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Bonaldi, il quale aveva dato un nome a quei discorsi provvidenziali, chiamandol i discorsi potabili. (LIMONE, Una setta di giornalisti).

1646. Spesso i giornalisti si radunavano la sera anche in una modesta osteria ro mana, presso piazza Colonna, che, per esser circondata da qualche-tisica pianta di bamb, era stata battezzata Orti di Academo. In questa osteria pontificava il B onaldi, chiamato per antonomasia il Filosofo. Qui, per parecchi mesi, si discuss ero i pi importanti problemi dello spirito, dei quali la soluzione fu riassunta i n due immortali principii: . Dio esiste. - 2. L'uomo cacciatore. Dato fondo cos a tutta la sapienza umana e divina, l'Accademia si sciolse, avendo ormai esaurito il proprio compito. (LIMONE, Una setta di giornalisti). BONAPARTE Carlo Luciano n. 1803 - m. 1857; nipote di Napoleone I. 1647. Il principe Carlo Luciano Bonaparte era uomo di molti meriti, ma piuttosto invadente e irruente, e voleva che tutti facessero a modo suo. Le sue principal i manie erano di far collezione di uccelli impagliati e di passare per fiero rep ubblicano. Un giorno, in un congresso a Pisa, nel 1839, egli si scaglicontro il G randuca di Toscana, rimproverandolo di cose di cui era innocente. Prese le sue d ifese Gaetano Giorgini; ma Bonaparte, lasciandosi trasportare dal suo caratterac cio, lo interruppe: - Tacete - gli grid; - non siete che un cortigiano. - E voi - rimbecc il Giorgini, alludendo alle manie collezionistiche del principe - voi impagliate le aquile che vostro zio portava vive pel mondo. (Minerva, 191 2). BONAPARTE Carlo Napoleone nato a Roma nel 1839 - morto ivi nel 1899; principe, durante l'impero di Napoleo ne III. 1648. Il principe Carlo Napoleone Bonaparte, nel 1870, fu invitato dal marescial lo Bazaine a sottoscrivere la capitolazione, per evitare cos di andar prigioniero in qualche fortezza tedesca. Fieramente rispose: - Non sar mai detto che io mi sia giovato del mio nome per commettere. una vilt. ( La Tribuna, 18 febbraio 1899). 1649. A sua insaputa, si fecero passi presso il governo prussiano per= - che si rendesse meno dura la sua prigionia. Infatti da Berlino si scrisse al comadante la fortezza in cui era racchiuso, perch gli venisse usato il trattamento speciale dovuto ai principi del sangue. Quando il comandante partecip ci al principe, ques ti gli domand se lo stesso trattamento poteva esser fatto al suo compagno di prig ionia, il colonnello Saussier. Alla risposta negativa, rifiut-ogni beneficio che gli si voleva accordare, dicendo: - Il mio dovere di restare col mio superiore, e di dividere la sua sorte. Il pri ncipe era infatti soltanto maggiore. (La Tribuna, 18 febbraio 1899). BONAPARTE Carolina nata nel 1782, morta a Firenze nel 1840; sorella di Napoleone, sposa di Gioacchi no Murat, e regina di Napoli. 1650. La figlia di Carolina, la principessa Letizia, aveva cinque anni quando un a sera, giorno di festa familiare, offr un mazzo di fiori alla madre. E Carolina, con affettuoso scherzo, le domand: - Chi la brutta di mamma? - Sono io - rispose la piccina. - E chi la brutta di pap? E la bimba pronta: - La mamma. Carolina sorrise e, rivolta al marito, gli disse: - Fortuna che tu non la pensi come tua figlia! (Nuova Antologia, 1898). 1651. Quando il re Murat, suo marito, torn a Napoli, disfatto dagli Austriaci e s confortato, disse alla regina Carolina: - La fortuna ci ha traditi, tutto perduto. E Carolina fieramente: - Ma non tutto, se conserveremo l'onore e la costanza! (Nuova Antologia, 1898). 1652. Quando, nel 1815, perdette il trono di Napoli, seppe sopportare stoicament e la sventura. Vide a ciglio asciutto crollare ogni speranza, i figli partire pe

