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numero 36 anno V 23 ottobre 2013


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Luca Beltrami Gadola L'EXPO NON LA MADONNA PELLEGRINA Diana De Marchi "IL MALE CHE SI DEVE RACCONTARE" NON SOLO UN LIBRO Valentino Ballabio GOVERNO LOCALE: SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO? Eleonora Poli QUARTIERE ADRIANO, UN PARADIGMA. SE LA RAGIONE STA NEL MEZZO, OVVERO NON C Bussolati Cavicchioli Censi Gentili 10 PENSIERI BREVI DEI CANDIDATI ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PD Rita Bramante BOCCIATI DAL RAPPORTO OCSE: ULTIMI DELLA CLASSE, ULTIMI DELLA CRESCITA Le Firmatarie UNA LETTERA AL SINDACO NON UN MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA Fabrizio Bottini GRANDE DISTRIBUZIONE: MAI IN BICICLETTA Andrea Bonessa ARCHITETTI: CASTA MA QUANTO MI COSTI? Gianni Zenoni MILANO: SVILUPPO SENZA INFRASTRUTTURE

VIDEO LE CANDIDATE ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PD: ARIANNA CENSI ARIANNA CAVICCHIOLI suggerimento musicale DON'T YOU REMEMBER canta Adele rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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L'EXPO NON LA MADONNA PELLEGRINA Luca Beltrami Gadola


Domenica scorsa allinaugurazione di un piccolo spazio pubblico a Baggio ho sentito parlare di Expo e di arredo urbano dalle autorit milanesi presenti. Lasciamo da parte il secondo argomento, larredo urbano, perch se ne parla poco e per questo ArcipelagoMilano ci torner sopra: un tema essenziale per la nostra citt. Veniamo a Expo: Expo diventata come la Madonna Pellegrina. Per i pi giovani ricordo che la Madonna pellegrina fu un grande evento degli anni 1947 - 1948, una manifestazione religiosa voluta in particolare da Papa Pio XII, che nel nome della Madonna voleva suscitare una ripresa della fede cattolica praticata. Gli storici di sinistra la considerano una reazione della Chiesa di fronte al pericolo comunista, allora forse realistico. Oggi ci crede solo Berlusconi ma fa ancora il suo effetto. La statua della Madonna fu portata instancabilmente in processione per citt e paesi della penisola: quello che si fa ora con licona Expo, sopratutto in Italia ma anche allestero dove leffetto scarso. Licona di Expo a due facce, come molte di quelle religiose: in lei una ritrae la fame nel mondo, laltra il sogno della ripresa. La prima si sta inesorabilmente scolorendo e soffre di una deriva verso la gastronomia, passando attraverso la razionalizzazione dellagricoltura tradizionale con un lasciapassare che copre tutto, quello di unesposizione che offrir il meglio nel settore delle comunicazioni, della navigazione wifi personale negli ambienti chiusi, della e-neweconomy, della realt virtuale. Ci eravamo illusi, anzi ci avevano illusi, che si sarebbe parlato del difficile rapporto alimentare tra nord e sud del mondo, delle grandi compagnie commerciali che manipolano i prezzi delle utilities affamando Stati per far profitti, della Cina che compra intere regioni in Africa (nei Paesi dai peggiori regimi) per nutrire il suo popolo. Speravamo che Milano diventasse il centro mondiale della politica di contrasto alla fame nel mondo, speravamo che la nostra citt, che tra tutte le italiane la pi sensibile ai problemi dellumanit con le sue ormai innumerevoli associazioni di volontariato, sotto la bandiera della solidariet e della sobriet, potesse diventare un punto di snodo per le politiche alimentari. Temo che non sar cos. Laltra faccia, quella della ripresa (economica) non manca mai di comparire ovunque si radunino pi di una decina di persone e, comunque, quasi indipendentemente dagli argomenti in discussione. LExpo assurta al ruolo di salvagente nazionale al quale si aggrappano tutti, ormai anche quelli che si erano opposti a Expo con tutte le loro forze, come la Lega. Expo salver Milano? La Lombardia? La macroregione del Nord? LItalia? Funzioner il salvagente? Ne dubito e ho un timore. Ne dubito perch il nostro Paese non ha bisogno di attivit effimere ma di vere e proprie riforme strutturali; ha bisogno di veder realizzarsi il sogno di una classe politica seria e preparata, di imprenditori capaci di investire e innovare pur sapendo che la competitivit giocata sui salari non pu durare e che il tempo delle svalutazioni competitive non torner pi, il sogno di un sindacato che guardi la realt anche senza fare sconti a nessuno ma nemmeno alle sue corporazioni. Questo sogno non si avverer certo tra qui e la fine del 2015, quando Expo chiuder i cancelli. Ho un timore. Sento parlare di migliaia di posti di lavoro indotti da Expo. Le basi di queste valutazioni onestamente mi sfuggono ma non un problema mio. Quanti posti resteranno alla fine di Expo? Qualcuno vuol dircelo? Ma questo non un problema solo mio. Anzi vorrei chiedere a chi fa queste previsioni di parlarci dora in avanti del dopo Expo e non solo per il destino delle aree. Vorrei che a rispondere non fossero solo gli economisti, quelli che, come dicono in molti, sono bravissimi a spiegarci cosa successo. Dopo. Come quando entrano in politica. Io temo i contraccolpi del dopo. Insomma sulla vicenda Expo ancora legittimo nutrire dubbi e apprensioni. Per ora la barca va? S, finch si scrive "Expo, nutrire il pianeta e si legge Expo, tutto fa brodo.

IL MALE CHE SI DEVE RACCONTARE NON SOLO UN LIBRO Diana De Marchi


Si pu parlare di violenza domestica anche confrontandosi con altri paesi e cercando di copiare, contestualizzandoli, sistemi che funzionano. Possiamo farlo anche partendo dalla Gran Bretagna, dove i casi di violenza domestica sono diminuiti del 60% e a Londra dai 49 femminicidi del 2003 si arrivati a 5 vittime nel 2010 grazie al programma creato dalla Ministra laburista Patricia Scotland, avvocata, prima donna nera Guardasigilli, ora membro della Camera dei Lord. Oltre agli ottimi risultati ottenuti sulleliminazione della violenza domestica, colpiscono anche i risparmi nelleconomia britannica: da una spesa di 23 miliardi di sterline allanno di costi sociali si passati a n. 36 V 23 ottobre 2013 16 miliardi, grazie a questo efficace sistema di politiche integrate a pi livelli dai politici ai datori di lavori. Con un approccio pragmatico la Scotland ha messo in atto procedure rapide e semplici di prevenzione e di intervento partendo da un consulente lIDVA, Independent Domestic Violence Advisor, formato sul tema della violenza domestica che segue la vittima per almeno tre mesi dopo la denuncia, dove per denuncia si intende anche la segnalazione al medico, allavvocato o al datore di lavoro, quindi non necessariamente unazione legata alla condanna dellaggressore. Servizi costanti per le vittime e i figli per almeno tre mesi organizzati dallIDVA, figura che sostiene la vittima e fa da tramite con i diversi enti, coordinando lintervento in tutte le sue specificit. Qui colpisce lattenzione alle molteplici difficolt della vita quotidiana, dal fare la spesa allandare a pre ndere i figli a scuola, preoccuparsi delle incombenze di tutti i giorni per mettere la donna in condizione di poter raccontare e riflettere su ci che sta vivendo, con la calma necessaria senza doversi ricordare di correre a scuola o preparare la cena! Sembrano piccole attenzioni, ma sicuramente aiutano la vittima dandole anche un supporto importante che le permette di affidarsi e fidarsi di chi si prende carico di lei e delle persone che fanno parte della sua vita. 2

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La creazione di tribunali specializzati e del MARAC, Multi-Agency Risk Assessment Conference, una commissione che valuta in modo multidisciplinare il rischio, composta da servizi sociali, welfare, polizia, sanit e istruzione e che pu decidere un intervento immediato in caso la vittima venga considerata ad alto rischio. Un intervento che prevede anche lassegnazione di una abitazione dellistituto delle case popolari nel rispetto dei tempi indicati, tempi che possono essere anche di un giorno e in questo caso si provvede anche a costo di trovare lappartamento sul mercato privato. Questo programma ben spiegato nel libro Il male che si deve raccontare, che abbiamo presentato con Marina Calloni autrice insieme a Simonetta Agnello Hornby. Nel testo troviamo una collezione di sofferenza, vergogna, solitudine, amore e debolezze che portano le donne a vivere vite infelici, spesso incapaci di reagire fino a essere uccise dai mariti che molte volte si sono ostinate a difendere per diverse e complesse ragioni, ma anche donne sofferenti che riescono a vedere una alternativa, e per fare questo hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a capire che si pu vivere diversamente, qualcuno che le sostenga in questo difficile percorso e le accompagni. Molto del lavoro di sostegno descritto gi esiste anche sul nostro territorio dove non mancano figure e luoghi importanti di riferimento, centri antiviolenza che da anni si impe-

gnano, nonostante abbiano visto diminuire drasticamente le risorse economiche necessarie per svolgere il loro prezioso lavoro, per quello che sorprende nel programma descritto lapproccio snello e pragmatico tra gli attori e i servizi coinvolti, comprese le aziende. Nel suo programma, infatti, la Scotland ha contattato anche i datori di lavoro, perch solo se indipendente economicamente la vittima pu riuscire a reagire, e cos lintraprendente Ministra ha creato il CAADV, una associazione che incoraggia e sensibilizza i datori di lavoro a riconoscere e sostenere le vittime e offre corsi al personale, sono pi di 700 le aziende che ne fanno parte. I costi sono diminuiti molto anche per i datori di lavori, grazie alla capacit del sistema di mettere la vittima in condizione di poter continuare a lavorare. Durante le occasioni di dibattito a partire da questo testo gli interventi e le richieste di maggiori dettagli sono sempre moltissimi, proprio perch in questi anni di scarsit di risorse pubbliche la possibilit di contrastare realmente la violenza domestica, purtroppo in drammatico aumento, riuscendo anche a far risparmiare lo stato e la societ importante e necessario. Alle presentazioni mi ha sorpreso anche la presenza di molti giovani, uomini e donne, che testimoniano spesso la loro incredulit nel leggere i dati, nellacquisire la consapevolezza della triste realt delle situazioni di violenza, delle troppe umiliazioni

subite che possono riguardare tutti, le loro amiche, le vicine di casa o parenti. In particolare ricordo una giovane donna che ha riconosciuto limpellente necessit di proseguire nellinformazione ed educazione dei giovani su questo tema, perch non ancora sufficiente la sensibilit collettiva necessaria per sconfiggerla e ne ha scritto un bellarticolo. Queste dichiarazioni ci rafforzano nellidea che dobbiamo continuare a parlarne, ma soprattutto a pretendere che tutte le istituzioni si assumano le loro responsabilit e concretamente agiscano, come ben sta facendo anche il Comune di Milano. Certo perch il modello Scotland possa avere una presa efficace nel nostro sistema necessario non dimenticare lattuale condizione di sofferenza economica dei nostri servizi sociali, delle Procure dei Tribunali e delle forze dellOrdine, bisogna assolutamente darsi delle priorit e definire esattamente come e che cosa possono fare le Istituzioni, perch non si parli solo di ci che sarebbe bello fare, ma si costruisca un percorso realizzabile a partire dalla situazione attuale. Una parte di questo percorso sar anche il nostro impegno perch lOsservatorio Permanente sulla Violenza di Genere della Provincia di Milano, strumento importante per produrre ed elaborare dati e quindi mettere in atto strategie di prevenzione e lotta alla violenza sulle donne, diventi patrimonio della futura citt metropolitana.

