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LIslam radicale e la specificit iraniana

di Majid Karshenas (Universit di Isfahan )

Roma, settembre 2003 Si pu dire che il concetto di integralismo o fondamentalismo i islamico si diffonda per la prima volta nella coscienza collettiva occidentale nel novembre 1979, al momento delloccupazione dellAmbasciata degli Stati Uniti dAmerica a Teheran. In realt, il fenomeno da considerarsi assai pi antico, in quanto tutti gli ultimi duecento anni hanno visto nelle societ musulmane lo sviluppo, sia pure attraverso fasi di diversa intensit e vicende alterne, di quel particolare meccanismo di azione-reazione per cui da un lato sistemi esterni alle societ stesse esercitano unattrazione gravitazionale sui loro rapporti interni in campo sociale, economico e culturale, dallaltro la cultura tradizionale delle medesime comunit, in esse profondamente radicata, al fine contrastare questa pi o meno esplicita, pi o meno violenta, aggressione mette in atto ogni sforzo per mantenere o riprendere sotto il proprio controllo quei rapporti, interpretando ogni carenza, crisi, difficolt interna come causata esclusivamente dallesterno, condannando come innovazione o idea dimportazione qualsiasi corrente di pensiero diversa da s, e affermando lindispensabilit di un ritorno pieno alle basi pure, svincolate da qualsivoglia ancoraggio storico-temporale, della religione come unico rimedio. Tutte le societ musulmane segnate da questo lungo travaglio (con leccezione, come vedremo, dellIran, che ha goduto e gode di condizioni diverse) presentano dunque come prima caratteristica comune, insieme ad una generale arretratezza culturale, questo conflitto fra la propria cultura tradizionale e altre culture non-autoctone che si riducono poi sostanzialmente allunico modello culturale in grado di competere con essa: la cultura occidentale intesa come un tutto unico e largamente indifferenziato ii. Un secondo carattere comune pu essere individuato nella diffusa, e spesso profonda, crisi sociale contraddistinta da vari fattori, tra cui lassenza di un equo sistema di istruzione, lanalfabetismo diffuso, il mancato controllo dellincremento demografico, la piaga dellemigrazione. Accanto a questi due elementi, ricorre costantemente una situazione di crisi economica, sempre caratterizzata dalla dipendenza dei Paesi dai sistemi economici stranieri nei settori alimentare, farmaceutico, tecnologico e finanziario, dallo sfruttamento dei lavoratori (inclusi, in molti casi, i bambini), da una diffusa condizione di povert. Sono esistiti ed esistono, dunque, gruppi e correnti di pensiero secondo i quali lunica risposta a simili drammatiche situazioni di crisi, lunico strumento per porvi rimedio e ritornare ad una sorta di et delloro delle societ islamiche colpita e (temporaneamente) cancellata dagli aggressori esterni, lIslam tradizionale, o classico: cio una lettura, ed interpretazione, del dettato islamico che mentre afferma di fondarsi semplicemente sulla

versione integrale del Corano e della tradizione del Profeta, in realt solidamente basata come teorizza anche lo scrittore egiziano Abdoljavad Yassin - soprattutto sulle vicende storiche dellIslam. In altri termini, i pilastri di sostegno dellIslam classico sono le codificazioni teologiche delle cinque tradizioni religiose che hanno dato forma al pensiero islamico iii, codificazioni rimaste pressoch immutate nei secoli anche perch i teologi islamici, in reazione alle eresie Batinita iv e Carigita v, tranne che in poche eccezioni segnalabili essenzialmente soltanto nellIslam shiita, hanno relegato ai margini il pensiero filosofico tradendo lantica apertura alla scienza e allaristotelismo vi incarnata dai vari Avicenna e Averro e manifestando una violenta ostilit nei confronti del ragionamento dimostrativo, della logica e dellintelletto raziocinante. I movimenti religiosi conservatori (potremmo definirli di destra, anche se le categorie politiche destra e sinistra in relazione alle societ musulmane dovrebbero essere utilizzate con grande cautela, non essendo mai le situazioni perfettamente sovrapponibili a quelle occidentali), nella fase della loro formazione, cominciano dunque con attivit di tipo culturale, in reazione ai rischi di disgregazione dei valori tradizionali sotto la spinta - quasi sempre aggressiva, anche in modo violento dellintervento occidentale; ma non passa molto tempo prima che abbia luogo la fondazione del primo movimento politico di destra, ad opera di Hassan al-Banna; e successivamente le idee dei Fratelli Musulmani si diffondono in tutti i Paesi arabi. Poich con la prima guerra mondiale stato annientato limpero Ottomano, e nellarea si sono verificati lespansione del colonialismo e la nascita del nazionalismo, le lotte di liberazione nelle stesse zone hanno raggiunto il massimo grado di intensit. Ma i Fratelli Musulmani, che intendono resuscitare il Califfato islamico, pur essendosi radicati in tutto il mondo arabo non sono in grado di guidare le lotte della popolazione. Dopo la seconda guerra mondiale, lo sviluppo del nazionalismo, e in particolare lidea nasseriana in Egitto, sono le ragioni per cui questo movimento rimane isolato. E poich i governi arabi promuovono varie iniziative per reprimerlo, la repressione, fortissima e sanguinosa, subita in Egitto, Siria e Sudan lo costringe a ripiegare di nuovo su unattivit di tipo culturale. solo negli ultimi decenni del XX secolo che i seguaci del pensiero di al-Banna si ripresentano sulla scena politica. La morte di Nasser e lassassinio di Sadat in Egitto, la Rivoluzione in Iran, la mancata soluzione del problema palestinese, la sconfitta del nazionalismo arabo e del marxismo terzomondista (che non sono riusciti a trasformarsi in movimenti di massa), hanno preparato le condizioni necessarie perch in Egitto, Palestina, Algeria, Tunisia, Turchia e Marocco (lIran non fa parte di questa panoramica) i Fratelli Musulmani tornino ad assumere il ruolo di protagonisti. Sebbene in ciascun Paese il movimento si trovi a trattare con basi storiche diverse e adotti di conseguenza metodi diversi, tuttavia la sua linea strategica per lacquisizione del potere politico o la partecipazione alla gestione di esso sempre fondata su unidea dello Stato che difenda la cultura e la religione tradizionalista vii; conquistano una base di massa, si avvalgono di organizzazioni di categoria di grandi dimensioni, e possono contare su grandi risorse economiche, che reinvestono in vari settori, come imprese o banche. Dal punto di vista organizzativo i Fratelli Musulmani

