. Il racconto si legge con passione, tutto dun fiato. Non si riesce a togliere lo sguardo da avvincenti storie che hanno preso volto grazie allintreccio di documenti darchivio e testimonianze dirette di chi ha vissuto quel periodo sulla propria pelle. La scrittura semplice, ma al contempo faticosa, porta il lettore a calarsi nella realt di ottanta anni fa e, cos come fa lautore, a entrare in simbiosi con i protagonisti. Ma quanti dei lettori avranno il coraggio di riflettersi in Quirino Ricci, il contadino eroe che, rischiando la propria vita, salv unintera famiglia ebrea dalla deportazione dandogli rifugio nella sua casa colonica alla Migliara 45? questo il punto che tende a sottolineare con forza la ri-

cerca di Drudi: fra un mare di inerzia che si trasforma in passiva collaborazione, nel nostro territorio spiccano figure gigantesche come il citato Quirino Ricci ed Emilio Ceci che si prodig per gli amici ebrei di Priverno che andrebbero annoverati nei Giusti tra le Nazioni e che nel momento in cui la coscienza lindusse allazione, non stettero a guardare e scelsero. Oltre che per alcune circostanze fortunose, grazie a pochi amici e a coloro che poi abbracciarono lideale partigiano, se i 46 schedati si salvarono cosa che non data sapere per i tanti rifugiati e che non accadde per chi invece giunse nei campi di Auschwitz e Bergen Belsen il merito va soprattutto alla forte rete di solidariet che venne attuata dalle comunit pontine e lepine, segno tangibile che lesperimento fascista si stava sgretolando, anzi ancor pi: in molte coscienze non aveva affatto piantato le sue radici. La realt contadina, tolte le solennit ufficiali e le costrizioni istituzionali, in effetti aveva ben poco a che spartire con la politica di regime. Riconoscendo, ovviamente, ladesione allideale fascista di molti, occorre sfatare il mito dellunicit di pensiero e dazione, cos come quello del bracciante ignorante che passivo subisce il flusso della storia, o sale sul suo carro senza batter ciglio. Non era affatto cos. E le vicende di chi si mostr solidale con gli ebrei ricercati dimostrano una volta di pi una capacit di discernimento, anche se basata su un ragionamento molto semplice, ovvero sul non accettare che famiglie e persone come tutte le altre, vicini di casa con cui si condividevano le fatiche della vita un giorno dopo laltro allo stesso identico modo, fossero allimprovviso vittime di unideale fanatico e di leggi ingiuste.

APPUNTAMENTO AL MAP

milio Drudi sar a Pontinia sabato 17 maggio presso il Map, Museo Agro Pontino, a partire dalle ore 18 per presentare il suo ultimo libro. Non ha dato prova di serio ravvedimento. Gli ebrei perseguitati nella provincia del Duce. Levento stato organizzato dallassociazione Il Chinino, in collaborazione con lassociazione Visual Track e la direzione del Map. Lopera di Drudi originale per il tema di cui tratta e su cui nora si era stranamente glissato. Anche se la presenza stabile di persone di origine ebraica si contava sulla punta delle dita nellaprovincia di Littoria, laccanimento delle autorit nei loro confronti era ferreo. Cos come ferrea era la solidariet messa in campo da altri cittadini decisi nel proteggere quelle che loro consideravano semplicemente delle persone, degli amici, dei conoscenti. Al di l delle loro origini. Al anco di Drudi sar presente , come correlatore Giorgio Maulucci, ex preside del Liceo classico di Latina.

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Anno IV n 1

langolo del poeta


FEDERICA GUZZON

SantAnna, madre nostra


Alta e poderosa, ti ergi sugli antichi ricordi di vecchi lavoratori della terra. Affondi, col marmo vigoroso, nella stagnante palude che ti diede lavvento. Non vedesti la precedente marmaglia di fango che si fece campo, per sfamare mille bocche venute dai lontani orizzonti dellItalia duciosa nel risorgere dellantica potenza che richiamava quella politica di valori infettati dallegoismo di un uomo virtuoso nella fame di potere. Giovani braccia si avventurarono tra terre feconde e collamore e colla dedizione, con carisma con sangue e sudore spalmarono cemento, innalzarono, Te, splendida, che ti fai focolare della fede, che ti fai centro di speranza. Docile come unancella porgi i sacrici che ti hanno battezzata: ricordando alla Storia, ereditaria di progresso, che Pontinia stata fatta per avanzare a testa alta e mani piene.