GOVERNO LOCALE: SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO? Valentino Ballabio


Ormai la confusione regna sovrana, tanto da rimpiangere i vecchi tempi... Allora il meccanismo era semplice e comprensibile: i partiti presentavano i candidati al Consiglio comunale, scelti poi andando alle urne con il sistema delle preferenze, il Consiglio comunale eleggeva sindaco e Giunta. (LBG, ArcipelagoMilano n. 35). Ma il meccanismo venne meno col venir meno dei partiti veri - erano i primi anni '90 - tant' che il sistema non garantiva stabilit alla Giunta e al Sindaco. Infatti le successive modifiche degli organi istituzionali locali spostarono il baricentro dal ruolo dei partiti a quello del sindaco, eletto direttamente dai cittadini con poteri decisivi, dalla nomina degli assessori allo scioglimento del consiglio in caso di dimissioni. Dunque un indebolimento, se non un superamento, della tutela dei partiti cui ha inoltre fatto seguito - fatti salvi i vincoli finanziari - l'affrancamento dai controlli burocratici prefettizi prima (GPA) e regionali poi (CRC). Si trattato pertanto di una vittoria piena della autonomia comunale, cui erano state dedicate importanti battaglie da parte della sinistra, peraltro confermata dalla modifica del Titolo V Cost. (nella parte buona: escluso il rapporto Stato-regioni!) che all'art. 144 antepone i Comuni agli altri enti costitutivi la Repubblica. Senonch, come in tutte le vicende umane, l'eccesso produce degenerazioni e talvolta disastri. Per esempio l'autonomia assoluta affidata ai comuni nel prevedere, o spesso inventare, i pesi insediativi nei rispettivi PGT, al di fuori di qualsiasi pianificazione coordinata a livello sovra-comunale, ha comportato una sfrenata deregulation, foriera della bolla edilizia in gran parte responsabile della presente crisi economica e finanziaria. Mi permetto allora di associarmi al rimpianto aggiungendo un'ulteriore osservazione. I sindaci della prima repubblica, una volta scontato il rituale delle trattative e delle spartizioni (effettivamente il lato oscuro della partitocrazia) non agivano in solitudine. Da un lato potevano contare, dentro il proprio partito, su una sponda di confronto e conforto; dall'altro sul coordinamento offerto dai livelli territorialmente pi ampi in cui i partiti erano organizzati. Il punto di forza dei vecchi partiti erano infatti le Federazioni provinciali, pi potenti e influenti dei rispettivi orga-

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www.arcipelagomilano.org ni regionali e ovviamente cittadini. Pertanto sindaci e gruppi consiliari rispondevano, prima che a Dio, alla propria Segreteria provinciale. Tale costituzione materiale sopratutto nella fase degenerativa ha comportato non pochi guasti e corruzioni. Ma nella fase virtuosa ha consentito un effettivo governo dell'area metropolitana, che in seguito venuto del tutto a mancare. Da notare peraltro che al tempo la provincia di Milano comprendeva tutta l'area metropolitana e che il PCI sciolse la propria Federazione di Monza (Congresso del 1966, contrari i proto-miglioristi legati all'artigianato mobiliero) per inglobarla a quella di Milano con la motivazione che la realt operaia della grande industria collocata in Brianza (Philips, Singer, Candy, Autobianchi, IBM, ecc.) era del tutto omogenea a quella metropolitana: si avvicinavano le dure lotte sindacali del 196869! Datano peraltro a quel periodo, difficile ma per molti versi felice, le scelte sulle grandi infrastrutture metropolitane che purtroppo non si sono pi ripetute. Ad esempio il prolungamento della tangenziale est e della metr verde furono sicuramente il frutto della spartizione tra e dentro i partiti (nel caso specifico la DC dell'onorevole Cassamagnago da Vimercate e del senatore Ripamonti da Gorgonzola). Ma dopo di allora poco o nulla, se non i balbettamenti e i pasticci che accompagnano tuttora le varie pedegronde, brebemi, proseguimenti MM, ecc. Naturalmente indietro non si torna e del tempo perduto non resta che la memoria. Ma cosa ci vuole a pensare uno strumento nuovo (da noi, ma gi ampiamente provato e riprovato in tutta Europa) che consenta un effettivo governo metropolitano, una pianificazione strategica degli insediamenti e delle infrastrutture fondamentali, la tutela dei residui valori ambientali, un uso razionale delle sinergie di sistema? Rispettoso delle autonomie nei rispettivi ambiti ma capace di superare l'anarchia comunale (dal mastodonte del capoluogo alla polverizzazione in centinaia di piccoli e piccolissimi comuni) nonch la superfetazione di enti provinciali del tutto anacronistici e inutili. Ma purtroppo (come gi cercato di evidenziare su queste colonne) non sembrano sopperire a tale esigenza n il mediocre testo svuota-province in discussione in Parlamento n l'evanescente elaborazione politica offerta a livello lombardo e milanese in vista delle pur imminenti scadenze e delle ormai ineludibili attese al riguardo.

QUARTIERE ADRIANO, UN PARADIGMA. SE LA RAGIONE STA NEL MEZZO, OVVERO NON C Eleonora Poli
Assemblea pubblica di confronto e punto della situazione, al quartiere Adriano, con la vicesindaco / assessore Lucia De Cesaris. Sono problemi molto seri, quelli sul tappeto: piani urbanistici da modificare, case nuove che diventano vecchie mentre i servizi ancora non arrivano, occupazioni e rischi per la sicurezza in alcuni spazi abbandonati della zona; ma emergono soprattutto le tante domande rivolte (o riproposte) alle istituzioni su progetti, tempi, opere. Non certo una passeggiata, questincontro, n per la vicesindaco n per i cittadini presenti, tra cui consiglieri di zona 2 e rappresentanti delle associazioni di quartiere. Unassemblea informativa e tecnica, su temi cos specifici, sembrerebbe a un primo ascolto circoscritta alle aree residenziali periferiche di cui si parla, il quartiere Adriano e il nuovo Adriano/Marelli; invece vero tutto il contrario. Cos, dal momento che siamo in periodo di bilanci di met mandato, tra un intervento e laltro mi chiedo, e lo chi ederei anche ai diretti protagonisti: ma unassemblea in una sala pa rrocchiale gremita di gente con decine domande e risposte, scambi agguerriti, pu dirsi unassemblea partecipata? La risposta che personalmente mi sono data io no, una sala piena, interessata e coinvolta non necessariamente un contesto partecipato. Almeno per quello che intendiamo, intendevamo, per partecipazione. Le persone, i cittadini si infervorano, ci mancherebbe altro, quando si parla delle loro case, dei negozi ancora solo sulla carta, a distanza di tre anni dai primi nuovi insediamenti; chiedono con forza una spiegazione sui bus che non raggiungono tutte le nuove strade, sulla metrotramvia numero 7 per la cui realizzazione mancano i fondi; sulla Scuola Media, il cui progetto ancora in alto mare, o sulla Materna e il Nido, che dovrebbero invece vedere la luce nellanno scolastico 2014. Non vorrei per fermarmi a che cosa si fatto e che cosa resta da fare al quartiere Adriano. Fuori dai meriti, mi pongo invece il dubbio di dove stiano le ragioni e dove le mancanze in questo acceso confronto. Perch anche la vicesindaco De Cesaris si infuoca, quando viene incalzata su risposte che non pu dare, quando ribadisce di essersi trovata in mezzo a un percorso gi iniziato, a piani gi stabiliti da altri, e di averne ereditati i problemi o, come si usa dire, le criticit. Assicura di promettere solo quanto sicura di poter mantenere; e mette le mani avanti, quando le vengono chieste date precise suprovvedimenti non ancora varati. La novit maggiore? La recentissima requisizione di alcune delle aree interessate (area Pasini) da parte del Comune che si sostituisce cos alloperatore privato nelle bonifiche degli spazi e altri interventi della massima urgenza. I soldi? Ci sono ma sicuramente non basteranno. E il nuovo supermercato Esselunga, quando sar pronto? Nel 2015, azzarda la De Cesaris; ma daltra parte si tratta di un progetto privato, il Comune in questo caso non centra. La vicesindaco sicura delle sue affermazioni, precisa e preparata sullargomento per quanto pu esserlo un rappresentante delle istituzioni che lo conosce benissimo dal punto di vista tecnico, legislativo, giudiziario ed economico. Che per non lo vive direttamente, questa la discriminante. Non si tratta di una critica, ma di una constatazione legata alloggettivit dei fatti. Il Com une ascolta, dove e quando possibile provvede: oggi al quartiere Adriano, domani a Figino, a Santa Giulia, o in altre zone della citt. In tanti frangenti diversi o a volte simili, come possibile - anche solo economicamente - evitare di privilegiare la soluzione di un problema anzich di un altro? Chi pu decidere che unemergenza pi emergenza di unaltra? Limpossibilit di essere allo stesso tempo dentro e fuori dalle cose il grosso limite di chi amministra. E credere il proprio caso pi urgente degli altri il limite del cittadino. Non solo a Milano. Cos, un po ovunque, dove pi dove meno, i residenti sono spesso sul piede di guerra. Al quartiere Adriano hanno ragioni stra-valide, per esempio. Come non identificarsi con la signora che interviene dicendo ci hanno venduto queste case, abbiamo fatto un mu-