costituiscono la pi compatta tra le forze religiose che sviluppino unattivit significativa nei settori economici e politici e nelle strutture culturali. Tuttavia, non solo i Fratelli Musulmani, ma anche tutti gli altri partiti religiosi di destra attivi nei Paesi arabi, soffrono profondamente della mancanza di una teoria politica che presenti il bene generale come propria struttura fondamentale e gli interessi del popolo come proprio contenuto, e perseguono unicamente il predominio della religione tramite lintervento nella politica. Da un lato, la popolazione povera ed emarginata costituisce la loro principale base di consenso, ed essi la organizzano mediante luso degli slogan e delle tradizioni religiose; dallaltro, essi riescono ad assorbire buona parte dei ceti professionali (medici, avvocati, giornalisti, editori) inserendoli nelle proprie strutture religiose e persino in centri scolastici ed economici. La loro attivit politica, incentrandosi sul dominio di norme religiose di costume, quali labbigliamento islamico e la proibizione della vendita di bevande alcoliche, promuove inoltre un vasto sforzo propagandistico contro gli altri gruppi e movimenti religiosi non fondati sullIslam classico ma impegnati nellopposizione ai regimi totalitari. La loro azione sviluppa e rinfocola contraddizioni marginali, creando conflitti senza risultato politico. La conseguenza di una simile impostazione, quando esaminata al di l di ogni clamorosa apparenza, si traduce nella preparazione del terreno perch nelle societ musulmane in cui sono attivi i regimi totalitari questi ultimi continuino a reggersi. Come ulteriore conseguenza, dunque, nei decenni Settanta/ Ottanta le politiche di collusione dei partiti religiosi di destra conducono alla nascita di movimenti che sorgono con lobiettivo di affrontare i regimi totalitari con programmi di tipo militare. Senza dubbio una ruolo molto importante nella formazione di tali movimenti svolto dal pensiero di Seyed Qotb, che nel testo Indicazioni di percorso delinea il concetto arabo di Stato nella religione, considerando la repressione e le politiche antipopolari come contrarie alla legge coranica, e di conseguenza obbligatoria e sacra la jihad contro di esse. Accanto al pensiero di Qotb, anche altri Omar Abdorrahman, Saleh Syrie, Mohammad Abdolsalam acquisiscono importanza speciale nei gruppi militanti religiosi, diffondendo il concetto della lotta armata in riferimento a versetti del Corano. La maggior parte di questi movimenti e gruppi, diversamente dai partiti religiosi di destra (che si fondono sul pensiero tradizionale islamico ma colludono con i regimi dispotici per acquisire il potere o parteciparvi) si basano a loro volta sul pensiero classico, ma ritengono che lunica strada per giungere alla liberazione del popolo oppresso sia la lotta militare contro i regimi locali dominanti, e considerano Ebne Tamimeh il proprio padre storico viii. Uno dei pi attivi fra i gruppi di questo tipo il Jamaat Eslami in Egitto, che negli ultimi decenni ha organizzato azioni militari contro il potere, e nella propria elaborazione teorica ha sviluppato una dura opposizione alle politiche dei Fratelli Musulmani, dei movimenti cristiani e delle sette sufi in Egitto ix. I movimenti come Jamaat Eslami, o Jihad Eslami, che per quanto riguarda la configurazione di classe provengono dai ceti pi poveri, si sono comunque diffusi soprattutto nelle universit, e poich attribuiscono alla lotta armata un carattere sacrale continuano ad operare in forma di sette o piccoli gruppi; in ogni caso, e questa volta non diversamente dai partiti della destra