r l'esilio. Attorno a lei era una profonda costernazione, il duca di Santa Teodo ra si mise a piangere. E la regina Carolina gli disse: - O trattenete il pianto o andate a sfogare il vostro dolore altrove. Il mio sta to non ha bisogno di pietosi spettacoli. (Nuova Antologia, 1898). 1653. La regina Carolina, saputo che il re Ferdinando s'era imbarcato per tornar e sul suo trono di Napoli, presi i figli a Gaeta fece vela per Trieste. La sua n ave si incontr con quella che portava re Ferdinando a Napoli. Il comandante ordin che si salutasse la nave del re con le solite salve di cannone; e, per supremo d ileggio, disse all'ex-regina Carolina: - Non abbiate paura, il tiro del cannone solo a salve. E Carolina, con fiera e regale alterigia: - Non ai Bonaparte ne nuovo n ingrato il rumor del cannone. (Nuova Antol ogia, 18 98). BONAPARTE Elisa n. 1777 - m. 1820; sorella maggiore di Napoleone I. 1654. Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone I, amava molto il giuoco degli scacc hi. Quando fu nominata regina d'Etruria, un bello spirito fece circolare questo epigramma: Perch Elisa dimostra tanto attacco a quel giuoco che chiamasi lo scacco? Perch vede che in esso da pedina si pu talora diventar regina. 1655. La figlia d'Elisa Bonaparte, avendo incontrato un giorno, durante la passe ggiata, una piccola mendicante, fece fermare la carrozza e ordin che si dessero a lla povera bimba vestiti, calze e scarpe nuove. La madre disse all'imperiale fan ciulla che era troppa bont la sua, di occuparsi personalmente di tutti quei parti colari; ma la principessa rispose: - Sono una Bonaparte, ed giusto perci che io sia migliore delle altre fanciulle. (Mmoires d'une contemporaine). BONAPARTE Gerolamo nato nel 1784 - morto nel 1860; il pi giovane dei fratelli di Napoleone I; fu fat to re di Westfalia. 1656. Egli fu definito un roi qui s'amuse. Non pensava infatti se non alle uniform i suntuose, ai balli in costume, agl'intrighi galanti, alle decorazioni scintill anti e complicate. Aveva anzi, a questo proposito, fondato un ordine cavalleresc o, nella cui insegna erano riuniti tutti gli animali che si trovavano negli stem mi degli antichi principati, che erano ora raggruppati sotto la sua dominazione. Quando a Compigne si fregi per la prima volta di questa decorazione, Napoleone, v edendola gli rivolse questo bel complimento: - Ci sono molte bestie in questo vostro ordine cavalleresco. (Le correspondant, 25 marzo 1903). 1657. Gerolamo Bonaparte era un giorno nello studio di Carlo Nodier, che aveva u n bellissimo calamaio di serpentino steatinoso. - Che cos' questo? - domand Bonaparte. - il mio calamaio - rispose Nodier - ed fatto di steatite; ammirate la natura ch e, con un po' di fango e di ossido, ha composto questa magnifica pietra verde. il Bonaparte: - Ammiro pi gli uomini, che di questa pietra hanno fatto un calamaio (V. HUGO, W. Shakespeare). BONAPARTE Giuseppe nato nel 1768, morto nel 1847 a Firenze, fratello maggiore di Napoleone, da lui nominato prima re di Napoli e poi re di Spagna. 1658. Quando, dopo cinque anni, re Giuseppe dovette lasciare la Spagna, Napoleon e ne dava tutta la colpa al fratello. Diceva: - Nel suo esercito mancava un uomo: un generale che lo comandasse; e c'era un uo mo di troppo: mio fratello Giuseppe. (LEON LECESTRE, Lettres indites de Napolon). BONAPARTE Giuseppina n. 1736 - m. 1814; vedova del visconte di Beauharnais, prima moglie di Napoleone I. 1659. Mentre Giuseppina lasciava la Martinica per recarsi in Francia, nel moment