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www.arcipelagomilano.org tuo per pagarle (e non certo a prezzi da housing sociale), ci hanno promesso servizi nel giro di poco tempo e viviamo ancora nel deserto. E aggiunge che una legge, o insomma chi ne ha il potere, dovrebbe impedire agli immobiliaristi di vendere appartamenti se prima non sono stati realizzati i servizi: infrastrutture, scuole, negozi, centri sportivi, centri per anziani e cos via. Questo il nodo, nessuno oserebbe affermare il contrario, tanto meno la vicesindaco. Indubbio che qualcuno guadagna, o cerca di guadagnare (perch tutto da vedere se poi succede ) sulla pelle delle persone. Comprate, comprate, poi ci pensiamo, anzi ci pensate. C chi ricorda che ci sono oltre 500 appartamenti vuoti, invenduti, al quartiere Adriano - Marelli, e sar forse questo uno dei principali motivi per cui la vita non ancora arrivata a regime, in questultimo lembo di citt. Un progetto architettonico nel nulla, probabilmente fatto da architetti che non ci metteranno mai pi piede (se mai qualche volta ce lhanno messo) per vedere linsieme, limpatto degli edifici sul territorio. Sviscerati i problemi maggiori, arrivano anche i semafori, i passaggi pedonali, le piste ciclabili, il parco Adriano in dirittura darrivo. Ma allora perch, se tutti sono cos coinvolti, attenti e reciprocamente propositivi, perch non riesco a definirla una serata partecipata? Perch ciascuno rimane nella sua parte, le parti non si scambiano, n si intersecano. Nella parte del Comune ricordare i soldi che mancano, i tempi tecnici e le difficolt burocratiche; in quella dei cittadini opporre disagi pratici e spaziare tra realismo e fantasia, portando le soluzioni il pi possibile vicino a casa propria. Nel vero senso della parola. Spesso chi danneggiato non riesce a prescindere dallottica del protagonismo per dieci minuti del finalmente mi dovranno ascoltare; il gap tra dire e fare non lo riguarda, dopo tutto vi abbiamo votato apposta per risolverle. In alcuni casi e qui si pu proprio sottoscrivere la De Cesaris - il cittadino preparato dispone di informazioni dettagliatissime, ma a senso unico, perci incomplete per risolvere i problemi. Mentre lamministratore non riesce uscire dai calcoli per calarsi nella vita delle persone, per abitare qualche ora in via Gassman o in via Tognazzi. In pratica, per lamministrazione partecipazione coincide con disponibilit (propria) a sentire il parere di tutti; per i cittadini partecipazione far prevalere le valide ragioni di una piccola parte della collettivit, con istanze ad hoc e priorit ben precise. La formula del confronto? Rimane quella tradizionale. Il progetto partecipato che avrebbe dovuto essere, resta lontano anni luce. Il quartiere Adriano sicuramente in cima alla lista delle urgenze, e su questo non si discute; ma lo scontro con i fatti duro. Esco da questa serata e, senza voler essere a tutti i costi equidistante e salomonica, non posso azzardare torti e ragioni. Mi accorgo solo che nei dibattiti pubblici non cambiato tanto, rispetto al passato. In questo caso almeno, non leggo superficialit nellapproccio reciproco, non trovo si dicano parole a vanvera. Ci nonostante riproporrei la conclusione di una residente, nellultimo intervento dellassemblea vi ho votato ma, dati i risultati, non basta quello che stato fatto. Pi coraggio, pi coraggio!

10 PENSIERI BREVI DEI CANDIDATI ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PD


Abbiamo posto ai quattro candidati alla segreteria provinciale del Partito Democratico 10 domande pensando a temi che riteniamo interessanti per i nostri lettori, non necessariamente iscritti al Pd ma giustamente attenti alla visione di quella che sar una figura chiave per la vita politica cittadina. Nellera di Twitter, quella del pensiero breve, abbiamo chiesto risposte molto stringate, 140 battute, che a qualcuno sono sembrate veramente troppo poche e noi siamo stati larghi di manica. Se vero che non dobbiamo ridurre la politica a slogan anche vero che a buon intenditor poche parole. 1) Da 1 a 10 il giudizio sui primi due anni di Pisapia Pietro Bussolati_ 7, sono state gi fatte azioni importanti (Area C, Pgt, azioni in favore delle Start up). Ora occorre un salto ulteriore di sperimentazione non solo per tenere ma per uscire dalla crisi. Arianna Cavicchioli_ Direi 8. Pisapia ha affrontato le questioni irrisolte dalla passata giunta. riuscito a gestire con responsabilit le difficolt di bilancio che limitano la sua azione di governo. Arianna Censi_ Attorno al 7, che una media tra alcune cose eccellenti ,tra cui il profilo individuale del Sindaco e di alcuni Assessori, e alcuni azioni scarse in particolare nel rapporto con il Consiglio Comunale e con gli altri 133 Comuni nella costruzione e condivisione di politiche di tutta larea metropolitana milanese. David Gentili_ 7 e . Ottimo Pgt e tutela ambiente, collegato a trasporto pubblico e traffico privato. Con risorse in diminuzione non smantelliamo servizi. Da migliorare: periferie, partecipazione, citt metropolitana. 2) Le liste arancioni di Pisapia e Ambrosoli a cosa servono? Pietro Bussolati_ Hanno avuto l'importanza di incanalare un impegno civico in politica davanti alla crisi di legittimit dei partiti. Sogno un PD che sia abitato da queste istanze civiche che possano aiutare a rinnovarlo. Arianna Cavicchioli_ A convogliare ed esprimere le energie e le idee di persone che non fanno parte di partito politico, ma che si identificano in un progetto comune . Arianna Censi_ Le liste Ferrante, Pisapia e Ambrosoli sono servite a intercettare una parte dellelettorato di centro sinistra che non si riconosce direttamente nel Partito Democratico e nei suoi organi di governo ma che portatore di grande risorse, vitalit e valori. David Gentili_ Garantiscono una preziosa partecipazione civica del tessuto sociale, in unottica di riconoscimento reciproco con i partiti. Una preziosa collaborazione. 3) Il Movimento 5 Stelle un potenziale alleato alle prossime amministrative? Pietro Bussolati_ No, possiamo allearci su singole battaglie di merito, ma il soggetto politico M5S tradisce una cultura che poco ha a che fare con la sinistra e la democrazia e dunque con noi. Dev'essere il PD a battersi in prima linea per sperimentare nuove forme di partecipazione e per ridurre i costi della politica, togliendo cos acqua al consenso di Grillo. Arianna Cavicchioli_ Le alleanze si fanno sul programma. Il M5S ha colto un disagio diffuso, ma ancora pieno di contraddizioni e in cerca di identit. Qualsiasi giudizio ora prematuro. Arianna Censi_ Dipender dal programma elettorale anche se il Movimento 5 Stelle si caratterizza co-

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me forza antagonista al Partito Democratico. David Gentili_ No. Su temi anche importanti si vota assieme: lotta alla corruzione, mobilit sostenibile, partecipazione. Un progetto politico che per non mi convince. Sganciato dai principi. 4) Favorevoli o contrari all'immediata abolizione delle provincie? Pietro Bussolati_ Favorevoli, il centrodestra che si oppone e tentenna. Non basta per abolire, occorre costruire governance locali funzionali ai servizi al cittadino. Penso alla costituzione dell'area metropolitana milanese. Arianna Cavicchioli_ Favorevole a un efficiente ridisegno dei livelli di governo nel rispetto della Costituzione. Per Milano e provincia fondamentale la nascita della Citt Metropolitana. Arianna Censi_ Favorevole con poca demagogia assegnando da subito le competenze delle Province ad altri enti per non creare un vuoto amministrativo che danneggerebbe i cittadini aumentando costi e inefficienza del sistema. David Gentili_ Favorevole. Qui costruiamo la Citt metropolitana: trasporto pubblico pensato per larea urbana vasta, servizi condivisi, sinergie per attrarre investimenti, potenziare attivit produttive 5) Favorevoli o contrari al salvataggio pubblico di Alitalia? dannegger Malpensa e Linate? Pietro Bussolati_ Sono contrario a questo salvataggio. Avrei concentrato le risorse non per salvare gli azionisti, ma per accompagnare in questa difficile fase i lavoratori. Se lo Stato vuole davvero fare il suo mestiere deve ottenere dalla Commissione europea un'apertura sulle regole del traffico aeroportuale che consentano all'Italia di diventare uno scalo fondamentale nel traffico estovest, elemento questo su cui puntare per far tornare a crescere Linate e Malpensa. Arianna Cavicchioli_ Se si tratta di aiuti di Stato lo deve stabilire la Ue. Certo che lo Stato deve fare il possibile per tutelare i posti di lavoro. Non dannegger gli aeroporti milanesi. Arianna Censi_ Il salvataggio della compagnia di bandiera senza una politica industriale per Malpensa e Linate significa un possibile nuovo fallimento. David Gentili_ Contrario. Dobbiamo trovare vettori internazionali che valorizzino i nostri scali, evitando

soprattutto che i lavoratori paghino una gestione inefficace. 6) Favorevoli o contrari alla fusione Trenord e Atm? Pietro Bussolati_ Avendo a cuore i servizi al cittadino quello che serve un'integrazione tariffaria sul trasporto che accompagni la costituzione dell'area metropolitana superando gli attuali confini citt e provincia. Su questo tema Atm e Trenord devono necessariamente collaborare. Arianna Cavicchioli_ In unottica metropolitana e di miglioramento del servizio sono favorevole a patto che questo avvenga nel rispetto dei lavoratori e dei pendolari. Arianna Censi_ Favorevole se produce miglior servizio. David Gentili_ Non ho ancora definito un parere in merito. Nessuna preclusione a priori. Decisione per che interessa tutta larea urbana, la Segreteria Metropolitana del Pd affronter il tema nelle prossime settimane. 7) Favorevoli o contrari all'apertura senza limite dei negozi? Pietro Bussolati_ In linea di principio sono favorevole, purch si presti attenzione alle condizioni dei lavoratori, alle esigenze dei diversi territori e alla tenuta dei piccoli esercizi che animano i centri storici di tante citt italiane. Altra cosa sono alcune giustissime limitazioni, penso ad esempio a quelle che stanno mettendo in campo i comuni sulle slot machine. Arianna Cavicchioli_ Contraria a una apertura generalizzata e senza limiti. Bisogna dare una mano al commercio in difficolt, senza per prevaricare i diritti dei lavoratori. Arianna Censi_ Contraria . Favorevole a una turnazione per zone, per offrire un servizio ai cittadini nel rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici. David Gentili_ Lapertura senza orario pu essere. Attenzione alla tutela dei lavoratori, bisogna garantire una remunerazione adeguata. Non si pu equiparare lavoro diurno e notturno. 8) Le piace la nuova skyline di Milano? Pietro Bussolati_ A me piace, ma non un problema estetico, la vera sfida se le enormi volumetrie generate durante gli anni della Moratti possono essere legate a servizi e funzioni per la citt. Il rischio altrimenti di avere grandi scatole vuote.

Arianna Cavicchioli_ Trovo alcuni progetti interessanti perch riconnettono pezzi di citt altrimenti separati, come Porta Nuova. fondamentale la loro integrazione nella citt e la tutela di aree verdi. Arianna Censi_ Nella mia visione di Segretaria, non sono i partiti che devono decidere lo skyline di Milano, al pi la land line che pu m igliorare la qualit della vita dei cittadini. David Gentili_ S. Lo skyline e basta. Troppo invasivi. Troppo terziario. Portello non partecipa a skyline ma orribile. Il problema non sono i grattacieli, ma cosa ci ha perso Milano in termini di potenzialit. 9) Expo 2015 quali sono secondo voi le criticit? Pietro Bussolati_ Bisogna pensare gi da ora a cosa vogliamo che porti e lasci quest'evento in una prospettiva di 15/20 anni. Intorno a Expo occorre avviare sperimentazioni fiscali, semplificazioni burocratiche, relazioni commerciali e culturali a partire dai 140 stati partecipanti. Obiettivo: rendere stabilmente pi ricco e attrattivo il nostro territorio ben oltre il 2015. Arianna Cavicchioli_ Il rischio pi grande quello delle infiltrazioni mafiose, sempre in agguato nella gestione degli appalti. E bisogna puntare alla qualit dellevento, che porti benefici al territorio anche dopo. Arianna Censi_ Una montagna di soldi saranno spesi per pochi mesi di EXPO, 1. non diamo per scontato che 20.000.000 di turisti saranno attratti da Milano; 2 ci che veramente urgente e far si che i soldi spesi, fallimento o meno nellattrarre visitatori, generino futuro lavoro e ricchezza per lArea Metropolitana Milanese e non futuri debiti, spese e costi a carico dei cittadini. David Gentili_ Lo voglio aperto e diffuso, durante il quale reti, associazioni, cascine siano valorizzate e protagoniste. Voglio un Protocollo di Milano eredit su Lotta alla fame sviluppo sostenibile. 10) I circoli per il PD sono Pietro Bussolati_ La linfa vitale del partito, i luoghi in cui l'aria che si respira nelle diverse comunit entra in contatto col partito e viene messa in circolo all'interno delle istituzioni democratiche. Sono anche luoghi di formazione, elaborazione e confronto politico. Arianna Cavicchioli_Lossatura del partito e uno spazio per i cittadini. Qui ci si confronta, si scambiano idee e progetti e si decide. Devono

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tornare protagonisti e aprirsi anche a chi viene da esperienze diverse. Arianna Censi_ Lofficina di dibattito, incontro e ricchezza di idee per risolvere con la politica i problemi dei cittadini per lArea Metropolitana Milanese David Gentili_ Il nostro radicamento, la nostra porta aperta, il nodo di una rete territoriale. Dai circoli parte lazione politica pi incisiva. Nei ci rcoli i cittadini trovano spazio, ascolto, chiavi interpretative.