religiosa, soffrono profondamente della mancanza di una ricca e strutturata elaborazione teorica anchessi si limitano a ritenere che il predominio della legge religiosa sia lunica strada che i Paesi arabi e musulmani possano imboccare per uscire dalle proprie crisi. Bisogna aggiungere unulteriore considerazione. Come si detto, la povert dellelaborazione politica dei partiti religiosi di destra nei Paesi arabi e islamici e limpostazione miope dei loro programmi produce come conseguenza una loro collusione di fatto con i regimi al potere nei rispettivi Paesi. Un simile meccanismo oggettivo di causaeffetto non sfugge allattenzione di quei Paesi dellOccidente per i quali la permanenza al potere di tali regimi, malgrado il loro carattere antidemocratico (o in molti casi proprio grazie ad esso), costituisce una sorta di garanzia: garanzia che il rapporto di oggettiva dipendenza del Paese arabo/islamico dal sistema economico occidentale post-colonialista non venga messo veramente e profondamente in crisi dal nascere magari di nuove forme di Stato democratiche, fondate sul consenso popolare e quindi forti, in grado eventualmente di mettere in seria discussione la gestione delle risorse nazionali o addirittura gli assetti regionali. Ne deriva che spesso Paesi quali la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, mentre i loro mass-media puntano il dito contro ogni forma di integralismo islamico, e i loro governi conducono una politica ufficiale di condanna e isolamento dei partiti musulmani di destra, in realt compiono ogni sforzo per riuscire ad assumere in una maniera o nellaltra, ovviamente in modo coperto e sempre sdegnosamente smentito, un ruolo di condizionamento di quegli stessi partiti, tramite infiltrazioni, vendite triangolari di armi e altri metodi propri dellintelligence. Questa prassi, divenuta abituale e perfezionata con il trascorrere dei decenni, ha spesso consentito allOccidente di servirsi di questo o quel gruppo di musulmani integralisti anche per gestire situazioni e assetti pi complessi. Si pensi per esempio alliniziativa condotta in porto dai servizi segreti britannici in Pakistan per creare, letteralmente dal nulla, il gruppo degli studenti Talebani al fine di mantenere sotto il proprio controllo quellAfghanistan da cui lo scontro fra gli interessi sovietici e gli interessi statunitensi rischiava di escluderli definitivamente; analogamente, si pensi al sostegno concreto, militare e non solo, fornito dagli USA ai Modjaheddyn afgani, ed in questambito anche alle correnti pi oltranziste dei Modjaheddyn stessi, nella loro lotta contro lURSS. Queste strategie occidentali non avevano per tenuto conto della possibilit che analoghe iniziative potessero essere messe in atto anche da altri Stati, non occidentali ma dotati delle risorse necessarie per inserirsi nel grande gioco che da decenni ha per posta la vastissima area petrolifera che si estende dal Medio Oriente al Caucaso allAsia Centrale. il caso dellArabia Saudita, il cui foraggiamento anchesso sempre smentito ufficialmente, e probabilmente dovuto alla decisione non dellintera Casa reale saudita ma solo ad una parte dei suoi membri della guerriglia cecena e soprattutto di personaggi e gruppi in modo pi o meno diretto legati ad Al Qeida, pur finalizzato a strategie geopolitiche e geoeconomiche, si fonda sulla fede wahabita x che accomuna ai Sauditi settori consistenti delle popolazioni sunnite di Afghanistan, Pakistan e Cecenia.