Quel dolmen di marmo bianco


Sorge nel cuore di Pontinia lantica chiesa di SantAnna, costruzione primordiale della cittadina che si presta a festeggiare il suo ottantesimo anno. Di marmo bianco come le antiche sculture dei greci e romani si pone come effige di un passato che ha innescato le radici della nostra cultura. Per scoprire chi siamo e dove andiamo bisogna partire dalla consapevolezza di quali siano le nostre origini, opera non facile per un paese cos giovane. Bisogna ricordare come siamo nati, come i nostri avi abbiano lottato duramente per consentirci ora di passeggiare tra le vie e sederci allombra delle palme prima, dei cocos adesso, nella piazzetta di Pio VI. Davanti al volto abbiamo SantAnna, che si fa simbolo di Storia e la suddetta memoria ci aiuta a rivivere le esperienze di altri uomini, che avevano negli occhi il barlume del sogno del nostro presente. Con consapevolezza e riconoscenza possiamo rispettare Pontinia e fare qualcosa per lei, dal piccolo come piccola la pietra delle fondamenta che, unita alle altre, crea la complessa architettura della chiesa. Come lei dobbiamo sentirci parte di un insieme di azioni che possono accrescere la nostra comunit. Riconosciamo la potenza della struttura, ma anche lamore, il quale spinge a fare, lamore che ella si pregge di tutelare essendo casa di una religione che baluardo del sentimento pi nobile del mondo al di l del nostro credo.

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ANTICHE ORME

LA VILLA IMPERIALE
Lingegneria romana al servizio di Domiziano
foto di ALESSANDRO ROGATO

ERIALE

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Dopo aver apprezzato quello che c nei nostri fondali marini, questanno voglio mostrarvi alcuni siti archeologici della provincia, la loro maestosit e complessit architettonica. Iniziamo con alcune foto della villa di Domiziano, situata sulle rive del lago di Paola. Realizzata intorno al I sec. a.C. e si estendeva su circa 46 ettari. La caratteristica peculiare della villa rappresentata dallinsieme delle opere idrauliche che permetteva

il funzionamento giornaliero delle terme e delle sue fontane anche nei mesi di siccit. Oggi del complesso si sono conservate alcune parti, il grosso della villa stato deturpato e privato delle sue opere nel corso dei secoli e una parte stata inghiottita della vegetazione.
Cisterne per lapprovvigionamento dellacqua (in alto) Sistema di areazione e riscaldamento delle saune (in basso) Vasca termale (in basso a destra) Il primo bagno pubblico con sistema fognario (in alto a destra)

ATO

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I SEGRETI DEL MAP

LAEROpITTORE FUTURISTA CHE ESALT LA BONIFICA


La Bonica delle Paludi Pontine di Uberto Bonetti una delle opere pi prestigiose esposte al Map di Pontinia

di ALESSANDRO COCCHIERI

u celebre per il Burlamacco simbolo del Carnevale di Viareggio, e non ebbe nulla da invidiare a Balla e Depero; abbracci in pieno il manifesto marinettiano e sorvol lItalia con Italo Balbo. Erano gli anni trenta del Novecento quando Uberto Bonetti venne consacrato aeropittore delle citt e del futurismo. Gran parte delle sue opere sono schizzi sopra un blocco, colori e segni che ritraggono la grande opera del regime fascista: tutto sarebbe servito per creare grandi pannelli da serigrafare e mostrare nelle colonie italiane in Africa. Non cera confine allego di Benito Mussolini, il governo fascista foraggiava senza limiti di costo le grandi imprese artistiche, a patto che implicito descrivessero la grandezza del governo e del suo Duce. Di bozzetti darte ne circolarono a migliaia, solo alcuni ebbero la possibilit di essere accolti alla corte del capo, tra questi non mancarono gli schizzi di Bonetti. Trovare una sua opera che avesse un riferimento su Pontinia stata unimpresa non semplice, per averla poi, sembrava bisognasse intavolare una trattativa diplomatica tra galleristi e propriet. Lacquisto, alla fine, avvenne tramite la famiglia dellartista, a Firenze, quando il bozzetto era stimato oltre limmaginato perch riceveva richieste di courtesy per una mostra a Genova e per unenciclopedica a Pisa. Fu grazie a queste mostre che mi accorsi dellesistenza di Bonetti associato a Balla e