LE VIDEO INTERVISTE DI ARCIPELAGOMILANO Pietro Bussolati_ http://youtu.be/xFmuutfXSHE Arianna Cavicchioli_ http://youtu.be/EYEz5-ml2_4 Arianna Censi_ http://youtu.be/_49XPvl1zaU David Gentili_ http://youtu.be/txuV1AU6Wxc

I PROGRAMMI COMPLETI DEI CANDIDATI Pietro Bussolati_

http://pietrobussolati.files.wordpress .com/2013/10/idee_bussolati.pdf Arianna Cavicchioli_ http://www.ariannacavicchioli.it/docu menti/programmacavicchioli.pdf Arianna Censi_ www.ariannacensi.it David Gentili_ http://www.davidgentilisegretario.it/ materiali/Programma_David_Gentili_Segret ario.pdf .

BOCCIATI DAL RAPPORTO OCSE: ULTIMI DELLA CLASSE, ULTIMI DELLA CRESCITA Rita Bramante
L'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ha reso pubblica negli ultimi giorni l'inchiesta internazionale dell'Ocse sulle competenze culturali minime della popolazione adulta in venticinque paesi dei diversi continenti. Si tratta di indagini condotte attraverso questionari graduati per misurare capacit di lettura e comprensione, scrittura e calcolo. Per l'Italia la situazione drammatica, i dati lasciano senza parole: ultimi in classifica per competenze in lettura e al penultimo posto sia in matematica che per capacit di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia. Non manca la semplice capacit strumentale di leggere e scrivere, quanto piuttosto la literacy proficiency, cio la capacit di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella societ, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialit. E non va molto meglio per la numeracy proficiency, che riguarda la competenza di accedere, utilizzare, interpretare e comunicare le informazioni numeriche, dati, tabelle e grafici. Siamo davvero malmessi e la clamorosa bocciatura non risparmia neppure il nord della penisola. Oltre un quarto degli italiani, il 28%, si posiziona al livello pi basso per competenze in Lettura, mentre il dato al 15% nei paesi Ocse e scende al 12% in Norvegia: ci significa che in Italia quasi un terzo della popolazione riesce a interpretare in un testo scritto soltanto informazioni semplici. Stesso discorso vale per le competenze aritmetiche funzionali. Anche in questo caso l'Italia fanalino di coda, lontanissima dalle posizioni apicali della classifica di Finlandia e Giappone. Ci troviamo di fronte a un fenomeno preoccupante di dealfabetizzazione, al pericolo concreto di un analfabetismo di ritorno, che costituisce un limite anche nell'esercizio dei diritti di cittadinanza attiva e consapevole: in et adulta infatti le competenze acquisite a scuola, se non vengono esercitate, regrediscono in una misura pari a cinque anni di scuola. Il linguista De Mauro ci ammonisce che oggi 'il regresso a meno 5 anni investe in Italia larga parte della popolazione con licenza elementare o con la sola licenza media' (1). Un quadro fosco, che ci vede ben lontani dalla possibilit di centrare gli ambiziosi obiettivi della strategia 'Europa2020'. Il nuovo analfabetismo funzionale ci riporta indietro a quel 70 per cento di analfabetismo assoluto che segn il principio della nostra storia nazionale, miracolosamente battuto nell'arco di un secolo e mezzo. Siamo 'Ignoranti', come intitola il giornalista Roberto Ippolito un suo recente saggio: 'L'Italia che non sa l'Italia che non va. L'Italia ignorante l'Italia che non cresce e perde posizioni sul piano socioeconomico' (2). Ultima in Europa per la crescita economica tra il 1999 e il 2011. Nessun paese registra un andamento peggiore. Tuttavia inspiegabilmente l'investimento nell'istruzione e nello sviluppo del capitale umano nel nostro Paese continua a essere del tutto inadeguato. Il cammino tutto in salita e la scuola ha un compito immane. Se il nostro Paese non vuole rimanere indietro, non pu continuare a risparmiare sulla scuola. I ministri Carrozza e Giovannini osservano concordi che serve uninversione di marcia: sar la volta buona?

(1) T. DE MAURO, La cultura degli italiani, Laterza, 2004 (2) R. IPPOLITO, Ignoranti. L'Italia che non sa. L'Italia che non va, Chiarelettere, 2013

UNA LETTERA AL SINDACO NON UN MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA


Ci rivolgiamo al Sindaco Giuliano Pisapia, alla Giunta, a Francesca Zajczyk Delegata del Sindaco alle Pari Opportunit e Anita Sonego presidente della omonima Commissione. Durante i lavori del convegno Quando comunicazione fa rima con discriminazione che si tenuto lo scorso 17 settembre a Palazzo Marino abbiamo appreso che nella delibera "Indirizzi fondamentali in materia di pubblicit discriminatoria e lesiva della dignit della donna" tra i punti destinati a individuare i messaggi discriminatori da contrastare, compare, al n. 2, quanto segue: Immagini volgari, indecenti, ripugnanti devianti da quello che la comunit percepisce come normale, tali da ledere la sensibilit del pubblico, punto che Vi chiediamo formalmente di stralciare da quella delibera (la n. 1288 del 28/06/2013). Infatti, intorno al senso e al significato di questo punto, in evidente contraddizione con gli altri quattro, si sviluppata una discussione pubblica che ha coinvolto gruppi di donne, associazioni, collettivi femministi, singole e singoli. Parte del

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www.arcipelagomilano.org dibattito stato pubblicato su Ambrosia, Politica Femminile, ArcipelagoMilano e infine su Un altro genere di comunicazione. Ci preoccupa dover stabilire cosa normale e cosa non lo e le ragioni per cui una parola tanto discriminatoria viene utilizzata allinterno di un documento che vorrebbe rappresentare un esempio di lotta alle discriminazioni. Gli intenti di lotta alla pubblicit sessista di questa delibera sono importanti, ma altrettanto lo sono le parole, il linguaggio, la comunicazione. Com possibile che in un testo volto a mettere in discussione il sessismo dei clich comunicativi pubblicitari sia comparsa una cos grave incoerenza? In Italia, come ci hanno dimostrato recentemente i casi Barilla e Boldrini, la normalit ancora rappresentata da un modello familiare eteronormativo, dove alla donna riservato il compito di gestire la casa e servire la famiglia. Non vorremmo arrivare a pensare che il punto n. 2 risulti un escamotage per non intaccare i modelli culturali e le credenze di una supposta comunit di riferimento e la sua sensibilit. Sono queste le ragioni che motivano la nostra richiesta di stralcio del punto n. 2 della delibera. Ringraziando la Giunta per la sensibilit sempre dichiarata nei confronti delle istanze e dei diritti delle donne, e proprio alla luce di un impegno che conferisce alla nostra citt anche un ruolo di esempio verso le altre amministrazioni, confidiamo che la nostra richiesta verr accolta. Prime Firmatarie Lara Adorni, Annapaola Ammirati, Carla Antonini, Fabrizia Boiardi, Mariangela Bonas, Marina Borgatti, Antonella Coccia, Chiara Collini, Carla Comacchio, Carlotta Cossutta, Evelina Crespi, Nadia Dowlat, Maria Grazia Ghezzi, Lucia Leonardi, Mariagrazia Longoni, Marta Lovison, Arianna Mainardi, Fabiana Manigrasso, Donatella Martini, Alice Monguzzi, Adriana Nannicini, Antonella Pastore, Alessia Ricci, Chiara Rossini, Martina Tisato Aderiscono Lorenza Accorsi, Caterina Acquafredda, Elisabetta Addis, Manrica Aj (Viterbo), Francesca Amoni, Giulia Amadasi, Luisa Arleoni, Roberta Assirelli, Silvia Serena Bacchetta, Ilaria Baldini, Chiara Baratti, Stefania Barzini(Roma), Sandra Becattini, Lucia Benedetti, Barbara Belotti (Roma), Marilena Bergamaschi, Luisa Betti (Roma), Marcela Bihuci, Nadia Boaretto, Alba Bonetti, Flavia Bongini, Irma Bono, Angela Bononi, Maria Flaminia Bottai, Giuliana Brega (Ancona), Nicoletta Buonapace, Barbara Campagna, Lidia Campagnano (Roma), Marcella Campagnano, Maria Grazia Campari, Elisabetta Camussi, Anna Carretta, Enrico Castagnoli, Lidia Castellani (Firenze), Rosel Catellani, Andrea Cegna, Christian Cerniglia, Genoveffa Ciampella, Elena Cianci, Alessandra Ciotti (Roma), Eleonora Cirant, Daniela Ciriello, Betty Collura (Pioltello), Roberta Colombo, Carla Conti, Guglielmo Corradi, Raethia Corsini, Anna Corteggiano, Deborah D'Emey (Pieve Emanuele), Nicoletta Dalumi, Cesarina Damiani, Fabiola De Clerg, Diana De Marchi, Cinzia Del Manso, Anna Rita Del Monte, Paola Domenichini, Claudia Don, Annalisa Dorazio, Marisa Erbani, Maria Pia Ercolini (Roma), Alessandra Fajella, Daniela Falcinelli, Maria Francesca Fantato (Sassari), Marinella Favero, Lea Fiorentini (Firenze), Wally Franceschin, Camilla Gaiaschi, Silvia Gallinari, Tiziana Garlato, Niccol Garufi, Maddalena Gasparini, Chiara Gelmetti, Anna Gervi, Emanuela Ghinaglia (Cremona), Chiara Giannini, Angela Giannitrapani, Lucia Giansiracusa, Cristina Gramolini, Gabriella Grasso, Massimo Guastini, Ornella Guzzetti, Alessandra Iamundo De Cumis, Helen Hibry, Luisella Imparato, Ilaria Laura, Silvana Leone, Lia Lombardi, Francesca Manfredini, Rosalba Martini (Roma), Sandra Martini, Silvia Martorana, Elisabetta Mastranfelo, Andrea Matricardi, Giordana Masotto, Silvia Mauro (Roma), Paola Mazzei (Roma), Lea Melandri, Paola Melchiorri, Anna Maria Melone, Ekaterina Menchetti (Lodi), Tina Meriggi, Maria Micozzi, Laura Milano, Fiammetta Miraglia, Lucia Monaco, Daniela Monferdini, Elda Morandi, Claudia Morelli, Flavia Muccini, Margherita Mugnai, Gabriella Murania, Isabela Nadian, Iole Natoli, Silvia Nerini, Cristina Obber, Letizia Omodeo Sal, Serena Omodeo Sal, Monica Onore, AnnaMaria Palo, Antonella Panetta (Roma), Cinzia Parolini, Cristina Pecchioni, Rita Pelusio, Perotta Rabissi Adriana (Roma), Rosangela Pesenti, Alessandra Petrini, Massimo Pezzini (Roma), Marta Pierazzini Equi, Maria Pierri, Margherita Piseddu, Domenica Privinzano, Francesco Purpura, Roberto Quarantotto, Titta Raccagni, Paola Redaelli, Emanuela Reggiani, Marina Rizzi, Caterina Romano, Cinzia Romano (Roma), Elena Rossi, Nello Rossi, Paola Rossi (Pavia), Elena Ruginenti, Francesco Rusconi, Laura Salonia, Maria Scarponi (Teramo), Teresa Scroccarello, Sara Sesti, Chiara Scolari, Grazia Solazzo, Stefania Span (Itri), Francesca Sola, Patrizia Speciale, Adele Teodoro, Marina Terragni, Magda Terrevoli (Bari), Mirella Tomasi, Danila Torregiani, Patrizia Tosi, Roberta Trucco (Genova), Carolina Truzzi, Arianna Turazza, Paola Varacca, Maria Assunta Vecchi (Ancona), Daniela Vismara, Piera Vismara, Eleni Zafinopoulou, Sophie Zafinopoulou, Maria Luisa Zago, Raffaella Zoboli ABA Associazione Bulimia Anoressia, Ambrosia, Arcilesbica Zami Milano, AxV Arte per Vivere Onlus, Associazione DonneinQuota, Donne e Basta, Donne e Informazione, Donne per Milano, Donne Ultraviolette, Hollaback Ita, Iter del cognome materno in Italia, MACAO, Noi donne 2005, Le nostre figlie non sono in vendita, SNOQ Ancona 13 febbraio, SNOQ Cesano Maderno, SNOQ Firenze, SNOQ Lodi, SNOQ Lombardia, SNOQ Mantova, SNOQ Pioltello, SNOQ Udine, Toponomastica Femminile, Un Altro Genere di Comunicazione