o di imbarcarsi un'Indovina le disse: - Voi andate in Francia per maritarvi; ma questo matrimonio non sar felice: vostr o marito morir in maniera tragica, e nello stesso tempo voi correrete un grave pe ricolo. Voi tuttavia ne uscirete felicemente, e da allora in poi vi riservata un a sorte gloriosa. Senza essere regina, sarete pi che regina. Naturalmente Giuseppina rise allora di una predizione che sembrava cos lontana da lla realt. Se ne ricord quando suo marito Beauharnais fu ghigliottinato, ed essa e ra in carcere nella prigione del Tempio, durante il Terrore. (CONSTANT, Mmoires). BONAPARTE Letizia m. 1750 - m. 1836; madre di Napoleone I. 1660. La storia della famiglia Bonaparte tanto stupefacente da sembrare una fiab a. Pensate a questa madre di famiglia, Letizia Bonaparte, che, nel 1793, obbliga ta a lasciar l'isola nativa coi suoi cinque figli, due maschi (Giuseppe e Lucian o) e tre femmine (Elisa, Carolina e Paolina). Sbarcarono in Francia e presero st anza prima a Tolone e poi a Marsiglia. Non avevano con se alcun bagaglio, e vive vano modestamente col sussidio che dava loro un ufficio di beneficenza. Letizia si mise a fare la lavandaia e Carolina l'aiutava in questo mestiere. Paolina, ch e aveva allora quattordici anni ed era rumorosa e indocile, andava a rubacchiar le frutta in campagna, scavalcando audacemente i muri di cinta degli orti. Chi a vrebbe potuto indovinare che, di questa covata di derelitti, dovevano esser tutt i, di l a pochi anni, re e regine o per lo meno -principesse? (LENOTRE, En suivan t l'empereur). 1661. La madre di Napoleone non aveva nessuna fiducia nella durata ,della fortun a imperiale e faceva pi economia che poteva. Un giorno, Napoleone le diede trenta mila lire per fare dei regali di Capodanno. Il giorno dopo le domand: Quanto avete speso ieri? - Duemilacinquecentocinquantadue lire! - Ma se ve ne avevo mandate trentamila! Che cosa intendete di fare del -resto? - L'ho messo da parte. - E che bisogno avete di mettere da parte, voi, la madre dell'Imperatore dei Fra ncesi, una delle pi grandi Principesse del mondo? A che cosa vi servir questo dana ro? - A dare un po' di pane a tutti i re e a tutte le regine che sono nella mia fami glia... la storia dimostra che l'illustre profetessa aveva visto bene nell'avvenire. (LAROUSSE). 1662. Quando, da vecchia, Letizia si ritir a Roma, la sua casa divenne una specie di santuario, a cui accorrevano da ogni parte del mondo i Napoleonidi e tutti i loro numerosi e ferventi seguaci e fautori; e la decrepita Letizia era, nel san tuario, una specie di feticcio, venerata, adorata anzi, dagli astanti, che bevev ano devotamente le sue parole. Le quali tuttavia non erano sempre all'altezza di quella supposta divinit; e qualche volta erano persino irriverenti. Un giorno di sse, per esempio: - Ho dovuto tribolar molto per allevare i miei figli; ma ho almeno avuto la sodd isfazione di aver dato loro delle sante sculacciate! (LENOTRE, Idem). 1663. In ci che riguardava ^ l'onore della famiglia, Letizia Bonaparte .- aveva un'energia e una larghezza di vedute che meritavano l'ammirazione. Ella ,d oveva avere dalla Francia somme rilevanti. Le dissero che si sarebbe dovuta rivo lgere, per averle; al re Luigi Filippo. Ella rispose: - Strangolerei con le mie mani quello dei miei figlioli che si permettesse una t ale vigliaccheria. (Nuova Antologia, 1897). 1664. Quando l'infedele e volubile Maria Luisa and a Roma e chese udienza a Letizi a Bonaparte, costei diede una terribile lezione all'audace. - Dite a quell'intrigante e a quell'impostora - comand al servo che l'aveva annun ziata - che la moglie vera dell'imperatore, la vera Maria Luisa, non pu essere ad esso che a Sant'Elena, presso suo marito malato e disgraziato! E si rifiut di riceverla. (Les nouvelles littraires, 6 agosto 1932). BONAPARTE Luciano nato nel 1775 - morto a Viterbo nel 1840; fratello di Napoleone. 1665. Napoleone, un giorno, gli domand che cosa pensasse di lui.