A questo punto necessario per precisare che (concetto che appare ovvio se vi si riflette attentamente, ma che non quasi mai preso in considerazione n dalla stampa n da molti leaders politici occidentali) i sostenitori dellIslam tradizionale nei Paesi musulmani sunniti rifiutano radicalmente lelaborazione teologica shiita e viceversa. Anzi, i tradizionalisti sunniti spesso considerano eresia lo Shiismo, adeguandosi alla linea duramente repressiva adottata per secoli dai Califfi nei confronti dei seguaci di Ali (dei dodici Imam shiiti, tranne lultimo, che i fedeli ritengono in occultazione e di cui atteso il ritorno alla fine dei tempi, tutti gli altri undici morirono uccisi proprio per mano sunnita). Daltro canto, per quanto riguarda gli Shiiti di oggi, va ricordato che, per una serie di ragioni storiche, nellIslam shiita confluito, durante i secoli, anche il sentimento dellorgoglio nazionale (anti-arabo) persiano. Questa contrapposizione tanto forte proprio perch fondata sul rispettivo rigido richiamo allortodossia da impedire ancora oggi il nascere e lo svilupparsi di autentiche sinergie fra lIslam radicale sunnita e lIslam radicale shiita; il quale, occorre aggiungere, presenta caratteri propri riguardo sia al radicamento sociale sia alla propria evoluzione storica, oltre che riguardo allimpostazione giuridico-politica. Di conseguenza, se vero che il successo della Rivoluzione iraniana del 1978/79 ha in qualche modo aperto la strada al crescere delle rivendicazioni di tutto lIslam, mostrando come questa religione potesse agevolmente svolgere il compito di nucleo coagulante ed anche di ideologia della liberazione prima svolto per esempio dal pensiero socialista e comunista (entrato in crisi ben prima del 1978, soprattutto a causa delle sue degenerazioni sovietiche), daltro canto per anche ai pi accesi fra i religiosi iraniani sostenitori della teoria della esportazione della rivoluzione apparso ben presto molto evidente che la loro esperienza non avrebbe trovato un seguito immediato e concreto nei Paesi arabi o musulmani-non arabi; e tanto meno la leadership shiita si sarebbe potuta imporre fuori dai confini dellIran (fanno eccezione il Libano, dove comunque una parte consistente della popolazione musulmana shiita, e le regioni meridionali dellIraq, dove le masse shiite costituiscono quasi due terzi del totale). vero per che lIran stato il primo Paese dove la forma dello Stato, la Costituzione, le istituzioni e le leggi siano state pienamente adeguate al dettato islamico; pu essere dunque interessante osservare come qui abbia agito e si sia evoluta la corrente di pensiero pi legata ai fondamenti dellIslam tradizionale. Pu essere utile premettere qualche considerazione che metta in luce alcuni caratteri della specificit dellIran anche riguardo a quanto detto finora. Nel corso dei secoli, nel quadro della civilt iraniana, il potere politico si sempre retto su tre pilastri, e in ciascuna fase storica le lites politiche iraniane sono germogliate sulluno o sullaltro di essi: si tratta dei potenti delle trib, dei potenti nel settore economico, e dei potenti religiosixi. Questi ultimi si possono raccogliere in un gruppo conosciuto con denominazioni diverse nelle varie epoche: sacerdoti, Magi, membri del clero, e nellinsieme gli uomini di religione. La struttura filosofica del pensiero dei primi Iraniani si pu caratterizzare come una visione del mondo di tipo cosmologico, dove si ritiene che luniverso abbia un ordine pre-determinato; che, di conseguenza, sia importante individuare il metodo opportuno per edificare

un modello di vita appropriato allinterno di tale ordine; che a tal fine sia necessaria la religione e che gli uomini di religione siano sia i guardiani sia i promulgatori di tale metodo opportuno. Evidentemente, nella storia dellIran, il potere e lo status dei leaders religiosi li ha resi non solo unlite, ma anche produttori di lites. Un esempio rilevante di questo gruppo Kartir, sommo sacerdote nellera sassanide, che era virtualmente il leader indiscutibile in quasi tutti i campixii. Il ceto religioso ha addirittura, occasionalmente, rivendicato il diritto di governare e dato vita a una dinastia. In ogni caso, il suo ruolo storico si mantenuto in modo pi o meno permanente. Lavvento dellIslam e specialmente dello Shiismo non indebolisce questo ruolo, anzi lo rafforza: gli Ulema shiiti diventano gli eredi degli Imam e spesso, nel loro nome, si ribellano ai detentori del potere del tempo. Ci avviene anche in periodi recenti, per esempio nel 1890, ancora regnante la dinastia Qajar, quando gli Ulema persiani appoggiano la Rivolta del Tabacco, e la loro influenza, derivante dal grande prestigio di cui godono presso le masse popolari, si rivela determinante, insieme con la ribellione del ceto mercantile da un lato e delllite intellettuale progressista filo-europea dallaltro, per costringere il monarca a revocare la concessione. La dura opposizione del clero (o meglio, di quella parte del clero che non si assimila alla Corte) nei confronti dello shah e delle forze estere che lo sostengono come strumento per lo sfruttamento delle risorse nazionali dellIran uno dei fattori pi importanti anche nelle lotte antimonarchiche successive, quale la Rivoluzione Costituzionale del 1905/6, sino alla Rivoluzione del 1978/79, dove la figura dellAyatollah Khomeini e il chador diventano riferimenti unificanti per tutto il vasto e variegato panorama di forze che lottano contro il dispotismo dei Pahlavi e la preponderante presenza statunitense. Naturalmente anche in Iran si riscontrano i tentativi non raramente coronati da successo operati dai Britannici (e poi anche dagli USA, per esempio in occasione del colpo di Stato del 1953 contro Mossadeq) per attrarre a s singole personalit religiose o gruppi di esponenti del clero al fine di condizionarne lazione, per influire indirettamente ma efficacemente sia sui governanti, sia sulle prese di posizione dei fedeli. Prima della Rivoluzione del 1978/79, il clero iraniano, da sempre presente nella societ civile, diviso in gruppi religioso-politici e in gruppi puramente religiosi: con il crollo della monarchia, i primi possono rapidamente occupare i posti di potere, e con altrettanta rapidit si dividono in numerose fazioni. La Repubblica Islamica non assume una forma organizzativa piramidale, ma si presenta come un corpo con membra diversificate. La struttura del potere nel sistema xiii costituita da alcuni anelli, reciprocamente legati ma nel contempo dotati di vari gradi di autonomia. Tale struttura non monocentrica, che sembra di tipo tribale, ha ovviamente radici storiche; la pluralit dei centri di potere in concorrenza reciproca esisteva gi nel sistema monarchico, perch, pur essendo il potere accentrato nelle mani dello shah , in ogni trib, in ogni zona del Paese, il signorotto locale o il governatore militare detenevano un potere assoluto. Con la fondazione della Repubblica Islamica, ci si trova di fronte a un nuovo tipo di tribalismo, che certo non ha la forma del pluralismo occidentale e non possiede, se non occasionalmente e accidentalmente, i caratteri propri di una struttura democratica. La maggior parte dei posti di potere vengono assegnati secondo le regole del nepotismo e del clientelismo; la rete delle parentele detiene il potere reale,