GRANDE DISTRIBUZIONE: MAI IN BICICLETTA Fabrizio Bottini


Nella settimana europea della mobilit sostenibile i giornali hanno parlato soprattutto di ciclabilit, perch pare questa la chiave per garantire diritto a spostarsi senza degrado dell'ambiente. La bici, come spesso si d per contato, per non serve solo per andare da casa al lavoro senza affumicare il prossimo, ma anche per tanti altri aspetti della vita. E a proposito della vita che bella perch varia, si parla di piste ciclabili, di bike sharing, di educazione stradale, ma troppo poco della sosta dei veicoli. Un tema a sua volta molto articolato, di cui mi limito qui a sottolineare un aspetto a mio parere assai significativo.

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www.arcipelagomilano.org Il diavolo sta nei particolari, e dallultima settimana europea della mobilit sostenibile a quanto pare mancato un attore che invece incrociamo di continuo nella nostra mobilit quotidiana: la grande distribuzione commerciale. Ovvero uno dei motori principali dell'universo autooriented, discepolo della profezia di Henry Ford: la citt moderna ha un sacco di problemi, perch non ne facciamo a meno? Cos la distribuzione commerciale produce negli anni '50 il capolavoro assoluto di Victor Gruen: lo shopping mall introverso a pareti cieche assediato da un esercito di piazzole di sosta. Quel mare di parcheggi ha per l'involontario effetto di metterne in luce la natura violentemente anti-umana, oltre che anti-urbana, di spazio pensato proprio e solo per il mezzo meccanico, assai pi analogo al distributore di benzina che alla piazza urbana, come osservava intelligentemente il critico d'architettura Richard Longstreth. Che ci fa un ciclista, sullo spiazzo d'asfalto del distributore di benzina? L'intruso sgradito, ecco cosa ci fa, e in quanto tale va in ogni modo respinto e scoraggiato. Pare chiaramente questa la politica delle grandi catene di distribuzione, come sa benissimo chiunque si sia provato a frequentare supermercati, ipermercati, centri commerciali avvicinandosi in sella a una bici. L'esperienza pi comune possiamo articolarla in tre fasi: avvicinamento, contatto, interfaccia. L'avvicinamento quel percorso, di chiara impronta suburbano-autostradale anche quando in ambiente urbano, che obbliga il ciclista a convivere con mezzi a quattro ruote per parecchie centinaia di metri, su controviali spesso anche privi di marciapiedi, e comunque in condizioni di estremo disagio se non di rischio. Il contatto la fase finale del percorso, quando il ciclista convive sia con le auto, sia con gli ex automobilisti in mutazione verso lo stato pedonale (o viceversa), e le relative infrastrutture, ovvero piazzali pensati esclusivamente per la manovra di cose a quattro ruote, come appunto le auto o i carrelli. Lui, il ciclista, deve arrangiarsi come pu, saltellando su e gi dai dislivelli dei cosiddetti marciapiedi, o approfittando dei rarissimi scivoli, spesso imboccando contromano corsie di accesso ai livelli interrrati o ai silos. E non finita. Non finita, perch raggiunto l'agognato ingresso il ciclista non pu far altro che confermare tutte le impressioni precedenti: lo scatolone commerciale le auto non le subisce, ma le ama, le coccola, e la bici gli fa proprio schifo! Infatti se prima i controviali, gli svincoli, i parcheggi, potevano anche star l per questioni utilitarie, e le difficolt a muoversi pedalando essere solo un problema creato a valle. Davanti alla facciata si capisce per di essere davvero sgraditi: l non ci sarebbe alcuna difficolt a mettere a disposizione dei ciclisti che ci sono arrivati un decoroso spazio di sosta. Cose da nulla rispetto alle vertiginose spirali in stile Piranesi che salgono e scendono nel nebbioso crepuscolo metropolitano, verso le mille luci al neon delle piazzole per auto. Diciamo qualche decina di tubi di ferro, magari illuminati e riparati dalla pioggia, dove assicurare il telaio mentre si fa spesa. E invece no. Solo nell'ultimo fine settimana, in tre diversi comuni dell'hinterland milanese mi capitato in bicicletta di avvicinarmi rispettivamente a due ipermercati del medesimo marchio, e a un grande negozio di articoli per il fai-da-te. In tutti e tre i casi ho comprato prodotti per qualche decina di euro, e in tutti e tre i casi non c'era nessuno, ripeto nessuno, spazio di sosta per le biciclette, che pure si notavano attaccate qui e l negli angolini pi protetti da qualche manovra di Suv rostrato. Siamo clienti anche noi, cosa di cui in fondo vi siete gi accorti in qualche modo: i cestini di plastica che mettete all'ingresso come alternativa ai carrelli, corrispondono pi o meno a quanto si pu caricare nei cestini di una bicicletta. Insomma, anche i privati avrebbero qualcosa da dire per la mobilit sostenibile. Invece, magari minacciosi (chiss) tacciono.

ARCHITETTI: CASTA MA QUANTO MI COSTI? Andrea Bonessa


Fra pochi giorni verr eletto un nuovo Consiglio dell'Ordine degli Architetti di Milano e Provincia. Come tutti gli altri Ordini professionali si tratta di un Ente Pubblico istituito, a differenza di quella che la percezione generale, per garantire gli utenti dei professionisti iscritti e non per rappresentarli. Per questa ragione non si tratta di un consesso privato avulso dal contesto sociale e che non incide sugli interessi e aspettative della collettivit ma si tratta di un organismo che pu incidere, nel suo piccolo ma neanche tanto piccolo, sulla vita di tutti i cittadini. Perch un Ordine che svolge con chiarezza la sua funzione, richiamando gli iscritti al rispetto della legge, della deontologia professionale e soprattutto della clientela produce degli effetti a catena che migliorano la vita di tutti i cittadini grazie al miglioramento dei servizi resi. Miglioramento che, al di l degli aspetti biologici si riflette anche, e soprattutto, in una maggiore competitivit dei servizi prestati e quindi garantisce risultati economici oggi impensabili in Italia. di questi giorni la pubblicazione di uno studio di Michele Pellizzari su lavoce.info in cui lautore presenta la ricerca OCSE / Piaac, cui ha contribuito, dai risultati deprimenti in cui lItalia si trova agli ultimi posti per la competenza professionale dei suoi cittadini. Al di l dei dati analitici va letta con attenzione la conclusione in cui lautore richiama alcune possibili soluzioni a costo zero. Tra queste assume particolare importanza la liberalizzazione dei servizi tra i quali rientrano anche le prestazioni professionali. Ma in quasi un secolo di vita tutti gli Ordini Professionali, nessuno escluso, millantando una rappresentativit degli iscritti, hanno lottato tenacemente per la difesa dei privilegi corporativi dei loro iscritti, battagliando in tutti i modi per la difesa dei recinti di competenza, contro la liberalizzazione delle tariffe, contro lapertura dei mercati e lampliamento dellofferta e cos via. Unopera di protezionismo che ha depauperato linfinito patrimonio di credibilit dei professionisti che oggi lamentano una mancanza di considerazione da parte dei clienti mantenendo per comunque alti i costi dei servizi prestati a fronte di un peggioramento della qualit della offerta. per questa ragione che la composizione dei Consigli degli Ordini non sono un argomento che non ci riguarda. Che si sia dipendenti pubblici, fattorini, manager o casalinghe sapere chi governer questi enti spesso molto importante. vero, non possiamo partecipare direttamente n possiamo andare a votare. Ma possiamo e dobbiamo far sentire la nostra opinione anche utilizzando i canali propri della politica o tutti gli strumenti che abbiamo, per

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www.arcipelagomilano.org chiedere una modernizzazione del paese che coinvolga tutte le sue componenti. Perch niente privato se coinvolge il bene comune, lo sviluppo, la crescita e il futuro di questo paese. Perch un paese non guidato solo da un governo, da dei sindaci e da quattro presidenti di regione. Il funzionamento di un paese lespressione di come funzionano tutti i suoi ingranaggi. E se ce ne sono alcuni (in Italia forse quasi tutti) che girano al contrario, il paese, nella migliore delle ipotesi, rallenta e spesso si arena nelle secche.