- Penso che, avendo voi prestato giuramento alla costituzione del 18 brumaio nel le mie mani, quale presidente del Consiglio dei Cinquecento, e vedendovi ora man care a questo giuramento, se non fossi vostro fratello, sarei vostro nemico,. - Nemico una parola troppo forte - rispose Napoleone, e gli si avvicin per percuo terlo; ma, di fronte al contegno impassibile del fratello, si fren e riprese: - T u, mio nemico,? Ma non sai che io posso spezzarti come spezzo questa tabacchiera ? E cos dicendo gett a terra la tabacchiera che aveva in mano. Ma questa non si spez z; e se ne stacc appena la miniatura di Giuseppina che l'ornava. Luciano si chin e, raccolta la tabacchiera, la restitu al fratello dicendogli: - Vedete bene che non l'avete spezzata la vostra tabacchiera. Avete solo spezzat a la miniatura di vostra moglie, in attesa di spezzare tra poco lei in persona. (LAROUSSE). 1666. Quando seppe dell'esecuzione del duca d'Enghien, esclam: - Ora venuto per me il momento di fuggire. La belva ha assaggiato il: sangue! (LAROUSSE). 1667. Cadde in disgrazia del fratello Napoleone, perch non era favorevole all'ins taurazione dell'impero; e dovette lasciare la Francia e stabilirsi a Roma, dove si abbandon al suo gusto per le arti e per le lettere e visse una vita patriarcal e. Quando in Francia avvenne la Restaurazione, i Borboni proposero a Luciano di tornare in Francia. Ma Luciano fieramente rispose: - Io fui proscritto da mio fratello; ma non torner mai in Francia fin che egli sa r errante ed esiliato. (Nuova Antologia, 1884). 1668. Aveva composto un lungo poema su Carlomagno e se ne vantava come di un cap olavoro. A un giornale inglese che l'aveva intervistato, annunziando insieme il poema e la prossima caduta di suo fratello quale imperatore, diceva: - Cos nella nostra famiglia avremo due Carlomagno: uno messo in luce da me e l'al tro messo in ombra! (LAROUSSE). BONAPARTE Napoleone (v. Napoleone I, Napoleone II e Napoleone III). BONAPARTE Paolana nata nel 1780 - morta nel 1825, sorella di Napoleone I, maritata prima al genera le Ledere e poi al principe Borghese. 1669. Quando era sposa del generale Leclerc, lo segu a San Domingo, dove scoppi la febbre gialla che faceva vittime su vittime tra l'esercito della spedizione. Ma Paolina, niente affatto impaurita, continuava a far gli onori di casa e apriva i suoi salotti agli invitati, dando feste da ballo che vennero chiamate le danze macabre, dal momento che molti degli invitati il giorno dopo cadevano ammalati. A chi si maravigliava che, non ostante l'infuriar dell'epidemia, Paolina avesse i l coraggio di pensare ai balli, rispondeva fieramente: - Voi avete paura; ma io, vedete, sono la sorella di Bonaparte e non ho paura di nulla. (LENOTRE, En suivant l'empereur). 1670. - noto che Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, sposata in seconde noz ze al principe Borghese, fu donna bellissima e venne scolpita, nuda, dal grande Canova. Si narra che una dama d'onore, vedendo il bellissimo nudo, dicesse, un po' scand alizzata, a Paolina: - Come? Siete stata cos nuda nuda, davanti al Canova? Al che Paolina avrebbe risposto, candidamente: - Oh! La stanza era riscaldata. (A. PADOVAN, Il libro degli aneddoti). O 1671. Quando, dopo le nozze col principe Borghese, and a trovare Giuseppina, Pa olina arriv con un magnifico vestito dalla lunga coda e con dei veri ruscelli di diamanti. Siccome era giunta tardi, la duchessa d'Abrants, che era sua intima, le disse: - Sei giunta cos tardi che l'imperatore se n' andato. - Oh! - esclam Paolina - dell'imperatore non m'importa un corno; era sua moglie c he volevo trovare, per farla crepare di rabbia a vedermi vestita meglio di lei. Hai notato? Ella ha voluto mortificarmi, facendomi traversare tutto il salotto s enza venirmi incontro; e invece mi ha fatto cosa gratissima, perch, se mi fosse v