gestendo la maggior parte delle attivit dello Stato, tanto che necessario osservare i legami di fedelt tra le persone pi che le divisioni ideologiche o le gerarchie burocratiche. Lanello decisionale pi potente si trova al centro degli altri anelli, e comprende una lite i cui membri in maggioranza si identificano con i leaders religiosi che vantano pi ampio seguito popolare nella cultura politica dominante il carisma individuale pi importante del grado gerarchico o della qualifica. Esiste poi un secondo anello costituito da una lite mista di membri del clero e anche di persone che non fanno parte della gerarchia religiosa: al suo interno si delineano due gruppi distinti, i tecnocrati e gli ideologi, radicalmente diversi fra loro per cultura, metodi di gestione e tipo di lavoro svolto. Al di fuori di questi due anelli esistono gruppi che dirigono e acquisiscono potere in modi diversi: a fianco delle Fondazioni (potentati economici la cui ragione sociale ha scopi di beneficenza, ma che svolgono imponenti e fruttuose attivit economiche di ogni tipo, fanno capo alla Guida Spirituale e non sono soggetti alla legge ordinaria) troviamo lEsercito dei Pasdaran (i Guardiani della Rivoluzione) e altre forze di intervento, come i Basidj (miliziani giovanissimi) e i Comitati di Soccorso. Allinterno della societ civile, il movimento dei sostenitori dello Stato religioso si coagula in due settori-capostipite, gli Hezbollah (Partito di Dio), pi aperti a una dialettica di confronto, e i gruppi di pressione, cio gli Ansar Hezbollah (gli aiutanti del partito di Dio), che non esitano a dare vita ad iniziative di tipo squadristico ai danni, per esempio, di biblioteche, librerie, singoli intellettuali. Tra i sostenitori dellidea di governo del clero si annoverano poi anche movimenti come Resalat e Hodjatieh. La contraddizione pi importante (sebbene per molto tempo non emerga con evidenza se non agli occhi degli analisti pi attenti), ancor pi gravida di conseguenze della suddivisione ideologico-politica in destra e sinistra, quella che nel secondo anello del potere divide i tecnocrati dagli ideologi. I primi considerano scienza, tecnologia e istruzione basi dello sviluppo, e si comportano in modo pragmatico. Gli ideologi, invece, non attribuiscono importanza alla managerialit moderna, allesperienza tecnica e scientifica. Ci non significa che fra loro non si trovino professionisti (medici, ingegneri ecc.) e persone istruite: tuttavia listruzione e la tecnica si trovano in fondo alla loro scala dei valori. Essi non soltanto sono fedeli al velayat-e faqih
xiv

: sono convinti che il faqih si ponga al di sopra di

qualsiasi legge e della volont della maggioranza espressa nel voto. Verso la fine degli anni Novanta il dibattito che si accende in Iran riguardo al futuro del Paese vede delinearsi con chiarezza tre distinte correnti di opinione: la destra moderna (o tecnocratica) assume una posizione mediana tra i settori iranisti xv e gli islamisti tradizionalisti i quali, come si detto, hanno gi da tempo abbandonato le idee di esportazione della rivoluzione e si sono trovati a fare i conti con i sentimenti nazionalisti fortissimi allinterno della popolazione, quindi a dover ammorbidire, sia pure sul piano tattico, la propria concezione oltranzista. La dialettica fra le tre correnti, che ha dunque registrato il mutare dei rapporti di forza rispetto alla prima fase post-rivoluzionaria, apre oggettivamente gli spazi necessari perch si giunga allelezione di Mohammad Khatami che