MILANO: SVILUPPO SENZA INFRASTRUTTURE Gianni Zenoni


Il Settore Pianificazione e Programmazione Mobilit e Trasporto Pubblico del Comune di Milano sta predisponendo lo stato di attuazione e aggiornamento del Piano Generale del Traffico Urbano vigente dal 2003. Bisogna ricordare che i Piani Regolatori di Milano hanno sempre compreso nelle stesse planimetrie di piano le indicazioni delle infrastrutture necessarie alle zone di ampliamento della citt, dai Piani pi vecchi dove venivano finemente disegnate strade e piazze, fino all'ultimo PRG dell'80 dove il disegno delle infrastrutture per la viabilit era sovrapposto alla zonizzazione. Le infrastrutture indicate nel PRG, assieme alle Zone di Espansione, dovevano assicurare un armonico sviluppo della citt e le risorse incassate dal Comune alla voce urbanizzazione primaria, (che si riscuotono anche nei progetti dove questa gi presente), doveva coprire il costo delle nuove infrastrutture previste dai PRG. Il dirottamento da parte del Comune, su altri capitoli di spesa, di queste entrate finalizzate alle infrastrutture ha creato cos una citt che, all'esterno delle barriere ferroviarie e fluviali, presenta una serie di zone intercluse mal collegate con la Milano interna alle barriere. Provocando difficolt al traffico privato e pubblico, senza dire della mobilit pedonale e ciclabile, con collegamenti lunghi e tortuosi e relativi problemi di inquinamento. Dall'introduzione dell'obbligo per i Comuni di predisporre i Piani Urbani della Mobilit si poi persa del tutto la visione complessiva tra insediamenti e infrastrutture a tal punto da poter coniare la definizione, che caratterizza bene il problema Milanese, di Sviluppo senza Infrastrutture, perch le aree destinate allo sviluppo edilizio sono state sempre completate rapidamente senza che fosse fatto lo stesso per le infrastrutture a loro destinate. Il PRG dell'80 ha saturato le previste zone di espansione residenziale, alle quali si sono aggiunte quelle del successivo Piano Casa e le trasformazioni delle aree industriali dismesse, incrementando non di poco il perimetro edificato della citt fuori dalle barriere ferroviarie e fluviali, ma la realizzazione delle infrastrutture previste e indicate dal PRG dell'80 rimasta largamente incompiuta. Ma questa cronica disattenzione per le infrastrutture, a parte l'EXPO, trova la sua conferma nella recente realizzazione di Piani Esecutivi esterni senza dotarli di viabilit di collegamento alla citt. il caso del quartiere Rubattino dove non si pensato a un collegamento diretto con la citt prolungando la via Rubattino (di grandi dimensioni) verso Citt Studi, ma si riversato il traffico verso Milano sulle due radiali pi vicine: via Rombon a nord e cavalcavia Buccari (viale Argonne) a sud, radiali ambedue di problematica praticabilit per l'accumulo del traffico proveniente dall'hinterland. Fino a che le espansioni della citt sono avvenute all'interno delle barriere ferroviarie e fluviali il disegno della viabilit ha fornito alla citt una rete stradale funzionale, ma quando le espansioni sono andate all'esterno di queste barriere la comunicazione tra la Milano in e out potuta avvenire solo attraverso le vecchie radiali storiche per le quali erano stati predisposti ponti e sottopassaggi ai tempi della costruzione della barriera ferroviaria. Ma che sono diventati sempre pi oggetto di traffico pendolare extraurbano dando cos origine a Zone Intercluse. Queste non vengono collegate in modo funzionale con il resto della citt anche quando si sono trasformate in piccole down-town, come quella a funzione prevalente Universitaria e Ricerca alla Bovisa o quella con funzioni pubbliche altamente attrattive come la ex Zona 16 (Barona - Ronchetto). Bisogna ricordare anche la volubilit decisionale delle amministrazioni che avevano ereditato dalle gestioni precedenti, ai due lati delle barriere ferroviarie-fluviali, infrastrutture gi predisposte come dimensioni alla loro futura funzione senza collegarle poi con il previsto ponte o sottopasso. Cos in molte zone della citt ci troviamo inspiegabilmente di fronte a tronconi di viabilit di grandi dimensioni, perch previste per essere collegate tra di loro, ma che oggi restano largamente sottoutilizzate. Tutto ci ha impedito a Milano la formazione della auspicabile, quarta Circonvallazione esterna, che, per le ragioni sopra citate, presenta larghe arterie poco utilizzate a est e ovest che potrebbero essere adatte a questa funzione, ma che non sono state collegate a nord, a causa della rinuncia alla cosiddetta gronda Nord e a sud non realizzando il ponte di piazza Negrelli tra i viali Famagosta e Faenza e via Primaticcio. Anche se nella zona sud stato ora previsto nel PGT un sottopasso tra via Ortles e Antonini che, se realizzato, farebbe pensare che si possa riaprire la possibilit di questa nuova e attesa circonvallazione. Tutto questo per dire che nelle spese per l'EXPO si potevano trovare i finanziamenti per collegare meglio a Milano alcune tra le zone intercluse pi interessanti (Politecnico Bovisa e Barona Ronchetto)) e che un nuovo Piano Urbano di Mobilit Sostenibile deve partire da una citt che possiede una rete stradale che dia facile interconnessione a tutto il tessuto urbano consolidato, quale non certamente la Milano di oggi.

Scrive Corrado Tomassini a Ilaria Li Vigni

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www.arcipelagomilano.org Concordo con la vostra proposta di sostenere l'istituzione della Citta Metropolitana cogliendo l'occasione dell'eliminazione delle Provincie. Gi la legge n.142 (8 giugno 1990) prevedeva la creazione delle nove Citt Metropolitane: TO- MI- VEBO- GE- FI- NA- BA- PA + RM. Legge vista per con ostilit dai detentori dei minori centri di potere sul Territorio, che gestiscono tra l'altro la miriade, circa 4000 Aziende e Enti partecipati, che sono spesso nidi di Corruzione e il vero costo della Politica (non contabilizzato nei costi dello Stato se non quando sono in deficit). La provincia inoltre obsoleta perch risente delle origini Napoleoniche per il controllo militare del Territorio e non per l'ottimale erogazione di Servizi. Se andate a vedere (se esistono ancora) le rilevazioni SOMEA che studiano le aree di attrazione delle Citt, avrete conferma della dimensione ottimale della Area Metropolitana per ciascuna delle Grandi Citt Italiane. Dimensione che supera normalmente la dimensione stessa della Regione perch corrisponde a un'Area omogenea sia geograficamente che socio- economico-culturale, vedi lestensione della rete di aeroporti di Milano, Malpensa, Orio al Serio, lo sviluppo delle linee Metropolitane, le Citt Universitarie, i servizi ospedalieri, il progetto stesso de lExpo 2015 ... Da qui l'esigenza di sviluppare e coordinare le proprie attivit di servizio (e di immagine) su spazi molto pi ampi che inducono a parlare di Citt Regione (cio un Sistema Integrato di Area) che ha pi forza di immagine che la Regione stessa. La necessit di forte identificazione nei rapporti internazionali fa intravedere inoltre, dice Piero Bassetti, l evoluzione della Citt Metropolitana verso la Citt Stato dotata di propria autonomia nel gestire rapporti di cooperazione e partenariato con altre Citt e Paesi Esteri, oltre confini nazionali oramai simbolici.

Scrive Nicoletta Geron a Filippo Del Corno


Ho appena visto la bella videointervista a Del Corno su Expo e Teatro Lirico. Si conosce poco la sorte del Teatro Gerolamo appena ristrutturato. Sarebbe interessante sapere quale sorte attende quello storico piccolo gioiello.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Dalla Russia titubanti
Gran concerto, quello della settimana appena conclusa, con lorchestra Verdi diretta da Jader Bignamini e un giovanissimo e bravissimo pianista milanese, praticamente allesordio, con un programma tanto impegnativo e avvolgente che ha letteralmente travolto il pubblico che gremiva lAuditorium. Un programma anche rigoroso e coerente che affiancava il terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov - il difficilissimo Rach 3, reso celebre dal film Shine di Scott Hicks - allaltrettanto difficile e celebre Sacre du Printemps di Igor Stravinskij, tutti e due scritti negli ultimi anni della Russia zarista (siamo fra 1907 e il 1913) pochi anni prima che entrambi i compositori lasciassero il loro paese spaventati dalla guerra e dalla rivoluzione. Fra le due composizioni un breve balletto di Stravinskij, lo Scherzo fantastico opera 3 noto sopratutto pe rch fu lopera che fece incontrare il compositore e il grande Djagilev e dunque mise le basi per il sodalizio che durer tutta la loro vita e che far da incubatore a tanta musica importante. Il concerto inizia con il Rach 3 eseguito in modo impressionante e impeccabile dal ventenne milanese Luca Buratto, gi pieno di diplomi e di menzioni donore, vincitore di i mportanti premi, che mostra la sicurezza del consumato concertista; i suoi due bis - Debussy e Schumann - confermeranno infatti una sensibilit e una capacit danalisi sorprendenti. Ma straordinario stato anche il direttore Jader Bignamini, di cui da queste colonne abbiamo gi tessuto le lodi, che ha tenuto molto bene insieme, con grande misura e precisione, sia la compagine orchestrale che il complesso rapporto fra solista e orchestra. A proposito di questo Terzo Concerto non possiamo fare a meno di dire che si tratta di unopera veramente infelice, ridondante, nata per sfondare nella prima, imminente trasfe rta negli Stati Uniti dove infatti - poche settimane dopo essere stata scritta - esordir con lo stesso Autore seduto al pianoforte. Rachmaninov aveva allora unidea sommaria e mitica dellAmerica, non la conosceva ancora, e ha preparato questo Concerto per la tourne oltre oceano pensando di dover sorprendere e sbalordire il pubblico con la sua abilit di pianista, finendo cos per strafare. Riuscire a fare di questo Concerto unopera tutto sommato molto godibile stato il grande merito di Buratto e Bignamini, perfettamente affiatati e visibilmente collaborativi, alla fine giustamente premiati dal pubblico entusiasta. Del Sacre di Stravinskij molto pi difficile dire: lavevamo ascoltato nel febbraio dello scorso anno nellesecuzione della Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding (che a dire il vero sostitu allultimo momento un collega malato); fu un pessimo concerto, come scrivemmo, e ora possiamo anche dire che non neppure immaginabile mettere a confronto quella interpretazione con questa della Verdi. Tanto quella fu mera esibizione muscolare incentrata sugli aspetti pi banalmente tribali e selvaggi del rito pagano, quanto questa ha scavato in profondit nelle motivazioni originali del misterioso, premonitore, visionario testo di Stravinskij. Giacomo Manzoni, nella sua Guida allascolto della musica sinfonica (Feltrinelli, 1967) dichiara che Le Sacre du Printemps, quadri della Russia pagana uno tra i massimi capolavori musicali dellepoca moderna; come si fa a non essere daccordo? A noi per resta un dubbio: quanto legittimo - anche se perfettamente legittimato dallo stesso Autore - eseguirlo senza contestualmente assistere al Balletto per cui esso nato?

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www.arcipelagomilano.org I grandi Balletti di Stravinskij sono, come noto, LUccello di Fuoco (1910), Petruka (1911), Le Sacre du Printemps (1913), Pulcinella (1919), Il Bacio della Fata (1928) e Jeu de Cartes (1936); e tutti sono stati ripresi e rivisti dallo stesso Autore negli anni successivi, a pi riprese fino al 1945, per essere trasformati in Suites per orchestra, soprattutto per soddisfare - non del tutto disinteressatamente - le pressanti richieste dei suoi editori. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare quel grande Maestro nel 1956, e di passare con Lui una lunga e felice giornata ovviamente segnata dallenorme imbarazzo della propria giovinezza e pochezza al cospetto di tanta celebrit; e ricordiamo con precisione che ci parl del suo rammarico nellosservare che il pubblico si appassionava pi alle Suites sinfoniche dei suoi Balletti che non alle rappresentazioni dei Balletti stessi. Ricordate il cartone animato Fantasia di Walt Disney, con la musica del Sacre che accompagna la nascita dell'Universo nella notte dei tempi, la nascita della Terra, poi il Pianeta che prende forma e vi arriva la Vita, e poi ancora lo straordinario duello tra il Tirannosauro e lo Stegosauro Stravinskij lo port ad esempio per spiegare come tutto si pu fare, anche con ottimi risultati, ma di ogni opera bisognerebbe rispettare il carattere con cui nasce e con il quale si impone allattenzione del mondo. Le manipolazioni successive possono avere grandi qualit ma perdono sempre qualche cosa per strada.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Autunno Americano parte 2: Andy Warhol
Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra d ipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, o vvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata.