enuta incontro, la coda del mio vestito non si sarebbe potuta distendere come s' distesa. E rise rumorosamente. (Nuova Antologia, 1884). 1672. Tra le sue dame di corte c'era una signora molto bella, la signora Mathis. Napoleone se n'era invaghito, ma la signora gli resisteva. Appena Paolina venne informata di ci, chiam la sua dama di compagnia e le disse: - Sappiate, madama, che non si deve dire mai di no ai desideri dell'imperatore. Io, vedete, sono sua sorella; ma se egli mi dicesse: Io ti voglio gli risponderei: Sire, sono agli ordini di Vostra Maest. (Nuova Antologia, 1884). 1673. Quando faceva balli o ricevimenti nel suo palazzo, il gran maresciallo Dur oc doveva sottoporle la lista degli invitati; ma appena vi trovava il nome di qu alche bella signora, inventava tutti i pretesti perch venisse cancellato. - Perch cancellarlo? - diceva Duroc - le belle signore non sono mai troppe! - Ebbene - rispondeva Paolina - se volete vedere le belle signore non ci sono io ? (Nuova Antologia, 1884). 1674. Il 26 aprile 1814 Napoleone, abdicatario, si dirigeva verso l'isola d'Elba . Per sottrarlo alle ire della plebaglia gli avevano fatto indossare la divisa , di ufficiale austriaco. Lungo il percorso, Napoleone doveva attraversare la Prov enza, dove era la villa di sua sorella Paolina, e naturalmente volle andare a sa lutarla. Appena Paolina lo vide entrare nel suo salotto gli si slanci incontro pe r abbracciarlo; ma, vedendo la divisa che portava, si ferm e si rifiut di salutarl o e di abbracciarlo fin che non si fosse tolta l'odiata uniforme. Quando finalme nte Napoleone si tolse quell'abito, Paolina lo consol con le pi calde dimostrazion i di affetto e voleva a tutti i costi seguirlo nel suo esilio. (Nuova Antologia, 1884). 1675. Sotto il regno di Carlo X, l'ambasciatore di Francia a Roma aveva fatto al lontanare dalla citt un giovane pittore francese, reo di aver decorato la villa d ella principessa Paolina Bonaparte. La principessa osserv: - Un governo che teme a tal punto le donne non pu sperar niente di buono dagli uo mini. (Manuel gnral, 28 luglio 1934) BONAPARTE Pietro nato a Roma il 22 settembre 1815 - morto a Versaglia nel 1881; figlio' di Lucian o Bonaparte, prese parte all'insurrezione delle Romagne nel 1831, disapprov il co lpo di Stato di Napoleone III suo zio. 1676. t noto che il principe uccise con un colpo di pistola il giornalista Vitto rio Noir, e che i funerali di quest'ultimo diedero occasione a violente dimostra zioni contro l'Impero. Il presidente del Tribunale di Tours, dinanzi al quale fu discusso il processo, pur essendo favorevole al principe, disse:. - meglio non tenere in casa armi cariche, quando si cugini dell'Imperatore (JOLL IVET. Souvenirs). 