pur essendo un esponente del clero non aderisce certo alla visione tradizionalista - alla Presidenza della Repubblica. Ovviamente, tuttavia, gli esiti delle elezioni presidenziali, e poi quelli, analogamente orientati, delle elezioni amministrative e parlamentari, se indeboliscono fortemente la presenza della destra tradizionalista in tutte le istanze rappresentative, certo non intaccano i corpi non elettivi, quali per esempio il Consiglio di Vigilanza (che fra laltro ha il potere di annullare qualsiasi legge varata dal Parlamento che ritenga contraria alla Costituzione o ai principi islamici), il Consiglio delle Opportunit (che dovrebbe mediare fra il Consiglio di Vigilanza e il Parlamento), i diversi organismi del sistema giudiziario; anche le prerogative, e il peso, del Rahbar ( cfr . supra , Nota 14) rimangono intatti. La destra tradizionalista conserva dunque quasi tutti i poteri che gi deteneva; e da una simile schizofrenia politica, mentre i conservatori oltranzisti riescono a trarre profitto anche dalle divergenze fra i settori riformisti (sostenitori di Khatami) e la destra tecnocratica, moderna, che si contrappongono gli uni allaltra riguardo soprattutto agli indirizzi generali da imprimere alleconomia nazionale xvi, scaturiscono sempre pi dure occasioni di contrasto - a partire dallautunno 1998 i cosiddetti gruppi di pressione, cio i settori pi estremisti della destra tradizionalista, mettono in atto una serie di iniziative tese a bloccare il processo evolutivo della societ civile iraniana, quali per esempio gli assassinii di alcuni intellettuali, vari tentativi di sabotare le elezioni amministrative, lincarcerazione del sindaco di Teheran, la chiusura di quasi tutti gli organi di stampa, le aggressioni ai campus universitari, attentati terroristici, arresti e processi ai danni di studiosi e uomini politici vicini a Khatami. Una reazione tanto dura, e che mentre scriviamo (febbraio 2003) non si ancora esaurita, ha due motivazioni fondamentali. Da un lato si vuole difendere a oltranza lideologia conservatrice per cui la legge religiosa renderebbe pressoch inutili le leggi di elaborazione umana, e la gestione dello Stato dovrebbe essere affidata ad una lite-guida (i massimi giurisperiti islamici in grado di interpretare ed applicare il dettato teologico) che si sovrapponga allespressione della volont popolare, alla quale dunque non sarebbe indispensabile concedere particolari libert politiche, ma che andrebbe invece orientata ed educata secondo canoni codificati ed inalterabili. Dallaltro lato, si vogliono difendere ben precisi interessi: questa parte infatti propugna una concezione economica che, pur privilegiando liniziativa privata, rimane legata al passato - ci che preme non adeguare le strutture nazionali al capitalismo moderno, bens mantenere in vita rapporti economici pre-capitalistici (in una parola: uneconomia parassitaria, esclusivamente mercantile, incarnata in sostanza dal bazaar), estremamente semplificati e quindi facilmente adattabili alle norme di base del pensiero teologico. Occorre inoltre ricordare che le masse di manovra della destra estremista sono costituite, ormai da pi di un ventennio, dal sottoproletariato urbano (in buona parte composto di poveri contadini inurbati), le cui condizioni di mera sopravvivenza dipendono ferreamente dalle Fondazioni e da altri enti religiosi di assistenza. Le sorti della dialettica politica interna allIran appaiono dunque legate in modo fondamentale allevoluzione del sistema economico del Paese. Un processo equilibrato di industrializzazione potrebbe infatti consentire la formazione di partiti veri e propri, rappresentativi di una vasta gamma di interessi e ideali, un proficuo assorbimento nel mercato del lavoro anche di quei settori di popolazione che ancora dipendono dallassistenzialismo religioso, e nel contempo lemancipazione del potere dallo stato di rentier, tuttora garantito dal petrolio. Una collaborazione dellEuropa con lIran in questa direzione, nel

rispetto dei ritmi interni del Paese, agevolerebbe senza dubbio il processo, senza daltro canto imporre come invece potrebbe accadere nel caso di una invasione culturale statunitense - svolte di costume troppo rapide e radicali, quindi innaturali e suscettibili di reazioni forti da parte dei conservatori.

I due termini integralismo e fondamentalismo, quando applicati allIslam, non sono perfettamente

sovrapponibili, n sempre e comunque usati in modo proprio. Si veda in proposito E. Pace R. Guolo, I fondamentalismi , Roma-Bari 1998.
ii iii

Cfr . H.Enayat, Religion and Modern World , in AA.VV, Rainfall is on the Horizon , Teheran, 1997. I Sunniti pongono fine allijtihad (lo sforzo autonomo della ragione nellinterpretazione del testo della