Marinetti, e attraverso le relative pubblicazioni ho individuato lopera giusta. Prima dellincontro fiorentino il materiale era in consegna a una galleria di Parma perch si occupasse della vendita, fece il giro dItalia, quasi fosse il suo stesso autore quando sorvolava la penisola con i mezzi pi disparati, in un viaggio che la vide affissa in ben ventuno gallerie e tre fiere. Fu al suo rientro a Parma che la contrattazione si fece forte: per il gallerista lacquisto del bene era legato allacquisto di unaltra opera raffigurante la citt di Sabaudia e, nulla di male abbinare le due opere, certo il Comune di Pontinia non aveva la forza economica per lacquisto di entrambe, cosa che non fece certo il Comune di Sabaudia, invitato a riflettere su una possibile partnership per lacquisto. Tornai cos agli eredi di Bonetti, tramite un amico di Parma, e scoprii che lopera poteva essere venduta singolarmente e che il gallerista, da buon mercante, cerc di tirare su un buon affare (per se stesso). Gli eredi, in seguito, si dissero lusingati che unistituzione museale avrebbe reso inalienabile unopera che sino ad allora, era il 2010, passava di mercante in mercante, e non stettero pi di un attimo a pensare ci che era bene fare: firmarono lautentica e spedirono il bene in piazza Indipendenza al civico 1, Pontinia. La Bonifica delle Paludi Pontine, cos intitolata lopera, ha trovato spazio su due pubblicazioni di critica, oggi risiede presso il Museo dellAgro Pontino, il suo valore triplicato ed patrimonio di tutti.

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CRONACHE CITTADINE

Prossima fermata Forum Appii


Archeologi olandesi al lavoro nei pressi di Borgo Faiti.

di CARMELA ANASTASIA

l progetto di ricerca archeologica dellUniversit di Groningen (Gia), Fora, Stationes and Sanctuaries, giunto al suo terzo anno di attivit nella pianura pontina, ha presentato in una conferenza tenutasi a Borgo Faiti, una sintesi della campagna di lavoro dellanno 2013. Lo scorso anno, il proseguo delle ricerche iniziate nel 2012, ha portato nuove e significative informazioni sullo sviluppo dei siti romani di Forum Appii (Foro Appio, Borgo Faiti), Ad Medias (Mesa di Pontinia), e Astura (Torre Astura). Lo scopo definire il ruolo che questi centri minori, paragonabili ai borghi odierni, ricoprivano allinterno delleconomia romana rurale. Le prime campagne di ricognizione archeologica hanno portato i ricercatori e gli studenti del Gia ad indagare sistematicamente tutti i terreni accessibili intorno ai casali di Foro Appio e di Mesa, i due complessi settecenteschi considerati come i nuclei principali delle due mansiones, ovvero luoghi di sosta e di ristoro lungo la via Appia. Le loro indagini archeologiche non-invasive prevedono due metodi di esplorazione, che comprendono sia la raccolta dei reperti archeologici che emergono in seguito alle arature, sia il posizionamento tramite gps di questi ritrovamenti allinterno dei singoli campi. Le analisi successive che vengono effettuate sui reperti, consentono di classificare il contesto in base alla sua funzione e alla sua cronologia, che da quanto emerso finora, per Foro Appio comprende un periodo che va dal IV secolo a.C. fino al VI secolo d.C.

Un altro metodo di ricerca adottato quello della prospezione geofisica. Questa indagine si svolge tramite lutilizzo di un geo-radar (gradiometer), strumento in grado di rilevare la presenza di strutture sepolte fino alla profondit di circa un metro e mezzo. Questo secondo metodo dindagine ha restituito dati estremamente interessanti per quello che riguarda i siti studiati. Per Forum Appii stato possibile rilevare la presenza di ampi edifici adibiti ad attivit di stoccaggio, probabilmente connessi con un punto di approdo del canale Decennovio che, secondo le fonti scritte, era navigabile fino a Terracina. Altri rilevamenti confermerebbero tracce di un porto fluviale e, si presume, di un mercato in cui venivano vendute le merci che era possibile far transitare per questa via dacqua parallela allAppia. Lo studio dei reperti raccolti nelle vicinanze della mansio del Foro Appio evidenzia unelevata presenza di attivit artigianali dislocate in unarea piuttosto estesa: fornaci per le tegole (figlin), produzione di pane (presenza di grosse macine), e lavorazione metallurgica (scorie di fusione). Inoltre, Il ritrovamento di frammenti architettonici di pregio fa pensare alla presenza di domus, ovvero di abitazioni di prestigio; inoltre proprio in corrispondenza dellattuale nucleo cittadino di Borgo Faiti, avrebbero dovuto gravitare anche numerose fattorie agricole (vill), i cui resti ancora emergono nei campi limitrofi alla lunga arteria. Le ricerche del Gia proseguiranno anche nel 2014 con un programma di approfondimento a pi livelli scientifici, che permetter di ampliare la conoscenza storica di questi importanti siti archeologici della nostra provincia.

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