1677. Quando il principe si batt alla pistola con De La Vallette, questi rimase c olpito al fianco pur senza restar ferito, essendosi la palla schiacciata contro uno scudo che De La Vallette aveva dimenticato nel taschino. - Caro signore, - gli disse allora il principe, stendendogli la mano - voi sapet e collocar bene il vostro denaro. (Encyclopdiana). BONGHI Ruggero n. 1828 - m. 1895; statista, filosofo, fecondo scrittore e versatilissimo giorna lista italiano. 1678. Ruggero Bonghi era stato invitato in un'aristocratica villa lombarda; e vi cino a lui fu messo un convitato che ignorava chi fosse il Bonghi e si mise a pa rlar di cavalli. Il Bonghi gli tenne testa magnificamente, e il signore ne rimas e entusiasta; s che finito il pranzo si rivolse ad un amico e, accennando al Bong hi, gli disse: - Chi l' quel panscetta l? Se ne intend de cavai... l' minga un asen del tutt! 1679. Quando Ruggero Bonghi era ministro della Pubblica Istruzione, visitando un a scuola, ebbe il saluto da un vecchio maestro, che colse l'occasione per far un suo discorsetto. Se non che il maestro, molto confuso, si sbagli e invece di dir e che insegnava in quella scuola da quasi un quarto di secolo, disse:

- gi passato il quarto secolo da che io insegno in questa scuola... Tutti si mise ro a ridere, e il maestro, che non s'era accorto dell'errore, guardava stupefatt o. Bonghi allora gli disse: - Continui pure, signor maestro, costoro ridono di compiacenza, vedendo come lei porta bene la sua et. 1680. Felice Cavallotti, il bardo della democrazia, non era un avversario amabil e; prendeva dirizzoni e vi tirava innanzi per degli anni, con una caparbiet atroc e. Fra l'altro, s'era messo in capo che Ruggero Bonghi avesse rubato non so che cosa ad una biblioteca; e non valevano prove, non valevano testimonianze: Rugger o Bonghi doveva aver rubato. Un giorno, in un corridoio di Montecitorio, una dam a inglese stava parlando col Bonghi, quando d'improvviso con le palpebre strette per la miopia, pass di l il Cavallotti. La dama, che confondeva in una superficia le cordialit tutte le sue ammirazioni italiane, porse la mano al Cavallotti, ment re continuava a parlare, col Bonghi e, avvertendo un qualche impaccio in entramb i, pens che i due non si conoscessero e s'affrett a chiedere: - Ma come? t possibile che due uomini di tanto valore non si conoscano? - Ci conosciamo benissimo! - spieg il Bonghi, con un sorriso. - Sono trent'anni c he mi d del ladro. (Giornale d'Italia, agosto 1925). 1681. Il Bonghi ben di rado si alterava nelle discussioni. Quando il Fambri pubb lic la sua Legislazione del duello, trovandosi con lui nel salotto di Emilia Peru zzi a Firenze, gli disse chiaro e tondo che la sua idea del duello legale era un a corbelleria. - Ma intanto - gli rispose il Fambri - se tu fossi provocato ti batteresti. - E farei una corbelleria, - ribatt il Bonghi, - una corbelleria, una corbelleria ! (E. DE AMICIS, Un salotto fiorentino del secolo scorso) 1682. Era sempre immerso nella filosofia, nei problemi di Stato, nel greco, in P latone, e soffriva di distrazioni fenomenali. Una volta fece fare ai suoi alunni una passeggiata sul lago di Como. Gli amici gli domandarono come era andata la gita. - Ah, benissimo! - rispose - solamente mi ero dimenticato di dar loro il modo di mangiare. Un'altra volta doveva recarsi (era allora ministro) da Roma a Napoli. Giunto di corsa alla stazione di Roma, sale in treno urlando che era stanchissimo e che ne ssuno lo disturbasse. Poi s'accomod, spense il lume e si sprofond in un placido so nno. Se non che, quando la mattina dopo si svegli, invece che a Napoli si trov a.. . Gallarate. (TOSCANELLI PERUZZI, Vita di me). 