Rivelazione) nellanno 862. Da quel momento, lortodossia islamica si manterr rigidamente fedele alluna o allaltra di scuole giuridiche, di cui quattro sunnite ed una shiita. La Scuola Hanafita viene fondata verso la met del secolo VIII da Abu Hanifah, di origini persiane, a Kufa nellodierno Iraq; oggi conta numerosi seguaci soprattutto nellAsia Centrale, in Afghanistan, India e Pakistan. La Scuola Malekita risale invece a Malik ben Anas, autore della pi antica raccolta di Hadith, ed oggi diffusa soprattutto nellAfrica Settentrionale (Egitto escluso) e Orientale. Vivono invece nel Bahrein, nel sud dellArabia, in Indonesia e in Egitto i seguaci di ash-Shafii, notissimo codificatore della giurisprudenza canonica islamica (Scuola Shafiita, sorta nel IX secolo). lbn Hanbal, morto nell855, il fondatore della Scuola Hanbalita, oggi diffusa soprattutto nellArabia Saudita. La Scuola Shiita si distingue dallortodossia sunnita perch gli Shiiti ritengono che la scelta delllmam non possa essere di carattere elettivo (cio provenire dal basso), ma proceda direttamente da Allah e dal suo Profeta: infatti, sulla base di vari passi del Corano e del Hadith (Tradizione) essi ritengono che il ruolo di guida, alla morte di Mohammad, spettasse di diritto al genero di lui Ali, in quanto esplicitamente considerato dal Profeta come il pi degno e il pi vicino a se stesso. In seguito il dovere di tutelare il messaggio divino fu trasmesso ad altri undici Imam, tutti discendenti della Famiglia del Profeta: personalit di grande rilievo storico e soprattutto spirituale condannate al martirio per ordine dei califfi sunniti, tranne il dodicesimo, che per volont divina entr in occultazione nel 329 (939 d.C.), e di cui si attende tuttora il ritorno come salvatore dellumanit. lI ruolo delllmam, che esercita la funzione di guida religiosa secondo la triplice ottica del governo islamico, delle prescrizioni islamiche e della direzione della vita spirituale, e la cui figura risponde alla necessit di assicurare alla comunit dei credenti un governo di garanzia e indirizzo secondo gli orientamenti religiosi, dunque un tratto distintivo dellIslam sciita rispetto allIslam sunnita. A fianco della Scuola Shiita va poi ricordata la Scuola degli Zayditi, i seguaci del martire Zayd (figlio del quarto lmam dello Sciismo) ucciso nel 737 dal califfo ummayade Hisham Abdul Malik contro la cui tirannia si era ribellato; essi accolgono Ali come primo Imam, e in campo giuridico si attengono al codice di Abu Hanifah.
iv v vi

Setta interiorista fondata nel III secolo dellEgira (IX secolo dellera cristiana). Gruppo ribelle e sanguinario, resosi colpevole fra laltro dellassassinio di Ali, il primo Imam shiita. Naturalmente, per i sostenitori dellIslam rigidamente tradizionalista la et delloro si sarebbe caratterizzata

esclusivamente come pura e letterale applicazione del dettato coranico. Afferma invece Mohammad Khatami, attuale Presidente della Repubblica Islamica dellIran, nel libro Religione, libert e democrazia, Roma-Bari 1999 (pagg. 9899): Dopo il Profeta Mohammad, nei secoli III e IV dellEgira, avvalendosi di una specifica interpretazione dellinsegnamento islamico, e di particolari concezioni che lIslam aveva accolto in s traendole da altri e diversi sistemi di pensiero, quali le civilt greca e iranica, luomo musulmano ha creato una civilt: ripeto, ha creato una civilt secondo uninterpretazione particolare del Corano e della Tradizione, e grazie ad acquisizioni derivanti dalle conoscenze scientifiche. Si tratta di quella fase che definiamo civilt islamica. vero, essa stata fondata sul Corano, ma secondo deduzioni e metodi interpretativi che luomo di quei giorni elaborava riguardo al Corano, al Libro, alla religione, allessere umano e al mondo. Questa civilt dei tempi doro finita. () Come la civilt occidentale ha usufruito in larga misura della civilt islamica, la civilt islamica dei tempi doro ha usufruito in larga misura delle civilt iranica e greca.

vii

Ovviamente, tutti i partiti e i movimenti seguaci dei Fratelli Musulmani - i Fratelli Musulmani in Egitto, il partito

Refah in Turchia, il Fronte Islamico di Liberazione in Algeria - definiscono eretico (bedat; dal termine arabo bida, che letteralmente significa innovazione rispetto allortodossia) ogni pensiero che introduca qualsiasi tipo di interpretazione nuova dellIslam; essi considerano gli Ulema come pilastri del proprio pensiero, e le risorse classiche della cultura islamica come parametri validi per loggi. In Egitto i Fratelli Musulmani accusano di apostasia ed eresia il pensatore della sinistra islamica Hassan Hanafi, perch, analizzando e valutando la cultura islamica, egli attribuisce una delle responsabilit dellarretratezza sociale proprio allIslam tradizionale. Analogamente, Najmeddyn Erbakan, leader del Refah in Turchia, in unintervista, a chi gli domanda che cosa occorra fare per rinvigorire il pensiero religioso nelle societ islamiche, risponde: Innanzitutto sbagliato usare i termini rinvigorire o migliorare il pensiero religioso, e sottolinea che gli Ulema devono basarsi, come nel passato, sul Corano, sulla Tradizione e sulla Comunit (cfr . Turkiyenin Temel Meseleleri, I fondamentali problemi della Turchia, raccolta di interventi di N. Erbakan, estate 1991).
viii