WARHOL, DALLA COLLEZIONE PETER BRANT Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.30-19.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.

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Josep Albers torna a Milano


Milano celebra il genio di Josep Albers attraverso una mostra in due sedi che ripercorre alcuni degli aspetti fondanti della carriera del grande artista modernista ed esponente del Bauhaus, promossa dalla Josef & Anni Albers Foundation. Fino al 6 gennaio presso la Fondazione Stelline sar possibile visitare Josef Albers. Sublime Optics, prima mostra monografica milanese dedicata allartista tedesco. Curata e allestita da Nick Murphy (Projects Director della Josef and Anni Albers Foundation) la mostra offre una prospettiva unica su questo grande artista e maestro del Bauhaus, raccogliendo rari disegni giovanili, interessanti ed emozionanti vetri colorati, vetri sabbiati e una selezione di dipinti astratti. Il percorso espositivo presenta 78 lavori realizzati all'inizio della sua carriera artistica, quando Albers insegn in Vestfalia, per arrivare fino agli ultimi giorni della sua vita: dal primissimo disegno conosciuto fino all'ultimo e straordinario Omaggio al Quadrato. Una carriera artistica permeata, nonostante le rigide geometrie e strutturazioni delle sue opere, dalla sua religiosit cattolica e dal suo credere fermamente che, applicando il talento artistico con dedizione e verit, sarebbe stato possibile trasformare la realt quotidiana in modo miracoloso. La mostra - afferma Nick Murphy analizza gli esperimenti del maestro con la luce (attraverso raffinate manipolazioni di colore, forme e linee) in modo da creare ulteriori misteri nel mondo, misteri che possano funzionare come esercizi spirituali per nostri occhi. come un ottico mistico che ci fa indossare lenti per veder meglio il sublime intorno a noi. Liniziativa alla Fondazione Stelline il primo ritorno a Milano delle opere dellartista dopo quasi ottanta anni di assenza. Lultima volta che Albers ebbe una mostra personale in citt fu quando lamico e collega della Bauhaus Wassily Kandinsky organizz una mostra delle sue stampe presso la galleria Il Milione nel 1935, a un anno dalla chiusura del Bauhaus (di cui Albers fu studente e docente dal 1920 al 1933). La seconda esposizione Imparare a vedere: Josef Albers professore, dal Bauhaus a Yale in programma dal 2 ottobre al 1 dicembre 2013 nella Sala Napoleonica dellAccademia di Brera curata da Samuele Boncompagni e da Giovanni Iovane e approfondisce limpatto dellinnovativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindi al Black Mountain College di Asheville (North Carolina, USA), dove emigr con la moglie alla chiusura del Bauhaus tedesco, e infine alla Yale University di New Haven (Connecticut, USA). La passione e la creativit impiegate da Albers durante le sue lezioni saranno rilette attraverso quattro Omaggi al quadrato di Albers e cento tra documenti, foto, libri, materiale didattico dello stesso Albers e dei suoi studenti, che documentano in maniera approfondita la qualit del suo insegnamento.

JOSEF ALBERS. SUBLIME OPTICS, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti del secolo scorso? Sono solo alcuni dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con 80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi e che ripercorre la storia del ritratto dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficile, nella storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini; senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30

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Porto Poetic. Sogni e progetti di due grandi maestri


La Triennale di Milano, insieme al Council of Architects Northern Chapter (OASRN) presentano la mostra Porto Poetic, una panoramica delle maggiori opere di due pilastri dellarchitettura portoghese, lvaro Siza e Eduardo Souto de Moura. Lesposizione, a cura di Roberto Cremascoli, presenta 41 progetti di architettura, 215 pezzi di design, 540 fotografie dautore e 28 filmati che vanno ad analizzare la scena architettonica portoghese dagli anni Cinquanta a oggi, soffermandosi sulle produzioni dei due maestri, diversi ma con una forte linea di continuit. Porto poetic un omaggio alla citt di Oporto e al Portogallo, Paese che stato fortemente riqualificato e messo in evidenza, dal punto di visto architettonico, grazie al lavoro operato da Siza e Souto de Moura, maestro e allievo, e che hanno fortemente caratterizzato la cosiddetta Scuola di Porto. Alvaro Siza, che nel 1986 scrisselvaro Siza, Professione poetica, fece emerge a livello mondiale la Scuola di Porto, considerata fino ad allora come qualcosa di secondario e regionale, vernacolare. Nella sua celebre premessa alla pubblicazione, scriveva ... Dicono che disegno nei caff, che sono un architetto di piccole opere (dato che ho provato a fare le altre, penso che, se non mi sbaglio, le piccole sono pi difficili).... La tradizione una sfida allinnovazione. fatta di inserti successivi. Sono conservatore e tradizionalista, cio mi muovo fra conflitti, compromessi, meticciaggio, trasformazione.... Ed proprio questo mix di innovazione e tradizione, di dialogo con il territorio ma anche di novit, che gli permette di firmare alcune delle opere pi significative del suo Paese, opere private ma anche e soprattutto spazi pubblici e per la collettivit. Insieme al lavoro di Souto de Moura e ai loro seguaci. Il tracciato della metropolitana, con le stazioni disegnate da Eduardo Souto de Moura e la sua Casa das Artes a Chaves; il Museo di Serralves, la Facolt di architettura di Porto, lessenziale chiesa di Santa Maria e le Terme di Vidago, di lvaro Siza, sono ormai icone della nuova Porto. Ed proprio la capitale portoghese che ha festeggiato recentemente la conquista del secondo Premio Pritzker (lequivalente dei premi Nobel per larchitettura), quello a Eduardo Souto de Moura (2011), premio che lvaro Siza aveva meritato gi nel 1992. La Porto Poetic a cui fa riferimento il titolo allora quella citt nuova eppure storica, vitale eppure tradizionalista, che gli architetti della omonima scuola hanno fatto pian piano rivivere e risvegliare. La mostra, divisa in tre sezioni, Poetic, Community e Design, aiuta a entrare nello spirito e nella mente dei grandi architetti, grazie a interviste, pezzi di arredo autentici, bozzetti, progetti e fotografie, alcune scattate anche da grandi fotografi, come il rimpianto Gabriele Basilico.

Porto poetic Triennale di Milano fino al 27 ottobre Costi: 8,00 Euro, 6,50 Euro Orari di apertura Marted - Domenica 10.30 - 20.30 Gioved10.30 - 23.00

I sette savi di Melotti


Dopo quasi cinquanta anni di assenza tornano a far bella mostra di s i Sette Savi dello scultore Fausto Melotti. Le sculture, restaurate con il contributo di SEAAeroporti di Milano, attenderanno da qui al 10 novembre i viaggiatori e i frequentatori dellaeroporto di Malpensa presso la Porta di Milano, tra l'ingresso del Terminal principale e la stazione ferroviaria che conduce in citt. La Porta, progettata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni (che hanno curato l'allestimento della mostra), Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti datmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggi scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani. I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. Lopera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata Coerenza delluomo della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero port Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. Lopera infatti acquis un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del sette che da sempre compare nella storia delluomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura - astronomica, storica, mitologica - un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virt teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica. Dovendone produrre altre versioni, lautore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e laspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni? I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015

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Milano Archeologica 2015


In vista dellExpo 2015 tante sono le attivit culturali in programma. Oltre allideazione di nuovi progetti, Mil ano si prender (finalmente) cura anche del patrimonio gi esistente, restaurando e valorizzando alcuni siti importantissimi per la storia della citt e quindi significativi anche a livello turistico. da poco stata presentata infatti la prima tappa del programma Milano Archeologia per Expo 2015, un percorso che restituir alla citt una fetta importante del suo patrimonio storico, quello riguardante let romana e imperi ale. Nonostante gli evidenti sviluppi urbanistici e architettonici, Milano conserva ancora tracce importanti di un passato glorioso che va dal I sec. a.c. allet tardoantica, in cui la citt divenne centro e poi una delle capitali pi siginificative dellImpero romano. Resti di questo passato si possono vedere ancora oggi al Museo Archeologico di corso Magenta, con i resti delle mura di Massimiano e la torre di avvistamento, cos come, inglobata nel campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore sopravvive lantica torre del circo romano. L accanto invece sono conservati, in via Brisa, a cielo aperto, i resti del monumentale palazzo imperiale, in cui Costantino e Licinio nel 313 emanarono il famoso Editto di tolleranza. I resti pi emozionanti forse per si trovano sotto piazza Duomo, con il battistero di San. Giovanni e lantica basilica di Santa Tecla. Solo per citare le testimonianze pi note. Il progetto Milano Archeologia si propone quindi di favorire la conoscenza e la conservazione delle realt archeologiche presenti nel centro storico di Milano mediante azioni di manutenzione, promozione e comunicazione attraverso un sistema di reti di conoscenze e diffusione delle informazioni. Un progetto voluto e sostenuto dallArcidiocesi, dalla Regione Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e dal Comune di Milano. Insieme collaboreranno le parrocchie di San Eustorgio, San Simpliciano, San Lorenzo Maggiore e San Nazaro in Brolo, interessate poich depositarie di importanti resti paleocristiani sui loro territori. Infatti verranno restaurate e riqualificate le aree delle sepolture e dei manufatti paleocristiani della necropoli di Sant'Eustorgio; verranno valorizzati i resti di et romana imperiale presso San Nazaro, cos come larea del Foro romano in piazza s. Sepolcro e nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, per concludere con la torre romana e la torre del circo in via Luini. A partire dalla celebrazione dei 1700 anni dellEditto di Costantino e in vista dellExpo, questo progetto non solo punta a riqualificare e promuovere resti, aree e monumenti, ma anche a elaborare una metodologia che potr essere replicata per altre realt non solo milanesi ma anche lombarde.