1683. Ruggero Bonghi aveva fama d'essere uomo molto mordace e maledico. Una volt a che l'illustre parlamentare era stato morso da un cane, il giornale Il Fanfull a ne riportava la notizia cos: L'on. Bonghi stato morsicato da un cane; la povera bestia morta arrabbiata. (Eloquenza). 1684. Un importuno era andato a fargli visita e la visita durava da troppo tempo ormai. Il visitatore a un tratto si mise a magnificare la vasta opera del Bongh i. - Non capisco - diceva - come troviate il tempo per fare tante cose. Bonghi sorridendo: - Lo capireste meglio se ve ne andaste. (Nuova Antologia, 1895). 1685. In un comizio di repubblicani si era gridato: -Viva Garibaldi!. Bonghi, che era deputato di destra, rimprover, in un'interpellanza, il Ministro degli Interni del tempo, per aver tollerato quel grido, che in quel momento aveva un signific ato sovversivo. Un deputato di sinistra ironicamente interruppe: - Dovevano forse gridare: Viva Bonghi? - No - rispose, pronto, Ruggero Bonghi - e se qualcuno vicino a me avesse pronun ciato questo grido, io gli avrei messo la mano alla bocca, invitandolo a gridare invece: Viva Garibaldi!. (Nuova Antologia, 1895). BONI Giacomo nato a Venezia nel 1859 - morto a Roma nel 1925; insigne archeologo e storico. 1686. Da bambino, amava arrampicarsi sugli alberi. A sessant'anni si commoveva a ncora al ricordo di una libellula contemplata dalla cima di un albero, dov'era s alito a fumare la prima sigaretta clandestina. Un'altra volta, arrampicatosi su

un albero, stava contemplando la volta azzurra del cielo che stava sopra di lui, quando il ramo cedette, ed egli cadde a terra e si ruppe la testa. - Se qualcuno osasse dire che non ho cervello - diceva pi tardi scherzosamente potrei portargli i testimoni che lo hanno visto! (TEA, Giacomo Boni). 1687. A vent'anni aveva cominciato un diario che portava questo titolo burlesco: Diario di Giacomo Boni, contenente gran copia di pensieri, le ore di levarmi e c oricarmi, aneddoti, chiari di luna, piogge, lampi, tuoni e la descrizione illust rata d'ogni sorta di soggetti: esclusi naturalmente i re, i quali non sono sogge tti. Ed ecco uno di questi tanti pensieri intorno alle donne: Gli uomini hanno molti d ifetti e le donne invece due soli: non vi nulla di giusto in quel che dicono e n ulla di giusto in quel che fanno. (TEA, Giacomo Boni). 1688. Quando era ispettore a Roma, venne a trovarlo un suo amico veneziano, che gli domand come se la passase nella nuova residenza e se avesse trovato, come a V enezia, il modo di farsi la cucina da se aiutato da una bella ragazza. - La prima cosa che ho fatto a Roma - gli rispose Giacomo Boni - stata di perder e il mio ombrello. Ci mancherebbe adesso che perdessi anche la testa! Del resto la cosa non difficile, perch, di fronte alla mia camera ammobigliata, si affaccia continuamente in finestra una bella brunetta, che se l'avessi in casa starei fr esco! (TEA, Giacomo Boni). 