Ebne Tamimeh, tra il settimo secolo dellEgira e la met dellottavo (cio tra il XIII e il XIV secolo d.C.), prese

duramente posizione contro il regime dellepoca, fu imprigionato per molti anni in carceri diverse e mor nellanno 728 dellEgira nella prigione di Sham. Si pu forse sintetizzare il suo pensiero in due concetti fondamentali: 1. ritorno al Corano e rinascita della tradizione del Profeta; 2. lotta e guerra santa contro il potere che commette ingiustizie. Eqbal Lahouri, nel testo Ripristino della vita religiosa, dice di lui: stato il primo a lanciare lo slogan Ritorno al Corano. Dopo la sua morte, i seguaci del pensiero tradizionale nelle societ islamiche si sono impegnati a fondo per utilizzare a proprio favore le sue idee, ottenendo in tale direzione notevoli successi; oggi tra i fautori della diffusione strumentale delle sue idee si pu includere la monarchia Saudita.
ix x

Cfr. Saleh Al-Verdani, I movimenti islamici in Egitto, Il Cairo 1988. Il wahabismo un movimento islamico rigorista radicale, fortemente conservatore e integrista, fondato in Arabia

nel 1745 da Muhammad ibn Abd al-Wahab (1703/1791), e che in seguito ha legato le proprie fortune a quelle degli emiri del Neged, dinastia dei Banu Saud, divenendo un fattore del progressivo controllo saudita sulla Penisola arabica a partire gi dallultimo ventennio del XVIII secolo, quando i Saud avviano lunificazione delle trib beduine dellArabia settentrionale, rendendole indipendenti dallimpero ottomano.
xi xii xiii

cfr. F. Rajaee, Social Origins of Political Elites in Iran, in The Iranian Journal of International Affairs, vol. VI. Cfr. W. Hinz, Kartir va Sangnebshteh ou dar Kabeh Zardosht, in Baresihay-e Tarikhi, Tehran1972. Cfr. le tesi di H. A. Ahmadi, in Iran Farda, luglio 1996. Attualmente la rivista Iran Farda non viene pubblicata Il termine faqih significa esperto di fiqh (laddove fiqh la giurisprudenza, il diritto, da intendere nel senso di

perch chiusa dautorit.


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scienza della Legge religiosa, cio di definizione delle regole della Legge riguardo ai diversi comportamenti nella vita sociale). In una lettera allallora Presidente della Repubblica Khamenei, nel 1988, lAyatollah Khomeini deline il concetto del ruolo assoluto del teologo (velayat-e matlaqeh faqih), secondo il quale esiste nel mondo, in ciascun determinato periodo di tempo, un solo teologo tutore (vali-e faqih), sebbene nel contempo possa esistere pi di una autorit teologica sciita. E il teologo tutore deve essere considerato lunico rappresentante sulla Terra del Profeta Mohammad e dei dodici lmam suoi successori, quindi lunica autorit dotata di assoluti poteri di magistero. LImam Khomeini assunse questa carica come fondatore della Repubblica Islamica e suo tutore teologico. Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 3 giugno 1989, lAssemblea degli Esperti elesse a suo successore lAyatollah Seyed Ali Khamenei che ancor oggi ricopre la carica in quanto Rahbar (Guida, Leader), la pi alta autorit della Repubblica Islamica; egli esercita un ruolo supremo che politico e religioso insieme, in quanto manifestazione dellintegrazione fra religione e politica (cfr. lArt. 5 della Costituzione).
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Si pu definire iranista la corrente di pensiero di tipo nazionalista che privilegia appunto gli interessi nazionali. I

suoi elementi fondanti sono la fiducia in una evoluzione politica equilibrata, graduale e democratica, la difesa della sovranit territoriale, la volont di far uscire lIran dallisolamento e consolidarne le posizioni nel contesto

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internazionale, la diffusione del pensiero tecnologico, la creazione di uno Stato di diritto. Diversamente dal passato, questa corrente di pensiero che ha trovato nuova linfa durante la guerra di difesa dallinvasione irachena, e che include diverse correnti, tra cui anche il pensiero laico-liberale e lidea social-democratica - non circoscritta agli ambienti intellettuali e di lite, ma si radica in tutti gli strati della popolazione, non forzatamente anti-islamica e non si considera in guerra con lOccidente.
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La destra moderna, caratterizzata da una buona dose di pragmatismo, accetta il moderno capitalismo e lavora

perch lIran possa entrare, pur conservando la propria specificit e tutelando al massimo la propria indipendenza, nel processo di globalizzazione economica. Oggi la sinistra dei riformisti (sostenitrice di Khatami) crede invece in un sistema economico misto, dove liniziativa privata sia regolata da controlli statali, e pone al primo posto lesigenza della giustizia sociale, considerata condizione imprescindibile per qualsiasi sviluppo. Entrambi questi gruppi sottolineano la necessit del predominio della legge, cio del prevalere della legalit; credono nella partecipazione attiva della popolazione alla gestione della cosa pubblica; considerano fondamentale lo sviluppo della societ civile sia riguardo alla sua piena fruizione delle libert politiche e dei diritti, sia riguardo alla circolazione delle idee e al loro confronto.

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