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, gi direttore artistico della Fondazione Trussardi e direttore associato del New Museum di New York. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il comp ito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che

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www.arcipelagomilano.org particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D,

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www.arcipelagomilano.org i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Luca Sarzi Amad Il duca di Sabbioneta Guerre e amori di un Europeo errante
Mimesis Edizioni, 2013 pp. 400, illustrazioni 370, euro 24
Lo storico Franco Cardini presenter il testo con l'Autore, mercoled 23 ottobre, ore 18, presso Palazzo Sormani, Sala del Grechetto, via F. Sforza 7, a cura Unione Lettori Italiani Milano Una biografia scintillante, inesausta, nutrita di innumerevoli aneddoti, rimandi, confronti, ritratti di giganti della politica e della cultura di quel secolo, il Cinquecento, al quale sono stati dedicati mille romanzi, quasi tutti per meno "romanzeschi" delle vicende storiche che ne compongono lo sfondo. Vespasiano Gonzaga Colonna attraversa il "Siglo de oro" da protagonista, con un poliedricit che lascia stupefatti: architetto e urbanista, stratega finissimo e generale temerario, accanito collezionista d'arte, archeologo, coordinatore di apparati di intelligence e lui stesso agente segreto, uomo di Stato, legislatore, diplomatico presso le pi importanti corti d'Europa, ma sopratutto - ed questo il vero sogno della sua vita- artefice della citt ideale: Sabbioneta. Il volume di Luca Sarzi Amad (collaboratore del Giorno, di Repubblica, di Paese Sera, dell'Espresso, di Famiglia Cristiana, autore fra l'altro di un celebre "Milano fuori di mano", prefato da Enzo Iannacci), raccoglie nella seconda e nuova edizione grandemente ampliata rispetto a quella del 1990, un materiale imponente di illustrazioni, tratte da immagini d'epoca, tra le quali spiccano i progetti preliminari ed esecutivi della citt ideale, Sabbioneta, vero grande amore del Duca, che nel suo gioiello intendeva identificare la patria che non aveva mai avuto e riproporre le emozioni estetiche provate nel suo vagabondare nelle pi belle capitali europee. Attraverso la vita del protagonista il volume di Sarzi Amad offre chiavi di lettura di imprevedibile interesse su alcuni eventi centrali del secolo Sedicesimo. Tra i tanti ricorderemo le geniali iniziative militari, diplomatiche e di intelligence, tutte coordinate dal quarantenne Gonzaga, per impedire che Francia e Inghilterra aggredissero alle spalle, partendo dall'invasione dell'insidiosa retrovia basca, il blocco cattolico impegnato allo stremo nella grandiosa offensiva navale nel Mediterraneo, culminata con la vittoria di Lepanto sulla flotta ottomana nel 1571. Nell'occasione l'ambizione lo spinse anche oltre. Le accurate ricerche negli archivi di mezza Europa hanno rivelato a Sarzi Amad il dettagliato piano del Duca di Sabbioneta per l'invasione della Francia in nome di re Filippo II, per chiudere una volta per tutte i conti con gli Ugonotti e con il preoccupante vicino dei Pirenei. Il prudente Filippo non approv il piano, ponendo cos le premesse per il successivo infausto tentativo di sbarco nelle isole britanniche, culminato nel disastro dell'Invencible Armada. Non meno affascinante il rapporto tra Vespasiano Gonzaga e l'Imperatore Rodolfo II d'Absburgo. La ricostruzione dei viaggi del Duca a Praga, pochi anni prima della sua morte, offrono un panorama godibilissimo incentrato soprattutto sulla descrizione delle sue visite alle sterminate raccolte di oggetti d'arte e di curiosit frutto della bulimia collezionistica di Rodolfo d'Asburgo: gioielli, specchi, monete, talismani,la ricercatissima statuaria femminile greco romana, dalle pose oscene, e poi orologi, meccanismi, automi, fiere imbalsamate, manoscritti e la prestigiosissima quadreria con i suoi Correggio, Parmigianino, Zuccari, Brueghel e tanti altri. Il tutto strettamente riservato all'ammirazione dei pochi amici o favoriti dell'Imperatore, tra i quali, appunto, Vespasiano Gonzaga e Giordano Bruno, delle cui condanne a opera degli inquisitori Rodolfo si faceva beffe. Il "Duca di Sabbioneta" dunque, il libro di una "grande avventura" che ha per scenario l'Europa incandescente del '500 e per protagonista un illustre italiano ed europeo, in qualche modo "un cervello errante" che della propria patria ha fatto il mondo, ma che l'ha ricercata in una sua personale piccola Atene, Sabbioneta. Paolo Bonaccorsi

CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi

n.36 V 23 ottobre 2013

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rubriche@arcipelagomilano.org VERTIGO (La donna che visse due volte)


di Alfred Hitchcock [USA, 1958, 128'] con Kim Novak, James Stewart
Davanti a Quarto Potere. Prima di 2001 di Kubrick e di Sentieri Selvaggi di Ford. Dallo scorso anno, come migliore film della storia del cinema* viene indicato questo capolavoro di Alfred Hitchcock, pellicola classe 1958, restaurata e smagliante nella rimasterizzazione recente, nelle sale milanesi solo per pochi giorni, fino a mercoled 23. Film intrigante e avvolgente a partire dalla sequenza optical dei titoli di testa (firmata dal genio delle sequenze di testa fatte di lettering e grafica raffinati, Saul Bass), ma soprattutto a partire dal titolo felice della versione originale, Vertigo, che cento volte vale quello italiano (La donna che visse due volte) troppo rivelatore e sbilanciato sul personaggio femminile. Mentre la parola Vertigo porta con s lo sbandamento fisico e sentimentale, con vera vertigine annessa, vissuto dal protagonista. Vertigine che diventa causa dellinganno subto e segno indelebile del senso di colpa che lo perseguita. Il detective Scottie, segnato dal rimorso per la morte di un collega che non riuscito a salvare a causa delle vertigini, lasciata la polizia, accetta lincarico che arriva da un ricco ex compagno di scuola. Questi gli chiede di sorvegliare sua moglie, Madeleine, descritta come depressa con tendenze suicide, ossessionata dal passato. inevitabile che Scottie si innamori, ricambiato, della bionda Kim Novak, fino al tragico epilogo della passione, quando la donna che doveva proteggere precipita da un campanile con lui inchiodato sulle scale a chiocciola della torre, incapace di vincere il vortice che lo paralizza. Da sopravvissuto alla passione, inquieto e infelice, Scottie incontra per caso Judy, a cui impone una metamorfosi per renderla completamente somigliante allamante perduta. Un monile aiuter a dipanare il filo dellinganno, per un finale da melodramma. Il film uno dei pi psicanalitici di Hitchcock e si snoda in un equilibrio perfetto tra virtuosismi tecnici (movimenti della macchina da presa a 360, zoom arditi, flashback che entrano con sincronismi perfetti nella narrazione ) e scenari suggestivi di San Francisco e probabili dintorni. Le vicende, paradossali sulla carta, sono rese verosimili dalla faccia comune di James Stewart, in un clima continuamente sospeso tra attesa e dramma. Colonna sonora di Bertrand Hermann, alter ego musicale del regista, da riascoltare tornati a casa dopo il film. Adele H. * Secondo la classifica stilata dalla rivista inglese Sight & Sound votata da oltre 800 tra critici, accademici, distributori e scrittori.

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org IL LAGO DEI CIGNI Balletto fantastico in due atti e otto scene [165].
Coreografia e regia Rudolf Nuriev, dopo Marius Petipa e Lev Ivanov, ripresa da Maina Gielgud. Musica Ptr Ili ajkovskij. Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Paul Connelly. Scene Ezio Frigerio. Costumi Franca Sqaurciapino.Odette/Odile Nicoletta Manni Sigfried Carlo Di Lanno Wolfgang/Rothbart Christian Fagetti Regina Daniela Siegrist. Pas de trois Antonella Albano, Vittoria Valerio, Marco Agostino Solisti valzer Deborah Gismondi, Emanuela Montanari, Beatrice Carbone, Alessandra Vassallo, Massimo Garon, Riccardo Massimi, Maurizio Licitra, Emanuele Cazzato. Cigni grandi Antonina Chapkina, Virna Toppi, Luana Saullo, Alessandra Vassallo. Cigni piccoli Antonella Albano, Lusymay Di Stefano, Vittoria Valerio, Daniela Cavalleri. Solisti czrds Adeline Souletie, Massimo Garon. Spagnoli Beatrice Carbone, Emanuela Montanari, Mick Zeni, Alessandro Grillo. Solisti tarantella Antonella Albano, Maurizio Licitra. Pretendenti Alessandra Vassallo, Virna Toppi, Vittoria Valerio, Antonina Chapkina, Luana Saullo, Giulia Schembri e con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.
Per il ventennale della scomparsa di Rudolf Nuriev il Teatro alla Scala ha deciso di commemorare il grande ballerino con la doppia rappresentazione della sua ultima ripresa coreografica, il Lago dei cigni, che gi apparteneva al repertorio del corpo di ballo milanese. Nella prima estiva stata chiamata la grande artista Natalja Osipova (prima ballerina toile del Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo e principal presso lAmerican Ballet Theatre di New York) che ha danzato insieme n.36 V 23 ottobre 2013 allastro nascente del Teatro alla Scala Claudio Coviello (solista). Nella replica autunnale, invece, si dato spazio ai giovani e giovanissimi del corpo di ballo. La ventiduenne salentina Nicoletta Manni stata scelta per il ruolo della protagonista Odette/Odile, ruolo non nuovo per la ballerina: infatti, lo aveva gi interpretato sul palco della Staatsoper di Berlino, nel cui corpo di ballo ha lavorato per quattro anni. E dopo un ruolo da prima ballerina (Myrtha, regina delle Villi, in Giselle con Svetlana Zacharova e Roberto Bolle la scorsa stagione), per la prima volta sul palco milanese si cimentata nel ruolo della protagonista. Straordinaria la tecnica, la apparente facilit e agilit sulle punte, impeccabili i trentadue fouetts en tournant nella coda del pas del Cigno nero. La maggiore difficolt di questo doppio ruolo sta proprio nella doppia e del tutto diseguale personalit che una sola danzatrice deve interpretare nella medesima rappresentazione: allinizio e 18

www.arcipelagomilano.org alla fine Odette, la principessa intrappolata nellincantesimo dal temperamento dolce, triste, sofferente, ma innamorata; nel mezzo del balletto Odile, limmagine seducente, intrigante e ingannatrice creata dal mago per raggirare il principe. Forse il Cigno bianco stato il ruolo che per il momento il carattere dellemergente danzatrice riuscito meglio a esprimere. Il ruolo del principe stato dato al ventenne napoletano, Carlo Di Lanno, diplomato allAccademia della Scala e forte di una stagione allestero, ed stato interpretato a ttraverso le grandi doti tecniche e musicali: mai una chiusura o una posa fuori tempo! Per Di Lanno il ruolo da protagonista stato il suo primo eccezionale tentativo, lintrospezione psicologica voluta da Nuriev forse ancora va ricercata con una maggiore intensit, ma non mancheranno certo tempo e capacit, che hanno gi dello straordinario. Della stessa altezza stato il venticinquenne milanese Christian Fagetti (corifeo) nel ruolo molto virtuosistico e intrigante di Rothbart, ruolo che lo stesso Nuriev aveva lasciato per se stesso. Il virtuosismo sembra rientrare nel temperamento e doti del ballerino e infatti molti applausi sono stati riservati a lui, che gi aveva fatto altre apparizioni sul palco scaligero. Un giudizio molto positivo sugli emergenti del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, che si sono cimentati sempre allaltezza della loro prima anche nelle date successive che hanno chiuso la commemorazione di Rudolf Nuriev. Domenico G. Muscianisi In scena presso il Teatro alla Scala di Milano dal 17 al 24 luglio e dal 14 al 18 ottobre 2013, rappresentazione del 14 ottobre 2013.

GALLERY

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I CANDIDATI ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PD: ARIANNA CAVICCHIOLI


http://www.youtube.com/watch?v=EYEz5-ml2_4

ARIANNA CENSI
http://www.youtube.com/watch?v=_49XPvl1zaU

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