1689. Era grande amico dello scrittore Carlo Dossi, che era allora segretario de l Crispi. - Tra una nota diplomatica e l'altra - diceva di lui Giacomo Boni -si conserva u n gran buon figliolo, semplice e affettuoso. Il Dossi era tanto affettuoso da provvedere anche al guardaroba dell'amico, che a quei tempi era poco guarnito. Una volta il Dossi mand a regalare al Boni un suo cappello usato; ma, tira e tira, il cappello era troppo piccolo per la ampia te sta del Boni. Questi lo rimand allora al proprietario con un rigo: Se ne hai uno p i largo, senza star l tanto a stiracchiare, te ne sar gratissimo. (TEA, Giacomo Boni ). 1690. Un tale gli domand un giorno come faceva ad aver una mano -cos felice negli scavi. Giacomo Boni, a cui piaceva scherzare, rispose: - semplicissimo. Prendo i trattati dei topografi e scavo. l dove essi dicono che non pu esservi pi niente; e cos sono sicuro di trovar sempre qual--che cosa. (TEA, Giacomo Boni). 1691. Boni aveva l'intuizione, ma si direbbe meglio la divinazione, ,di ci che avre bbe trovato negli scavi. Quando scopr il Lapis niger, disse che quel luogo se l'e ra sognato una notte. Un giorno d'aprile, parlando con un suo amico straniero, g li disse: - Vedrete che oggi nel pomeriggio scoprir una necropoli proprio nel centro di Rom a. Vi sono passato stamattina sopra e mi sono sentito ardere le piante dei piedi . Lo straniero, stupito, domandava: - Ma quale altra prova avete, oltre questa, che l c' una necropoli? - Nessuna - rispose Boni. - Lo so, e basta. (TEA, Giacomo Boni). 1692. Era amato dai suoi operai, non solo perch li trattava familiarmente e con m olta cordialit, ma anche perch costoro avevano una grande fiducia in lui. Quando s i tratt di scavare per trovare il Lapis niger, Boni disse -agli scavatori: - L, due metri pi avanti, troverete una pietra nera. - C', c'! - esclam uno di essi. - Come lo sai? - gli chiese Giacomo Boni. - Perch, quando lei ha detto che una cosa c', l'abbiamo trovata sempre. TEA, Giaco mo Boni). 1693. Quando Giacomo Boni trov il Lapis niger fu un trionfo. Erano tante le lette re che gli arrivavano da ogni parte, ch'egli diceva: - Dopo tanto scavare, sta a vedere che dovr essere scavato io, da sotto questa va langa di lettere che mi cade addosso all'improvviso. Il re e la regina andarono a visitar gli scavi e a congratularsi con lui. - Non mi sento affatto stanca - diceva la regina al Boni, che per paura di annoi

arla voleva abbreviare la visita. - Sono tanto lieta d'esser qui e la prego di t rattenermici pi che pu. Infine il ministro della Pubblica Istruzione lo fece commendatore. I suoi amici scherzavano con lui per la commenda. - Cos giovane e gi cos commendatore! - esclamava una sua amica. - Ma anche prima della commenda eri commendevolissimo - gli scriveva Carlo Dossi . - Per aver una visita della regina, nel cuore stesso dell'antica Roma, mette con to di sopportare anche una commenda - gli diceva l'amico Mora. (TEA, Giacomo Bon i). 1694. Una sera, tornando a casa, trov sulla porta di casa sua un Giapponese che s i chiamava Tanaka: i diplomatici del suo paese lo avevano cacciato ed egli, che aveva sentito parlar di Giacomo Boni da un suo amico, si affidava a lui. Tanaka divenne l'amico fedele del Boni. Era un saggio, e impar al suo protettore un'infi nit di cose, gli tradusse i poeti giapponesi, lo colm di filosofia taoista. Boni, in compenso, se lo portava sempre dietro e lo fGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArc hivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smoQp"

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